Giulio Casale (Treviso, 1971) è uno scrittore, musicista e attore italiano.
Cenni biografici
Nel 1990, in seguito alla maturità classica, intraprende studi di filosofia teoretica all'università di Venezia. Dopo aver abbandonato la carriera sportiva (giocava a basket nella Benetton di Treviso), scrive testi ed impara a suonare la chitarra da autodidatta; nel 1991 fonda con tre amici gli Estra, un gruppo che ben presto saprà imporsi all'attenzione del pubblico e della critica.
Carriera
Dopo aver pubblicato con gli Estra quattro dischi di studio e un doppio disco live e partecipazioni a vari eventi, tra cui il Tora! Tora! Festival e Arezzo Wave, collaborato con Massimo Bubola, partecipato a innumerevoli festival e manifestazioni (tra cui il Concerto del 1º maggio a Roma) e organizzato tournée molto apprezzate, Giulio Casale comincia ad affiancare all'attività con la band un percorso solista. I testi delle canzoni suonate con gli Estra (ispirati al vivere quotidiano, spesso di taglio introspettivo, quasi esistenzialista, e connotati di elementi simbolici) gli hanno già procurato la fama di "poeta rock". Nel 2000 pubblica sullo Zero, un libro di poesie, cui fa da leitmotiv il tema dell’assenza (inteso come vuoto esistenziale) e quello dell’immersione nella natura, nel tentativo, non sempre possibile, di radicarsi nella terra-madre per resistere alle devastazioni del paesaggio e all’invasione tecnologica. C’è un rimando evidente ai temi di Nordest Cowboys (disco degli Estra, 1999), che denunciava le storture provocate dal miracolo economico del nord-est. Dopo una serie di pubbliche letture, accompagnate da canzoni e dalla chitarra acustica, prende forma un vero e proprio concerto-reading. Nell’autunno 2002 esce l'omonimo album sullo Zero, documento live dei concerti-reading, a cui vengono assegnati due riconoscimenti: il Premio Mariposa '02 e la Targa Premio Grinzane Cavour '03. Con la partecipazione, nel luglio '04 a Viareggio, al Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber, Casale intraprende un nuovo percorso artistico in direzione del teatro. Il 13 maggio 2005 viene pubblicato un album, In fondo al blu, su etichetta Artes Records, che fa da base ad uno spettacolo di teatro-canzone denominato Illusi d’esistenza, con la regia di Roberto Citran. Nel 2006 esce un libro Se ci fosse un uomo – gli anni affollati del Signor Gaber (Arcana Libri), un itinerario tra i pensieri e le parole del Signor G (1970) fino agli ultimi dischi effettuati in studio. L’autore alterna l'analisi filologica e musicale, condita di spunti filosofici, al tono intimo di chi cerca in Gaber l’uomo e l’amico. Nell’autunno riporta in scena in teatro a Milano un testo di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, rappresentato nella stagione teatrale 1978/1979, Polli di allevamento: forse la più provocatoria delle pièces gaberiane, incentrata sui temi del conformismo, delle nevrosi, delle insicurezze dell’uomo contemporaneo. Dalla scomparsa di Gaber, è la prima ri-proposta di questo spettacolo. Polli di allevamento attraversa molti teatri italiani, procurando a Casale il Premio Enriquez per il miglior spettacolo teatrale del 2007. Sempre nel 2007, viene edito Dark Angel, i testi di Jeff Buckley, scritto in collaborazione con Luca Moccafighe. Nel 2008 è la volta di Formidabili quegli anni, dal libro omonimo di Mario Capanna: si tratta di uno spettacolo sul '68, nel corso del quale alterna alla prosa i momenti musicali-cantati più significativi dell'epoca. Sfilano così composizioni di Jacques Brel, Fabrizio De André, Luigi Tenco, Francesco Guccini, Francesco De Gregori, Boris Vian e dello stesso Casale. In autunno debutta come narratore, con un libro intitolato Intanto corro, che vince, come opera prima, il premio letterario Frignano. Come recita la quarta di copertina: sono schegge di vita, immerse nella realtà oppure abbagliate dal sogno o dall'ossessione. Sono immagini e personaggi che si aprono alla narrazione, e ci invitano a riflettere sul nostro corpo, sul nostro rapporto con gli altri, sul tempo e sui luoghi, su quello che va oltre il nostro orizzonte, oltre i suoi limiti. Sono canzoni e sono poesia... Sono la rivelazione di un attimo, che sconvolge il corso del tempo e può restituire senso a un destino intero. Dal libro scaturisce uno spettacolo omonimo: reading e teatro-canzone al tempo stesso. Il 15 novembre 2009 debutta a Che tempo che fa. Il 16, allo Strehler-Piccolo Teatro di Milano, si tiene la prima nazionale della Canzone di Nanda, dedicata a Fernanda Pivano, amica di Casale, con la regia di Gabriele Vacis. Lo spettacolo rappresenta un adattamento scenico dei Diari 1917-1973, nel quale si inseriscono i racconti originali che la Pivano fece a Casale negli anni della loro frequentazione, nonché rievocazioni di artisti legati alla beat generation o di maestri di Nanda (Pavese, Calvino). Il 24 aprile 2010, a Treviso, ha luogo la prima di un nuovo spettacolo, The beat goes on. È l'ideale prosecuzione della Canzone di Nanda, un lungo madley di canzoni e, al tempo stesso, un viaggio che parte dall'America degli anni '50 e attraversa le opere di poeti, scrittori e musicisti, passando attraverso differenti generi musicali, fino ad arrivare ai brani più melodici di Casale e degli Estra. Sempre a Treviso, il 2 ottobre, si svolge, con data unica, uno spettacolo dedicato a un grande pittore del primo '900, Gino Rossi, che per gran parte della propria vita rimase internato in manicomio. L'evento prende il titolo di La vita altrove e rappresenta una riflessione, che passa anche attraverso il linguaggio musicale e canoro, sulla solitudine e l'esilio dell'artista, spesso considerato come diverso, se non pazzo. Particolarmente intensa la recitazione in inglese del Kaddish di Allen Ginsberg, una sorta di orazione funebre composta dal poeta beat per la propria madre, che conobbe la depressione e il manicomio.
Discografia
Album
2002 Sullo zero Artes Records 2005 In fondo al blu Artes Records 2012 Dalla parte del torto Novunque
Opere
2000 sullo Zero Edizioni papergraf 2006 Se ci fosse un uomo – gli anni affollati del Signor Gaber Arcana Libri 2007 Dark Angel, i testi di Jeff Buckley Arcana Libri 2008 Intanto corro Garzanti 2009 La canzone di Nanda Agidi
DALLA PARTE DEL TORTO
E’ sempre un po’ noioso iniziare a raccontare un disco partendo dalla biografia dell’artista, ma nel caso di Giulio Casale tale racconto è necessario per mostrarne l'evoluzione. Più di dieci anni fa chi scrive faceva parte di quello che sarebbe diventato in breve tempo un folto pubblico che si spostava verso ogni location del Nord Est in cui si sarebbero esibiti gli Estra. Era l’inizio degli anni ’90 e la band capitanata da Giulio “Estremo” Casale divenne la voce dei giovani che abitavano quei luoghi e quel periodo storico: il loro rock duro e lirico divenne ben presto un marchio di fabbrica che li portò a diventare una delle band più importanti del nostro paese, anche se la loro fama non riuscì mai ad arrivare ai livelli raggiunti in “patria”. Già allora, nonostante tutti i componenti della band fossero dotati di carisma (basti pensare al chitarrista Abe Salvadori), erano la voce, le parole e il corpo di Casale a trascinare ogni concerto: con il suo fare teatrale, con la sua presenza imponente Giulio ricopriva perfettamente il ruolo del leader di una rock band. Purtroppo, come tutte le storie, anche quella degli Estra trovò una sua conclusione mentre Casale iniziava una strada come solista in veste di scrittore, musicista e di attore di teatro-canzone. Dopo un lungo periodo dedicato a portare in scena i suoi testi come quelli di Gaber, di Jeff Buckley o Nanda Pivano, Estremo è tornato ad impugnare la chitarra per scrivere le canzoni che sono state inserite nel suo terzo album da solista. “Dalla parte del torto” per Casale è un ritorno al rock, ma in modo totalmente diverso da quello con cui aveva iniziato: qui, infatti, le chitarre non servono per colpire, ma per creare una tensione sottocutanea su cui si appoggiano i racconti che vanno ad indagare tanto la sua anima quanto il disagio che la circonda. Basti pensare a “La tua canzone”, canzone che apre il disco (che a tratti ricorda “Suggestionabili” di Paolo Benvegnù), con quelle chitarre che sembrano porsi di traverso rispetto al brano, ma, in realtà, non fanno che esaltarne l’andamento fino all’esplosione del ritornello: “E se io non comprenderò io non comincio, non ho un senso/ Se io non comprenderò è un’arroganza anche dire Io’”. Se “La mistificazione” è un brano pop-politico, con “Apritemi” Casale mostra di sapersi muovere in atmosfere più dilatate, mentre “Un’ossessione” resta impressa per quella frase “È lento quel deserto che si allunga verso me” che potrebbe essere l’inno di questo disco. In “Virus A” si palesano davanti al microfono lo scrittore e il poeta che si dividono con il musicista l’anima artistica di Estremo, mentre “Fine” ci lascia indifferenti con quel mix di inglese e italiano che non aggiunge niente alla canzone e all’album. Dopo la cover di Battiato (“Magic shop) e la psichedelica (e pressoché inutile) “La merce” il disco ricomincia a macinare canzoni con lo splendido trio “Personaggio comune”, “Senza direzione” e “La febbre” in cui risalta la bravura nello scrivere belle storie e belle canzoni con cui raccontarle. E’ proprio con questo trittico che questo album sembra prendere finalmente una consistenza interessante. “Dalla parte del torto" risulta, infatti, a tratti un po’ frammentato, e non sempre convincente (soprattutto negli arrangiamenti), ma racchiude lo spirito e il talento di un eccellente artista.
(Giuseppe Fabris)
Tracce:
“La tua canzone” “La mistificazione” “Apritemi” “Un’ossessione” “Virus A” “Fine” “Magic shop” – cover del brano di Franco Battiato “La Merce” “Personaggio comune” “Senza direzione” “La febbre” “La tua canzone #9″
Giulio Casale: "Sul palco con i miei Estra. Per quanto? Finchè ci divertiamo
Nel 2003 aveva sciolto la band, ora il cantante - che nel frattempo si è dato al teatro, con successo - ha ritrovato i vecchi amici.
Sono ripartiti in tour che si protrarrà fino a settembre. E poi? "Chi lo sa, questa è una reunion un po' particolare
Si può essere teatrali nel fare musica e musicali nel fare teatro. Così per Giulio Casale non è cambiato molto quando nel 2003 ha abbandonato - e di fatto sciolto - gli Estra per darsi al teatro (e diventare rapidamente uno degli attori di punta della scena civile, portandoci Gaber, De Andrè, i poeti della Beat generation e molto altro). E non è cambiato molto adesso che ha rimesso assieme la band che negli anni Novanta era diventata di culto nell'indie rock italiano, accanto a Marlene Kuntz, Afterhours, CSI, Casino Royale e altre. Una reunion che gli Estra, oltre a Casale Eddy Bassan (basso), Nicola Ghedin (batteria) e Abe Salvadori (chitarra) più la new entry Stefano Andreatta (polistrumentista), celebrano con quattro concerti. Lo scorso week end sono partiti dalla loro città, Treviso, ieri erano al Tunnel di Milano, stasera al Viper Club di Firenze e il 23 all'Init di Roma. "Ma abbiamo già ricevuto varie richieste per l'estate, quindi tireremo avanti almeno fino a settembre".
Giulio Casale ha rimesso insieme gli Estra, che stanno girando in tour in quintetto. Con il cantante e chitarrista suonano Eddy Bassan (basso), Nicola Ghedin (batteria) e Abe Salvadori (chitarra) e il polistrumentista Stefano Andreatta, che si è aggregato di recente al nucleo originale. La band trevigiana si era sciolta nel 2003, dopo sette album. I primi due, autoprodotti, furono "Mentre il mondo era fuori" e "L''assedio n° 2", poi arrivarono "Metamorfosi", "Alterazion", "Nordest Cowboys", "Tunnel Supermarket" e l'ultimo "A conficcarsi in carne d'amore", un doppio CD live pubblicato da Mescal
E poi? Chiudete già di nuovo?
"Chi lo sa? Sa, questa è una reunion un po' particolare".
Ecco, ce la racconti.
"L'amore ha le proprie leggi, spesso va a cicli, e una band è più complicata di un matrimonio. Allora fu assolutamente fisiologico lasciarci quando abbandonai Treviso per venire a Milano. Non avevamo litigato, fu solo un ammettere quel che da tempo accadeva già, che ognuno curava propri progetti artistici alternativi. L'anno scorso poi sostenemmo la vittoriosa campagna elettorale di Giovanni Manildo a sindaco della nostra città, e ci ritrovammo sul palco per festeggiare. Ci è bastato guardarci negli occhi per capire che avevamo di nuovo voglia. Ma senza programmi precisi, andiamo avanti fino a quando ci divertiremo e finché la gente ce lo chiederà. Ci piace imporvvisare".
Ci spieghi meglio questo suo pendolare tra musica e teatro.
"Pendolare è la parola giusta, dato che continuo ad alternare le due attività. Con Andrea Scanzi sto continuando lo spettacolo-recital Le cattive strade su Fabrizio De Andrè. In effetti sono un po' dissociato mentalmente, alla Pessoa. Ma mi diverto così, e non penso affatto di mollare il teatro, per la gioia delle due agenzie che mi seguono e che devono fare convivere le date".
Non ha rimpianti? Ai tempi eravate molto considerati, con il vostro noise rock alla Sonic Youth: scarno, duro, potente, scavato come la sua voce. Eppure avete mollato prima del successo.
"È vero. Avremmo potuto. Ma forse non abbiamo voluto, in fondo. Una delle cose che fecero finire la scena indie del cambio di millennio fu la rincorsa al successo. Ci furono due eventi tragici: i Subsonica a Sanremo e i CSI primi in hit parade con Tabula rasa elettrificata. Non per colpa di queste due band, sia chiaro: ma manager e discografici iniziarono a dire a tutti noi che dovevamo imitare i loro exploit, in sostanza venderci. E noi invece abbiamo voluto essere irriconoscibili al potere, per usare un'espressione di Pasolini".
Com'è stato il ritorno sul palco?
"Splendido, davvero. A Treviso è stato un tutto esaurito. Certo, giocavamo in casa, ma è stato bello rivedere i ventenni di allora e anche qualche ragazzo curioso di scoprirci. Accanto ai brani di allora come Vieni, Soffochi, Miele, Signor Jones e Risveglio, ne suoniamo alcuni nuovi di zecca, come Veleno che resta, che è un'invettiva potente e dolente sui tempi che corrono, e Kamikaze politico. Ma si potranno ascoltare solo nei concerti perché non abbiamo in programma dischi, né dal vivo né di studio. Anche in questo l'idea è che se una cosa deve venire viene, anche cammin facendo, e se non deve venire non viene".
Tra le sue varie vite passate ce n'è anche una da atleta. Era playmaker nelle giovanili della Benetton Treviso, arrivato fino alle soglie della prima squadra. E ieri a Milano proprio il basket vi ha fatto concorrenza: al Forum sono iniziate le Final Four di Eurolega. "Ma che concorrenza, sono contentissimo: Milano si merita anche di vincere, con tutto quello che Armani ci ha investito. Un po' alla Moratti, spendi e spendi, alla fine ce la fai. Io poi da buon playmaker attaccante non posso che riconoscermi in Hackett".
di LUIGI BOLOGNINI fonte:repubblica.it
Sullo zero
L’atteso esordio di Giulio “Estremo” Casale degli Estra. Un concerto reading, in attesa del doppio CD live della band di Treviso previsto per il prossimo anno.
Poetico, mistico, affascinante. Basterebbero queste parole per descrivere l’esordio solista di Giulio “Estremo” Casale, la voce degli Estra. A dire il vero più che di un album extra gruppo “Sullo Zero” è il fedele resoconto dei concerti reading tenuti da Casale all’indomani dell’uscita del suo primo libro, che si chiama appunto “Sullo Zero” (Zero come la cittadina della provincia di Treviso, ma anche con il nulla, la distruzione e tante altre metafore che è possibile rintracciare all’ascolto). L’artista si alterna tra brani acustici (nella semplice forma chitarra e voce) estratti dal repertorio degli Estra e le letture di alcuni passaggi di “Sullo Zero”. Ventisette tracce, che ci permettono di assaporare e riscoprire canzoni fondamentali per il rock italiano degli anni ’90 come “Intimo”, “Vorrei vedere voi”, “Preghiera”, fino alle più recenti “Signor Jones” e “Sacrale”. Casale dimostra di aver appreso la lezione dei grandi cantautori americani degli anni ’60 (leggi Bob Dylan, anche lui non nuovo a questo tipo di operazioni), raggiungendo un fascino a tratti arcano, che fa pensare per la parte poetica al miglior Jim Morrison (provate ad ascoltare le letture “insonnia, dall’inizio”, “cerco un uomo” e “acque”), per arrivare ad una teatralità che fa pensare a Giorgio Gaber. L’artista non nasconde la sua profonda ammirazione per il compianto Jeff Buckley (ricordiamo che Casale ha curato personalmente le traduzioni in italiano dei testi delle canzoni dell’autore di “Grace”), tanto che in chiusura del CD troviamo come bonus track “Finchè posso”, brano suonato dagli Estra e dedicato a Buckley. Un lavoro coraggioso, un esperimento che meritava di essere fatto e immortalato su CD. “Sullo Zero” è il CD dell’anno, perché tenta di uscire dai soliti schemi a cui purtroppo l’attuale discografia sembra essere confinata, cercando di avvicinare il pubblico ad un ascolto nuovo, proficuo e poetico. Il CD è realizzato dalla Artes e dalla Mescal, con distribuzione Sony Music.
di Antonio Ranalli fonte: musicalnews.com
Recensione:
Prima o poi doveva succedere: un disco solista di Giulio “Estremo” Casale. Niente di cui stupirsi se avete assistito a una delle sue ultime esibizioni, se già conoscete il personaggio e l’etica portata avanti prima con gli Estra e poi con la pubblicazione di un libro dallo stesso titolo di questo disco. Non so se questo album sia il preludio allo scioglimento della band veneta, come si mormora da tempo, ma di sicuro rappresenta un bisogno artistico ed umano, che il rock degli Estra non riusciva a soddisfare. Giulio Casale è uno che ha qualcosa da dire, che ha il coraggio e i modi per dirlo: niente chitarre elettriche, dimenticati i samples dell’ultimo incerto “Tunnel supermarket”, qua c’è solo un uomo, con una chitarra acustica, che si guarda dentro, con qualche canzone e qualche lettura. “Sullo zero” è un disco dal vivo, ma non è propriamente un concerto: delle ventotto tracce, solo undici sono canzoni, il resto sono reading, parole che spogliano, che scoprono, che scavano. Letteratura, se volete, o poesia, di sicuro è un bisogno ossessivo di vita, in cui la parola cantata si fonde con quella enunciata. “Lo zero” è la metafora del nulla, di quel grande vuoto, a partire da cui “Estremo” ha costruito la sua identità di uomo e di musicista, arrivando per reazione e per affinità a Hemingway come a Jeff Buckley, a Mike Leigh come a Nick Drake, a Dylan Thomas come a Patti Smith e Luigi Tenco. Forse è proprio in questa dimensione solitaria, già proposta anche nel tributo a Tenco “Come fiori in mare”, che l’io artistico di Casale trova la sua pienezza, riuscendo a liberare le sue canzoni, i suoi pensieri e i suoi scritti. Non è facile seguire tutto il disco, ma, se si riesce ad entrare nella serata e a lasciarsi fermare dal peso delle parole, allora si intuisce un percorso che porta a una visione pacificata, se non positiva della vita (“Hanabel”, “S’impara”, “Zeta”): quella di Casale è una storia che va oltre il personale, astraendo disagi, logorii interiori e attimi di fuggevole bellezza. Se i dischi dal vivo comportano sempre una dispersione dell’energia e della forza espressa sul palco, immaginatevi in questo caso quanto fosse alto il rischio di cadute di tono: “Sullo zero” è un disco che non tiene sempre l’attenzione, ma sta comunque in bilico tra il cantautorato e la poesia, tra il rock e la letteratura, tra il pensiero e il vissuto. È proprio questa leggera tensione, che lo mantiene in vita. Alla fine c’è un inedito in studio, “La strada”, una ballata che riprende questo spirito solitario, con arrangiamenti minimi e un rispetto religioso verso l’intensità della canzone. Sulla stessa linea, ma meno riuscita, la bonus track “Finchè posso”, in memoria di Jeff Buckley, ma in questa forma forse gli Estra potrebbero ritrovarsi e offrire quella nuova integrità di cui il loro leader prima di tutti ha bisogno
di Christian Verzelett fonte: mescalina.it
Track List:
Vieni Questa storia Intimo Sullo zero Insonnia, all'inizio Vorrei vedere voi Tra parentesi Campagna zerotina Nordest cowboy Il dubbio Ho pianto Io cerco un uomo Signor Jones Primavera Fuoco Preghiera Acque Genitori Non canto Ciliegi in fiore Sacrale Umiltà In piedi sullo zero Hanabel S’impara Zeta La strada (inedito) Finchè posso (Estra)