GUARDARSI DENTRO

Viaggio tra mistica e scienza

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  1. carpeoro
     
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    GUARDARSI DENTRO
    Viaggio tra mistica e scienza

    Anni fa mi capitò tra le mani un libriccino, pubblicato in proprio dall’autore, sulla Sfinge e sulla sua possibile interpretazione esoterica.
    Questo autore sottolineava che una interpretazione corretta del simbolo doveva ritenere che gli occhi del molteplice essere uomo-leone-aquila-toro dovessero essere disegnati all’interno del monumento e non all’esterno.
    Da allora questa considerazione mi è sempre tornata in mente e ho sempre coltivato la convinzione che in effetti dovesse essere così. In effetti, anche nella sua versione greca, la Sfinge che pone il famoso quesito a Edipo indica al medesimo e a noi un percorso di introspezione.
    Ma quando l’introspezione ci conduce a trascendere dalla nostra individualità allora la nostra visione delle cose può essere definita mistica.
    Wikipedia, l’enciclopedia gratuita ed autogestita del Web così definisce la mistica:
    “La mistica (dal greco mystikòs = misterioso, e questo da myein = chiudere, tacere) è la contemplazione della dimensione del sacro e ne comporta una esperienza diretta, "al di là" del pensiero logico-discorsivo e quindi difficilmente comunicabile.”
    E poi aggiunge:
    “Nell'estasi mistica l'uomo si unisce con la "Verità ultima" della propria esistenza e dell'intera realtà”.
    Così si spiega il titolo di questo mio contributo, “Guardarsi Dentro”.
    Freud ed i suoi seguaci si sono interessati al fenomeno della mistica come pensiero trascendente, disegnandolo come un percorso di continua andata e ritorno tra due luoghi-polarità: il sé e l’io.
    In altri termini per la parte dominante della psicoanalisi, tutto l’andirivieni del mistico è tra il suo essere soggetto ed il suo essere oggetto, è tutta una costruzione propria che si colloca a intermittenza nel conscio e nell’inconscio, sia pur regalando l’illusione, ma solo l’illusione, della trascendenza.
    E così per costoro la ricerca, ma anche la percezione del sacro che è la mistica, diventa la costruzione del sacro, al massimo, secondo la corrente yunghiana, la condivisione a livello di inconscio collettivo, di un sacro, una volta ridotto il concetto di archetipo a reperto archeologico del pensiero umano.
    Dal mio punto di vista credo che tutti quelli che interpretano così riduttivamente il sacro dovrebbero farsi un viaggetto a Samarcanda.
    Samarcanda (in greco: Marakanda) è una delle più antiche città del mondo, in grado di prosperare per la sua posizione lungo la via della seta, la maggiore via commerciale di terra tra Cina e Europa.
    Un tempo Samarcanda fu la città più ricca dell’Asia centrale e per la maggior parte della sua storia fece parte dell’Impero Persiano.
    Nel 1370, Tamerlano decise di rendere Samarcanda una città stupenda e usarla come capitale dell’impero che avrebbe costruito e che si sarebbe esteso dall’India alla Turchia.
    Per 35 anni la città fu ricostruita e fu piena di cantieri con artigiani e architetti provenienti dalle parti più disparate dell’Impero.
    A Samarcanda si trovano alcune fra le più notevoli costruzioni dell’architettura islamica tra cui le uniche costruzioni che riportano, contro ogni divieto coranico, raffigurazioni iconografiche, la Madrasa Sherdar, a est, portata a termine nel 1636 dall’Emiro shaybanide Yalangtush, con la decorazione a leoni ruggenti, e la Madrasa Tilla-Kari, terminata nel 1660, con un decoro dorato sul quale spiccano due tigri.
    Perché quindi, mi chiederete, sarebbe così importante fare un viaggio simbolico a Samarcanda?
    Perché Samarcanda, anche per queste sue caratteristiche, è divenuta un emblema, una porta verso una dimensione superiore tramite quella grande chiave, quel simbolo rivelatore e iniziatico che è la Morte.
    La più famosa versione della "Storia della Morte" proviene dal Hikayat-i-Naqshia ("Storie concepite secondo un Disegno).
    L'autore di questa storia, che è uno dei racconti popolari più famosi nel Medio Oriente, è il grande Sufi Fudail Ibn Ayad, un ex-bandito che morì all'inizio del IX secolo.
    La storia è più o meno questa.
    II discepolo di un Sufi di Bagdad era seduto un giorno in un angolo di una locanda, quando sorprese una conversazione tra due persone. A sentirle parlare, capì che una di loro era l'Angelo della Morte.
    "Ho molte visite da fare in questa città nelle prossime tre settimane", stava dicendo l'Angelo al suo compagno.
    Terrorizzato, il discepolo si rannicchiò nel suo angolino finché i due non se ne furono andati.
    Poi fece appello a tutta la sua intelligenza per trovare il modo di scampare all'eventuale visita dell'Angelo, e alla fine decise di allontanarsi da Bagdad affinché la morte non potesse raggiungerlo.
    Dopo aver fatto questo ragionamento, non gli restava che noleggiare il cavallo più veloce e, spronandolo giorno e notte, arrivare fino alla lontana Samarcanda, dove si sentì finalmente al sicuro.
    Nel frattempo l’Angelo della Morte si incontrò con il maestro sufi, col quale si intrattenne a parlare di varie persone.
    "Ma dov'è dunque quel vostro discepolo tal dei tali?", chiese la Morte.
    "Dovrebbe trovarsi da qualche parte in città, immerso in contemplazione, forse in un caravanserraglio", rispose il maestro.
    "È strano", disse l'Angelo, "perché è proprio nella mia lista ... Ah, ecco, guardate: devo prenderlo fra quattro settimane a Samarcanda, e in nessun altro luogo".

    Non che li voglia morti gli psicanalisti freudiani, ma ritrovare tutti coloro che pretendono di affrontare ogni misura col metro di una logica stereotipata, affannati in una inutile fuga verso Samarcanda diventa inevitabile...
    In realtà i conti col sacro che esiste, e che ci preesiste, e non con quello creato da noi, bisogna farli e lì la matematica tradizionale si riduce a ben poca cosa.
    Se ne era accorto Cartesio che con la frase attribuitagli “Cogito ergo sum”, (penso e quindi sino) non aveva fatto altro che sviluppare in modo geniale l’esordio del Vangelo di Giovanni, “All’inizio fu il Verbo...”, e lo stesso Newton, reietto dalla Royal Society caduta nelle grinfie materialistiche di Robert Boyle.
    Ciò fino alla rivoluzione del XX Secolo, quella di Ludwig Wittgenstein (Vienna, 26 aprile 1889 – Cambridge, 29 aprile 1951), filosofo e logico austriaco, autore in particolare di contributi di capitale importanza alla fondazione della logica e alla filosofia del linguaggio.
    Si, perché il nostro Wittgenstein restituì la matematica alla sua naturale collocazione di scienza relativa, che per gli stessi matematici sarebbe una non-scienza, considerando le regole della matematica soggettive e non oggettive ed ipotizzando paradossalmente che sarebbe sufficiente cambiare le regole per ottenere, come somma di due più due, cinque, o qualsiasi altro valore e non quattro!
    Non è forse la traduzione in atto del principio dei grandi gnostici del protocristianesimo poi adottato da quel grande mistico di Aurelio Agostino, meglio conosciuto come Sant’Agostino, “Fa’ quel che vuoi”?
    La percezione del sacro, dell’immanente si è tradotta in eminenti scienziati in una dimensione metafisica particolare, quasi una ribellione prometeica come quella che condusse Einstein ad affermare che, “quando la natura urla con forza le sue leggi, lo scienziato ha sempre la possibilità di gridare più forte” e se non è una visione mistica questa!
    E visto che ho imboccato la strada di parlare del misticismo tramite le parole e le opere di esponenti della scienza, apparentemente lontani dalla dimensione metafisica in oggetto, non potrò fare a meno di citare Rudolf Carnap.
    Rudolf Carnap (Ronsdorf, 18 maggio 1891 – Santa Monica, 14 settembre 1970) è stato un filosofo e logico tedesco naturalizzato statunitense nel 1941.
    Fu membro del Circolo di Vienna ed influente esponente del neopositivismo, anzi nonostante non sia molto popolare, è considerato nella comunità scientifica uno dei padri della scienza contemporanea.
    Il saggio di Carnap “L’eliminazione della metafisica tramite l’analisi logica del linguaggio” è forse il tentativo più compiuto del Neopositivismo logico di togliere una volta e per tutte la metafisica dall’orizzonte della filosofia e dell’indagine conoscitiva più in generale.
    Eppure l’interpretazione di Carnap non è quella di negare ontologicamente la metafisica e quindi la mistica tout court, quanto quella di sottrarla al male che ne ha corrotto i fondamenti.
    Si perché nel secolo che ha chiuso questo millennio il tentativo davvero goffo e grottesco di una serie interminabile di apprendisti stregoni col complesso di inferiorità nei confronti degli scienziati ufficiali ha mescolato la spiritualità con qualunque dottrina scientifica credendo in tal modo di nobilitare ciò che nobile lo era già di suo, per quanto di sua competenza.
    Carnap, invece, identificava lo scienziato con colui che indaga il mondo e il filosofo con colui che approfondisce la struttura logica del linguaggio sul mondo e sicuramente oggi avrebbe storto il naso di fronte a chi pretende di mescolare in modo improprio le dottrine esoteriche con la meccanica quantistica.
    Uno dei suoi assiomi più famosi recita:
    “Noi non vogliamo porre divieti, ma fare convenzioni: in logica non c' e' morale. Ciascuno puo' costruire come vuole la sua logica, cioè la sua forma di linguaggio. Ma se egli vuole discutere con noi, deve solo indicare come lo vuol fare, dare cioè determinazioni sintattiche invece che discussioni filosofiche.”
    Quindi solo la condivisione delle regole del linguaggio, nella piena libertà e tolleranza di scelta delle medesime, può condurre alla costruzione di un percorso logico.
    Si, ma a questo punto voi mi chiederete: e il percorso mistico?
    Cosa c’entra con questo signor Carnap?
    C’entra, eccome e, a tale riguardo vi racconterò qualcosa che vi chiarirà il perché.
    Carnap divenne professore all’Università di Princeton, proprio l’Università che aveva inaugurato quella strepitosa stagione di conoscenza denominata "Gnosi di Princeton" e alla sua installazione nella cattedra esordì così.
    Si rivolse al più premiato degli studenti e gli chiese: "Tu sei sicuro di poter stabilire con certezza un fatto?"
    Lo studente gli rispose: "Si ragionevolmente ..."
    Allora Carnap gli espose un caso.
    "C'è un bambino che gioca a dare calci ad una palla nel cortile. Con un calcio più forte la palla si impenna, si dirige verso un vetro che si infrange. Chi ha rotto il vetro?"
    E lo studente rispose:" Ragionevolmente, il bambino!"
    Allora Carnap gli disse: "Non necessariamente! Pensa se dietro il vetro, nella casa, ci fosse stato un altro bambino che dava calci ad una palla e che sia stata la sua palla che ha infranto il vetro un attimo prima della palla del bambino nel cortile ..." .

    Ecco ciò che unisce il percorso della ricerca scientifica a quello mistico e spirituale: cercare sempre l’altro bambino, quello nella casa...

    Carpeoro
     
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    grazie
    x guardarsi dentro ci serve input da esterno!
     
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  3. carpeoro
     
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    Cari amici, (mi sembra che siate in due)
    Vi ringrazio della risposta.
    Devo dirvi che, per la mia modesta esperienza, di imput dall'esterno ne riceviamo decine e decine ogni giorno.
    Il problema, la maggior parte delle volte, è che non abbiamo smarrito la sensibilità, il tempo e la serenità d'animo per sentirli e decodificarli!
    Buona serata con amicizia dal vostro
    Carpeoro
     
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    CITAZIONE (carpeoro @ 10/8/2011, 17:51) 
    Cari amici, (mi sembra che siate in due)
    Vi ringrazio della risposta.
    Devo dirvi che, per la mia modesta esperienza, di imput dall'esterno ne riceviamo decine e decine ogni giorno.
    Il problema, la maggior parte delle volte, è che non abbiamo smarrito la sensibilità, il tempo e la serenità d'animo per sentirli e decodificarli!
    Buona serata con amicizia dal vostro
    Carpeoro

    bok=ciao carpeoro,io sono gina,karlo e mio cognome.sono d'accordo con te.da decine e decine input esterni,desifriamo nostro l'animo.grazie pusa=bacio
    ps.croata sono...
     
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  5. carpeoro
     
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    Scusa Gina, ma sembravano due nomi, per giunta con due provenienze e sono stato tratto in inganno.
    Scusa ancora e grazie per l'attenzione.
    Carpeoro
     
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  6. gheagabry
     
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    ... UN’IMMAGINE INVISIBILE …
    “Questa mano può essere piuma o ferro” … un vecchio detto che esprime in maniera inequivocabile come ogni medaglia ha il suo lato e spesso le cose potrebbero essere diverse da come ce le aspettavamo oppure che volontariamente o inconsapevolmente potremmo dire o fare cose che cambiano il senso e la sostanza delle cose. Fisso a guardare uno specchio d’acqua, alla ricerca di colori e giochi di luce creati ad arte dall’acqua, il ragazzo non si accorse che riprodotta sulla superfice c’era la sua immagine. D’un tratto ella stanca di non essere osservata, con voce ferma e seccata disse: “Conto così poco per te che neppure ti accorgi della mia esistenza?”… il ragazzo per un attimo sobbalzò, era talmente preso dalla sua ricerca, dalla sua egoistica ricerca di ciò che a lui interessava da non accorgersi neppure della sua immagine… di se stesso. “Hai ragione”, lui rispose alla sua immagine riflessa sullo specchio di acqua, “la ricerca mi aveva totalmente accecato, non mi sono accorto della tua presenza … scusami se puoi”. Ci volle un po’ prima che l’immagine potesse rispondere al ragazzo, la sua delusione per tanta superficiale insensibilità l’aveva colpita; infine trovate le parole disse: “ Sono felice che voglia cercare nei colori dell’acqua e nei suoi giochi di luce emozioni speciali; non sono arrabbiata o preoccupata per me, lo sono per te che non percepisci chi ti è vicino, chi ti vuole bene al punto di ignorare perfino te stesso”. Detto questo l’immagine sparì dallo specchio d’acqua per non farvi più ritorno. Si racconta che da quel giorno quel ragazzo e le generazioni a lui successive girovaghino intorno al quello specchio d’acqua gridando disperati … “Ti prego torna, ho capito cosa volevi dire … ho capito di aver sbagliato” … la ricchezza non è in ciò che ci circonda; la vera ricchezza è ciò che abbiamo dentro e sappiamo condividere con gli altri … è ricco solo colui che sa sedere alla tavola del popolo e condividere con gli altri gioie e dolori … è ricco colui che ha un sorriso per tutti e soprattutto resta vicino a chi ha bisogno e non volta mai le spalle a chi gli tende una mano … Buona giornata amici miei di questa meravigliosa isola …
    (Claudio)




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  7. gheagabry
     
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    IL VUOTO E LE FORME

    Se il muro fosse di pietra e non d’aria,
    se attraverso il muro non si toccassero gli alberi,
    se le alte sbarre d’ombra che ti rigano l’anima
    fossero l’ombra di vere sbarre a cui potersi aggrappare,
    se ricordassi lo scatto d’una porta che si chiude
    alle tue spalle e il tintinnìo delle chiavi
    alla cintura del carceriere che si allontana:
    quale sollievo ne avresti nell’orrore!
    Perché ciò che si chiude può tornare ad aprirsi,
    la rocca più imponente può essere distrutta.
    Ma dove sei non è porta, e nessuna porta s’aprirà.
    E non è muro: nessun muro sarà abbattuto.
    Le sbarre d’ombra sono le vere sbarre,
    non saranno divelte. Tu confini con l’aria,
    tocchi gli alberi, cogli i fiori, sei libera,
    e sei tu stessa la tua prigione che cammina.

    MARGHERITA GUIDACCI



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    grazie gabry
     
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  9. gheagabry
     
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    ... MI FIDO … MI FIDO ...
    ...Spesso parlo degli spunti che le notizie prese dal web riescono a dare; si trova davvero tutto; cronaca, gossip, cultura e stranezze. La ricerca però mi porta spesso ad imbattermi nelle stranezze più assolute che mi portano a deduzioni o a riferimenti dalla vita di tutti i giorni. Ho letto la notizia che vi riporto di seguito, e mi ha incuriosito l’idea di un ponte, denominato della fiducia, completamente di vetro trasparente sospeso su uno strapiombo a circa 1400 metri di altezza. Una striscia di vetro che si distende nel vuoto tra un’altura e un'altra sulla quale ogni passo sembra fatto verso il vuoto, su di una superficie che non sembra esistere. Ci vuole coraggio, fiducia a percorrere quella lingua trasparente distesa sul nulla. Fiducia; una parola che i nostri giorni stanno facendo sparire, sotto i colpi del cinismo, dell’arrivismo e dell’egoismo. Fiducia e lasciarsi andare e abbassare le difese, cercare di camminare lungo la via della vita senza preoccuparsi di chi ci è intorno; anzi sento chi e cosa ci circonda come in perfetta sintonia con noi. Avere fiducia significa essere in sintonia col mondo, tingere noi e stessi e gli altri degli stessi colori, delle stesse identiche tonalità della fiducia. Quel ponte trasparente mi fa pensare terribilmente ad una terapia che deve testare il grado di fiducia ed apertura verso il mondo che ci circonda. Ogni passo su quel ponte equivale ad un ripetuto “Mi fido, mi fido … mi fido”. Credo, e per me lo è, che sentirsi dire “Mi fido di te”, sentire la fiducia degli altri su di noi sia una delle cose più emozionanti e belle ci possano capitare … Mi fido, è poesia, è carezza per anime figlie di questi tempi, e ci avvicina, ogni volta che la sentiamo, alla perfezione, alla realizzazione del nostro personale sogno … essere pare importante del nostro mondo … essere in sintonia con esso …….
    (Claudio)



    «Sentiero della fiducia», lo skywalk in vetro sul precipizio.

    «Attrazione» sospesa sul vuoto: pavimento trasparente lungo 60 metri a 1430 metri d'altitudine. Non tutti osano, ma chi si fa coraggio e cammina sulla passerella in vetro appena inaugurata nella provincia cinese di Hunan, può dire di aver vissuto un'esperienza indimenticabile. Il pavimento trasparente di 60 metri di lunghezza - a 1430 metri d'altezza - non è però un'attrazione per i deboli di cuore. E soprattutto per chi soffre di vertigini. MOZZAFIATO - Con le sue scogliere a picco e la fitta vegetazione tropicale il Parco nazionale forestale attorno alla montagna Tianmen (1.518 metri), a sud della città di Zhangjiajie, è oggi una delle regioni turistiche più popolari della Cina. L'interesse potrebbe aumentare in futuro grazie a una nuova attrazione: qualche giorno fa è stato infatti aperto uno skywalk molto particolare. La passerella in vetro, parte di un sentiero di 2 chilometri, si snoda intorno alle scogliere frastagliate del monte Tianmen. Forse con un pizzico di ironia la passeggiata da brivido è stata battezzata «Walk of Faith» (Sentiero della fiducia). Al portale d'informazione China.org.cn lo racconta chi l'ha provato: «Ho avuto talmente tanta paura che la mia ragazza mi ha rimproverato», ha raccontato un giovane della provincia dello Shandong. «Su questa passerella trasparente i turisti possono camminare, correre o anche saltellare», ha spiegato Tian Huilin, dell'ufficio turistico del monte Tianmen. Che sottolinea: «È vetro temprato», dunque molto robusto. Misura sei centimetri di spessore e meno di un metro di larghezza. Sotto, invece, c'è il vuoto. PATTINE - Il panorama è mozzafiato e l'adrenalina (ma anche il divertimento) è destinato a salire quando la montagna viene avvolta dalle nuvole. Unica condizione per poter salire sulla piattaforma: le pattine. Infatti, ai turisti che si mettono in coda per la passeggiata, viene chiesto di indossare dei copriscarpa, per aiutare a tenere pulita (e non graffiare) la superficie. Come ha rivelato Tian, lo skywalk cinese - l'unico del suo genere nel Paese - è ispirato al Grand Canyon Skywalk negli Usa. Non tutti sono però entusiasti della nuova struttura. Soprattutto gli ambientalisti criticano la passerella di vetro. «Rovina lo spettacolo naturale della montagna», ha detto a China.org.cn Wang Yanyong, un esperto di turismo presso l'Università Jiaotong di Pechino.


    Scrigno prezioso
    Sfoglio le pagine scolpite
    dei miei sogni più belli.
    Finchè ci sarà vita terrena
    nel mio scrigno prezioso
    le conserverò.
    In un altra troverò
    la giusta posizione.
    Dimensione poetica
    cantata con amore.
    Da profondere
    al di là del cielo.
    Tutto sarà più chiaro
    definito e vero.
    Lasciare petali di rose
    su fogli ricamati
    da versi d'amore.
    Dai quali futuri poeti
    potranno attingere.
    - Linfa vitale -
    Seguendo la scia lasciata.
    Per ora osservo
    con speranza
    - Lo scrigno -
    L'anima è rincuorata.
    (Patty Portoghese)



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  10. gheagabry
     
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    Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un'idea senza avere un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare. Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti. E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta.(Susanna TAMARO)



     
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  11. gheagabry
     
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    Lo specchio riflette immagini reali…
    Lo specchio è il nostro presente che si aggiorna..
    Lo specchio è una porta, limpida, trasparente,
    che a volte vorremmo varcare, per vedere cosa si cela dietro…
    l'acqua è uno specchio, che riflette la nostra immagine…
    uno specchio delicato..
    basta un alito di vento, un fruscio per distorcerne il riflesso, per rompere un incanto…
    Ed allora tutto si scompone in mille parti che scivolano via senza una meta…..
    Ma i pensieri.....quelli non riescono a specchiarsi….
    Non riescono a sdoppiarsi…Sono racchiusi nella nostra mente…
    A volte sgomitano tra loro o si accavallano, per poi svanire del tutto in un giorno sereno…
    Non esiste uno specchio dei pensieri…se non nella nostra anima.
    (dal web)

     
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  12. gheagabry
     
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    Lo Sguardo dello Specchio

    girotondo_specchio

    Sfioro con un dito il corpo freddo e sottile di uno specchio; lascio alle mie mani decidere come muoversi mentre i miei occhi osservano gli spazi riflessi dietro questo magico cancello.
    Il respiro si fa più intenso ed il cuore batte quasi a voler scongiurare un disastro; mi lascio cadere dentro, inghiottito dalle sue fauci, voglio essere suo prigioniero.
    Lo specchio non oppone resistenza e mi tira dentro se come in un abbraccio mortale. Scivolo su di una luce che non illumina e mi trovo disteso sul pavimento; mi guardo intorno e sono sopraffatto dallo stupore, eccitato ed allo stesso tempo impaurito.
    Ciò che vedo lo riconosco ma ogni cosa qui dentro è il contrario di tutto ed anche io ora sono il contrario di me stesso e ciò che ora vedo oltre lo specchio è sempre il contrario di ciò che sono adesso.
    L’inverso di una cosa è solo una trasposizione di un punto di vista della vita stessa ed il suo contrario è identico alla cosa stessa perché tutto ciò che “è” oltre il tempo e lo spazio è una entità unica che necessita di un negativo per avere un senso con cui confrontarsi e confermarsi come “se”.
    Se potessi scegliere quale contrario vivere dovrei fare i conti con l’altra parte del mio cuore, della mia anima e del mio cervello.
    Mi alzo in piedi, mi muovo dentro la mia camera, mi stendo sul letto, sfoglio un libro… tutto è qui come pure oltre lo specchio… tutto è vero, tangibile, reale, palpabile… tutto è ciò che la mia mente si aspetta; ma allora perché un parte di me non lo riconosce?
    Mi avvicino allo specchio: «Dove sono realmente? Qual è il luogo in cui io so di essere?»
    Se come nelle favole questo specchio potesse parlare mi direbbe che sono dentro di lui indipendentemente da dove io possa decidere di entrare o di uscire.

    Questo specchio non è altro che l’altro lato di noi stessi che troppo spesso soffochiamo, reprimiamo, sotterriamo un pò per paura ed un pò per difesa: paura di ciò che non conosciamo di noi stessi; difesa da ciò che di noi stessi vogliamo conservare intatto, epurato dalle nostre scelte errate di una vita che troppo spesso non ci assomiglia affatto.

    Lo sguardo dello specchio è quello della nostra coscienza.

    M. Stissi (Stimart)

     
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  13. gheagabry
     
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    Dell'orizzonte ne ho fatto il punto di partenza,
    perchè i miei pensieri non abbiano confini..
    E dell'infinito solo il punto d'arrivo.

    Anonimo



     
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  14. gheagabry
     
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    "Ogni idea, che non diventa per te un ideale,
    uccide una forza della tua anima.
    Ogni idea, che invece diventa un ideale,
    crea in te forze vitali."
    (Rudolf Steiner)

     
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  15. gheagabry
     
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    alba01



    «Una lunga corsa la mattina presto
    mi fa pensare che ogni corsa sia una vita,
    una piccola vita, lo so,
    ma piena di infelicità e gioia e
    cose che succedono indipendentemente da te»

    Alan Sillitoe

     
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118 replies since 10/8/2011, 07:57   3013 views
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