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BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …
Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 032 (08 Agosto – 14 Agosto 2016)
BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …
Lunedì, 8 Agosto 2016
S. DOMENICO CONF.
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Settimana n. 32
Giorni dall'inizio dell'anno: 221/145
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A Roma il sole sorge alle 05:12 e tramonta alle 19:19 (ora solare)
A Milano il sole sorge alle 05:16 e tramonta alle 19:40 (ora solare)
Luna: 10.40 (lev.) 22.17 (tram.)
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Proverbio del giorno:
Chi dorme d'agosto, dorme a suo costo.
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Aforisma del giorno:
L'unica difesa contro il mondo è conoscerlo bene.
(John Locke)RIFLESSIONI
... Yusra Mardini …
... Il simbolo di Rio 2016 .. L’immigrazione finora ci ha portato solo storie di morte; lei, inaspettatamente, ce ne consegna una di vita.
In questa ragazzina di appena diciotto anni è racchiusa tutta la tenacia, salda oltre ogni limite, di un’esistenza che sopravvive e resiste, persino nelle condizioni più impensabili.
Quando, esattamente un anno fa, il barcone su cui erano a bordo Yusra e sua sorella, assieme a una ventina di altre persone, iniziò a imbarcare acqua per un’avaria al motore, questa rischiava di diventare una delle tante storie che abbondano sulle pagine delle nostre cronache più recenti: l’ennesima tragedia in mare. E forse Yusra sarebbe stata semplicemente un’altra delle persone senza volto né nome che approdano alle nostre coste ormai prive di vita, tradite dalla fede in una speranza illusoria.
Ma non è andata così. Perché, quando il suono del mare si è fatto impetuoso e le acque più scure, Yusra si è tuffata senza esitare e quel barcone l’ha tratto in salvo. Ha lottato contro i flutti amari del mare con tutte le sue forze; per se stessa, per la sua vita; per tutte le persone indifese, spaventate e sconosciute che l’accompagnavano in un comune destino fatto di speranza e terrore, che si traduceva in una fuga disperata dalla guerra, dalla distruzione, dalla morte. Tutto quel carico pesante di vite, fiducia e preghiere sussurrate a mezza voce premeva sulle sue piccole spalle e su quelle della sorella, Sarah, anche lei abile nuotatrice.
Si sono fatte coraggio a vicenda, le due ragazze, nell’affrontare il mare arrabbiato, furioso, che minacciava di affogarle entrambe, onda dopo onda.
Nuotavano per resistere e non c’era traccia di terrore nei loro occhi; perché la paura ormai si era già consumata tutta quando le bombe avevano abbattuto la loro casa, in Siria, costringendole a scappare. La guerra si era portata via ogni cosa: la loro quotidianità, innanzitutto, fatta di mattinate a scuola, allenamenti in piscina, amici. Avevano visto morire molte altre persone nel corso dei combattimenti, tra cui la maggior parte dei giocatori della squadra di calcio che si allenava nel loro stesso centro sportivo.
Le sorelle in Siria erano considerate due nuotatrici brillanti, il loro futuro si preannunciava luminoso: Yusra aveva perfino partecipato ai Mondiali di nuoto a Istanbul, facendosi notare con la sua prestazione. Il comitato olimpico siriano di Damasco le aveva dato il suo supporto.
Poi era arrivata la minaccia delle bombe e l’imperversare dei conflitti ad annullare tutto. Non potevano più allenarsi, il centro sportivo ora aveva dei buchi grandi come crateri sul soffitto. Così si erano lasciate alle spalle una città fantasma per approdare a un campo di rifugiati in Libano. Da qui era iniziato il viaggio verso la salvezza che le aveva condotte a Smirne, in Turchia, per tentare la traversata dall’Egeo. Questo mare che ora ruggiva, con un rombo bestiale, minacciando di tramutare le loro prospettive di liberazione in un naufragio. Yusra e Sarah hanno trascinato il barcone in acqua per tre ore, aiutate anche da un’altra donna, l’unica fra tutti i passeggeri che, oltre a loro, sapesse nuotare. Hanno percorso quasi cinque chilometri fino ad approdare a riva, all’isola di Lesbo.
A chi oggi le domanda cosa le abbia dato il coraggio di affrontare la traversata, Yusra risponde con semplicità: «Ho pensato che sarebbe stata una vera vergogna se fossi affogata, proprio io che ero una nuotatrice». E poi c’erano tutte quelle persone atterrite a bordo della barca che avevano gettato in mare tutti i loro bagagli per non affondare e la guardavano con occhi pieni di fiducia, riponendo in lei ogni speranza, loro che non sapevano nuotare.
Un anno dopo, Yusra è ben lontana da quel mare che la avviluppava con i suoi flutti, trascinandola a fondo. Le è rimasto solo un ricordo agghiacciante; oggi confessa che il mare aperto le fa paura. Continua a nuotare, ma nell’acqua dai riflessi fluorescenti di una piscina. Ha ottenuto l’asilo in Germania, dove ha potuto riprendere gli allenamenti con la sorella nel centro sportivo di Spandau. Qui, sotto l’ala dell’allenatore Sven Spannekrebs, Yusra si è qualificata per le Olimpiadi di Rio 2016. Parteciperà alle gare dei 100 m stile libero e farfalla. Non nuoterà per il paese in cui è nata, la Siria, ma entrerà a far parte della squadra dei rifugiati; novità olimpica di quest’anno. Un fatto innovativo, nella storia delle Olimpiadi non si era mai visto nulla di simile: mai prima d’ora era stato assemblato un team di rifugiati.
Un drammatico segno di evoluzione, a dimostrazione che i tempi stanno cambiando e il fenomeno dell’emigrazione oggi entra anche nelle dinamiche dello sport.
(storiedisport.it)
… Sarà il fuso orario, sarà il caldo forte in queste torride giornate di agosto, fattostà che le vie sono vuote, dalla mattina alla sera; dalle case i televisori lanciano immagini e suoni costantemente orientati sullo sport. Di notte, le luci delle tv fuoriescono dalle fineste lasciate aperte per il caldo e proiettano immagini dal Brasile. Rio2016, le parole più ricorrenti in questi giorni; tutti commissari tecnici, tutti esperti di quello piuttosto che quell’altro sport e intanto l’estate, che non fa sconti col caldo, trascorre inersorabile. Le Olimpiadi sono il tormentone di tutti in tutto il mondo in questi giorni; i telegiornali sono imperniati su notizie da Rio e le cattive notizie sembrano essersi fermate, sembrano aver anche loro ceduto il passo allo sport. Oggi siamo tutti, ciclisti, nutatori, tuffatori e sportivi, oggi sembra che l’avversario di fronte non sia quello da abbattere, come la cronaca ci racconta tutti i giorni, oggi l’avversario è da battere, sconfiggere sul campo. E allora viva lo sport e viva tutti questi fantastici interpreti che con le loro gesta sportve ci ricordano che forse si può viviere felicemente rispettando regole e gli altri … Buon Agosto amici miei … (Claudio)
Olimpiche
Fiore dolce d’imprese eccelse
e di ghirlande olimpiche accogli
con cuore ridente, figlia dell’Oceano:
doni di Psaumis
e del carro dai piedi instancabili.
Lui, o Camàrina, accrebbe la tua città
popolosa, quando i sei duplici altari
onorò alla festa suprema dei Numi
con sacrifici di armenti
e in lotta in gare di cinque giorni:
quadriga e mule e cavallo montato. Ed a te
dedicò vincitore una gloria
soave e il nome del padre bandì –
di Ákron – e della patria or ora risorta.
Viene dall’amabile terra
d’Oinòmaos e Pelope, e canta, o Pallade
poliade, il tuo bosco puro
e il corso dell’Óanos e
il lago di questo paese,
e i sacri canali onde l’Hìpparis
bagna le genti e veloce
salda una selva di tetti
robusti, traendo un’intera
città dalla penuria alla luce.
Sempre combattono tesi al successo
sforzo e denaro, a una meta per sempre
velata di rischio. Ma è saggio
anche per i concittadini chi riesce.
Zeus salvatore alto tra i nembi,
tu che abiti il colle Kronios e onori
il maestoso Alfeiòs e l’antro augusto
sull’Ida, supplice tuo cantando,
al suono di flauti lidî io giungo:
adorna, ti prego, di schiere di forti
questa città. E a te, vincitore
d’Olimpia, conceda il dio tra i cavalli
di Poseidone la gioia d’un’età
fino in fondo serena, attorniato
di figli, o Psaumis. Chi irriga
una sana fortuna
e ai beni, appagato, aggiunge
la gloria, non chieda di farsi dio..
(Pindaro)CAREZZE AL RISVEGLIO
... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
(Claudio)
POESIE A TEMA
Poesie e racconti sulla Estate …
L'uomo dei gelati
Quando l'estate viene in città
l'uomo dei gelati
con puntualità
eccolo... appare... è là!,
fedele all'appuntamento
col suo magico assortimento
di gelati colorati
di ghiaccioli sciroppati.
tutta una meraviglia:
crema, nocciola, vaniglia,
fragola, pistacchio, limone...
«Piano, non fate confusione! .
Quando l'estate viene in città
l'uomo dei gelati
con pochi soldi ti dà
un sorso di ristoro
e di felicità.
(M. Sendak)
FAVOLE PER LA NINNA NANNA …
Cippo e la sua stella
Anche questo giorno sta per giungere al termine…….
E si sa….. (pausa) La notte è fatta per sognare e soprattutto per ricordare…..
Ma ricordare cosa?
Una settimana appena trascorsa, vissuta da Cippo, il nostro protagonista, che per caso incontrò una giovane fanciulla in visita sulla terra.
Questo racconto narra di un potere magico, capace di raggiungere ogni cosa….
Anche la più lontana…..
Il potere di un amore e di una amicizia.
Desiderio è il nome di questa emozione, il nome di una giovane fanciulla che viveva in un posto molto lontano, un pianeta chiamato Venere, distante dalla casa di Cippo appena 9 mila anni luce…
Il nostro amico ha appena deciso che avrebbe raggiunto la dolce fanciulla in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, e che avrebbe fatto di tutto per riabbracciare il suo Desiderio.
Gli ostacoli da superare non erano pochi…. Il mezzo di trasporto era la prima tappa da superare.
Venne in mente a Cippo di andare a rovistare tra i ferri vecchi che stavano nel suo garage ormai da anni, e cosi… trovò delle vite che avvitò e il pistone sistemò,carburatore e con il filo di frizione aggiungendo il radiatore il motore scoppiettante fece un balzo esilarante….
Poiché ogni cosa di valore necessità un nome, cosi decise di chiamare il suo bolide RUN TO LOVE (correre per amare)
Il secondo ostacolo che il nostro amico dovette superare fu imparare a guidare il suo bolide…..
Si iscrisse ad un corso di scuola guida per conseguire la patente.
Imparare rispettare le regole degli incroci e le relative precedenze, la segnaletica stradale, servi a Cippo capire quanto fosse importante saper vivere in mezzo al traffico di tutti i giorni, per non farsi del male e non procurare del male agli altri….
I giorni passarono veloci per Cippo preso dai mille impegni che si era prefissato…
Intanto il giorno dell’esame arrivò, anche il suo bolide era pronto, bellissimo, bianco come la purezza dell’amicizia e rosso come la passione che lui nutriva per lei…
Non perse altro tempo, accese il bolide come accese la speranza che l’esame andasse bene, l’unico suo obbiettivo era quello di rivederla al più presto…..
Durante il tragitto ripassò tutto quello che aveva imparato…….
CON IL ROSSO IO MI STOPPO
CON IL VERDE VADO Su
SE IL DIVIETO INCONTRERò, MAI Più AVANTI IO ANDRò
UN SEGNALE TRIAGOLARE TI AVVERTE di Ciò CHE STA PER ARRIVARE, NON SFIDARE MAI LA SORTE IL PERICOLO E ALLE PORTE
QUELLI TONDI CON IL ROSSO SON DIVIETI A Più NON POSSO
QUELLI TONDI CON IL BLU SONO OBBLIGHI… E NON SI DISCUTE Più….
Quando finì l’esame, Cippo senti un senso di inquietudine, il timore di avere sbagliato qualche domanda lo terrorizzava.
Ormai non c’era più tempo per riflettere sulle domande e capire dove avesse sbagliato, perché si trovò di fronte l’esaminatore.
L’attesa dell’esito furono momenti infiniti.
L’esaminatore lo guardò e con un sorriso pronuncio la frase che aveva voluto sentire da tanto tempo.
LEI HA SUPERATO L’ESAME.
Quelle parole non furono mai più dimenticate…..
Gli ostacoli più importanti, il permesso di guida e il suo mezzo di trasporto, non erano più motivo di preoccupazione, adesso quello che rimaneva da fare era preparare tutto il necessario per affrontare il suo primo viaggio nello spazio.
Dopo un paio di giorni sentì che il momento era arrivato, la felicità era immensa, era riuscito a mantenere la promessa che le aveva fatto quando lei era partita….
Senza pensare più a nulla accese il bolide e diede il massimo del gas….
Tutto filava liscio come l’olio, il suo bolide andava velocissimo e calcolò che con quella andatura in poco tempo avrebbe rivisto Desiderio..
Uno strano rumore che veniva dal motore attirò la sua attenzione, dopo un po’ ne ebbe la conferma, una spia rossa segnalava un guasto….
Cosa aveva causato quel guasto? Questo ed altri interrogativi gli vennero in mente.Mentre cercava una risposta, il bolide perse quota e si inabissò nel mare.
Il sogno si infranse, quel viaggio così sofferto era giunto al capolinea,Desiderio sembrava lontana e si chiese se l’avrebbe rivista.
Ebbe l’impressione di udire la sua voce, fu in quel momento che capì di non doversi abbattere.
Si ricordo la prima domanda che si fece,quando per la prima voltra sentì il rumore.
Cosa poteva averlo causato?
Si rese conto che la spia rossa era il segnale che del carburante…..
La sua amica Desiderio aveva occupato cosi tanto i suoi pensieri, e la voglia di rivederla era stata così grande che egli si era dimenticato di controllare se nel bolide c’era il carburante….
L’abilità del nostro protagonista nel costruire un motore che non inquinasse , si rivelò un gran successo.
Aveva costruito un motore che funzionava ad acqua, e lui era immerso in un mare d’acqua.
Bastò tirare con una mano la leva per aprire il tappo del serbatoio,e pian piano si riempì facendo riprendere forza al motore.
Spinse al massimo dei giri il motore , sfrecciando uscì dal mare, destinazione lo spazio….
Appena raggiunta l’orbita terrestre si immise nel traffico, e segui la segnaletica.
Per primo incontrò un satellite: la luna
Poi si diresse verso un pianeta Saturno la cui caratteristica sono i tanti anelli
Passò poi per Giove, Marte ed infine raggiunse il pianeta Venere.
Sul pianeta Venere si narra una leggenda, dicono che lì vivono le donne più belle dell’universo.
Il cuore gli batteva tanto, l’emozione di rivederla era fortissima.
Ricordava il suo sorriso, i suoi dolci occhi e la sua simpatia.
Non si stupì quando la vide in mezzo a tanta gente che la guardava con ammirazione, tutti erano stregati dal suo fascino.
Arrivò il momento che aspettava da tanto tempo si trovava a pochi metri da lei.
Ma una cosa lo intristì, vide un giovane bello e muscoloso che le mise un braccio intorno al collo, pensò che forse si era dimenticata di quel ragazzo conosciuto sulla terra.
L’idea di andare fin lì senza sapere se lei ci tenesse a rivederlo, gli parse sbagliata.
Decise di andare via…..
Ma in quel preciso istante Desiderio lo vide e corse subito per fermarlo.
Capirono quello che viveva dentro i loro cuori non era solo un’ amicizia ma un grande amore.
Si abbracciarono e dal quel giorno non si lasciarono mai……
QUELLO CHE STO PER DIRE E' MOLTO IMPORTANTE
UNA GUIDA SICURA VI PORTERA' NELLE STELLE PIU' LONTANE…
(Carlo D'oro)
ATTUALITA’
Olimpiadi Rio 2016, Alex Schwazer squalificato otto anni: "sono distrutto".
Accolta richiesta Iaaf. Il marciatore in silenzio per 45 minuti. La notte tra mercoledì e giovedì segna anche la fine della carriera di Alex Schwazer, squalificato per otto anni per doping.
"Sono distrutto": e' la prima reazione del marciatore alla notizia della squalifica di otto anni per doping decisa dal Tas. Quando gli e' stata comunicata la sentenza, Schwazer - fanno sapere dal suo entourage - ha pronunciato queste parole e poi e' rimasto in silenzio per 45' minuti.
"Ci vuole rispetto per le persone": così Schwazer ha risposto ai giornalisti che lo hanno avvicinato all'interno di un bar dove, con lo sguardo perso nel vuoto ed evidentemente teso, ha atteso la fine di una conferenza stampa organizzata nella serata brasiliana dal suo entourage per commentare la notizia della lunga squalifica. In particolare, l'allenatore del marciatore, Sandro Donati, ha detto che "era un verdetto che ci attendevamo. Abbiamo cercato di dissuadere Alex dalla volontà di andare avanti, ma lui voleva inseguire fino all'ultimo il sogno di correre a Rio. Ora torneremo il prima possibile in Italia". Donati - che durante la conferenza stampa ha più volte attaccato la Federazione internazionale di atletica - ha poi sottolineato che "ora Alex ha l'equilibrio per affrontare la vita oltre l'atletica: ci aveva già detto che comunque avrebbe smesso di correre dopo Rio".
Il Tas non gli ha creduto. Era venuto a Rio convinto di poter marciare la sua Olimpiade, e invece dal Tas arriva una mazzata. Otto anni di squalifica per Alex Schwazer, il pesante verdetto dei giudici del Tribunale arbitrale che non hanno creduto alla difesa matta e disperatissima del marciatore altoatesino: una sentenza arrivata dopo quasi due giorni di camera di consiglio e un dibattimento fiume, e che mette la parola fine alle speranze dell'atleta. Anzi gli infligge un'altra batosta su una carriera già pesantemente funestata dai quasi quattro anni di stop, per la positività all'epo, allora alla vigilia dei Giochi di Londra. Cambia scenario e quadriennio, ma il macigno per Schwazer diventa ancora più pesante: il Tas ha infatti accolto in pieno la richiesta della Iaaf che voleva un bando di otto anni - vista la recidività - per la positività agli steroidi riscontrata a gennaio scorso.
Schwazer si era subito professato innocente, dicendo che al contrario di 4 anni fa - quando ammise le sue responsabilità - stavolta non aveva mai fatto ricorso a sostanze proibite. E aveva annunciato battaglia, professando la sua innocenza: si era spinto fino a Rio con il pool di legali e il suo tecnico, Sandro Donati, per tentare il tutto per tutto e dimostrare che in quella positività c'erano troppe anomalie. Due giorni fa Schwazer era comparso davanti al panel, i legali, Donati e poi lo stesso atleta erano stati sentiti a lungo. Schwazer era apparso motivato e convinto di poter gareggiare nella prova di marcia olimpica: "è abituato a vincere le sue gare" avevano detto i legali, senza nascondere però un certo pessimismo. "La sentenza è già stata scritta" si erano lamentati i suoi avvocati. La federazione internazionale non aveva però battuto ciglio, ribadendo la volontà di punire l'atleta alla seconda positività: otto aveva chiesto e otto anni il Tas ha inflitto. Per Schwazer cala il sipario. Da Rio l'addio è amaro.
(Ansa)
Pronto lo 'specchio' del Dna umano.
E' sintetico e permette analisi e diagnosi più accurate. Realizzato lo 'specchio' del Dna: è una copia speculare sintetica della molecola della vita, chiamata Sequina. Può aiutare a esplorare meglio il Dna e a rilevare le mutazioni genetiche più rare responsabili di malattie. La tecnica, pubblicata sulla rivista Nature Methods e resa disponibile gratuitamente a tutta la comunità scientifica, è stata messa a punto in Australia, dal gruppo del Garvan Institute of Medical Research guidato da Tim Mercer.
Il genoma umano è una complicata sequenza di oltre 6 miliardi di 'lettere' del Dna. Anche se ora è possibile sequenziare, abbastanza velocemente ed economicamente, quello di una persona, la sua analisi è molto difficile, tanto che con i metodi attuali molte aree del genoma non possono essere analizzate a fondo e la funzione di molti geni resta sconosciuta. Per superare questi ostacoli i ricercatori australiani hanno messo a punta una tecnica basata su sequenze di Dna sintetico, ottenute cioè in laboratorio, speculari rispetto al Dna umano.
Le Sequine vengono utilizzate nell'analisi del Dna, aggiungendole ai campioni biologici di un individuo e funzionano come un controllo interno che permette di valutare sensibilità e accuratezza dell'analisi. L'idea alla base è semplice, dice Mercer: ''l'immagine-specchio del Dna''. Confrontando cioè il Dna naturale con il Dna specchio accade qualcosa di simile a quando facciamo combaciare le dita delle mani: queste ultime sono specularmente diverse, ma a ogni dito ne corrisponde uno analogo.
Un'area in cui le Sequine potranno essere impiegate è la diagnosi dei tumori, secondo i ricercatori. ''Incorporandole nei test diagnostici - conclude - se ne migliorerà l'affidabilità e si ridurranno le diagnosi errate''.
(Ansa)
Il riscaldamento globale sta già facendo salire il mare.
Esperti, non rilevato da satelliti per colpa eruzione vulcanica. Il cambiamento climatico ha già impresso un'accelerazione all'innalzamento del livello del mare, anche se i satelliti non l'hanno rilevata. È quanto sostiene un team di scienziati capitanato dal Centro statunitense per la ricerca atmosferica, che dà la colpa alla potente eruzione del vulcano Pinatubo, nelle Filippine.
Le osservazioni satellitari, iniziate nel 1993, indicano che il livello del mare è salito in modo costante di 3 millimetri ogni anno. I ricercatori, tuttavia, contestano il dato, sostenendo che a causa del riscaldamento globale in atto gli oceani si sono innalzati più rapidamente.
La ragione va ricercata nell'eruzione del Pinatubo del 1991, che ha temporaneamente ridotto il riscaldamento del Pianeta per via del pulviscolo vulcanico che ha bloccato i raggi del sole.
L'evento, in altre parole, avrebbe abbassato il punto di partenza delle osservazioni satellitari, distorcendo i calcoli nei due decenni a seguire.
"Usando un modello climatico per rimuovere l'effetto dell'eruzione del Pinatubo, abbiamo visto che nelle nostre simulazioni l'innalzamento del livello del mare accelerava", spiegano gli studiosi, secondo cui "ora che gli effetti del Pinatubo si sono affievoliti, l'accelerazione risulterà evidente già nelle misurazioni del prossimo decennio".
(Ansa)ANDIAMO AL CINEMA!!!!
Tom à la ferme
Un film di Xavier Dolan. Con Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu, Manuel Tadros.
Dramma esistenziale che deraglia nel thriller psicologico.
Marzia Gandolfi
Tom ha amato Guillaume di un amore grande che adesso vorrebbe condividere con i suoi cari. Lasciata Montréal alla volta della campagna canadese, Tom raggiunge la fattoria della famiglia di Guillaume per partecipare l'indomani al suo funerale. Molto presto si rende conto che Agathe, madre di Guillaume, ignora l'omosessualità del figlio. Informato dei fatti è invece Francis, fratello maggiore e omofobico del defunto, che costringe Tom a mentire sulla sua natura e sulla natura della sua relazione con Guillaume. Imprevedibile e violento, Francis esercita su Tom sgomento e attrazione. Indeciso se andare o restare, Tom chiede aiuto a Sara, una collega spacciata per la fidanzata di Guillaume.
I film di Xavier Dolan, enfant prodige del cinema canadese, hanno la bellezza estenuata della bocca dopo un bacio, di un rossetto sbavato oltre la linea di contorno, che dice così bene della crudeltà dell'amore, della vita e della difficoltà di viverla. Al suo quarto lungometraggio, Xavier Dolan è già fenomeno da seguire. Provocatorio e tagliente, come le foglie di mais d'estate che 'spezzano' i polsi di Tom in fuga da Francis, Dolan realizza un dramma esistenziale che deraglia nello psychological thriller, contempla elementi horror ed è a suo modo un mélo patologico, la drammatizzazione di una patologia (l'omofobia) che prende la forma filmica del melodramma.
Privo degli eccessi barocchi, del gusto kitsch e dello sfarfallio dell'estetica queer di Laurence Anyways, Tom à la ferme denuncia con forza narrativa e scarti sonori la rimozione in nome della pacificazione. L'idea di pacificazione, sostenuta da Francis per proteggere il genitore dalla verità circa l'omosessualità del figlio perduto, sostituisce la testimonianza con la negazione delirante della realtà, che rischia di inghiottire il protagonista. Portatore di una natura (in)quieta e di tracce femminili sull'asprezza maschile, il Tom del titolo è apertura erotica all'altro e di conseguenza minaccia, sfida e provocazione per Francis, che incarna l'ostinazione ottusa della massa e di una mentalità che nella pulsione gregaria cerca riparo dalla solitudine della libertà e della responsabilità individuale. In balia di una precarietà economica, sociale ed esistenziale, Francis sprofonda in un'angoscia insopportabile che sfoga sul corpo di Tom, a cui guarda con sospetto risentito e desiderio malcelato.
Tom à la ferme diventa a poco a poco, e in un modo perturbante, la perlustrazione di un microcosmo della provincia, che rivela un malessere latente e una profonda crisi di ruoli, rapporti e relazioni. In assenza di figure paterne poi il male circola in maniera strisciante, impalpabile, quasi metafisica. Tom, interpretato da Xavier Dolan, è il principio di realtà che Francis, impegnato a negarsi, combatte. Tom è un rimosso che vorrebbe cancellare e che invece ritorna nella forma dell'incubo, spaventandolo a morte, irritandolo a morte. Ma come sa bene Tom, per generare un autentico cambiamento è necessaria la memoria della nostra provenienza. Da qui il viaggio in direzione di una regione rurale (e simbolica), dentro i segreti della provincia, gli orrori della porta accanto, la solitudine dolente dei personaggi che hanno cancellato la relazione con quella memoria, l'hanno falsificata rigettando qualsiasi obiezione.
Con distanza ironica e stile appariscente anche quando indossa 'abiti' dimessi, Tom à la ferme esclude il sacrificio fanatico del suo protagonista, ritrovando la strada per la 'civiltà' e il colore giusto per avanzare. Nonostante lo strappo mai ricucito e rimasto lì, aperto e slabbrato, come una piccola finestra sul male che ancora insidia Tom.
Video(Lussy)
... CURIOSANDO E RACCONTANDO …
“È una scoperta archeologica travolgente.
Reperti distesi sul fondo del mare, ricoperti e protetti dalla sabbia,
sono stati stupendamente conservati per secoli”.
(Prof. Barry Cunliffe, archeologo dell’Università di Oxford)HERACLEION
Heracleion, nota anche come Thonis, era una città dell'antico Egitto situata nel Delta del Nilo, le cui rovine si trovano sommerse nella baia di Abukir, a 6,5 km al largo della costa, in un’area di ricerca di 11 per 15 km, a 20 km da Alessandria. Era un importante città portuale dell’antico Egitto costruita probabilmente tra il VII e VI sec. a.C.
La città si trovava in origine su una delle isole del Delta del Nilo, ed era attraversata da una rete di canali. Possedeva diversi ancoraggi ed un grande tempio dedicato a Khonsu, che i greci identificarono con Eracle. Era anche il luogo della celebrazione dei Misteri di Osiride, che si compiva ogni anno durante il mese di khoiak. Il dio nella sua barca cerimoniale veniva portato in processione dal tempio di Amon cittadino fino al suo santuario a Canopo.
Heracleion prosperò particolarmente tra il VI ed il IV secolo a.C. come dimostrano numerosi ritrovamenti archeologici: in questo periodo fu probabilmente il principale porto d'Egitto. Il faraone Nectanebo I, che regnò dal 380 al 362 a.C., ordinò molte aggiunte al tempio.
La città affondò nel VI o VII secolo d.C., probabilmente a causa di grandi terremoti e/o inondazioni. Le rovine della antica Heracleion furono trovate sui fondali della Baia di Abukiralle foci del Nilo.…miti e leggende…
Fino a tempi recenti, la città di Heracleion era nota solamente da poche fonti letterarie ed epigrafiche. Nel periodo greco le origini leggendarie di Heracleion venivano fatte risalire al XII secolo a.C.. Secondo la tradizione, Paride ed Elena vi rimasero bloccati durante la loro fuga da Menelao, prima che iniziasse la guerra di Troia.
Tra le testimonianze storiche antiche, la città viene citata da Diodoro Siculo (1.9.4) e Strabone (17. 1.16), oltre che da Erodoto (2.113). Questa città misteriosa, secondo Diodoro Siculo fu chiamata così in onore di Ercole, salvatore della città da un’alluvione del fiume Nilo, ma non esistevano prove che dimostrassero la sua reale esistenza sua eccezionale scoperta.
Una fonte riferisce che la città fosse un emporion, allo stesso modo della più famosa Naucratis. Tra i reperti che la menzionano c'è la Stele di Naucratis, realizzata sotto Nectanebo I: nella stele si specifica che un decimo delle tasse d'importazione delle merci giunte a Thonis/Heracleion spettava al santuario di Neith a Sais. Una copia identica di tale stele è stata ritrovata proprio nel sito subacqueo dove sorgeva Heracleion.Viene citata anche nel Decreto di Canopo, onorante Tolomeo III.
Sprofondò quasi sicuramente a causa di un maremoto provocato da un forte terremoto, circa 1.200 anni fa. A conferma vi è il fatto che le mura e le colonne caddero tutte dalla stessa parte.
Heracleion per gli antichi Greci, Thonis per gli Egizi, prima della fondazione di Alessandria nel 331 a.C., conobbe momenti gloriosi. Nel XII secolo A.C., la città già fiorente conobbe un periodo di straordinaria ricchezza. Fu una tappa obbligatoria per chiunque volesse entrare in Egitto, come tutte le navi provenienti dal mondo greco. Ebbe anche grande importanza religiosa, probabilmente a causa del tempio dedicato ad Amon, con il suo ruolo importante nei riti connessi con la continuità dinastica. Aveva grandi bacini ed era il cuore pulsante degli scambi commerciali tra Mediterraneo e Nilo. Tra le strade sommerse della città sono stati trovati numerosi reperti preziosi fra cui monete e gioielli, che testimoniano che la popolazione residente doveva avere un elevato tenore di vita, oltre ai preziosi riaffiorarono resti di case, templi, strade, infrastrutture portuali, una statua di Isis di un metro e mezzo, la testa della statua di una sfinge, un colosso di granito rosso di sette metri, una stele in granito nero con inciso il nome di Heracleion, una muraglia lunga 50 metri con delle travi in legno. Fu una città misteriosa, al confine tra leggenda e realtà, fino al 2000, anno in cui fu ritrovata. Ad effettuare la straordinaria scoperta, è stato il famoso archeologo francese Franck Goddio presidente e fondatore dell’Institut Européen d’Archéologie Sous Marine di Parigi. Goddio si imbatte accidentalmente nelle navi da guerra impiegate da Napoleone nella battaglia del Nilo del 1798, quando venne sconfitto dall’ammiraglio britannico Nelson.
Tra gli altri ritrovamenti ci sono: amuleti dell’epoca tolemaica raffiguranti le divinità egizie di Iside, Osiride e Horus, monete d’oro, stele giganti, scritte egiziane e in greco antico; la stele del faraone Nactanebo I, che ricorda nell’aspetto quella di Naucrati, custodita presso il Museo Egizio del Cairo; santuari ben conservati nel cuore della zona del tempio, oggetti votivi, gioielli, cimiteri di navi a circa un miglio dalla foce del Nilo; almeno 10 relitti, forse uno stratagemma per bloccare le navi nemiche all’ingresso della città portuale; inoltre, più di 700 ancoraggi, pesi commerciali per attribuire valore alle monete, e pesi in piombo, alcuni di provenienza ateniese (è la prima volta che pesi come quelli vengono rinvenuti in terra d’Egitto). Il grande tempio di Amon e di suo figlio Khonsou. Ed ancorae 60 navi sepolte nella sabbia da uno spesso strato di argilla sul fondo del mare,Monete d’oro e pesi realizzati in bronzo e pietra; grandi statue di 16 metri e centinaia di piccole statue di divinità minori; lastre di pietra con incisioni in greco e egiziano antico; diversi piccoli sarcofagi di calcare che si crede potessero contenere animali mummificati.(Gabry)
Le canzoni dell'estate degli anni 78/84
La musica del cuore
foto:orrorea33giri.com
Miguel Bosé - Super Superman
Miguel Bosé (o meglio Miguel Luchino González Bosé) divenne l’idolo di tutte le teenagers italiane a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 grazie al fisico piacente. Figlio d’arte (la mamma attrice, il papà torero) ha raggiunto la notorietà in terra italica grazie alle sue imprescindibili performance vocali che lo portarono a vincere il Festivalbar nel 1980 con la magnifica “Olympic Games”.
Il suo capolavoro però rimane l’insuperabile “Super Superman” dove il belloccio iberico dal capello biondo, su una piacevole base disco, decanta le doti del supereroe con la sua flebile vocina. Ahimé il buon Miguel non parla di super-udito, super-forza e così via, ma di super-touching e super-loving trasformando il pezzo in un magnifico inno gay degno dei migliori Village People: “Super superman, how do you feel among the young men? Super-dancing, Super-moving, Super-touching, Super-loving”......
fonte:orrorea33giri.com(Ivana)
RUBRICHE
(Redazione)
L’ISOLA NELLO SPORT
CRONACA SPORTIVA
Scherma: Elisa Di Francisca argento nel fioretto. Ue ringrazia l'azzurra: bandiera gesto molto bello.
Azzurra si arrende in finale contro la russa Deriglazova per 12-11. Quello di Elisa Di Francisca, che ieri ha sventolato la bandiera della Ue al momento della premiazione per l'argento nella scherma a Rio, è stato "un gesto personale molto bello" che ha sottolineato il "ruolo positivo dello sport, che permette di costruire network e permette il dialogo" tra le diverse culture. Lo ha detto la portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva, precisando che la Ue a settembre "celebrerà lo sport" anche per "il suo valore per incoraggiare il rispetto reciproco ed il dialogo".
Mogherini, Di Francisca "brava due volte" - "La bandiera dell'Europa, gli ideali della meglio gioventù. Brava due volte @ElisaLovesJesi #DiFrancisca #Rio2016". Lo ha twittato l'alto rappresentate per la politica estera della Ue, Federica Mogherini, con la foto della fiorettista azzurra che mostra la bandiera della Ue con al collo la medaglia d'argento conquistata ieri a Rio.
Un argento, quattro anni dopo l'oro di Londra, con una dedica speciale all'Europa, dodici stelle d'oro su uno sfondo azzurro. Elisa Di Francisca si ferma ad un passo dall'impresa di bissare il titolo olimpico, ma questa medaglia d'argento non è solo per l'Italia. Nei suoi pensieri ci sono "Parigi e Bruxelles", sconvolte dagli attentati terroristici ad opera dell'Isis, e l'azzurra appena scesa dal podio ha tirato fuori dalla tasca una bandiera dell'Europa e l'ha sventolata. "L'ho fatto per mandare un messaggio - ha spiegato - l'Europa esiste ed è unita. L'ho fatto per Parigi e per Bruxelles. Se restiamo uniti possiamo sconfiggere il terrorismo, non diamogliela vinta all'Isis. Il loro obiettivo è di farci chiudere dentro casa". Di Francesca ha ammesso di essere rimasta molto colpita dagli attentati, e che da tanto aveva in mente una dedica per l'Europa contro il terrorismo. "Dobbiamo abbattere le barriere e creare un'Europa davvero unita - ha aggiunto - vogliamoci più bene e dimostriamo che siamo capaci di volerci bene".
La delusione per non essere riuscita a vincere è ancora lì nel suo viso scavato dalla fatica, ma c'è anche la consapevolezza di essere andata ancora una volta a podio ai Giochi dopo il trionfo di Londra: "Avrei una gran voglia di tornare in pedana e prendermi subito la rivincita contro la russa (Deriglazova) - ha confessato la 33enne di Jesi - Purtroppo alla fine non ho sfruttato bene il tempo rimasto. Questo è l'unico rimpianto che ho. Per il resto ho lottato come sempre (recuperando quattro stoccate nel finale) perché sono una guerriera, ma non ho trovato l'equilibrio giusto. Ci riproverò, non smetto certo di fare scherma".
Adesso si godrà la festa, ma non smetterà di fumare: "Avevo promesso di smettere con le sigarette nel caso avessi vinto l'oro. Ma dato che ho preso 'solo' l'argento, fumerò ancora per un pò". Ha ancora voglia di scherzare in zona mista, e nemmeno una domanda sulla Errigo riesce a rovinargli la festa: "Avrei voluto che arrivasse in finale - ha concluso - dopo Londra meritava di avere la sua vendetta. Sarebbe stato bello per lei dopo quella stoccata che ci ha separato quattro anni fa. Posso solo dire che le voglio bene e la stimo. Forse è arrivato qui troppo carica con la voglia di spaccare il mondo". Quel mondo che la Di Francisca vorrebbe vedere unito e senza paura.
(Ansa)
Crepuscolo Federica Pellegrini "ma non voglio finire così".
Dopo Londra altro flop olimpico: litiga e poi "Basta lacrime". Ancora un tunnel, di nuovo un buco nero in cui la maledizione olimpica l'ha ricacciata dentro. Federica Pellegrini non vuole dire addio al nuoto, almeno non vuole farlo così, tra le lacrime: ma certo la delusione per quel podio mancato nei 200 stile, e poi l'eliminazione nella staffetta a poche ore dal primo choc, è un dolore che anche per una fenice come lei, abitata a rialzarsi e rinascere ogni volta, difficilmente andrà via. Era successo a Londra nel 2012 e il tonfo aveva fatto clamore; allora si era fatta da parte per un periodo, ma aveva promesso di riscattarsi a Rio. In Brasile però la sconfitta sa di crepuscolo, e pensare di arrivare a Tokyo quando avrà 32 anni è davvero difficile.
La campionessa dell'acqua, che ad Atene a sedici anni regalò un argento al nuoto rosa che mancava da troppo tempo, la stessa che a Pechino si consacrò con un oro da record, alle Olimpiadi, dopo di allora, ha sempre fallito: "La sconfitta nei 200 mi ha fatto vedere tutto nero, nerissimo - dice quando la rabbia ha lasciato un po' di spazio alla riflessione - e ho detto 'basta'. Ma non voglio smettere piangendo, non voglio finirla così". Lo ripete come un mantra, e sa che il film che sta rivedendo ha un finale più amaro di quello di quattro anni fa: allora si era presa una pausa di riflessione, con la consapevolezza che un'altra chance ai Giochi c'era. A Rio, appunto. Ma adesso che anche dal Brasile torna via senza niente la prospettiva è più dura: per i prossimi Giochi la strada è lunga, e la vita in acqua troppo faticosa per reggere ancora. Lo fa capire lei stessa, che in una notte è passata dalla voglia di dire addio al nuoto, a pensieri meno definitivi. In mezzo però tanta rabbia, che non riesce a trattenere: "Ho 28 anni, se ancora si dice che subisco la gara di testa, tiro cazzotti a tutti" la risposta scomposta dell'azzurra. E i nervi restano tesi anche quando decide di rinunciare alla gara dei 100 stile, mentre si presenta ai blocchi delle batterie della 4X200.
"Usate il buon senso - il post decisamente sopra le righe sui social - non faccio i 100 semplicemente perché subito dopo c'è la staffetta". E intanto però dà del "coglione" a un follower che invece la invitava a non dare forfait. Aveva parlato di "incubo", si era sentita "morta": le riflessioni amare l'avevano spinta a scrivere "forse è tempo di cambiare vita: fa così male questo momento che non potrei descriverlo. Non è un dolore di uno che accetta quello che è successo, anzi è un dolore di una che sa cos'ha fatto quest'anno, la determinazione che ci ha messo, il mazzo che si è fatta". Poi torna in acqua ci mette di nuovo la faccia: "Il nuoto mi piace, i 200 sono la mia gara, il mio cuore, prima di dire basta devo pensarci bene - sottolinea - Ho pianto tanto e non voglio che finisca così. E' brutto sentirsi come se ti avessero appena preso a pugni, un male così poche volte l'ho sentito. Ho detto basta, perché mi ero ripromessa di non vivere più delusioni così. Non voglio però che finisca così. Le mie Olimpiadi sono chiuse. Se sono le ultime? Non voglio decidere adesso, certo avrei 32 anni". E allora torna l'idea-scappatoia di fermarsi per un po', una nuova pausa di riflessione: dall'altra l'olimpionica era tornata e si era ripresa medaglie e speranze.
(Ansa)
Ride nuota vince,a 21 ori mito Phelps diventa umano.
Tifo e show per americano: figlio su spalti, poi lacrime e battute. E sono 21 ori, tre dei quali a Rio 2016, le Olimpiadi del ritorno e forse dell'addio. Michael Phelps, il cannibale di Baltimora, a 31 anni è ancora il più forte di tutti, e di gran lunga: va oltre il mito, perché dopo essere diventato il più vincente nella storia a cinque cerchi, anche in Brasile continua a essere un collezionista seriale di medaglie. Meglio se del metallo più prezioso. Prendendosi la rivincita per l'oro mancato a Londra 2012, ha trionfato nei 200 farfalla, con 1'53"36, lasciando al quarto posto il suo ex amico e rivale sudafricano oro quattro anni fa Chad Le Clos, davanti al sorprendente giapponese Masato Sakai e alla giovane promessa ungherese Tamas Kenderesi. Arriva a quota venti e nemmeno un'ora dopo raggiunge quota 21 ori, più di quanti ne abbiano vinto Giamaica, Argentina o Austria. Phelps vince la staffetta 4X200 sl insieme con Conor Dwyer, Francis Haas e Ryan Lochte. "Fare una doppietta come questa è molto più difficile di una volta - racconta -, non ci sono dubbi, anche con la pausa di un'ora. Aspetto con fiducia il resto della settimana: non siamo neppure a metà strada, e rimangono sette gare", per gli Usa. Phelps è atteso dai 200 misti e dai 100 farfalla.
"Era l'ultima volta che nuotavo i 200 farfalla - racconta ancora-. E' pazzesco pensarci. Ma rivedere il numero uno accanto al mio nome e ancora una volta su questa specialità, non poteva andare meglio". Anche fuori dalla vasca abbiamo assistito ad un vero e proprio Phelps show, per la gioia delle tv americane che lo hanno seguito a milioni, in prime time. Prima c'è stato il 'finger wagging', cioè il dito alzato ormai simbolo della vittoria per i nuotatori a stelle e strisce, quando era ancora in acqua dopo i 200 farfalla. Per molti commentatori è stato un 'gestaccio' contro Chad. Perché l'hai fatto gli chiedono in conferenza stampa, dopo il 21.mo oro. "Non saprei. Mi è venuto così. Essendomi sfuggito il 2012, ho rosicato e questa era la vittoria che volevo. Volevo davvero recuperarla". E su Chad: "Siamo avversari. Non voglio che vinca e lui non vuole che vinca io. Ha talento". Dopo i 200 farfalla, Phelps rimane a bordo piscina, silenzioso come si preparasse alla seconda sfida, ma commosso, mentre il pubblico carioca, entusiasta, lo applaude con una standing ovation. Poi l'abbraccio, con decine di fotografi alle sue spalle, con il piccolo Boomer, 3 mesi, sugli spalti con la mamma Nicole Johnson.
"Avrei voluto tenerlo in braccio più a lungo, come mi succede ogni sera. Felice di vederlo ancora sveglio, normalmente dorme tutto il tempo", racconta ai giornalisti. Se la prima cerimonia di premiazione è stata quella delle lacrime per la vittoria ritrovata dopo Londra, la seconda verrà ricordata come quella della risata durante la note dell'inno americano, lo 'Star Spangled Banner', suscitando un pandemonio sul web. Ad un certo punto dell'inno, quando recita "Oh say does that star-spangled banner yet wave", la bandiera a stelle e strisce sventola, dal pubblico qualcuno urla "Oh!". E' uno dei suoi amici. Phelps si mette a ridere, ma solo a Baltimora, la principale città del Maryland, hanno capito perché. Succede sempre nel pre partita degli Orioles, la mitica squadra locale di baseball, in occasione dell'inno nazionale.
(Ansa)(Gina)
BALLIAMO!!!
Danza Tradizionale Messicana
danza messicana
La danza tradizionale messicana è molto ricca
e varia da regione a regione, non solo per quanto riguarda il tipo di ballo, ma anche per il tipo di musica e la diversità e vivacità dei costumi.
Si hanno oggi numerose danze che portano indelebili i segni delle matrici storiche che le hanno generate. Riassumendo, troviamo:
> Danze di origine pre-ispanica di carattere religioso.
Si tratta infatti di reminiscenze di danze rituali che venivano eseguite dagli antichi Aztechi, Maya, ed altre popolazioni altamente organizzate (sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista religioso, scientifico ed artistico). Le musiche vengono eseguite da tamburi, flauti mesoamericani, sonagli vegetali legati alle caviglie, ed altri;
> Al nord troviamo balli perlopiù di coppia, forti ed energici, risultato dell’integrazione delle varie culture europee approdate in Messico lungo la sua storia, come le polke ed i “schottis” di origine est-europeo, ma diversificati ulteriormente per conferire la distintiva impronta messicana. Le musiche sono eseguite da un connubio fra la fisarmonica e le chitarre;
> Al centro-ovest, balli nettamente popolani dalla notevole vivacità ed allegria, tanto che sono arrivati ad essere i rappresentanti dela danza tradizionale messicana nel mondo; infatti il ballo nazionale, il “Jarabe Tapatío”, proviene da questa regione. Le musiche sono interpretate da complessi musicali chiamati “mariachi” (pronuncia: mariaci) comprendenti chitarre, vihuela, guitarrón, violini e trombe, che hanno varcato le frontiere messicane per diventare diffusi in tutta l’America Latina e perfino in Giappone!;
> A est, sulla costa del Golfo del Messico, balli caratterizzati dal tipico battere dei piedi (“zapateado”) fra altro, al ritmo di musiche particolari, molto apprezzate internazionalmente (come “La Bamba”) ed eseguite con la “marimba” (specie di xilofono in legno);
> A sud, balli più dolci e soavi, ma non meno elaborati, eseguiti anch’essi con la marimba.
Una gran maggioranza di tutti questi balli, comunque, hanno un fattore comune: il corteggiamento dell'uomo nei confronti della donna; il rifiuto civettuolo di questa insieme ad un incoraggiamento, ed infine la conquista.
L’esecuzione di tutta questa diversità in stili di danza, richiede, a quelli che vi si avvicinano per la prima volta, una gran curiosità per la cultura messicana ed un grande amore per la danza in generale, amore che culmina nel conseguimento di una espressione sentimentale appagante. Tutti gli stati d’animo trovano sfogo nella danza messicana.
Di gran varietà sono i costumi che cambiano a seconda dello Stato. In ognuno dei 31 stati vi sono 100, a volte 200 costumi diversi, e sono particolarmente sgargianti, con colori assolutamente unici per la loro straordinaria intensità.
Sono, dunque, tutte danze all'insegna dell'amore e della gioia di vivere, analogamente a com'è, del resto, il temperamento del popolo messicano!
fonte:http://www.danzadance.com/(Lussy)
… TRA CURIOSITA’ E CULTURA …
PROFUMI DI STORIA
dal 16 settembre 2016 al 26 febbraio 2017
La storia, quella con la S maiuscola, non è fatta solo di battaglie, incoronazioni e altri grandi eventi. È fatta anche di profumi. Chissà, ad esempio, se la Storia sarebbe stata la stessa nel caso in cui Cleopatra non avesse usato i suoi mitici unguenti profumati! Via via, il profumo è stato ed è, strumento di seduzione, medium per subliminali messaggi, fragranza in grado di avvicinare alla divinità, ma anche modo per occultare l’olezzo di corpi mai lavati e di ambienti dove l’igiene non aveva casa.
Di tutto questo da conto l’affascinante mostra “Profumi di storia” che il Comune di Fratta Polesine, l’Università degli Studi di Ferrara e il Polo Museale Veneto con la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo propongono negli ambienti del Museo Nazionale Archeologico (recentemente riallestito) nella palladiana Villa Badoer. Alla realizzazione della mostra collabora la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
L’esposizione, curata da Federica Gonzato con Chiara Beatrice Vicentini, Silvia Vertuani e Stefano Manfredini, dipana diversissime storie, tutte incentrate sul profumo e sull’arte profumiera.
In mostra tremila anni di profumi, attraverso i loro contenitori: da quelli – aryballoi, alabastra e lekythoi – preziosissimi in alabastro, pasta vitrea o ceramica decorata dell’età greca e romana, a quelli più recenti, dove cominciano a “pesare” i marchi della grande profumeria planetaria di oggi. Insieme a oggetti, libri, antichi formulari e farmacopee, strumenti multimediali ed esperienze sensoriali.
La mostra non offre solo reperti e documenti rarissimi, ma garantisce anche sensazioni e esperienze coinvolgenti. Tutti, ad esempio, potranno cimentarsi come “nasi”, alla scoperta delle diverse essenze e immaginando le loro composizioni, facendo appunto ciò che fanno i maghi della profumeria.
Si annuseranno essenze diversissime, nella quasi totalità di origine vegetale. Compresa quella della mitica Rosa Centifolia, la varietà che, coltivata a Grasse in Provenza, offre la fragranza che rende unico Chanel n. 5. La casa profumiera parigina ha l’opzione sull’intera produzione della famiglia Muol, il miglior produttore di Centifolia, per i prossimi 100 anni. Per ottenere 1,5 chili di essenza vengono sacrificate centinaia di migliaia di rose, per l’esattezza una tonnellata di petali, per un controvalore economico a molti zeri.
L’olio essenziale della rosa di Taif è il più costoso al mondo e se ne producono solamente 16 kg all’anno al costo di oltre 50 mila euro al chilo. La produzione è destinata in gran parte al Re della Arabia Saudita.
Nulla di nuovo in questo: i profumi e l’arte profumiera hanno sempre affascinato le famiglie reali e principesche. Questa passione contagiò, tra le tante, Caterina Sforza e Caterina de’ Medici, ma soprattutto Isabella d’Este marchesa di Mantova, che nella città lombarda frequentava il suo rinomato laboratorio di profumeria, componendo lei stessa le preziose essenze”.
Venezia era una capitale dei profumi. Qui venivano fatte arrivare le essenze più rare, provenienti da paesi lontanissimi. Qui operavano celebri “essenzieri”: Qui, non a caso, venne edito “I Notandissimi Secreti de l’Arte Profumatoria”. Correva l’anno 1555 ed era, per l’Occidente, il primo ricettario ufficiale dell’arte cosmetica.
(www.archeomedia.net/)FESTE e SAGRE
LA TORTA DOBOS
La torta Dobos è una torta ungherese, composta da sei strati di pan di Spagna, di cui cinque rivestiti di crema di burro al cioccolato e l’ultimo ricoperto da un sottile strato di caramello ambrato. Quest’ultimo inizialmente aveva lo scopo di mantenere la torta fresca e morbida, dal momento che ai tempi non esisteva ancora alcun sistema di refrigerazione comunemente utilizzato.
La ricetta della torta Dobos rimase segreta fino al 1924 quando 'inventore decise di regalarla, all’indomani della sua morte, alla Camera di Commercio di Budapest, in modo che ciascuno dei suoi membri potesse utilizzarla liberamente.
La Torta Dobos fu creata dal pasticcere, cuoco e autore di libri di cucina József Dobos. Fu presentata all'esibizione nazionale generale di Budapest del 1885. Si racconta che i primi ad assaggiarla furono l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria e la consorte principessa Elisabetta di Baviera. Il favore della famiglia reale ben presto spinse la nobiltà austriaca a recarsi a Budapest per gustare la torta Dobos.
Si narra che la principessa Sissi, quando soggiornava nel palazzo reale di Buda (l’Ungheria entrò nel 1867 a far parte dell’impero austro-ungarico) si recava furtivamente e in incognito nel Caffè Ruszwurn, la più famosa pasticceria di Buda, al fine di poter gustare la Torta Dobos di cui era diventata ghiottissima.
Per aumentare ulteriormente la fama acquisita dalla sua torta, József Dobos successivamente si recò nelle principali località europee e in tutte le fiere. La torta assunse presto fama in tutta Europa, grazie anche alla promozione fatta da Dobos, che viaggiò a lungo presentandola.
La torta inizialmente aveva sei strati. Col tempo, ogni casalinga, volendo dimostrare le sue capacità gastronomiche, ha aggiunto una cosa in più, fino quando il dobos è arrivato ad avere dodici strati e una forma rettangolare.
L’ungherese József Dobos nacque in una famiglia di cuochi e in Ungheria divenne uno dei più grandi chef, famoso pasticcere e scrittore di libri di cucina. Possedette un negozio di alimentari, frequentato da persone ricche e influenti,
che si dice fungesse anche da trattoria. L’ intento József Dobos era di realizzare un dolce che potesse durare di più di quelli preparati con crema pasticcera e panna. Voleva realizzare una torta che mantenesse la sua forma ed il suo sapore a lungo. La crema di burro al cioccolato gli diede modo di realizzarla.
Come spesso avviene attorno alla nascita di dolci famosi, circola una leggenda.
Si narra che un aiutante di Dobos avesse per sbaglio montato il burro con lo zucchero, invece che con il sale come a quei tempi si faceva abitualmente.
Anziché buttare la crema, dopo averla assaggiata, Dobos la mescolò con uova, il cioccolato fuso, la profumò con il rhum e la utilizzò per farcire una torta di sua invenzione.
Il Caffè Ruszwurn di Buda è oggi una delle poche pasticcerie in cui la Torta Dobos viene preparata seguendo le indicazioni della ricetta originale.
La tomba di József Dobos si trova nel cimitero monumentale di Farkasréti a Buda.
Una grossa torta scolpita in marmo sul marmo della tomba ricorda al mondo la genialità del suo inventore.(Gabry)
foto:quotesideas.com
MARE MARE MARE!!!
Le più belle località balneari italiane... e non solo...
foto:lucianabartolini.net
foto:nelsalento.com
Gallipoli
Gallipoli, bagnata dal Mar Ionio, sorge sulla costa occidentale della penisola Salentina, nel Golfo di Taranto. Caratteristica è la divisione della cittadina in due zone ben definite: la "città vecchia" e il "borgo nuovo". Il suggestivo centro storico, ricco di costruzioni antiche e affreschi, sorge su di un'isola calcarea collegata alla terraferma da un ponte in muratura. Intorno al 1500 si costruiscono le possenti mura di cinta, per fronteggiare gli attacchi nemici, ridimensionate in altezza, alla fine dell'800, fino all'attuale strada panoramica che, circondando l'intero isolotto, consente di godere di fantastici scenari (resta delle antiche mura un unico frammento ancora oggi in buono stato). Guardando verso nord si scorge una parte della costa neretina, mentre a sud è ben visibile la baia formata dal promontorio del Pizzo.
foto:ebay.it
Nei pressi della costa, ad ovest, incontriamo lo Scoglio dei Piccioni, l'isolotto del Campo ed in giornate particolarmente limpide si scorgono i profili dei monti della Sila, mentre a sud-ovest appare chiara l'isola di Sant'Andrea, sede di un grande faro, costruito nel 1866.
foto:salentoresidence.com
Attraversando il ponte, immediatamente incontriamo l'ultimo baluardo di un passato antico, la fontana greco-romana, più antica d'Italia. Si entra nel "borgo nuovo"dove inaugura drasticamente il passaggio alla modernità il "Grattacielo" sito all'imbocco del Corso Roma, via nevralgica che divide la città nuova in due tronconi, detti di "scirocco" e "tramontana". Le moderne costruzioni hanno in molta parte sostituito i palazzi costruiti tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Il complesso appare completamente opposto alla città vecchia, svariati sono i negozi e le strutture turistiche pronte ad accogliere le circa duecentomila presenze dei mesi estivi.
Certo è che Gallipoli, negli ultimi decenni, ha conosciuto una notevole espansione edilizia e oggi può essere considerata uno dei più fiorenti centri salentini oltre che ambita meta turistica, ma non ha perso la sua carica suggestiva data soprattutto da incantevoli panorami e le immagini (in alto) ne sono testimonianza.
"Grande, grandissimo è il trasporto per le feste che la popolazione osserva, conserva e si tramanda da generazioni, sicchè la semplice citazione degli appuntamenti ludici della gente con i tempi e i santi del ciclo annuale vale a delineare il disegno del folklore di questa città rivierasca.
Intanto l'attesa e l'attrazione della festa sono una prova evidente del bisogno di fuga dal reale, dall'isolamento, dalla fatica e dalla stanchezza di vivere che il popolo ha per instaurare rapporti che fuoriescono dal quotidiano, per evadere dalla noia, per dimenticare l'assillo dei doveri, delle scadenze e delle responsabilità.
La festa, le sue luci, i suoi rumori, le occasioni, gli spettacoli, è un potente sedativo dei naturali controlli, è un eccitante che stimola la curiosità, sprona il gusto dell'avventura e accende il desiderio di tentare la fortuna e di cedere all'edonismo, e la ricerca di siffatte evasioni cui la gente di qui non rinuncia è un aspetto del suo essere, ma anche un capitolo del patrimonio della sua civiltà.
Le date nelle quali quello spirito di vita e di trasgressione si esprime sono diffuse a macchia di leopardo per l'intero calendario.
A Capodanno, l'anno vecchio sottoforma di un fantoccio, abbigliato come il signore della buona società del tempo andato, viene dannato al fuoco insieme con la valigia dei giorni passati e le fiamme vengono appiccate anche il primo giorno di Carnevale, che coincide con S. Antonio te lu porcu, alle "focareddhe", a propiziare la speranza dei nuovi raccolti.
Quando poi muore il Carnevale, che, un tempo, si esprimeva in redazioni che a Gallipoli fecereo meritare il secondo posto dopo Putignano nella graduatoria dei centri pugliesi sensibili alle feste mascherate e ai cortei dei carri, si fa grande compianto della maschera locale, lu titoru, che è la parodia dell'uomo ordinario, di ogni giorno, di ogni strada, mentre, a fine della Quaresima, si appicca il fuoco alle caremme, che nepoti al Malladrone, sono le megere devote delle astinenze ed amiche delle rinunzie che, fino al giorno del rogo, sono state sospese su fili tesi da un capo all'altro delle viuzze del centro antico che, durante la settimana di Passione, partecipa con l'intensità di una città spagnuola ai riti penitenziali che hanno il loro clou nei cortei processionali degli oratori e delle fratellanze loro.
Quando anche la Pasqua è passata, sono soltanto ricordi le processioni che ai 19 di gennaio e ai 5 di febbraio hanno portato in processione dalla Cattedrale e per gli avvolti meandri del suo tessuto antico glia argentei busti settecenteschi dei protettori Sebastiano ed Agata infiorati e rutilanti di luci.
L'estate è ormai alle porte e la città comincia allora a prepararsi a ricevere gli ospiti, quelli che vi tornano a villeggiare e i visitatori nuovi.
Per la Stagione, la città vive il suo momento più euforico e animato: i richiami allo svago sono tanti, dai bagni lungo l'arenile che dagli alberghi si allunga fino a S. Giovanni, alle occasioni e iniziative che sono intimamente legate al mare, come la cuccagna sull'acqua che segna l'apogeo della festa di S. Cristina (24 luglio) o come gli spettacoli, tra la kermesse delle sagre provinciali e la messinscena di notti mondane.
In settembre, i forestieri, non le belle giornate, lasciano la città, che diventa la meta obbligata delle passeggiate domenicali anche per gli abitanti dei centri vincitori.
Si gode degli ultimi tepori estivi, si pranza, si percorre da un lato all'altro il corso Roma o, se si ha voglia di fare più di quattro passi, ci si avvia per il lungomare Galilei, un belvedere obbligato per godersi lo spettacolo della pratica dei diversi modi della pesca, la fiacca che, le notti di plenilunio, trasforma le immobili acque in un firmamento di lampare, ciascuna delle quali naviga lentamente per consentire di catturare al primo colpo la preda abbagliata e fiocinata al modo stesso usato dai cacciatori per riempire i carnieri.
Natale a Gallipoli arriva prima del canonico tempo di Avvento, a S. Teresa, ai 15 di ottobre, quando un'orchestra che gira ancor prima dell'alba per le deserte vie del centro antico esegue sulle corde degli strumenti una delicata pastorale, la cui trepida, estenuata musicabilità caratterizza le altre esecuzioni, tutte antelucane, di quella nenia, in onore di altre devozioni della pietà cittadina, per S. Cecilia ai 22 di novembre, per S. Andrea 8 giorni dopo, per l'Immacolata agli 8 di dicembre e, 5 giorni appresso, per S. Lucia. Dalle funzioni di chiesa alle tradizioni di musica eseguita per amor dell'arte, i riti natalizi finiscono per penetrare anche nelle cucine, nelle quali la devozione impone di interrompere i digiuni soltanto con serali pasti di magro, di preparare per la mensa del grande giorno i piatti delle tradizionali pietanze, di allestire zuppiere di pittule al pomodoro, ai cavoli, a fettine di calamari e seppie, alla minoscia, di trafficare con i più vari intingoli, tra i quali gli involtini di carne degli 'mboti, e di aver pensiero per la pasta reale, il latte di mandorla, la ricotta, la cannella, il miele, per confezionare quei dolci senza i quali, e non solo per i più piccoli, a Gallipoli non è Natale."
fonte:gallipolivirtuale.com
foto:nicolaus.it
Il litorale jonico, su cui si trova Gallipoli, è composto da bianche dune e spiagge molto frequentate d’estate ed è intervallato da scogliere che si aprono ad arenili e angoli nascosti.
Gallipoli vanta una spiaggia bassa e lunghissima fatta di splendidi lidi sabbiosi racchiusi nella cornice naturale del Golfo di Gallipoli, nella rientranza che parte a sud con Punta Pizzo ed a nord con Lido Conchiglie (appena a sud di santa Maria al Bagno).
Proviamo a seguire un itinerario lungo la costa che ci conduca sulle varie spiagge gallipoline.
Iniziando un percorso dalla parte nord della costa di Gallipoli troviamo Lido Conchiglie, una piccola località a 8 chilometri da Gallipoli con una costa in parte rocciosa ed in parte sabbiosa, ben attrezzata e con spiagge libere.
Proseguendo troviamo Rivabella, a 5 chilometri da Gallipoli, con una spiaggia rinfrescata dalla vicina pineta e alcuni stabilimenti balneari.
Superata Rivabella ci sono, avvicinandoci a Gallipoli, circa 3 chilometri di costa rocciosa, con anfratti e calette molto caratteristici e belli. Arrivati a Gallipoli, proprio nella parte antica della città di fronte all’isola di Sant’Andrea c’è il piccolo lido “Seno della purità” (la spiaggia si chiama così dalla vicina chiesa) che è la meta tradizionale dei gallipolini.
Proseguendo a sud oltre il lungomare gallipolino, che costeggia alcuni chilometri di scogli bassi, c’è Lido San Giovanni con un mare pulito e chiaro ed una meravigliosa spiaggia sabbiosa.
Continuando, appena a due chilometri a sud di Gallipoli, troviamo la Baia Verde, una località che d’estate è approdo di numerosi vacanzieri. Baia Verde è avvolta in una fresca pineta, la sua spiaggia e molto bella e si distende in quasi 3 chilometri di sabbia finissima, l’acqua è cristallina ed è ben attrezzata per la ricettività.
Proseguendo troviamo una vasta pineta verde attraversando la quale vi è una spiaggia che sembra un angolo di paradiso. Qui vi è la Punta della Suina, una meravigliosa baia sabbiosa tanto bella da sembrare una spiaggia di qualche posto esotico posto lontano dall’Italia e non invece ad un sua estremità. Tra l’altro questa zona, per l’ interesse naturalistico suscitato dalla presenza di ampi tratti di macchia mediterranea e pinete di pini d’Aleppo, è una zona protetta compresa nel “Parco di Punta Pizzo“.
Ancora dirigendosi più a sud arriviamo a Punta Pizzo, con una una spiaggia di quasi 2 chilometri con un lido tra i più alla moda. Tutte la costa gallipolina è meta di vacanzieri grazie ai suoi paesaggi da togliere il fiato.
Inoltre vi si possono trovare spiagge ben frequentate come calette solitarie, discoteche per fare le ore piccole come piccoli ristorantini con una buona cucina per buongustai e cenette intime, insomma vari tipi di servizi per le esigenze delle diverse tipologie di visitatori.
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La costa di Lido Conchiglie fa parte dell’omonima Marina, situata a circa 5 chilometri di distanza da Gallipoli.
Lido Conchiglie è il primo tratto di costa che troviamo sul litorale nord gallipolino e, rappresenta un meraviglioso esempio di paesaggio naturale salentino, reso unico da un perfetto connubio tra diversi ambienti naturali.
La costa è bassa e sabbiosa, caratterizzata, infatti, dalla presenza della tipica vegetazione della macchia mediterranea che, si alterna a tratti rocciosi e a tratti di sabbia fine.
Gli scogli sono per lo più bassi e arrotondati e, consentono di raggiungere facilmente il mare. I tratti rocciosi di Rivabella sono, inoltre, caratterizzati dalla presenza di alcune sorgenti naturali di acqua dolce che, sfociano direttamente nel mare dagli scogli, creando un mix di diverse temperature di acqua nel mare.
La spiaggia di sabbia, proprio come suggerisce il nome, è ricca di diverse varietà di conchiglie. Da qui è possibile godere di un panorama unico, caratterizzato, sullo sfondo, da un’imponente “Montagna Spaccata”, ovvero un alto monte roccioso, diviso in due e attraversato dalla strada della litoranea.
La rigogliosa vegetazione della macchia mediterranea, si esprime al meglio, tra inebrianti profumi selvatici e colori tipici del territorio salentino, nella sempre verde “Pineta del Golfo delle Conchiglie” che domina l’intero tratto di costa di Lido Conchiglie.
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Il tratto di costa di Rivabella, prevalentemente sabbioso, è divenuto negli ultimi anni una delle zone più conosciute e apprezzate della città di Gallipoli.
Rivabella rappresenta il luogo ideale per gli amanti delle lunghe distese di sabbia fine, con una splendida spiaggia lunga circa 1,5 chilometri, bagnata da un meraviglioso mare cristallino che rimane basso per centinaia di metri, permettendo di fare il bagno a tutti, senza essere dei nuotatori provetti.
La spiaggia è completamente immersa in una fitta pineta, caratterizzata dalle tipiche piante della macchia mediterranea e da profumati alberi di pino.
In località San Mauro, posta in zona centrale, la pineta raggiunge il suo massimo splendore con un suggestivo e incontaminato passaggio naturale che permette di raggiungere la spiaggia a piedi.
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La Purità rappresenta la spiaggia storica di Gallipoli, la più amata dagli abitanti del luogo e dai turisti. Anticamente, già dall'Ottocento, era la spiaggia per eccellenza dei gallipolini, frequentata soprattutto di domenica come luogo d’incontro.
Oggi, la Purità è riconosciuta anche come punto d’incontro per gli amanti delle attività velistiche. E’ proprio qui, infatti, che negli anni Sessanta si costituì il primo nucleo di velisti, divenuto poi il Circolo della Vela di Gallipoli.
Piccola e affascinante, lunga non più di 300 metri, la spiaggia si colloca all’interno della città vecchia, al di sotto delle antiche mura di cinta che circondano il borgo.
Denominata anche “Seno della Purità”, prende il nome dall’omonima Chiesa della Madonna della Purità, posta nelle immediate vicinanze.
Qui, oltre che godere della magica atmosfera che emana il centro storico, si può ammirare il tratto di costa ionica con le sue immense distese di sabbia e, di fronte, la bellezza dell’Isola di Sant’Andrea e il suo faro.
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Lido San Giovanni è il primo stabilimento balneare della storia di Gallipoli, realizzato intorno agli anni ‘60. La sua notorietà, negli anni, ha fatto si che l’intera zona prenda l’omonimo nome.
Lo stabilimento è posto direttamente sul lungomare Galileo Galilei, una delle zone più frequentate della città, oggi arricchito dalla presenza di numerosi locali giovanili, ristoranti, pub e pizzerie.
La costa di Lido San Giovanni è caratterizzata da un lungo arenile di sabbia fine e dorata. All’interno, in acqua, di tanto in tanto è possibile trovare dei piccoli scogli o alcune pietre levigate.
Il mare che bagna la spiaggia, in questa zona della costa, è quasi sempre calmo e quiete, in quanto gode delle correnti del vento di tramontana.
Tutto intorno, la zona, è circondata da suggestive dune di sabbia fine e da piante tipiche che, conservano ancora oggi il fascino del luogo, a tratti incontaminato, proprio come nel passato.
foto:gallipolionline.com
Baia Verde è sicuramente una delle spiagge più conosciute dai visitatori di Gallipoli.
Situata a pochi chilometri dal centro cittadino, Baia Verde è resa unica dalla sabbia bianca e fine e dalle acque limpide che la bagnano. Immersa tra basse dune di sabbia punteggiate di vegetazione, la spiaggia è raggiungibile attraverso diversi passaggi naturali.
Il suo nome deriva dal colore del mare che, grazie ai riflessi della luce solare, diventa di un meraviglioso verde smeraldo con incantevoli riflessi dorati.
Accessibile a tutti, grazie ai fondali digradanti e all’acqua del mare non troppo profonda, Baia Verde è apprezzata da tutti.
Qui, inoltre, sono presenti numerosi lidi balneari attrezzati per chi desidera non rinunciare al comfort.
In zona, invece, per gli sportivi si effettuano corsi di vela e windsurf e, immersioni nei fondali marini. Non mancano poi neanche i locali notturni e numerosi bar.
foto:gallipolionline.com
Punta della Suina è situata a sud di Gallipoli, a circa 2 chilometri di distanza.
Un luogo ideale per i veri amanti del mare incontaminato, dal colore azzurro cristallino. L’acqua che bagna la costa è meravigliosa e toglie il fiato per il suo splendore.
La sua costa è in parte montuosa, ma di facile accesso per tutti e, dispone di alcune meravigliose zone sabbiose libere. Appena a ridosso dagli scogli si può ammirare, inoltre, tratti punteggiati da una tipica vegetazione mediterranea.
Si accede al mare mediante un caratteristico passaggio tra suggestivi e odorosi alberi di pino, che regalano relax e momenti di frescura durante le ore più calde delle giornate estive.
Qui troviamo, uno dei Lidi Balneari, frequentati soprattutto di sera per il divertimento notturno.
foto:gallipolionline.com
La Baia di Punta Pizzo, situata a metà strada fra Gallipoli e Marina di Mancaversa, è posta all’interno della Riserva Naturale Isola di Sant’Andrea.
La costa, bassa e rocciosa, è intervallata da incantevoli calette di sabbia fine, bagnata da acque limpide e azzurre.
Baia del Pizzo è una zona dotata di un forte fascino selvatico, caratterizzata da una folta vegetazione mediterranea, ricca di numerose pinete naturali aromatiche, con tipiche essenze arboree come il rosmarino, il timo, le ginestre e il lentisco.
Le spiagge conservano ancora oggi il loro indiscusso fascino incontaminato che, grazie alla loro posizione riservata, regalano veri momenti di puro relax. Il mare è meraviglioso, con la sua acqua cristallina, soprattutto nelle vicinanze del litorale roccioso, dove raggiunge una straordinaria trasparenza.
fonte:gallipolionline.com(Ivana)
GOSSIP!!!!
Sofia Vergara: «Amo l'estate»
La prima tintarella dell'attrice è in piscina, mentre Goldie Hawn bellissima 70enne prende il sole alle Hawaii. E poi Raz Degan tra le onde del mar Rosso, Michelle Hunziker in città con le bambine: ecco l'estate (vip) 2016
L'estate 2016 è ufficialmente iniziata per tutti, finalmente. Anche se, in realtà, per molte star la bella stagione si era già aperta un bel po' di settimane fa. Con i primi bikini, le prime vacanze o fughe d'amore.
La meta preferita delle celebrity finora sembra essere il mare. Alle Hawaii sono volate insieme Kate Hudson e mamma Goldie Hawn che, sulla sabbia, si è trattenuta anche dopo la partenza della figlia. Sotto lo stesso sole anche Lea Michele, super sportiva nonostante il clima di vacanza.
La prima tintarella di Sofia Vergara è invece in piscina. Tra mille galleggianti. Ma il bikini «più commentato» (e invidiato) resta quello di Elisabetta Canalis. Il fisico dell'ex velina è infatti da 10, così come il suo umore. Da quando è mamma di Skyler Eva. A rubarle il «titolo» ci prova James Franco. Che su Instagram sfoggia un bellissimo bikini, non trovate?
I Beckham, invece, hanno inaugurato la stagione in Grecia. E Michelle Hunziker, non sapendo quale meta scegliere, in questo periodo fa la spola. Tra la Versilia per far giocare la bambine, Sole e Celeste, sulla sabbia. E le città del nord, sempre in famiglia.
A Monaco (per impegni di lavoro), per esempio, si è fatta accompagnare anche dalla figlia più piccola, Celeste. Elsa Pataky e Chris Hemsworth sono, invece, «fuggiti» in Australia, terra d'origine di lui. Eccoli al tramonto, felici e abbracciati. Come lo si può essere solo in vacanza.
fonte:http://www.vanityfair.it/(Lussy)
foto:vitaesalute.org
Salute e Benessere
foto:naturalia.net
Lavanda
La lavanda (Lavandula angustifolia) è una pianta della famiglia delle Lamiaceae. Grazie alle proprietà dei suoi oli essenziali, la lavanda è utile per mal di testa, insonnia, tosse e punture di insetto.
Arbusto sempreverde e perenne di piccole dimensioni (60-100 cm.) con fusti eretti, legnosi alla base e rami laterali leggermente prostrati. Ha foglie lineari e lanceolate di colore verde-grigiastro. I fiori alquanto profumati, sono raggruppati in sottili spighe blu violette.
Originaria della macchia mediterranea, la lavanda è una pianta che resiste molto bene sia alle temperature torride che a quelle rigide invernali. Cresce bene in terreni asciutti, calcarei e profondi; tollera male quelli acidi; mentre si adatta bene a quelli alcalini. Esistono varie specie di lavanda spontanea che hanno areali di diffusione diversi anche se si riconducono tutti alla regione mediterranea. La specie presente ad altitudini superiori a 500-600 m.
La lavanda fu pianta preziosa agli Antichi Romani che mettevano mazzetti di fiori nell'acqua dei bagni termali e già allora veniva utilizzata come base per raffinati profumi e nella preparazione di decotti e infusi usati per la bellezza della pelle e dei capelli. In un passato più recente sappiamo che in ogni casa di città o di campagna non c'era armadio o cassettone che non avesse sacchettini di lavanda per profumare la biancheria e tenere lontane le tarme.
Infatti dalle infiorescenze si estrae un'essenza molto pregiata per distillazione in corrente di vapore, spesso eseguita nel posto di raccolta. I fiori per l'erboristeria vengono raccolti all'inizio della fioritura, mentre per le industrie cosmetiche e profumiere nel periodo di massima fioritura.
Proprietà della lavanda
I fiori della lavanda sono utilizzati in fitoterapia per le numerose proprietà dovute alla presenza dell'olio essenziale (linalolo, acetato di linalile, limonene, cineolo, canfora, alfa-terpineolo, beta-ocimene), tannini, acido ursolico, flavonoidi e sostanze amare. Questi principi attivi conferiscono alla pianta azione sedativa e calmante sul sistema nervoso, da utilizzare in caso di ansia, agitazione, nervosismo, mal di testa e stress e insonnia.
La lavanda svolge anche un'azione balsamica sulle vie respiratorie per questo è impiegata efficacemente nel trattamento di tutte le malattie da raffreddamento: influenza, tosse, raffreddore e catarro.
Inoltre la pianta, limitando la formazione e soprattutto il ristagno di gas a livello gastro-intestinale, possiede proprietà carminative e antispasmodiche in quanto calma dolori e gli spasmi addominali e aiuta a distendere la muscolatura del ventre.
La lavanda è un calmante nervino e antispasmodico molto usato nella causa delle vertigini, delle emicranie e dei dolori nervosi di testa.
Per uso esterno vanta proprietà detergenti, antinfiammatorie, analgesiche, antibatteriche, cicatrizzanti e decongestionanti. La pianta è utilizzata per detergere ferite e piaghe; per alleviare il prurito e le punture di insetti; e per ridurre le irritazioni del cavo orale. In ambito cosmetologico viene usata l'olio essenziale di lavanda come profumo.
La lavanda tra le 10 erbe che aiutano a dormire bene.
Modalità d'uso
USO INTERNO
Nella moderna fitoterapia la lavanda viene utilizzata sottoforma di estratti secchi titolati, infuso, essenza, polveri e tintura madre.
INFUSO: 1 cucchiaio raso di fiori di lavanda, 1 tazza d’acqua
Versare i fiori di lavanda nell'acqua bollente, spegnere il fuoco, coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo al momento del bisogno in caso di ansia o nervosismo e insonnia.
30 gocce di tintura madre tre volte al giorno, in presenza meteorismo, flatulenza, dolori addominali
USO ESTERNO
2-3 gocce di olio essenziale di lavanda in caso di ustioni, ferite, piaghe, apporta sollievo in presenza di punture d'insetti, eritemi solari, irritazioni causate da medusa.
Controindicazioni
Non ci sono particolari controindicazioni nell'utilizzo della lavanda. L'olio essenziale estratto dalla pianta può risultare tossica in caso di sovradosaggio, se assunto per via orale, come tutti gli oli essenziali. Sono noti anche rari casi di dermatite allergica.
fonte:cure-naturali.it(Ivana)
STRISCIA FUMETTO
... LA NATURA SULL'ISOLA ...
“…Egli è come un granello di senapa che,
quando si semina in terra è il più piccolo di tutti i semi
ma poi cresce e diventa il maggiore di tutti i legumi…”
(Marco 4:30-32)IL CAVOLO d’ABISSINIA
Il cavolo d’Abissinia o brassica carinata appartiene alla famiglia delle brassicacae. Questa pianta è nota anche come senape etiope, pur non assomigliando molto alla senape, o anche come texel, texcel o texsel. Ha origini antiche e è recentemente tornato alla ribalta, per la sua crescita veloce e l'alta resa delle piante. E' ritenuta originaria dell'Africa orientale (altipiani etiopici) in quanto proprio in queste regioni sono state individuate il maggior numero di popolazioni selvatiche. La coltivazione di questa specie in Etiopia si è sviluppata da circa 30 anni e si è diffusa prevalentemente sugli altopiani, tra i 2000 e 2700 metri.
E' una pianta erbacea dal ciclo annuale e dal portamento eretto, è costituita da un fusto robusto e parzialmente lignificato alla base, che a partire dalla porzione mediana e distale, si inseriscono numerose ramificazioni. Lo stelo centrale di ciascuna pianta si sviluppa facilmente superando il metro di altezza, le foglie sono molto distanziate fra loro. Le foglie sono simili quelle della senape a foglie larghe, i fiori sono gialli e formano delle lunghe e compatte infiorescenze terminali. Se lasciata fiorire, la pianta si riempirà di numerosi fiori gialli, grandi 2-3 cm, che produrranno i baccelli contenenti i semi.
Il cavolo d'Abissinia è purtroppo molto amato dalle cavolaie, che possono gravemente danneggiare le piante, e soffre anche l'attacco di afidi.
Etimologicamente Brassica è nome latino del cavolo descritto da diversi autori, attestato in letteratura a partire da Plauto (III-II sec. a.C.). L'origine di questo nome è incerta ed è stata fatta risalire a voci greche o celtiche. Diversi testi etimologici fanno riferimento alla parola Βράσκη braske, secondo Esichio usata dagli Italici in Magna Grecia per indicare il cavolo. Carinata deriva da "cárina" carena: carenato ovvero con una parte sporgente a forma di chiglia o carena
Tutta la pianta è commestibile: le foglie giovani si consumano come la verdura da taglio, crude o cotte. La foglie di texel sono molto gustose, e anche se assomigliano a quelle della senape non hanno alcuna componente pungente. Il loro gusto invece ricorda il cavolo, e diventa più intenso con la cottura. Quando giunge alla fioritura, i boccioli non ancora fioriti si consumano previa cottura, e il loro gusto ricorda i broccoli pur essendo notevolmente più piccoli, sono particolarmente saporiti.
Questo tipo di ortaggio migliora i terreni sul piano chimico e strutturale, inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che se ne può ricavare un olio che, trattato, diventa un ottimo biodiesel: biodegradabile, non contiene zolfo, riduce la fumosità dei gas di scarico e non vi è rischio di autocombustione.(Gabry)
POESIE DI STAGIONE
AGOSTO
Un bambino al mare
Conosco un bambino così povero
che non ha mai veduto il mare:
a Ferragosto lo vado a prendere,
in treno a Ostia lo voglio portare.
Ecco guarda gli dirò
questo è il mare, pigliane un pò!
Col suo secchiello, fra tanta gente,
potrà rubarne poco o niente:
ma con gli occhi che sbarrerà,
il mare intero si prenderà.(Gianni Rodari)
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Buon Venerdì, un abbraccio a tutti.
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Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
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Buona Domenica, un abbraccio a tutti.
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Buon inizio settimana e BUON FERRAGOSTO a tutti.
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Buon Martedì post Ferragosto.
Un abbraccio a tutti,
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Buon Mercoledì, un abbraccio a tutti.
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Buon Giovedì, un abbraccio a tutti.
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Buona giornata, un abbraccio a tutti.
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Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
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Buona Domenica, un abbraccio a tutti.
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Buon inizio settimana, un abbraccio a tutti.
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tomiva57.
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Buon Martedì, un abbraccio a tutti.
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