DONNE...CONTROCORRENTE

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  1. gheagabry
     
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    Lucrezia

    VI secolo a.C. -



    Nel 1594 William Shakespeare compone per il Duca di Southampton Lo stupro di Lucrezia, piccolo gioiello di intensa drammaticità, dedicato alla figura di Lucrezia, vissuta al termine del VI secolo a.C. e destinata a divenire il pretesto per la fine della monarchia a Roma. Come spesso accade per i personaggi romani di Shakespeare, anche Lucrezia ha fatto la sua prima comparsa nelle pagine di Ovidio, ma la sua storicità è documentata da un lungo racconto di Tito Livio. Un unico episodio racchiude, come in un cammeo, il destino di questa giovane donna che attrae Shakespeare per il suo tratto esemplare. La vicenda reale è ambientata in quella Roma di tarda età monarchica i cui re provenivano da famiglia etrusca: sanguinari e tracotanti, paiono pensati per essere spodestati. Lucio Tarquinio (534-509 a.C.), soprannominato “il Superbo” per la sua non gradevole indole, ha provocato l’assassinio del suocero e precedente sovrano, Servio Tullio, e si è impadronito del trono.
    Mentre sta assediando Ardea, così vuole la leggenda, si concede un momento di riposo: sorge una disputa fra gli astanti su quale, fra le mogli dei presenti, sia da ritenersi la più virtuosa. Il premio va a Lucrezia, moglie di Collatino, parente del re, così come alcuni altri fra i presenti. Per verificare la nobiltà di Lucrezia, un gruppo di compagni d’arme si reca allora a casa di Collatino, dove effettivamente la matrona si sta dedicando ai lavori domestici. La vista di Lucrezia provoca in Sesto Tarquinio, anch’egli stretto parente del re, un desiderio insopprimibile di possesso. Approfittando delle tenebre, Tarquinio stupra allora Lucrezia e immediatamente l’abbandona, senza alcun rimorso. La giovanissima sposa, distrutta dalla violenza a cui è stata sottoposta, sente di non poter tollerare l’onta che ne deriverebbe per sé e per la propria famiglia: si toglie quindi la vita per sottrarsi alla vergogna.
    Bruto, un altro membro di questa numerosa famiglia, raccoglie il corpo esangue di Lucrezia e lo porta a Roma come un vessillo: perché la morte di Lucrezia divenga il simbolo della crudeltà dei re etruschi e spinga il popolo a cacciarli. La gente di Roma insorge, le porte della città vengono sprangate e a Tarquinio il Superbo non resta che ripiegare in esilio a Cere con i figli. La monarchia è morta e, con l’esempio di una giovane donna, inizio' la Repubblica.
    (Silvia Romani)





    « Alla vista dei congiunti, scoppia a piangere. Il marito allora le chiede: "Tutto bene?" Lei gli risponde: "Come fa ad andare tutto bene a una donna che ha perduto l'onore? Nel tuo letto, Collatino, ci son le tracce di un altro uomo: solo il mio corpo è stato violato, il mio cuore è puro e te lo proverò con la mia morte. Ma giuratemi che l'adultero non rimarrà impunito. Si tratta di Sesto Tarquinio: è lui che ieri notte è venuto qui e, restituendo ostilità in cambio di ospitalità, armato e con la forza ha abusato di me. Se siete uomini veri, fate sì che quel rapporto non sia fatale solo a me ma anche a lui." Uno dopo l'altro giurano tutti. Cercano quindi di consolarla con questi argomenti: in primo luogo la colpa ricadeva solo sull'autore di quell'azione abominevole e non su di lei che ne era stata la vittima; poi non è il corpo che pecca ma la mente e quindi, se manca l'intenzione, non si può parlare di colpa. Ma lei replica: "Sta a voi stabilire quel che si merita. Quanto a me, anche se mi assolvo dalla colpa, non significa che non avrò una punizione. E da oggi in poi, più nessuna donna, dopo l'esempio di Lucrezia, vivrà nel disonore!" Afferrato il coltello che teneva nascosto sotto la veste, se lo piantò nel cuore e, piegandosi sulla ferita, cadde a terra esanime tra le urla del marito e del padre. »

     
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32 replies since 19/12/2011, 22:41   9706 views
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