SCULTORI

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  1. gheagabry
     
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    « io volevo [...] far cementare le mie statue, una dietro l'altra, davanti al municipio di Calais, proprio nel mezzo al selciato della piazza, come una corte vivente di sofferenza e sacrificio. Sarebbe sembrato così che i miei personaggi si ergessero dal Municipio al campo di Edoardo III; e gli attuali abitanti di Calais, quasi sfiorandoli nel passare, avrebbero meglio sentito l'antica solidarietà che li lega a questi eroi. Sarebbe stato, credo, di grande effetto. Ma rifiutarono il mio progetto e mi imposero un piedistallo tanto deforme quanto inutile. Hanno sbagliato, ne sono certo. »


    AUGUSTE RODIN


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    François-Auguste-René Rodin nacque il 12 novembre del 1840 a Parigi. Suo padre, Jean-Baptiste, era un impiegato presso gli uffici di polizia della città. Rodin iniziò fin da bambino a mostrare una particolare inclinazione per il disegno e frequentò la Petite Ècole, dove studiò disegno e pittura. Lasciò la scuola nel 1857, anche in seguito alle divergenze con alcuni docenti che prediligevano la corrente neoclassica da cui Rodin si era presto emancipato sviluppando nuovi stili. Nei vent’anni successivi lavorò principalmente come artigiano e decoratore.
    In quel periodo aderì anche alla Congregazione del Santissimo Sacramento, istituto maschile di diritto pontificio concentrato principalmente sulla promozione della centralità dell’Eucarestia. Il fondatore della Congregazione, Pierre-Julien Eymard (che sarebbe poi diventato santo nel 1962), si rese presto conto delle abilità di Rodin e lo invitò a proseguire nello studio e nell’approfondimento della scultura, che gli stavano molto più a cuore delle opere della Congregazione. Rodin abbandonò l’istituto, tornò a lavorare come artigiano e intanto prese lezioni da Antonine-Louis Barye, molto conosciuto per le sue sculture di animali, che avrebbero poi influenzato il lavoro dello stesso Rodin.
    A metà degli anni Sessanta dell’Ottocento conobbe una sarta con cui avviò una relazione che durò per tutta la sua vita e con cui ebbe un figlio. Nel 1866 divenne assistente capo nello studio d’arte di Albert-Ernest Carrier-Belleuse, che realizzava e vendeva grandi quantità di oggetti d’arte. Rodin si occupava principalmente della progettazione di decorazioni per interni. Per un breve periodo fu arruolato nell’esercito per combattere la Guerra franco-prussiana, ma fu presto congedato a causa della sua forte miopia. Le ristrettezze portate dalla guerra fecero diminuire la domanda per gli oggetti d’arte e le decorazioni, cosa che portò a diverse difficoltà economiche per Rodin.

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    Per provvedere alla propria famiglia, Rodin accettò la proposta di Carrier-Belleuse di trasferirsi temporaneamente in Belgio per svolgere alcuni lavori nell’area di Bruxelles. Rimase nel paese per circa sei anni, un periodo che si rivelò fondamentale per far conoscere la propria arte. Anche grazie ad alcuni contatti e nuovi impieghi, Rodin ebbe modo di mostrare le sue opere nei saloni d’arte e con il denaro ricavato dai propri lavori si poté permettere un viaggio in Italia nel 1875. Vide dal vero i lavori di Donatello e Michelangelo, che lo avrebbero successivamente influenzato molto per la realizzazione delle sue sculture.
    Rodin tornò a Parigi nel 1877 e dopo diverse traversie e un’accusa di plagio, nel 1880 ottenne da Carrier-Belleuse un lavoro come progettista presso la fabbrica di porcellane di Sèvres, ora guidata dal suo vecchio datore di lavoro. Grazie al lavoro di Rodin la fabbrica divenne conosciuta in tutta Europa per i suoi manufatti. Negli anni seguenti partecipò a diversi saloni d’arte parigini, ottenendo importanti contatti per promuovere e far conoscere ulteriormente le proprie opere e ottenere commissioni.
    Negli ultimi anni Rodin ottenne, con alterni esiti, un certo seguito anche negli Stati Uniti grazie all’interessamento di una curatrice d’arte di Chicago che si diede da fare per farlo conoscere sul mercato americano. Divenne molto conosciuto anche nel Regno Unito, mentre in Francia avviò anche collaborazioni con la Société Nationale des Beaux-Arts. Nell’autunno del 1917 si ammalò di influenza ed ebbe successivamente alcune complicazioni polmonari, che ne causarono la morte il 17 novembre dello stesso anno.
    Rodin ebbe un ruolo fondamentale nella scultura del diciannovesimo secolo. Abbandonando secoli di tradizione legata all’idealismo delle forme del corpo umano dell’epoca classica e alla bellezza decorativa del Barocco e del neo-Barocco, tornò all’estetica del singolo mettendo in evidenza le vere forme e la concretezza del fisico umano. Sfruttando giochi di luce e ombre, cercava di svelare la personalità dei soggetti delle sue sculture, lasciando che fossero il corpo umano, le posizioni e la tensione dei muscoli a comunicare con l’osservatore. Ai suoi modelli Rodin chiedeva spesso di muoversi nello studio, invece di assumere le classiche posizioni fisse e ferme da accademia. Faceva bozzetti in pochi minuti con la creta, che diventavano poi la base per le sue opere, realizzate di solito in bronzo.

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    Meglio di qualsiasi altra opera, le sue sculture mostrano efficacemente lo stile per molti versi unico di Rodin. Tra i suoi lavori più conosciuti e apprezzati ci sono I borghesi di Calais, Il bacio, la Maschera dell’uomo dal naso rotto, La mano di Dio e Orfeo ed Euridice. Tuttavia, Rodin è principalmente conosciuto per Il pensatore.

    La statua inizialmente avrebbe dovuto far parte di un grande portale in bronzo commissionato a Rodin per un museo d’arti decorative a Parigi, che non fu poi realizzato. Il portale avrebbe mostrato diverse scene ispirate alla Divina Commedia, tra le quali un Dante assorto nei propri pensieri davanti alle porte dell’Inferno. Il soggetto rappresentato nel Pensatore è un uomo nudo, seduto, con il mento appoggiato sul dorso della propria mano destra mentre guarda verso il basso. È ispirata alla figura del Pensieroso scolpita da Michelangelo che si trova oggi nella basilica di San Lorenzo a Firenze. Il pensatore si emancipò presto dal progetto originario, assumendo una nuova portata simbolica: l’essere umano che pensa al proprio destino e a ciò che lo attende.
    Una prima versione in gesso dell’opera fu realizzata da Rodin intorno al 1880, mentre la fusione in bronzo risale al 1902. Mostrato al pubblico due anni dopo e successivamente acquisito dalla città di Parigi, fu esposto nel 1906 all’esterno del Panthéon e successivamente trasferito in quello che sarebbe diventato il Museo Rodin. Esistono più di 20 fusioni del Pensatore distribuite nei musei di tutto il mondo dagli Stati Uniti alla Turchia. In Italia una copia è conservata presso la Galleria internazionale d’arte moderna di Venezia.
    (ilpost.it)




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    La porta dell'inferno è una scultura incompiuta di Auguste Rodin, sul quale lo scultore lavorò per più di trent'anni fino alla morte. È custodita al Musée Rodin di Parigi.
    Rodin pensò ad un portale monumentale, alto più di quattro metri e mezzo, ricoperto di bassorilievi ispirati all'inferno dantesco. Il tema richiesto era infatti libero e Rodin ne approfittò per sviluppare alcuni bozzetti basati sull'opera del poeta; sul suo rapporto con il poema di Dante ebbe a dire:
    « Dante non è solamente un visionario e uno scrittore; è anche uno scultore. La sua espressione è lapidaria, nel senso buono del termine. Quando descrive un personaggio, lo rappresenta solidamente tramite gesti e pose. [...] Ho vissuto un intero anno con Dante, vivendo di nulla se non di lui e con lui, disegnando gli otto cerchi dell'inferno... »

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    Nella Porta dell'inferno sono presenti ben 180 figure dalle dimensioni variabili, le quali possono raggiungere anche il metro d'altezza. Sono riconoscibili in particolare alcuni personaggi, tra i quali l'autore della Divina Commedia, raffigurato nelle vesti del pensatore al centro del portale; tra le altre figure si scorgono il Conte Ugolino, Paolo e Francesca nonché Adamo ed Eva.[/color]



    RODIN, ROSSO e "BALZAC"

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    Il primo incontro tra i due scultori è documentato da una lettera, datata 17 gennaio 1894, in cui Rodin, invitando Rosso a pranzo, gli dice anche della gioia provata il giorno in cui era andato a trovarlo: «Arrivando al vostro studio, sono stato preso da una folle ammirazione per voi... ». A consolidare la reciproca stima e amicizia ci fu anche lo scambio di un'opera: Rosso donò a Rodin una Rieuse, mentre Rodin gli regalò il Torso maschile che oggi è al Petit Palais.
    Fu un'amicizia che durò sino all'epoca in cui Rodin espose al Salon del 1898 il suo Balzac, il grande bronzo che gli era stato commissionato dalla Société des Gens de Lettres per suggerimento di Zola che ne era il presidente. Fu uno scandalo che si allargò rapidamente, anche perché finì per confondersi con l'«affaire» Dreyfus, su cui, proprio in quell'anno Zola aveva scritto il suo «J'accuse». La Société des Gens de Lettres, contro il parere di Zola che la difendeva, rifiutò l'opera, mentre il coro degli insulti e delle critiche diventava sempre più di uno scomposto clamore. La ragione era dovuta al fatto che il grande bronzo monumentale si presentava come un blocco sommario, non modellato nei dettagli. Un «feto colossale» si disse sui giornali. Non si era mai vista infatti una scultura di quelle proporzioni eseguita con modi così "approssimativi". La figura dell'autore della Commedia umana appariva infatti avvolta in un'ampia e lunga veste da camera ruvidamente informe, su cui s'affacciava l'enorme faccione del romanziere ugualmente trattato, incoronato da una capigliatura leonina, folta e disordinata.
    Lo sdegno del pubblico e della stampa nasceva dall'insolito modo di fare scultura, un modo che sembrava sbrigativo, trascurato, offensivo nei confronti della grande tradizione plastica francese. Non furono in molti i critici favorevoli, che s'accorsero anche dei motivi per cui Rodin aveva concepito ed eseguito un'opera cosiffatta. Ma qualcuno ci fu, e lo mise in chiaro. Uno di questi fu Sainte-Croix, in un articolo uscito ad apertura del Salon. Egli, nel suo `pezzo' inneggiava a Rodin, però metteva pure in chiaro ch'egli, nella sua impresa, aveva fatto fruttificare «i germi di una sorprendente rinascita» della scultura portati in Francia da «un grandissimo artista»: Medardo Rosso.
    A guardare il Balzac, in realtà, non si può fare a meno di pensare che Rodin abbia avuto più di una suggestione dalle opere di Rosso (come ad esempio dall'osservazione del Bookmaker, esposto alla mostra personale dell'italiano alla Bodinière nel dicembre 1893). Dalle sculture della sua carriera precedente, questa appare infatti decisamente diversa nella sua impostazione generale e nella maniera di risolvere la particolare scansione dei piani plastici, evitando ogni minuzioso descrittivismo.
    Ciò nonostante anche in questa scultura Rodin continuava a concepire la statua come l'aveva sempre concepita. Forse, ed è già stato fatto, se un precedente si può invocare a suo riguardo, anziché a Rosso, ci si deve piuttosto rivolgere a quelle prodigiose sculture `minori' che Daumier modellava per fissare alla brava il ricordo fisionomico dei politici da prender di mira o dei protagonisti della scena urbana.
    Rosso comunque, di tutto ciò si risentì profondamene, considerando invece il Balzac quale un affronto al suo primato innovativo, poiché il rischio era quello, data la fama e la potenza organizzativa di Rodin, di finire col passare come secondo in una vicenda in cui si considerava il primo, come dei resto era senz'altro.
    Rodin, nella sostanza, anche con la prova del Balzac, non era certamente un "impressionista". Rosso lo sapeva e ne avrebbe, più tardi, spiegato chiaramente i motivi. Lo scrisse su un giornale francese nell'ottobre del 1921 e lo ribadì con le stesse parole l'anno seguente, traducendo lo stesso testo su «Lo Spettatore».
    Ormai Rodin era morto da cinque anni, ma è a lui che Rosso si rivolge direttamente come continuando la polemica interrotta: «Voi», scrive, «non avete dato che un po' di vernice alla casa, ma con tutti i vostri sforzi non avete cambiato strada, non avete abbandonato la concezione materiale, ma siete rimasto, come sempre, all'interpretazione statuaria negazione di luce-vita; siete rimasto all'interpretazione di opere fatte perché `vi si giri attorno', perché `si tocchino con le mani' ».
    Così restava dunque Rodin e con questi caratteri restavano la sua grandezza, la sua prepotente forza espressiva, eloquente e letteraria; e così, impareggiabile, restava Medardo Rosso, che dal 1906, dalla delicata testina dell'Ecce puer, sino alla morte, non volle più metter mano sulla creta per non ripetersi, affinché la suprema grazia della sua scultura non corresse il rischio di diventare mestiere.
    (scultura-italiana.com)



    ..le opere..

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    Edited by gheagabry1 - 21/1/2022, 18:29
     
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