Posts written by loveoverall

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    Uno dei terremoti più violenti avvenuti dal 1668

    Il terremoto di magnitudo 7,8 avvenuto in Turchia è stato mille volte più forte rispetto a quello che nel 2016 ha colpito Amatrice e 30 volte più forte rispetto a quello dell'Irpinia del 1980.
    A livello internazionale, terremoti di questa intensità sono naturalmente rilevanti, ma sono preceduti dalla lunghissima lista dei sismi di magnitudo 8 e 9, fino ad arrivare al più violento mai registrato, quello di magnitudo compresa fra 9,4 e 9,6 avvenuto nel 1960 in Cile.
 Sono stati 14 i violenti terremoti di magnitudo uguale o superiore a 9 avvenuti nel mondo dal 1604, quando l'Alaska venne scossa da un sisma di magnitudo 9,2; il più forte mai registrato è stato però quello che il 22 maggio1960 fece tremare il Cile, a Valdivia, con una magnitudo compresa fra 9,4 e 9,4 e che provocò uno tsunami che raggiunse le coste di Hawaii, Giappone, Filippine, quelle orientali della Nuova Zelanda, quelle sudorientali dell'Australia e le isole Aleutine. 
 Fra le scosse di magnitudo pari o superiore a 8, sono state 31 quelle finora registrate. La più violenta delle quali è avvenuta nel 1700 nel Pacifico, con una magnitudo stimata di almeno 8,7. Appartiene a questo secondo gruppo anche il terremoto più violento registrato in Turchia, quello dell'agosto1668 che aveva colpito l'Anatolia, la stessa zona nella quale la terra ha tremato oggi. 
 La Turchia e la Siria sono presenti anche nella classifica dei terremoti che nella storia hanno mietuto più vittime: sono state 250.000 quelle stimate quando la terra tremò in Turchia nel 526 e 530.000 quelle del terremoto che pochi anni dopo, nel 533 scosse la Siria. 
 Punto di incontro di tre placche continentali e attraversata da due grandi faglie, la Turchia è un Paese ad alto rischio sismico e nella sua storia si contano a decine i terremoti di magnitudo uguale o superiore a 7. Nel '900 sono stati 13 e quello avvenuto oggi è il terzo del XXI secolo, dopo quello di magnitudo 7,2 del 2011 e quello di magnitudo 7 del 2020
    Sono stati 14 i violenti terremoti di magnitudo uguale o superiore a 9 avvenuti nel mondo dal 1604, quando l'Alaska venne scossa da un sisma di magnitudo 9,2; il più forte mai registrato è stato però quello che il 22 maggio1960 fece tremare il Cile, a Valdivia, con una magnitudo compresa fra 9,4 e 9,4 e che provocò uno tsunami che raggiunse le coste di Hawaii, Giappone, Filippine, quelle orientali della Nuova Zelanda, quelle sudorientali dell'Australia e le isole Aleutine.
    Fra le scosse di magnitudo pari o superiore a 8, sono state 31 quelle finora registrate. La più violenta delle quali è avvenuta nel 1700 nel Pacifico, con una magnitudo stimata di almeno 8,7. Appartiene a questo secondo gruppo anche il terremoto più violento registrato in Turchia, quello dell'agosto1668 che aveva colpito l'Anatolia, la stessa zona nella quale la terra ha tremato oggi.
    La Turchia e la Siria sono presenti anche nella classifica dei terremoti che nella storia hanno mietuto più vittime: sono state 250.000 quelle stimate quando la terra tremò in Turchia nel 526 e 530.000 quelle del terremoto che pochi anni dopo, nel 533 scosse la Siria.
    Punto di incontro di tre placche continentali e attraversata da due grandi faglie, la Turchia è un Paese ad alto rischio sismico e nella sua storia si contano a decine i terremoti di magnitudo uguale o superiore a 7. Nel '900 sono stati 13 e quello avvenuto oggi è il terzo del XXI secolo, dopo quello di magnitudo 7,2 del 2011 e quello di magnitudo 7 del 2020
    (Ansa)
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    Ho impiegato qualche giorno prima di scrivere un pensiero per Mike. Non perché lui non meritasse una mia carezza, un mio pensiero..è che quando va via una persona ho difficoltà a esprimere ciò che provo. L'isola Felice è da sempre stato un luogo più reale di quello fuori dal web. I rapporti sul nostro angolo di felicità sono diventati presenze talmente tanto forti da essere legami. Ognuno di noi in questo luogo ha dato e ricevuto in termini di entusiasmo, di gesti che hanno colmato l'assenza fisica. Mike in questo è stato speciale per ha rappresentato per molti, per tutti una presenza costante delicata e preziosa. Per noi dell'isola lui sarà sempre con noi, lui le sue rubriche e le sue carezze..lo immagino sulla spiaggia dell'isola a sistemare la mongolfiera..lo immagino sereno e nel mio cuore queste immagini colmano il dispiacere. L'isola ci ha fatto conoscere..ci ha legato e unito e grazie all'isola tu Mike sarai sempre con noi...un abbraccio forte e sincero..ciao Mike ❤️
  3. .

    facebook_1585404103549

    Una immagine forte come un pugno nello stomaco..una piazza vuota,cielo
    plumbeo e un uomo da solo parla chiedendo aiuto...quella immagine, quelle
    parole scuotono e fanno riflettere..non c’è da essere credenti o non
    credenti...bisogna sentire e non solo ascoltare..bisogna guardare e non
    solo vedere. Il futuro del dopo virus sarà migliore solo se impareremo
    tutti a sentire col cuore e guardare con stupore e meraviglia il mondo e le
    persone che lo popolano....sono giorni di riflessioni per tutti..questo è
    il mio umile e sincero sentire...
    (Claudio)


    "Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di
    fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido
    dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito
    imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato"

    "Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come
    un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo,
    dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. ma
    la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però tu, Signore, non lasciarci
    in balia della tempesta".

    Papa Francesco
    27/03/2020

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    Immagini fisse nel cuore
    Una sirena si unisce al suono stridulo e penetrante di altre; sembra un
    canto di dolore una lacerante litania che squarcia il silenzio e fa
    socchiudere gli occhi. Nel silenzio una fila di mezzi procede lento; mezzi
    militari che trasportano incolpevoli vittime. Anime leggere volate via
    senza un perché, colpite da un silenzioso e invisibile nemico...scendono
    lacrime al passaggio di quel silenzioso corteo; resta il silenzio così
    pieno di dolore e così vuoto di parole. Perché non ci sono parole per
    commentare quanto è successo e sta succedendo. Ci resta solo la promessa al
    passaggio di tutte quelle bare..che l’unico modo per rendere omaggio a
    quelle persone volate via a Milano a Bergamo, a Brescia e ovunque in Italia
    e nel mondo, l’unico modo per non rendere vano il tributo di morti di
    questi giorni è che chi riuscirà a superare questa tragedia contribuirà a
    rendere migliore questo mondo mettendo tutti noi al riparo dal ripetersi di
    quanto è accaduto a tutto il mondo...
    (Claudio)

  5. .

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    Rami mossi dal vento..foglie protese che si lasciano carezzare e danzano sollecitate dalle folate. Mani come foglie protese verso il cielo per sentire aria, ossigeno..vita. Attimi che scorrono lenti fotografando emozioni. Pensieri e ricordi che si fermano nella mente e restano nel cuore nel lento scorrere del tempo. Giorni vuoti di nulla..giorni pieni di assordante silenzio e di tante parole lette,scritte,ascoltate e dette..radici forti che affondano nella terra..scoprendo le origini del nostro essere. Come alberi dalle radici forti con le mani alla ricerca del soffio vivifico del vento affrontiamo l’attimo successivo nella comprensione della nostra dimensione alla ricerca di un sorriso e di una carezza che sappia dare una spinta ad ogni attimo che trascorre lento..
    (Claudio)

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    A tutti voi amici miei della nostra isola felice. Vi dedico un mio scritto che dopo molto tempo ho trovato la forza di scrivere. Siete sempre nel mio cuore sempre!!!

    ..sei di nuovo tornato a trovarmi...da cinqua....vabbè diciamo da molto tempo vieni ogni anno in questo giorno e bussi alla mia porta. Stavolta ti apro la porta da solo; sai, mamma e papà non ci sono questa volta e sono rimasto solo. Non nel cuore però loro ci sono sempre insieme a quelle persone,poche in verità,che hanno saputo starmi vicino e volermi bene come amo io..senza se e ma e senza limiti. Sei quindi di nuovo qui, 28 ottobre, mio compleanno! Mi trovi invecchiato? Sai io non conosco quel termine perché l’età,oggi che ne ho molti così come quando ne avevo molti di meno, ha un senso molto relativo per me..non conta il tempo che passa, ma come quel tempo lo passi..soprattutto con chi lo trascorri. Non ho mai sentito gli anni pesare sulle mie spalle, ho sempre apprezzato un sorriso o una carezza di chi mi è accanto oppure ho sofferto la mancanza di non c’è più..l’età è la cornice..le presenze o le assenze oppure le emozioni sono i colori del quadro della mia vita..oggi quindi non ho un anno in più,caro mio 28 ottobre amico di una vita, oggi ho due persone in meno al mio fianco e per la prima volta lo festeggio senza di loro..alzo quindi insieme a te ed a tutte le persone che mi vogliono bene,il calice al cielo e mi sento più giovane perché l’amore che ricevo ogni giorno mi scalda il cuore mentre il tempo scorre...Mi chiedi la mia età? Vuoi un numero? Cosa è quel numero? E se poi te lo dicessi non ci crederesti..l’età non conta e forse neppure la conosco per come gli uomini la intendono! L’età non è la somma degli anni; l’età è lo scrigno nel quale conserviamo le persone care,le emozioni e le persone che mancano. Gli anni sono come i segnaposti in un tavolo, non sono importanti tanto quanto le persone che siedono a quel tavolo. Quindi non do ad essi alcuna importanza, per me contano invece le carezze che ogni giorno ricevo da chi mi vuol bene e da chi non c’è più ma guida ogni mio passo ed ogni mia parola!”Buon Compleanno Pino”...grazie allora e ci vediamo il prossimo anno..28 ottobre!
    (Pino)
    ...dopo tanto sono tornato a scrivere miei pensieri; questo è il mio regalo più bello a me stesso!
  7. .
    Ciao Gabry splendida amica mia..Oggi è il tuo giorno speciale ed io interrompo il mio silenzio sull'Isola Felice proprio per te che sai i motivi che mi hanno portato a questo MOMENTANEO silenzio.
    Gabry a te che vivi di emozioni forti a te che ami carezzare e stare vicino le persone che ami e stimi a te che continuamente dai attenzioni e affetto a te oggi dico
    TANTI TANTI TANTISSIMI AUGURI DI BUON COMPLEANNO..
    ti auguro ogni giorno di serenità e di vicinanza alle persone che ami ... io per te ci sarò sempre sempre sempre...
    Ti abbraccio fortissimo.. ti voglio un universo di bene!!!
    Claudio
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    Amici miei carissimi non sono riuscito a trattenere le lacrime nel leggere i vostri messaggi e gli auguri. Come sempre facciamo nel nostro angolo di paradiso,che è la nostra Isola Felice, mettiamo il cuore in ogni gesto o pensiero. Il vostro cuore ha toccato il mio ed è arrivato diritto al mio. VI VOGLIO BENE AMICI MIEI SPECIALI, grazie dal profondo del cuore x gli auguri e per ogni singolo attimo che avete dedicato a me..sono qui amici miei e tornerò presente sul nostro angolo di paradiso come e più del passato. Vi abbraccio fortissimo e grazie delle emozioni che mi avete regalato e la certezza che non sarò mai solo...un abbraccio forte forte!!!
  9. .

    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 036 (05 Settembre – 11
    Settembre 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON MARTEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 5 Settembre 2016
    S. VITTORINO VESCOVO

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    Settimana n. 36
    Giorni dall'inizio dell'anno: 249/117
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    A Roma il sole sorge alle 05:41 e tramonta alle 18:36 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 05:50 e tramonta alle 18:52 (ora solare)
    Luna: 9.26 (lev.) 20.47 (tram.)
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    Proverbio del giorno:
    Di settembre e d'agosto, bevi il vin vecchio e lascia stare il mosto.
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    Aforisma del giorno:
    Gli uomini non sono saggi in proporzione tanto all'esperienza,
    quanto alla loro capacità di fare esperienza.
    (George Bernard Shaw).








    RIFLESSIONI



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    ...Vedremo ...
    Aspetto davanti la stazione, chiudo gli occhi e lentamente la mia mente vola via …dalla rupe cade un sasso;suono leggero toccando l'acqua..cerchi concentrici,uno,dieci cento..mille..mi sono familiari, ricordano quegli occhi in quel giorno caldo in quella stazione..spirali concentriche in quegli occhi come calamita che attrae e non lascia che attira e non tocca che emoziona al solo pensiero. Treni che passano portando con se i pensieri di chi si lascia trasportare ..un nuovo sussulto, un suono carezza i pensieri..ancora un sasso nell'acqua cerchi concentrici,uno,dieci cento..mille che attraggono i sensi calamitano le emozioni. Una macchina sfreccia,capelli al vento occhi dal sapore buono,sguardi che si cercano trovando pace ed emozioni forti..un tuffo un altro e un altro ancora negli occhi di chi in silenzio non aspetta altro. Suona ancora un treno,freni stridono forte ..apro gli occhi desto dal sonno riavuto dal sogno..corro verso la vetrata; il naso contro il vetro segna aloni di tensione e il cuore batte forte nel petto e sale fino in gola. La sala è vuota, mi guardo intorno. Dal treno scendono tanti volti, li osservo..attendo, cerco il suo sguardo alla ricerca di ciò che gli manca come l'aria. Il treno riparte i miei occhi lentamente si chiudono tornando al sogno cercando emozioni. La mente vola via traccia traiettorie segna percorsi mentre un pensiero forte come una certezza, delicato come una carezza lo scuote, “attendo sospeso tra un pensiero ed un sogno. Vedremo ciò che domani accadrà, vedremo al prossimo treno, al prossimo sogno …vedremo al prossimo sasso che cade dalla rupe se i cerchi concentrici mi porteranno in quello sguardo a perdermi in quegli occhi respirando attimi che sanno di infinito…di eterno…vedremo…”

    (Claudio)





    ALLA STAZIONE IN UNA MATTINA D'AUTUNNO.
    Oh quei fanali come s'inseguono
    accidiosi là dietro gli alberi,
    tra i rami stillanti di pioggia
    sbadigliando la luce su 'l fango!
    Flebile, acuta, stridula fischia
    la vaporiera da presso. Plumbeo
    il cielo e il mattino d'autunno
    come un grande fantasma n'è intorno.
    Dove e a che move questa, che affrettasi
    a' carri foschi, ravvolta e tacita
    gente? a che ignoti dolori
    o tormenti di speme lontana?
    Tu pur pensosa, Lidia, la tessera
    al secco taglio dài de la guardia,
    e al tempo incalzante i begli anni
    dài, gl'istanti gioiti e i ricordi.

    Van lungo il nero convoglio e vengono
    incappucciati di nero i vigili
    com'ombre; una fioca lanterna
    hanno, e mazze di ferro: ed i ferrei
    freni tentati rendono un lugubre
    rintocco lungo: di fondo a l'anima
    un'eco di tedio risponde
    doloroso, che spasimo pare.
    E gli sportelli sbattuti al chiudere
    paion oltraggi: scherno par l'ultimo
    appello che rapido suona:
    grossa scroscia su' vetri la pioggia.
    Già il mostro, conscio di sua metallica
    anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei
    occhi sbarra; immane pe 'l buio
    gitta il fischio che sfida lo spazio.
    Va l'empio mostro; con traino orribile
    sbattendo l'ale gli amor miei portasi.
    Ahi, la bianca faccia e 'l bel velo
    salutando scompar ne la tenebra.
    O viso dolce di pallor roseo,
    o stellanti occhi di pace, o candida
    tra' floridi ricci inchinata
    pura fronte con atto soave!
    Fremea la vita nel tepid'aere,
    fremea l'estate quando mi arrisero;
    e il giovine sole di giugno
    si piacea di baciar luminoso
    in tra i riflessi del crin castanei
    la molle guancia: come un'aureola
    piú belli del sole i miei sogni
    ricingean la persona gentile.
    Sotto la pioggia, tra la caligine
    torno ora, e ad esse vorrei confondermi;
    barcollo com'ebro, e mi tocco,
    non anch'io fossi dunque un fantasma.
    Oh qual caduta di foglie, gelida,
    continua, muta, greve, su l'anima!
    Io credo che solo, che eterno,
    che per tutto nel mondo è novembre.
    Meglio a chi 'l senso smarrì de l'essere,
    meglio quest'ombra, questa caligine:
    io voglio io voglio adagiarmi
    in un tedio che duri infinito..
    (G. Carducci)





    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    Le Poesie più belle di tutti I tempi

    Poesie e racconti aspettando l’Inverno … la stagione dei colori caldi …

    Il freddo

    Una lacrima dal cielo
    punge la terra,
    che coperta da un velo
    inizia una guerra

    gelide spade
    attaccano, feriscono,
    il sole lontano cade
    sotto nuvole che crescono.

    freddo violento
    che tutto cambia,
    in un movimento lento
    entra nella nebbia.

    raggiunge le luci,
    i fuochi ancora caldi,
    spariscono le voci,
    fuggono gli araldi,

    in quel freddo silenzio,
    tra piccole fiamme,
    muore il presente,
    abbandonato e fuggente.

    (poesieracconti.it - Andrea Pezzotta)



    Favole Dal Web … Carezze dall’Oriente …

    Jarty-gulok e la pioggia d’oro
    Jarty-gulok è un bambino alto come l’orecchio di un cammello:
    Jarty-gulok vuol dire “metà orecchio”.
    È il protagonista più amato delle favole popolari
    turkmene per le sue tante avventure.
    Corrisponde al nostro Pollicino.

    Jarty-gulok tornava dal villaggio vicino.
    La strada era lunga e il bambino si stancò.
    D’un tratto vide un cavallo, che brucava l’erba
    secca presso la strada, e un giovane cavaliere
    che stava aggiustando la sella allentatasi.
    «Andrà anche lui al villaggio» pensò il bambino.
    «Dove ci sta uno, ce ne possono stare due!»
    Il piccolo si arrampicò lungo la coda del cavallo
    e si sistemò sulla groppa del destriero.
    Il giovane non si accorse di nulla, saltò
    in sella e spronò il cavallo.
    Ma Jarty-gulok capì presto che il cavaliere
    stava galoppando non verso il suo villaggio,
    ma verso le sabbie del deserto.
    - Ehi, ehi! - gridò Jarty-gulok - Dove corri?
    Il cavaliere sulle prime si spaventò e fermò
    immediatamente il cavallo,
    ma vide il bambino e lo riconobbe:
    - Ah, sei tu, piccino! Scendi dal cavallo,
    non puoi venire con me.
    Ho dato la mia parola di evitare ogni uomo
    finché non avrò portato il mio dolore nelle sabbie.
    - E qual è la tua pena? – chiese Jarty-gulok.
    - Amo la bellissima Gul-Assal, serva del ricco
    avaro Kara-bek. Ma egli mi darà il consenso alle nozze
    soltanto se gli pago un riscatto di mille tangà.
    Io sono povero e non avrò mai tanto denaro!
    Jarty-gulok rimase pensieroso e poi disse:
    - Se nel villaggio c’è un ricco, le pene non sono solo tue.
    - Hai ragione, - disse il cavaliere.
    - Nel nostro villaggio, di dolore ce n’è abbastanza per tutti.
    - E allora volta indietro il cavallo,
    raccoglieremo tutto il dolore del villaggio
    e tu lo porterai nel deserto.
    Non avevano torto, gli abitanti del villaggio
    era molto poveri.
    Già vicino alla prima casa incontrarono una vecchia aggobbita:
    - È grande il mio dolore, - disse la vecchia.
    - Non sono riuscita a pagare il debito all’avaro Kara-bek
    e lui mi ha preso l’ultima pecora.
    Da un altro cortile uscì un bimbo vestito di stracci:
    - Lo strozzino Kara-bek ci ha portato via
    tutto quel che avevamo in casa.
    - Siate sereni, vedrete che faremo i conti con lui!
    - disse Jarty-gulok. E spiegò al cavaliere il suo piano.
    Tutti sapevano che ogni mattina Kara-bek scendeva
    in cantina, accendeva un lume e cominciava
    a contare le monete, svuotando e riempiendo
    i bauli dove sistemava l’oro.
    Come sempre, anche quella mattina si mise
    a contare le monete, ma appena rimise
    il sacchetto nel baule, sentì un rumore.
    Dalla sua tana uscì un topolino che squittì:
    - Ehi, Kara-bek! Da quando nel deserto
    c’è stata quella pioggia d’oro tutto questo
    metallo non ha più alcun valore!
    L’avaraccio gli tirò una scarpa per cacciarlo.
    Dal soffitto scese un ragno che gli sussurrò:
    - Nel deserto c’è stata una pioggia d’oro e tutti
    andranno nel deserto ad ammucchiare oro a palate.
    Non perdere tempo, corri al deserto del Karakum!
    Naturalmente era stato Jarty a parlare al posto
    del topolino e del ragno.
    - Allora, devo fare in fretta, prima degli altri,
    - si lamentò il riccone. - Ma chi mi porterà a Karakum?
    Infatti, l’avaro, per risparmiare, non possedeva
    cavalli, cammelli o somarelli.
    Kara-bek corse in strada e si imbatté nel nostro cavaliere
    (che stava lì ad aspettarlo).
    - Portami nel Karakum! - chiese imperioso il riccone.
    - Ti darò in sposa Gul-Assal, ma portami seduta stante nel deserto.
    Il riccone si arrampicò sulla groppa del cavallo e il cavaliere partì.
    Galopparono tutto il giorno e raggiunsero il Karakum
    quando il sole stava calando.
    La sabbia inondata dai raggi del sole al tramonto sembrava d’oro.
    - È mio! È tutto mio! - gridò lo strozzino.
    Rotolò giù dal cavallo e prese a riempire di sabbia
    i sacchi, ignorando il cavaliere che poté correre a sposare
    la sua bella Gus-Assal.
    Da allora nessuno ha più sentito parlare di Kara-bek.

    (larici.it - Turkmenistan)



    ATTUALITA’


    All'asta l'abito che Marilyn Monroe indossò per il compleanno di Jfk.

    La Monroe sfoggiò il vestito al Madison Square Garden di New York il 19 maggio del 1962.
    Andrà all'asta l'abito indossato da Marilyn Monroe durante il suo indimenticabile 'Happy Birthday' al presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy.

    La Monroe sfoggiò il vestito al Madison Square Garden di New York il 19 maggio del 1962 in occasione del 45/o compleanno di Jfk. La diva morirà tre mesi dopo per overdose all'età di 36 anni, mentre il presidente sarà ucciso a Dallas l'anno dopo. Aderente al punto che le fu letteralmente cucito addosso, il vestito era una creazione del designer francese Jean Louis.

    Fu realizzato in seta con migliaia di perline di diamanti sintetici e lustrini. Si stima che possa essere venduto per almeno due milioni di dollari. L'abito fu acquistato 17 anni fa ad un'asta di Christie's dal finanziare Martin Zweig, il quale lo aveva messo in mostra in un ambiente a clima controllato nella sua Penthouse al Pierre Hotel a Manhattan. Il vestito è solo uno degli oltre mille oggetti appartenuti alla Monroe che saranno messi all'asta il prossimo autunno in California.
    (Ansa)




    Denti di 8.600 anni fa spostano indietro l'origine dell'agricoltura.
    Nel tartaro i microfossili di grano e orzo coltivati.
    L'origine dell'agricoltura fa improvvisamente un balzo all'indietro di quasi mezzo millennio, da 8.200 a 8.600 anni fa, quando le ultime comunità di cacciatori-raccoglitori convivevano con i primi gruppi di agricoltori, al punto di mangiare anche i loro cibi a base di grano e orzo. Lo dimostrano i microfossili incastonati nel tartaro dei denti di un gruppo di cacciatori-raccoglitori vissuti 8.600 anni fa. Li ha descritti, sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, il gruppo dell'università di Cambridge diretto dall'italiana Emanuela Cristiani.

    "E' una scoperta unica, che fa slittare all'indietro l'epoca dei primi cibi domestici", ha detto Cristiani. Arrivata a Cambridge grazie al finanziamento di 1,5 milioni di euro assegnato ai giovani ricercatori nell'ambito del programma europeo Horizon 2020. In novembre tornerà in Italia per insegnare nell'università Sapienza di Roma come professore associato. L'obiettivo del suo progetto è ricostruire la dieta vegetariana dei cacciatori-raccoglitori che popolavano l'Europa 10.000 anni fa, nel Paleolitico e nel Mesolitico, e la sua speranza era di raccogliere dati che avrebbero potuto mettere in crisi vecchie idee.

    I denti analizzati provengono da una sepoltura nei Balcani centrali, nella zona delle Gole del Danubio, a Vlasac. "Abbiamo analizzato il tartaro a caccia di microfossili, capaci di fornire una vera e proprio biografia di quello che gli uomini mangiavano", ha spiegato Cristiani. Si è visto così che accanto alle tracce, prevedibili, di avena e piselli selvatici, c'erano quelle di grano e orzo chiaramente riconoscibili come coltivati. C'erano anche particelle di piume, forse respirate mentre si spennavano gli uccelli. Il quadro che emerge è che, circa un millennio prima di quanto si pensasse, i cacciatori-raccoglitori convivevano con i primi agricoltori e, insieme ad essi, mangiavano i cibi coltivati.
    (Ansa)





    Star Trek e Tarzan fanno 50 anni.

    Due serie televisive americane trasmesse per la prima volta nel 1996 diventate cult. Star Trek è una serie televisiva statunitense di fantascienza ideata da Gene Roddenberry nel 1964 e prodotta a partire dal 1966.

    Di Star Trek, sono state realizzate altre 5 serie televisive, 12 film e opere letterarie. La serie televisiva ha avuto un grande successo al punto da ricevere numerosi premi tra cui 33 Emmy.

    I viaggi dell'astronave Enterprise alla ricerca di nuovi mondi con il capitano Kirk, Mr Spock e Uhura la prima donna di colore a ricoprire un ruolo da protagonista.

    Tarzan è una serie televisiva statunitense in 59 episodi trasmessi per la prima volta nel corso di 2 stagioni dal 1966 al 1968. È basata sulle avventure del personaggio di fantasia Tarzan, creato da Edgar Rice Burroughs e interpretato dall'attore Ron Ely.

    Tarzan è un personaggio immaginario e rappresenta l'archetipo del bambino selvaggio allevato nella giungla dalle scimmie, che ritorna in seguito alla civilizzazione solo per rifiutarla in buona parte e tornare nella natura selvaggia nelle vesti di eroe ed avventuriero.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA




    Io prima di te




    locandina



    Un film di Thea Sharrock. Con Emilia Clarke, Sam Claflin, Charles Dance, Jenna Coleman, Matthew Lewis



    Un film privo di coraggio in cui gli interessanti spunti di riflessione vengono dispersi tra un volo e uno scenario esotico
    Giancarlo Zappoli



    Louisa Clarke è stata licenziata dopo anni di lavoro dal padrone del locale in cui era cameriera. A casa sua gli altri componenti della famiglia non se la passano meglio e il suo contributo era essenziale. Accetta così un'offerta di lavoro da parte di una ricca famiglia: deve fare compagnia a Will, il figlio trentenne divenuto quadriplegico dopo che era stato investito da una moto. Costui vorrebbe rimanere a crogiolarsi nel suo dolore e la presenza della ragazza, tanto goffa quanto sensibile e piena di buona volontà, lo infastidisce. Non sarà sempre così anche se il giovane ha in serbo per lei una sorpresa.
    Dopo Quasi amici ed il successo che ha ottenuto, è diventato molto difficile affrontare il tema del rapporto tra due personalità molto differenti, una delle quali sia affetta da disabilità grave. Ci prova Thea Sharrock, sostenuta nell'impresa dal successo che il romanzo di Jojo Moves ha avuto presso le lettrici di molti Paesi. Il problema è che la scrittrice è anche l'autrice della sceneggiatura e deve aver fatto una certa fatica a tagliare alcune situazioni che probabilmente funzionavano sulla carta ma che sullo schermo vanno a costituire quella patina di romanticismo prevedibile che finisce con lo sconfinare nello stereotipo. Perché 'lui' è bello, è ricco (ha un jet privato), vive in un castello e assomma in sé tutte le caratteristiche del principe azzurro su sedia a rotelle. La goffaggine e i capi di vestiario di lei sono funzionali all'alleggerimento della situazione e, a tratti, danno anche una connotazione di realismo al rapporto. In particolare dopo che Will le rivela una sorpresa (si suggerisce agli spettatori di non farsi attrarre da possibili spoiler perché finirebbero con il perdersi la scoperta di un elemento che offre una reale occasione di riflessione). Se si fosse avuto più coraggio si sarebbe potuto puntare di più su questo elemento senza finire con il disperderlo tra un volo e uno scenario esotico. Va inoltre notato che gli appassionati spettatori de Il trono di spade troveranno la loro Daenerys Targaryen (leggi Emilia Clarke) decisamente mutata anche sotto l'aspetto fisico e avranno la possibilità di riconoscere un altro interprete della serie impegnato su questo set.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …


    Era uno dei piatti preferiti da Cavour

    “Non è il brodo che fa il Bollito, ma è il Bollito che fa il brodo”



    ANTICO GRAN BOLLITO MISTO ALLA PIEMONTESE



    La ricetta del bollito ha origini controverse, ma secondo la tradizione ripresa da Giovanni Goria con l’Accademia Italiana della Cucina si possono stabilire gli elementi base

    Ha le sue origini nel povero lesso che sfruttava qualsiasi pezzo di carne di poco pregio e qualche osso per fare da base alle minestre. Il Gran Bollito Misto è la superversione nata nell’800, con regole e sottoregole.
    La principale è la regola del sette. Sette tagli di carne diversa, di bue o vitellone, da cuocere insieme.
    "Il Bollito si compone di 7 Tagli: groppa o capocollo o tenerone, gamba o stinco, pancia o scaramella o biancostato o grasso- magro, culatta, cappello da prete o «arrosto della vena» o sottopaletta, punta col suo fiocco, infine la Rolata «copertina di petto arrotolata e legata su un ripieno di lardo o prosciutto, salame cotto, due uova e una carota intere, erbe aromatiche e pepe, che viene poi tagliata a fette».
    Il segreto è proprio nei tagli diversi , che insieme assicurano il giusto equilibrio tra grasso e magro, tenerezza e consistenza, sapore tenue e deciso. Tuttavia, perché sia vero bollito misto, occorre anche il contributo della carne “povera” e allora ecco che servono 7 ammennicoli: la testina, lo zampino di vitello, la coda, la lingua, la gallina, il cotechino nostrano e la rollata che per alcuni è un rotolo di carne ripieno di salame, per altri una fetta sottile di lonza avvolta su aromi vari e cotta arrosto, per altri ancora è un pezzo di lonza intero scottato vivacemente, sempre arrosto e con gli aromi. "In pentole diverse si cuociono i 7 ammennicoli od ornamenti - che sono pure carne, anzi sono loro che fanno il vero Bollito tipico – vale a dire la Testina «completa di musetto, orecchio ed occhio, bocconi del buongustaio», la Lingua, lo Zampino, la Coda «è buonissima, inoltre fa il brodo gustoso e perfetto», la Gallina, il Cotechino e la Lonza «una copertina di petto grassa arrotolata sui suoi aromi, e arrostita a fuoco forte, unico pezzo arrosto che fa parte del Bollito!».Per ottenere un buon bollito, bisogna immergere la carne a liquido in bollitura, mai prima, così facendo le proteine della carne e i suoi nutrienti non verranno rilasciati nel liquido.Ora manca l’ultimo importantissimo capitolo della regola del 7: le salse. Il gran bollito misto deve essere servito con sette diverse salse: l’agliata, il bagnetto verde (salsa di prezzemolo), il bagnetto rosso (a base di pomodoro), il cren (salsa di rafano), la mostarda, il cugna (mostarda d’uva) e la salsa di miele. Alcuni aggiungono anche laSalsa pearà
    e la Salsa peverada, Per qualcuno, ma non per tutti, esiste anche il quarto capitolo della regola del 7 e riguarda le verdure di accompagnamento. Chi sostiene che siano l’elemento indispensabile al completamento del piatto elenca quali sono: patate lesse, rape lesse, foglie di verza lesse, carote lesse e poi cipolline, zucchine e finocchi stufati al burro.

    "Il commensale si presenti ben vuoto, riposato e ben disposto, non faccia calcoli di tempo e men che meno di calorie. Utilizzi un coltello affilatissimo e due piatti, 1 per le sole carni e 1 per i bagnetti e contorni di verdura.
    Non si mischino i bagnetti, non si beva acqua specie in principio, si morda piccolo nel pane e grosso nella carne, è un mangiare da signori!"
    I Vini Un bianco Arneis o un Favorita per l’aperitivo con stuzzichini di burro e acciuga, si prosegua con un Barbera giovane e vivace, poi Barbera fermo e forte di 2 o 3 anni per tutto il pasto.
    Sul tavolo pane, grosse “grisse” e pane di Re Carlo Alberto con le noci, olio e pepe, ciotole di sale grosso da spargere sulla carne togliendolo poi col coltello al momento di fare il boccone, piattino di burro da schiacciare con le patate bollenti, ampolle di olio extra vergine per condire le patate, per allungare i bagnetti e le salse, ampolle di aceto di vino rosso per correggere e ritoccare i bagnetti e le salse. Viene servito il gigantesco Bollito caldo e fumante, distribuito in 14 pezzi per ciascun commensale, si intende in due o tre riprese, e salvi i generosi bis.
    A fine pasto non deve mai mancare una tazza di brodo bollente per aiutare la digestione del pantagruelico piatto. Per ottenere un buon brodo bisogna immergere la carne, le verdure e gli aromi in acqua fredda a proseguire poi la cottura.
    "Una piccola tazza di brodo ristretto con un cucchiaio di Barbera oppure con formaggio grattugiato.
    Come dessert uno zabaglione caldo al Barbera con i biscotti di meliga della padrona, Pere Madernassa al vino, caffè, grappe, Malvasia o Moscato fermo.

    il “Gran Bollito Piemontese” detto anche “Bollito sette tagli”; piaceva molto a Vittorio Emanuele II, sin da quando era Principe di Savoia in attesa del trono, tanto che spesso scappava dalla Corte di Torino, “noiosa..” dove era costretto a portare “rigide uniformi dai colletti duri” e a mangiare male, cattivi brodetti magri e speziati, alla maniera della corte di Vienna e si recava a Moncalvo, per delle generose libagioni di bollito con gli amici.

    (Gabry)





    domina-musica

    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


    summer
    foto:ontheoffbeat.ca


    La musica del cuore




    hqdefault
    foto:mp3tunes.tk

    Comprami - Viola Valentino


    Comprami/California è il primo singolo di Viola Valentino pubblicato con quello che sarà il suo nome d'arte definitivo. Fu pubblicato nella primavera del 1979 per l'etichetta discografica Paradiso.

    Il singolo raggiunge la terza posizione della classifica italiana nell'ottobre 1979 e diventa il 26° singolo più venduto dell'anno in Italia.

    Il brano del Lato A, Comprami, scritto da Renato Brioschi e Cristiano Minellono e prodotto da Giancarlo Lucariello, esce quasi in sordina, ma ottiene successivamente un notevole successo grazie anche alla partecipazione a manifestazioni canore estive italiane, quali il Festivalbar ed il Cantagiro. Esso verrà poi inserito anche nell'album Cinema.

    Il brano fa scandalo e le femministe ne contestano il testo[senza fonte], che parla di una donna che si propone ad un uomo particolarmente sfortunato in amore. L'idea del produttore del pezzo Giancarlo Lucariello era quella di accostare l'immagine gradevole della cantante, in passato già fotomodella e indossatrice, alla musica, sfruttando una vocalità particolarmente calda e suadente nel pezzo e facendo risultare la voce della cantante come un sussurro.

    Il brano, primo successo di Viola Valentino, è anche il più conosciuto della cantante.


    fonte: wikipedia.org



    Comprami

    Se sei giù perchè ti ha lasciato
    Se per lei sei un uomo sbagliato
    Se non sei mai stato un artista...
    O non sai cos'è una conquista
    Se per lei sei stato un amico
    Se non hai lo sguardo da fico
    Se non vuoi restare da solo
    Vieni qui e fatti un regalo.
    Comprami,
    Io sono in vendita
    E non mi credere irraggiungibile
    Ma un po' d'amore, un attimo,
    Un uomo semplice
    Una parola, un gesto, una poesia,
    Mi basta per venir via
    Felicità
    E' una canzone pazza che cantare mi va
    Una musica che prende e che ballare mi fa
    Se non sai da un film a colori
    Portar via le frasi agli attori
    Se per te il sabato sera
    Non c'è mai una donna sicura
    Se non hai sulla tua rubrica
    Una che sia più di un'amica
    Se non sai andare lontano
    Dove non ti porta la mano
    Comprami,
    Io sono in vendita
    E non mi credere irraggiungibile
    Ma un po d'amore, un attimo,
    Un uomo semplice
    Una parola, un gesto, una poesia,
    Mi basta per venir via
    Felicità
    E' una canzone pazza che cantare mi va
    Una musica che prende e che ballare mi fa
    Felicità
    E' una canzone pazza che cantare mi va
    Una musica che prende e che ballare mi fa...


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA

    Paralimpiadi, Alex Zanardi: 'Sono preparato, andrò molto forte'.
    "La sfida più grande? Essere un buon padre". "Nella staffetta credo ci siano tutte le premesse per fare ancora di più. Ora mi sto già mordendo la lingua per quello che ho appena detto. Però, sulla carta siamo veramente i più forti". Così a Fiumicino Alex Zanardi prima di partire per Rio per le Paraolimpiadi. "So di poter ripetere lo stesso tipo di prestazioni che già in passato mi hanno regalato grandi soddisfazioni. E' logico che gli avversari, alcuni dei quali hanno la metà dei miei anni, sono carne che cresce; quindi non sai mai cosa ti puoi aspettare. Se gli altri andranno più forte bisognerà solo fargli i complimenti. Io mi sono preparato e l'ho fatto con grande coscienza, insieme con tutti i miei compagni della nazionale paraciclistica". Alla domanda su quale sia oggi la sua sfida più importante Zanardi ha risposto che "probabilmente è quella di cercare di essere un buon padre, per un figlio adolescente.
    Vorrei potergli 'regalare' esperienze che io ho già fatto, in modo che diventi una brava persona, un valore che oggi si è un po' perso". (Ansa)




    Lochte 10 mesi di stop e 100 mila dollari di multa.
    Comitato olimpico Usa conferma squalifica, sospesi altri tre. Il comitato olimpico statunitense ha confermato la squalifica di 10 mesi per il nuotatore Ryan Lochte, che dovra' anche pagare 100 mila dollari di multa.
    Sospensione di quattro mesi per gli altri nuotatori americani coinvolti nei fatti di Rio: Gunnar, Bentz e Feigen.

    Brutte notizie per il campione di nuoto americano Ryan Lochte. La bravata di Rio de Janeiro insieme a tre suoi compagni di squadra gli costera' molto cara. Il comitato olimpico e la federazione di nuoto statunitensi hanno deciso una sospensione di 10 mesi. Il vincitore di 12 medaglie olimpiche non potra' così partecipare ai mondiali di nuoto di Budapest 2017.

    Lochte, mentre si trovava a Rio per gli ultimi Giochi olimpici, aveva raccontato di essere stato aggredito di notte in una stazione di servizio da alcuni sconosciuti che gli avevano puntato la pistola chiedendogli denaro. Un racconto ripetuto piu' volte anche davanti alle telecamere delle emittenti americane. Ben presto pero' la polizia brasiliana ha scoperto - anche grazie all'aiuto delle immagini delle telecamere a circuito chiuso - che la storia era stata inventata per coprire alcuni danni che Lochte e i suoi compagni Gunnar Bentz, Jack Conger e Jimmy Feigen avevano provocato in un bagno della stazione di servizio, con l'intervento di alcune guardie della sicurezza. Il comitato olimpico Usa era stato quindi costretto, di fronte alla rabbia e all'indignazione delle autorita' brasiliane, a chiedere scusa per l'episodio.
    (Ansa)




    Apnea,nuovo record mondiale Chiara Obino.
    Primato ottenuto a Villasimius, 75 metri di profondità. Un tuffo nelle acque davanti a Villasimius e poi giù fino a 75 metri di profondità: è il nuovo record mondiale di apnea in assetto costante sulle due pinne.
    Protagonista ancora una volta Chiara Obino, apneista di Cagliari: il primato è stato battuto questa mattina nel corso della giornata inaugurale di Profondamente Sardegna–Memorial Fabrizio Accorte, organizzato dalla scuola di apnea di Cagliari, BlueWorld con prove riconosciute dalla Fipsas, Federazione italiana pesca sportiva ed attività subacquee, dal Coni e dalla Cmas, la confederazione mondiale per le attività subacquee.
    Obino, 40 anni, dentista, si è tuffata alle 11.30. E ha battuto se stessa: il suo record personale a 71 metri era anche il primato mondiale. "Sono molto contenta - spiega all'ANSA - dietro c'è una grande lavoro di preparazione. Fisica, innanzitutto, ma anche mentale". Soddisfatta, ma non paga: "Vorrei - annuncia - portare questo record ancora più in basso". (Ansa)

    (Gina)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …

    Alla scoperta dell'arte e delle tradizoni



    MOSTRE


    RENOIR
    Dalle Collezioni del Musée d’Orsay e dell’Orangerie



    Per la prima volta in Italia, questa mostra riunisce una sessantina di opere di Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), eccezionalmente prestate dal Musée d’Orsay e dall’Orangerie.
    Frutto di una storia lunga, a volte movimentata, nella quale l’artista è in qualche occasione intervenuto direttamente, queste collezioni sono tra le più ricche al mondo, e permettono di ricostruire nella sua completezza il percorso artistico di uno dei maestri dell’Impressionismo. La mostra invita a seguire Renoir attraverso i grandi temi che hanno attraversato la sua opera, dagli inizi nella Parigi degli anni sessanta dell’Ottocento, quando incontra Monet, Bazille, Cézanne, Degas, Pissarro e Manet, fino ai grandi nudi femminili degli ultimi anni, passando per i ritratti delle grisettes, le sartine di Montmartre, quelli dei suoi amici e familiari, i paesaggi e i fiori che celebrano la vitalità della natura, o ancora l’evocazione gioiosa e lirica dei balli e delle feste popolari.
    I capolavori qui raccolti testimoniano quanto, al di là dello stereotipo che troppo frequentemente lo identifica solo come pittore della spensieratezza e della gioia di vivere, Renoir fu un artista in perenne ricerca, sempre pronto a misurarsi con il nuovo; al tempo stesso, un impressionista che sconvolge le regole della rappresentazione, e un classico che ama la bella tradizione.
    Nessun’altra collezione al mondo è in grado di offrire una dimostrazione più eclatante di questo percorso di quella che le opere del Musée d’Orsay e dell’Orangerie permettono di presentare oggi a Torino.(www.beniculturali.it)


    La mostra torinese si articola in nove sezioni.

    L’età della Bohème Dopo l’ammissione all’Ecole des Beaux-Arts nel 1862, Renoir conosce e frequenta Alfred Sisley, Frédéric Bazille e Claude Monet, con cui soprattutto condivide sessioni di pittura en plein air a Fontainebleau o alla Grenouillère nei dintorni di Parigi. Sono di questo periodo alcuni suoi ritratti di conoscenti e amici: William Sisley (1864), Frédéric Bazille (1867), Claude Monet (1875), esposti in questa sezione con due opere dello stesso Bazille, il suo studio (1870) e un ritratto dello stesso Renoir (1867), e uno di Monet, un paesaggio invernale di Honfleur (1867 circa). Qui anche due dei primi nudi di Renoir, tra i temi più cari all’artista, Il ragazzo con il gatto (1868) e Femme demi-nue couchée: la rose (1872 circa).

    “Nous adorons les femmes de Renoir” (Proust)
    Si entra nel cuore della mostra con una galleria di meravigliosi ritratti femminili, dove davvero risulta difficile scegliere tra Madame Darras (1868 circa), La liseuse (1874-1876), Giovane donna con veletta (1870 circa), Madame Georges Charpentier (1876-1877), Femme au jabot blanc (1880), Giovane donna seduta (1909), sino al ritratto di Colonna Romano (1913). Renoir sceglie le sue protagoniste da ogni estrazione sociale: borghesi, operaie, ballerine, tutte rivestite da una grazia speciale e da un’impalpabile bellezza che rievocano i modelli femminili dell’arte settecentesca. Si può dire che Renoir inventi la donna dell’Ottocento, tanto da far scrivere a Proust: “Des femmes passent dans la rue, […] ce sont des Renoir”.

    “Le métier de paysagiste” (Renoir)
    La collezione di opere di paesaggio di Renoir del Musée d’Orsay è probabilmente la più bella al mondo. Questa sezione ne presenta dieci, che ripercorrono un esteso arco cronologico, comprendente il viaggio ad Algeri effettuato dall’artista nel 1881. Relative a questo soggiorno nordafricano troviamo esposte: Campo di banani, Paesaggio algerino e La moschea, dove Renoir dipinge palme baciate dal sole, giardini privati e orti dal sapore esotico. Le altre tele rappresentano splendide vedute dove si percepisce la grande attrazione del maestro per l’acqua, il verde e i giardini, fonte continua di ispirazione, per la crescita perenne delle piante e quella che definiva la loro intrinseca “irregolarità”, che considerava sacrosanta rispetto alla natura domata dall’uomo: Chiatte sulla Senna (1869), Il Pero d’Inghilterra (1870 circa), La Senna ad Argenteuil (1873), Il sentiero nell’erba alta (1876-1877), La Senna a Champrosay (1876), Il ponte della ferrovia a Chatou (1881) sino a Paesaggio a Cagnes (1915 circa), dipinto dalla celebre tenuta “Les Collettes” in Costa Azzurra, dove Renoir si rifugiò alla fine della sua vita per trovare un clima mite che lo curasse dalla grave patologia reumatoide che lo affliggeva. “L’ambiente circostante esercita su di lui un’influenza enorme – diceva di Renoir il fratello Edmond – si lascia trascinare dal soggetto e soprattutto dal luogo in cui si trova.” L’artista stesso diceva di apprezzare i dipinti “che mi fanno venir voglia di passeggiarci dentro”.

    Infanzia
    I bambini, spesso i suoi figli o figli di amici, sono molto presenti nell’opera di Renoir. Queste nove opere esposte fanno a gara con i ritratti femminili nel regalarci istantanee di volti infantili carichi di poesia: dal bellissimo pastello su carta Ritratto di ragazza bruna seduta, con le mani incrociate (1879), al dipinto Fernand Halphen bambino (1880) in un serioso ritratto abbigliato da marinaretto, dalla deliziosa Julie Manet (1887) a una tenera Maternità (1885), dal Ritratto del figlio Pierre (1885), come si diceva dalla collezione della GAM, a un altro delicato pastello Portrait de petite fille coiffée d’une charlotte (1900 circa), al celeberrimo Il clown (Ritratto di Coco) (1909), di cui lo stesso Claude, il figlio effigiato, ricorderà la tormentata genesi, dalla romantica Ragazza con il cappello di paglia (1908 circa) alla incantevole Geneviève Bernheim de Villers (1910).

    La “recherche heureuse du côté moderne” (Zola)
    Qui troviamo cinque opere dedicate a uno spaccato della società moderna e ai nuovi divertimenti dei parigini, dai balli alle escursioni in campagna: inarrivabile è La balançoire (1876) ovvero L’altalena, dove le magnifiche figure della donna, del giardiniere e della bambina accanto all’altalena si stagliano in un giardino dai colori vivissimi. I tocchi di colore stesi per piccole macchie rendono l’effetto della luce solare filtrata attraverso le foglie, creando un’atmosfera di vibrazione cromatica e luminosa, che ne fa una delle massime espressioni della pittura impressionistica en plein air. Da questo capolavoro, il grande scrittore Emile Zola – che incontrava Renoir nel salotto di Madame Charpentier, moglie del suo editore – trasse ispirazione per un brano del romanzo Una pagina d’amore, ambientato in un giardino primaverile. Altro incantevole ritratto femminile esposto è Alphonsine Fournaise (1879), mentre i celebri Ballo in campagna e Ballo in città (1883) ritraggono mirabilmente due coppie in momenti spensierati del loro tempo libero. Le Jeunes filles au piano Il celeberrimo capolavoro Jeunes filles au piano (1892) è stato il primo dipinto di Renoir a entrare nelle collezioni di un museo francese. Accanto ad esso è esposta un’altra splendida tela: Yvonne e Christine Lerolle al piano (1897-1898 circa) e due soggetti legati alla musica: il famoso ritratto di Richard Wagner, ritratto a Palermo nel corso di un memorabile incontro tra Renoir e il compositore tedesco, e quello di Théodore de Banville (entrambi del 1882).

    “Beau comme un tableau de fleurs” (Renoir)
    Piccola sezione di opere straordinarie: i bouquet di Renoir sono magistrali nella tecnica e nei colori, è uno dei temi dove l’artista sperimenta maggiormente. “Quando dipingo fiori – dichiarava – sperimento audacemente tonalità e valori senza preoccuparmi di rovinare l’intera tela; non oserei fare lo stesso con una figura.” La varietà di sfumature nei colori è davvero impressionante: Renoir gioca con la tavolozza, con pennellate morbide e delicate, evocando i profumi dei fiori che a loro volta rimandano a sensazioni e ricordi.

    “Le nu, forme indispensable de l’art” (Renoir)
    È una sezione capitale della mostra, con opere fondamentali nella carriera di Renoir, che aveva sempre manifestato un profondo interesse per l’arte italiana rinascimentale, ammirando le opere di Raffaello, Tiziano, e il barocco nordico di Rubens, da cui assimila le forme morbide e languide e un cromatismo pieno, che fanno parte della sua cifra stilistica riguardo al modo di trattare la figura femminile. “Guardo un nudo e ci vedo miriadi di piccole tinte. Ho bisogno di scoprire quelle che faranno vivere e vibrare la carne sulla tela” – affermava il pittore. In mostra, cinque tele spettacolari, tutte dipinte nell’ultimo periodo della sua vita, tra il 1906 e il 1917: Femme nue couchée (Gabrielle) (1906), Grand nu (1907), La toilette (Donna che si pettina) (1907-1908), Nudo di donna visto di spalle (1909), Odalisque dormant (1915-1917). E una imponente scultura in bronzo, l’unica opera plastica in mostra, Eau (La Grande Laveuse accroupie) (1917).

    L’eredità delle Bagnanti
    All’ultimo fondamentale capolavoro di Renoir, Le bagnanti (1918-1919), è dedicata la “chiusura” della mostra. Il quadro è emblematico delle ricerche effettuate dall’artista alla fine della sua vita. Qui vi celebra una natura senza tempo, da cui ogni riferimento al contemporaneo è bandito. Le bagnanti sono da considerarsi il testamento pittorico di Renoir. È in questo spirito che i suoi tre figli hanno donato il quadro allo Stato francese nel 1923. Le due modelle sdraiate in primo piano e le tre bagnanti sullo sfondo della composizione hanno posato nel grande giardino di ulivi a “Les Collettes”, la tenuta del pittore a Cagnes-sur-Mer nel Sud della Francia. Il paesaggio mediterraneo riporta alla tradizione classica italiana e greca, quando “la Terra era il paradiso degli dei”. “Ecco quello che voglio dipingere”, diceva Renoir. Questa visione idilliaca è sottolineata dalla sensualità delle modelle, dala ricchezza dei colori e dala pienezza delle forme. Queste figure devono anch’esse molto ai nudi di Tiziano e Rubens, tanto ammirati da Renoir. Fanno trasparire un piacere di dipingere che la malattia e le sofferenze del pittore alla fine della sua vita non hanno sconfitto.

    In mostra sono esposti anche gli strumenti di lavoro dell’artista: tavolozza, scatola di colori, pennelli, inseparabili attrezzi del grande maestro. Sino all’ultimo aveva lavorato alle sue Bagnanti, facendosi legare i pennelli alle dita ormai deformate dall’artrite reumatoide. Renoir muore il 3 dicembre 1919, ucciso da un’infezione polmonare; la sera prima di morire pronuncia queste parole: “Forse adesso incomincio a capire qualcosa”. Dopo neppure due mesi muore anche Modigliani, che Renoir riceveva spesso nel suo studio. Il mondo dell’arte perde così due straordinari interpreti.
    Accompagna la mostra una pubblicazione edita da Skira
    (www.gamtorino.it)



    FESTE e SAGRE






    STORIE ...DI MARE


    "Una colonna di luce gialla si sollevò dalla coperta squarciando l’aria per 1500 metri. Per un istante turbinò come una tromba d’aria e poi l’intera colonna di fuoco si allargò e si innalzò nel cielo in una gigantesca nuvola viola a forma di fungo. Erano esplose oltre 4000 tonnellate di tritolo"


    HALIFAX e la nave Monte Bianco


    Durante la Prima guerra mondiale, il Canada in quanto membro del Commonwealth britannico, contribuiva allo sforzo bellico inviando truppe, materiali militari ed esplosivi alle forze alleate dislocate in Europa.
    La cittadina di Halifax, proprio grazie al fatto di trovarsi sulle sponde dell'Oceano Atlantico, aveva l'importante funzione di principale porto marittimo per il traffico militare da e per l'Europa.
    Questa situazione, sommata al fatto di essere il principale porto d'ingresso per i nuovi immigrati, aveva portato la città di Halifax a godere di un vero e proprio "boom economico", con conseguente rapida crescita della città.
    In breve tempo, dallo scoppiare delle ostilità, il porto (strutturato per sopportare un limitato traffico navale), divenne il maggior punto d'attracco per la flotta mercantile alleata, situazione che portò in pochi mesi ad un vero e proprio sovraffollamento navale nell'area portuale, con conseguenti problemi di manovra per le unità alleate. Questo sovraffollamento divenne ancora più critico da quando, a partire dal 1917, venne organizzato in modo stabile il sistema di raggruppare le navi in convogli per poter contrastare più efficacemente l'attacco dei sommergibili tedeschi, e Halifax divenne il principale punto di concentramento delle navi e creazione dei convogli.

    Il 6 dicembre 1917, in Nuova Scozia, la nave francese del Monte Bianco sotto il comando del capitano Aimé Le MEDEC con un carico di esplosivo per la I guerra mondiale, che era in in corso in Europa, partì il 1° dicembre da New York con destinazione Halifax per poi procedere in Francia. La nave, contravvenendo alla regolamentazione sul traffico navale militare, aveva ammainato la bandiera di identificazione (che avrebbe permesso di determinarne il carico estremamente pericoloso), per evitare di essere bersagliata dagli U-Boot tedeschi che mesi prima avevano affondato svariate navi mercantili alleate. Ad Halifax, tuttavia, arrivò troppo tardi perché alla porta del porto erano presenti due anti-sommergibile che impedivano l'entrata e l'uscita delle navi da prevenire attacchi. Ciò impedì l'ingresso del Monte Bianco. Nello stesso momento la nave Imo, sotto il comando del Capitano Di Hakron, era in procinto di partire per New York, ma con un ritardo a causa di un problema nella fornitura di carbone, dovette sostare in porto. La mattina del 6, dal Imo partiva da un canale sulla destra, ma una nave bloccava la strada. Il capitano Hakron tentò un altro passaggio attraverso il canale a sinistra, mentre il Monte Bianco stava entrando nel canale. Le due navi si rifiutarono di ritirarsi anzi Le MEDEC ordinato alla sua nave da procedere. Il capitano Hakron cercò di fermare l' Imo, ma l'azione del motore a poppa della nave la portò al centro del canale dove avvenne una collisione. L'Imo cercò di effettuare "il tutto indietro" ma la manovra generò scintille che portarono rapidamente alla combustione dei vapori di benzene, conservati sotto il ponte della nave francese. Rendendosi conto che il fuoco era ormai fuori controllo, MEDEC ordinò l'evacuazione della nave, che fu subito eseguito ed in breve la "Mont Blanc" si trasformò in una nave fantasma alla deriva con in atto un devastante incendio.. Alcune navi militari presenti nella rada tentarono svariate azioni di soccorso e spegnimento dell'incendio, ma nessuna di queste fu in grado di riportare la situazione sotto controllo e, nel frattempo, la corrente marina aveva fatto muovere la "Mont Blanc" in direzione dell'area portuale e centrale della città di Halifax.
    Dopo la collisione e l'incendio scoppiato il Monte Bianco, si arenò sul lungomare di Halifax, dove una folla si radunò per guardare la nave in fiamme. Circa 20 minuti dopo la collisione, l'esplosione è stata inevitabile, alle 9.04min, la nave esplose con le sue 2.925 tonnellate di esplosivo. È stato calcolato che la potenza dell'esplosione sia stata di circa 3 chilotoni. Per effetto dell'esplosione, la nave "Mont Blanc" venne letteralmente polverizzata. (La forza dell'esplosione è stata così grande che il fisico J. Robert Oppenheimer, indicato come "il padre della bomba atomica", successivamente ha studiò l'evento al fine di stimare il potenziale danno delle armi nucleari). Una palla di fuoco che ha raggiunto quasi 1,6 km di altezza, simile al "fungo" formato da bomba atomica. L'esplosione devastò la zona circostante, rovesciando edifici, causò uno tsunami che distrusse gran parte di Halifax. Ad aggravare la tragedia fu il fatto che una bufera di neve stava colpendo la regione, quella notte, ostacolando di salvataggio e di soccorso.
    La tragedia provocò la morte di 2.000 persone, di cui circa la metà è morto all'istante. 9000 altre persone sono rimaste ferite e il danno è stato stimato a $ 30 milioni - nel 2005 sarebbe pari a circa $ 500 milioni. Circa 1,3 km² della città fu completamente distrutta e 25.000 persone persero le loro case. L'esplosione fu sentita a Charlottetown, situata 175 km a nord. L'ancora della Mont Blanc fu ritrovata a 3,78 km, un cannone a 5,5 km.

    I GABBIANI DI HALIFAX


    Tutte le mattine il cielo del porto di Halifax, nella Nuova Scozia, era rallegrato dai voli di centinaia di gabbiani che di quando in quando si posavano a riva e, sebbene con qualche diffidenza, si lasciavano avvicinare dagli umani che portavano loro del cibo. E così voleva fare James Mac Lean, un pensionato statale che nella grigia mattinata del 6 dicembra 1917 si era recato al porto. Ma quel giorno i gabbiani erano inspiegabilmente spariti. Una decina di minuti più tardi entrava nel canale attraveso il quale si accedeva al porto la nave Mont Blanc, proveniente da New York, mentre la nave norvegese Imo, carica di frumento, ne stava uscendo... I due piroscafi entrarono in collisione: la prua dell’Imo si conficcò nella chiglia della Mont Blanc...La collisione tra il Mont Blanc e l’Imo avvenne verso le nove, mentre James Mc Lean e altre persone presenti avevano visto i gabbiani volare con aria disperata in direzione dell’entroterra alle sette del mattino; e l’ultimo gabbiano che stridendo passò rasentando il terreno fu visto alle 7,25. In quel momento il Mont Blanc navigava verso il porto e l’Imo doveva ancora iniziare le manovre per uscire: quindi i gabbiani avevavo presentito la catastrofe con circa due ore di anticipo. Ed in effetti proprio di catastrofe si trattò. Le cronache del tempo così si esprimono in merito alla disastrosa vicenda: “Una colonna di luce gialla si sollevò dalla coperta squarciando l’aria per 1500 metri. Per un istante turbinò come una tromba d’aria e poi l’intera colonna di fuoco si allargò e si innalzò nel cielo in una gigantesca nuvola viola a forma di fungo. Erano esplose oltre 4000 tonnellate di tritolo: la più grande detonazione mai avvenuta fino ad allora sulla terra! Il Mont Blanc scomparve completamente: un pezzo dell’ancora del peso di mezza tonnellata fece un volo di cinque chilometri. Frammenti di lamiere dello scafo piovvero sulle case come proiettili… poi la morte avanzò rombando: alcune navi saltarono in aria, altre si capovolsero. L’immensa pressione provocata dallo scoppio provocò dei danni enormi anche sulla terra: interi quartieri crollarono, divamparono incendi in diversi punti della città e i vetri delle finestre andarono completamente in frantumi…Poi la gente invase il porto lanciando disperate urla di dolore. Un’orda impazzita avanzò inciampando e strisciando, molti avevano il viso insanguinato… Nell’isola del Principe Edoardo, distante oltre 200 km, si videro oscillare i lampadari e muoversi gli oggetti sopra i mobili, come se si fosse trattato di un terremoto”.
    Solo a tarda sera sulle coste intorno alla città sconvolta dall’immane tragedia tornarono i gabbiani. Tornarono con volo lento e silenzioso e andarono a posarsi sulla banchina, come se volessero accertarsi che il pericolo fosse davvero cessato.
    (tratto da “I poteri psichiici degli animali e delle piante” di Renzo Baschera)

    (Gabry)





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    vitaesalute.org

    Salute e Benessere



    limone1
    foto:benesserenergia.it

    Limone


    I limoni sono i frutti dell'albero di limone (Citrus limon) una pianta della famiglia delle Rutaceae. Alleati del sistema immunitario, favoriscono la digestione e aiutano la pelle a mantenere benessere e lucentezza.

    Proprietà e benefici dei limoni

    Come sappiamo, i limoni sono una preziosa fonte di vitamina C, la principessa delle vitamine, che sull'organismo umano ha un effetto indiscutibilmente benefico.
    Per difendersi dagli attacchi di influenza e raffreddore è particolarmente indicata, perché abbassa i livelli di istamina, composto organico che fa arrossare gli occhi e colare il naso. Ha inoltre un forte effetto antiossidante e aiuta l'organismo anche nella produzione di collagene, ovvero la sostanza che tiene unite tra loro le cellule e che partecipa alla guarigione da ferite o tagli.

    Il limone, per la ricchezza di antiossidanti in essi contenuti, è uno degli alimenti anticolesterolo per eccellenza, utile anche come anti-cancro.

    I limoni contengono anche altre sostanze, come limonina e limonene, che limitano i danni cellulari da cui può derivare la formazione di tumori. L'acido citrico e i citrati (sali) in esso contenuti sono dei naturali regolatori di acidità. Il gruppo delle vitamine B è importante per l'equilibrio nervoso, per la nutrizione e per l'equilibrio della pelle. I limoni hanno proprietà antisettiche, toniche, fluidificanti, emostatiche, carminative, vermifughe, alcalinizzanti.

    Calorie e valori nutrizionali dei limoni

    100 g di limoni contengono 11 kcal / 46 kj, mentre il succo contiene 6 kcal / 25 kj ogni 100 g.

    La composizione chimica del limone, invece, è:

    Acqua 89,50g
    Carboidrati 2,30g
    Zuccheri solubili 2,30g
    Proteine 0,60g
    Grassi 0
    Colesterolo
    Fibra totale 1,90g
    Sodio 2mg
    Potassio 140mg
    Ferro 0,10mg
    Calcio 14mg
    Fosforo 11mg
    Vitamina B1 0,04mg
    Vitamina B2 0,01mg
    Vitamina B3 0,30mg
    Vitamina C 50mg


    Alleati di
    Sistema immunitario, sistema nervoso, pelle, occhi, fegato


    Dicono di loro

    Il 'Divin Poeta' associò ai limoni l'aspro e crudo sapore della sua satira:

    "E poscia per lo ciel, di lume in lume
    ho io appreso quel che s'io ridico,
    a molti fia sapor di forte agrume."


    (Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, Canto XVII, vv. 115-117)


    Curiosità sui limoni

    - Lemon tree è il titolo di un film diretto dal regista israeliano Eran Riklis (Zohar, La sposa siriana) in cui viene raccontata la storia di Salma, vedova palestinese che vive in un villaggio della Cisgiordania. Accanto alla sua casa si trasferisce il ministro della difesa israeliano e, per ragioni di sicurezza, viene dato l'ordine di abbattere il giardino di limoni che rappresenta il suo unico sostentamento e le sue stesse radici; la donna decide di reagire.

    Alla prima del film al Torino Film Festival, il regista ha rilasciato questa dichiarazione:

    Non esistono molti film dedicati ai giardini e alle piante, anche se in quelli che raccontano della situazione tra Israele e Palestina si tratta spesso il tema della devastazione del territorio e dello sradicamento degli olivi. Io però volevo usare una pianta differente, sempre molto presente nella nostra terra, ma che non desse, con la sua presenza, una connotazione così forte e pesante. Il limone è una pianta semplice e leggiadra, dai frutti bellissimi ma che praticamente non si possono mangiare e soprattutto non è carica del significato morale e storico che ormai viene dato all’olivo;

    - Lemon tree è anche il titolo di una canzone pop del gruppo tedesco Fool's Garden: il singolo scalò le vette delle classifiche internazionali nel 1996.

    - Il colore giallo del limone dipende dai bioflavonoidi, che appartengono al gruppo dei flavonoidi e sono composti che contengono flavoni.
    Il flavone è un pigmento naturale organico che dà colore a piante, fiori e frutti e deriva dall’aggettivo latino flavo (flāvu, dalla radice indo-europea bhel-), aggettivo che significa: "di colore giallo dorato, biondo".



    Una ricetta nella manica

    Il merluzzo al limone e zenzero è un piatto speciale e abbastanza semplice da preparare.

    Per 4 persone vi occorrono: 4 tranci di merluzzo, 60 g di zenzero dolce, 3 limoni grandi, 1 rametto di rosmarino, tabasco, olio extravergine di oliva, sale.

    Lasciate a marinare il pesce per circa 1 ora in una marinata che preparerete con olio, succo di limone filtrato e alcune fettine di zenzero. Pulite i tranci di merluzzo e poi lasciateli riposare un'ora nella marinata. Ora dovrete preparare la salsa di limone e zenzero: grattugiate lo zenzero fino ad ottenerne un cucchiaio, tritate finemente il rosmarino fino ad ottenerne un cucchiaio.

    Emulsionate zenzero e rosmarino con il succo degli altri due limoni, due cucchiai circa di olio, qualche goccia di tabasco e un pizzico di sale. Togliete i tranci dalla marinata, scolateli e cuoceteli solo per pochissimi minuti sulla griglia. Serviteli caldi, irrorandoli con la salsa di limone e zenzero.


    fonte:cure-naturali.it

    (Ivana)





    BALLIAMO!!!




    Pizzica




    800px-Pizzica


    La pizzica (detta nella sua forma più tradizionale pizzica pizzica, informalmente taranta) è una danza popolare attribuita oggi particolarmente al Salento, ma tutt'oggi diffusa anche in un'altra regione della Puglia, la Bassa Murgia. Viene ballata, inoltre, in Basilicata (nel Materano); nella bassa Campania, precisamente nel Cilento, e in alcune zone della Sicilia. Fino ai primi decenni del XX secolo presente in tutto il territorio pugliese, assumeva nomi differenti rispetto ai vari dialetti della regione confondendola spesso con le tarantelle.
    Fa parte della grande famiglia delle tarantelle (ma molto più antica di essa), come si usa chiamare quel variegato gruppo di danze diffuse dall'Età moderna nell'Italia meridionale.


    La pizzica nella storia

    La prima fonte scritta, che oggi si conosca, risale al 20 aprile 1797 e si riferisce alla serata da ballo che la nobiltà tarantina offrì al re Ferdinando IV di Borbone in occasione della sua visita diplomatica nella città. Il testo parla di "pizzica pizzica" come di una "nobbilitata tarantella". Già dal XIX secolo la pizzica si è legata alle pratiche terapeutiche coreomusicali del tarantismo, ma è accertato che dal XIV sec. in poi musici e tarantolati hanno adoperato per curare e curarsi dal veleno di tarantole e scorpioni le danze locali del periodo, che si sono alternate, succedute, o adattate, lungo il corso dei secoli. Alcune di queste danze (moresca, spallata, catena, pastorale, ecc.) hanno avuto un'ampia circolazione ben oltre l'area pugliese e lucana, si ritrovano presenti in altre regioni europee. La pizzica pizzica, dunque, era essenzialmente una danza ludica dei momenti di festa e di convivialità sociale, ma veniva praticata durante i rituali terapeutici dai morsicati (veri o presunti) dalla tarantola Lycosa tarantula.
    Nella stessa area della pizzica pizzica si è continuata a praticare anche la tarantella, tant'è che oggi è difficile anche da parte degli anziani percepire la differenza tra le due danze, sia sotto l'aspetto musicale che coreutico. La pizzica è stata eseguita da molti strumenti musicali: dalla zampogna sino ai primi decenni del XIX secolo (nel Materano ancora oggi), da vari aerofani agro-pastorali, da violino e mandolino. La fondamentale scansione ritmica del ballo era determinata dal tamburello, dal cupa cupa (tamburo a frizione), dal triangolo, castagnole (oggi scomparse nell'uso della coppia, una per ciascuna mano del/la ballerino/a)) e da altri idiofoni rurali. Dagli ultimi decenni dell'Ottocento in poi si sono poderosamente introdotti negli organici strumentali della pizzica l'organetto prima e la fisarmonica dopo.


    (Lussy)





    SUMMER
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    Le più belle località balneari italiane... e non solo...



    spiaggia
    foto:lucianabartolini.net


    La_Maddalena_1
    foto:ondetour.net

    La Maddalena

    La cittadina si sviluppa sulla costa meridionale dell'isola di La Maddalena, la più estesa dell'arcipelago davanti alle coste galluresi. La Maddalena fu fondata nel 1770 nell'area occupata da un borgo di pescatori, e da quel momento attirò le attenzioni di celebri condottieri per via della sua posizione strategica fra la Sardegna e il continente italiano. Primo fra tutti Napoleone Bonaparte, che nel 1793 tentò inutilmente di sbarcare nell'isola, o l'ammiraglio Nelson, che stazionò con la flotta inglese nel 1804 prima della battaglia di Trafalgar. Collegata con Palau tramite linee di traghetti la cui traversata dura circa 15 minuti, La Maddalena è una ordinata e soleggiata cittadina che attrae ogni anno un alto numero di visitatori. Il centro abitato si sviluppa intorno a piazza Garibaldi, animata da caffè e locali. Da qui si può raggiungere il centro storico, in cui si alternano scalinate e vicoletti.

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    foto:mapio.net

    Vicino a via Vittorio Emanuele, dove svetta una colonna in granito dedicata a Giuseppe Garibaldi, si trova il porto peschereccio e turistico di Cala Gavetta, in cui si apre la piazza XXIII Febbraio 1793, che commemora l'eroica difesa dei maddalenini dagli attacchi napoleonici. Da piazza Umberto I, raggiungibile dal lungomare, si raggiunge il quartiere di Moneta, vivace borgo di pescatori servito dal ponte che si collega all'isola di Caprera.

    cala_gavetta
    foto:lamaddalena.it
    Il fascino del mare caratterizza ogni angolo della cittadina, fra palazzi ottocenteschi e vicoli lastricati. Il porto di Cala Gavetta chiude l'abitato a occidente regalando un affascinante scorcio urbano, mentre il museo archeologico navale Nino Lamboglia è dedicato all'archeologia subacquea.


    CalaLungaPortoMassimo
    foto:lamaddalenatour.it
    Percorrendo la strada panoramica che costeggia i litorali per circa 20 chilometri si possono attraversare zone panoramiche indimenticabili. Il centro si veste a festa in occasione della festa patronale di Santa Maria Maddalena fra il 20 e il 22 luglio, invasa dai profumi della frittura di pesce a Cala Gavetta. Da evidenziare inoltre, ogni anno, il vivacissimo Carnevale.


    lamaddalena
    foto:obiettivocasa.net

    La Maddalena è la maggiore delle isole che compongono l'omonimo arcipelago che si trova di fronte alle coste della Gallura: a questa, unica abitata stabilmente fin dalla fondazione avvenuta nel 1770, si uniscono Caprera, raggiungibile attraverso il ponte del Passo della Moneta, e Santo Stefano a sud, mentre Budelli, Razzoli, Spargi e Santa Maria sono situate a nord ovest. Dal 1996 l'arcipelago, per la bellezza delle coste e del mare nonché per l'integrità dell'ambiente naturale, è stato qualificato come Parco Nazionale. Le coste dell'Isola, lunghe circa 45 km, sono costituite prevalentemente da graniti e porfidi che delimitano tratti frastagliati e spesso difficilmente accessibili. Nell'articolata configurazione costiera risiede gran parte della sua bellezza: insenature e cale da cui è possibile ammirare panorami mozzafiato. Il paesaggio, davvero suggestivo, si può ammirare anche lungo la strada di Spalmatore, che in 20 km consente di percorrere il perimetro dell'Isola toccando punti da cui, a seconda della posizione, si può vedere il profilarsi delle coste dell'arcipelago, della Sardegna e della Corsica. L'entroterra dell'Isola è caratterizzato da dolci rilievi collinari che raggiungono la massima altezza con i 146 metri del Colle Guardia Vecchia.

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    foto:guardiavecchia.net

    Il Forte ‘San Vittorio’, oggi conosciuto come ‘Guardiavecchia’, sito nella zona più alta di La Maddalena (159 mslm), fù costruito per proteggere tutte le altre batterie dell’isola. Era dotato di piccoli magazzini per viveri e polveri. Sin dalla fine del XVIII secolo fu utilizzato come prigione dove fu rinchiuso il notaio Vincenzo Sulis. Nel 1887 subì delle trasformazioni e sino al 2000 fù adibito a Centro Telecomunicazioni della Marina Militare.
    Attualmente è un presidio militare della Guardia Costiera che opera come Centro di Controllo V.T.S. (Vessel Traffic Service) in cui si monitorizza il traffico mercantile nelle Bocche di Bonifacio e gran parte dell’area del mediterraneo centrale. Il Servizio è collegato direttamente con il Comando Generale delle CC.PP. Guardia Costiera di Roma, al quale fornisce tutte le informazioni.

    Guardiavecchia, è anche una stazione meteorologica di riferimento per il servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare e per l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia, relativa all’arcipelago della Maddalena. La stazione meteo è localizzata con le coordinate geografiche Lat. 41° 13′ 12″ Nord – Long. 009° 24′ 00″ Est.
    fonte:guardiavecchia.net



    A lungo base navale della Marina Militare Italiana, la popolazione ha convissuto con la presenza di militari italiani e americani. La strategica posizione nel Mediterraneo, comunque, attrasse l'attenzione anche di Napoleone Bonaparte e dell'Ammiraglio Nelson. Tutt'ora cattura l'attenzione di quanti apprezzano la sua straordinaria bellezza naturalistica e il suo pittoresco centro abitato. Qui ci si può inoltrare negli stretti vicoli lastricati su cui si affacciano palazzi del Settecento, o passeggiare nel suo centro storico dove si trova la parrocchiale di Santa Maria Maddalena. E'possibile anche visitare il porto turistico di Cala Gavetta, situato ad ovest, nei cui pressi si innalza una colonna granitica, realizzata agli inizi del Novecento che raffigura l'effigie di Giuseppe Garibaldi.

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    foto:sardegnahouse.com

    Come arrivare
    Al porto di Palau, in provincia di Olbia Tempio, ci si imbarca per La Maddalena; la traversata ha una durata di 20 minuti circa. Dal porto di Santa Teresa di Gallura, dove non esistono compagnie di navigazione che compiano la traversata, ma è possibile partire con imbarcazioni private.


    fonte:sardegnaturismo.it

    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...


    "Inspiegabili emozioni suscitano luoghi solitari
    e congiunti tra la salsedine del mare ed il freddo vento che spira ...."


    IL FARO DI CAPO GALLO



    Il Sentiero dei Cavaddari, a Barcarello, già noto nel 1600, negli anni è scomparso. Fu realizzato per esigenze
    militari per permettere ai cavaddari, guardie a cavallo, di controllare la zona e dare l'allarme con fani (segnali di fumo) e borgne (grosse conchiglie che emettevano suoni), le torri di avvistamento di Malopasso, nei pressi di Capo Gallo, e Sferracavallo. A Capo Gallo, in Sicilia, vi è un faro che anticamente veniva chiamato “lanterna”, il suo ruolo era quello di segnalare alle navi in arrivo la presenza dei due Golfi: Mondello e Sferracavallo. Costituito da una torre centrale addossata ad un edificio bianco, fu costruito nel 1854 e rappresentò per quasi un secolo un insostituibile riferimento per tutte le imbarcazioni che transitavano, essendo ben visibile ai naviganti fino ad una distanza di 23 km dalla costa. Il complesso del faro sorge su uno dei punti più strategici della costa settentrionale di Monte Gallo. Le stanze che circondano la torre centrale in passato servivano per ospitare i tecnici e gli ufficiali della Marina Militare che si alternavano alla vigilanza del mare. Esternamente è presente un cortile dove si trovava un profondo pozzo che serviva come approvvigionamento di acqua potabile. Alle spalle del complesso furono edificate delle spesse mura con lo scopo di proteggere il faro dai distaccamenti di roccia dalle pareti poco compatte del promontorio, che rotolano pericolosamente fino a raggiungere il mare sottostante.

    Oggi il faro è abbandonato al suo destino, corroso dalla salsedine, dai forti venti e dal passare incessante del tempo; questa struttura attende da troppo tempo il recupero e la creazione di una stazione di biologia marina, per poter osservare uno dei pochi tratti marini più integri della costa siciliana.

    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    GOSSIPPANDO!!!




    Cristian Gallella e Tara Gabrieletto di Uomini e Donne si sono sposati in comune




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    Cristian Gallella e Tara Gabrieletto di Uomini e Donne si sono uniti in matrimonio mediante rito civile il 30 agosto! L’ex tronista e l’ex corteggiatrice della famosa e popolare trasmissione pomeridiana di Canale 5 sono da ieri ufficialmente marito e moglie! Il ricevimento nuziale si terrà il 2 settembre. La bellissima notizia è stata ufficializzata ieri dal forum di Tara Gabrieletto con un post su Facebook: “A volte è giusto che le parole lascino spazio ai fatti, alla concretezza… ed oggi accadrà proprio questo… Tara e Cristian porranno quel sigillo indelebile che fortificherà ancor di più il loro amore. Noi con voi sempre”.

    fonte:http://gossip.pourfemme.it/


    (Lussy)





    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...


    Calceolaria uniflora


    La Calceolaria appartiene alla famiglia delle Plantaginaceae e comprende piante perenni, annuali o biennali originarie delle foreste delle Ande dell'America meridionale.Esistono circa 400 specie di Calceolaria tra le quali vi è la Calceolaria crenatiflora, molto importante in quanto è la progenitrice della maggior parte degli ibridi. Charles Darwin le scoprì i durante un'esplorazione in Sud America tra il 1831 ed il 1836. Questa particolare specie perenne, cresce nella Terra del Fuoco si adatta ai climi freddi dell'area.
    Il nome Calceolaria deriva dal latino calceolus «pantofola» per la particolare forma del fiore. E' imparentato alla lontana con Foxglove e Gesneriads.
    Si presentano con foglie opposte di aspetto diverso a seconda delle specie, pelose e dentellate. La loro particolarità sono i fiori, composti da due petali uniti alla base, gonfi, a borsa, di colore giallo, rosa o rosso in varie tonalità e variamente punteggiati. I fiori sacchetto sono alti circa 2 cm, e sono sospesi a 4-5 pollici di altezza dagli steli. Hanno una banda bianca che attraversa la "bocca" aperta, con le marcature bordeaux sopra e sotto di esso. Questa piccola parte bianca serve all'impollinazione; a una specie locale di uccelli piace mangiare la parte bianca delle fioriture. Nel corso del tempo la pianta si moltiplica in una piccola colonia.

    (Gabry)

  10. .






    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 032 (08 Agosto – 14 Agosto 2016)





    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 8 Agosto 2016
    S. DOMENICO CONF.

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 32
    Giorni dall'inizio dell'anno: 221/145
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    A Roma il sole sorge alle 05:12 e tramonta alle 19:19 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 05:16 e tramonta alle 19:40 (ora solare)
    Luna: 10.40 (lev.) 22.17 (tram.)
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    Chi dorme d'agosto, dorme a suo costo.
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    Aforisma del giorno:
    L'unica difesa contro il mondo è conoscerlo bene.
    (John Locke)









    RIFLESSIONI



    ... Yusra Mardini …
    ... Il simbolo di Rio 2016 .. L’immigrazione finora ci ha portato solo storie di morte; lei, inaspettatamente, ce ne consegna una di vita.
    In questa ragazzina di appena diciotto anni è racchiusa tutta la tenacia, salda oltre ogni limite, di un’esistenza che sopravvive e resiste, persino nelle condizioni più impensabili.
    Quando, esattamente un anno fa, il barcone su cui erano a bordo Yusra e sua sorella, assieme a una ventina di altre persone, iniziò a imbarcare acqua per un’avaria al motore, questa rischiava di diventare una delle tante storie che abbondano sulle pagine delle nostre cronache più recenti: l’ennesima tragedia in mare. E forse Yusra sarebbe stata semplicemente un’altra delle persone senza volto né nome che approdano alle nostre coste ormai prive di vita, tradite dalla fede in una speranza illusoria.

    Ma non è andata così. Perché, quando il suono del mare si è fatto impetuoso e le acque più scure, Yusra si è tuffata senza esitare e quel barcone l’ha tratto in salvo. Ha lottato contro i flutti amari del mare con tutte le sue forze; per se stessa, per la sua vita; per tutte le persone indifese, spaventate e sconosciute che l’accompagnavano in un comune destino fatto di speranza e terrore, che si traduceva in una fuga disperata dalla guerra, dalla distruzione, dalla morte. Tutto quel carico pesante di vite, fiducia e preghiere sussurrate a mezza voce premeva sulle sue piccole spalle e su quelle della sorella, Sarah, anche lei abile nuotatrice.
    Si sono fatte coraggio a vicenda, le due ragazze, nell’affrontare il mare arrabbiato, furioso, che minacciava di affogarle entrambe, onda dopo onda.
    Nuotavano per resistere e non c’era traccia di terrore nei loro occhi; perché la paura ormai si era già consumata tutta quando le bombe avevano abbattuto la loro casa, in Siria, costringendole a scappare. La guerra si era portata via ogni cosa: la loro quotidianità, innanzitutto, fatta di mattinate a scuola, allenamenti in piscina, amici. Avevano visto morire molte altre persone nel corso dei combattimenti, tra cui la maggior parte dei giocatori della squadra di calcio che si allenava nel loro stesso centro sportivo.
    Le sorelle in Siria erano considerate due nuotatrici brillanti, il loro futuro si preannunciava luminoso: Yusra aveva perfino partecipato ai Mondiali di nuoto a Istanbul, facendosi notare con la sua prestazione. Il comitato olimpico siriano di Damasco le aveva dato il suo supporto.

    Poi era arrivata la minaccia delle bombe e l’imperversare dei conflitti ad annullare tutto. Non potevano più allenarsi, il centro sportivo ora aveva dei buchi grandi come crateri sul soffitto. Così si erano lasciate alle spalle una città fantasma per approdare a un campo di rifugiati in Libano. Da qui era iniziato il viaggio verso la salvezza che le aveva condotte a Smirne, in Turchia, per tentare la traversata dall’Egeo. Questo mare che ora ruggiva, con un rombo bestiale, minacciando di tramutare le loro prospettive di liberazione in un naufragio. Yusra e Sarah hanno trascinato il barcone in acqua per tre ore, aiutate anche da un’altra donna, l’unica fra tutti i passeggeri che, oltre a loro, sapesse nuotare. Hanno percorso quasi cinque chilometri fino ad approdare a riva, all’isola di Lesbo.

    A chi oggi le domanda cosa le abbia dato il coraggio di affrontare la traversata, Yusra risponde con semplicità: «Ho pensato che sarebbe stata una vera vergogna se fossi affogata, proprio io che ero una nuotatrice». E poi c’erano tutte quelle persone atterrite a bordo della barca che avevano gettato in mare tutti i loro bagagli per non affondare e la guardavano con occhi pieni di fiducia, riponendo in lei ogni speranza, loro che non sapevano nuotare.
    Un anno dopo, Yusra è ben lontana da quel mare che la avviluppava con i suoi flutti, trascinandola a fondo. Le è rimasto solo un ricordo agghiacciante; oggi confessa che il mare aperto le fa paura. Continua a nuotare, ma nell’acqua dai riflessi fluorescenti di una piscina. Ha ottenuto l’asilo in Germania, dove ha potuto riprendere gli allenamenti con la sorella nel centro sportivo di Spandau. Qui, sotto l’ala dell’allenatore Sven Spannekrebs, Yusra si è qualificata per le Olimpiadi di Rio 2016. Parteciperà alle gare dei 100 m stile libero e farfalla. Non nuoterà per il paese in cui è nata, la Siria, ma entrerà a far parte della squadra dei rifugiati; novità olimpica di quest’anno. Un fatto innovativo, nella storia delle Olimpiadi non si era mai visto nulla di simile: mai prima d’ora era stato assemblato un team di rifugiati.

    Un drammatico segno di evoluzione, a dimostrazione che i tempi stanno cambiando e il fenomeno dell’emigrazione oggi entra anche nelle dinamiche dello sport.
    (storiedisport.it)

    … Sarà il fuso orario, sarà il caldo forte in queste torride giornate di agosto, fattostà che le vie sono vuote, dalla mattina alla sera; dalle case i televisori lanciano immagini e suoni costantemente orientati sullo sport. Di notte, le luci delle tv fuoriescono dalle fineste lasciate aperte per il caldo e proiettano immagini dal Brasile. Rio2016, le parole più ricorrenti in questi giorni; tutti commissari tecnici, tutti esperti di quello piuttosto che quell’altro sport e intanto l’estate, che non fa sconti col caldo, trascorre inersorabile. Le Olimpiadi sono il tormentone di tutti in tutto il mondo in questi giorni; i telegiornali sono imperniati su notizie da Rio e le cattive notizie sembrano essersi fermate, sembrano aver anche loro ceduto il passo allo sport. Oggi siamo tutti, ciclisti, nutatori, tuffatori e sportivi, oggi sembra che l’avversario di fronte non sia quello da abbattere, come la cronaca ci racconta tutti i giorni, oggi l’avversario è da battere, sconfiggere sul campo. E allora viva lo sport e viva tutti questi fantastici interpreti che con le loro gesta sportve ci ricordano che forse si può viviere felicemente rispettando regole e gli altri … Buon Agosto amici miei …
    (Claudio)






    Olimpiche

    Fiore dolce d’imprese eccelse
    e di ghirlande olimpiche accogli
    con cuore ridente, figlia dell’Oceano:
    doni di Psaumis
    e del carro dai piedi instancabili.

    Lui, o Camàrina, accrebbe la tua città
    popolosa, quando i sei duplici altari
    onorò alla festa suprema dei Numi
    con sacrifici di armenti
    e in lotta in gare di cinque giorni:

    quadriga e mule e cavallo montato. Ed a te
    dedicò vincitore una gloria
    soave e il nome del padre bandì –
    di Ákron – e della patria or ora risorta.

    Viene dall’amabile terra
    d’Oinòmaos e Pelope, e canta, o Pallade
    poliade, il tuo bosco puro
    e il corso dell’Óanos e
    il lago di questo paese,

    e i sacri canali onde l’Hìpparis
    bagna le genti e veloce
    salda una selva di tetti
    robusti, traendo un’intera
    città dalla penuria alla luce.

    Sempre combattono tesi al successo
    sforzo e denaro, a una meta per sempre
    velata di rischio. Ma è saggio
    anche per i concittadini chi riesce.

    Zeus salvatore alto tra i nembi,
    tu che abiti il colle Kronios e onori
    il maestoso Alfeiòs e l’antro augusto
    sull’Ida, supplice tuo cantando,
    al suono di flauti lidî io giungo:

    adorna, ti prego, di schiere di forti
    questa città. E a te, vincitore
    d’Olimpia, conceda il dio tra i cavalli
    di Poseidone la gioia d’un’età
    fino in fondo serena, attorniato

    di figli, o Psaumis. Chi irriga
    una sana fortuna
    e ai beni, appagato, aggiunge
    la gloria, non chieda di farsi dio..
    (Pindaro)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    L'uomo dei gelati

    Quando l'estate viene in città
    l'uomo dei gelati
    con puntualità
    eccolo... appare... è là!,
    fedele all'appuntamento
    col suo magico assortimento
    di gelati colorati
    di ghiaccioli sciroppati.
    tutta una meraviglia:
    crema, nocciola, vaniglia,
    fragola, pistacchio, limone...
    «Piano, non fate confusione! .
    Quando l'estate viene in città
    l'uomo dei gelati
    con pochi soldi ti dà
    un sorso di ristoro
    e di felicità.
    (M. Sendak)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Cippo e la sua stella

    Anche questo giorno sta per giungere al termine…….
    E si sa….. (pausa) La notte è fatta per sognare e soprattutto per ricordare…..
    Ma ricordare cosa?
    Una settimana appena trascorsa, vissuta da Cippo, il nostro protagonista, che per caso incontrò una giovane fanciulla in visita sulla terra.
    Questo racconto narra di un potere magico, capace di raggiungere ogni cosa….
    Anche la più lontana…..
    Il potere di un amore e di una amicizia.
    Desiderio è il nome di questa emozione, il nome di una giovane fanciulla che viveva in un posto molto lontano, un pianeta chiamato Venere, distante dalla casa di Cippo appena 9 mila anni luce…
    Il nostro amico ha appena deciso che avrebbe raggiunto la dolce fanciulla in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, e che avrebbe fatto di tutto per riabbracciare il suo Desiderio.
    Gli ostacoli da superare non erano pochi…. Il mezzo di trasporto era la prima tappa da superare.
    Venne in mente a Cippo di andare a rovistare tra i ferri vecchi che stavano nel suo garage ormai da anni, e cosi… trovò delle vite che avvitò e il pistone sistemò,carburatore e con il filo di frizione aggiungendo il radiatore il motore scoppiettante fece un balzo esilarante….
    Poiché ogni cosa di valore necessità un nome, cosi decise di chiamare il suo bolide RUN TO LOVE (correre per amare)
    Il secondo ostacolo che il nostro amico dovette superare fu imparare a guidare il suo bolide…..
    Si iscrisse ad un corso di scuola guida per conseguire la patente.
    Imparare rispettare le regole degli incroci e le relative precedenze, la segnaletica stradale, servi a Cippo capire quanto fosse importante saper vivere in mezzo al traffico di tutti i giorni, per non farsi del male e non procurare del male agli altri….
    I giorni passarono veloci per Cippo preso dai mille impegni che si era prefissato…
    Intanto il giorno dell’esame arrivò, anche il suo bolide era pronto, bellissimo, bianco come la purezza dell’amicizia e rosso come la passione che lui nutriva per lei…
    Non perse altro tempo, accese il bolide come accese la speranza che l’esame andasse bene, l’unico suo obbiettivo era quello di rivederla al più presto…..
    Durante il tragitto ripassò tutto quello che aveva imparato…….
    CON IL ROSSO IO MI STOPPO
    CON IL VERDE VADO Su
    SE IL DIVIETO INCONTRERò, MAI Più AVANTI IO ANDRò
    UN SEGNALE TRIAGOLARE TI AVVERTE di Ciò CHE STA PER ARRIVARE, NON SFIDARE MAI LA SORTE IL PERICOLO E ALLE PORTE
    QUELLI TONDI CON IL ROSSO SON DIVIETI A Più NON POSSO
    QUELLI TONDI CON IL BLU SONO OBBLIGHI… E NON SI DISCUTE Più….
    Quando finì l’esame, Cippo senti un senso di inquietudine, il timore di avere sbagliato qualche domanda lo terrorizzava.
    Ormai non c’era più tempo per riflettere sulle domande e capire dove avesse sbagliato, perché si trovò di fronte l’esaminatore.
    L’attesa dell’esito furono momenti infiniti.
    L’esaminatore lo guardò e con un sorriso pronuncio la frase che aveva voluto sentire da tanto tempo.
    LEI HA SUPERATO L’ESAME.
    Quelle parole non furono mai più dimenticate…..
    Gli ostacoli più importanti, il permesso di guida e il suo mezzo di trasporto, non erano più motivo di preoccupazione, adesso quello che rimaneva da fare era preparare tutto il necessario per affrontare il suo primo viaggio nello spazio.
    Dopo un paio di giorni sentì che il momento era arrivato, la felicità era immensa, era riuscito a mantenere la promessa che le aveva fatto quando lei era partita….
    Senza pensare più a nulla accese il bolide e diede il massimo del gas….
    Tutto filava liscio come l’olio, il suo bolide andava velocissimo e calcolò che con quella andatura in poco tempo avrebbe rivisto Desiderio..
    Uno strano rumore che veniva dal motore attirò la sua attenzione, dopo un po’ ne ebbe la conferma, una spia rossa segnalava un guasto….
    Cosa aveva causato quel guasto? Questo ed altri interrogativi gli vennero in mente.Mentre cercava una risposta, il bolide perse quota e si inabissò nel mare.
    Il sogno si infranse, quel viaggio così sofferto era giunto al capolinea,Desiderio sembrava lontana e si chiese se l’avrebbe rivista.
    Ebbe l’impressione di udire la sua voce, fu in quel momento che capì di non doversi abbattere.
    Si ricordo la prima domanda che si fece,quando per la prima voltra sentì il rumore.
    Cosa poteva averlo causato?
    Si rese conto che la spia rossa era il segnale che del carburante…..
    La sua amica Desiderio aveva occupato cosi tanto i suoi pensieri, e la voglia di rivederla era stata così grande che egli si era dimenticato di controllare se nel bolide c’era il carburante….
    L’abilità del nostro protagonista nel costruire un motore che non inquinasse , si rivelò un gran successo.
    Aveva costruito un motore che funzionava ad acqua, e lui era immerso in un mare d’acqua.
    Bastò tirare con una mano la leva per aprire il tappo del serbatoio,e pian piano si riempì facendo riprendere forza al motore.
    Spinse al massimo dei giri il motore , sfrecciando uscì dal mare, destinazione lo spazio….
    Appena raggiunta l’orbita terrestre si immise nel traffico, e segui la segnaletica.
    Per primo incontrò un satellite: la luna
    Poi si diresse verso un pianeta Saturno la cui caratteristica sono i tanti anelli
    Passò poi per Giove, Marte ed infine raggiunse il pianeta Venere.
    Sul pianeta Venere si narra una leggenda, dicono che lì vivono le donne più belle dell’universo.
    Il cuore gli batteva tanto, l’emozione di rivederla era fortissima.
    Ricordava il suo sorriso, i suoi dolci occhi e la sua simpatia.
    Non si stupì quando la vide in mezzo a tanta gente che la guardava con ammirazione, tutti erano stregati dal suo fascino.
    Arrivò il momento che aspettava da tanto tempo si trovava a pochi metri da lei.
    Ma una cosa lo intristì, vide un giovane bello e muscoloso che le mise un braccio intorno al collo, pensò che forse si era dimenticata di quel ragazzo conosciuto sulla terra.
    L’idea di andare fin lì senza sapere se lei ci tenesse a rivederlo, gli parse sbagliata.
    Decise di andare via…..
    Ma in quel preciso istante Desiderio lo vide e corse subito per fermarlo.
    Capirono quello che viveva dentro i loro cuori non era solo un’ amicizia ma un grande amore.
    Si abbracciarono e dal quel giorno non si lasciarono mai……
    QUELLO CHE STO PER DIRE E' MOLTO IMPORTANTE
    UNA GUIDA SICURA VI PORTERA' NELLE STELLE PIU' LONTANE…

    (Carlo D'oro)



    ATTUALITA’


    Olimpiadi Rio 2016, Alex Schwazer squalificato otto anni: "sono distrutto".

    Accolta richiesta Iaaf. Il marciatore in silenzio per 45 minuti. La notte tra mercoledì e giovedì segna anche la fine della carriera di Alex Schwazer, squalificato per otto anni per doping.

    "Sono distrutto": e' la prima reazione del marciatore alla notizia della squalifica di otto anni per doping decisa dal Tas. Quando gli e' stata comunicata la sentenza, Schwazer - fanno sapere dal suo entourage - ha pronunciato queste parole e poi e' rimasto in silenzio per 45' minuti.

    "Ci vuole rispetto per le persone": così Schwazer ha risposto ai giornalisti che lo hanno avvicinato all'interno di un bar dove, con lo sguardo perso nel vuoto ed evidentemente teso, ha atteso la fine di una conferenza stampa organizzata nella serata brasiliana dal suo entourage per commentare la notizia della lunga squalifica. In particolare, l'allenatore del marciatore, Sandro Donati, ha detto che "era un verdetto che ci attendevamo. Abbiamo cercato di dissuadere Alex dalla volontà di andare avanti, ma lui voleva inseguire fino all'ultimo il sogno di correre a Rio. Ora torneremo il prima possibile in Italia". Donati - che durante la conferenza stampa ha più volte attaccato la Federazione internazionale di atletica - ha poi sottolineato che "ora Alex ha l'equilibrio per affrontare la vita oltre l'atletica: ci aveva già detto che comunque avrebbe smesso di correre dopo Rio".

    Il Tas non gli ha creduto. Era venuto a Rio convinto di poter marciare la sua Olimpiade, e invece dal Tas arriva una mazzata. Otto anni di squalifica per Alex Schwazer, il pesante verdetto dei giudici del Tribunale arbitrale che non hanno creduto alla difesa matta e disperatissima del marciatore altoatesino: una sentenza arrivata dopo quasi due giorni di camera di consiglio e un dibattimento fiume, e che mette la parola fine alle speranze dell'atleta. Anzi gli infligge un'altra batosta su una carriera già pesantemente funestata dai quasi quattro anni di stop, per la positività all'epo, allora alla vigilia dei Giochi di Londra. Cambia scenario e quadriennio, ma il macigno per Schwazer diventa ancora più pesante: il Tas ha infatti accolto in pieno la richiesta della Iaaf che voleva un bando di otto anni - vista la recidività - per la positività agli steroidi riscontrata a gennaio scorso.

    Schwazer si era subito professato innocente, dicendo che al contrario di 4 anni fa - quando ammise le sue responsabilità - stavolta non aveva mai fatto ricorso a sostanze proibite. E aveva annunciato battaglia, professando la sua innocenza: si era spinto fino a Rio con il pool di legali e il suo tecnico, Sandro Donati, per tentare il tutto per tutto e dimostrare che in quella positività c'erano troppe anomalie. Due giorni fa Schwazer era comparso davanti al panel, i legali, Donati e poi lo stesso atleta erano stati sentiti a lungo. Schwazer era apparso motivato e convinto di poter gareggiare nella prova di marcia olimpica: "è abituato a vincere le sue gare" avevano detto i legali, senza nascondere però un certo pessimismo. "La sentenza è già stata scritta" si erano lamentati i suoi avvocati. La federazione internazionale non aveva però battuto ciglio, ribadendo la volontà di punire l'atleta alla seconda positività: otto aveva chiesto e otto anni il Tas ha inflitto. Per Schwazer cala il sipario. Da Rio l'addio è amaro.
    (Ansa)





    Pronto lo 'specchio' del Dna umano.

    E' sintetico e permette analisi e diagnosi più accurate. Realizzato lo 'specchio' del Dna: è una copia speculare sintetica della molecola della vita, chiamata Sequina. Può aiutare a esplorare meglio il Dna e a rilevare le mutazioni genetiche più rare responsabili di malattie. La tecnica, pubblicata sulla rivista Nature Methods e resa disponibile gratuitamente a tutta la comunità scientifica, è stata messa a punto in Australia, dal gruppo del Garvan Institute of Medical Research guidato da Tim Mercer.

    Il genoma umano è una complicata sequenza di oltre 6 miliardi di 'lettere' del Dna. Anche se ora è possibile sequenziare, abbastanza velocemente ed economicamente, quello di una persona, la sua analisi è molto difficile, tanto che con i metodi attuali molte aree del genoma non possono essere analizzate a fondo e la funzione di molti geni resta sconosciuta. Per superare questi ostacoli i ricercatori australiani hanno messo a punta una tecnica basata su sequenze di Dna sintetico, ottenute cioè in laboratorio, speculari rispetto al Dna umano.

    Le Sequine vengono utilizzate nell'analisi del Dna, aggiungendole ai campioni biologici di un individuo e funzionano come un controllo interno che permette di valutare sensibilità e accuratezza dell'analisi. L'idea alla base è semplice, dice Mercer: ''l'immagine-specchio del Dna''. Confrontando cioè il Dna naturale con il Dna specchio accade qualcosa di simile a quando facciamo combaciare le dita delle mani: queste ultime sono specularmente diverse, ma a ogni dito ne corrisponde uno analogo.

    Un'area in cui le Sequine potranno essere impiegate è la diagnosi dei tumori, secondo i ricercatori. ''Incorporandole nei test diagnostici - conclude - se ne migliorerà l'affidabilità e si ridurranno le diagnosi errate''. ‬
    (Ansa)





    Il riscaldamento globale sta già facendo salire il mare.

    Esperti, non rilevato da satelliti per colpa eruzione vulcanica. Il cambiamento climatico ha già impresso un'accelerazione all'innalzamento del livello del mare, anche se i satelliti non l'hanno rilevata. È quanto sostiene un team di scienziati capitanato dal Centro statunitense per la ricerca atmosferica, che dà la colpa alla potente eruzione del vulcano Pinatubo, nelle Filippine.

    Le osservazioni satellitari, iniziate nel 1993, indicano che il livello del mare è salito in modo costante di 3 millimetri ogni anno. I ricercatori, tuttavia, contestano il dato, sostenendo che a causa del riscaldamento globale in atto gli oceani si sono innalzati più rapidamente.

    La ragione va ricercata nell'eruzione del Pinatubo del 1991, che ha temporaneamente ridotto il riscaldamento del Pianeta per via del pulviscolo vulcanico che ha bloccato i raggi del sole.

    L'evento, in altre parole, avrebbe abbassato il punto di partenza delle osservazioni satellitari, distorcendo i calcoli nei due decenni a seguire.

    "Usando un modello climatico per rimuovere l'effetto dell'eruzione del Pinatubo, abbiamo visto che nelle nostre simulazioni l'innalzamento del livello del mare accelerava", spiegano gli studiosi, secondo cui "ora che gli effetti del Pinatubo si sono affievoliti, l'accelerazione risulterà evidente già nelle misurazioni del prossimo decennio".
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Tom à la ferme




    locandina


    Un film di Xavier Dolan. Con Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu, Manuel Tadros.


    Dramma esistenziale che deraglia nel thriller psicologico.
    Marzia Gandolfi


    Tom ha amato Guillaume di un amore grande che adesso vorrebbe condividere con i suoi cari. Lasciata Montréal alla volta della campagna canadese, Tom raggiunge la fattoria della famiglia di Guillaume per partecipare l'indomani al suo funerale. Molto presto si rende conto che Agathe, madre di Guillaume, ignora l'omosessualità del figlio. Informato dei fatti è invece Francis, fratello maggiore e omofobico del defunto, che costringe Tom a mentire sulla sua natura e sulla natura della sua relazione con Guillaume. Imprevedibile e violento, Francis esercita su Tom sgomento e attrazione. Indeciso se andare o restare, Tom chiede aiuto a Sara, una collega spacciata per la fidanzata di Guillaume.
    I film di Xavier Dolan, enfant prodige del cinema canadese, hanno la bellezza estenuata della bocca dopo un bacio, di un rossetto sbavato oltre la linea di contorno, che dice così bene della crudeltà dell'amore, della vita e della difficoltà di viverla. Al suo quarto lungometraggio, Xavier Dolan è già fenomeno da seguire. Provocatorio e tagliente, come le foglie di mais d'estate che 'spezzano' i polsi di Tom in fuga da Francis, Dolan realizza un dramma esistenziale che deraglia nello psychological thriller, contempla elementi horror ed è a suo modo un mélo patologico, la drammatizzazione di una patologia (l'omofobia) che prende la forma filmica del melodramma.
    Privo degli eccessi barocchi, del gusto kitsch e dello sfarfallio dell'estetica queer di Laurence Anyways, Tom à la ferme denuncia con forza narrativa e scarti sonori la rimozione in nome della pacificazione. L'idea di pacificazione, sostenuta da Francis per proteggere il genitore dalla verità circa l'omosessualità del figlio perduto, sostituisce la testimonianza con la negazione delirante della realtà, che rischia di inghiottire il protagonista. Portatore di una natura (in)quieta e di tracce femminili sull'asprezza maschile, il Tom del titolo è apertura erotica all'altro e di conseguenza minaccia, sfida e provocazione per Francis, che incarna l'ostinazione ottusa della massa e di una mentalità che nella pulsione gregaria cerca riparo dalla solitudine della libertà e della responsabilità individuale. In balia di una precarietà economica, sociale ed esistenziale, Francis sprofonda in un'angoscia insopportabile che sfoga sul corpo di Tom, a cui guarda con sospetto risentito e desiderio malcelato.
    Tom à la ferme diventa a poco a poco, e in un modo perturbante, la perlustrazione di un microcosmo della provincia, che rivela un malessere latente e una profonda crisi di ruoli, rapporti e relazioni. In assenza di figure paterne poi il male circola in maniera strisciante, impalpabile, quasi metafisica. Tom, interpretato da Xavier Dolan, è il principio di realtà che Francis, impegnato a negarsi, combatte. Tom è un rimosso che vorrebbe cancellare e che invece ritorna nella forma dell'incubo, spaventandolo a morte, irritandolo a morte. Ma come sa bene Tom, per generare un autentico cambiamento è necessaria la memoria della nostra provenienza. Da qui il viaggio in direzione di una regione rurale (e simbolica), dentro i segreti della provincia, gli orrori della porta accanto, la solitudine dolente dei personaggi che hanno cancellato la relazione con quella memoria, l'hanno falsificata rigettando qualsiasi obiezione.
    Con distanza ironica e stile appariscente anche quando indossa 'abiti' dimessi, Tom à la ferme esclude il sacrificio fanatico del suo protagonista, ritrovando la strada per la 'civiltà' e il colore giusto per avanzare. Nonostante lo strappo mai ricucito e rimasto lì, aperto e slabbrato, come una piccola finestra sul male che ancora insidia Tom.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    “È una scoperta archeologica travolgente.
    Reperti distesi sul fondo del mare, ricoperti e protetti dalla sabbia,
    sono stati stupendamente conservati per secoli”.
    (Prof. Barry Cunliffe, archeologo dell’Università di Oxford)


    HERACLEION


    Heracleion, nota anche come Thonis, era una città dell'antico Egitto situata nel Delta del Nilo, le cui rovine si trovano sommerse nella baia di Abukir, a 6,5 km al largo della costa, in un’area di ricerca di 11 per 15 km, a 20 km da Alessandria. Era un importante città portuale dell’antico Egitto costruita probabilmente tra il VII e VI sec. a.C.

    La città si trovava in origine su una delle isole del Delta del Nilo, ed era attraversata da una rete di canali. Possedeva diversi ancoraggi ed un grande tempio dedicato a Khonsu, che i greci identificarono con Eracle. Era anche il luogo della celebrazione dei Misteri di Osiride, che si compiva ogni anno durante il mese di khoiak. Il dio nella sua barca cerimoniale veniva portato in processione dal tempio di Amon cittadino fino al suo santuario a Canopo.
    Heracleion prosperò particolarmente tra il VI ed il IV secolo a.C. come dimostrano numerosi ritrovamenti archeologici: in questo periodo fu probabilmente il principale porto d'Egitto. Il faraone Nectanebo I, che regnò dal 380 al 362 a.C., ordinò molte aggiunte al tempio.
    La città affondò nel VI o VII secolo d.C., probabilmente a causa di grandi terremoti e/o inondazioni. Le rovine della antica Heracleion furono trovate sui fondali della Baia di Abukiralle foci del Nilo.

    …miti e leggende…



    Fino a tempi recenti, la città di Heracleion era nota solamente da poche fonti letterarie ed epigrafiche. Nel periodo greco le origini leggendarie di Heracleion venivano fatte risalire al XII secolo a.C.. Secondo la tradizione, Paride ed Elena vi rimasero bloccati durante la loro fuga da Menelao, prima che iniziasse la guerra di Troia.
    Tra le testimonianze storiche antiche, la città viene citata da Diodoro Siculo (1.9.4) e Strabone (17. 1.16), oltre che da Erodoto (2.113). Questa città misteriosa, secondo Diodoro Siculo fu chiamata così in onore di Ercole, salvatore della città da un’alluvione del fiume Nilo, ma non esistevano prove che dimostrassero la sua reale esistenza sua eccezionale scoperta.
    Una fonte riferisce che la città fosse un emporion, allo stesso modo della più famosa Naucratis. Tra i reperti che la menzionano c'è la Stele di Naucratis, realizzata sotto Nectanebo I: nella stele si specifica che un decimo delle tasse d'importazione delle merci giunte a Thonis/Heracleion spettava al santuario di Neith a Sais. Una copia identica di tale stele è stata ritrovata proprio nel sito subacqueo dove sorgeva Heracleion.Viene citata anche nel Decreto di Canopo, onorante Tolomeo III.
    Sprofondò quasi sicuramente a causa di un maremoto provocato da un forte terremoto, circa 1.200 anni fa. A conferma vi è il fatto che le mura e le colonne caddero tutte dalla stessa parte.

    Heracleion per gli antichi Greci, Thonis per gli Egizi, prima della fondazione di Alessandria nel 331 a.C., conobbe momenti gloriosi. Nel XII secolo A.C., la città già fiorente conobbe un periodo di straordinaria ricchezza. Fu una tappa obbligatoria per chiunque volesse entrare in Egitto, come tutte le navi provenienti dal mondo greco. Ebbe anche grande importanza religiosa, probabilmente a causa del tempio dedicato ad Amon, con il suo ruolo importante nei riti connessi con la continuità dinastica.
    Aveva grandi bacini ed era il cuore pulsante degli scambi commerciali tra Mediterraneo e Nilo. Tra le strade sommerse della città sono stati trovati numerosi reperti preziosi fra cui monete e gioielli, che testimoniano che la popolazione residente doveva avere un elevato tenore di vita, oltre ai preziosi riaffiorarono resti di case, templi, strade, infrastrutture portuali, una statua di Isis di un metro e mezzo, la testa della statua di una sfinge, un colosso di granito rosso di sette metri, una stele in granito nero con inciso il nome di Heracleion, una muraglia lunga 50 metri con delle travi in legno. Fu una città misteriosa, al confine tra leggenda e realtà, fino al 2000, anno in cui fu ritrovata. Ad effettuare la straordinaria scoperta, è stato il famoso archeologo francese Franck Goddio presidente e fondatore dell’Institut Européen d’Archéologie Sous Marine di Parigi. Goddio si imbatte accidentalmente nelle navi da guerra impiegate da Napoleone nella battaglia del Nilo del 1798, quando venne sconfitto dall’ammiraglio britannico Nelson.

    Tra gli altri ritrovamenti ci sono: amuleti dell’epoca tolemaica raffiguranti le divinità egizie di Iside, Osiride e Horus, monete d’oro, stele giganti, scritte egiziane e in greco antico; la stele del faraone Nactanebo I, che ricorda nell’aspetto quella di Naucrati, custodita presso il Museo Egizio del Cairo; santuari ben conservati nel cuore della zona del tempio, oggetti votivi, gioielli, cimiteri di navi a circa un miglio dalla foce del Nilo; almeno 10 relitti, forse uno stratagemma per bloccare le navi nemiche all’ingresso della città portuale; inoltre, più di 700 ancoraggi, pesi commerciali per attribuire valore alle monete, e pesi in piombo, alcuni di provenienza ateniese (è la prima volta che pesi come quelli vengono rinvenuti in terra d’Egitto). Il grande tempio di Amon e di suo figlio Khonsou. Ed ancorae 60 navi sepolte nella sabbia da uno spesso strato di argilla sul fondo del mare,Monete d’oro e pesi realizzati in bronzo e pietra; grandi statue di 16 metri e centinaia di piccole statue di divinità minori; lastre di pietra con incisioni in greco e egiziano antico; diversi piccoli sarcofagi di calcare che si crede potessero contenere animali mummificati.

    (Gabry)





    domina-musica


    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


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    La musica del cuore



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    foto:orrorea33giri.com



    ‪Miguel Bosé - Super Superman



    Miguel Bosé (o meglio Miguel Luchino González Bosé) divenne l’idolo di tutte le teenagers italiane a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 grazie al fisico piacente. Figlio d’arte (la mamma attrice, il papà torero) ha raggiunto la notorietà in terra italica grazie alle sue imprescindibili performance vocali che lo portarono a vincere il Festivalbar nel 1980 con la magnifica “Olympic Games”.

    Il suo capolavoro però rimane l’insuperabile “Super Superman” dove il belloccio iberico dal capello biondo, su una piacevole base disco, decanta le doti del supereroe con la sua flebile vocina. Ahimé il buon Miguel non parla di super-udito, super-forza e così via, ma di super-touching e super-loving trasformando il pezzo in un magnifico inno gay degno dei migliori Village People: “Super superman, how do you feel among the young men? Super-dancing, Super-moving, Super-touching, Super-loving”......


    fonte:orrorea33giri.com







    Super Superman


    Super superman
    Don’t you understand we love you?
    Super superman
    Don’t you know you are my hero?
    Knock’em dead!
    Superman!
    Knock’em dead!
    I’ll tell you how to hit the beat
    Superman!
    Super superman
    Can’t you see I am your first fan?
    Teach me how to fight
    Tell you how to dance zit all right
    Come on to fifty four
    Pick me up before it’s midnight
    Super superman
    How do you feel among the young men?
    Super-dancing
    Super-moving
    Super-touching
    Super-loving
    Superman!… Superman!… Superman!
    I’ll tell you how to hit the beat…
    Superman!
    Come on to fifty four you Superman !
    Super-dancing
    Super-moving
    Super-touching
    Super-loving
    Come on to fifty four you Superman


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Scherma: Elisa Di Francisca argento nel fioretto. Ue ringrazia l'azzurra: bandiera gesto molto bello.

    Azzurra si arrende in finale contro la russa Deriglazova per 12-11. Quello di Elisa Di Francisca, che ieri ha sventolato la bandiera della Ue al momento della premiazione per l'argento nella scherma a Rio, è stato "un gesto personale molto bello" che ha sottolineato il "ruolo positivo dello sport, che permette di costruire network e permette il dialogo" tra le diverse culture. Lo ha detto la portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva, precisando che la Ue a settembre "celebrerà lo sport" anche per "il suo valore per incoraggiare il rispetto reciproco ed il dialogo".

    Mogherini, Di Francisca "brava due volte" - "La bandiera dell'Europa, gli ideali della meglio gioventù. Brava due volte @ElisaLovesJesi #DiFrancisca #Rio2016". Lo ha twittato l'alto rappresentate per la politica estera della Ue, Federica Mogherini, con la foto della fiorettista azzurra che mostra la bandiera della Ue con al collo la medaglia d'argento conquistata ieri a Rio.

    Un argento, quattro anni dopo l'oro di Londra, con una dedica speciale all'Europa, dodici stelle d'oro su uno sfondo azzurro. Elisa Di Francisca si ferma ad un passo dall'impresa di bissare il titolo olimpico, ma questa medaglia d'argento non è solo per l'Italia. Nei suoi pensieri ci sono "Parigi e Bruxelles", sconvolte dagli attentati terroristici ad opera dell'Isis, e l'azzurra appena scesa dal podio ha tirato fuori dalla tasca una bandiera dell'Europa e l'ha sventolata. "L'ho fatto per mandare un messaggio - ha spiegato - l'Europa esiste ed è unita. L'ho fatto per Parigi e per Bruxelles. Se restiamo uniti possiamo sconfiggere il terrorismo, non diamogliela vinta all'Isis. Il loro obiettivo è di farci chiudere dentro casa". Di Francesca ha ammesso di essere rimasta molto colpita dagli attentati, e che da tanto aveva in mente una dedica per l'Europa contro il terrorismo. "Dobbiamo abbattere le barriere e creare un'Europa davvero unita - ha aggiunto - vogliamoci più bene e dimostriamo che siamo capaci di volerci bene".

    La delusione per non essere riuscita a vincere è ancora lì nel suo viso scavato dalla fatica, ma c'è anche la consapevolezza di essere andata ancora una volta a podio ai Giochi dopo il trionfo di Londra: "Avrei una gran voglia di tornare in pedana e prendermi subito la rivincita contro la russa (Deriglazova) - ha confessato la 33enne di Jesi - Purtroppo alla fine non ho sfruttato bene il tempo rimasto. Questo è l'unico rimpianto che ho. Per il resto ho lottato come sempre (recuperando quattro stoccate nel finale) perché sono una guerriera, ma non ho trovato l'equilibrio giusto. Ci riproverò, non smetto certo di fare scherma".

    Adesso si godrà la festa, ma non smetterà di fumare: "Avevo promesso di smettere con le sigarette nel caso avessi vinto l'oro. Ma dato che ho preso 'solo' l'argento, fumerò ancora per un pò". Ha ancora voglia di scherzare in zona mista, e nemmeno una domanda sulla Errigo riesce a rovinargli la festa: "Avrei voluto che arrivasse in finale - ha concluso - dopo Londra meritava di avere la sua vendetta. Sarebbe stato bello per lei dopo quella stoccata che ci ha separato quattro anni fa. Posso solo dire che le voglio bene e la stimo. Forse è arrivato qui troppo carica con la voglia di spaccare il mondo". Quel mondo che la Di Francisca vorrebbe vedere unito e senza paura.
    (Ansa)




    Crepuscolo Federica Pellegrini "ma non voglio finire così".
    Dopo Londra altro flop olimpico: litiga e poi "Basta lacrime". Ancora un tunnel, di nuovo un buco nero in cui la maledizione olimpica l'ha ricacciata dentro. Federica Pellegrini non vuole dire addio al nuoto, almeno non vuole farlo così, tra le lacrime: ma certo la delusione per quel podio mancato nei 200 stile, e poi l'eliminazione nella staffetta a poche ore dal primo choc, è un dolore che anche per una fenice come lei, abitata a rialzarsi e rinascere ogni volta, difficilmente andrà via. Era successo a Londra nel 2012 e il tonfo aveva fatto clamore; allora si era fatta da parte per un periodo, ma aveva promesso di riscattarsi a Rio. In Brasile però la sconfitta sa di crepuscolo, e pensare di arrivare a Tokyo quando avrà 32 anni è davvero difficile.

    La campionessa dell'acqua, che ad Atene a sedici anni regalò un argento al nuoto rosa che mancava da troppo tempo, la stessa che a Pechino si consacrò con un oro da record, alle Olimpiadi, dopo di allora, ha sempre fallito: "La sconfitta nei 200 mi ha fatto vedere tutto nero, nerissimo - dice quando la rabbia ha lasciato un po' di spazio alla riflessione - e ho detto 'basta'. Ma non voglio smettere piangendo, non voglio finirla così". Lo ripete come un mantra, e sa che il film che sta rivedendo ha un finale più amaro di quello di quattro anni fa: allora si era presa una pausa di riflessione, con la consapevolezza che un'altra chance ai Giochi c'era. A Rio, appunto. Ma adesso che anche dal Brasile torna via senza niente la prospettiva è più dura: per i prossimi Giochi la strada è lunga, e la vita in acqua troppo faticosa per reggere ancora. Lo fa capire lei stessa, che in una notte è passata dalla voglia di dire addio al nuoto, a pensieri meno definitivi. In mezzo però tanta rabbia, che non riesce a trattenere: "Ho 28 anni, se ancora si dice che subisco la gara di testa, tiro cazzotti a tutti" la risposta scomposta dell'azzurra. E i nervi restano tesi anche quando decide di rinunciare alla gara dei 100 stile, mentre si presenta ai blocchi delle batterie della 4X200.

    "Usate il buon senso - il post decisamente sopra le righe sui social - non faccio i 100 semplicemente perché subito dopo c'è la staffetta". E intanto però dà del "coglione" a un follower che invece la invitava a non dare forfait. Aveva parlato di "incubo", si era sentita "morta": le riflessioni amare l'avevano spinta a scrivere "forse è tempo di cambiare vita: fa così male questo momento che non potrei descriverlo. Non è un dolore di uno che accetta quello che è successo, anzi è un dolore di una che sa cos'ha fatto quest'anno, la determinazione che ci ha messo, il mazzo che si è fatta". Poi torna in acqua ci mette di nuovo la faccia: "Il nuoto mi piace, i 200 sono la mia gara, il mio cuore, prima di dire basta devo pensarci bene - sottolinea - Ho pianto tanto e non voglio che finisca così. E' brutto sentirsi come se ti avessero appena preso a pugni, un male così poche volte l'ho sentito. Ho detto basta, perché mi ero ripromessa di non vivere più delusioni così. Non voglio però che finisca così. Le mie Olimpiadi sono chiuse. Se sono le ultime? Non voglio decidere adesso, certo avrei 32 anni". E allora torna l'idea-scappatoia di fermarsi per un po', una nuova pausa di riflessione: dall'altra l'olimpionica era tornata e si era ripresa medaglie e speranze.
    (Ansa)




    Ride nuota vince,a 21 ori mito Phelps diventa umano.
    Tifo e show per americano: figlio su spalti, poi lacrime e battute. E sono 21 ori, tre dei quali a Rio 2016, le Olimpiadi del ritorno e forse dell'addio. Michael Phelps, il cannibale di Baltimora, a 31 anni è ancora il più forte di tutti, e di gran lunga: va oltre il mito, perché dopo essere diventato il più vincente nella storia a cinque cerchi, anche in Brasile continua a essere un collezionista seriale di medaglie. Meglio se del metallo più prezioso. Prendendosi la rivincita per l'oro mancato a Londra 2012, ha trionfato nei 200 farfalla, con 1'53"36, lasciando al quarto posto il suo ex amico e rivale sudafricano oro quattro anni fa Chad Le Clos, davanti al sorprendente giapponese Masato Sakai e alla giovane promessa ungherese Tamas Kenderesi. Arriva a quota venti e nemmeno un'ora dopo raggiunge quota 21 ori, più di quanti ne abbiano vinto Giamaica, Argentina o Austria. Phelps vince la staffetta 4X200 sl insieme con Conor Dwyer, Francis Haas e Ryan Lochte. "Fare una doppietta come questa è molto più difficile di una volta - racconta -, non ci sono dubbi, anche con la pausa di un'ora. Aspetto con fiducia il resto della settimana: non siamo neppure a metà strada, e rimangono sette gare", per gli Usa. Phelps è atteso dai 200 misti e dai 100 farfalla.

    "Era l'ultima volta che nuotavo i 200 farfalla - racconta ancora-. E' pazzesco pensarci. Ma rivedere il numero uno accanto al mio nome e ancora una volta su questa specialità, non poteva andare meglio". Anche fuori dalla vasca abbiamo assistito ad un vero e proprio Phelps show, per la gioia delle tv americane che lo hanno seguito a milioni, in prime time. Prima c'è stato il 'finger wagging', cioè il dito alzato ormai simbolo della vittoria per i nuotatori a stelle e strisce, quando era ancora in acqua dopo i 200 farfalla. Per molti commentatori è stato un 'gestaccio' contro Chad. Perché l'hai fatto gli chiedono in conferenza stampa, dopo il 21.mo oro. "Non saprei. Mi è venuto così. Essendomi sfuggito il 2012, ho rosicato e questa era la vittoria che volevo. Volevo davvero recuperarla". E su Chad: "Siamo avversari. Non voglio che vinca e lui non vuole che vinca io. Ha talento". Dopo i 200 farfalla, Phelps rimane a bordo piscina, silenzioso come si preparasse alla seconda sfida, ma commosso, mentre il pubblico carioca, entusiasta, lo applaude con una standing ovation. Poi l'abbraccio, con decine di fotografi alle sue spalle, con il piccolo Boomer, 3 mesi, sugli spalti con la mamma Nicole Johnson.

    "Avrei voluto tenerlo in braccio più a lungo, come mi succede ogni sera. Felice di vederlo ancora sveglio, normalmente dorme tutto il tempo", racconta ai giornalisti. Se la prima cerimonia di premiazione è stata quella delle lacrime per la vittoria ritrovata dopo Londra, la seconda verrà ricordata come quella della risata durante la note dell'inno americano, lo 'Star Spangled Banner', suscitando un pandemonio sul web. Ad un certo punto dell'inno, quando recita "Oh say does that star-spangled banner yet wave", la bandiera a stelle e strisce sventola, dal pubblico qualcuno urla "Oh!". E' uno dei suoi amici. Phelps si mette a ridere, ma solo a Baltimora, la principale città del Maryland, hanno capito perché. Succede sempre nel pre partita degli Orioles, la mitica squadra locale di baseball, in occasione dell'inno nazionale.
    (Ansa)

    (Gina)





    BALLIAMO!!!




    Danza Tradizionale Messicana




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    danza messicana
    La danza tradizionale messicana è molto ricca
    e varia da regione a regione, non solo per quanto riguarda il tipo di ballo, ma anche per il tipo di musica e la diversità e vivacità dei costumi.

    Si hanno oggi numerose danze che portano indelebili i segni delle matrici storiche che le hanno generate. Riassumendo, troviamo:

    messico5> Danze di origine pre-ispanica di carattere religioso.
    Si tratta infatti di reminiscenze di danze rituali che venivano eseguite dagli antichi Aztechi, Maya, ed altre popolazioni altamente organizzate (sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista religioso, scientifico ed artistico). Le musiche vengono eseguite da tamburi, flauti mesoamericani, sonagli vegetali legati alle caviglie, ed altri;

    > Al nord troviamo balli perlopiù di coppia, forti ed energici, risultato dell’integrazione delle varie culture europee approdate in Messico lungo la sua storia, come le polke ed i “schottis” di origine est-europeo, ma diversificati ulteriormente per conferire la distintiva impronta messicana. Le musiche sono eseguite da un connubio fra la fisarmonica e le chitarre;

    > Al centro-ovest, balli nettamente popolani dalla notevole vivacità ed allegria, tanto che sono arrivati ad essere i rappresentanti dela danza tradizionale messicana nel mondo; infatti il ballo nazionale, il “Jarabe Tapatío”, proviene da questa regione. Le musiche sono interpretate da complessi musicali chiamati “mariachi” (pronuncia: mariaci) comprendenti chitarre, vihuela, guitarrón, violini e trombe, che hanno varcato le frontiere messicane per diventare diffusi in tutta l’America Latina e perfino in Giappone!;

    > A est, sulla costa del Golfo del Messico, balli caratterizzati dal tipico battere dei piedi (“zapateado”) fra altro, al ritmo di musiche particolari, molto apprezzate internazionalmente (come “La Bamba”) ed eseguite con la “marimba” (specie di xilofono in legno);

    > A sud, balli più dolci e soavi, ma non meno elaborati, eseguiti anch’essi con la marimba.

    Una gran maggioranza di tutti questi balli, comunque, hanno un fattore comune: il corteggiamento dell'uomo nei confronti della donna; il rifiuto civettuolo di questa insieme ad un incoraggiamento, ed infine la conquista.

    L’esecuzione di tutta questa diversità in stili di danza, richiede, a quelli che vi si avvicinano per la prima volta, una gran curiosità per la cultura messicana ed un grande amore per la danza in generale, amore che culmina nel conseguimento di una espressione sentimentale appagante. Tutti gli stati d’animo trovano sfogo nella danza messicana.

    Di gran varietà sono i costumi che cambiano a seconda dello Stato. In ognuno dei 31 stati vi sono 100, a volte 200 costumi diversi, e sono particolarmente sgargianti, con colori assolutamente unici per la loro straordinaria intensità.

    Sono, dunque, tutte danze all'insegna dell'amore e della gioia di vivere, analogamente a com'è, del resto, il temperamento del popolo messicano!




    Articolo scritto da Susana Moraleda
    Direttrice e Coreografa Ballet Folklórico Mexicano “Los Rancheros”
    di Roma


    fonte:http://www.danzadance.com/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    PROFUMI DI STORIA


    dal 16 settembre 2016 al 26 febbraio 2017




    La storia, quella con la S maiuscola, non è fatta solo di battaglie, incoronazioni e altri grandi eventi. È fatta anche di profumi. Chissà, ad esempio, se la Storia sarebbe stata la stessa nel caso in cui Cleopatra non avesse usato i suoi mitici unguenti profumati! Via via, il profumo è stato ed è, strumento di seduzione, medium per subliminali messaggi, fragranza in grado di avvicinare alla divinità, ma anche modo per occultare l’olezzo di corpi mai lavati e di ambienti dove l’igiene non aveva casa.
    Di tutto questo da conto l’affascinante mostra “Profumi di storia” che il Comune di Fratta Polesine, l’Università degli Studi di Ferrara e il Polo Museale Veneto con la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo propongono negli ambienti del Museo Nazionale Archeologico (recentemente riallestito) nella palladiana Villa Badoer. Alla realizzazione della mostra collabora la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
    L’esposizione, curata da Federica Gonzato con Chiara Beatrice Vicentini, Silvia Vertuani e Stefano Manfredini, dipana diversissime storie, tutte incentrate sul profumo e sull’arte profumiera.
    In mostra tremila anni di profumi, attraverso i loro contenitori: da quelli – aryballoi, alabastra e lekythoi – preziosissimi in alabastro, pasta vitrea o ceramica decorata dell’età greca e romana, a quelli più recenti, dove cominciano a “pesare” i marchi della grande profumeria planetaria di oggi. Insieme a oggetti, libri, antichi formulari e farmacopee, strumenti multimediali ed esperienze sensoriali.
    La mostra non offre solo reperti e documenti rarissimi, ma garantisce anche sensazioni e esperienze coinvolgenti. Tutti, ad esempio, potranno cimentarsi come “nasi”, alla scoperta delle diverse essenze e immaginando le loro composizioni, facendo appunto ciò che fanno i maghi della profumeria.
    Si annuseranno essenze diversissime, nella quasi totalità di origine vegetale. Compresa quella della mitica Rosa Centifolia, la varietà che, coltivata a Grasse in Provenza, offre la fragranza che rende unico Chanel n. 5. La casa profumiera parigina ha l’opzione sull’intera produzione della famiglia Muol, il miglior produttore di Centifolia, per i prossimi 100 anni. Per ottenere 1,5 chili di essenza vengono sacrificate centinaia di migliaia di rose, per l’esattezza una tonnellata di petali, per un controvalore economico a molti zeri.
    L’olio essenziale della rosa di Taif è il più costoso al mondo e se ne producono solamente 16 kg all’anno al costo di oltre 50 mila euro al chilo. La produzione è destinata in gran parte al Re della Arabia Saudita.
    Nulla di nuovo in questo: i profumi e l’arte profumiera hanno sempre affascinato le famiglie reali e principesche. Questa passione contagiò, tra le tante, Caterina Sforza e Caterina de’ Medici, ma soprattutto Isabella d’Este marchesa di Mantova, che nella città lombarda frequentava il suo rinomato laboratorio di profumeria, componendo lei stessa le preziose essenze”.
    Venezia era una capitale dei profumi. Qui venivano fatte arrivare le essenze più rare, provenienti da paesi lontanissimi. Qui operavano celebri “essenzieri”: Qui, non a caso, venne edito “I Notandissimi Secreti de l’Arte Profumatoria”. Correva l’anno 1555 ed era, per l’Occidente, il primo ricettario ufficiale dell’arte cosmetica.
    (www.archeomedia.net/)




    FESTE e SAGRE





    LA TORTA DOBOS



    La torta Dobos è una torta ungherese, composta da sei strati di pan di Spagna, di cui cinque rivestiti di crema di burro al cioccolato e l’ultimo ricoperto da un sottile strato di caramello ambrato. Quest’ultimo inizialmente aveva lo scopo di mantenere la torta fresca e morbida, dal momento che ai tempi non esisteva ancora alcun sistema di refrigerazione comunemente utilizzato.
    La ricetta della torta Dobos rimase segreta fino al 1924 quando 'inventore decise di regalarla, all’indomani della sua morte, alla Camera di Commercio di Budapest, in modo che ciascuno dei suoi membri potesse utilizzarla liberamente.

    La Torta Dobos fu creata dal pasticcere, cuoco e autore di libri di cucina József Dobos. Fu presentata all'esibizione nazionale generale di Budapest del 1885. Si racconta che i primi ad assaggiarla furono l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria e la consorte principessa Elisabetta di Baviera. Il favore della famiglia reale ben presto spinse la nobiltà austriaca a recarsi a Budapest per gustare la torta Dobos.
    Si narra che la principessa Sissi, quando soggiornava nel palazzo reale di Buda (l’Ungheria entrò nel 1867 a far parte dell’impero austro-ungarico) si recava furtivamente e in incognito nel Caffè Ruszwurn, la più famosa pasticceria di Buda, al fine di poter gustare la Torta Dobos di cui era diventata ghiottissima.
    Per aumentare ulteriormente la fama acquisita dalla sua torta, József Dobos successivamente si recò nelle principali località europee e in tutte le fiere. La torta assunse presto fama in tutta Europa, grazie anche alla promozione fatta da Dobos, che viaggiò a lungo presentandola.
    La torta inizialmente aveva sei strati. Col tempo, ogni casalinga, volendo dimostrare le sue capacità gastronomiche, ha aggiunto una cosa in più, fino quando il dobos è arrivato ad avere dodici strati e una forma rettangolare.

    L’ungherese József Dobos nacque in una famiglia di cuochi e in Ungheria divenne uno dei più grandi chef, famoso pasticcere e scrittore di libri di cucina. Possedette un negozio di alimentari, frequentato da persone ricche e influenti,
    che si dice fungesse anche da trattoria. L’ intento József Dobos era di realizzare un dolce che potesse durare di più di quelli preparati con crema pasticcera e panna. Voleva realizzare una torta che mantenesse la sua forma ed il suo sapore a lungo. La crema di burro al cioccolato gli diede modo di realizzarla.

    Come spesso avviene attorno alla nascita di dolci famosi, circola una leggenda.
    Si narra che un aiutante di Dobos avesse per sbaglio montato il burro con lo zucchero, invece che con il sale come a quei tempi si faceva abitualmente.
    Anziché buttare la crema, dopo averla assaggiata, Dobos la mescolò con uova, il cioccolato fuso, la profumò con il rhum e la utilizzò per farcire una torta di sua invenzione.
    Il Caffè Ruszwurn di Buda è oggi una delle poche pasticcerie in cui la Torta Dobos viene preparata seguendo le indicazioni della ricetta originale.

    La tomba di József Dobos si trova nel cimitero monumentale di Farkasréti a Buda.
    Una grossa torta scolpita in marmo sul marmo della tomba ricorda al mondo la genialità del suo inventore.

    (Gabry)





    SUMMER
    foto:quotesideas.com

    MARE MARE MARE!!!


    Le più belle località balneari italiane... e non solo...



    spiaggia
    foto:lucianabartolini.net



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    foto:nelsalento.com

    Gallipoli


    Gallipoli, bagnata dal Mar Ionio, sorge sulla costa occidentale della penisola Salentina, nel Golfo di Taranto. Caratteristica è la divisione della cittadina in due zone ben definite: la "città vecchia" e il "borgo nuovo". Il suggestivo centro storico, ricco di costruzioni antiche e affreschi, sorge su di un'isola calcarea collegata alla terraferma da un ponte in muratura. Intorno al 1500 si costruiscono le possenti mura di cinta, per fronteggiare gli attacchi nemici, ridimensionate in altezza, alla fine dell'800, fino all'attuale strada panoramica che, circondando l'intero isolotto, consente di godere di fantastici scenari (resta delle antiche mura un unico frammento ancora oggi in buono stato). Guardando verso nord si scorge una parte della costa neretina, mentre a sud è ben visibile la baia formata dal promontorio del Pizzo.
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    foto:ebay.it
    Nei pressi della costa, ad ovest, incontriamo lo Scoglio dei Piccioni, l'isolotto del Campo ed in giornate particolarmente limpide si scorgono i profili dei monti della Sila, mentre a sud-ovest appare chiara l'isola di Sant'Andrea, sede di un grande faro, costruito nel 1866.

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    foto:salentoresidence.com

    Attraversando il ponte, immediatamente incontriamo l'ultimo baluardo di un passato antico, la fontana greco-romana, più antica d'Italia. Si entra nel "borgo nuovo"dove inaugura drasticamente il passaggio alla modernità il "Grattacielo" sito all'imbocco del Corso Roma, via nevralgica che divide la città nuova in due tronconi, detti di "scirocco" e "tramontana". Le moderne costruzioni hanno in molta parte sostituito i palazzi costruiti tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Il complesso appare completamente opposto alla città vecchia, svariati sono i negozi e le strutture turistiche pronte ad accogliere le circa duecentomila presenze dei mesi estivi.
    Certo è che Gallipoli, negli ultimi decenni, ha conosciuto una notevole espansione edilizia e oggi può essere considerata uno dei più fiorenti centri salentini oltre che ambita meta turistica, ma non ha perso la sua carica suggestiva data soprattutto da incantevoli panorami e le immagini (in alto) ne sono testimonianza.

    "Grande, grandissimo è il trasporto per le feste che la popolazione osserva, conserva e si tramanda da generazioni, sicchè la semplice citazione degli appuntamenti ludici della gente con i tempi e i santi del ciclo annuale vale a delineare il disegno del folklore di questa città rivierasca.
    Intanto l'attesa e l'attrazione della festa sono una prova evidente del bisogno di fuga dal reale, dall'isolamento, dalla fatica e dalla stanchezza di vivere che il popolo ha per instaurare rapporti che fuoriescono dal quotidiano, per evadere dalla noia, per dimenticare l'assillo dei doveri, delle scadenze e delle responsabilità.
    La festa, le sue luci, i suoi rumori, le occasioni, gli spettacoli, è un potente sedativo dei naturali controlli, è un eccitante che stimola la curiosità, sprona il gusto dell'avventura e accende il desiderio di tentare la fortuna e di cedere all'edonismo, e la ricerca di siffatte evasioni cui la gente di qui non rinuncia è un aspetto del suo essere, ma anche un capitolo del patrimonio della sua civiltà.

    Le date nelle quali quello spirito di vita e di trasgressione si esprime sono diffuse a macchia di leopardo per l'intero calendario.

    A Capodanno, l'anno vecchio sottoforma di un fantoccio, abbigliato come il signore della buona società del tempo andato, viene dannato al fuoco insieme con la valigia dei giorni passati e le fiamme vengono appiccate anche il primo giorno di Carnevale, che coincide con S. Antonio te lu porcu, alle "focareddhe", a propiziare la speranza dei nuovi raccolti.

    Quando poi muore il Carnevale, che, un tempo, si esprimeva in redazioni che a Gallipoli fecereo meritare il secondo posto dopo Putignano nella graduatoria dei centri pugliesi sensibili alle feste mascherate e ai cortei dei carri, si fa grande compianto della maschera locale, lu titoru, che è la parodia dell'uomo ordinario, di ogni giorno, di ogni strada, mentre, a fine della Quaresima, si appicca il fuoco alle caremme, che nepoti al Malladrone, sono le megere devote delle astinenze ed amiche delle rinunzie che, fino al giorno del rogo, sono state sospese su fili tesi da un capo all'altro delle viuzze del centro antico che, durante la settimana di Passione, partecipa con l'intensità di una città spagnuola ai riti penitenziali che hanno il loro clou nei cortei processionali degli oratori e delle fratellanze loro.

    Quando anche la Pasqua è passata, sono soltanto ricordi le processioni che ai 19 di gennaio e ai 5 di febbraio hanno portato in processione dalla Cattedrale e per gli avvolti meandri del suo tessuto antico glia argentei busti settecenteschi dei protettori Sebastiano ed Agata infiorati e rutilanti di luci.
    L'estate è ormai alle porte e la città comincia allora a prepararsi a ricevere gli ospiti, quelli che vi tornano a villeggiare e i visitatori nuovi.
    Per la Stagione, la città vive il suo momento più euforico e animato: i richiami allo svago sono tanti, dai bagni lungo l'arenile che dagli alberghi si allunga fino a S. Giovanni, alle occasioni e iniziative che sono intimamente legate al mare, come la cuccagna sull'acqua che segna l'apogeo della festa di S. Cristina (24 luglio) o come gli spettacoli, tra la kermesse delle sagre provinciali e la messinscena di notti mondane.

    In settembre, i forestieri, non le belle giornate, lasciano la città, che diventa la meta obbligata delle passeggiate domenicali anche per gli abitanti dei centri vincitori.
    Si gode degli ultimi tepori estivi, si pranza, si percorre da un lato all'altro il corso Roma o, se si ha voglia di fare più di quattro passi, ci si avvia per il lungomare Galilei, un belvedere obbligato per godersi lo spettacolo della pratica dei diversi modi della pesca, la fiacca che, le notti di plenilunio, trasforma le immobili acque in un firmamento di lampare, ciascuna delle quali naviga lentamente per consentire di catturare al primo colpo la preda abbagliata e fiocinata al modo stesso usato dai cacciatori per riempire i carnieri.

    Natale a Gallipoli arriva prima del canonico tempo di Avvento, a S. Teresa, ai 15 di ottobre, quando un'orchestra che gira ancor prima dell'alba per le deserte vie del centro antico esegue sulle corde degli strumenti una delicata pastorale, la cui trepida, estenuata musicabilità caratterizza le altre esecuzioni, tutte antelucane, di quella nenia, in onore di altre devozioni della pietà cittadina, per S. Cecilia ai 22 di novembre, per S. Andrea 8 giorni dopo, per l'Immacolata agli 8 di dicembre e, 5 giorni appresso, per S. Lucia. Dalle funzioni di chiesa alle tradizioni di musica eseguita per amor dell'arte, i riti natalizi finiscono per penetrare anche nelle cucine, nelle quali la devozione impone di interrompere i digiuni soltanto con serali pasti di magro, di preparare per la mensa del grande giorno i piatti delle tradizionali pietanze, di allestire zuppiere di pittule al pomodoro, ai cavoli, a fettine di calamari e seppie, alla minoscia, di trafficare con i più vari intingoli, tra i quali gli involtini di carne degli 'mboti, e di aver pensiero per la pasta reale, il latte di mandorla, la ricotta, la cannella, il miele, per confezionare quei dolci senza i quali, e non solo per i più piccoli, a Gallipoli non è Natale."



    fonte:gallipolivirtuale.com

    spiaggia_salento
    foto:nicolaus.it

    Il litorale jonico, su cui si trova Gallipoli, è composto da bianche dune e spiagge molto frequentate d’estate ed è intervallato da scogliere che si aprono ad arenili e angoli nascosti.

    Gallipoli vanta una spiaggia bassa e lunghissima fatta di splendidi lidi sabbiosi racchiusi nella cornice naturale del Golfo di Gallipoli, nella rientranza che parte a sud con Punta Pizzo ed a nord con Lido Conchiglie (appena a sud di santa Maria al Bagno).

    Proviamo a seguire un itinerario lungo la costa che ci conduca sulle varie spiagge gallipoline.
    Iniziando un percorso dalla parte nord della costa di Gallipoli troviamo Lido Conchiglie, una piccola località a 8 chilometri da Gallipoli con una costa in parte rocciosa ed in parte sabbiosa, ben attrezzata e con spiagge libere.

    Proseguendo troviamo Rivabella, a 5 chilometri da Gallipoli, con una spiaggia rinfrescata dalla vicina pineta e alcuni stabilimenti balneari.
    Superata Rivabella ci sono, avvicinandoci a Gallipoli, circa 3 chilometri di costa rocciosa, con anfratti e calette molto caratteristici e belli. Arrivati a Gallipoli, proprio nella parte antica della città di fronte all’isola di Sant’Andrea c’è il piccolo lido “Seno della purità” (la spiaggia si chiama così dalla vicina chiesa) che è la meta tradizionale dei gallipolini.
    Proseguendo a sud oltre il lungomare gallipolino, che costeggia alcuni chilometri di scogli bassi, c’è Lido San Giovanni con un mare pulito e chiaro ed una meravigliosa spiaggia sabbiosa.
    Continuando, appena a due chilometri a sud di Gallipoli, troviamo la Baia Verde, una località che d’estate è approdo di numerosi vacanzieri. Baia Verde è avvolta in una fresca pineta, la sua spiaggia e molto bella e si distende in quasi 3 chilometri di sabbia finissima, l’acqua è cristallina ed è ben attrezzata per la ricettività.
    Proseguendo troviamo una vasta pineta verde attraversando la quale vi è una spiaggia che sembra un angolo di paradiso. Qui vi è la Punta della Suina, una meravigliosa baia sabbiosa tanto bella da sembrare una spiaggia di qualche posto esotico posto lontano dall’Italia e non invece ad un sua estremità. Tra l’altro questa zona, per l’ interesse naturalistico suscitato dalla presenza di ampi tratti di macchia mediterranea e pinete di pini d’Aleppo, è una zona protetta compresa nel “Parco di Punta Pizzo“.
    Ancora dirigendosi più a sud arriviamo a Punta Pizzo, con una una spiaggia di quasi 2 chilometri con un lido tra i più alla moda. Tutte la costa gallipolina è meta di vacanzieri grazie ai suoi paesaggi da togliere il fiato.
    Inoltre vi si possono trovare spiagge ben frequentate come calette solitarie, discoteche per fare le ore piccole come piccoli ristorantini con una buona cucina per buongustai e cenette intime, insomma vari tipi di servizi per le esigenze delle diverse tipologie di visitatori.


    lidoconchiglie
    foto:gallipolionline.com

    La costa di Lido Conchiglie fa parte dell’omonima Marina, situata a circa 5 chilometri di distanza da Gallipoli.
    Lido Conchiglie è il primo tratto di costa che troviamo sul litorale nord gallipolino e, rappresenta un meraviglioso esempio di paesaggio naturale salentino, reso unico da un perfetto connubio tra diversi ambienti naturali.
    La costa è bassa e sabbiosa, caratterizzata, infatti, dalla presenza della tipica vegetazione della macchia mediterranea che, si alterna a tratti rocciosi e a tratti di sabbia fine.
    Gli scogli sono per lo più bassi e arrotondati e, consentono di raggiungere facilmente il mare. I tratti rocciosi di Rivabella sono, inoltre, caratterizzati dalla presenza di alcune sorgenti naturali di acqua dolce che, sfociano direttamente nel mare dagli scogli, creando un mix di diverse temperature di acqua nel mare.
    La spiaggia di sabbia, proprio come suggerisce il nome, è ricca di diverse varietà di conchiglie. Da qui è possibile godere di un panorama unico, caratterizzato, sullo sfondo, da un’imponente “Montagna Spaccata”, ovvero un alto monte roccioso, diviso in due e attraversato dalla strada della litoranea.
    La rigogliosa vegetazione della macchia mediterranea, si esprime al meglio, tra inebrianti profumi selvatici e colori tipici del territorio salentino, nella sempre verde “Pineta del Golfo delle Conchiglie” che domina l’intero tratto di costa di Lido Conchiglie.



    rivabella
    foto:gallipolionline.com


    Il tratto di costa di Rivabella, prevalentemente sabbioso, è divenuto negli ultimi anni una delle zone più conosciute e apprezzate della città di Gallipoli.
    Rivabella rappresenta il luogo ideale per gli amanti delle lunghe distese di sabbia fine, con una splendida spiaggia lunga circa 1,5 chilometri, bagnata da un meraviglioso mare cristallino che rimane basso per centinaia di metri, permettendo di fare il bagno a tutti, senza essere dei nuotatori provetti.
    La spiaggia è completamente immersa in una fitta pineta, caratterizzata dalle tipiche piante della macchia mediterranea e da profumati alberi di pino.
    In località San Mauro, posta in zona centrale, la pineta raggiunge il suo massimo splendore con un suggestivo e incontaminato passaggio naturale che permette di raggiungere la spiaggia a piedi.


    senodellapurita
    foto:gallipolionline.com


    La Purità rappresenta la spiaggia storica di Gallipoli, la più amata dagli abitanti del luogo e dai turisti. Anticamente, già dall'Ottocento, era la spiaggia per eccellenza dei gallipolini, frequentata soprattutto di domenica come luogo d’incontro.

    Oggi, la Purità è riconosciuta anche come punto d’incontro per gli amanti delle attività velistiche. E’ proprio qui, infatti, che negli anni Sessanta si costituì il primo nucleo di velisti, divenuto poi il Circolo della Vela di Gallipoli.

    Piccola e affascinante, lunga non più di 300 metri, la spiaggia si colloca all’interno della città vecchia, al di sotto delle antiche mura di cinta che circondano il borgo.

    Denominata anche “Seno della Purità”, prende il nome dall’omonima Chiesa della Madonna della Purità, posta nelle immediate vicinanze.

    Qui, oltre che godere della magica atmosfera che emana il centro storico, si può ammirare il tratto di costa ionica con le sue immense distese di sabbia e, di fronte, la bellezza dell’Isola di Sant’Andrea e il suo faro.

    lidosangiovanni
    foto:gallipolionline.com


    Lido San Giovanni è il primo stabilimento balneare della storia di Gallipoli, realizzato intorno agli anni ‘60. La sua notorietà, negli anni, ha fatto si che l’intera zona prenda l’omonimo nome.

    Lo stabilimento è posto direttamente sul lungomare Galileo Galilei, una delle zone più frequentate della città, oggi arricchito dalla presenza di numerosi locali giovanili, ristoranti, pub e pizzerie.

    La costa di Lido San Giovanni è caratterizzata da un lungo arenile di sabbia fine e dorata. All’interno, in acqua, di tanto in tanto è possibile trovare dei piccoli scogli o alcune pietre levigate.

    Il mare che bagna la spiaggia, in questa zona della costa, è quasi sempre calmo e quiete, in quanto gode delle correnti del vento di tramontana.

    Tutto intorno, la zona, è circondata da suggestive dune di sabbia fine e da piante tipiche che, conservano ancora oggi il fascino del luogo, a tratti incontaminato, proprio come nel passato.


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    foto:gallipolionline.com


    Baia Verde è sicuramente una delle spiagge più conosciute dai visitatori di Gallipoli.
    Situata a pochi chilometri dal centro cittadino, Baia Verde è resa unica dalla sabbia bianca e fine e dalle acque limpide che la bagnano. Immersa tra basse dune di sabbia punteggiate di vegetazione, la spiaggia è raggiungibile attraverso diversi passaggi naturali.

    Il suo nome deriva dal colore del mare che, grazie ai riflessi della luce solare, diventa di un meraviglioso verde smeraldo con incantevoli riflessi dorati.
    Accessibile a tutti, grazie ai fondali digradanti e all’acqua del mare non troppo profonda, Baia Verde è apprezzata da tutti.

    Qui, inoltre, sono presenti numerosi lidi balneari attrezzati per chi desidera non rinunciare al comfort.
    In zona, invece, per gli sportivi si effettuano corsi di vela e windsurf e, immersioni nei fondali marini. Non mancano poi neanche i locali notturni e numerosi bar.



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    foto:gallipolionline.com


    Punta della Suina
    è situata a sud di Gallipoli, a circa 2 chilometri di distanza.

    Un luogo ideale per i veri amanti del mare incontaminato, dal colore azzurro cristallino. L’acqua che bagna la costa è meravigliosa e toglie il fiato per il suo splendore.

    La sua costa è in parte montuosa, ma di facile accesso per tutti e, dispone di alcune meravigliose zone sabbiose libere. Appena a ridosso dagli scogli si può ammirare, inoltre, tratti punteggiati da una tipica vegetazione mediterranea.

    Si accede al mare mediante un caratteristico passaggio tra suggestivi e odorosi alberi di pino, che regalano relax e momenti di frescura durante le ore più calde delle giornate estive.

    Qui troviamo, uno dei Lidi Balneari, frequentati soprattutto di sera per il divertimento notturno.




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    foto:gallipolionline.com

    La Baia di Punta Pizzo, situata a metà strada fra Gallipoli e Marina di Mancaversa, è posta all’interno della Riserva Naturale Isola di Sant’Andrea.

    La costa, bassa e rocciosa, è intervallata da incantevoli calette di sabbia fine, bagnata da acque limpide e azzurre.

    Baia del Pizzo è una zona dotata di un forte fascino selvatico, caratterizzata da una folta vegetazione mediterranea, ricca di numerose pinete naturali aromatiche, con tipiche essenze arboree come il rosmarino, il timo, le ginestre e il lentisco.

    Le spiagge conservano ancora oggi il loro indiscusso fascino incontaminato che, grazie alla loro posizione riservata, regalano veri momenti di puro relax. Il mare è meraviglioso, con la sua acqua cristallina, soprattutto nelle vicinanze del litorale roccioso, dove raggiunge una straordinaria trasparenza.


    fonte:gallipolionline.com


    (Ivana)





    GOSSIP!!!!




    Sofia Vergara: «Amo l'estate»


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    La prima tintarella dell'attrice è in piscina, mentre Goldie Hawn bellissima 70enne prende il sole alle Hawaii. E poi Raz Degan tra le onde del mar Rosso, Michelle Hunziker in città con le bambine: ecco l'estate (vip) 2016



    L'estate 2016 è ufficialmente iniziata per tutti, finalmente. Anche se, in realtà, per molte star la bella stagione si era già aperta un bel po' di settimane fa. Con i primi bikini, le prime vacanze o fughe d'amore.

    La meta preferita delle celebrity finora sembra essere il mare. Alle Hawaii sono volate insieme Kate Hudson e mamma Goldie Hawn che, sulla sabbia, si è trattenuta anche dopo la partenza della figlia. Sotto lo stesso sole anche Lea Michele, super sportiva nonostante il clima di vacanza.

    La prima tintarella di Sofia Vergara è invece in piscina. Tra mille galleggianti. Ma il bikini «più commentato» (e invidiato) resta quello di Elisabetta Canalis. Il fisico dell'ex velina è infatti da 10, così come il suo umore. Da quando è mamma di Skyler Eva. A rubarle il «titolo» ci prova James Franco. Che su Instagram sfoggia un bellissimo bikini, non trovate?

    I Beckham, invece, hanno inaugurato la stagione in Grecia. E Michelle Hunziker, non sapendo quale meta scegliere, in questo periodo fa la spola. Tra la Versilia per far giocare la bambine, Sole e Celeste, sulla sabbia. E le città del nord, sempre in famiglia.

    A Monaco (per impegni di lavoro), per esempio, si è fatta accompagnare anche dalla figlia più piccola, Celeste. Elsa Pataky e Chris Hemsworth sono, invece, «fuggiti» in Australia, terra d'origine di lui. Eccoli al tramonto, felici e abbracciati. Come lo si può essere solo in vacanza.

    fonte:http://www.vanityfair.it/


    (Lussy)





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    foto:vitaesalute.org



    Salute e Benessere



    lavanda1
    foto:naturalia.net


    Lavanda

    La lavanda (Lavandula angustifolia) è una pianta della famiglia delle Lamiaceae. Grazie alle proprietà dei suoi oli essenziali, la lavanda è utile per mal di testa, insonnia, tosse e punture di insetto.
    Arbusto sempreverde e perenne di piccole dimensioni (60-100 cm.) con fusti eretti, legnosi alla base e rami laterali leggermente prostrati. Ha foglie lineari e lanceolate di colore verde-grigiastro. I fiori alquanto profumati, sono raggruppati in sottili spighe blu violette.
    Originaria della macchia mediterranea, la lavanda è una pianta che resiste molto bene sia alle temperature torride che a quelle rigide invernali. Cresce bene in terreni asciutti, calcarei e profondi; tollera male quelli acidi; mentre si adatta bene a quelli alcalini. Esistono varie specie di lavanda spontanea che hanno areali di diffusione diversi anche se si riconducono tutti alla regione mediterranea. La specie presente ad altitudini superiori a 500-600 m.
    La lavanda fu pianta preziosa agli Antichi Romani che mettevano mazzetti di fiori nell'acqua dei bagni termali e già allora veniva utilizzata come base per raffinati profumi e nella preparazione di decotti e infusi usati per la bellezza della pelle e dei capelli. In un passato più recente sappiamo che in ogni casa di città o di campagna non c'era armadio o cassettone che non avesse sacchettini di lavanda per profumare la biancheria e tenere lontane le tarme.
    Infatti dalle infiorescenze si estrae un'essenza molto pregiata per distillazione in corrente di vapore, spesso eseguita nel posto di raccolta. I fiori per l'erboristeria vengono raccolti all'inizio della fioritura, mentre per le industrie cosmetiche e profumiere nel periodo di massima fioritura.

    Proprietà della lavanda
    I fiori della lavanda sono utilizzati in fitoterapia per le numerose proprietà dovute alla presenza dell'olio essenziale (linalolo, acetato di linalile, limonene, cineolo, canfora, alfa-terpineolo, beta-ocimene), tannini, acido ursolico, flavonoidi e sostanze amare. Questi principi attivi conferiscono alla pianta azione sedativa e calmante sul sistema nervoso, da utilizzare in caso di ansia, agitazione, nervosismo, mal di testa e stress e insonnia.
    La lavanda svolge anche un'azione balsamica sulle vie respiratorie per questo è impiegata efficacemente nel trattamento di tutte le malattie da raffreddamento: influenza, tosse, raffreddore e catarro.
    Inoltre la pianta, limitando la formazione e soprattutto il ristagno di gas a livello gastro-intestinale, possiede proprietà carminative e antispasmodiche in quanto calma dolori e gli spasmi addominali e aiuta a distendere la muscolatura del ventre.
    La lavanda è un calmante nervino e antispasmodico molto usato nella causa delle vertigini, delle emicranie e dei dolori nervosi di testa.
    Per uso esterno vanta proprietà detergenti, antinfiammatorie, analgesiche, antibatteriche, cicatrizzanti e decongestionanti. La pianta è utilizzata per detergere ferite e piaghe; per alleviare il prurito e le punture di insetti; e per ridurre le irritazioni del cavo orale. In ambito cosmetologico viene usata l'olio essenziale di lavanda come profumo.
    La lavanda tra le 10 erbe che aiutano a dormire bene.

    Modalità d'uso
    USO INTERNO


    Nella moderna fitoterapia la lavanda viene utilizzata sottoforma di estratti secchi titolati, infuso, essenza, polveri e tintura madre.

    INFUSO: 1 cucchiaio raso di fiori di lavanda, 1 tazza d’acqua
    Versare i fiori di lavanda nell'acqua bollente, spegnere il fuoco, coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo al momento del bisogno in caso di ansia o nervosismo e insonnia.

    30 gocce di tintura madre tre volte al giorno, in presenza meteorismo, flatulenza, dolori addominali

    USO ESTERNO

    2-3 gocce di olio essenziale di lavanda in caso di ustioni, ferite, piaghe, apporta sollievo in presenza di punture d'insetti, eritemi solari, irritazioni causate da medusa.


    Controindicazioni

    Non ci sono particolari controindicazioni nell'utilizzo della lavanda. L'olio essenziale estratto dalla pianta può risultare tossica in caso di sovradosaggio, se assunto per via orale, come tutti gli oli essenziali. Sono noti anche rari casi di dermatite allergica.




    fonte:cure-naturali.it

    (Ivana)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    “…Egli è come un granello di senapa che,
    quando si semina in terra è il più piccolo di tutti i semi
    ma poi cresce e diventa il maggiore di tutti i legumi…”
    (Marco 4:30-32)



    IL CAVOLO d’ABISSINIA


    Il cavolo d’Abissinia o brassica carinata appartiene alla famiglia delle brassicacae. Questa pianta è nota anche come senape etiope, pur non assomigliando molto alla senape, o anche come texel, texcel o texsel. Ha origini antiche e è recentemente tornato alla ribalta, per la sua crescita veloce e l'alta resa delle piante. E' ritenuta originaria dell'Africa orientale (altipiani etiopici) in quanto proprio in queste regioni sono state individuate il maggior numero di popolazioni selvatiche. La coltivazione di questa specie in Etiopia si è sviluppata da circa 30 anni e si è diffusa prevalentemente sugli altopiani, tra i 2000 e 2700 metri.

    E' una pianta erbacea dal ciclo annuale e dal portamento eretto, è costituita da un fusto robusto e parzialmente lignificato alla base, che a partire dalla porzione mediana e distale, si inseriscono numerose ramificazioni. Lo stelo centrale di ciascuna pianta si sviluppa facilmente superando il metro di altezza, le foglie sono molto distanziate fra loro. Le foglie sono simili quelle della senape a foglie larghe, i fiori sono gialli e formano delle lunghe e compatte infiorescenze terminali. Se lasciata fiorire, la pianta si riempirà di numerosi fiori gialli, grandi 2-3 cm, che produrranno i baccelli contenenti i semi.
    Il cavolo d'Abissinia è purtroppo molto amato dalle cavolaie, che possono gravemente danneggiare le piante, e soffre anche l'attacco di afidi.
    Etimologicamente Brassica è nome latino del cavolo descritto da diversi autori, attestato in letteratura a partire da Plauto (III-II sec. a.C.). L'origine di questo nome è incerta ed è stata fatta risalire a voci greche o celtiche. Diversi testi etimologici fanno riferimento alla parola Βράσκη braske, secondo Esichio usata dagli Italici in Magna Grecia per indicare il cavolo. Carinata deriva da "cárina" carena: carenato ovvero con una parte sporgente a forma di chiglia o carena

    Tutta la pianta è commestibile: le foglie giovani si consumano come la verdura da taglio, crude o cotte. La foglie di texel sono molto gustose, e anche se assomigliano a quelle della senape non hanno alcuna componente pungente. Il loro gusto invece ricorda il cavolo, e diventa più intenso con la cottura. Quando giunge alla fioritura, i boccioli non ancora fioriti si consumano previa cottura, e il loro gusto ricorda i broccoli pur essendo notevolmente più piccoli, sono particolarmente saporiti.

    Questo tipo di ortaggio migliora i terreni sul piano chimico e strutturale, inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che se ne può ricavare un olio che, trattato, diventa un ottimo biodiesel: biodegradabile, non contiene zolfo, riduce la fumosità dei gas di scarico e non vi è rischio di autocombustione.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    AGOSTO

    Un bambino al mare

    Conosco un bambino così povero

    che non ha mai veduto il mare:

    a Ferragosto lo vado a prendere,

    in treno a Ostia lo voglio portare.

    Ecco guarda gli dirò

    questo è il mare, pigliane un pò!

    Col suo secchiello, fra tanta gente,

    potrà rubarne poco o niente:

    ma con gli occhi che sbarrerà,

    il mare intero si prenderà.


    (Gianni Rodari)




  11. .


    Scherma: Elisa Di Francisca argento nel fioretto. Ue ringrazia l'azzurra: bandiera gesto molto bello.

    Azzurra si arrende in finale contro la russa Deriglazova per 12-11. Quello di Elisa Di Francisca, che ieri ha sventolato la bandiera della Ue al momento della premiazione per l'argento nella scherma a Rio, è stato "un gesto personale molto bello" che ha sottolineato il "ruolo positivo dello sport, che permette di costruire network e permette il dialogo" tra le diverse culture. Lo ha detto la portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva, precisando che la Ue a settembre "celebrerà lo sport" anche per "il suo valore per incoraggiare il rispetto reciproco ed il dialogo".

    Mogherini, Di Francisca "brava due volte" - "La bandiera dell'Europa, gli ideali della meglio gioventù. Brava due volte @ElisaLovesJesi #DiFrancisca #Rio2016". Lo ha twittato l'alto rappresentate per la politica estera della Ue, Federica Mogherini, con la foto della fiorettista azzurra che mostra la bandiera della Ue con al collo la medaglia d'argento conquistata ieri a Rio.

    Un argento, quattro anni dopo l'oro di Londra, con una dedica speciale all'Europa, dodici stelle d'oro su uno sfondo azzurro. Elisa Di Francisca si ferma ad un passo dall'impresa di bissare il titolo olimpico, ma questa medaglia d'argento non è solo per l'Italia. Nei suoi pensieri ci sono "Parigi e Bruxelles", sconvolte dagli attentati terroristici ad opera dell'Isis, e l'azzurra appena scesa dal podio ha tirato fuori dalla tasca una bandiera dell'Europa e l'ha sventolata. "L'ho fatto per mandare un messaggio - ha spiegato - l'Europa esiste ed è unita. L'ho fatto per Parigi e per Bruxelles. Se restiamo uniti possiamo sconfiggere il terrorismo, non diamogliela vinta all'Isis. Il loro obiettivo è di farci chiudere dentro casa". Di Francesca ha ammesso di essere rimasta molto colpita dagli attentati, e che da tanto aveva in mente una dedica per l'Europa contro il terrorismo. "Dobbiamo abbattere le barriere e creare un'Europa davvero unita - ha aggiunto - vogliamoci più bene e dimostriamo che siamo capaci di volerci bene".

    La delusione per non essere riuscita a vincere è ancora lì nel suo viso scavato dalla fatica, ma c'è anche la consapevolezza di essere andata ancora una volta a podio ai Giochi dopo il trionfo di Londra: "Avrei una gran voglia di tornare in pedana e prendermi subito la rivincita contro la russa (Deriglazova) - ha confessato la 33enne di Jesi - Purtroppo alla fine non ho sfruttato bene il tempo rimasto. Questo è l'unico rimpianto che ho. Per il resto ho lottato come sempre (recuperando quattro stoccate nel finale) perché sono una guerriera, ma non ho trovato l'equilibrio giusto. Ci riproverò, non smetto certo di fare scherma".

    Adesso si godrà la festa, ma non smetterà di fumare: "Avevo promesso di smettere con le sigarette nel caso avessi vinto l'oro. Ma dato che ho preso 'solo' l'argento, fumerò ancora per un pò". Ha ancora voglia di scherzare in zona mista, e nemmeno una domanda sulla Errigo riesce a rovinargli la festa: "Avrei voluto che arrivasse in finale - ha concluso - dopo Londra meritava di avere la sua vendetta. Sarebbe stato bello per lei dopo quella stoccata che ci ha separato quattro anni fa. Posso solo dire che le voglio bene e la stimo. Forse è arrivato qui troppo carica con la voglia di spaccare il mondo". Quel mondo che la Di Francisca vorrebbe vedere unito e senza paura.
    (Ansa)



    Crepuscolo Federica Pellegrini "ma non voglio finire così".
    Dopo Londra altro flop olimpico: litiga e poi "Basta lacrime". Ancora un tunnel, di nuovo un buco nero in cui la maledizione olimpica l'ha ricacciata dentro. Federica Pellegrini non vuole dire addio al nuoto, almeno non vuole farlo così, tra le lacrime: ma certo la delusione per quel podio mancato nei 200 stile, e poi l'eliminazione nella staffetta a poche ore dal primo choc, è un dolore che anche per una fenice come lei, abitata a rialzarsi e rinascere ogni volta, difficilmente andrà via. Era successo a Londra nel 2012 e il tonfo aveva fatto clamore; allora si era fatta da parte per un periodo, ma aveva promesso di riscattarsi a Rio. In Brasile però la sconfitta sa di crepuscolo, e pensare di arrivare a Tokyo quando avrà 32 anni è davvero difficile.

    La campionessa dell'acqua, che ad Atene a sedici anni regalò un argento al nuoto rosa che mancava da troppo tempo, la stessa che a Pechino si consacrò con un oro da record, alle Olimpiadi, dopo di allora, ha sempre fallito: "La sconfitta nei 200 mi ha fatto vedere tutto nero, nerissimo - dice quando la rabbia ha lasciato un po' di spazio alla riflessione - e ho detto 'basta'. Ma non voglio smettere piangendo, non voglio finirla così". Lo ripete come un mantra, e sa che il film che sta rivedendo ha un finale più amaro di quello di quattro anni fa: allora si era presa una pausa di riflessione, con la consapevolezza che un'altra chance ai Giochi c'era. A Rio, appunto. Ma adesso che anche dal Brasile torna via senza niente la prospettiva è più dura: per i prossimi Giochi la strada è lunga, e la vita in acqua troppo faticosa per reggere ancora. Lo fa capire lei stessa, che in una notte è passata dalla voglia di dire addio al nuoto, a pensieri meno definitivi. In mezzo però tanta rabbia, che non riesce a trattenere: "Ho 28 anni, se ancora si dice che subisco la gara di testa, tiro cazzotti a tutti" la risposta scomposta dell'azzurra. E i nervi restano tesi anche quando decide di rinunciare alla gara dei 100 stile, mentre si presenta ai blocchi delle batterie della 4X200.

    "Usate il buon senso - il post decisamente sopra le righe sui social - non faccio i 100 semplicemente perché subito dopo c'è la staffetta". E intanto però dà del "coglione" a un follower che invece la invitava a non dare forfait. Aveva parlato di "incubo", si era sentita "morta": le riflessioni amare l'avevano spinta a scrivere "forse è tempo di cambiare vita: fa così male questo momento che non potrei descriverlo. Non è un dolore di uno che accetta quello che è successo, anzi è un dolore di una che sa cos'ha fatto quest'anno, la determinazione che ci ha messo, il mazzo che si è fatta". Poi torna in acqua ci mette di nuovo la faccia: "Il nuoto mi piace, i 200 sono la mia gara, il mio cuore, prima di dire basta devo pensarci bene - sottolinea - Ho pianto tanto e non voglio che finisca così. E' brutto sentirsi come se ti avessero appena preso a pugni, un male così poche volte l'ho sentito. Ho detto basta, perché mi ero ripromessa di non vivere più delusioni così. Non voglio però che finisca così. Le mie Olimpiadi sono chiuse. Se sono le ultime? Non voglio decidere adesso, certo avrei 32 anni". E allora torna l'idea-scappatoia di fermarsi per un po', una nuova pausa di riflessione: dall'altra l'olimpionica era tornata e si era ripresa medaglie e speranze.
    (Ansa)



    Ride nuota vince,a 21 ori mito Phelps diventa umano.
    Tifo e show per americano: figlio su spalti, poi lacrime e battute. E sono 21 ori, tre dei quali a Rio 2016, le Olimpiadi del ritorno e forse dell'addio. Michael Phelps, il cannibale di Baltimora, a 31 anni è ancora il più forte di tutti, e di gran lunga: va oltre il mito, perché dopo essere diventato il più vincente nella storia a cinque cerchi, anche in Brasile continua a essere un collezionista seriale di medaglie. Meglio se del metallo più prezioso. Prendendosi la rivincita per l'oro mancato a Londra 2012, ha trionfato nei 200 farfalla, con 1'53"36, lasciando al quarto posto il suo ex amico e rivale sudafricano oro quattro anni fa Chad Le Clos, davanti al sorprendente giapponese Masato Sakai e alla giovane promessa ungherese Tamas Kenderesi. Arriva a quota venti e nemmeno un'ora dopo raggiunge quota 21 ori, più di quanti ne abbiano vinto Giamaica, Argentina o Austria. Phelps vince la staffetta 4X200 sl insieme con Conor Dwyer, Francis Haas e Ryan Lochte. "Fare una doppietta come questa è molto più difficile di una volta - racconta -, non ci sono dubbi, anche con la pausa di un'ora. Aspetto con fiducia il resto della settimana: non siamo neppure a metà strada, e rimangono sette gare", per gli Usa. Phelps è atteso dai 200 misti e dai 100 farfalla.

    "Era l'ultima volta che nuotavo i 200 farfalla - racconta ancora-. E' pazzesco pensarci. Ma rivedere il numero uno accanto al mio nome e ancora una volta su questa specialità, non poteva andare meglio". Anche fuori dalla vasca abbiamo assistito ad un vero e proprio Phelps show, per la gioia delle tv americane che lo hanno seguito a milioni, in prime time. Prima c'è stato il 'finger wagging', cioè il dito alzato ormai simbolo della vittoria per i nuotatori a stelle e strisce, quando era ancora in acqua dopo i 200 farfalla. Per molti commentatori è stato un 'gestaccio' contro Chad. Perché l'hai fatto gli chiedono in conferenza stampa, dopo il 21.mo oro. "Non saprei. Mi è venuto così. Essendomi sfuggito il 2012, ho rosicato e questa era la vittoria che volevo. Volevo davvero recuperarla". E su Chad: "Siamo avversari. Non voglio che vinca e lui non vuole che vinca io. Ha talento". Dopo i 200 farfalla, Phelps rimane a bordo piscina, silenzioso come si preparasse alla seconda sfida, ma commosso, mentre il pubblico carioca, entusiasta, lo applaude con una standing ovation. Poi l'abbraccio, con decine di fotografi alle sue spalle, con il piccolo Boomer, 3 mesi, sugli spalti con la mamma Nicole Johnson.

    "Avrei voluto tenerlo in braccio più a lungo, come mi succede ogni sera. Felice di vederlo ancora sveglio, normalmente dorme tutto il tempo", racconta ai giornalisti. Se la prima cerimonia di premiazione è stata quella delle lacrime per la vittoria ritrovata dopo Londra, la seconda verrà ricordata come quella della risata durante la note dell'inno americano, lo 'Star Spangled Banner', suscitando un pandemonio sul web. Ad un certo punto dell'inno, quando recita "Oh say does that star-spangled banner yet wave", la bandiera a stelle e strisce sventola, dal pubblico qualcuno urla "Oh!". E' uno dei suoi amici. Phelps si mette a ridere, ma solo a Baltimora, la principale città del Maryland, hanno capito perché. Succede sempre nel pre partita degli Orioles, la mitica squadra locale di baseball, in occasione dell'inno nazionale.
    (Ansa)

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    Olimpiadi Rio 2016, Alex Schwazer squalificato otto anni: "sono distrutto".

    Accolta richiesta Iaaf. Il marciatore in silenzio per 45 minuti. La notte tra mercoledì e giovedì segna anche la fine della carriera di Alex Schwazer, squalificato per otto anni per doping.

    "Sono distrutto": e' la prima reazione del marciatore alla notizia della squalifica di otto anni per doping decisa dal Tas. Quando gli e' stata comunicata la sentenza, Schwazer - fanno sapere dal suo entourage - ha pronunciato queste parole e poi e' rimasto in silenzio per 45' minuti.

    "Ci vuole rispetto per le persone": così Schwazer ha risposto ai giornalisti che lo hanno avvicinato all'interno di un bar dove, con lo sguardo perso nel vuoto ed evidentemente teso, ha atteso la fine di una conferenza stampa organizzata nella serata brasiliana dal suo entourage per commentare la notizia della lunga squalifica. In particolare, l'allenatore del marciatore, Sandro Donati, ha detto che "era un verdetto che ci attendevamo. Abbiamo cercato di dissuadere Alex dalla volontà di andare avanti, ma lui voleva inseguire fino all'ultimo il sogno di correre a Rio. Ora torneremo il prima possibile in Italia". Donati - che durante la conferenza stampa ha più volte attaccato la Federazione internazionale di atletica - ha poi sottolineato che "ora Alex ha l'equilibrio per affrontare la vita oltre l'atletica: ci aveva già detto che comunque avrebbe smesso di correre dopo Rio".

    Il Tas non gli ha creduto. Era venuto a Rio convinto di poter marciare la sua Olimpiade, e invece dal Tas arriva una mazzata. Otto anni di squalifica per Alex Schwazer, il pesante verdetto dei giudici del Tribunale arbitrale che non hanno creduto alla difesa matta e disperatissima del marciatore altoatesino: una sentenza arrivata dopo quasi due giorni di camera di consiglio e un dibattimento fiume, e che mette la parola fine alle speranze dell'atleta. Anzi gli infligge un'altra batosta su una carriera già pesantemente funestata dai quasi quattro anni di stop, per la positività all'epo, allora alla vigilia dei Giochi di Londra. Cambia scenario e quadriennio, ma il macigno per Schwazer diventa ancora più pesante: il Tas ha infatti accolto in pieno la richiesta della Iaaf che voleva un bando di otto anni - vista la recidività - per la positività agli steroidi riscontrata a gennaio scorso.

    Schwazer si era subito professato innocente, dicendo che al contrario di 4 anni fa - quando ammise le sue responsabilità - stavolta non aveva mai fatto ricorso a sostanze proibite. E aveva annunciato battaglia, professando la sua innocenza: si era spinto fino a Rio con il pool di legali e il suo tecnico, Sandro Donati, per tentare il tutto per tutto e dimostrare che in quella positività c'erano troppe anomalie. Due giorni fa Schwazer era comparso davanti al panel, i legali, Donati e poi lo stesso atleta erano stati sentiti a lungo. Schwazer era apparso motivato e convinto di poter gareggiare nella prova di marcia olimpica: "è abituato a vincere le sue gare" avevano detto i legali, senza nascondere però un certo pessimismo. "La sentenza è già stata scritta" si erano lamentati i suoi avvocati. La federazione internazionale non aveva però battuto ciglio, ribadendo la volontà di punire l'atleta alla seconda positività: otto aveva chiesto e otto anni il Tas ha inflitto. Per Schwazer cala il sipario. Da Rio l'addio è amaro.
    (Ansa)

  13. .


    Beach volley: Copacabana applaude le egiziane velate.

    In campo col burqini nella spiaggia più libera: "Orgogliose". Doa e Kira, divise da una rete: una col capo velato, l'altra in bikini. Sono avversarie, ma saltano e schiacciano allo stesso modo sulla spiaggia di Copacabana. Le culture si mostrano per unirsi alle Olimpiadi, e anche qui a Rio, la sfida tra l'egiziana El-ghobashy e la tedesca Walkenhorst, diventa la cartolina e lo spot dell'integrazione: Doa ha 19 anni, per lei né top, né gambe nude. Sulla sabbia di una delle baie più famose al mondo, si è presentata per la sua prima Olimpiade coperta dalla testa ai piedi, pants neri, maglia verde e hijab in testa.

    "Sono orgogliosa di indossarlo - racconta la pallavolista da spiaggia - il velo non mi impedisce di fare ciò che amo, come il beach volley". Gioca in coppia con Nada Meawad, diciottenne del Cairo, anche lei musulmana: niente velo però, ma gambe e braccia rigorosamente coperte con la divisa che ha ricevuto l'ok della federazione internazionale. Dall'altra parte della rete le due tedesche, Laura Ludwig e Kira Walkenhorst, poco più grandi della coppia egiziana: bikini contro burqini, top e slip sgambato da una parte, dall'altra la tenuta da mare per le donne musulmane. Macchie di colore diverse e unite dalla passione per uno sport che in questo avvio di Olimpiadi ha acceso il pubblico brasiliano: il tutto esaurito, del resto, si registra solo nell'arena del beach allestita a Copacabana, tra chioschi di caipirinha e gente che corre in spiaggia.

    "Peccato sia finita presto - sorride Doa - ma siamo felici perché siamo in uno dei posti più belli al mondo per giocare a beach. E' solo un anno che ci alleniamo e siamo già alle Olimpiadi: non possiamo che essere orgogliose".
    (Ansa)



    Edited by loveoverall - 10/8/2016, 14:56
  14. .

    Rio: tiro al volo, Giovanni Pellielo è medaglia d'argento.

    L'azzurro, è stato sconfitto allo shoot-off dal croato Josip Glasnovic. Chiuso sul 13 pari la serie di finale, il titolo olimpico del trap fossa olimpica è stato deciso al quarto tiro di spareggio. Arriva un'altra medaglia dal tiro a volo. Giovanni Pellielo ha vinto la medaglia d'argento nella specialoità trap. Medaglia d'oro al croato Glasnovic. L'azzurro, è stato sconfitto allo shoot-off dal croato Josip Glasnovic. Chiuso sul 13 pari la serie di finale, il titolo olimpico del trap fossa olimpica è stato deciso al quarto tiro di spareggio, sbagliato da Pellielo e successivamente centrato dal croato. Nella finale per il terzo posto, il britannico Edward Ling ha battuto il ceco David Kostelecky 13-9. L'altro azzurro Massimo Fabbrizi si è classificato al sesto posto.
    (repubblica.it)
  15. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 031 (01 Agosto – 07 Agosto 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 1 Agosto 2016
    S. ALFONSO

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    Settimana n. 31
    Giorni dall'inizio dell'anno: 214/152
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    A Roma il sole sorge alle 05:05 e tramonta alle 19:27 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 05:08 e tramonta alle 19:50 (ora solare)
    Luna: 3.34 (lev.) 18.18 (tram.)
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    Proverbio del giorno:
    Agosto ci matura il grano e il mosto.
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    Aforisma del giorno:
    Gelosia e ira accorciano i giorni,
    la preoccupazione anticipa la vecchiaia.
    (Siracide)









    RIFLESSIONI



    ... La conchiglia corallo …
    ... In un mondo aldilà della fantasia, dentro una bottiglia di vetro
    c’era una piccola spiaggia, con sabbia dorata ricca di palme di cocco
    piante di banane e ananas ed
    un mare cristallino, pieno di belle conchiglie
    Ogni conchiglia era più bella delle altre
    e ognuno curava la propria bellezza

    Quella spiaggia era molto frequentata, da scimmie e pappagalli
    c’era un grande frastuono tutto il giorno
    ed anche di notte c’èra rumore

    perchè pappagalli suonavano in un locale di moda
    e le scimmie facevano ginnastica

    con musica ad alto volume
    saltando i rami degli alberi urlando a più non posso

    Le conchiglie erano le più tranquille
    stavano nelle beauty farm a farsi belle
    con massaggi saune e trucchi

    In quel mondo di favola

    non si lavorava
    tutto era solo divertimento e gioco

    Una mattina Concy

    una conchiglia la più svampita di tutte
    decise di cambiare colore sl suo corpo e al suo involucro incolore

    disse voglio diventare tutta rossa
    cosi’ tutti i pappagalli e le scimmie

    mi guarderanno
    ammirate e mi invidieranno perchè, sono diventata più bella di loro

    Cosi’ Concy si tinse la sua bella conchiglia tutta rossa
    La sera tutte le sue amiche
    andarono a ballare nel famoso locale dove suonavano le scimmie Blusy…

    I pappagalli si misero tutti

    a corteggiare le belle conchiglie, offrendo loro spremete di banane e ananas

    Non fu offerto nulla a Concy, perchè non la riconobbe nessuno
    tutta rossa come era

    sembrava un gamberetto cosi’ fu lasciata in disparte

    Tutta sola se ne ritornò a casa

    Al buio nascosta dietro una montagna di alghe, c’èra un’ostrica
    era molto grande

    che scambiandola per un gamberetto….si mangiò Concy
    Il giorno seguente non videro più Concy
    la cercarono ma non la trovarono la cercarono per un pò

    e poi non ci pensarono più
    e da quel giorno fu dimenticata

    La bottiglia pian piano il mare la trasportò su una spiaggia sconosciuta
    in questa spiaggia abitavano una tribù di piccoli nanetti rossi

    erano dei nanetti rossi perchè avevano il nasino rosso

    Una bimba alta più di un pollice

    la trovò una mattina in spiaggia
    svitò il tappo di sughero della bottiglia e vi
    trovò l’ostrica grande che dormiva
    abbracciata alla piccola conchiglia rossa

    La bimba ne fece una bella collana e se la mise al collo
    felice di aver trovato un grande tesoro
    tutto colorato di rosso
    venuto chissà dove…

    da un mondo lontano che non esiste

    Da quel giorno cosi’ è nato il corallo rosso
    da un capriccio di una conchiglia Svampita

    di vover diventare rossa

    Mi chiedete dove sono finiti i pappagalli e le scimmie?
    Be” loro….che io sappia
    sono rimasti ancora in quella spiaggia
    a suonare, bere e a corteggiare le altre conchiglie rimaste
    fra banane e noci di cocco..
    (Fiaba di: Rosy)

    … Camminare sul bagnasciuga è un esercizio che abbiamo fatto tutti; quel vento che carezza i capelli, il suono ripetitivo e continuo delle onde che finiscono la loro corsa sulla spiaggia e da essa, come in un moto perpetuo, ripartono per un'altra corsa verso un'altra spiaggia. Spesso dalla sabbia escono colorate e dale forme più fantasiose, i gusci delle conchiglie. Sono levigati dall’incessante carezza del mare ed odorano proprio di esso … metti una conchiglia all’orecchio, poggiala delicatamente, vedrai ti racconterà storie fantastiche … Buon Agosto amici miei …
    (Claudio)






    In compagnia del mare

    La spiaggia ormai è deserta, silenziosa,
    a piedi nudi amo passeggiare
    sulla battigia, proprio dove l'onda,
    increspandosi e sussurrando lieve,
    viene a baciar la riva, in don lasciando
    qualche conchiglia, un gonfio legnetto,
    alghe strappate ad un lontano scoglio.
    Affondo il piede nel mollo arenile,
    corre un'onda a richiuder la ferita,
    in un balen scompare la mia orma
    ed il geloso mar torna a giocare.
    Ora il sole già basso all'orizzonte,
    un purpureo saluto manda al cielo
    e sembra il mar, col suo perenne moto,
    voler essere culla al suo riposo
    e l' onde acquieta ed addolcisce il canto.
    A sera poi l'abbraccio della luna
    calmo lo troverà e allor le stelle,
    testimoni di questo idillio arcano,
    lo scintillio del pelago godranno.
    ( Ignazio Amico)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    Sabbia

    Lo chiamiamo granello di sabbia.
    Ma lui non chiama se stesso né granello, né sabbia.
    Fa a meno di nome
    generale, individuale,
    instabile, stabile,
    scorretto o corretto.
    Non gli importa del nostro sguardo, del tocco
    Non si sente guardato e toccato.
    E che sia caduto sul davanzale
    è solo un’avventura nostra, non sua.
    Per lui è come cadere su una cosa qualunque,
    senza la certezza di essere già caduto
    o di cadere ancora.
    (Wislawa Szymborska)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Paffi e il suo cuore

    Moltissimo tempo fa, in una abitazione ai margini del bosco, viveva la piccola Paffi, bimba robusta e piccolina, dal cuore grande grande. Era una bambina molto generosa, per lei il bene degli altri aveva sempre la precedenza sui propri interessi e non riusciva a capire come potessero esistere individui pronti a desiderare il male degli altri. Nel suo animo non esistevano sentimenti come l’invidia o la gelosia e sconosciuto le era qualsiasi desiderio di primeggiare o di offendere chiunque: al contrario, era sempre ben felice se poteva essere d’aiuto ai suoi amici e gioiva per le loro gioie, ed era triste per i loro insuccessi. Paffi era molto intelligente e bravissima a scuola e la maestra non perdeva occasione per lodare la sua buona volontà e diligenza, e soprattutto il suo carattere docile e buono, indicandola ai compagni come un esempio da seguire. Paffi, dicevamo, era altruista: appena poteva correva a dare una mano a chiunque avesse bisogno, nella contrada la amavano e rispettavano tutti, perfino gli animaletti del bosco le volevano sinceramente bene, affetto prontamente ricambiato dalla piccola. Spesso si arrestava a dialogare con i maestosi alberi che abitavano la radura: all’ombra delle querce, dei faggi, dei pini e degli abeti Paffi sentiva di essere veramente se stessa e di non poter desiderare di più, ma… la casetta di Paffi era molto misera: piccolissima e modesta, la abitava con il suo amato cagnolino, Terremoto, che amava più di se stessa. Alle pareti non c’erano quadri, ma disegni realizzati da Paffi, i soffitti erano privi di lampade, al loro posto luminosi raggi di sole che lei raccoglieva al tramonto e utilizzava per dar luce all’abitazione, in sostituzione alle finestre Paffi aveva disposto lunghe file di rametti tenuti insieme da un abile lavoro di cucitura cosi che la riparassero dal caldo dell’’estate e dai rigori dell’inverno. I letti erano costruiti con la paglia, le sedie ricavate dagli avanzi di matita che Paffi sapeva lavorare fino a farli diventare assi per sedere, al posto dei rubinetti ampi secchi d’acqua trasportata ogni mattina dal vicino ruscello… Gli abiti di Paffi erano miseri almeno quanto la sua abitazione: non possedeva i bei vestiti colorati o le linde scarpine di seta tutte nastri e paillettes che adornavano i corpi delle sue amiche: lei doveva accontentarsi di cenci e stracci, di paglia colorata al posto delle gonne e di fango lasciato asciugare invece delle suole di scarpe. Insomma, Paffi era molto povera, la più povera del paese ma questa sua condizione sembrava non interessare nessuno degli amici della bimba, che le volevano bene con tutto il cuore per la sua bontà e generosità. Paffi invece soffriva moltissimo per la sua povertà, spesso inventava scuse per non andare alle festicciole delle amiche ed evitare così l’amarezza del confronto e della vergogna. Ormai la sua povertà era divenuta un’ossessione per lei e, nonostante il suo animo non avesse mai conosciuto l’invidia e la gelosia, in cuor suo cominciò a desiderare di divenire ricca, ricchissima. Si sentiva talmente fuori posto per i suoi abiti dimessi, per la sua misera abitazione che la sera, di nascosto da sguardi indiscreti, si nascondeva nel bosco a piangere e ad invocare l’aiuto della sua cara nonna, morta poco dopo che anche i suoi genitori se ne erano andati. Un giorno, sconsolata dopo l’ennesimo confronto a scuola con le amiche meglio vestite di lei, fu presa da un pianto talmente lungo e doloroso i cui singhiozzi la sospinsero in un punto del bosco che lei non aveva mai visto: e lì il suo pianto commosse tutta la radura, gli uccellini le si fecero incontro per darle consolazione, gli alberi spinsero i loro rametti per asciugarle le lacrime, i pini si piegarono per accarezzarla e perfino il sole fece capolino tra le nuvole per dare tepore a quella creatura indifesa.
    Pianse talmente a lungo e in modo così incontrollato che, vinta dalla stanchezza e dall’abbattimento, si addormentò e nel sonno vide la sua nonna che cercava di consolare quel dolore senza fine. La nonna le chiede se puo’ esserle d’aiuto e Paffi riesce solo a rispondere: “nonna, tu mi manchi immensamente, io quaggiù sono sola, vorrei tanto essere li’ con te, mi vergogno tanto per la mia povertà.. Se potessi diventare una bambina ricca, con una casa meravigliosa, bei vestiti, lustrini, scarpe da far invidia a tutti e un carattere degno della mia nuova condizione…”
    Dovete sapere che in punto di morte la nonna di Paffi promise alla nipote: “Sappi che di qualsiasi cosa tu avrai bisogno io ti sarò sempre vicina…chiedimi qualsiasi cosa e l’avrai!”.
    La nonna dall’alto dei cieli ascoltò la supplica di Paffi e…appena la bimba si svegliò dei suoi abiti dimessi non c’era più traccia, la vestivano un lungo abito azzurro degno di una principessa, tra i capelli un nastro rosa, ai piedi scarpine zeppe di cristalli preziosi…corse a casa e al posto della sua vecchia abitazione un castello con tanto di torri d’avorio, al suo interno saloni immensi con mobili antichi, quadri di pregio, tappeti di valore, oro e broccato ovunque, 8 bagni arredati con raffinatezza, 5 cucine con ogni specialità di cibi e bevande e ancora…. una sala giochi con le migliori attrazioni per bambini, un enorme parco giochi con altalene, scivoli, un campo di calcio e uno di pallavolo. Paffi non poteva essere più felice, saltellava su e giù per la contrada, canterellava, faceva girotondi e sentiva che finalmente non le mancava più nulla.
    Passò la notte senza dormire tanto era eccitata dagli avvenimenti di quella giornata e quando arrivò a scuola, la mattina seguente, i suoi compagni restarono a bocca aperta nel vedere quella ragazzina così riccamente abbigliata. Paffi si sentiva una vera regina ed era sicura che nessuno ormai le avrebbe negato il rispetto che desiderava.
    Fu con enorme sorpresa che Paffi apprese che nessuno, ma proprio nessuno era in grado di riconoscerla…tutti si chiedevano chi fosse quella bella ragazza così ben vestita e si mostrarono incuriositi, molti presero ad invidiarla e si domandavano”Chi sara’ mai questa bimba che par una principessa?”. Nei giorni seguenti Paffi quasi non degnò di uno sguardo i suoi vecchi amici perchè ormai si considerava superiore a loro e non sembrava piu’ importarle della loro compagnia e affetto.
    Al suo ritorno a casa si accorse che anche il suo amato cagnolino stentò a riconoscerla e addirittura ritrasse le sue zampine quando lei gli si avvicinò per accarezzarlo e quando gli preparò la scodellina con il cibo da lui preferito questi si allontanò sconsolato perché era da sempre abituato ad accettare cibo solo dalla sua adorata Paffi, e proprio non riusciva a riconoscere la sua amata padroncina in quella bambina così diversa. Ben presto Terremoto si ammalò di tristezza e, a forza di rifiutare il cibo, divenne magro magro da non riuscire quasi piu’ a camminare; riusciva solo a trascinarsi sulle sue zampine.
    In un giorno di lampi e tuoni Terremoto, nel suo vagare senza meta, si spinse fino al limitare della foresta dove si imbatte’ in un enorme leone dai denti affilati che aveva tutta l’aria di volerlo divorare: Terremoto, gia’ abbattuto di per suo, si spavento’ a tal punto che, nel cercar di sfuggire dalle grinfie del felino, si mise a correre all’impazzata e si ritrovo’ sull’orlo di un dirupo; Paffi,non si sa come, si trovo’ esattamente nel punto in cui Terremoto stava per cadere e gli si mette davanti urlando: “Terremoto, sono qua, aggrappati a me e ti salverai.....” ma Terremoto non sa riconoscere la sua padroncina tutta agghindata com’e’ nei suoi fastosi abiti e si lascia cadere nel dirupo. Paffi, per la disperazione, si mette ad urlare con tutta la forza che ha in se’ e a quel punto fu come se il tempo si fermasse e tutto intorno divenne immobile......il leone non si muoveva piu’, i fiori colorati divennero pietre e Terremoto rimase in bilico a mezz’aria tra il cielo e la terra In quello stesso istante Paffi scorse tra le nuvole il volto dell’amata nonna che le parlo’ dolcemente: “Paffi, so che stai soffrendo per il tuo amato cagnolino, io ti sono venuta in aiuto fermando il tempo così che Terremoto sia per il momento salvo, ma il tempo riprendera’ a scorrere normalmente al calar del sole: tu in questo arco di tempo dovrai dimostrare di credere ancora nel valore dell’amicizia e dell’umilta’ e dovrai per questo compiere tre atti di bonta’ lungo il percorso da qui a casa. La vita di Terremoto e’ nelle tue mani!”
    Paffi non se lo fa ripetere due volte e, presa la direzione di casa scorge un fiore tutto piegato su se stesso, quasi morente e privo di colore che le sussurra: ”Aiutami, sono tutto secco,una tempesta mi ha ridotto in fin di vita, non potresti portarmi un po’ di acqua cosi’ che possa rialzare il capo?” Paffi fu felice di trasportare un po’ di acqua dal vicino ruscello, che depose in foglie secche per rendere il compito meno pesante. Il fiore riprese presto il perduto colore e gambo e stelo si fecero ritti quasi a sfiorare il cielo.
    Ripresa la marcia, Paffi si ritrova immersa in una fitta nebbia dove a malapena ode il richiamo di una tartarughina che, nelle pieghe dei rami dell’ albero su cui e’ posata, a fatica compie il suo faticoso cammino alla ricerca di un luogo per la notte: “se non ti e’ di disturbo, bimba bella, mi daresti una spintarella su su in cima a quest’abete che’ io possa godere di un po’ di riparo per la notte?” chiede la tartaruga alla bambina. Paffi con mano pronta sospinge la tartarughina in un luogo isolato e protetto e regala cosi’ alla creaturina una nottata al riparo dal vento e dai malintenzionati che la notte popolano i boschi. Uno sguardo fugace sulla linea dell’orizzonte annuncia alla bimba il sopraggiungere della sera e Paffi sa che, a tempo scaduto, per Terremoto non ci sara’ piu’ speranza. Tre minuti, due, uno, Paffi urla con tutta la forza che ha in se’:”Terremoto, perdonami, e’ stata colpa mia se tu ora ti trovi in questa situazione, io e la mia mania di diventare ricca! Se fossi rimasta la tua Paffi questo non sarebbe successo! Non m’importa di essere ricca se per questo devo rinunciare ai miei amici e a te!” Al pronunciare queste parole Paffi si sente avvolta da un vortice che le spazza via i suoi abiti lussuosi, via l’abitino lungo, le scarpe preziose, le collanine ed ecco ricomparire il vecchio abbigliamento di sempre, scarpe scucite, grembiulino corto, ciabatte rattoppate... in un lampo e’ trasportata presso il dirupo con Terremoto a mezz’aria e con il tempo che ha ripreso la sua corsa, il cane ora riconosce la sua Paffi e accetta il suo aiuto.
    Il cagnolino e’ salvo, il cuore rinnovato della piccola ha fatto il miracolo e la nonna nei Cieli gioca a rincorrere le nuvole; sotto, nel bosco, gli animaletti disposti in girotondo cantano e danzano la loro gioia per la ritrovata famiglia.

    (Mariagrazia Tumbarello)



    ATTUALITA’


    Gelato artigianale a Londra parla fiorentino, apre Badiani.

    'Campione d'Europa' a Mercato Metropolitano,vicino London Bridge. Parlerà fiorentino d'ora in poi il gelato artigianale a Londra. La gelateria Badiani di Firenze apre nella capitale inglese il suo primo punto vendita e lo fa all'interno del Mercato Metropolitano ad Elephant and Castle, quartiere in grande sviluppo a due passi dal centralissimo London Bridge. I prelibati gusti "Buontalenti" e "Dolcevita" che hanno fatto di Badiani campione d'Europa al Europeo Gelato Festival 2015 come il "caramello salato" "sono già un grandissimo successo" sottolinea con soddisfazione gelatiere fiorentino Paolo Pomposi, recente nominato Ambasciatore del Gelato Festival in Europa, premio concesso per il suo impegno nel diffondere l'alta qualità del gelato Italiano nel mondo.

    Badiani è una insegna storica nella città toscana, attiva dal 1932 propone gelateria e pasticceria d'autore. "Badiani è una formula pronta per essere esportata all'estero", dice Pomposi. "Dopo aver visto l'avventurarsi sul mercato di vari marchi di "fantasia", basati spesso solo sul marketing, abbiamo deciso di portare - continua il gelatiere toscano - nel mondo la storia della gelateria, l'italianità, la toscanità, la fiorentinità". L'idea è quella di far conoscere il marchio Buontalenti di cui è artefice e proprietaria. Dal 1969, questa specialità a base di panna e crema ha conquistato il cuore dei fiorentini e di tutti gli amanti del buon gelato.

    Questo gusto si presenta di colore chiaro, senza aggiunta di coloranti e i suoi ingredienti fondamentali comprendono panna e crema. Il nome è dedicato a Bernardo Buontalenti, un eclettico fiorentino vissuto alla fine del '500.
    (Ansa)





    Campagna Polizia contro truffe anziani '#chiamateci sempre'.

    L'iniziativa è stata lanciata tramite un video pubblicato sulle pagine ufficiali Social. "Non siete soli #chiamateci sempre" è il claim che la Polizia di Stato ha scelto di legare alla nuova campagna contro le truffe agli anziani L'iniziativa è stata lanciata tramite un video pubblicato sulle pagine ufficiali Twitter e Facebook della Polizia di Stato e dell'Agente Lisa. Il progetto ha quest'anno un testimonial d'eccezione, Gianni Ippoliti, ideatore degli spot che, in questi giorni, verranno lanciati sui canali social della Polizia di Stato.
    Il conduttore televisivo, con la collaborazione degli attori Fabiana Latini e Giovanni Platania, lancia un semplice e preciso messaggio agli anziani: diffidate degli estranei e chiamate la Polizia. Sono purtroppo tanti i casi di anziani che, soprattutto nel periodo estivo, vengono avvicinati e raggirati. Il fenomeno, infatti, ha avuto un sensibile aumento negli ultimi 3 anni, facendo registrare il picco nel 2015 con circa 15.000 casi accertati di truffe ai danni di over 65. Tra le regioni più colpite risultano la Lombardia, la Campania ed il Lazio.

    La casistica è infinita. Tra le truffe più ricorrenti ci sono quelle in casa che iniziano sempre con una scusa per entrare: controllo del gas, lettura della luce, consegna di un pacco o, addirittura, finti appartenenti alle forze dell'ordine. In strada gli anziani vengono avvicinati in prossimità delle banche o degli uffici postali dopo aver ritirato denaro oppure vicino casa da sconosciuti che si fingono conoscenti di vecchia data, i quali, con modi gentili, si fanno invitare a casa per svuotarla dei preziosi. Una terza tipologia è la telefonata di un falso parente o di un falso amico di un famigliare che richiede soldi preannunciando l'arrivo di un incaricato per il ritiro. In tutti questi casi, come dice Gianni Ippoliti "Non siete soli...#chiamateci sempre". ‬
    (Ansa)





    E' arrivata la tempesta magnetica, con aurore mozzafiato.

    Ne sta già arrivando un'altra. E' arrivata, come previsto, la tempesta magnetica annunciata il primo agosto e provocata da una straordinaria eruzione solare: la nube di particelle emessa dal Sole ha colpito questa mattina il campo magnetico terrestre e sta provocando spettacolari aurore nei cieli polari. Le luci colorate sono state osservate in Antartide e nei paesi del Nord, dall'Estonia, alla Svezia fino alla Danimarca e alla Germania. Per il momento la tempesta è di intensità bassa, di classe G1 nella scala che va da 1 a 5, ma comunque in grado di disturbare le comunicazioni radio.

    Se la nube di particelle fosse arrivata contemporaneamente a un flusso veloce di vento solare, ossia di particelle emesse normalmente dal Sole, come previsto inizialmente, ''la tempesta sarebbe stata certamente più intensa'', ha detto all'ANSA Mauro Messerotti, dell'Osservatorio di Trieste dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dell'università di Trieste.

    Ma non è finita qui:, la raffica di vento solare ancora non ha raggiunto la Terra e quando lo farà, probabilmente tra questa notte e il 4 agosto, si prevede un'altra tempesta magnetica. L'agenzia statunitense per l'atmosfera e gli oceani (Noaa) prevede con una probabilità del 55% che si verifichi una seconda tempesta entro 24 ore.

    ''La corrente di particelle solari in arrivo - ha spiegato Messerotti - è collegata a un buco coronale, ossia una regione di bassa luminosità nei raggi X e nell'estremo ultravioletto nella quale i campi magnetici del Sole sono aperti verso lo spazio e accelerano la velocità del vento solare''. In pratica è ''come avere uno zampillo rotante che se colpisce la Terra può generare tempeste magnetiche''.

    Il Sole si sta avviando verso un periodo di quiete che arriva ogni 11 anni dopo un periodo più attivo ed è normale, ha rilevato l'esperto, ''che in questa fase si formino con più frequenza del solito buchi coronali''.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    David Bowie Is




    locandina


    Un film di Hamish Hamilton. Titolo originale David Bowie Is. Documentario,


    Documentario pubblicitario ma al tempo stesso operazione autentica nel cogliere e riflettere la seducente comunicatività di un artista che ha felicemente rivoluzionato le vite di molti.
    Raffaella Giancristofaro


    23 marzo 2013: apre al Victoria & Albert Museum di Londra David Bowie Is Happening, la più grande mostra mai realizzata sull'artista britannico, composta da materiali provenienti dal suo archivio personale: oltre 300 oggetti tra costumi, foto, testi autografi, bozzetti, artwork, distribuiti lungo circa 50 anni di carriera. Una mostra che non può che essere multidisciplinare, tra moda, musica, cinema, teatro, grafica. Il successo dell'esposizione (che poi andrà "in tour" in tutto il mondo fino a primavera 2016) è tale da spingere gli ideatori a documentare l'esperienza in video, a vantaggio di chi non potrà visitarla.
    Sono i due co-curatori, Victoria Broackes e Geoffrey Marsh, e la loro assistente Kathryn Johnson, a introdurci nella galassia Bowie, in una formula che sta tra il documentario e la ripresa live di un evento, con tanto di competenti guest star (lo scrittore Hanif Kureishi, lo stilista Kansai Yamamoto, il leader dei Pulp Jarvis Cocker, tra gli altri) a ribadire il ruolo cruciale di Bowie come musicista, icona di stile, sperimentatore di linguaggi interdisciplinari, alfiere della liberazione sessuale e incarnazione vivente di identità multiple. Al di là dell'indiscutibile ricchezza e leggibilità dell'installazione, lo stile registico adottato è immediato.
    In omaggio alla versatilità con cui Bowie si è mosso tra arti performative differenti, David Bowie Is si presenta in parte come indubbio veicolo autopromozionale per l'istituzione ospitante, ma anche come una sorta di concert movie o di diretta tv di premio musicale: se l'urgenza dei curatori è dare, in rigoroso ma mai noioso ordine cronologico, tutte le definizioni possibili di chi Bowie sia stato e di cosa abbia rappresentato di volta in volta nei decenni, non ci si dimentica infatti di intervistare - come fossero a bordo palco o all'uscita da un'esibizione - i visitatori/fan, di raccoglierne l'entusiasmo e le reazioni. Si cattura così il coinvolgimento emotivo, vale a dire ciò a cui ogni espressione artistica tende; oltre e nonostante ogni interpretazione chiusa o letterale, contro cui il perenne trasformismo di Bowie lavora da sempre.
    Altro espediente efficace è l'effetto che "congela" i visitatori nella loro osservazione mentre un flusso continuo di sounds and visions continua a dare spettacolo. Bowie non si è concesso ad hoc ma ogni oggetto e intervento ne testimonia la lucida consapevolezza nella costruzione della propria immagine, lo spirito di collaborazione profuso nel processo e la curiosità creativa (i disegni preparatori di Hunger City, progetto cinematografico da 1984 di George Orwell che non ha mai visto la luce). Documentario pubblicitario ma al tempo stesso operazione autentica nel cogliere e riflettere la seducente comunicatività di un artista che, da quella sua leggendaria epifania androgina a Top of the Pops (1972) ha felicemente rivoluzionato le vite di molti.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    “Nessun uomo può compiere il delitto perfetto, ma il caso si.”

    LOLITA


    Titolo originale Lolita
    Paese di produzione Regno Unito, USA
    Anno 1962
    Durata 153 min
    Colore B/N
    Audio RCA Sound Recording
    Rapporto 1.66:1
    Genere drammatico
    Regia Stanley Kubrick
    Soggetto Vladimir Vladimirovič Nabokov (romanzo)
    Sceneggiatura Vladimir Vladimirovič Nabokov
    Produttore James B. Harris
    Fotografia Oswald Morris
    Montaggio Anthony Harvey
    Musiche Nelson Riddle
    Scenografia William Andrews, Syd Cain

    Interpreti e personaggi

    James Mason: Humbert Humbert
    Shelley Winters: Charlotte Haze
    Sue Lyon: Dolores Haze detta "Lolita"
    Peter Sellers: Clare Quilty
    Diana Decker: Jean Farlow
    Jerry Stovin: John Farlow
    Suzanne Gibbs: Mona Farlow
    Gary Cockrell: Dick Schiller
    Marianne Stone: Vivian Darkbloom
    Cec Linder: medico
    Lois Maxwell: l'infermiera Mary Lore
    William Greene: Mr. Swine
    C. Denier Warren: Mr. Potts
    Isobel Lucas: Louise
    Maxine Holden: addetto alla reception dell'ospedale
    James Dyrenforth: Mr. Beale Sr.
    Roberta Shore: Lorna
    Eric Lane: Roy
    Shirley Douglas: Mrs. Starch
    Roland Brand: Bill
    Colin Maitland: Charlie Holmes
    Irvin Allen: assistente ospedaliero
    Marion Mathie: Miss Lebone
    Craig Sams: Rex
    John Harrison: Tom
    Maxine Holden: Miss Fromkiss



    Lolita è un film del 1962 diretto da Stanley Kubrick, tratto dall'omonimo romanzo di Vladimir Vladimirovič Nabokov, autore in prima persona anche della sceneggiatura della pellicola.

    TRAMA


    Nel 1947, il professor Humbert arriva in una piccola città del New England dove lo attende un posto di insegnante di letteratura francese. Cercando alloggio, gli capita una stanza in casa della vedova Charlotte. Il posto non sarebbe molto di suo gusto, ma decide di fermarsi dopo aver visto in giardino la figlia dodicenne di Charlotte, Lolita, dalla quale subito rimane affascinato. Charlotte corteggia Humbert che alla fine, pur di stare accanto a Lolita, accetta di sposare la donna. Dopo qualche tempo, Charlotte muore in un incidente, Humbert e Lolita, che hanno ormai avviato un rapporto amoroso, decidono di lasciare la cittadina e cominciano un viaggio attraverso l'America. Questo viaggio è contrassegnato da momenti sempre più burrascosi e da avvenimenti sempre più esagitati. Lolita ha il controllo della situazione, Humbert dà spesso in escandescenze. Lei un giorno decide di andarsene con un altro. Humbert la ritrova quando aspetta un figlio, le dà dei soldi, poi va dall'uomo che ha determinato il distacco tra loro due. La resa dei conti è crudele e brutale, e Humbert muore in preda ai rimorsi.

    ...recensione...


    Lolita è il quarto film di Kubrick noto al grande pubblico, particolar-
    mente difficile sia nella gestazione che nell’ accoglienza. Su di lui pendeva, infatti, l’obbligo del confronto con l’omonimo romanzo di Nabokov, divenuto un cult dopo gli iniziali problemi di censura. Il trailer dell’epoca recitava: How did they ever make a movie of Lolita? Come a mettere già le mani avanti sulle possibili polemiche. Venne riabilitato successivamente sulla scia del principio di autorialità ma a molti critici Lolita sembrò meno degno di nota rispetto alla metafisica di 2001 o ai classici capolavori come Arancia meccanica e Barry Lyndon.
    La gestazione fu altrettanto controversa: nel 1960 venne proposto a Nabokov di trarre lui stesso la sceneggiatura dal suo romanzo ma il risultato fu un testo di 400 pagine (equivalenti a sette ore di proiezione) che Kubrick dovette rifiutare. Ne venne allora tratta una versione più condensata che copriva solo una parte del romanzo. Alla prima del film, il 13 giugno 1962, Nabokov riconosce il merito del regista e degli attori ma ammette anche che il film è infedele allo script originale come una traduzione di Rimbaud o di Pasternak fatta da un poeta americano (la fonte è Michel Sineux in Positif, n. 277, pag. 59).
    Quando uscì nel 1962 le critiche fioccavano da tutti i giornali: squilibri, mancanza di coerenza nella narrazione, virtuosismi degli attori o attori fuori parte, come Sue Lyon, considerata incolore e senza charme né perversità o come Sellers, figura invadente rispetto all’ombra furtiva che è il personaggio di Quilty nel romanzo. La cosa di cui il film pareva più carente e che premeva di più per problemi di censura era l’analisi oggettiva della malata psicologia di Humbert. Infatti la prima parte del romanzo – che contribuisce a far comprendere la sua perversione adolescenziale – nel film scompare del tutto, tanto da far apparire Lolita non come l’ennesima ninfetta ma come unico oggetto dell’amore di Humbert.
    Kubrick, del resto, non ha mai avuto l’intenzione di trasporre il romanzo (come forse fece Lyne) ma si limitò a farsene, in un certo senso, assorbire portando le tematiche e le “intenzioni” di Nabokov verso le sue personali ossessioni: follia e sublimazione artistica, sesso e colpa, sogno e normalità. Eliminò alcuni personaggi e, soprattutto, cambiò il ritmo pur mantenendo la sequenza narrativa, condensando alcune scene – come il primo incontro tra Lolita e Humbert – e dilatando altre figure caricaturali come Quilty/Sellers. Nella scena del primo incontro, per esempio, Kubrick evita superficiali similarità col romanzo – carico di riferimenti al bagno di sole di Lolita e a metafore marine – e cerca di trovarne di più profonde anche se spesso virate verso il grottesco. La trasformazione emotiva subita da Humbert, descritta nel romanzo come un’onda marina che cresce sotto il suo cuore, è concentrata nel film sul semplice primo piano di Humbert, seguito da una sequenza di riprese più strette di una fin troppo perspicace Lolita montate sulla voce-over del professore che sta già mentendo, a causa di lei, sulla decisione di rimanere. La vis comica emerge nella sequenza immediatamente successiva che rompe completamente la catena degli eventi: Lolita, la madre e Humbert sono in un drive-in e stanno guardando la scena dello smascheramento del mostro nel film di Fisher, La Maschera di Frankenstein, la scena è violenta e i tre gridano scioccati; segue, così, la gag delle mani che condensa la relazione che intercorre fra i tre in maniera perfetta, ovviamente in chiave comica. Potrebbe essere azzardato ma qui sembra che Kubrick giochi a prendere in giro la possibile reazione dello spettatore alla scena precedente (Humbert che guarda Lolita ricambiato, mentre l’ottusa madre non si accorge di nulla) e lo shock emotivo/percettivo che ha innescato. Quello scambio di sguardi pieni di sottintesi è tutt’altro che una manifestazione di quieta normalità e probabilmente ha fatto gridare lo spettatore allo scandalo tanto quanto una scena di smascheramento.
    Dobbiamo anche dire che a scandalizzare lo spettatore può essere solo il tema della pedofilia dal momento che la massima espressione della sessualità che si consuma fra i due è data dalla verniciatura delle unghie dei piedi di Lolita. La cosa non riguarda solo la censura (addirittura per trovare l’avvallo della censura un primo script proponeva di mostrare l’unione di Humbert e Lolita in uno stato americano che autorizzasse il matrimonio con una minorenne ma Kubrick vi rinunciò subito. Ne dà notizia Régine Hollander in CinémAction n. 114, 2005, pag.123) ma è, in effetti, molto kubrickiana, se si pensa alle circostanze o alle impotenze che nei vari film (Eyes Wide Shut, Arancia meccanica, Dr Stranamore) spiegano l’ellissi di un atto che, comunque, quando è mostrato, è più fattore di frustrazione che di gioia. Ma se è pur vero che lo spettatore viene privato, come si disse allora, della “voluttà estetica” e della “croccantezza” (nel senso del gusto del torbido) presenti nel romanzo, è anche vero che questa assenza diventa paradossalmente un valore aggiunto perché segna la profondità e l’acume del film. Tutte le volte che Humbert indossa i panni del padre amorevole, col suo linguaggio gentile e protettivo suona ovviamente falso (noi sappiamo che loro due vanno a letto insieme per cui la sua è evidentemente solo gelosia di un amante) ma l’assenza dell’atto, in fondo, rende Humbert simile a qualsiasi altra variante di maschio, emblema, quasi, di una generale mascolinità in quella società puritana che basava il rapporto ancora sullo schema patriarcale. Per cui il film di Kubrick oltre a rappresentare un’acuta analisi psicologica di un intellettuale debole e doppio – moralista in vetrina ma perverso dietro le mura di casa – ha anche la finezza di un’analisi sociologica in cui si visualizza il possibile destino del maschio nella società patriarcale. In fondo questi opposti – assenza totale e ossessione del sesso – sono i segni di una società schizofrenica che, non riuscendo a padroneggiare la propria onnipresente sessualità (Charlotte, l’insegnante di piano, la vicina di casa nella seconda parte), si trova costretta a tamponarla sotto la coltre della pruderie. Lolita è, poi, un film sulla condizione umana: basterebbe pensare alla derisione da parte di Quilty alla lettura del componimento poetico che Humbert porta con sé nella scena iniziale in cui cerca di esprimere la sua disperazione; quella stessa derisione che Humbert metterà alla lettura della lettera di Charlotte in cui lei gli esprime i suoi sentimenti. Il mondo non sembra essere il posto giusto in cui collocare effusioni e lirismi; prima o poi ciascuno si troverà di fronte alla notte dei sentimenti e alla mancata reciprocità di affetti.
    Nel film ogni personaggio vive replicato nel suo doppio, che rappresenta le sue ossessioni e paure o l’attrazione. Quilty (cioè guilty, colpevole) incarna perfettamente le forme contemporanee della legge – la polizia che controlla la “normalità” di Humbert come nella scena del congresso di polizia (e non di medici come indicava Nabokov) all’Hotel Enchanted Hunters e la psicologia che tende a castrarlo come nella scena del Dr Zemph – ma, nello stesso tempo, è anche guidato dagli stessi suoi istinti, è un clownesco pornografo. Freudianamente è l’Io e il Super-Io di Humbert, la sua natura profonda e la censura sociale. Nella dimensione metafisica e fantastica della seconda parte (dalla morte di Charlotte) Quilty rappresenta perfettamente i diversi gradi della sua paranoia. Anche Lolita ha un suo alter ego nella madre, fonte di repulsione e di rifiuto di ciò che è dozzinale. Nonostante il tema della pedofilia, Lolita è più carnefice che preda del potere dell’adulto/padre/maschio ed è lei stessa a decidere liberamente di affidarsi al suo giovane sposo nel finale. Eppure, così occhialuta e infagottata, con le ciabatte e il ferro da stiro sembra già prefigurare quel futuro da matrona che segnava anche l’odiata madre.
    Il film ha numerose scene alquanto spassose. Le scene di gag che rappresentano il lato grottesco del film sono supportate tutte dallo straordinario Sellers che nella scena iniziale improvvisa un fantastico tour di tutti i generi cinematografici (nel film è un cacciatore di talenti recitativi), facendosi prima senatore romano poi pugile poi ancora macchietta western con l’accento southern. Le altre due scene che valgono tutto il film: Humbert ubriaco, a mollo nella vasca con un improbabile bicchiere galleggiante che accetta con uno sguardo ebete le condoglianze degli amici; Lolita, bimbetta perversa che imbocca dall’alto Humbert con l’uovo della colazione. Da vedere anche solo per questo.
    Recensione in evidenza
    (Costanza Salvi -19 Giugno 2009, http://sentireascoltare.com/)

    (Gabry)





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    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


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    La musica del cuore



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    foto:mediagallery.areavintage.it



    Gloria - Umberto Tozzi


    La canzone tratta dall'album omonimo del 1979, sia il testo che la musica sono state scritte dallo stesso Tozzi e da Giancarlo Bigazzi. Ottenne un enorme successo in tutta Europa, soprattutto in Italia (seconda posizione), Belgio (quinta posizione), Francia e Spagna (prima posizione) e Svizzera (prima posizione per quattro settimane); venne premiata con sette dischi di platino per un totale di circa 700.000 copie. In Austria arrivò alla quarta posizione e in Germania in ottava.

    Il testo italiano è articolato sulla doppia valenza semantica del titolo, inteso sia come sostantivo, sia come nome di donna:

    « ...per me che senza gloria,
    con te nuda sul divano faccio stelle di cartone
    pensando a Gloria. »

    L'esplosivo ritornello, interpretato magistralmente dall'interprete risulta ancora oggi molto coinvolgente:

    « Gloria manchi tu nell'aria, manchi come sale, manchi più del sole.
    Sciogli questa neve che soffoca il mio petto,
    t'aspetto Gloria.
    Gloria, chiesa di campagna,
    acqua nel deserto, lascio aperto il cuore.
    Scappa senza far rumore dal lavoro e dal mio letto,
    dai gradini di un altare, t'aspetto Gloria. »


    Viceversa sono la struttura melodica e l'arrangiamento che rendono questa canzone una delle più conosciute tra quelle italiane del secolo. Il valore del pezzo viene riconosciuto anche negli ambienti della musica colta. Famoso è l'aneddoto dell'allora critico di musica colta del Corriere della Sera, che raccontò di come il grande direttore d'orchestra Von Karajan interruppe un'intervista per ascoltare Tozzi alla radio. E successivamente fu la London Symphony Orchestra a concedere a "Gloria" l'onore di una trasposizione sinfonica di grande effetto che il cantautore inserirà nel 1987 nella raccolta Minuti di un'eternità.

    Gloria è una delle canzoni in lingua italiana più famose e vendute nella storia della musica, oggetto di numerose cover e rivisitazioni nel corso del tempo.

    Nel 1982 ne è stata realizzata una celebre versione da Laura Branigan che raggiunse la posizione #2 nella Billboard Hot 100. Il brano fu cantato in inglese dalla Branigan, con testo curato da Trevor Stanley Veitch, che otterrà anche il primo posto nella classifica dei singoli americana "Cash Box", nel 1983. Risultato prestigioso, riuscito solo ad un altro italiano: Domenico Modugno con Nel blu dipinto di blu.
    Gloria è stata cantata in spagnolo dallo stesso Umberto Tozzi con il testo curato da Oscar Basilio Gómez Diaz, mentre la cantante Sheila interpretò nel 1982 Glori Gloria, la versione in francese curata da Claude Carrère e Jean Schmitt.
    Lena Valaitis (1982) e Tanja Lasch (2011) interpretarono la versione in tedesco curata da Michael Kunze. Una versione in olandese fu cantata da Jo Vally nel 2012.

    Tra gli interpreti italiani si segnalano i Ricchi e Poveri e Fiorello che la incisero nel 1992.
    Versioni strumentali del brano furono interpretate assieme alle loro orchestre da Paul Mauriat (1979) e da Franck Pourcel (1980).
    La fama internazionale di "Gloria" fu consolidata quando apparve citata nella pellicola Flashdance.
    Nel 2013 Martin Scorsese la sceglie come sottofondo per una scena del suo film The Wolf of Wall Street
    Nella traccia These Boots contenuta nell'album Killing Is My Business... And Business Is Good! dei Megadeth, è avvertibile la canzone "Gloria" per alcuni brevi istanti.
    Nel 2014 la canzone in versione inglese viene inclusa nello show-musical Glee, cantata da Adam Lambert, Naya Rivera e Lea Michele.
    La cover di Gloria/Aria di lei della cantante Laura Branigan, è presente nel videogioco del 2015: Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Il gioco è ambientato nel 1985.



    fonte: wikipedia. org




    Gloria

    Gloria manchi tu nell'aria
    manchi ad una mano che lavora piano
    manchi a questa bocca che cibo più non tocca
    e sempre questa storia che lei la chiamo Gloria.
    Gloria sui tuoi fianchi la mattina nasce il sole
    entra odio ed esce amore dal nome gloria.
    Gloria manchi tu nell'aria
    manchi come il sale manchi più del sole
    sciogli questa neve che soffoca il mio petto
    t'aspetto Gloria.
    Gloria (coro: Gloria)
    chiesa di campagna (Gloria)
    acqua nel deserto (Gloria)
    lascio aperto il cuore (Gloria)
    scappa senza far rumore dal lavoro del tuo letto
    dai gradini di un altare ti aspetto Gloria
    ah ah ah ah ah Gloria
    per chi accende il giorno e invece di dormire
    con la memoria torna a un tuffo nei papaveri
    in una terra libera per chi respira nebbia
    per chi respira rabbia.
    per me che senza gloria
    con te nuda sul divano faccio stelle di cartone
    pensando a Gloria
    gloria manchi tu nell'aria
    manchi come il sale manchi più del sole
    sciogli questa neve che soffoca il mio petto
    t'aspetto Gloria.
    Gloria (coro: Gloria)
    chiesa di campagna (Gloria)
    acqua nel deserto (Gloria)
    lascio aperto il cuore (Gloria)
    scappa senza far rumore dal lavoro del tuo letto
    dai gradini di un altare ti aspetto Gloria


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Pantani: gup archivia inchiesta Giro '99.

    Respinta la richiesta della famiglia di continuare le indagini. Il gup di Forlì Monica Galassi ha archiviato il procedimento, aperto dalla Procura di Forlì, sull'esclusione dal Giro d'Italia 1999 di Marco Pantani. Respinta la richiesta della famiglia del ciclista di proseguire le indagini e spostare il fascicolo a Napoli, visto il presunto intervento della criminalità organizzata nell'esclusione. Lo riportano "Corriere Romagna" e "Resto del Carlino". Accolta così la tesi della Procura che aveva chiesto l'archiviazione.

    Il procuratore Sergio Sottani e il pm Lucia Spirito, dopo aver indagato per quasi due anni, hanno infatti chiesto l'archiviazione del procedimento, nato su sollecitazioni della famiglia nell'ipotesi che l'esclusione del Pirata dal Giro - episodio che segnò l'inizio della crisi del campione - fosse stata causata da un intervento della criminalità organizzata, che aveva scommesso contro di lui, manipolando in un qualche modo i prelievi ematici dei controlli antidoping.

    Un'ipotesi avanzata anche da Renato Vallanzasca in alcune dichiarazioni. Dopo aver a lungo indagato, gli inquirenti avevano concluso che anche se poteva essere credibile che ci fossero state condotte minacciose, gli elementi acquisiti dall'inchiesta non erano idonei ad identificare autori di eventuali reati ipotizzati, e cioè associazione a delinquere, frode sportiva, minacce ed estorsione.

    Alla fine dello scorso giugno il gup di Rimini Vinicio Cantarini aveva messo una pietra sopra anche sull'altra inchiesta legata al Pirata, quella nell'ipotesi dell'omicidio volontario. L'inchiesta bis sulla morte, nata dall'esposto presentato a luglio 2014 dalla famiglia del campione di Cesenatico (trovato morto nel giorno di San Valentino del 2004 nel residence "Le Rose" di Rimini) non aveva però individuato possibili indizi che di delitto si fosse trattato, né tantomeno di possibili assassini, ed era stata appunto archiviata, come chiesto dal procuratore capo di Rimini Paolo Giovagnoli.
    (Ansa)




    Rio: Pellegrini, spero arrivi una medaglia.
    L'azzurra emozionata, il 5 sarò portabandiera e compirò gli anni. Federica Pellegrini è serena ma sente crescere l'emozione in vista della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Rio, in cui sarà portabandiera dell'Italia. "Manca molto poco: il 5 s'inizia con un'emozione grandissima per me perché porterò la bandiera al Maracanà e sarà anche il mio compleanno", ha detto all'Ansa l'atleta simbolo dell'Italia ai primi Giochi olimpici in Sudamerica.

    "Comincerò le gare già il 6 mattina con la staffetta veloce. E poi tutta la settimana di gare, speriamo nel meglio. Vorrei fare il massimo possibile e se questo vorrà dire medaglia o no, non lo so. Nella mia testa c'è una gara che vorrei fare e poi non so se quella porterà una medaglia, qualcosa di più o qualcosa di meno. Quello che succederà, succederà", spiega la nuotatrice miranese.

    "Abbiamo fatto un bell'avvicinamento per arrivare nel migliore dei modi. A Santos ci hanno agevolati in tutto, dal cibo agli orari: ci allenavamo tardi e cenavamo alle 23 perché gareggeremo tardi. Era tutto perfetto, anche la vasca".
    (Ansa)




    Marchionne, la Ferrari ha talenti fenomenali.
    F1: n.1 Maranello 'svilupperemo macchine con competenze interne'. "Abbiamo preso la decisione di sviluppare le macchine 2016 e 2017 con le nostre competenze interne", perché all'interno della Ferrari esistono "talenti fenomenali". Il presidente e amministratore delegato del Cavallino, Sergio Marchionne, difende così la scuderia dopo le ultime deludenti prestazioni nel campionato di Formula 1.

    "Per noi è importante sfruttare quel know how ed è quello che stiamo facendo - ha aggiunto Marchionne commentando con gli analisti i dati della trimestrale -. Dire che abbiamo bisogno di una trasfusione di intelligence tecnica è eccessivo".
    (Ansa)

    (Gina)



    BALLIAMO!!!




    Cico Mauro Peruzzi




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    CICO, Breakdancer


    E' sicuramente il B-boy più noto in Italia.
    Soprannominato “Prince of Power", in Italia Mauro Peruzzi aka CICO si specializza nella danza B-Boyng (Breakdance). E' particolarmente noto per le sue combinazioni energiche tra il flare in aria e il suo incredibile 1990 dove si gira rapidamente in una verticale con un braccio solo con una sola spinta. Egli, infatti, detiene il record mondiale con 27giri.
    CICO è stato testimonial di varie note ditte di abbigliamento ed è ora uno dei membri della Red Bull BC One ALL STARS un team Internazionale che rappresenta il marchio in tutto il mondo!

    CICO è nato in Germania nel 1984 e spostato avanti e indietro tra la Germania e l'Italia fino al 2002.
    Ha iniziato a praticare B-boying nel 1995. Ha partecipato a numerosi eventi, tra cui Red Bull BC One battaglie 2005 & 2007 e ha vinto importanti campionati in tutta Europa, la partecipazione all’IBE 2008 mondiale svolto in Olanda, l’indimenticabile sfida per l’onore contro PUNISHER 2007 e moltissimi spettacoli televisivi nazionali ed internazionali.
    Nel 2009 è stato come giurato al Red Bull BC One a NY.

    2008 - Cico diventa un ballerino da record.
    E' riuscito a battere il primato mondiale con ben 15 rotazioni. Il Ninety è una figura che vede il mover in verticale su una mano, a compiere quante più rotazioni possibili intorno al proprio asse. Cico è l'uomo rotante!

    cico19 Novembre 2010 - Nuovo record per Cico!
    E' riuscito a conquistare il nuovo primato mondiale di “Windmill”, un powermove che prevede la rotazione alternata di spalle, busto e parte della testa, senza toccare terra e con le gambe aperte e distese.
    In diretta dagli studi di Radio Deejay durante il programma “Pinocchio” con La Pina e Diego, Cico è riuscito a battere il record del mondo, compiendo 56 giri in soli 30 secondi. Già nel 2008, il breaker 25enne era riuscito a battere, sempre in diretta per i radioascoltatori di Radio Deejay, il record del mondo di “Ninety” compiendo ben 15 rotazioni in verticale su una mano sola.
    L’idea di infrangere un altro record è venuta a Cico per promuove la propria partecipazione alla più coinvolgente sfida di breakdance uno contro uno, il Red Bull BC One, il più importante contest di break-dance del pianeta.


    Sintesi della sua carriera:
    1999: Beast single dancer, “Battle of the year National”, Leipzig, Germany. 1° place “Ruhrpott Battle”, Germany.

    2000: 1° place “Expo Battle” (Team Europe VS Team USA), Hanover, Germany. 1° place “Moves 2000” Weil am Rhein, Swizerland.

    2001: 2° place “Total Session” (World Championships) Grenoble, France Exhibition battle at “IBE” Rotterdam, Holland.

    2002: 1° place “National battle of the year” Celle, Germany
    Remake del video “Stay my Love” di Marylin Manson trasmesso su MTV.

    2003: 1° place “Vibrazioni positive” Cesena, Italy.
    1° place “MTV Shakedown Dance Contest” Warsaw, Poland.
    1° place “Trofeo JTB” Rome, Italy.
    Intervista su Mixery Deluxe (VIVA Tedesca).
    Spot pubblicitario per il marchio “Freddy” trasmesso su Italia Uno.
    Ballerino al Festival Bar all’Arena di Verona per la cantante Giorgia trasmesso su Italia Uno.

    2004: 1° place “Cruisin Contest” Jesolo, Italy.
    1° place “B.Boy Event” Bologna, Italy.
    1° place “Summer Battle” Berlin, Germany.
    Due spot pubblicitari per il marchio “Freddy” trasmesse sulle reti Mediaset.

    2005: 1° place “Chelles battle pro” Paris, France.
    Partecipation “Red Bull BC one” Berlin, Germany.
    World record most Nineties, “TV show The Wild World Records”, London, UK.

    2006: 1° place “Born 2 the Floor” Fano, Italy.
    2° place “Ground Control” Marseille, France.
    1° place “MTV contest TRL”, Milan, Italy.
    1° place Most nineties, “UK B.Boy Championship” London, UK.
    Exhibition battle “Europe vs Rock Steady Crew”, “Red Bull break Master”, UK.
    Dancer nel programma televisivo “Le Iene Show” trasmesso su Italia Uno.

    2007: Exhibition battle 2 vs 2 Italy vs Korea, “Ground control” Marseille, France.
    Partecipation “Red Bull BC One” Johannesburg, South Africa.
    Esibizione ed intervista da Pippo Baudo a “Domenica In” Rai Uno. .
    Performance nel programma “Cultura Moderna” trasmesso su Canale 5. Uno dei suoi trailer era tra i best video nel programma televisivo “Talent One” trasmesso su Italia Uno.

    2008: Judge, “Red Bull BC One, Paris, France.
    Dancer nel programma televisivo “Le Iene Show” trasmesso su Italia Uno. Ballerino all’interno dell’opera teatrale “Notre dame de Paris”

    2009: Intervista su “Studio Aperto” trasmesso su Italia Uno.
    Ballerino all’interno di un’opera teatrale dalla Danimarca per 2 mesi.

    2010: Semifinalista nel programma televisivo “Italia Got Talent” più di 1000 partecipanti, trasmesso su Canale 5.
    Dancer per il tour nazionale di Tiziano Ferro.

    Dancer nel Video di Fabri Fibra “Tranne te”.




    fonte:http://www.danzadance.com/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    JOAN MIRÓ. La forza della materia


    dal 25 Marzo al 11 Settembre 2016



    Il lavoro di Joan Miró, una delle personalità più illustri della storia dell'arte moderna, è intimamente legato al surrealismo e alle influenze che artisti e poeti di questa corrente esercitarono su di lui negli anni venti e trenta. È attraverso di loro che Miró sperimenta l'esigenza di una fusione tra pittura e poesia, sottomettendo la sua opera a un processo di semplificazione della realtà che rimanda all'arte primitiva, al tempo stesso punto di riferimento per l'impostazione di un nuovo vocabolario di simboli e strumento utile a raggiungere una nuova percezione della cultura materiale.

    La retrospettiva intende porre l'attenzione su questo ultimo aspetto, mostrando attraverso un'ampia selezione di opere realizzate tra il 1931 e il 1981, l'importanza che l'artista ha sempre conferito alla materia, non solo come strumento utile ad apprendere nuove tecniche ma anche e soprattutto come entità fine a se stessa.

    Attraverso la sperimentazione di materiali eterodossi e procedure innovative, l'artista mira a infrangere le regole così da potersi spingersi fino alle fonti più pure dell'arte.

    Joan Miró. La forza della materia ideata dalla Fundació Joan Miró di Barcellona sotto la direzione di Rosa Maria Malet, Direttrice della Fondazione, propone lavori dalla collezione della Fundació Joan Miró di Barcellona e da quella della famiglia dell'artista.
    (MUDEC Museo delle Culture)





    FESTE e SAGRE





    LA TORTA DOBOS



    La torta Dobos è una torta ungherese, composta da sei strati di pan di Spagna, di cui cinque rivestiti di crema di burro al cioccolato e l’ultimo ricoperto da un sottile strato di caramello ambrato. Quest’ultimo inizialmente aveva lo scopo di mantenere la torta fresca e morbida, dal momento che ai tempi non esisteva ancora alcun sistema di refrigerazione comunemente utilizzato.
    La ricetta della torta Dobos rimase segreta fino al 1924 quando 'inventore decise di regalarla, all’indomani della sua morte, alla Camera di Commercio di Budapest, in modo che ciascuno dei suoi membri potesse utilizzarla liberamente.

    La Torta Dobos fu creata dal pasticcere, cuoco e autore di libri di cucina József Dobos. Fu presentata all'esibizione nazionale generale di Budapest del 1885. Si racconta che i primi ad assaggiarla furono l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria e la consorte principessa Elisabetta di Baviera. Il favore della famiglia reale ben presto spinse la nobiltà austriaca a recarsi a Budapest per gustare la torta Dobos.
    Si narra che la principessa Sissi, quando soggiornava nel palazzo reale di Buda (l’Ungheria entrò nel 1867 a far parte dell’impero austro-ungarico) si recava furtivamente e in incognito nel Caffè Ruszwurn, la più famosa pasticceria di Buda, al fine di poter gustare la Torta Dobos di cui era diventata ghiottissima.
    Per aumentare ulteriormente la fama acquisita dalla sua torta, József Dobos successivamente si recò nelle principali località europee e in tutte le fiere. La torta assunse presto fama in tutta Europa, grazie anche alla promozione fatta da Dobos, che viaggiò a lungo presentandola.
    La torta inizialmente aveva sei strati. Col tempo, ogni casalinga, volendo dimostrare le sue capacità gastronomiche, ha aggiunto una cosa in più, fino quando il dobos è arrivato ad avere dodici strati e una forma rettangolare.

    L’ungherese József Dobos nacque in una famiglia di cuochi e in Ungheria divenne uno dei più grandi chef, famoso pasticcere e scrittore di libri di cucina. Possedette un negozio di alimentari, frequentato da persone ricche e influenti,
    che si dice fungesse anche da trattoria. L’ intento József Dobos era di realizzare un dolce che potesse durare di più di quelli preparati con crema pasticcera e panna. Voleva realizzare una torta che mantenesse la sua forma ed il suo sapore a lungo. La crema di burro al cioccolato gli diede modo di realizzarla.

    Come spesso avviene attorno alla nascita di dolci famosi, circola una leggenda.
    Si narra che un aiutante di Dobos avesse per sbaglio montato il burro con lo zucchero, invece che con il sale come a quei tempi si faceva abitualmente.
    Anziché buttare la crema, dopo averla assaggiata, Dobos la mescolò con uova, il cioccolato fuso, la profumò con il rhum e la utilizzò per farcire una torta di sua invenzione.
    Il Caffè Ruszwurn di Buda è oggi una delle poche pasticcerie in cui la Torta Dobos viene preparata seguendo le indicazioni della ricetta originale.

    La tomba di József Dobos si trova nel cimitero monumentale di Farkasréti a Buda.
    Una grossa torta scolpita in marmo sul marmo della tomba ricorda al mondo la genialità del suo inventore.

    (Gabry)





    SUMMER
    foto:quotesideas.com

    MARE MARE MARE!!!

    Le più belle località balneari italiane... e non solo...


    spiaggia
    foto:lucianabartolini.net


    lamaddalena
    foto:obiettivocasa.net

    La Maddalena

    La cittadina si sviluppa sulla costa meridionale dell'isola di La Maddalena, la più estesa dell'arcipelago davanti alle coste galluresi. La Maddalena fu fondata nel 1770 nell'area occupata da un borgo di pescatori, e da quel momento attirò le attenzioni di celebri condottieri per via della sua posizione strategica fra la Sardegna e il continente italiano. Primo fra tutti Napoleone Bonaparte, che nel 1793 tentò inutilmente di sbarcare nell'isola, o l'ammiraglio Nelson, che stazionò con la flotta inglese nel 1804 prima della battaglia di Trafalgar. Collegata con Palau tramite linee di traghetti la cui traversata dura circa 15 minuti, La Maddalena è una ordinata e soleggiata cittadina che attrae ogni anno un alto numero di visitatori. Il centro abitato si sviluppa intorno a piazza Garibaldi, animata da caffè e locali. Da qui si può raggiungere il centro storico, in cui si alternano scalinate e vicoletti. Vicino a via Vittorio Emanuele, dove svetta una colonna in granito dedicata a Giuseppe Garibaldi, si trova il porto peschereccio e turistico di Cala Gavetta, in cui si apre la piazza XXIII Febbraio 1793, che commemora l'eroica difesa dei maddalenini dagli attacchi napoleonici. Da piazza Umberto I, raggiungibile dal lungomare, si raggiunge il quartiere di Moneta, vivace borgo di pescatori servito dal ponte che si collega all'isola di Caprera.

    Il fascino del mare caratterizza ogni angolo della cittadina, fra palazzi ottocenteschi e vicoli lastricati. Il porto di Cala Gavetta chiude l'abitato a occidente regalando un affascinante scorcio urbano, mentre il museo archeologico navale Nino Lamboglia è dedicato all'archeologia subacquea. Percorrendo la strada panoramica che costeggia i litorali per circa 20 chilometri si possono attraversare zone panoramiche indimenticabili. Il centro si veste a festa in occasione della festa patronale di Santa Maria Maddalena fra il 20 e il 22 luglio, invasa dai profumi della frittura di pesce a Cala Gavetta. Da evidenziare inoltre, ogni anno, il vivacissimo Carnevale.

    fonte:sardegnaturismo.it/

    AbbatoggiaSpiaggia1LumGraNew
    foto:lamaddalenatour.it

    Abbatoggia

    La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell'isola di La Maddalena. Per arrivare alle spiaggette di Abbatoggia, che si trovano nell'omonima località, si deve percorrere la strada panoramica ed appena arrivati all’altezza dell’incrocio per Bassa Trinita, si deve imboccare l’altro incrocio a fianco, contraddistinto dalla strada in sterrato, e si devono seguire le indicazioni per Abbatoggia. La zona è ricca di spiagge e calette che si trovano via via percorrendo la strada sterrata, la prima spiaggia che si viene a trovare è quella dell’Uomo Morto, la si può notare dalla strada guardando in basso a sinistra, la stessa è caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da un mare cristallino e trasparente. Proseguendo per la strada sterrata, all’altezza del Camping Abbatoggia, nell’incrocio sulla destra, vi è un altra strada contraddistinta da una sbarra, che porta alle spiaggette di Abbatoggia, caratterizzate da un mix di scogli e sabbia di tipo più grossa. Superato il Camping e proseguendo con la strada sterrata principale, si arriverà a delle altre spiaggette molto belle, conosciute con il nome dello “Strangolato”. Per chi è amante del trekking, dal parcheggio, che delimita la fine della strada, si possono intraprendere dei sentieri naturali che portano alla estremità della località, conosciuta come Punta Abbatoggia, in cui è presente una scogliera veramente affascinate. I servizi di bar e ristorazione sono garantiti dal Camping che organizza in molte serate anche feste a tema di vario genere.


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    foto:lamaddalenatour.it

    Bassa Trinità

    La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell' isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo la strada panoramica. Il luogo è caratterizzato da 3 calette stupende, tutte collegate tra di loro, di cui l’ultima rimane decisamente più grande. Non è facile descriverne la loro bellezza incontaminata, comunque una lunga discesa di sabbia bianchissima, arricchita da una vegetazione mediterranea molto colorata e profumata, ci porta ad un mare trasparente e limpido dai colori mozzafiato. Nei parcheggi della spiaggia sono presenti dei servizi di ristoro e bar. Per gli amanti del trekking la spiaggia è raggiungibile anche tramite un sentiero naturalistico molto carino ed interessante che parte dalla Chiesa della Trinita.


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    foto:lamaddalenatour.it
    Cala d' Inferno

    Questa località, molto bella ed intrigante, la si trova nella parte meridionale dell' isola di La Maddalena nel versante che da di fronte alle isole di Santa Maria, Budelli e Razzoli. Per raggiungerla si deve percorrere il lungomare di Padule e si devono superare le località di Tegge, Nido d’ Aquila, Cala Francese e Carlotto. Superate queste località si arriverà ad una salita, si dovrà andare ancora avanti, e dopo pochi tornanti si arriverà ad uno spiazzo da cui, oltre a poter godere del panorama sull'arcipelago, si potrà percorrere a piedi un sentiero che porterà alla spiaggia sottostante. Nelle vicinanze dello spiazzo si può ammirare anche la Batteria militare dei Colmi.

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    foto:lamaddalenatour.it

    Cala Francese

    La spiaggia è collocata nella parte meridionale dell'isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo il lungomare di Padule. Una volta passate le località di Punta Tegge e Nido d’ Aquila si deve imboccare uno sterrato che porta alla spiaggia. La zona è molto suggestiva in quanto è caratterizzata da una cava di granito ormai dimessa. Nella seconda metà del 1800 si iniziò ad estrarre il granito, che venne esportato in molte parti del mondo, e servì per costruire il monumento “Ismailia” sul canale di Suez, i porti di Alessandria d’Egitto e di Genova, il ponte Palatino e le spallette del lungo Tevere a Roma, i bacini di carenaggio di Malta, Venezia e Taranto e il monumento a “Don Guzmao” a Santos in Brasile. La cava funzionò fino alla Seconda Guerra Mondiale, dove a causa degli eccessivi costi di trasporto, venne chiusa. Ancor oggi è possibile visitarla ammirando i vecchi macchinari logorati dal tempo come il trenino, la gru, i binari, i carrelli ecc..

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    Cala Lunga di Porto Massimo

    La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell' isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo la strada panoramica. Una volta superata la Baia di Spalmatore e del Costone si arriverà alla località turistica di “Porto Massimo”. La spiaggia è collocata, proprio nell’insenatura, all’ingresso del centro turistico, ed è caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da uno specchio d’acqua di incomparabile bellezza e trasparenza. Nel centro turistico si possono trovare tutti i servizi come il bar, il ristorante, il market, l' edicola ecc.



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    foto:lamaddalenatour.it

    Carlotto

    Questa località, molto bella ed intrigante, la si trova nella parte meridionale dell' isola di La Maddalena, percorrendo il lungomare di Padule ed una volta passate le località di Punta Tegge, Nido d’ Aquila e Cala Francese, si arriverà ad uno spiazzo sulla sinistra da cui si potrà imboccare lo sterrato che porta diretti alla spiaggia della Madonnetta e ad altre calette mozzafiato. Nella località di Carlotto è presente anche un fortino militare, una banchina per l’attracco delle barche ed un piccolo santuario chiamato “Chiesa della Madonnetta”, la cui storia risale alla fine del 1800 quando un pescatore di aragoste scampato ad un naufragio, per ringraziare la Madonna, gli dedicò un quadretto che pose tra le rocce, oggi il quadretto è sostituito da una statuetta che viene conservata all’interno del santuario. Da questo evento iniziò il rito della festa che ogni 1 maggio attira molti maddalenini e turisti su queste scogliere dove si pranza all’aperto o all’interno delle batterie militari e poi nel pomeriggio si finisce con i riti religiosi in memoria della Madonna.


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    foto:lamaddalenatour.it

    Il Cardellino

    La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell' isola di La Maddalena e per raggiungerla dovete percorrere la strada panoramica. Una volta superate le località di Spalmatore e di Porto Massimo, dovete proseguire per la strada senza svoltare in nessun incrocio, e dopo poche centinaia di metri, dopo aver superato il piccolo porticciolo turistico di "Stagno Torto" nella località di Marginetto, la troverete sulla destra proprio a fianco alla strada. La spiaggia ha un fondale basso quindi si presta per le famiglie con bambini al seguito.


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    Il Costone

    La Baia di Spalmatore, comprende diverse spiagge e calette, e la si trova percorrendo la strada panoramica. Il posto è eccezionale in quanto, oltre ad essere sempre riparato dal vento, offre mediante la spiaggia principale di Spalmatore, caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da un mare cristallino e trasparente, diversi servizi per i bagnanti, come quelli del bar, ristorante, molo, spiaggia attrezzata ad accogliere le persone disabili, non mancano infine altri servizi come sdraio e ombrelloni, pedalò, canoe, ecc.. Le strutture del bar e del ristorante la notte si trasformano in un locale di tendenza dove ci si può svagare con musica da vivo, danzanti e serate a tema. Proseguendo in direzione Porto Massimo la Baia di Spalmatore propone anche altre tipologie di spiagge come ad esempio, quella del Costone che è caratterizzata da una sabbia dorata


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    foto:lamaddalenatour.it

    L' Uomo Morto

    La spiaggia si trova nel lato occidentale dell' isola di La Maddalena. Per arrivare a questa spiaggia che si trova nella località di Abbatoggia si deve percorrere la strada panoramica ed appena arrivati all’altezza dell’incrocio per Bassa Trinità, si deve imboccare l’altro incrocio a fianco, contraddistinto dalla strada in sterrato e si devono seguire le indicazioni per Abbatoggia. La zona è ricca di spiagge e calette che si trovano via via percorrendo la strada sterrata, la prima spiaggia che si viene a trovare è quella dell’Uomo Morto, la si può notare dalla strada guardando in basso a sinistra, la stessa è caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da un mare cristallino e trasparente. Proseguendo per la strada sterrata, all’altezza del Camping Abbatoggia, nell’incrocio sulla destra vi è un altra strada contraddistinta da una sbarra, che porta a delle altre spiaggette molto carine, caratterizzate da un mix di scogli e sabbia di tipo più grossa. Superato il Camping e proseguendo con la strada sterrata principale, si arriverà a delle altre spiaggette molto belle, conosciute con il nome dello “Strangolato”. Per chi è amante del trekking, dal parcheggio che delimita la fine della strada, si possono intraprendere dei sentieri naturali che portano alla estremità della località, conosciuta come Punta Abbatoggia, in cui è presente una scogliera veramente affascinate. I servizi di bar e ristorazione sono garantiti dal Camping che organizza in molte serate anche feste a tema di vario genere.


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    foto:lamaddalenatour.it

    Lo Strangolato

    La spiaggia si trova nel versante settentrionale dell'isola di La Maddalena. Per arrivare alle spigge dello Strangolato che si trovano nella località di Abbatoggia si deve percorrere la strada panoramica ed appena arrivati all’altezza dell’incrocio per Bassa Trinita, si deve imboccare l’altro incrocio a fianco, contraddistinto dalla strada in sterrato, e si devono seguire le indicazioni per Abbatoggia. La zona è ricca di spiagge e calette che si trovano via via percorrendo la strada sterrata, la prima spiaggia che si viene a trovare è quella dell’Uomo Morto, la si può notare dalla strada guardando in basso a sinistra, la stessa è caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da un mare cristallino e trasparente. Proseguendo per la strada sterrata, all’altezza del Camping Abbatoggia, nell’incrocio sulla destra vi è un altra strada contraddistinta da una sbarra, che porta a delle altre spiaggette molto carine, caratterizzate da un mix di scogli e sabbia di tipo più grossa. Superato il Camping e proseguendo con la strada sterrata principale, si arriverà a delle altre spiaggette molto belle, conosciute con il nome dello “Strangolato”. Per chi è amante del trekking, dal parcheggio che delimita la fine della strada, si possono intraprendere dei sentieri naturali che portano alla estremità della località, conosciuta come Punta Abbatoggia, in cui è presente una scogliera veramente affascinate. I servizi di bar e ristorazione sono garantiti dal Camping che organizza in molte serate anche feste a tema di vario genere.


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    foto:lamaddalenatour.it

    Marginetto

    La spiaggia si trova nel versante settentrionale dell'isola di La Maddalena. Dalla località si può godere di un panorama unico sull'arcipelago di La Maddalena con particolare riferimento alle isole di Budelli, Razzoli e Santa Maria.
    La località di incomparabile bellezza naturalistica, immersa in un mix di roccia granitica e macchia mediterranea, la potete raggiungere percorrendo la strada panoramica. Una volta che avete superato le località di Spalmatore e Cala Lunga di Porto Massimo proseguendo per la strada arriverete ad un incrocio, dove svoltando subito sulla destra, troverete, prima di tutto il piccolo porticciolo turistico di “Stagno Torto”, e poi via via le spiaggette. Le Spiaggette della località sono tutte molto carine e sono contraddistinte da una sabbia bianca e sottile su uno specchio d’acqua di immensa bellezza e trasparenza.



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    foto:lamaddalenatour.it

    Nido d'Aquila

    La spiaggia è collocata nella parte meridionale dell' isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo il lungomare di Padule. Arriverete alla località di Nido d'Acquila una volta che avrete superato il lido di Tegge. All'ingresso della località è presente la fortezza militare di Nido d'Aquila.


    SpiaggiaVillaggioPiras
    foto:lamaddalenatour.it

    Spiaggia Piras

    La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell' isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo la strada panoramica, svoltando nell'incrocio che porta al Villaggio Piras.

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    foto:lamaddalenatour.it


    Testa del Polpo


    La spiaggia della Testa del Polpo si trova nella parte meridionale dell’isola di La Maddalena, precisamente nella località dell'Isoleddu. Il nome che porta la spiaggia gli venne affibbiato per merito dell’enorme roccia che la domina, rassomigliante appunto ad una testa di un polpo. La spiaggia è caratterizzata da una sabbia bianca molto sottile e da un mare limpido e cristallino, tanto da essere paragonato ad una piscina naturale. Nelle vicinanze sono presenti anche tante altre calette molto carine che non aspettano altro che essere visitate. Per arrivare alla spiaggia si deve seguire tutto il lungomare di Via Ammiraglio Mirabello ed una volta arrivati al semaforo si deve svoltare sulla sinistra, in Via Aldo Moro, e poi subito sulla destra, per Via Indipendenza. Percorrete tutta la via ed una volta arrivati arrivati nel quartiere di Moneta (Fraz. di La Maddalena), circa 1 Km prima di arrivare al ponte, dovrete svoltare in un incrocio sulla sinistra, seguendo le indicazioni per la “Panoramica" e la "Marina dei Giardinelli”. Dopo circa 200 m troverete un altro incrocio sulla destra con le indicazioni “Cala Peticchia” e “Testa del Polpo”, quindi svoltate e seguite la strada. Entrati nella Marina dei Giardinelli si deve andare avanti (la strada non è proprio in buone condizioni) e si deve svoltate sempre a destra negli incroci, fino ad arrivare ad uno spiazzo adibito a parcheggio, dal quale si dovrà percorrere a piedi un piccolissimo sentiero che porterà alla spiaggia principale.



    fonte:lamaddalenatour.it

    (Ivana)





    GOSSIP!!!!




    Sofia Vergara: «Amo l'estate»


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    La prima tintarella dell'attrice è in piscina, mentre Goldie Hawn bellissima 70enne prende il sole alle Hawaii. E poi Raz Degan tra le onde del mar Rosso, Michelle Hunziker in città con le bambine: ecco l'estate (vip) 2016



    L'estate 2016 è ufficialmente iniziata per tutti, finalmente. Anche se, in realtà, per molte star la bella stagione si era già aperta un bel po' di settimane fa. Con i primi bikini, le prime vacanze o fughe d'amore.

    La meta preferita delle celebrity finora sembra essere il mare. Alle Hawaii sono volate insieme Kate Hudson e mamma Goldie Hawn che, sulla sabbia, si è trattenuta anche dopo la partenza della figlia. Sotto lo stesso sole anche Lea Michele, super sportiva nonostante il clima di vacanza.

    La prima tintarella di Sofia Vergara è invece in piscina. Tra mille galleggianti. Ma il bikini «più commentato» (e invidiato) resta quello di Elisabetta Canalis. Il fisico dell'ex velina è infatti da 10, così come il suo umore. Da quando è mamma di Skyler Eva. A rubarle il «titolo» ci prova James Franco. Che su Instagram sfoggia un bellissimo bikini, non trovate?

    I Beckham, invece, hanno inaugurato la stagione in Grecia. E Michelle Hunziker, non sapendo quale meta scegliere, in questo periodo fa la spola. Tra la Versilia per far giocare la bambine, Sole e Celeste, sulla sabbia. E le città del nord, sempre in famiglia.

    A Monaco (per impegni di lavoro), per esempio, si è fatta accompagnare anche dalla figlia più piccola, Celeste. Elsa Pataky e Chris Hemsworth sono, invece, «fuggiti» in Australia, terra d'origine di lui. Eccoli al tramonto, felici e abbracciati. Come lo si può essere solo in vacanza.

    fonte:http://www.vanityfair.it/


    (Lussy)





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    foto:vitaesalute.org



    Salute e Benessere




    foto:cure-naturali.it


    Eucalipto

    L’eucalipto è un albero sempreverde originario dell’Australia. Lì trova il suo habitat preferito e può raggiungere nell’intero arco vitale l’altezza di 90 metri. L’Eucalyptus globulus è coltivato anche nel Centro e Sud Italia e sfruttato, soprattutto in inverno, per le sue molte proprietà curative naturali.
    Molto apprezzato è l’olio essenziale di eucalipto, che si ricava dalle foglie di questo albero. I suoi impieghi curativi sono molteplici, anche se per lo più associati alle malattie respiratorie e ai malesseri invernali. Come rimedio naturale si rivela però molto utile anche nei problemi di tutti i giorni, dalla presenza di formiche in casa all’infestazione da pidocchi.

    Tra le sue proprietà più note troviamo l’azione balsamica, espettorante, antinfiammatoria e antibatterica. Uno degli utilizzi maggiori dell’estratto o delle foglie di eucalipto fa riferimento ai sintomi da raffreddamento. Uno di questi è la tosse, il cui trattamento rimanda a uno dei rimedi naturali della nonna per eccellenza: i suffimigi.
    Occorrerà tenere in infusione alcune foglie di eucalipto, meglio se accompagnate da alcune di menta, in un contenitore d’acqua bollente. Munirsi a quel punto di un asciugamano, con cui coprirsi il capo, rilassandosi e respirando in maniera lenta e naturale. L’azione balsamica ed espettorante garantiranno una migliore respirazione grazie alla fluidificazione del muco e del catarro presenti all’interno dei polmoni.
    Azione balsamica svolta anche sotto forma di tisana naturale. Ne basterà lasciare in infusione circa 3 grammi di foglie secche per 10 minuti, tenendo coperta la tazza o la teiera per evitare che le componenti volatili benefiche vadano disperse nell’aria. Una volta pronto l’infuso “catturatene” i primi fumi con respiri profondi, così da sfruttarne a pieno il potenziale curativo.

    Da non dimenticare inoltre l’effetto benefico garantito anche dal miele di eucalipto, in particolar modo se “potenziato” dall’aggiunta di alcuni chiodi di garofano. Rappresenta un potente rimedio nel trattamento dei più comuni sintomi influenzali, dal raffreddore alla tosse.
    Con l’olio essenziale di eucalipto è possibile inoltre pulire in maniera efficace il proprio materasso per rimuovere gli acari, così come per il trattamento dei pidocchi. In questo secondo caso basteranno 3 cucchiaini di olio d’oliva caldo (non bollente) accompagnati da altrettanti di olio essenziale.
    Valutare infine la possibilità di controindicazioni specifiche con il proprio medico curante, in special modo qualora l’utilizzo debba essere su bambini, donne in gravidanza e nel caso di ipersensibilità ad alcuni componenti.


    fonte:greenstyle.it


    Effetti collaterali


    In seguito all'assunzione di eucalipto o sue preparazioni, potrebbero insorgere effetti indesiderati, come: nausea, vomito, bruciore epigastrico, esofagiti e diarrea.
    Inoltre, possono manifestarsi reazioni di sensibilizzazione in individui sensibili.
    In seguito a un sovradosaggio da olio essenziale di eucalipto, invece, possono manifestarsi gravi sintomi, come: diminuzione della pressione sanguigna, disturbi circolatori, collasso, convulsioni e asfissia.


    Controindicazioni


    Evitare l'assunzione di preparati a base di eucalipto in caso d'ipersensibilità accertata verso uno o più componenti, in pazienti affetti da patologie infiammatorie del tratto gastrointestinale o dei dotti biliari e in pazienti affetti da gravi disturbi epatici.
    Inoltre, l'utilizzo di eucalipto è controindicato anche in gravidanza, durante l'allattamento e in pazienti in età pediatrica.

    Interazioni Farmacologiche


    L'eucalipto è un induttore enzimatico, perciò può aumentare il metabolismo di numerosi farmaci (fra cui ricordiamo i barbiturici, l'aminopirina e le amfetamine), diminuendone, di conseguenza, l'efficacia terapeutica.
    Inoltre, l'eucalipto può causare un potenziamento degli effetti esercitati da farmaci ipoglicemizzanti orali.





    fonte:my-personaltrainer.it

    (Ivana)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    Ma eccoci alla regina di tutti gli uccelli,
    alla terribile e maestosa aquila,
    i cui occhi, dicesi, sostengono,
    senza restarne abbagliati, lo splendore del sole.
    (Ida Baccini)


    Aquila reale


    L'aquila reale è un uccello appartenente alla famiglia degli Accipitridi. Essendo la specie più comune, è diventato il rapace per antonomasia è chiamata semplicemente aquila. E'uno dei più potenti uccelli rapaci del mondo; la robusta struttura le consente di attaccare con successo prede spesso più pesanti di lei e nonostante la mole imponente possiede un volo assai agile.
    Un tempo l'aquila reale viveva nelle zone temperate dell'Europa, nella parte nord dell'Asia, nel nord America, nord Africa e Giappone. In molte di queste regioni l'aquila è oggi presente solamente sui rilievi montuosi, ma nei secoli passati nidificava anche nelle pianure e nelle foreste. È assente in Islanda e Irlanda.
    Può raggiungere dai 74 - 87 cm di dimensioni, la sua coda misura dai 26 ai 33 cm, ha un'apertura alare di 203-240 cm.
    Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg e la femmina è circa più grande del maschio del 20%.
    L'aquila è di color bruno castano nella parte superiore, con penne e piume copritrici più pallide, la testa assume un color castano dorato a cui fa riferimento il suo secondo nome "chrysaetos", che in greco vuol dire "aquila d'oro".
    Il colore delle piume varia a seconda dell'età e un diventa esemplare adulto a 5 anni di vita. Il pulcino è ricoperto da un fitto piumino biancastro e quando inizia a volare ha un piumaggio bruno nerastro con evidenti macchie bianche a semiluna al centro delle ali e coda bianca bordata di nero.
    Ha colonizzato un ampio areale sia in Eurasia, sia in Nord america. In Italia è presente su tutte le più importanti catene montuose. La regolazione della densità dei rapaci avviene in modo complesso ed efficienti, riuscendo a stabilizzare le specie intorno ai livelli compatibili con le risorse localmente fruibili. Un territorio frequentato da una coppia di Aquile reali è solitamente composto da un sito di nidificazione con pareti rocciose che possano ospitare i nidi e da una serie di territori di caccia. I nidi di trovano intorno ai 1700-2200 m. Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale, una volta formata la coppia e conquistato un territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni, sulle pareti a picco dei dirupi o, più raramente, fra i rami degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di anno in anno, quello che sembra il più adatto.

    ..storia, miti e leggende..



    La parola Aquila evoca immagini che parlano di vette, di cielo, di altezze, di infinito. Nell'etimologia il termine greco αετος si ricollega a qualcosa di così elevato da non poter essere raggiunto dall'uomo.
    La tradizione classica voleva che l'aquila fosse l'unico animale capace di fissare il sole e, di conseguenza, l'unica ad avere la possibilità di contemplare ed assimilare direttamente la luce della conoscenza.

    Nella mitologia greca, l'aquila era sacra a Giove e lo avrebbe aiutato in modo risolutivo nella guerra da lui condotta contro il padre Saturno, mitico divoratore dei propri figli. Ma Saturno è anche Kronos, il Tempo che inesorabilmente distrugge e
    travolge uomini e cose; la vittoria di Giove conferisce al sacro uccello una connotazione di immortalità che le
    consente di superare i limiti temporali e di svettare verso l'eterno. L'aquila è presente, anche nel mito greco di Prometeo dove ogni notte un'aquila, messaggera di Zeus, gli rodeva il fegato, sede, insieme al cuore, dei principi vitali. Ma il fegato martoriato e distrutto ricresceva durante il giorno. Un racconto diffuso nei territori greci del Peloponneso, affermava che l’Aquila era l’unico uccello capace di volare dal mondo materiale a quello soprannaturale. Esso avrebbe divorato il corpo degli eroi moribondi per rifarne il corpo nel proprio ventre, prima di rimetterli di nuovo nel mondo.
    Nell'antica Roma, l'aquila venne per la prima volta consacrata da Caio Mario, come insegna militare della legione, come ricordo di epiche guerre che egli combatté, vincitore, contro i Cimbri e i Teutoni nel II secolo a.C. La storia di Roma coincide con quella dell'aquila dalle sacre penne, dalle origini leggendarie, arriva fino al genio militare di
    Cesare, alla missione di pace di Augusto, all'epopea di Carlo Magno, imprese, cui Cristo conferì il sigillo della legittimità nei momenti culminanti della sua missione terrena. Con la divisione dell'Impero in due parti decretata dall'imperatore romano Teodosio per i suoi figli, l'emblema dell'aquila romana fu raffigurata con un unico corpo con a due teste che rappresentavano l'oriente e l'occidente.
    Con Carlo Magno, capo militare di enorme carisma, "defensor Christianae fidei" e consacrato da papa Leone III "imperatore dei romani" nella mitica notte di Natale dell'anno 800, l'Aquila divenne simbolo del Sacro Romano Impero da lui fondato, espressione di un dominio militare di dimensioni europee, cui per la prima volta l'autorità morale della Chiesa dava il riconoscimento ufficiale e l'appoggio.
    In alcune opere d’arte del primo Medioevo, è visibile l’identificazione dell’Aquila con lo stesso Cristo, del quale ne rappresenta l’ascensione al cielo e la regalità suprema. I mistici medievali usarono il concetto d’Aquila per evocare la visione di Dio, paragonando la loro preghiera alle ali dell’uccello regale. Nel Medioevo l’Aquila fu equiparata al leone, da cui la sua evoluzione nel Grifone. Il testo dello Pseudo Dionigi, molto dalla Scolastica religiosa del Medioevo, riporta che “la figura dell’aquila indica la regalità angelica, la tensione degli angeli verso le cime divine. Il vigore dello sguardo verso la contemplazione di Dio, del sole che moltiplica i suoi raggi nello spirito.”
    Nell’iconografia del periodo, le sommità delle colonne e gli obelischi furono spesso sormontati dall’immagine di un’Aquila, a significare la potenza spirituale più elevata, la sovranità, l’eroismo e, in generale, ogni virtù trascendente.
    Nell'identificazione dell'aquila con la Giustizia, Dante è esplicito nel VI canto del Paradiso, quando, nel condannare i Ghibellini che si appropriano indebitamente del "sacrosanto segno" per farne un'insegna del loro partito, sfogare i loro odi e compiere le proprie vendette, immiserendone bassamente il valore e la funzione.

    "Faccian li Ghibellin, faccian lor arte
    sotto altro segno, ché mal segue quello
    sempre chi la giustizia e lui diparte"
    (Par. VI, vv. 103-105)


    Nell'Ottocento, Napoleone sostituì il tradizionale simbolo del Gallo con quello dell'Aquila come emblema della Francia, e
    lo zar Pietro I, quando nel 1721 si fece incoronare imperatore, adottò come emblema l'Aquila bicipite, le cui teste guardano rispettivamente al passato e al futuro, fondendo i due aspetti in quello dell'Eternità.
    La valorizzazione dell'aquila avvenne anche nella Chiesa cattolica, che la definì un simbolo di spiritualità (l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni). La sua strumentalizzazione nel corso della storia l'ha portata paradossalmente ad essere vista da alcuni come un'immagine negativa, in quanto utilizzata come simbolo dagli stati totalitari che devastarono l'Europa nel '900. Fu poi spesso ripresa da tutte le nazioni che emulavano l'immagine di del potere; fu utilizzata dagli stati dell'Europa dell'est, da Hitler, da Mussolini e infine dagli USA.

    Presso gli Irochesi una popolazione di nativi americani, Oshadagea, la “grande Aquila della rugiada”, è al servizio del dio del Tuono, Hino. Porta sulle spalle un lago di rugiada, con la quale innaffia regolarmente la terra, per permettere alla natura di proseguire la sua opera, anche dopo essere stata attaccata dagli spiriti maligni. Animale psicopompo, accompagna le anime nel loro viaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti. È anche un uccello augurale, di cui gli antichi interpretavano il volo. La piuma dell’Aquila è per gli Indiani simbolo di potere e conoscenza, che richiama al rapporto simbiotico con la Natura e i cicli del tempo lunare. Il fischietto d’osso e il mitico casco di penne d’Aquila, il leggendario “War bonnet”, indicativo del massimo riconoscimento a cui loro aspiravano, erano usati nella propiziatoria e spesso sciamanica, “danza del sole”, comune a molte etnie pellerossa, azteche e perfino nipponiche.


    ..una leggenda..



    Nel tempo più lontano che ci sia, quando non era apparso ancora il sole, né la luna, né le stelle, né la terra, quando non c’era che l’aria, immensa, infinita, e al di sotto di lei non c’era che il mare, infinito anch’esso ed immenso, la bella Fata della Natura, la figlia dell’aria, si stancò di tanta monotonia.
    Scese giù dalla sua casa tutta azzurra ed incominciò a vagare sul mare; sfiorando con i piedi l’acqua chiara giocava con la spuma e con gli spruzzi salsi, scivolava sulle creste dei marosi ed intrecciava corone d’alghe per la sua testa bionda.
    Ma poi anche di questo si stancò; si adagiò quindi sulle onde, posò il capo sulla spuma bianca e lasciò che i capelli si sciogliessero e galleggiassero tutt’intorno al suo viso. Un dolce sonno la prese, mentre il mare la cullava e la trasportava lievemente di qua, di là, piano piano, senza svegliarla.
    Quand’ecco un’aquila enorme apparve nel cielo, venuta da chissà dove, da quali misteriosi confini dell’aria. Era stanca, cercava un luogo dove posarsi; agitava le ali, spossata, e a quel battito di penne la Dea si svegliò. Aprì i suoi grandi occhi azzurri, sollevò lentamente un ginocchio fuori dalle acque e l’aquila discese, squassando le pesanti ali in un ultimo sforzo e vi si posò.
    A lungo la Fata e l’aquila furono sballottate dalle onde. Sul ginocchio della Dea l’uccello fece il suo nido, e vi depose sei uova d’oro e un uovo di ferro, e le covò.
    Al quarto giorno il calore delle uova divenne così forte che la Dea non poté più sopportato. Si mosse di colpo ed ecco che le uova rotolarono le une contro le altre e s’infransero. L’aquila con un grido distese le larghe ali e s’innalzò nell’aria.
    Ma una cosa meravigliosa accadde allora, nell’infinito universo. Il guscio delle uova d’oro s’ingrandì, si distese, formò la volta del cielo e la superficie ricurva della terra: i rossi tuorli formarono gli astri, il sole, la luna, le stelle, i piccoli frammenti neri dell’uovo di ferro si convertirono in nubi e corsero rapide sui mari.
    E il mondo sorse così, per caso, mentre la Dea risplendeva nell’immensità del creato.
    Poi essa si sollevò dalle acque, toccò con le agili dita la terra molle e formò i seni e le baie, calcò con i piedi il suolo d’argilla e formò i monti e le valli, si adagiò al sole e con le braccia distese formò le vaste pianure. E là, dove la Dea aveva posato il capo, i capelli grondanti formarono laghi e fiumi e cascate d’argento.
    E dove la Fata aveva poggiato i piedi divini, sorse una ghirlanda d’isole brune. Così nacque la Finlandia, la strana terra dai quarantamila occhi azzurri, incoronata d’isole e di scogli. (https://giardinodellefate.wordpress.com)

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    AGOSTO

    Un bambino al mare

    Conosco un bambino così povero

    che non ha mai veduto il mare:

    a Ferragosto lo vado a prendere,

    in treno a Ostia lo voglio portare.

    Ecco guarda gli dirò

    questo è il mare, pigliane un pò!

    Col suo secchiello, fra tanta gente,

    potrà rubarne poco o niente:

    ma con gli occhi che sbarrerà,

    il mare intero si prenderà.


    (Gianni Rodari)




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