SCULTORI

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  1. gheagabry
     
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    UN SALTO NEL PASSATO...

    ...IL CRISTO VELATO...UN MISTERO NELL'ARTE



    cristo-velato

    "La pietra diventa liquida, grazie
    all'arte dello scultore, la trasparenza perfetta,
    inesistente il peso del sudario, anche perché
    in realtà, fisicamente, non c'è, eppure è
    visibile per magia ottica, per incantesimo
    della materia all'occhio. È il corpo stesso
    che genera, piegando il marmo in
    morbidissime onde, il suo velo. che lo
    separa dai viventi. Proprio questo
    miracoloso generare di leggerezza
    incorporea dalla pietra, rende alla scultura
    vita sublimata, trasformando il cadavere del
    Cristo in un sorprendente mistero. È una
    "visione". Di questo si tratta, di una
    perturbante ed ammaliante "maraviglia" che
    assorbe e sconcerta l'osservatore, rendendo
    la percezione visiva un fatto mistico.. quel corpo sublime
    che scioglie il marmo e lo ricama fino al
    merletto che si ripiega nell'angolo accanto al
    suo piede sinistro, è qualcosa di talmente
    straordinario ed ineffabile da essere divino
    nel senso più alto e trascendente della
    parola, deposta la corona di spine ed il
    chiodo e la tenaglia del martirio, è Cristo
    soltanto nel nome, è soprattutto l'uomo che
    la morte rende eroe di un'altra realtà,
    superamento eterno della materia, grazie
    all'intangibile genio dell'Arte."


    cristo-velato__1_


    Antonio Canova tento’ di acquistarlo senza fortuna e si dichiarò disposto a dare dieci anni della sua vita “pur di essere l’autore di un simile capolavoro!”
    Il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino è veramente un’opera mirabile, poco conosciuta, ma che rientra a pieno titolo fra i più grandi capolavori della scultura mondiale. Realizzata nel 1753 da Giuseppe Sanmartino (Napoli 1720-1793) , sulla committenza di Raimondo di Sangro Principe di San Severo, nobile napoletano, ma anche alchimista, inventore e scienziato (ma anche massone!), ha dato adito nel corso dei secoli a molte discussioni in merito alla sua realizzazione. Infatti l’opera, si dice, fu realizzata dietro dettami ben precisi del Principe e sembra che non siano stati usati metodi tradizionali di scultura.
    Sorprende la sofisticatezza di esecuzione, che a dir la verità, non si rivede in altre opere del Sanmartino, ne’ precedenti ne’ seguenti al Cristo velato. Giuseppe Sanmartino fu sì scultore eccelso, ma non seppe più eguagliare l’eccellenza di quest’opera….
    E a questo punto le ipotesi sul principe alchimista prendono piede e alcuni studiosi ipotizzano che siano stati adottati dei procedimenti chimico fisici stupefacenti per l’epoca. Effettivamente osservando la scultura da vicino,si ha proprio l’impressione che il velo circondi una statua già scolpita e non esserne parte integrante. Ma come si è potuto realizzare un velo di marmo?
    Gli estimatori del Principe sostengono, grazie ad alcuni documenti ritrovati nella dimora dei San Severo, che i veli sono stati ottenuti cristallizzando una soluzione basica di idrato di calcio o calce spenta. Si sarebbe proceduto in questo modo: la statua veniva posta in una vasca e ricoperta da un velo bagnato; su questi veniva versato latte di calce diluito e sul liquido veniva versato ossido di carbonio proveniente da un forno a carbone. In questo modo si otterrebbe una precipitazione di carbonato di calcio e cioè marmo che andrebbe ad integrarsi alla statua. Ma tutto questo non è mai stato dimostrato….Di sicuro si sa che il Principe in data 16 dicembre 1752 firmò una ricevuta di pagamento per il Sanmartino,conservata presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli dove si legge: “..E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagherete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo..”.
    Tutta l’impostazione scenica della cappella è un chiaro riferimento alla simbologia massonica , società a cui il principe apparteneva e di cui ne fu Gran Maestro. La statua del Cristo è situata al centro della Cavea sotterranea, una specie di cripta,illuminata da “lampade eterne” inventate proprio da Raimondo di Sangro e studiando questo tipo di illuminazione, lo scultore esaltò le pieghe del velo che ricopre la figura del Cristo morto per accentuarne la drammaticità. In origine, infatti, la Cavea doveva essere accessibile dalla sacrestia (e non dalla navata della chiesa) e doveva rappresentare la "caverna" massonica che avrebbe contenuto il Cristo, morto, sì, ma simbolo della Resurrezione, così come a nuova vita rinasceva il "fratello" nuovo aggregato alla loggia.
    Ma osserviamo bene l’opera nei dettagli : il blocco di marmo è unico, il corpo del Cristo è adagiato su di un materasso,con il capo, reclinato leggermente da un lato, è sorretto da due cuscini, il volto e il corpo sono avvolti da un velo che aderisce perfettamente alle forme del viso e del corpo esanime del Redentore in una cascata di piegoline e risulta talmente leggero e all’apparenza intriso del sudore della morte che sembra aderire al corpo mostrandone i minimi particolari, come la contrattura del volto sfigurato dalle sofferenze, le membra martoriate, l’incavo del ventre denutrito, la piaga del costato e le lacerazioni delle mani e dei piedi. A lato dei piedi , adagiati sopra al velo si trovano gli strumenti del supplizio: la corona di spine, una tenaglia e i chiodi, uno dei quali “pizzica” il tessuto con straordinaria plasticità e realismo.
    La visita a quest’opera non lascia indifferenti neanche i più disinteressati all’arte, è qualcosa che colpisce allo stomaco in maniera indelebile, si resta affascinati e contemporaneamente spaventati da tanta sublime perfezione e non possiamo che ringraziare il Principe per averci lasciato tanta bellezza.
    Se volete ammirare questo capolavoro lo trovate a Napoli nella Cappella dei Principi di Sangro di Sansevero a Santa Maria della Pietà, o “Pietatella”, in via Francesco De Sanctis.
    (patrizia-isentieridellarte)


    cri7

    Posto al centro della navata della Cappella Sansevero, il Cristo velato è una delle opere più note e suggestive al mondo. Nelle intenzioni del committente, la statua doveva essere eseguita da Antonio Corradini, che per il principe aveva già scolpito la Pudicizia. Tuttavia, Corradini morì nel 1752 e fece in tempo a terminare solo un bozzetto in terracotta del Cristo, oggi conservato al Museo di San Martino.
    Fu così che Raimondo di Sangro incaricò un giovane artista napoletano, Giuseppe Sanmartino, di realizzare “una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua”.
    Sanmartino tenne poco conto del precedente bozzetto dello scultore veneto. Come nella Pudicizia, anche nel Cristo velato l’originale messaggio stilistico è nel velo, ma i palpiti e i sentimenti tardo-barocchi di Sanmartino imprimono al sudario un movimento e una significazione molto distanti dai canoni corradiniani. La moderna sensibilità dell’artista scolpisce, scarnifica il corpo senza vita, che le morbide coltri raccolgono misericordiosamente, sul quale i tormentati, convulsi ritmi delle pieghe del velo incidono una sofferenza profonda, quasi che la pietosa copertura rendesse ancor più nude ed esposte le povere membra, ancor più inesorabili e precise le linee del corpo martoriato.
    La vena gonfia e ancora palpitante sulla fronte, le trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani sottili, il costato scavato e rilassato finalmente nella morte liberatrice sono il segno di una ricerca intensa che non dà spazio a preziosismi o a canoni di scuola, anche quando lo scultore “ricama” minuziosamente i bordi del sudario o si sofferma sugli strumenti della Passione posti ai piedi del Cristo. L’arte di Sanmartino si risolve qui in un’evocazione drammatica, che fa della sofferenza del Cristo il simbolo del destino e del riscatto dell’intera umanità.
    (museocappellasansevero)


    Cristo-Velato-550x550

    Chi era Giuseppe Sanmartino o Sammartino?
    Come mai questo scultore apprezzatissimo dal Canova è quasi sconosciuto?
    Nella maggior parte dei dizionari enciclopedici si leggono solo poche notizie :
    Scultore napoletano, nato nel 1720 e morto il 12.12.1793. E' ricordato per essere un costruttore di presepi e di pastori in stile veristico napoletano.
    Come scultore è definito un tecnicista aulico e accademico, conosciuto soprattutto come autore dello stupendo Cristo velato (considerato ingiustamente per molti anni da una vecchia e cieca critica, di un virtuosismo formale ispirato indirettamente al Bernini e trascurato dalla storia dell'arte). Autore di molte tombe e sculture nelle chiese napoletane, fra cui le decorazioni "Le allegorie " (1750-57) della certosa di San Martino .
    Spulciando qualche vecchia guida di Napoli si legge "...supera in perfezione quest'ultima (stava descrivendo un'altra statua presente nella cappella dove è collocata) la statua del Cristo morto del nostro Sanmartino, e non le è inferiore per per la maniera straordinaria ond'è scolpita essa è coperta da un velo da capo a piede, il quale lascia scorgere attraverso esso i muscoli e le fattezze del corpo.
    Il velo sembra essere leggermente bagnato del sudore della morte, e tutta la figura spira nobilta' e grazia" (da "La descrizione di Napoli" di Giuseppe Maria Galanti del 1829).
    Nella guida di Napoli appositamente stampata per il congresso degli scienziati in città del 1845, si legge "Ma ciò che più d'ogni altra cosa reca stupore ed ammirazione grandissima é la statua del morto Gesù adagiato su di una coltre di porfido con una finisima sindone,che negligentemente gettatagli sopra,tutte le involge le delicate membra, le quali sotto di essa traspariscono. Gli strumenti della passione vi giacciano accanto come gettati l'uno sopra l'altro, eppure tutto è conformato in un sol pezzo di bianco marmo.
    E' autore di questo stupendo lavoro il nostro Giuseppe Sammartino"
    Dalla guida sacra della citta' di Napoli di Gennaro Aspreno Galante del 1872, si legge che "A sinistra una saletta mena in ipogeo ovè il famoso Cristo morto avvolto tutto nel sudario che sembra bagnato tanto da far trasparire le fattezze del nudo corpo questo lavoro inapprezzabile é del nostro Sammartino che imitando la Flora Borghese mostrò che se è impossibile superare il greco scalpello fu pero'agevole allo scultor napolitano l'emularlo. Pure i detrattori del Sammartino cercano invano difetti in quest'opera, ma il valente artista sara' sempre sicuro del fatto suo, da che il Canova esibì qualunque prezzo per acquistar questo Cristo"
    Abile ed eccezionale scultore di un opera talmente plastica e affascinate di Cristo morto, nonostante il fatto che nel progetto originale fosse prevista la sua collocazione in una cripta sotterranea, una volta costatata la splendida esecuzione, fu sistemata proprio al centro della capella San Severo, gioiello del Settecento napoletano, dove ancor oggi fa bella mostra, nei pressi di piazza San Domenico Maggiore, nel cuore della Napoli antica.
    L'incredibile gioco del sudario, i morbidi chiaroscuri fecero sorgere le più assurde leggende circa la sua esecuzione, fino al punto di asserire che il velo fosse stato posto dopo l'esecuzione dell'opera e marmorizzato con una sostanza chimica.
    In realta' si tratta di un esempio perfetto di sottigliezza tecnica, fascino simbolico, sentimento lirico. Nell'opera dello scultore napoletano, non è evidenziata una netta distinzione tra il corpo e il velo, nel suo Cristo la carne del cadavere si confonde e si disfa nel lieve sudario e la figura raggiunge effetti d'intenso patetismo che sono d'ispirazione barocca.
    La scelta del marmo paglierino accentua nello spettatore la sensazione del pallore della morte. Si notano su questa scultura le molte influenze del barocco del Fanzago, del Bottigliero e del Vaccaro e forse proprio questa poca ispirazione al neoclassicismo dilagante al tempo della sua esecuzione, ha fatto sì che quest'opera fosse snobbata dai critici classici e romantici e dimenticata.
    Per il suo disinserimento dalle mode artistiche del tempo, fu ingiustamente messa da parte, in un mondo allora in cerca solo di novita', una delle sculture più suggestive e emozionanti di tutti i tempi.

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    Altre opere del Sanmartino:
    Statue che decorano l'annuciazione e le tombe dei fratelli Michele e Andrea Giovene nella chiesa della "Nuziatella".
    Le statue della "Sapienza" e della "Santità" dei SS. Lazzaro, Michele, Lucia, e Antonio Abate, nella chiesa dell'Annuziata
    La tomba di Filippo di Borbone nella Basilica di Santa Chiara.
    Bassorilievi a stucco nel corile dl palazzo del principe di San Severo in p.zza San Domenico.
    Due puttini del 1766 nel paliotto della chiesa di san Marcellino e Festo
    La tomba di Alessandro Falcone nella chiesa di San Domenico Soriano a piazza Dante.
    Le statue di Mosè e Aronne nella splendida chiesa dei Girolomini in via tribunali.





    Rielaborazione di un articolo tratto da artnow (da cui è nato whipart)
    Napoli. 26.02.2001 a cura di Mezzacapa (Antonio Colecchia)

    Edited by gheagabry1 - 26/7/2021, 15:28
     
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58 replies since 6/7/2012, 12:37   3846 views
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