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BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …
Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 031 (01 Agosto – 07 Agosto 2016)
BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …
Lunedì, 1 Agosto 2016
S. ALFONSO
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Settimana n. 31
Giorni dall'inizio dell'anno: 214/152
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A Roma il sole sorge alle 05:05 e tramonta alle 19:27 (ora solare)
A Milano il sole sorge alle 05:08 e tramonta alle 19:50 (ora solare)
Luna: 3.34 (lev.) 18.18 (tram.)
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Proverbio del giorno:
Agosto ci matura il grano e il mosto.
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Aforisma del giorno:
Gelosia e ira accorciano i giorni,
la preoccupazione anticipa la vecchiaia.
(Siracide)RIFLESSIONI
... La conchiglia corallo …
... In un mondo aldilà della fantasia, dentro una bottiglia di vetro
c’era una piccola spiaggia, con sabbia dorata ricca di palme di cocco
piante di banane e ananas ed
un mare cristallino, pieno di belle conchiglie
Ogni conchiglia era più bella delle altre
e ognuno curava la propria bellezza
Quella spiaggia era molto frequentata, da scimmie e pappagalli
c’era un grande frastuono tutto il giorno
ed anche di notte c’èra rumore
perchè pappagalli suonavano in un locale di moda
e le scimmie facevano ginnastica
con musica ad alto volume
saltando i rami degli alberi urlando a più non posso
Le conchiglie erano le più tranquille
stavano nelle beauty farm a farsi belle
con massaggi saune e trucchi
In quel mondo di favola
non si lavorava
tutto era solo divertimento e gioco
Una mattina Concy
una conchiglia la più svampita di tutte
decise di cambiare colore sl suo corpo e al suo involucro incolore
disse voglio diventare tutta rossa
cosi’ tutti i pappagalli e le scimmie
mi guarderanno
ammirate e mi invidieranno perchè, sono diventata più bella di loro
Cosi’ Concy si tinse la sua bella conchiglia tutta rossa
La sera tutte le sue amiche
andarono a ballare nel famoso locale dove suonavano le scimmie Blusy…
I pappagalli si misero tutti
a corteggiare le belle conchiglie, offrendo loro spremete di banane e ananas
Non fu offerto nulla a Concy, perchè non la riconobbe nessuno
tutta rossa come era
sembrava un gamberetto cosi’ fu lasciata in disparte
Tutta sola se ne ritornò a casa
Al buio nascosta dietro una montagna di alghe, c’èra un’ostrica
era molto grande
che scambiandola per un gamberetto….si mangiò Concy
Il giorno seguente non videro più Concy
la cercarono ma non la trovarono la cercarono per un pò
e poi non ci pensarono più
e da quel giorno fu dimenticata
La bottiglia pian piano il mare la trasportò su una spiaggia sconosciuta
in questa spiaggia abitavano una tribù di piccoli nanetti rossi
erano dei nanetti rossi perchè avevano il nasino rosso
Una bimba alta più di un pollice
la trovò una mattina in spiaggia
svitò il tappo di sughero della bottiglia e vi
trovò l’ostrica grande che dormiva
abbracciata alla piccola conchiglia rossa
La bimba ne fece una bella collana e se la mise al collo
felice di aver trovato un grande tesoro
tutto colorato di rosso
venuto chissà dove…
da un mondo lontano che non esiste
Da quel giorno cosi’ è nato il corallo rosso
da un capriccio di una conchiglia Svampita
di vover diventare rossa
Mi chiedete dove sono finiti i pappagalli e le scimmie?
Be” loro….che io sappia
sono rimasti ancora in quella spiaggia
a suonare, bere e a corteggiare le altre conchiglie rimaste
fra banane e noci di cocco..
(Fiaba di: Rosy)
… Camminare sul bagnasciuga è un esercizio che abbiamo fatto tutti; quel vento che carezza i capelli, il suono ripetitivo e continuo delle onde che finiscono la loro corsa sulla spiaggia e da essa, come in un moto perpetuo, ripartono per un'altra corsa verso un'altra spiaggia. Spesso dalla sabbia escono colorate e dale forme più fantasiose, i gusci delle conchiglie. Sono levigati dall’incessante carezza del mare ed odorano proprio di esso … metti una conchiglia all’orecchio, poggiala delicatamente, vedrai ti racconterà storie fantastiche … Buon Agosto amici miei … (Claudio)
In compagnia del mare
La spiaggia ormai è deserta, silenziosa,
a piedi nudi amo passeggiare
sulla battigia, proprio dove l'onda,
increspandosi e sussurrando lieve,
viene a baciar la riva, in don lasciando
qualche conchiglia, un gonfio legnetto,
alghe strappate ad un lontano scoglio.
Affondo il piede nel mollo arenile,
corre un'onda a richiuder la ferita,
in un balen scompare la mia orma
ed il geloso mar torna a giocare.
Ora il sole già basso all'orizzonte,
un purpureo saluto manda al cielo
e sembra il mar, col suo perenne moto,
voler essere culla al suo riposo
e l' onde acquieta ed addolcisce il canto.
A sera poi l'abbraccio della luna
calmo lo troverà e allor le stelle,
testimoni di questo idillio arcano,
lo scintillio del pelago godranno.
( Ignazio Amico)CAREZZE AL RISVEGLIO
... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
(Claudio)
POESIE A TEMA
Poesie e racconti sulla Estate …
Sabbia
Lo chiamiamo granello di sabbia.
Ma lui non chiama se stesso né granello, né sabbia.
Fa a meno di nome
generale, individuale,
instabile, stabile,
scorretto o corretto.
Non gli importa del nostro sguardo, del tocco
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale
è solo un’avventura nostra, non sua.
Per lui è come cadere su una cosa qualunque,
senza la certezza di essere già caduto
o di cadere ancora.
(Wislawa Szymborska)
FAVOLE PER LA NINNA NANNA …
Paffi e il suo cuore
Moltissimo tempo fa, in una abitazione ai margini del bosco, viveva la piccola Paffi, bimba robusta e piccolina, dal cuore grande grande. Era una bambina molto generosa, per lei il bene degli altri aveva sempre la precedenza sui propri interessi e non riusciva a capire come potessero esistere individui pronti a desiderare il male degli altri. Nel suo animo non esistevano sentimenti come l’invidia o la gelosia e sconosciuto le era qualsiasi desiderio di primeggiare o di offendere chiunque: al contrario, era sempre ben felice se poteva essere d’aiuto ai suoi amici e gioiva per le loro gioie, ed era triste per i loro insuccessi. Paffi era molto intelligente e bravissima a scuola e la maestra non perdeva occasione per lodare la sua buona volontà e diligenza, e soprattutto il suo carattere docile e buono, indicandola ai compagni come un esempio da seguire. Paffi, dicevamo, era altruista: appena poteva correva a dare una mano a chiunque avesse bisogno, nella contrada la amavano e rispettavano tutti, perfino gli animaletti del bosco le volevano sinceramente bene, affetto prontamente ricambiato dalla piccola. Spesso si arrestava a dialogare con i maestosi alberi che abitavano la radura: all’ombra delle querce, dei faggi, dei pini e degli abeti Paffi sentiva di essere veramente se stessa e di non poter desiderare di più, ma… la casetta di Paffi era molto misera: piccolissima e modesta, la abitava con il suo amato cagnolino, Terremoto, che amava più di se stessa. Alle pareti non c’erano quadri, ma disegni realizzati da Paffi, i soffitti erano privi di lampade, al loro posto luminosi raggi di sole che lei raccoglieva al tramonto e utilizzava per dar luce all’abitazione, in sostituzione alle finestre Paffi aveva disposto lunghe file di rametti tenuti insieme da un abile lavoro di cucitura cosi che la riparassero dal caldo dell’’estate e dai rigori dell’inverno. I letti erano costruiti con la paglia, le sedie ricavate dagli avanzi di matita che Paffi sapeva lavorare fino a farli diventare assi per sedere, al posto dei rubinetti ampi secchi d’acqua trasportata ogni mattina dal vicino ruscello… Gli abiti di Paffi erano miseri almeno quanto la sua abitazione: non possedeva i bei vestiti colorati o le linde scarpine di seta tutte nastri e paillettes che adornavano i corpi delle sue amiche: lei doveva accontentarsi di cenci e stracci, di paglia colorata al posto delle gonne e di fango lasciato asciugare invece delle suole di scarpe. Insomma, Paffi era molto povera, la più povera del paese ma questa sua condizione sembrava non interessare nessuno degli amici della bimba, che le volevano bene con tutto il cuore per la sua bontà e generosità. Paffi invece soffriva moltissimo per la sua povertà, spesso inventava scuse per non andare alle festicciole delle amiche ed evitare così l’amarezza del confronto e della vergogna. Ormai la sua povertà era divenuta un’ossessione per lei e, nonostante il suo animo non avesse mai conosciuto l’invidia e la gelosia, in cuor suo cominciò a desiderare di divenire ricca, ricchissima. Si sentiva talmente fuori posto per i suoi abiti dimessi, per la sua misera abitazione che la sera, di nascosto da sguardi indiscreti, si nascondeva nel bosco a piangere e ad invocare l’aiuto della sua cara nonna, morta poco dopo che anche i suoi genitori se ne erano andati. Un giorno, sconsolata dopo l’ennesimo confronto a scuola con le amiche meglio vestite di lei, fu presa da un pianto talmente lungo e doloroso i cui singhiozzi la sospinsero in un punto del bosco che lei non aveva mai visto: e lì il suo pianto commosse tutta la radura, gli uccellini le si fecero incontro per darle consolazione, gli alberi spinsero i loro rametti per asciugarle le lacrime, i pini si piegarono per accarezzarla e perfino il sole fece capolino tra le nuvole per dare tepore a quella creatura indifesa.
Pianse talmente a lungo e in modo così incontrollato che, vinta dalla stanchezza e dall’abbattimento, si addormentò e nel sonno vide la sua nonna che cercava di consolare quel dolore senza fine. La nonna le chiede se puo’ esserle d’aiuto e Paffi riesce solo a rispondere: “nonna, tu mi manchi immensamente, io quaggiù sono sola, vorrei tanto essere li’ con te, mi vergogno tanto per la mia povertà.. Se potessi diventare una bambina ricca, con una casa meravigliosa, bei vestiti, lustrini, scarpe da far invidia a tutti e un carattere degno della mia nuova condizione…”
Dovete sapere che in punto di morte la nonna di Paffi promise alla nipote: “Sappi che di qualsiasi cosa tu avrai bisogno io ti sarò sempre vicina…chiedimi qualsiasi cosa e l’avrai!”.
La nonna dall’alto dei cieli ascoltò la supplica di Paffi e…appena la bimba si svegliò dei suoi abiti dimessi non c’era più traccia, la vestivano un lungo abito azzurro degno di una principessa, tra i capelli un nastro rosa, ai piedi scarpine zeppe di cristalli preziosi…corse a casa e al posto della sua vecchia abitazione un castello con tanto di torri d’avorio, al suo interno saloni immensi con mobili antichi, quadri di pregio, tappeti di valore, oro e broccato ovunque, 8 bagni arredati con raffinatezza, 5 cucine con ogni specialità di cibi e bevande e ancora…. una sala giochi con le migliori attrazioni per bambini, un enorme parco giochi con altalene, scivoli, un campo di calcio e uno di pallavolo. Paffi non poteva essere più felice, saltellava su e giù per la contrada, canterellava, faceva girotondi e sentiva che finalmente non le mancava più nulla.
Passò la notte senza dormire tanto era eccitata dagli avvenimenti di quella giornata e quando arrivò a scuola, la mattina seguente, i suoi compagni restarono a bocca aperta nel vedere quella ragazzina così riccamente abbigliata. Paffi si sentiva una vera regina ed era sicura che nessuno ormai le avrebbe negato il rispetto che desiderava.
Fu con enorme sorpresa che Paffi apprese che nessuno, ma proprio nessuno era in grado di riconoscerla…tutti si chiedevano chi fosse quella bella ragazza così ben vestita e si mostrarono incuriositi, molti presero ad invidiarla e si domandavano”Chi sara’ mai questa bimba che par una principessa?”. Nei giorni seguenti Paffi quasi non degnò di uno sguardo i suoi vecchi amici perchè ormai si considerava superiore a loro e non sembrava piu’ importarle della loro compagnia e affetto.
Al suo ritorno a casa si accorse che anche il suo amato cagnolino stentò a riconoscerla e addirittura ritrasse le sue zampine quando lei gli si avvicinò per accarezzarlo e quando gli preparò la scodellina con il cibo da lui preferito questi si allontanò sconsolato perché era da sempre abituato ad accettare cibo solo dalla sua adorata Paffi, e proprio non riusciva a riconoscere la sua amata padroncina in quella bambina così diversa. Ben presto Terremoto si ammalò di tristezza e, a forza di rifiutare il cibo, divenne magro magro da non riuscire quasi piu’ a camminare; riusciva solo a trascinarsi sulle sue zampine.
In un giorno di lampi e tuoni Terremoto, nel suo vagare senza meta, si spinse fino al limitare della foresta dove si imbatte’ in un enorme leone dai denti affilati che aveva tutta l’aria di volerlo divorare: Terremoto, gia’ abbattuto di per suo, si spavento’ a tal punto che, nel cercar di sfuggire dalle grinfie del felino, si mise a correre all’impazzata e si ritrovo’ sull’orlo di un dirupo; Paffi,non si sa come, si trovo’ esattamente nel punto in cui Terremoto stava per cadere e gli si mette davanti urlando: “Terremoto, sono qua, aggrappati a me e ti salverai.....” ma Terremoto non sa riconoscere la sua padroncina tutta agghindata com’e’ nei suoi fastosi abiti e si lascia cadere nel dirupo. Paffi, per la disperazione, si mette ad urlare con tutta la forza che ha in se’ e a quel punto fu come se il tempo si fermasse e tutto intorno divenne immobile......il leone non si muoveva piu’, i fiori colorati divennero pietre e Terremoto rimase in bilico a mezz’aria tra il cielo e la terra In quello stesso istante Paffi scorse tra le nuvole il volto dell’amata nonna che le parlo’ dolcemente: “Paffi, so che stai soffrendo per il tuo amato cagnolino, io ti sono venuta in aiuto fermando il tempo così che Terremoto sia per il momento salvo, ma il tempo riprendera’ a scorrere normalmente al calar del sole: tu in questo arco di tempo dovrai dimostrare di credere ancora nel valore dell’amicizia e dell’umilta’ e dovrai per questo compiere tre atti di bonta’ lungo il percorso da qui a casa. La vita di Terremoto e’ nelle tue mani!”
Paffi non se lo fa ripetere due volte e, presa la direzione di casa scorge un fiore tutto piegato su se stesso, quasi morente e privo di colore che le sussurra: ”Aiutami, sono tutto secco,una tempesta mi ha ridotto in fin di vita, non potresti portarmi un po’ di acqua cosi’ che possa rialzare il capo?” Paffi fu felice di trasportare un po’ di acqua dal vicino ruscello, che depose in foglie secche per rendere il compito meno pesante. Il fiore riprese presto il perduto colore e gambo e stelo si fecero ritti quasi a sfiorare il cielo.
Ripresa la marcia, Paffi si ritrova immersa in una fitta nebbia dove a malapena ode il richiamo di una tartarughina che, nelle pieghe dei rami dell’ albero su cui e’ posata, a fatica compie il suo faticoso cammino alla ricerca di un luogo per la notte: “se non ti e’ di disturbo, bimba bella, mi daresti una spintarella su su in cima a quest’abete che’ io possa godere di un po’ di riparo per la notte?” chiede la tartaruga alla bambina. Paffi con mano pronta sospinge la tartarughina in un luogo isolato e protetto e regala cosi’ alla creaturina una nottata al riparo dal vento e dai malintenzionati che la notte popolano i boschi. Uno sguardo fugace sulla linea dell’orizzonte annuncia alla bimba il sopraggiungere della sera e Paffi sa che, a tempo scaduto, per Terremoto non ci sara’ piu’ speranza. Tre minuti, due, uno, Paffi urla con tutta la forza che ha in se’:”Terremoto, perdonami, e’ stata colpa mia se tu ora ti trovi in questa situazione, io e la mia mania di diventare ricca! Se fossi rimasta la tua Paffi questo non sarebbe successo! Non m’importa di essere ricca se per questo devo rinunciare ai miei amici e a te!” Al pronunciare queste parole Paffi si sente avvolta da un vortice che le spazza via i suoi abiti lussuosi, via l’abitino lungo, le scarpe preziose, le collanine ed ecco ricomparire il vecchio abbigliamento di sempre, scarpe scucite, grembiulino corto, ciabatte rattoppate... in un lampo e’ trasportata presso il dirupo con Terremoto a mezz’aria e con il tempo che ha ripreso la sua corsa, il cane ora riconosce la sua Paffi e accetta il suo aiuto.
Il cagnolino e’ salvo, il cuore rinnovato della piccola ha fatto il miracolo e la nonna nei Cieli gioca a rincorrere le nuvole; sotto, nel bosco, gli animaletti disposti in girotondo cantano e danzano la loro gioia per la ritrovata famiglia.
(Mariagrazia Tumbarello)
ATTUALITA’
Gelato artigianale a Londra parla fiorentino, apre Badiani.
'Campione d'Europa' a Mercato Metropolitano,vicino London Bridge. Parlerà fiorentino d'ora in poi il gelato artigianale a Londra. La gelateria Badiani di Firenze apre nella capitale inglese il suo primo punto vendita e lo fa all'interno del Mercato Metropolitano ad Elephant and Castle, quartiere in grande sviluppo a due passi dal centralissimo London Bridge. I prelibati gusti "Buontalenti" e "Dolcevita" che hanno fatto di Badiani campione d'Europa al Europeo Gelato Festival 2015 come il "caramello salato" "sono già un grandissimo successo" sottolinea con soddisfazione gelatiere fiorentino Paolo Pomposi, recente nominato Ambasciatore del Gelato Festival in Europa, premio concesso per il suo impegno nel diffondere l'alta qualità del gelato Italiano nel mondo.
Badiani è una insegna storica nella città toscana, attiva dal 1932 propone gelateria e pasticceria d'autore. "Badiani è una formula pronta per essere esportata all'estero", dice Pomposi. "Dopo aver visto l'avventurarsi sul mercato di vari marchi di "fantasia", basati spesso solo sul marketing, abbiamo deciso di portare - continua il gelatiere toscano - nel mondo la storia della gelateria, l'italianità, la toscanità, la fiorentinità". L'idea è quella di far conoscere il marchio Buontalenti di cui è artefice e proprietaria. Dal 1969, questa specialità a base di panna e crema ha conquistato il cuore dei fiorentini e di tutti gli amanti del buon gelato.
Questo gusto si presenta di colore chiaro, senza aggiunta di coloranti e i suoi ingredienti fondamentali comprendono panna e crema. Il nome è dedicato a Bernardo Buontalenti, un eclettico fiorentino vissuto alla fine del '500.
(Ansa)
Campagna Polizia contro truffe anziani '#chiamateci sempre'.
L'iniziativa è stata lanciata tramite un video pubblicato sulle pagine ufficiali Social. "Non siete soli #chiamateci sempre" è il claim che la Polizia di Stato ha scelto di legare alla nuova campagna contro le truffe agli anziani L'iniziativa è stata lanciata tramite un video pubblicato sulle pagine ufficiali Twitter e Facebook della Polizia di Stato e dell'Agente Lisa. Il progetto ha quest'anno un testimonial d'eccezione, Gianni Ippoliti, ideatore degli spot che, in questi giorni, verranno lanciati sui canali social della Polizia di Stato.
Il conduttore televisivo, con la collaborazione degli attori Fabiana Latini e Giovanni Platania, lancia un semplice e preciso messaggio agli anziani: diffidate degli estranei e chiamate la Polizia. Sono purtroppo tanti i casi di anziani che, soprattutto nel periodo estivo, vengono avvicinati e raggirati. Il fenomeno, infatti, ha avuto un sensibile aumento negli ultimi 3 anni, facendo registrare il picco nel 2015 con circa 15.000 casi accertati di truffe ai danni di over 65. Tra le regioni più colpite risultano la Lombardia, la Campania ed il Lazio.
La casistica è infinita. Tra le truffe più ricorrenti ci sono quelle in casa che iniziano sempre con una scusa per entrare: controllo del gas, lettura della luce, consegna di un pacco o, addirittura, finti appartenenti alle forze dell'ordine. In strada gli anziani vengono avvicinati in prossimità delle banche o degli uffici postali dopo aver ritirato denaro oppure vicino casa da sconosciuti che si fingono conoscenti di vecchia data, i quali, con modi gentili, si fanno invitare a casa per svuotarla dei preziosi. Una terza tipologia è la telefonata di un falso parente o di un falso amico di un famigliare che richiede soldi preannunciando l'arrivo di un incaricato per il ritiro. In tutti questi casi, come dice Gianni Ippoliti "Non siete soli...#chiamateci sempre".
(Ansa)
E' arrivata la tempesta magnetica, con aurore mozzafiato.
Ne sta già arrivando un'altra. E' arrivata, come previsto, la tempesta magnetica annunciata il primo agosto e provocata da una straordinaria eruzione solare: la nube di particelle emessa dal Sole ha colpito questa mattina il campo magnetico terrestre e sta provocando spettacolari aurore nei cieli polari. Le luci colorate sono state osservate in Antartide e nei paesi del Nord, dall'Estonia, alla Svezia fino alla Danimarca e alla Germania. Per il momento la tempesta è di intensità bassa, di classe G1 nella scala che va da 1 a 5, ma comunque in grado di disturbare le comunicazioni radio.
Se la nube di particelle fosse arrivata contemporaneamente a un flusso veloce di vento solare, ossia di particelle emesse normalmente dal Sole, come previsto inizialmente, ''la tempesta sarebbe stata certamente più intensa'', ha detto all'ANSA Mauro Messerotti, dell'Osservatorio di Trieste dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dell'università di Trieste.
Ma non è finita qui:, la raffica di vento solare ancora non ha raggiunto la Terra e quando lo farà, probabilmente tra questa notte e il 4 agosto, si prevede un'altra tempesta magnetica. L'agenzia statunitense per l'atmosfera e gli oceani (Noaa) prevede con una probabilità del 55% che si verifichi una seconda tempesta entro 24 ore.
''La corrente di particelle solari in arrivo - ha spiegato Messerotti - è collegata a un buco coronale, ossia una regione di bassa luminosità nei raggi X e nell'estremo ultravioletto nella quale i campi magnetici del Sole sono aperti verso lo spazio e accelerano la velocità del vento solare''. In pratica è ''come avere uno zampillo rotante che se colpisce la Terra può generare tempeste magnetiche''.
Il Sole si sta avviando verso un periodo di quiete che arriva ogni 11 anni dopo un periodo più attivo ed è normale, ha rilevato l'esperto, ''che in questa fase si formino con più frequenza del solito buchi coronali''.
(Ansa)ANDIAMO AL CINEMA!!!!
David Bowie Is
Un film di Hamish Hamilton. Titolo originale David Bowie Is. Documentario,
Documentario pubblicitario ma al tempo stesso operazione autentica nel cogliere e riflettere la seducente comunicatività di un artista che ha felicemente rivoluzionato le vite di molti.
Raffaella Giancristofaro
23 marzo 2013: apre al Victoria & Albert Museum di Londra David Bowie Is Happening, la più grande mostra mai realizzata sull'artista britannico, composta da materiali provenienti dal suo archivio personale: oltre 300 oggetti tra costumi, foto, testi autografi, bozzetti, artwork, distribuiti lungo circa 50 anni di carriera. Una mostra che non può che essere multidisciplinare, tra moda, musica, cinema, teatro, grafica. Il successo dell'esposizione (che poi andrà "in tour" in tutto il mondo fino a primavera 2016) è tale da spingere gli ideatori a documentare l'esperienza in video, a vantaggio di chi non potrà visitarla.
Sono i due co-curatori, Victoria Broackes e Geoffrey Marsh, e la loro assistente Kathryn Johnson, a introdurci nella galassia Bowie, in una formula che sta tra il documentario e la ripresa live di un evento, con tanto di competenti guest star (lo scrittore Hanif Kureishi, lo stilista Kansai Yamamoto, il leader dei Pulp Jarvis Cocker, tra gli altri) a ribadire il ruolo cruciale di Bowie come musicista, icona di stile, sperimentatore di linguaggi interdisciplinari, alfiere della liberazione sessuale e incarnazione vivente di identità multiple. Al di là dell'indiscutibile ricchezza e leggibilità dell'installazione, lo stile registico adottato è immediato.
In omaggio alla versatilità con cui Bowie si è mosso tra arti performative differenti, David Bowie Is si presenta in parte come indubbio veicolo autopromozionale per l'istituzione ospitante, ma anche come una sorta di concert movie o di diretta tv di premio musicale: se l'urgenza dei curatori è dare, in rigoroso ma mai noioso ordine cronologico, tutte le definizioni possibili di chi Bowie sia stato e di cosa abbia rappresentato di volta in volta nei decenni, non ci si dimentica infatti di intervistare - come fossero a bordo palco o all'uscita da un'esibizione - i visitatori/fan, di raccoglierne l'entusiasmo e le reazioni. Si cattura così il coinvolgimento emotivo, vale a dire ciò a cui ogni espressione artistica tende; oltre e nonostante ogni interpretazione chiusa o letterale, contro cui il perenne trasformismo di Bowie lavora da sempre.
Altro espediente efficace è l'effetto che "congela" i visitatori nella loro osservazione mentre un flusso continuo di sounds and visions continua a dare spettacolo. Bowie non si è concesso ad hoc ma ogni oggetto e intervento ne testimonia la lucida consapevolezza nella costruzione della propria immagine, lo spirito di collaborazione profuso nel processo e la curiosità creativa (i disegni preparatori di Hunger City, progetto cinematografico da 1984 di George Orwell che non ha mai visto la luce). Documentario pubblicitario ma al tempo stesso operazione autentica nel cogliere e riflettere la seducente comunicatività di un artista che, da quella sua leggendaria epifania androgina a Top of the Pops (1972) ha felicemente rivoluzionato le vite di molti.
Video(Lussy)
... CURIOSANDO E RACCONTANDO …
“Nessun uomo può compiere il delitto perfetto, ma il caso si.”
LOLITA
Titolo originale Lolita
Paese di produzione Regno Unito, USA
Anno 1962
Durata 153 min
Colore B/N
Audio RCA Sound Recording
Rapporto 1.66:1
Genere drammatico
Regia Stanley Kubrick
Soggetto Vladimir Vladimirovič Nabokov (romanzo)
Sceneggiatura Vladimir Vladimirovič Nabokov
Produttore James B. Harris
Fotografia Oswald Morris
Montaggio Anthony Harvey
Musiche Nelson Riddle
Scenografia William Andrews, Syd Cain
Interpreti e personaggi
James Mason: Humbert Humbert
Shelley Winters: Charlotte Haze
Sue Lyon: Dolores Haze detta "Lolita"
Peter Sellers: Clare Quilty
Diana Decker: Jean Farlow
Jerry Stovin: John Farlow
Suzanne Gibbs: Mona Farlow
Gary Cockrell: Dick Schiller
Marianne Stone: Vivian Darkbloom
Cec Linder: medico
Lois Maxwell: l'infermiera Mary Lore
William Greene: Mr. Swine
C. Denier Warren: Mr. Potts
Isobel Lucas: Louise
Maxine Holden: addetto alla reception dell'ospedale
James Dyrenforth: Mr. Beale Sr.
Roberta Shore: Lorna
Eric Lane: Roy
Shirley Douglas: Mrs. Starch
Roland Brand: Bill
Colin Maitland: Charlie Holmes
Irvin Allen: assistente ospedaliero
Marion Mathie: Miss Lebone
Craig Sams: Rex
John Harrison: Tom
Maxine Holden: Miss Fromkiss
Lolita è un film del 1962 diretto da Stanley Kubrick, tratto dall'omonimo romanzo di Vladimir Vladimirovič Nabokov, autore in prima persona anche della sceneggiatura della pellicola.TRAMA
Nel 1947, il professor Humbert arriva in una piccola città del New England dove lo attende un posto di insegnante di letteratura francese. Cercando alloggio, gli capita una stanza in casa della vedova Charlotte. Il posto non sarebbe molto di suo gusto, ma decide di fermarsi dopo aver visto in giardino la figlia dodicenne di Charlotte, Lolita, dalla quale subito rimane affascinato. Charlotte corteggia Humbert che alla fine, pur di stare accanto a Lolita, accetta di sposare la donna. Dopo qualche tempo, Charlotte muore in un incidente, Humbert e Lolita, che hanno ormai avviato un rapporto amoroso, decidono di lasciare la cittadina e cominciano un viaggio attraverso l'America. Questo viaggio è contrassegnato da momenti sempre più burrascosi e da avvenimenti sempre più esagitati. Lolita ha il controllo della situazione, Humbert dà spesso in escandescenze. Lei un giorno decide di andarsene con un altro. Humbert la ritrova quando aspetta un figlio, le dà dei soldi, poi va dall'uomo che ha determinato il distacco tra loro due. La resa dei conti è crudele e brutale, e Humbert muore in preda ai rimorsi....recensione...
Lolita è il quarto film di Kubrick noto al grande pubblico, particolar-
mente difficile sia nella gestazione che nell’ accoglienza. Su di lui pendeva, infatti, l’obbligo del confronto con l’omonimo romanzo di Nabokov, divenuto un cult dopo gli iniziali problemi di censura. Il trailer dell’epoca recitava: How did they ever make a movie of Lolita? Come a mettere già le mani avanti sulle possibili polemiche. Venne riabilitato successivamente sulla scia del principio di autorialità ma a molti critici Lolita sembrò meno degno di nota rispetto alla metafisica di 2001 o ai classici capolavori come Arancia meccanica e Barry Lyndon.
La gestazione fu altrettanto controversa: nel 1960 venne proposto a Nabokov di trarre lui stesso la sceneggiatura dal suo romanzo ma il risultato fu un testo di 400 pagine (equivalenti a sette ore di proiezione) che Kubrick dovette rifiutare. Ne venne allora tratta una versione più condensata che copriva solo una parte del romanzo. Alla prima del film, il 13 giugno 1962, Nabokov riconosce il merito del regista e degli attori ma ammette anche che il film è infedele allo script originale come una traduzione di Rimbaud o di Pasternak fatta da un poeta americano (la fonte è Michel Sineux in Positif, n. 277, pag. 59).
Quando uscì nel 1962 le critiche fioccavano da tutti i giornali: squilibri, mancanza di coerenza nella narrazione, virtuosismi degli attori o attori fuori parte, come Sue Lyon, considerata incolore e senza charme né perversità o come Sellers, figura invadente rispetto all’ombra furtiva che è il personaggio di Quilty nel romanzo. La cosa di cui il film pareva più carente e che premeva di più per problemi di censura era l’analisi oggettiva della malata psicologia di Humbert. Infatti la prima parte del romanzo – che contribuisce a far comprendere la sua perversione adolescenziale – nel film scompare del tutto, tanto da far apparire Lolita non come l’ennesima ninfetta ma come unico oggetto dell’amore di Humbert.
Kubrick, del resto, non ha mai avuto l’intenzione di trasporre il romanzo (come forse fece Lyne) ma si limitò a farsene, in un certo senso, assorbire portando le tematiche e le “intenzioni” di Nabokov verso le sue personali ossessioni: follia e sublimazione artistica, sesso e colpa, sogno e normalità. Eliminò alcuni personaggi e, soprattutto, cambiò il ritmo pur mantenendo la sequenza narrativa, condensando alcune scene – come il primo incontro tra Lolita e Humbert – e dilatando altre figure caricaturali come Quilty/Sellers. Nella scena del primo incontro, per esempio, Kubrick evita superficiali similarità col romanzo – carico di riferimenti al bagno di sole di Lolita e a metafore marine – e cerca di trovarne di più profonde anche se spesso virate verso il grottesco. La trasformazione emotiva subita da Humbert, descritta nel romanzo come un’onda marina che cresce sotto il suo cuore, è concentrata nel film sul semplice primo piano di Humbert, seguito da una sequenza di riprese più strette di una fin troppo perspicace Lolita montate sulla voce-over del professore che sta già mentendo, a causa di lei, sulla decisione di rimanere. La vis comica emerge nella sequenza immediatamente successiva che rompe completamente la catena degli eventi: Lolita, la madre e Humbert sono in un drive-in e stanno guardando la scena dello smascheramento del mostro nel film di Fisher, La Maschera di Frankenstein, la scena è violenta e i tre gridano scioccati; segue, così, la gag delle mani che condensa la relazione che intercorre fra i tre in maniera perfetta, ovviamente in chiave comica. Potrebbe essere azzardato ma qui sembra che Kubrick giochi a prendere in giro la possibile reazione dello spettatore alla scena precedente (Humbert che guarda Lolita ricambiato, mentre l’ottusa madre non si accorge di nulla) e lo shock emotivo/percettivo che ha innescato. Quello scambio di sguardi pieni di sottintesi è tutt’altro che una manifestazione di quieta normalità e probabilmente ha fatto gridare lo spettatore allo scandalo tanto quanto una scena di smascheramento.
Dobbiamo anche dire che a scandalizzare lo spettatore può essere solo il tema della pedofilia dal momento che la massima espressione della sessualità che si consuma fra i due è data dalla verniciatura delle unghie dei piedi di Lolita. La cosa non riguarda solo la censura (addirittura per trovare l’avvallo della censura un primo script proponeva di mostrare l’unione di Humbert e Lolita in uno stato americano che autorizzasse il matrimonio con una minorenne ma Kubrick vi rinunciò subito. Ne dà notizia Régine Hollander in CinémAction n. 114, 2005, pag.123) ma è, in effetti, molto kubrickiana, se si pensa alle circostanze o alle impotenze che nei vari film (Eyes Wide Shut, Arancia meccanica, Dr Stranamore) spiegano l’ellissi di un atto che, comunque, quando è mostrato, è più fattore di frustrazione che di gioia. Ma se è pur vero che lo spettatore viene privato, come si disse allora, della “voluttà estetica” e della “croccantezza” (nel senso del gusto del torbido) presenti nel romanzo, è anche vero che questa assenza diventa paradossalmente un valore aggiunto perché segna la profondità e l’acume del film. Tutte le volte che Humbert indossa i panni del padre amorevole, col suo linguaggio gentile e protettivo suona ovviamente falso (noi sappiamo che loro due vanno a letto insieme per cui la sua è evidentemente solo gelosia di un amante) ma l’assenza dell’atto, in fondo, rende Humbert simile a qualsiasi altra variante di maschio, emblema, quasi, di una generale mascolinità in quella società puritana che basava il rapporto ancora sullo schema patriarcale. Per cui il film di Kubrick oltre a rappresentare un’acuta analisi psicologica di un intellettuale debole e doppio – moralista in vetrina ma perverso dietro le mura di casa – ha anche la finezza di un’analisi sociologica in cui si visualizza il possibile destino del maschio nella società patriarcale. In fondo questi opposti – assenza totale e ossessione del sesso – sono i segni di una società schizofrenica che, non riuscendo a padroneggiare la propria onnipresente sessualità (Charlotte, l’insegnante di piano, la vicina di casa nella seconda parte), si trova costretta a tamponarla sotto la coltre della pruderie. Lolita è, poi, un film sulla condizione umana: basterebbe pensare alla derisione da parte di Quilty alla lettura del componimento poetico che Humbert porta con sé nella scena iniziale in cui cerca di esprimere la sua disperazione; quella stessa derisione che Humbert metterà alla lettura della lettera di Charlotte in cui lei gli esprime i suoi sentimenti. Il mondo non sembra essere il posto giusto in cui collocare effusioni e lirismi; prima o poi ciascuno si troverà di fronte alla notte dei sentimenti e alla mancata reciprocità di affetti.
Nel film ogni personaggio vive replicato nel suo doppio, che rappresenta le sue ossessioni e paure o l’attrazione. Quilty (cioè guilty, colpevole) incarna perfettamente le forme contemporanee della legge – la polizia che controlla la “normalità” di Humbert come nella scena del congresso di polizia (e non di medici come indicava Nabokov) all’Hotel Enchanted Hunters e la psicologia che tende a castrarlo come nella scena del Dr Zemph – ma, nello stesso tempo, è anche guidato dagli stessi suoi istinti, è un clownesco pornografo. Freudianamente è l’Io e il Super-Io di Humbert, la sua natura profonda e la censura sociale. Nella dimensione metafisica e fantastica della seconda parte (dalla morte di Charlotte) Quilty rappresenta perfettamente i diversi gradi della sua paranoia. Anche Lolita ha un suo alter ego nella madre, fonte di repulsione e di rifiuto di ciò che è dozzinale. Nonostante il tema della pedofilia, Lolita è più carnefice che preda del potere dell’adulto/padre/maschio ed è lei stessa a decidere liberamente di affidarsi al suo giovane sposo nel finale. Eppure, così occhialuta e infagottata, con le ciabatte e il ferro da stiro sembra già prefigurare quel futuro da matrona che segnava anche l’odiata madre.
Il film ha numerose scene alquanto spassose. Le scene di gag che rappresentano il lato grottesco del film sono supportate tutte dallo straordinario Sellers che nella scena iniziale improvvisa un fantastico tour di tutti i generi cinematografici (nel film è un cacciatore di talenti recitativi), facendosi prima senatore romano poi pugile poi ancora macchietta western con l’accento southern. Le altre due scene che valgono tutto il film: Humbert ubriaco, a mollo nella vasca con un improbabile bicchiere galleggiante che accetta con uno sguardo ebete le condoglianze degli amici; Lolita, bimbetta perversa che imbocca dall’alto Humbert con l’uovo della colazione. Da vedere anche solo per questo.
Recensione in evidenza
(Costanza Salvi -19 Giugno 2009, http://sentireascoltare.com/)(Gabry)
Le canzoni dell'estate degli anni 78/84
La musica del cuore
foto:mediagallery.areavintage.it
Gloria - Umberto Tozzi
La canzone tratta dall'album omonimo del 1979, sia il testo che la musica sono state scritte dallo stesso Tozzi e da Giancarlo Bigazzi. Ottenne un enorme successo in tutta Europa, soprattutto in Italia (seconda posizione), Belgio (quinta posizione), Francia e Spagna (prima posizione) e Svizzera (prima posizione per quattro settimane); venne premiata con sette dischi di platino per un totale di circa 700.000 copie. In Austria arrivò alla quarta posizione e in Germania in ottava.
Il testo italiano è articolato sulla doppia valenza semantica del titolo, inteso sia come sostantivo, sia come nome di donna:
« ...per me che senza gloria,
con te nuda sul divano faccio stelle di cartone
pensando a Gloria. »
L'esplosivo ritornello, interpretato magistralmente dall'interprete risulta ancora oggi molto coinvolgente:
« Gloria manchi tu nell'aria, manchi come sale, manchi più del sole.
Sciogli questa neve che soffoca il mio petto,
t'aspetto Gloria.
Gloria, chiesa di campagna,
acqua nel deserto, lascio aperto il cuore.
Scappa senza far rumore dal lavoro e dal mio letto,
dai gradini di un altare, t'aspetto Gloria. »
Viceversa sono la struttura melodica e l'arrangiamento che rendono questa canzone una delle più conosciute tra quelle italiane del secolo. Il valore del pezzo viene riconosciuto anche negli ambienti della musica colta. Famoso è l'aneddoto dell'allora critico di musica colta del Corriere della Sera, che raccontò di come il grande direttore d'orchestra Von Karajan interruppe un'intervista per ascoltare Tozzi alla radio. E successivamente fu la London Symphony Orchestra a concedere a "Gloria" l'onore di una trasposizione sinfonica di grande effetto che il cantautore inserirà nel 1987 nella raccolta Minuti di un'eternità.
Gloria è una delle canzoni in lingua italiana più famose e vendute nella storia della musica, oggetto di numerose cover e rivisitazioni nel corso del tempo.
Nel 1982 ne è stata realizzata una celebre versione da Laura Branigan che raggiunse la posizione #2 nella Billboard Hot 100. Il brano fu cantato in inglese dalla Branigan, con testo curato da Trevor Stanley Veitch, che otterrà anche il primo posto nella classifica dei singoli americana "Cash Box", nel 1983. Risultato prestigioso, riuscito solo ad un altro italiano: Domenico Modugno con Nel blu dipinto di blu.
Gloria è stata cantata in spagnolo dallo stesso Umberto Tozzi con il testo curato da Oscar Basilio Gómez Diaz, mentre la cantante Sheila interpretò nel 1982 Glori Gloria, la versione in francese curata da Claude Carrère e Jean Schmitt.
Lena Valaitis (1982) e Tanja Lasch (2011) interpretarono la versione in tedesco curata da Michael Kunze. Una versione in olandese fu cantata da Jo Vally nel 2012.
Tra gli interpreti italiani si segnalano i Ricchi e Poveri e Fiorello che la incisero nel 1992.
Versioni strumentali del brano furono interpretate assieme alle loro orchestre da Paul Mauriat (1979) e da Franck Pourcel (1980).
La fama internazionale di "Gloria" fu consolidata quando apparve citata nella pellicola Flashdance.
Nel 2013 Martin Scorsese la sceglie come sottofondo per una scena del suo film The Wolf of Wall Street
Nella traccia These Boots contenuta nell'album Killing Is My Business... And Business Is Good! dei Megadeth, è avvertibile la canzone "Gloria" per alcuni brevi istanti.
Nel 2014 la canzone in versione inglese viene inclusa nello show-musical Glee, cantata da Adam Lambert, Naya Rivera e Lea Michele.
La cover di Gloria/Aria di lei della cantante Laura Branigan, è presente nel videogioco del 2015: Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Il gioco è ambientato nel 1985.
fonte: wikipedia. org(Ivana)
RUBRICHE
(Redazione)
L’ISOLA NELLO SPORT
CRONACA SPORTIVA
Pantani: gup archivia inchiesta Giro '99.
Respinta la richiesta della famiglia di continuare le indagini. Il gup di Forlì Monica Galassi ha archiviato il procedimento, aperto dalla Procura di Forlì, sull'esclusione dal Giro d'Italia 1999 di Marco Pantani. Respinta la richiesta della famiglia del ciclista di proseguire le indagini e spostare il fascicolo a Napoli, visto il presunto intervento della criminalità organizzata nell'esclusione. Lo riportano "Corriere Romagna" e "Resto del Carlino". Accolta così la tesi della Procura che aveva chiesto l'archiviazione.
Il procuratore Sergio Sottani e il pm Lucia Spirito, dopo aver indagato per quasi due anni, hanno infatti chiesto l'archiviazione del procedimento, nato su sollecitazioni della famiglia nell'ipotesi che l'esclusione del Pirata dal Giro - episodio che segnò l'inizio della crisi del campione - fosse stata causata da un intervento della criminalità organizzata, che aveva scommesso contro di lui, manipolando in un qualche modo i prelievi ematici dei controlli antidoping.
Un'ipotesi avanzata anche da Renato Vallanzasca in alcune dichiarazioni. Dopo aver a lungo indagato, gli inquirenti avevano concluso che anche se poteva essere credibile che ci fossero state condotte minacciose, gli elementi acquisiti dall'inchiesta non erano idonei ad identificare autori di eventuali reati ipotizzati, e cioè associazione a delinquere, frode sportiva, minacce ed estorsione.
Alla fine dello scorso giugno il gup di Rimini Vinicio Cantarini aveva messo una pietra sopra anche sull'altra inchiesta legata al Pirata, quella nell'ipotesi dell'omicidio volontario. L'inchiesta bis sulla morte, nata dall'esposto presentato a luglio 2014 dalla famiglia del campione di Cesenatico (trovato morto nel giorno di San Valentino del 2004 nel residence "Le Rose" di Rimini) non aveva però individuato possibili indizi che di delitto si fosse trattato, né tantomeno di possibili assassini, ed era stata appunto archiviata, come chiesto dal procuratore capo di Rimini Paolo Giovagnoli.
(Ansa)
Rio: Pellegrini, spero arrivi una medaglia.
L'azzurra emozionata, il 5 sarò portabandiera e compirò gli anni. Federica Pellegrini è serena ma sente crescere l'emozione in vista della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Rio, in cui sarà portabandiera dell'Italia. "Manca molto poco: il 5 s'inizia con un'emozione grandissima per me perché porterò la bandiera al Maracanà e sarà anche il mio compleanno", ha detto all'Ansa l'atleta simbolo dell'Italia ai primi Giochi olimpici in Sudamerica.
"Comincerò le gare già il 6 mattina con la staffetta veloce. E poi tutta la settimana di gare, speriamo nel meglio. Vorrei fare il massimo possibile e se questo vorrà dire medaglia o no, non lo so. Nella mia testa c'è una gara che vorrei fare e poi non so se quella porterà una medaglia, qualcosa di più o qualcosa di meno. Quello che succederà, succederà", spiega la nuotatrice miranese.
"Abbiamo fatto un bell'avvicinamento per arrivare nel migliore dei modi. A Santos ci hanno agevolati in tutto, dal cibo agli orari: ci allenavamo tardi e cenavamo alle 23 perché gareggeremo tardi. Era tutto perfetto, anche la vasca".
(Ansa)
Marchionne, la Ferrari ha talenti fenomenali.
F1: n.1 Maranello 'svilupperemo macchine con competenze interne'. "Abbiamo preso la decisione di sviluppare le macchine 2016 e 2017 con le nostre competenze interne", perché all'interno della Ferrari esistono "talenti fenomenali". Il presidente e amministratore delegato del Cavallino, Sergio Marchionne, difende così la scuderia dopo le ultime deludenti prestazioni nel campionato di Formula 1.
"Per noi è importante sfruttare quel know how ed è quello che stiamo facendo - ha aggiunto Marchionne commentando con gli analisti i dati della trimestrale -. Dire che abbiamo bisogno di una trasfusione di intelligence tecnica è eccessivo".
(Ansa)(Gina)
BALLIAMO!!!
Cico Mauro Peruzzi
CICO, Breakdancer
E' sicuramente il B-boy più noto in Italia.
Soprannominato “Prince of Power", in Italia Mauro Peruzzi aka CICO si specializza nella danza B-Boyng (Breakdance). E' particolarmente noto per le sue combinazioni energiche tra il flare in aria e il suo incredibile 1990 dove si gira rapidamente in una verticale con un braccio solo con una sola spinta. Egli, infatti, detiene il record mondiale con 27giri.
CICO è stato testimonial di varie note ditte di abbigliamento ed è ora uno dei membri della Red Bull BC One ALL STARS un team Internazionale che rappresenta il marchio in tutto il mondo!
CICO è nato in Germania nel 1984 e spostato avanti e indietro tra la Germania e l'Italia fino al 2002.
Ha iniziato a praticare B-boying nel 1995. Ha partecipato a numerosi eventi, tra cui Red Bull BC One battaglie 2005 & 2007 e ha vinto importanti campionati in tutta Europa, la partecipazione all’IBE 2008 mondiale svolto in Olanda, l’indimenticabile sfida per l’onore contro PUNISHER 2007 e moltissimi spettacoli televisivi nazionali ed internazionali.
Nel 2009 è stato come giurato al Red Bull BC One a NY.
2008 - Cico diventa un ballerino da record.
E' riuscito a battere il primato mondiale con ben 15 rotazioni. Il Ninety è una figura che vede il mover in verticale su una mano, a compiere quante più rotazioni possibili intorno al proprio asse. Cico è l'uomo rotante!
9 Novembre 2010 - Nuovo record per Cico!
E' riuscito a conquistare il nuovo primato mondiale di “Windmill”, un powermove che prevede la rotazione alternata di spalle, busto e parte della testa, senza toccare terra e con le gambe aperte e distese.
In diretta dagli studi di Radio Deejay durante il programma “Pinocchio” con La Pina e Diego, Cico è riuscito a battere il record del mondo, compiendo 56 giri in soli 30 secondi. Già nel 2008, il breaker 25enne era riuscito a battere, sempre in diretta per i radioascoltatori di Radio Deejay, il record del mondo di “Ninety” compiendo ben 15 rotazioni in verticale su una mano sola.
L’idea di infrangere un altro record è venuta a Cico per promuove la propria partecipazione alla più coinvolgente sfida di breakdance uno contro uno, il Red Bull BC One, il più importante contest di break-dance del pianeta.
Sintesi della sua carriera:
1999: Beast single dancer, “Battle of the year National”, Leipzig, Germany. 1° place “Ruhrpott Battle”, Germany.
2000: 1° place “Expo Battle” (Team Europe VS Team USA), Hanover, Germany. 1° place “Moves 2000” Weil am Rhein, Swizerland.
2001: 2° place “Total Session” (World Championships) Grenoble, France Exhibition battle at “IBE” Rotterdam, Holland.
2002: 1° place “National battle of the year” Celle, Germany
Remake del video “Stay my Love” di Marylin Manson trasmesso su MTV.
2003: 1° place “Vibrazioni positive” Cesena, Italy.
1° place “MTV Shakedown Dance Contest” Warsaw, Poland.
1° place “Trofeo JTB” Rome, Italy.
Intervista su Mixery Deluxe (VIVA Tedesca).
Spot pubblicitario per il marchio “Freddy” trasmesso su Italia Uno.
Ballerino al Festival Bar all’Arena di Verona per la cantante Giorgia trasmesso su Italia Uno.
2004: 1° place “Cruisin Contest” Jesolo, Italy.
1° place “B.Boy Event” Bologna, Italy.
1° place “Summer Battle” Berlin, Germany.
Due spot pubblicitari per il marchio “Freddy” trasmesse sulle reti Mediaset.
2005: 1° place “Chelles battle pro” Paris, France.
Partecipation “Red Bull BC one” Berlin, Germany.
World record most Nineties, “TV show The Wild World Records”, London, UK.
2006: 1° place “Born 2 the Floor” Fano, Italy.
2° place “Ground Control” Marseille, France.
1° place “MTV contest TRL”, Milan, Italy.
1° place Most nineties, “UK B.Boy Championship” London, UK.
Exhibition battle “Europe vs Rock Steady Crew”, “Red Bull break Master”, UK.
Dancer nel programma televisivo “Le Iene Show” trasmesso su Italia Uno.
2007: Exhibition battle 2 vs 2 Italy vs Korea, “Ground control” Marseille, France.
Partecipation “Red Bull BC One” Johannesburg, South Africa.
Esibizione ed intervista da Pippo Baudo a “Domenica In” Rai Uno. .
Performance nel programma “Cultura Moderna” trasmesso su Canale 5. Uno dei suoi trailer era tra i best video nel programma televisivo “Talent One” trasmesso su Italia Uno.
2008: Judge, “Red Bull BC One, Paris, France.
Dancer nel programma televisivo “Le Iene Show” trasmesso su Italia Uno. Ballerino all’interno dell’opera teatrale “Notre dame de Paris”
2009: Intervista su “Studio Aperto” trasmesso su Italia Uno.
Ballerino all’interno di un’opera teatrale dalla Danimarca per 2 mesi.
2010: Semifinalista nel programma televisivo “Italia Got Talent” più di 1000 partecipanti, trasmesso su Canale 5.
Dancer per il tour nazionale di Tiziano Ferro.
Dancer nel Video di Fabri Fibra “Tranne te”.
Video
fonte:http://www.danzadance.com/(Lussy)
… TRA CURIOSITA’ E CULTURA …
JOAN MIRÓ. La forza della materia
dal 25 Marzo al 11 Settembre 2016
Il lavoro di Joan Miró, una delle personalità più illustri della storia dell'arte moderna, è intimamente legato al surrealismo e alle influenze che artisti e poeti di questa corrente esercitarono su di lui negli anni venti e trenta. È attraverso di loro che Miró sperimenta l'esigenza di una fusione tra pittura e poesia, sottomettendo la sua opera a un processo di semplificazione della realtà che rimanda all'arte primitiva, al tempo stesso punto di riferimento per l'impostazione di un nuovo vocabolario di simboli e strumento utile a raggiungere una nuova percezione della cultura materiale.
La retrospettiva intende porre l'attenzione su questo ultimo aspetto, mostrando attraverso un'ampia selezione di opere realizzate tra il 1931 e il 1981, l'importanza che l'artista ha sempre conferito alla materia, non solo come strumento utile ad apprendere nuove tecniche ma anche e soprattutto come entità fine a se stessa.
Attraverso la sperimentazione di materiali eterodossi e procedure innovative, l'artista mira a infrangere le regole così da potersi spingersi fino alle fonti più pure dell'arte.
Joan Miró. La forza della materia ideata dalla Fundació Joan Miró di Barcellona sotto la direzione di Rosa Maria Malet, Direttrice della Fondazione, propone lavori dalla collezione della Fundació Joan Miró di Barcellona e da quella della famiglia dell'artista.
(MUDEC Museo delle Culture)FESTE e SAGRE
LA TORTA DOBOS
La torta Dobos è una torta ungherese, composta da sei strati di pan di Spagna, di cui cinque rivestiti di crema di burro al cioccolato e l’ultimo ricoperto da un sottile strato di caramello ambrato. Quest’ultimo inizialmente aveva lo scopo di mantenere la torta fresca e morbida, dal momento che ai tempi non esisteva ancora alcun sistema di refrigerazione comunemente utilizzato.
La ricetta della torta Dobos rimase segreta fino al 1924 quando 'inventore decise di regalarla, all’indomani della sua morte, alla Camera di Commercio di Budapest, in modo che ciascuno dei suoi membri potesse utilizzarla liberamente.
La Torta Dobos fu creata dal pasticcere, cuoco e autore di libri di cucina József Dobos. Fu presentata all'esibizione nazionale generale di Budapest del 1885. Si racconta che i primi ad assaggiarla furono l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria e la consorte principessa Elisabetta di Baviera. Il favore della famiglia reale ben presto spinse la nobiltà austriaca a recarsi a Budapest per gustare la torta Dobos.
Si narra che la principessa Sissi, quando soggiornava nel palazzo reale di Buda (l’Ungheria entrò nel 1867 a far parte dell’impero austro-ungarico) si recava furtivamente e in incognito nel Caffè Ruszwurn, la più famosa pasticceria di Buda, al fine di poter gustare la Torta Dobos di cui era diventata ghiottissima.
Per aumentare ulteriormente la fama acquisita dalla sua torta, József Dobos successivamente si recò nelle principali località europee e in tutte le fiere. La torta assunse presto fama in tutta Europa, grazie anche alla promozione fatta da Dobos, che viaggiò a lungo presentandola.
La torta inizialmente aveva sei strati. Col tempo, ogni casalinga, volendo dimostrare le sue capacità gastronomiche, ha aggiunto una cosa in più, fino quando il dobos è arrivato ad avere dodici strati e una forma rettangolare.
L’ungherese József Dobos nacque in una famiglia di cuochi e in Ungheria divenne uno dei più grandi chef, famoso pasticcere e scrittore di libri di cucina. Possedette un negozio di alimentari, frequentato da persone ricche e influenti,
che si dice fungesse anche da trattoria. L’ intento József Dobos era di realizzare un dolce che potesse durare di più di quelli preparati con crema pasticcera e panna. Voleva realizzare una torta che mantenesse la sua forma ed il suo sapore a lungo. La crema di burro al cioccolato gli diede modo di realizzarla.
Come spesso avviene attorno alla nascita di dolci famosi, circola una leggenda.
Si narra che un aiutante di Dobos avesse per sbaglio montato il burro con lo zucchero, invece che con il sale come a quei tempi si faceva abitualmente.
Anziché buttare la crema, dopo averla assaggiata, Dobos la mescolò con uova, il cioccolato fuso, la profumò con il rhum e la utilizzò per farcire una torta di sua invenzione.
Il Caffè Ruszwurn di Buda è oggi una delle poche pasticcerie in cui la Torta Dobos viene preparata seguendo le indicazioni della ricetta originale.
La tomba di József Dobos si trova nel cimitero monumentale di Farkasréti a Buda.
Una grossa torta scolpita in marmo sul marmo della tomba ricorda al mondo la genialità del suo inventore.(Gabry)
foto:quotesideas.com
MARE MARE MARE!!!
Le più belle località balneari italiane... e non solo...
foto:lucianabartolini.net
foto:obiettivocasa.net
La Maddalena
La cittadina si sviluppa sulla costa meridionale dell'isola di La Maddalena, la più estesa dell'arcipelago davanti alle coste galluresi. La Maddalena fu fondata nel 1770 nell'area occupata da un borgo di pescatori, e da quel momento attirò le attenzioni di celebri condottieri per via della sua posizione strategica fra la Sardegna e il continente italiano. Primo fra tutti Napoleone Bonaparte, che nel 1793 tentò inutilmente di sbarcare nell'isola, o l'ammiraglio Nelson, che stazionò con la flotta inglese nel 1804 prima della battaglia di Trafalgar. Collegata con Palau tramite linee di traghetti la cui traversata dura circa 15 minuti, La Maddalena è una ordinata e soleggiata cittadina che attrae ogni anno un alto numero di visitatori. Il centro abitato si sviluppa intorno a piazza Garibaldi, animata da caffè e locali. Da qui si può raggiungere il centro storico, in cui si alternano scalinate e vicoletti. Vicino a via Vittorio Emanuele, dove svetta una colonna in granito dedicata a Giuseppe Garibaldi, si trova il porto peschereccio e turistico di Cala Gavetta, in cui si apre la piazza XXIII Febbraio 1793, che commemora l'eroica difesa dei maddalenini dagli attacchi napoleonici. Da piazza Umberto I, raggiungibile dal lungomare, si raggiunge il quartiere di Moneta, vivace borgo di pescatori servito dal ponte che si collega all'isola di Caprera.
Il fascino del mare caratterizza ogni angolo della cittadina, fra palazzi ottocenteschi e vicoli lastricati. Il porto di Cala Gavetta chiude l'abitato a occidente regalando un affascinante scorcio urbano, mentre il museo archeologico navale Nino Lamboglia è dedicato all'archeologia subacquea. Percorrendo la strada panoramica che costeggia i litorali per circa 20 chilometri si possono attraversare zone panoramiche indimenticabili. Il centro si veste a festa in occasione della festa patronale di Santa Maria Maddalena fra il 20 e il 22 luglio, invasa dai profumi della frittura di pesce a Cala Gavetta. Da evidenziare inoltre, ogni anno, il vivacissimo Carnevale.
fonte:sardegnaturismo.it/
foto:lamaddalenatour.it
Abbatoggia
La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell'isola di La Maddalena. Per arrivare alle spiaggette di Abbatoggia, che si trovano nell'omonima località, si deve percorrere la strada panoramica ed appena arrivati all’altezza dell’incrocio per Bassa Trinita, si deve imboccare l’altro incrocio a fianco, contraddistinto dalla strada in sterrato, e si devono seguire le indicazioni per Abbatoggia. La zona è ricca di spiagge e calette che si trovano via via percorrendo la strada sterrata, la prima spiaggia che si viene a trovare è quella dell’Uomo Morto, la si può notare dalla strada guardando in basso a sinistra, la stessa è caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da un mare cristallino e trasparente. Proseguendo per la strada sterrata, all’altezza del Camping Abbatoggia, nell’incrocio sulla destra, vi è un altra strada contraddistinta da una sbarra, che porta alle spiaggette di Abbatoggia, caratterizzate da un mix di scogli e sabbia di tipo più grossa. Superato il Camping e proseguendo con la strada sterrata principale, si arriverà a delle altre spiaggette molto belle, conosciute con il nome dello “Strangolato”. Per chi è amante del trekking, dal parcheggio, che delimita la fine della strada, si possono intraprendere dei sentieri naturali che portano alla estremità della località, conosciuta come Punta Abbatoggia, in cui è presente una scogliera veramente affascinate. I servizi di bar e ristorazione sono garantiti dal Camping che organizza in molte serate anche feste a tema di vario genere.
foto:lamaddalenatour.it
Bassa Trinità
La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell' isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo la strada panoramica. Il luogo è caratterizzato da 3 calette stupende, tutte collegate tra di loro, di cui l’ultima rimane decisamente più grande. Non è facile descriverne la loro bellezza incontaminata, comunque una lunga discesa di sabbia bianchissima, arricchita da una vegetazione mediterranea molto colorata e profumata, ci porta ad un mare trasparente e limpido dai colori mozzafiato. Nei parcheggi della spiaggia sono presenti dei servizi di ristoro e bar. Per gli amanti del trekking la spiaggia è raggiungibile anche tramite un sentiero naturalistico molto carino ed interessante che parte dalla Chiesa della Trinita.
foto:lamaddalenatour.it
Cala d' Inferno
Questa località, molto bella ed intrigante, la si trova nella parte meridionale dell' isola di La Maddalena nel versante che da di fronte alle isole di Santa Maria, Budelli e Razzoli. Per raggiungerla si deve percorrere il lungomare di Padule e si devono superare le località di Tegge, Nido d’ Aquila, Cala Francese e Carlotto. Superate queste località si arriverà ad una salita, si dovrà andare ancora avanti, e dopo pochi tornanti si arriverà ad uno spiazzo da cui, oltre a poter godere del panorama sull'arcipelago, si potrà percorrere a piedi un sentiero che porterà alla spiaggia sottostante. Nelle vicinanze dello spiazzo si può ammirare anche la Batteria militare dei Colmi.
foto:lamaddalenatour.it
Cala Francese
La spiaggia è collocata nella parte meridionale dell'isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo il lungomare di Padule. Una volta passate le località di Punta Tegge e Nido d’ Aquila si deve imboccare uno sterrato che porta alla spiaggia. La zona è molto suggestiva in quanto è caratterizzata da una cava di granito ormai dimessa. Nella seconda metà del 1800 si iniziò ad estrarre il granito, che venne esportato in molte parti del mondo, e servì per costruire il monumento “Ismailia” sul canale di Suez, i porti di Alessandria d’Egitto e di Genova, il ponte Palatino e le spallette del lungo Tevere a Roma, i bacini di carenaggio di Malta, Venezia e Taranto e il monumento a “Don Guzmao” a Santos in Brasile. La cava funzionò fino alla Seconda Guerra Mondiale, dove a causa degli eccessivi costi di trasporto, venne chiusa. Ancor oggi è possibile visitarla ammirando i vecchi macchinari logorati dal tempo come il trenino, la gru, i binari, i carrelli ecc..
foto:lamaddalenatour.it
Cala Lunga di Porto Massimo
La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell' isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo la strada panoramica. Una volta superata la Baia di Spalmatore e del Costone si arriverà alla località turistica di “Porto Massimo”. La spiaggia è collocata, proprio nell’insenatura, all’ingresso del centro turistico, ed è caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da uno specchio d’acqua di incomparabile bellezza e trasparenza. Nel centro turistico si possono trovare tutti i servizi come il bar, il ristorante, il market, l' edicola ecc.
foto:lamaddalenatour.it
Carlotto
Questa località, molto bella ed intrigante, la si trova nella parte meridionale dell' isola di La Maddalena, percorrendo il lungomare di Padule ed una volta passate le località di Punta Tegge, Nido d’ Aquila e Cala Francese, si arriverà ad uno spiazzo sulla sinistra da cui si potrà imboccare lo sterrato che porta diretti alla spiaggia della Madonnetta e ad altre calette mozzafiato. Nella località di Carlotto è presente anche un fortino militare, una banchina per l’attracco delle barche ed un piccolo santuario chiamato “Chiesa della Madonnetta”, la cui storia risale alla fine del 1800 quando un pescatore di aragoste scampato ad un naufragio, per ringraziare la Madonna, gli dedicò un quadretto che pose tra le rocce, oggi il quadretto è sostituito da una statuetta che viene conservata all’interno del santuario. Da questo evento iniziò il rito della festa che ogni 1 maggio attira molti maddalenini e turisti su queste scogliere dove si pranza all’aperto o all’interno delle batterie militari e poi nel pomeriggio si finisce con i riti religiosi in memoria della Madonna.
foto:lamaddalenatour.it
Il Cardellino
La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell' isola di La Maddalena e per raggiungerla dovete percorrere la strada panoramica. Una volta superate le località di Spalmatore e di Porto Massimo, dovete proseguire per la strada senza svoltare in nessun incrocio, e dopo poche centinaia di metri, dopo aver superato il piccolo porticciolo turistico di "Stagno Torto" nella località di Marginetto, la troverete sulla destra proprio a fianco alla strada. La spiaggia ha un fondale basso quindi si presta per le famiglie con bambini al seguito.
foto:lamaddalenatour.it
Il Costone
La Baia di Spalmatore, comprende diverse spiagge e calette, e la si trova percorrendo la strada panoramica. Il posto è eccezionale in quanto, oltre ad essere sempre riparato dal vento, offre mediante la spiaggia principale di Spalmatore, caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da un mare cristallino e trasparente, diversi servizi per i bagnanti, come quelli del bar, ristorante, molo, spiaggia attrezzata ad accogliere le persone disabili, non mancano infine altri servizi come sdraio e ombrelloni, pedalò, canoe, ecc.. Le strutture del bar e del ristorante la notte si trasformano in un locale di tendenza dove ci si può svagare con musica da vivo, danzanti e serate a tema. Proseguendo in direzione Porto Massimo la Baia di Spalmatore propone anche altre tipologie di spiagge come ad esempio, quella del Costone che è caratterizzata da una sabbia dorata
foto:lamaddalenatour.it
L' Uomo Morto
La spiaggia si trova nel lato occidentale dell' isola di La Maddalena. Per arrivare a questa spiaggia che si trova nella località di Abbatoggia si deve percorrere la strada panoramica ed appena arrivati all’altezza dell’incrocio per Bassa Trinità, si deve imboccare l’altro incrocio a fianco, contraddistinto dalla strada in sterrato e si devono seguire le indicazioni per Abbatoggia. La zona è ricca di spiagge e calette che si trovano via via percorrendo la strada sterrata, la prima spiaggia che si viene a trovare è quella dell’Uomo Morto, la si può notare dalla strada guardando in basso a sinistra, la stessa è caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da un mare cristallino e trasparente. Proseguendo per la strada sterrata, all’altezza del Camping Abbatoggia, nell’incrocio sulla destra vi è un altra strada contraddistinta da una sbarra, che porta a delle altre spiaggette molto carine, caratterizzate da un mix di scogli e sabbia di tipo più grossa. Superato il Camping e proseguendo con la strada sterrata principale, si arriverà a delle altre spiaggette molto belle, conosciute con il nome dello “Strangolato”. Per chi è amante del trekking, dal parcheggio che delimita la fine della strada, si possono intraprendere dei sentieri naturali che portano alla estremità della località, conosciuta come Punta Abbatoggia, in cui è presente una scogliera veramente affascinate. I servizi di bar e ristorazione sono garantiti dal Camping che organizza in molte serate anche feste a tema di vario genere.
foto:lamaddalenatour.it
Lo Strangolato
La spiaggia si trova nel versante settentrionale dell'isola di La Maddalena. Per arrivare alle spigge dello Strangolato che si trovano nella località di Abbatoggia si deve percorrere la strada panoramica ed appena arrivati all’altezza dell’incrocio per Bassa Trinita, si deve imboccare l’altro incrocio a fianco, contraddistinto dalla strada in sterrato, e si devono seguire le indicazioni per Abbatoggia. La zona è ricca di spiagge e calette che si trovano via via percorrendo la strada sterrata, la prima spiaggia che si viene a trovare è quella dell’Uomo Morto, la si può notare dalla strada guardando in basso a sinistra, la stessa è caratterizzata da una sabbia bianca e sottile e da un mare cristallino e trasparente. Proseguendo per la strada sterrata, all’altezza del Camping Abbatoggia, nell’incrocio sulla destra vi è un altra strada contraddistinta da una sbarra, che porta a delle altre spiaggette molto carine, caratterizzate da un mix di scogli e sabbia di tipo più grossa. Superato il Camping e proseguendo con la strada sterrata principale, si arriverà a delle altre spiaggette molto belle, conosciute con il nome dello “Strangolato”. Per chi è amante del trekking, dal parcheggio che delimita la fine della strada, si possono intraprendere dei sentieri naturali che portano alla estremità della località, conosciuta come Punta Abbatoggia, in cui è presente una scogliera veramente affascinate. I servizi di bar e ristorazione sono garantiti dal Camping che organizza in molte serate anche feste a tema di vario genere.
foto:lamaddalenatour.it
Marginetto
La spiaggia si trova nel versante settentrionale dell'isola di La Maddalena. Dalla località si può godere di un panorama unico sull'arcipelago di La Maddalena con particolare riferimento alle isole di Budelli, Razzoli e Santa Maria.
La località di incomparabile bellezza naturalistica, immersa in un mix di roccia granitica e macchia mediterranea, la potete raggiungere percorrendo la strada panoramica. Una volta che avete superato le località di Spalmatore e Cala Lunga di Porto Massimo proseguendo per la strada arriverete ad un incrocio, dove svoltando subito sulla destra, troverete, prima di tutto il piccolo porticciolo turistico di “Stagno Torto”, e poi via via le spiaggette. Le Spiaggette della località sono tutte molto carine e sono contraddistinte da una sabbia bianca e sottile su uno specchio d’acqua di immensa bellezza e trasparenza.
foto:lamaddalenatour.it
Nido d'Aquila
La spiaggia è collocata nella parte meridionale dell' isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo il lungomare di Padule. Arriverete alla località di Nido d'Acquila una volta che avrete superato il lido di Tegge. All'ingresso della località è presente la fortezza militare di Nido d'Aquila.
foto:lamaddalenatour.it
Spiaggia Piras
La spiaggia si trova nella parte settentrionale dell' isola di La Maddalena e la si può raggiungere percorrendo la strada panoramica, svoltando nell'incrocio che porta al Villaggio Piras.
foto:lamaddalenatour.it
Testa del Polpo
La spiaggia della Testa del Polpo si trova nella parte meridionale dell’isola di La Maddalena, precisamente nella località dell'Isoleddu. Il nome che porta la spiaggia gli venne affibbiato per merito dell’enorme roccia che la domina, rassomigliante appunto ad una testa di un polpo. La spiaggia è caratterizzata da una sabbia bianca molto sottile e da un mare limpido e cristallino, tanto da essere paragonato ad una piscina naturale. Nelle vicinanze sono presenti anche tante altre calette molto carine che non aspettano altro che essere visitate. Per arrivare alla spiaggia si deve seguire tutto il lungomare di Via Ammiraglio Mirabello ed una volta arrivati al semaforo si deve svoltare sulla sinistra, in Via Aldo Moro, e poi subito sulla destra, per Via Indipendenza. Percorrete tutta la via ed una volta arrivati arrivati nel quartiere di Moneta (Fraz. di La Maddalena), circa 1 Km prima di arrivare al ponte, dovrete svoltare in un incrocio sulla sinistra, seguendo le indicazioni per la “Panoramica" e la "Marina dei Giardinelli”. Dopo circa 200 m troverete un altro incrocio sulla destra con le indicazioni “Cala Peticchia” e “Testa del Polpo”, quindi svoltate e seguite la strada. Entrati nella Marina dei Giardinelli si deve andare avanti (la strada non è proprio in buone condizioni) e si deve svoltate sempre a destra negli incroci, fino ad arrivare ad uno spiazzo adibito a parcheggio, dal quale si dovrà percorrere a piedi un piccolissimo sentiero che porterà alla spiaggia principale.
fonte:lamaddalenatour.it(Ivana)
GOSSIP!!!!
Sofia Vergara: «Amo l'estate»
La prima tintarella dell'attrice è in piscina, mentre Goldie Hawn bellissima 70enne prende il sole alle Hawaii. E poi Raz Degan tra le onde del mar Rosso, Michelle Hunziker in città con le bambine: ecco l'estate (vip) 2016
L'estate 2016 è ufficialmente iniziata per tutti, finalmente. Anche se, in realtà, per molte star la bella stagione si era già aperta un bel po' di settimane fa. Con i primi bikini, le prime vacanze o fughe d'amore.
La meta preferita delle celebrity finora sembra essere il mare. Alle Hawaii sono volate insieme Kate Hudson e mamma Goldie Hawn che, sulla sabbia, si è trattenuta anche dopo la partenza della figlia. Sotto lo stesso sole anche Lea Michele, super sportiva nonostante il clima di vacanza.
La prima tintarella di Sofia Vergara è invece in piscina. Tra mille galleggianti. Ma il bikini «più commentato» (e invidiato) resta quello di Elisabetta Canalis. Il fisico dell'ex velina è infatti da 10, così come il suo umore. Da quando è mamma di Skyler Eva. A rubarle il «titolo» ci prova James Franco. Che su Instagram sfoggia un bellissimo bikini, non trovate?
I Beckham, invece, hanno inaugurato la stagione in Grecia. E Michelle Hunziker, non sapendo quale meta scegliere, in questo periodo fa la spola. Tra la Versilia per far giocare la bambine, Sole e Celeste, sulla sabbia. E le città del nord, sempre in famiglia.
A Monaco (per impegni di lavoro), per esempio, si è fatta accompagnare anche dalla figlia più piccola, Celeste. Elsa Pataky e Chris Hemsworth sono, invece, «fuggiti» in Australia, terra d'origine di lui. Eccoli al tramonto, felici e abbracciati. Come lo si può essere solo in vacanza.
fonte:http://www.vanityfair.it/(Lussy)
foto:vitaesalute.org
Salute e Benessere
foto:cure-naturali.it
Eucalipto
L’eucalipto è un albero sempreverde originario dell’Australia. Lì trova il suo habitat preferito e può raggiungere nell’intero arco vitale l’altezza di 90 metri. L’Eucalyptus globulus è coltivato anche nel Centro e Sud Italia e sfruttato, soprattutto in inverno, per le sue molte proprietà curative naturali.
Molto apprezzato è l’olio essenziale di eucalipto, che si ricava dalle foglie di questo albero. I suoi impieghi curativi sono molteplici, anche se per lo più associati alle malattie respiratorie e ai malesseri invernali. Come rimedio naturale si rivela però molto utile anche nei problemi di tutti i giorni, dalla presenza di formiche in casa all’infestazione da pidocchi.
Tra le sue proprietà più note troviamo l’azione balsamica, espettorante, antinfiammatoria e antibatterica. Uno degli utilizzi maggiori dell’estratto o delle foglie di eucalipto fa riferimento ai sintomi da raffreddamento. Uno di questi è la tosse, il cui trattamento rimanda a uno dei rimedi naturali della nonna per eccellenza: i suffimigi.
Occorrerà tenere in infusione alcune foglie di eucalipto, meglio se accompagnate da alcune di menta, in un contenitore d’acqua bollente. Munirsi a quel punto di un asciugamano, con cui coprirsi il capo, rilassandosi e respirando in maniera lenta e naturale. L’azione balsamica ed espettorante garantiranno una migliore respirazione grazie alla fluidificazione del muco e del catarro presenti all’interno dei polmoni.
Azione balsamica svolta anche sotto forma di tisana naturale. Ne basterà lasciare in infusione circa 3 grammi di foglie secche per 10 minuti, tenendo coperta la tazza o la teiera per evitare che le componenti volatili benefiche vadano disperse nell’aria. Una volta pronto l’infuso “catturatene” i primi fumi con respiri profondi, così da sfruttarne a pieno il potenziale curativo.
Da non dimenticare inoltre l’effetto benefico garantito anche dal miele di eucalipto, in particolar modo se “potenziato” dall’aggiunta di alcuni chiodi di garofano. Rappresenta un potente rimedio nel trattamento dei più comuni sintomi influenzali, dal raffreddore alla tosse.
Con l’olio essenziale di eucalipto è possibile inoltre pulire in maniera efficace il proprio materasso per rimuovere gli acari, così come per il trattamento dei pidocchi. In questo secondo caso basteranno 3 cucchiaini di olio d’oliva caldo (non bollente) accompagnati da altrettanti di olio essenziale.
Valutare infine la possibilità di controindicazioni specifiche con il proprio medico curante, in special modo qualora l’utilizzo debba essere su bambini, donne in gravidanza e nel caso di ipersensibilità ad alcuni componenti.
fonte:greenstyle.it
Effetti collaterali
In seguito all'assunzione di eucalipto o sue preparazioni, potrebbero insorgere effetti indesiderati, come: nausea, vomito, bruciore epigastrico, esofagiti e diarrea.
Inoltre, possono manifestarsi reazioni di sensibilizzazione in individui sensibili.
In seguito a un sovradosaggio da olio essenziale di eucalipto, invece, possono manifestarsi gravi sintomi, come: diminuzione della pressione sanguigna, disturbi circolatori, collasso, convulsioni e asfissia.
Controindicazioni
Evitare l'assunzione di preparati a base di eucalipto in caso d'ipersensibilità accertata verso uno o più componenti, in pazienti affetti da patologie infiammatorie del tratto gastrointestinale o dei dotti biliari e in pazienti affetti da gravi disturbi epatici.
Inoltre, l'utilizzo di eucalipto è controindicato anche in gravidanza, durante l'allattamento e in pazienti in età pediatrica.
Interazioni Farmacologiche
L'eucalipto è un induttore enzimatico, perciò può aumentare il metabolismo di numerosi farmaci (fra cui ricordiamo i barbiturici, l'aminopirina e le amfetamine), diminuendone, di conseguenza, l'efficacia terapeutica.
Inoltre, l'eucalipto può causare un potenziamento degli effetti esercitati da farmaci ipoglicemizzanti orali.
fonte:my-personaltrainer.it(Ivana)
STRISCIA FUMETTO
... LA NATURA SULL'ISOLA ...
Ma eccoci alla regina di tutti gli uccelli,
alla terribile e maestosa aquila,
i cui occhi, dicesi, sostengono,
senza restarne abbagliati, lo splendore del sole.
(Ida Baccini)Aquila reale
L'aquila reale è un uccello appartenente alla famiglia degli Accipitridi. Essendo la specie più comune, è diventato il rapace per antonomasia è chiamata semplicemente aquila. E'uno dei più potenti uccelli rapaci del mondo; la robusta struttura le consente di attaccare con successo prede spesso più pesanti di lei e nonostante la mole imponente possiede un volo assai agile.
Un tempo l'aquila reale viveva nelle zone temperate dell'Europa, nella parte nord dell'Asia, nel nord America, nord Africa e Giappone. In molte di queste regioni l'aquila è oggi presente solamente sui rilievi montuosi, ma nei secoli passati nidificava anche nelle pianure e nelle foreste. È assente in Islanda e Irlanda.
Può raggiungere dai 74 - 87 cm di dimensioni, la sua coda misura dai 26 ai 33 cm, ha un'apertura alare di 203-240 cm.
Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg e la femmina è circa più grande del maschio del 20%.
L'aquila è di color bruno castano nella parte superiore, con penne e piume copritrici più pallide, la testa assume un color castano dorato a cui fa riferimento il suo secondo nome "chrysaetos", che in greco vuol dire "aquila d'oro".
Il colore delle piume varia a seconda dell'età e un diventa esemplare adulto a 5 anni di vita. Il pulcino è ricoperto da un fitto piumino biancastro e quando inizia a volare ha un piumaggio bruno nerastro con evidenti macchie bianche a semiluna al centro delle ali e coda bianca bordata di nero.
Ha colonizzato un ampio areale sia in Eurasia, sia in Nord america. In Italia è presente su tutte le più importanti catene montuose. La regolazione della densità dei rapaci avviene in modo complesso ed efficienti, riuscendo a stabilizzare le specie intorno ai livelli compatibili con le risorse localmente fruibili. Un territorio frequentato da una coppia di Aquile reali è solitamente composto da un sito di nidificazione con pareti rocciose che possano ospitare i nidi e da una serie di territori di caccia. I nidi di trovano intorno ai 1700-2200 m. Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale, una volta formata la coppia e conquistato un territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni, sulle pareti a picco dei dirupi o, più raramente, fra i rami degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di anno in anno, quello che sembra il più adatto...storia, miti e leggende..
La parola Aquila evoca immagini che parlano di vette, di cielo, di altezze, di infinito. Nell'etimologia il termine greco αετος si ricollega a qualcosa di così elevato da non poter essere raggiunto dall'uomo.
La tradizione classica voleva che l'aquila fosse l'unico animale capace di fissare il sole e, di conseguenza, l'unica ad avere la possibilità di contemplare ed assimilare direttamente la luce della conoscenza.
Nella mitologia greca, l'aquila era sacra a Giove e lo avrebbe aiutato in modo risolutivo nella guerra da lui condotta contro il padre Saturno, mitico divoratore dei propri figli. Ma Saturno è anche Kronos, il Tempo che inesorabilmente distrugge e
travolge uomini e cose; la vittoria di Giove conferisce al sacro uccello una connotazione di immortalità che le
consente di superare i limiti temporali e di svettare verso l'eterno. L'aquila è presente, anche nel mito greco di Prometeo dove ogni notte un'aquila, messaggera di Zeus, gli rodeva il fegato, sede, insieme al cuore, dei principi vitali. Ma il fegato martoriato e distrutto ricresceva durante il giorno. Un racconto diffuso nei territori greci del Peloponneso, affermava che l’Aquila era l’unico uccello capace di volare dal mondo materiale a quello soprannaturale. Esso avrebbe divorato il corpo degli eroi moribondi per rifarne il corpo nel proprio ventre, prima di rimetterli di nuovo nel mondo.
Nell'antica Roma, l'aquila venne per la prima volta consacrata da Caio Mario, come insegna militare della legione, come ricordo di epiche guerre che egli combatté, vincitore, contro i Cimbri e i Teutoni nel II secolo a.C. La storia di Roma coincide con quella dell'aquila dalle sacre penne, dalle origini leggendarie, arriva fino al genio militare di
Cesare, alla missione di pace di Augusto, all'epopea di Carlo Magno, imprese, cui Cristo conferì il sigillo della legittimità nei momenti culminanti della sua missione terrena. Con la divisione dell'Impero in due parti decretata dall'imperatore romano Teodosio per i suoi figli, l'emblema dell'aquila romana fu raffigurata con un unico corpo con a due teste che rappresentavano l'oriente e l'occidente.
Con Carlo Magno, capo militare di enorme carisma, "defensor Christianae fidei" e consacrato da papa Leone III "imperatore dei romani" nella mitica notte di Natale dell'anno 800, l'Aquila divenne simbolo del Sacro Romano Impero da lui fondato, espressione di un dominio militare di dimensioni europee, cui per la prima volta l'autorità morale della Chiesa dava il riconoscimento ufficiale e l'appoggio.
In alcune opere d’arte del primo Medioevo, è visibile l’identificazione dell’Aquila con lo stesso Cristo, del quale ne rappresenta l’ascensione al cielo e la regalità suprema. I mistici medievali usarono il concetto d’Aquila per evocare la visione di Dio, paragonando la loro preghiera alle ali dell’uccello regale. Nel Medioevo l’Aquila fu equiparata al leone, da cui la sua evoluzione nel Grifone. Il testo dello Pseudo Dionigi, molto dalla Scolastica religiosa del Medioevo, riporta che “la figura dell’aquila indica la regalità angelica, la tensione degli angeli verso le cime divine. Il vigore dello sguardo verso la contemplazione di Dio, del sole che moltiplica i suoi raggi nello spirito.”
Nell’iconografia del periodo, le sommità delle colonne e gli obelischi furono spesso sormontati dall’immagine di un’Aquila, a significare la potenza spirituale più elevata, la sovranità, l’eroismo e, in generale, ogni virtù trascendente.
Nell'identificazione dell'aquila con la Giustizia, Dante è esplicito nel VI canto del Paradiso, quando, nel condannare i Ghibellini che si appropriano indebitamente del "sacrosanto segno" per farne un'insegna del loro partito, sfogare i loro odi e compiere le proprie vendette, immiserendone bassamente il valore e la funzione."Faccian li Ghibellin, faccian lor arte
sotto altro segno, ché mal segue quello
sempre chi la giustizia e lui diparte"
(Par. VI, vv. 103-105)
Nell'Ottocento, Napoleone sostituì il tradizionale simbolo del Gallo con quello dell'Aquila come emblema della Francia, e
lo zar Pietro I, quando nel 1721 si fece incoronare imperatore, adottò come emblema l'Aquila bicipite, le cui teste guardano rispettivamente al passato e al futuro, fondendo i due aspetti in quello dell'Eternità.
La valorizzazione dell'aquila avvenne anche nella Chiesa cattolica, che la definì un simbolo di spiritualità (l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni). La sua strumentalizzazione nel corso della storia l'ha portata paradossalmente ad essere vista da alcuni come un'immagine negativa, in quanto utilizzata come simbolo dagli stati totalitari che devastarono l'Europa nel '900. Fu poi spesso ripresa da tutte le nazioni che emulavano l'immagine di del potere; fu utilizzata dagli stati dell'Europa dell'est, da Hitler, da Mussolini e infine dagli USA.
Presso gli Irochesi una popolazione di nativi americani, Oshadagea, la “grande Aquila della rugiada”, è al servizio del dio del Tuono, Hino. Porta sulle spalle un lago di rugiada, con la quale innaffia regolarmente la terra, per permettere alla natura di proseguire la sua opera, anche dopo essere stata attaccata dagli spiriti maligni. Animale psicopompo, accompagna le anime nel loro viaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti. È anche un uccello augurale, di cui gli antichi interpretavano il volo. La piuma dell’Aquila è per gli Indiani simbolo di potere e conoscenza, che richiama al rapporto simbiotico con la Natura e i cicli del tempo lunare. Il fischietto d’osso e il mitico casco di penne d’Aquila, il leggendario “War bonnet”, indicativo del massimo riconoscimento a cui loro aspiravano, erano usati nella propiziatoria e spesso sciamanica, “danza del sole”, comune a molte etnie pellerossa, azteche e perfino nipponiche...una leggenda..
Nel tempo più lontano che ci sia, quando non era apparso ancora il sole, né la luna, né le stelle, né la terra, quando non c’era che l’aria, immensa, infinita, e al di sotto di lei non c’era che il mare, infinito anch’esso ed immenso, la bella Fata della Natura, la figlia dell’aria, si stancò di tanta monotonia.
Scese giù dalla sua casa tutta azzurra ed incominciò a vagare sul mare; sfiorando con i piedi l’acqua chiara giocava con la spuma e con gli spruzzi salsi, scivolava sulle creste dei marosi ed intrecciava corone d’alghe per la sua testa bionda.
Ma poi anche di questo si stancò; si adagiò quindi sulle onde, posò il capo sulla spuma bianca e lasciò che i capelli si sciogliessero e galleggiassero tutt’intorno al suo viso. Un dolce sonno la prese, mentre il mare la cullava e la trasportava lievemente di qua, di là, piano piano, senza svegliarla.
Quand’ecco un’aquila enorme apparve nel cielo, venuta da chissà dove, da quali misteriosi confini dell’aria. Era stanca, cercava un luogo dove posarsi; agitava le ali, spossata, e a quel battito di penne la Dea si svegliò. Aprì i suoi grandi occhi azzurri, sollevò lentamente un ginocchio fuori dalle acque e l’aquila discese, squassando le pesanti ali in un ultimo sforzo e vi si posò.
A lungo la Fata e l’aquila furono sballottate dalle onde. Sul ginocchio della Dea l’uccello fece il suo nido, e vi depose sei uova d’oro e un uovo di ferro, e le covò.
Al quarto giorno il calore delle uova divenne così forte che la Dea non poté più sopportato. Si mosse di colpo ed ecco che le uova rotolarono le une contro le altre e s’infransero. L’aquila con un grido distese le larghe ali e s’innalzò nell’aria.
Ma una cosa meravigliosa accadde allora, nell’infinito universo. Il guscio delle uova d’oro s’ingrandì, si distese, formò la volta del cielo e la superficie ricurva della terra: i rossi tuorli formarono gli astri, il sole, la luna, le stelle, i piccoli frammenti neri dell’uovo di ferro si convertirono in nubi e corsero rapide sui mari.
E il mondo sorse così, per caso, mentre la Dea risplendeva nell’immensità del creato.
Poi essa si sollevò dalle acque, toccò con le agili dita la terra molle e formò i seni e le baie, calcò con i piedi il suolo d’argilla e formò i monti e le valli, si adagiò al sole e con le braccia distese formò le vaste pianure. E là, dove la Dea aveva posato il capo, i capelli grondanti formarono laghi e fiumi e cascate d’argento.
E dove la Fata aveva poggiato i piedi divini, sorse una ghirlanda d’isole brune. Così nacque la Finlandia, la strana terra dai quarantamila occhi azzurri, incoronata d’isole e di scogli. (https://giardinodellefate.wordpress.com)(Gabry)
POESIE DI STAGIONE
AGOSTO
Un bambino al mare
Conosco un bambino così povero
che non ha mai veduto il mare:
a Ferragosto lo vado a prendere,
in treno a Ostia lo voglio portare.
Ecco guarda gli dirò
questo è il mare, pigliane un pò!
Col suo secchiello, fra tanta gente,
potrà rubarne poco o niente:
ma con gli occhi che sbarrerà,
il mare intero si prenderà.(Gianni Rodari)
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Buon Giovedì, un abbraccio a tutti.
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gheagabry.
User deleted
. BUONA DOMENICA
Video. -
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Buon inizio settimana, un abbraccio a tutti.
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Buon martedì, un abbraccio a tutti.
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Buon Mercoledì, un abbraccio a tutti.
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Buon Giovedì, un abbraccio a tutti.
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