DONNE...CONTROCORRENTE

..nel mondo

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  1. gheagabry
     
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    IL DIFFICILE RAPPORTO DEL
    CRISTIANESIMO CON IL SESSO





    Un tempo c’era un luogo chiamato Europa. Che a un certo punto si allargò, valicò l’Atlantico, abbracciò o digerì l’America del nord e del sud e nei XIX e XX secolo creò vasti imperi che per un certo periodo, dominarono in maniera diretta o quantomeno influenzarono ogni parte del mondo. E una delle caratteristiche che lo separano dalle altre civiltà, sia antiche sia moderne, è la sua ossessione per il sesso. Su questo argomento l’Occidente vive in un mondo separato. Tutte le culture hanno un qualche atteggiamento nei confronti dell’amore fisico, e la maggior parte non lo considera un normale argomento di conversazione: semplicemente, non è educato parlarne. Proprio da questo contrasto nasce parte del sentimento anti-occidentale vivo oggi in varie parti del mondo: persino quando c’è abbondanza di altri argomento su cui litigare, sul tema del sesso è facilissimo concentrare le ire di tutti. Ma da dove nasce questa peculiarità? A mio parere, la radice di tutto questo è la religione che più si è diffusa in Europa attraverso i secoli: il cristianesimo. Le chiese cristiane si scagliarono l’una contro l’altra su questioni come il ruolo delle donne, la contraccezione, l’aborto, l’omosessualità e su come gestire l’orrido emergere degli abusi su minori da parte dei membri del clero. Il nostro stesso orgoglio occidentale per quella “mentalità aperta” che ci permette di parlare e ridere liberamente del sesso in quasi qualunque circostanza non è altro che il rovescio della medaglia dell’atteggiamento prevalentemente negativo tenuto dal cristianesimo verso lo stesso argomento per due millenni. A complicare ancor di più la situazione, la figura centrale del cristianesimo, Gesù ha parlato pochissimo di sesso. Peraltro il vangelo di Giovanni contiene un episodio che mostra chiaramente l’avversione di Gesù per chi aveva un atteggiamento punitivo verso il sesso: mentre insegnava nel Tempio di Gerusalemme, un gruppo di persone trascinarono davanti a lui una donna accusata di adulterio e gli chiese se dovesse essere lapidata, come prescriveva la legge ebraica. Ma Gesù rispose soltanto: “ Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Dunque, come hanno fatto le chiese cristiane a trasformare le concise, quiete parole di Gesù sul sesso in una lite furibonda che prosegue da secoli? Se si guarda alle origini, si può constatare che il cristianesimo è nato dall’incontro di due culture: quella ebraica e quella greca. L’ebraismo aveva un atteggiamento molto positivo verso l sesso finalizzato alla procreazione e alla formazione della famiglia.




    Qualunque atteggiamento diverso, che si trattasse di omosessualità o celibato, era passibile di venir dichiarato un “abominio”. Per giunta l’ebraismo era una religione totalmente incentrata sugli uomini al punto che un’antica preghiera ebraica recita: “Che tu sia benedetto, oh Signore mio Dio, per non avermi fatto nascere gentile, donna o schiavo”. Ma quando i primi cristiani pensavano al esso si sentivano nelle orecchie voci molto più potenti di queste, provenienti da un mondo ben diverso di quello ebraico. A quell’epoca la cultura di maggior prestigio era quella greca. La Grecia celebrava la bellezza fisica, in particolare quella del corpo maschile. Da qui fin troppo facile figurarsi una situazione che vedeva il cristianesimo in bilico tra la vita familiare e l’accettazione greca dell’omosessualità maschile, con di mezzo una cultura romana fatta di orge e decadenza. Da un punto di vista storico, è una visione errata: la società romana, almeno in pubblico, ai comportamenti dissoluti preferiva il decoro e l’autocontrollo, al punto che si può sostenere che siano stati i Greci e i Romani a insegnare l’austerità al cristianesimo, e non il contrario.
    La divisione platonica tra corpo e anima e tra spirito e materia influenzò per secoli il mondo classico, per poi divenire un punto fondamentale del cristianesimo. E l’influsso della filosofia greca non si fermò qui: un discepolo di Platone, Aristotele, diede a sua volta un contributo determinante alla visione greca del sesso, che non mancò di farsi sentire anche nel cristianesimo. Nelle sue opere parlò molto di “natura”, si preoccupò di distinguere “naturale” e innaturale” in ambito sessuale e in relazione alla biologia umana, partendo dal presupposto che nel concepimento l’elemento più importante fosse il seme maschile, che secondo lui conteneva l’intero essere umano in forma embrionale. In questa prospettiva, la funzione della donna era solo quella di incubatrice per lo sperma. Di conseguenza un uomo che emettesse seme in qualunque altra circostanza era un assassino: la masturbazione era un crimine contro natura, e l’omosessualità ancora di più. L’idea di “natura” è greca, non ebraica: fu uno dei primi pensatori cristiano Paolo di Tarso, a prenderla dalla filosofia greca e a farne un elemento che non avrebbe più smesso di echeggiare nel pensiero sessuale cristiano.



    La vita monastica è stata fondamentale per la storia cristiano successiva. La sua nascita è rintracciabile in Siria, il che fa pensare che i siriani , grandi mercanti del Medio Oriente antico, abbiano importato l’idea dall’India, dove l’istituzione monastica esisteva già da secoli in seno all’induismo e al buddismo. Una vota insediatisi stabilmente nella vita cristiana, monaci e suore avrebbero dettato legge nella religione per i millenni a venire. Uomini e donne consacrati e votati al celibato divennero le celebrità del cristianesimo, e i cristiani non si limitarono più a respingere l’ipotetica “immoralità” della società romana, in particolare l’omosessualità: cominciarono a prendere le distanze anche dall’esaltazione ebraica del matrimonio e, all’interno della chiesa, relegarono le persone sposate a “cittadini di seconda classe” rispetto ai celibi e alle vergini. Tutto ciò ebbe un impatto enorme sull’intera società europea. A partire dal momento in cui Costantino I e altri imperatori dopo di lui portarono progressivamente il cristianesimo in una posizione prima di comando e poi di potere saldamente stabilito. Nella Roma del IV secolo, un oratore cristiano assai influente, Gerolamo, che si era posto di sua iniziativa come giudice morale per le ricchissime famiglie romane che stavano passando in massa alla giovane e potente chiesa, aveva alcune cose straordinarie da dire sul matrimonio. Piegando a propri scopi una parabola di Gesù, spiegava alle pie donne del suo gregge che le mogli avrebbero avuto in Paradiso un raccolto di 30 misure, ma che le vedove che non si fossero risposate ne avrebbero avuto uno da 60. In cima alla classifica, poi, ci sarebbero state le vergini, che ne avrebbero avuto una da 100.



    Gerolamo provava un tale disgusto per il sesso e il matrimonio che consigliò anche a una giovane vedova senza figli di non risposarsi: per quale motivo, le disse, avrebbe dovuto fare come da cane, citato nel Libro dei Proverbi, che “torna al suo stesso vomito”? A contribuire ulteriormente alla nevrosi sessuale dell’Occidente pensò anche al maggiore teologo cristiano occidentale, Agostino di Ippona. Nei suoi scritti, è vero, si può trovare molta saggezza, ma sulla questione del sesso, il suo bagaglio emotivo personale risultò in una ripulsa così violenta dell’amore fisico che Platone si sarebbe commosso a sentirla. Per sostenere il suo punto di vista Agostino impiegò anche la Bibbia: prese la storia di Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden e decise che la punizione di Dio per aver racconto il frutto proibito fosse che i due da quel momento avrebbero provato una nuova sensazione, il desiderio sessuale. In conseguenza alla lettura agostiniana della Cacciata, la società occidentale cominciò a guarda la donna come tentatrice dalla sessualità incontrollabile. Già tutte le società antiche consideravano le donne come esseri inferiori: Agostino aggiunse l’idea che fosse stata Eva a indurre Adamo a cedere alla passione sessuale. Il risultato fu l’estrema misoginia del cristianesimo, che si manifestò particolarmente in Occidente quando nei secoli XI e XII, i papi della chiesa cattolica presero una decisione che non era mai stata considerata prima né sarebbe mai esistita in nessun’altra chiesa cristiana: da quel momento in poi tutto il clero, e non solo i monaci, sarebbe vissuto nel celibato. Questa novità venne combattuta duramente e a lungo, perché nei 1200 anni precedenti i sacerdoti che non erano ancora monaci si erano sempre sposati e avevano avuto famiglie. Ne nacquero alcune storie davvero straordinarie: per esempio, quando la gestione della Cattedrale di Durham passò in mani monastiche nell’XI secolo, in breve i monaci proibirono del tutto alle donne l’accesso alla cattedrale, tranne che per un piccolo e ben delimitato spazio vicino all’ingresso. Il giorno in cui un’intrepida pellegrina scozzese oltrepassò la linea di confinamento e si mise a girare per la cattedrale, a uno dei monaci guardiani apparve in visione nientemeno che san Cutberto, la cui tomba era a Durham, che gridò al monaco “Porta quella cagna fuori di qui”. I monaci obbedirono all’istante e la povera signora fu cacciata via.
    Questa cultura si frantumò con la Riforma protestante, che investì in maniera particolare proprio la questione del sesso: i riformatori ribaltarono senza indugio la regola sacerdotale del celibato, una faccenda che li riguardava in prima persona, dato che molti di loro erano sacerdoti. Lo stesso Martin Lutero, per dare il buon esempio, si sposò con una ex suora, ed espresse entusiasmo per le gioie della vita matrimoniale.
    La Riforma pose fine alla stato dei “cittadini di seconda classe” delle persone sposate e abolì la vita monastica ovunque riuscì a farlo.
    Nell’Occidente, al tempo dell’Illuminismo, dopo 3 secoli la cultura cristiana venne in gran parte smantellata. Alcune realtà esistevano già tempo fa: per esempio una subcultura aperta agli omosessuali, presente e ben radicata a Londra e ad Amsterdam già prima che gli Hannover salissero al trono d’Inghilterra nel XVIII secolo.
    (tratto da un articolo di Diarmaid Macculloch – membro del St. Cross College e docente di Storia della Chiesa presso l’Università di Oxfort – History marzo 2015)



    Edited by gheagabry1 - 1/10/2018, 23:28
     
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  2. gheagabry
     
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    Lawrence Alma-Tadema


    Io sono quella che cantano i poeti,
    l'inesauribile sorgente dove palpita il genio,
    l'apparizione, la madonna, l'egeria,
    quella che suscita il sogno,
    che purifica l'acqua torbida,
    io sono la cavità, la matrice,
    la fontana da dove sgorga il verso trionfante,
    dove risuona l'immagine di musica;
    io son o quella che partorisce,
    che è materna,
    quella che incanta,
    l'onnipresente.
    Gli uomini mi piangono e mi desiderano,
    i poeti mi gridano e mi sospirano,
    tutti mi portano alle stelle…
    Ma io non vengo ascoltata.
    Io sono parlata ma non parlo,
    sono scritta ma non scrivo,
    io sono dipinta, ritratta, scolpita,
    il pennello e lo scalpello mi sono estranei.
    Nessuno ascolta le mie grida silenziose,
    nessuno vede la mia bocca spalancata e muta,
    le mie dita contratte, le mani aperte,
    le mie lacrime di pietra, il mio cuore straziato.
    Io sono quella che non ha linguaggio,
    quella che non ha volto,
    quella che non esiste.
    …la donna…
    (Anonima Poetessa Francese)

     
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  3. gheagabry
     
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    Tzviatko Kinchev painting


    “Quando una donna tiene il conteggio dei punti, un dono d’amore, grande o piccolo che sia, ha sempre lo stesso valore. Le dimensioni non contano. Un uomo, invece, ritiene di segnare un punto con un piccolo regalo e trenta con un dono importante. Non capisce che per una donna le piccole cose sono importanti quanto le grandi. In altre parole, per una donna un’unica rosa conta quanto il pagamento dell’affitto di un mese.”
    (John Gray)

     
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32 replies since 19/12/2011, 22:41   9706 views
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