STRANI MUSEI

I musei italiani e del mondo più particolari

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  1. gheagabry
     
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    STRANI MUSEI


    "..quei piccoli cartoncini raffiguranti i nostri personaggi del cuore
    di quando eravamo giovani,
    chiusi e raccolti nell'album delle meraviglie,
    alla ricerca del numero mancante, barattato tra amici.
    Che si trattasse di figurine di cartoni animati, calciatori, film e personaggi televisivi,
    non ha importanza.
    Era qualcosa di magico che è rimasto nella memoria di ognuno di noi."
    (dal web)


    IL MUSEO DELLA FIGURINA


    Il Museo della Figurina è nato dalla appassionata opera collezionistica di Giuseppe Panini, fondatore, nel 1961, dell’omonima azienda assieme ai fratelli Benito, Franco Cosimo e Umberto. Nel corso degli anni egli ha raccolto centinaia di migliaia di piccole stampe a colori che nel tempo sono andate a costituire questa straordinaria collezione diventata museo all’interno dell’azienda nel 1986. Nel 1992 Giuseppe Panini e l’azienda stessa decidono di donare il Museo al Comune di Modena, città ritenuta sua sede naturale in quanto capitale mondiale della figurina moderna.
    La raccolta riunisce accanto alle figurine propriamente dette, materiali affini per tecnica e funzione: piccole stampe antiche, scatole di fiammiferi, bolli chiudilettera, carta moneta, menu, calendarietti, album pubblicati dalle ditte per raccogliere le serie o creati per passatempo dai collezionisti seguendo solamente il proprio gusto estetico e la propria fantasia e molti altri materiali ancora. Il Museo è stato aperto al pubblico il 15 dicembre 2006, nella prestigiosa sede di Palazzo Santa Margherita.
    Accoglie i visitatori il «tunnel delle meraviglie» decorato alle pareti, nel soffitto e perfino nel pavimento tramite un gioco di specchi da coloratissime gigantografie delle profondità marine, le meraviglie per l’appunto di un mondo misterioso proposte all’immaginario collettivo tramite una serie di figurine, quando ancora non esistevano i documentari filmati o le sofisticate fotografie subacquee. Dopo aver attraversato un suggestivo 'tunnel delle meraviglie', si accede alla sala espositiva, allestita con sei 'armadi' espositori, concepiti come grandi album da sfogliare, grazie agli otto sportelli laterali estraibili.


    Gli antecedenti
    La sezione presenta incisioni d’epoca, matrici originali e riproduzioni di una serie di immagini a stampa che hanno influenzato l’iconografia delle figurine. Apparse in Europa a partire dal XV secolo e impresse con le tecniche della xilografia e della calcografia, queste incisioni, riprodotte e selezionate fra le più antiche e significative, sono state suddivise secondo i criteri di classificazione delle stampe popolari teorizzati da Achille Bertarelli. Nel corso dei secoli le stampe andranno progressivamente laicizzandosi e affrancandosi dalla funzione di precetto e di culto che le aveva generate, per evidenziare quell’aspetto satirico, cronachistico, ma soprattutto di divulgazione delle conoscenze, destinato a favorire la volontà squisitamente enciclopedica che caratterizzerà l’universo delle figurine.
    La cromolitografia
    La nascita della figurina e la grande diffusione di immagini nella seconda metà dell’Ottocento furono dovute ad un metodo di stampa destinato a rivoluzionare il mondo delle arti grafiche: la cromolitografia, il cui brevetto ufficiale fu depositato a Parigi nel 1837 da Godefroy Engelmann (1778–1839). Benché già con l’incisione si ottenessero stampe policrome utilizzando matrici di colori diversi oppure acquerellando le stampe a mano, la cromolitografia rese possibile la produzione di una grande quantità di immagini a basso costo. Inoltre, rispetto alle tecniche precedenti, ampliò la gamma cromatica e consentì una precisione di dettagli fino ad allora impensabile. Alla base delle tecnica cromolitografica si trova l’invenzione della litografia, nata a Monaco nel 1798 dalle sperimentazioni di Aloys Senefelder (1771-1834) ed inizialmente impiegata per la riproduzione di spartiti musicali.
    La nascita e la diffusione
    Le prime figurine, con tutta probabilità, nacquero in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, ma si diffusero rapidamente nel resto dell’Europa e negli Stati Uniti, grazie al fertile incontro tra la stampa cromolitografica e le esigenze pubblicitarie create dalla rivoluzione industriale. Per molti aspetti diverse da quelle attuali, le figurine ottocentesche consistevano in piccole stampe a colori recanti un messaggio pubblicitario. Generalmente prodotte in serie di sei o di dodici, accomunate da uno stesso soggetto, venivano date in omaggio da negozi e grandi magazzini, per invogliare i loro clienti a tornare. Questa formula si rivelò un incentivo all’acquisto talmente azzeccato che ben presto le varie litografie iniziarono a stampare immagini apposite, lasciando in alcuni casi degli spazi bianchi costituiti da cartigli, cartelloni, vele ed altro, che permettevano di inserire in maniera più artistica il messaggio. In altri, su richiesta del negoziante, venivano inseriti oggetti che alludevano alla sua attività, come ad esempio un orologio per un orologiaio. Alcune ditte, come i grandi magazzini Bon Marché, iniziarono a commissionare immagini originali ed esclusive.
    La Liebig
    Senza dubbio la storia delle figurine non sarebbe stata la stessa senza l’apporto essenziale dell’azienda che più di ogni altra ha legato il proprio nome ai cartoncini stampati: la Liebig, produttrice del famoso estratto di carne, la cui formula fu pubblicata nel 1847 dopo diversi anni di studi, ma che leggenda vuole essere stata scoperta da Justus von Liebig, dopo aver passato una notte intera nel suo laboratorio alla ricerca di una cura per un’amica della figlia malata di tifo.
    La ditta non produsse solo figurine, ma un’enorme quantità di gadget e di oggetti stampati, quali menù, segnaposti, sottobicchieri, calendari e molto altro.Per capire quanto fossero noti i prodotti Liebig basti sapere che quando Stanley intraprese il viaggio in Africa alla ricerca di Livingstone, si dotò del vasetto Liebig; stessa cosa fecero gli scalatori del K2 nel 1954; persino Jules Verne fece gustare ai protagonisti del suo Intorno alla Luna delle saporitissime tazze di brodo Liebig.
    Non solo figurine
    Allo stesso modo in cui l’invenzione dei caratteri mobili da parte di Gutenberg nel XV secolo causò il passaggio dalla cultura orale a quella scritta, l’invenzione della litografia prima e della cromolitografia in seguito, provocarono una vera e propria trasformazione nel panorama culturale e antropologico. Difficile per noi, abituati ad essere circondati da una grande quantità di immagini di tutti i tipi, riuscire a comprendere che cosa potesse significare in termini emotivi per l’uomo dell’Ottocento la possibilità di tenere tra le mani e conservare un gran numero di immagini a colori. Si aprivano nuove possibilità di conoscenza e di creazione di mondi fantastici. Le piccole immagini a colori consentivano di visitare paesi lontani, conoscere animali e piante mai visti, riflettere sugli avvenimenti del tempo o semplicemente divertirsi. In poche parole aprivano la strada alla meraviglia. Al contempo esse andavano incontro alle nuove esigenze di comunicazione prodotte dai processi di trasformazione della società europea e nordamericana: industrializzazione, grande distribuzione, urbanesimo. Molti produttori e venditori si resero ben presto conto del grande fascino esercitato dalle immagini a colori ed iniziarono ad utilizzarle per impacchettare le loro merci, comunicarne le virtù o semplicemente darle in omaggio ai clienti per favorirne la fedeltà. Nascono etichette di ogni genere, fascette di sigari, chiudilettera, scatole di fiammiferi, biglietti da visita: tutto si adorna di cromolitografie dai colori brillanti e vivaci ed ogni cosa diventa oggetto di raccolta, indifferentemente...
    (comune.modena.it)



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    Orari e informazioni

    da mercoledì a venerdì 10.30-13; 15-18
    sabato, domenica e festivi 10.30-19
    lunedì e martedì chiuso
    Ingresso gratuito
     
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34 replies since 19/9/2012, 16:26   3168 views
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