DONNE...CONTROCORRENTE

..nel mondo

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  1. gheagabry
     
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    Livia Drusilla.
    di Eugenia Salza Prina Ricotti



    Livia discendeva dalla famiglia Claudia, ma il padre suo era entrato per adozione nella famiglia dei Livii Drusi ed aveva assunto il nome di Livio Druso, quindi Livia si chiamò la figlia che gli nacque....Dopo la sconfitta di Filippi, non aveva atteso a vedere cosa avrebbero fatto i vincitori e si era rapidamente ucciso. Quando tutto questo successe la futura Augusta era giovanissima essendo nata il 30 gennaio del 58 a.C. e aveva solo 15 anni quando fu fatta sposare con Tiberio Nerone, un uomo molto più vecchio di lei, che nel 48 a.C. era stato questore di Giulio Cesare...rendergli sempre meno simpatici i successori di Cesare.
    Fu da lui che, quasi subito dopo il matrimonio, Livia ebbe Tiberio nato il 16 novembre del 42 a.C., nello stesso anno in cui il nonno si stava uccidendo in conseguenza del successo di Ottaviano. Mai il povero padre di Livia avrebbe potuto supporre che proprio questo giovane da lui tanto odiato gli avrebbe sedotto la figlia, sarebbe divenuto suo genere e come se questo non bastasse, anche patrigno e protettore del nipote...Dopo la fine di Bruto e Cassio quando Fulvia scatenò la guerra perusina tra il partito di Antonio e quello del Giovane Cesare, il marito di Livia, anticesariano com’era non esitò un momento a schierarsi dalla parte di Anonio e venne mandato in Campania a comandare un guarnigione. Quando però Perugia capitolò, egli, anche se in quel momento si trovava da un’altra parte, venne coinvolto nella sconfitta e fu costretto a scappare e, visto che c’era, si portò con sè anche Livia ed il bambino.
    Quella di portarsi appresso una giovane donna ed un lattante non sembra davvero essere stata un’idea eccessivamente brillante. Non c’è nessuna prova che Ottaviano si desse molto da fare ad uccidere donne e bambini lasciati indietro, ma evidentemente Tiberio lo riteneva capace di tutto. Quello che è certo che fu allora che Livia passò un periodo molto difficile, durante il quale i due coniugi ed i loro accompagnatori dovettero continuare a spostarsi da un nascondiglio all’altro sempre inseguiti da un nemico il quale come ogni altro nemico dell’epoca non avrebbe avuto molti scrupoli a passarli tutti, bambino compreso, a fil di spada.Riuscirono comunque a scamparla e continuarono la fuga che, attraverso alla Sicilia li portò in Acaia. Qui Tiberio Nerone affidò moglie e figlio ai Lacedemoni che essendo sotto il patrocinio dei Claudi erano legati alla famiglia di Livia e lui se ne tornò in Sicilia. Per Livia però marce forzate e pericoli non erano finiti e ne vide di tutti i colori, finendo una volta in un bosco in fiamme da cui uscì con capelli e vesti bruciate.
    Una vita come si vede molto avventurosa e tra tanti disagi pericoli e angustie la giovane donna non avrebbe mai potuto immaginare che presto avrebbe non soltanto incontrato il suo nemico e persecutore, ma che avrebbe finito con l’amarlo profondamente e mai avrebbe potuto supporre che con lui si sarebbe sposata. Come dio volle e per fortuna dei due giovani, Livia riuscì sempre a salvarsi e finito il pericolo tornò a Roma.
    Quando Livia di ritorno arrivò a Roma la vita nella grande città stava riprendendo il suo ritmo normale. In più, come sempre dopo una guerra e le morti e le tragedie che questa porta con sé, c’era più voglia di vivere e ci si riuniva assieme. Come spesso accade amici e nemici si rincontravano e gente che fino ad un momento prima si sarebbe volentieri sgozzata si rivedeva e si finiva a cena assieme, pronti poi a ricominciare a sgozzarsi alla prima favorevole occasione.
    Anche Augusto e Livia si incontrarono e si guardarono con interesse. Lui vedeva una donna che era fuggita con marito e bambino e che lui aveva fatta inseguire dai suoi scherani e lei vedeva in lui colui che aveva tanto odiato e che l’aveva tante volte messa in pericolo. Ma questo aggiungeva un pizzico di curiosità e di interesse . Vedere con i propri occhi colui che aveva cercato di farla sgozzare e accorgersi dell’effetto che produceva su lui doveva essere divertente e stuzzicante. A furia di divertirsi però la giovane donna dovette anche bruciarsi un po’ le ali. Augusto le stava intorno. ma poi piano piano Livia dovette entrargli nel sangue e iniziò a capire che lei non sarebbe mai stata una meteora passeggera nella sua vita; che lei era una vera donna, una donna da amare completamente e soprattutto una valida compagna che gli sarebbe stata vicina tutta la vita. Così finalmente il gelido e calcolatore Augusto finì con l’innamorarsene.



    Cosa vide in lei all’inizio quando l’aspetto fisico è quello che più conta? Bella, checché ne dica Carcopino, Livia non lo era. Il suo naso aquilino un po’ lungo per il suo viso tondo e largo, la breve distanza tra il naso e la bocca e la bocca stessa, piccolissima è vero, ma con labbra sottili non rientrava nei canoni della perfezione classica. Livia certamente non poteva dirsi brutta con i suoi grandi occhi e la linea perfetta delle sue sopracciglia, ma non aveva certo quella bellezza travolgente che fa perdere la testa e lascia senza fiato al primo incontro.
    Certamente doveva essere molto intelligente, cosa che dimostrò sempre in tutta la sua vita e doveva quindi essere dotata di quel fascino sottile e molto persistente che non è tanto legato all’aspetto fisico, ma alla personalità della donna e che è quindi capace di durare tutta una vita, qualcosa di magico che pian piano attira l’attenzione di un uomo e lo cattura. Qualcosa di veramente speciale che spinse i due giovani l’uno nelle braccia dell’altra. Per Livia questo amore fu una vera rivelazione.
    Il Giovane Cesare era molto diverso dal vecchio marito che lei aveva fedelmente seguito nella buona come nella cattiva sorte. “Ubi tu Gaius ego Gaia” diceva la sposa romana all’atto del matrimonio, ma non dovette passare molto tempo dal primo incontro con Augusto prima che Livia si rendesse conto che il suo vero Gaio non era il maturo Tiberio Nerone: era invece questo ragazzo che fino allora ella aveva considerato il suo grande nemico, l’uomo odiato da tutti i suoi parenti e da tutta la sua classe sociale, l’essere al quale fino a poco tempo prima essa aveva augurato con tutto il cuore di rompersi il collo. Livia era una donna molto seria e morale e tale fu per tutto il resto della sua vita. Non era la donna che si butta nelle braccia del primo uomo che la corteggi. È chiaro che quando decise di cedere alle proposte del giovane Cesare essa era ormai sicura non soltanto dei suoi sentimenti, ma anche di quelli di lui. Ma per cedere cedette e come! Non si può sapere cosa i due amanti avessero in mente per il loro futuro. Certo è che non dovettero essere tanto prudenti, dato che Livia restò nuovamente incinta. Comunque secondo gli storici antichi Ottaviano si portò a casa Livia tre mesi prima della nascita di Druso evento che ebbe luogo il 14 gennaio del 38. Quindi fu soltanto intorno al 14 ottobre del 39 a.C. che la donna andò ad abitare con il giovane legandosi a lui con un matrimonio per “usus” (oggi coabitazione) e rimandando il matrimonio formale ad un momento nel quale essa fosse stata in migliori condizioni, matrimonio che venne celebrato tre giorni dopo il parto. Tiberio Nerone divorziò dalla moglie e non solo questo, ma come se ne fosse il padre invece che il marito, le costituì una dote, partecipò alla cerimonia delle nozze e la consegnò personalmente al giovane sposo, dando pure agli amici una cena per festeggiare il matrimonio.Augusto e Livia ebbero una felice e lunga vita matrimoniale, anche se col passare degli anni Augusto cominciò ad avere parecchi acciacchi. Livia gli fu ovviamente sempre accanto e lo curò con devoto amore. Così passarono ben 52 anni, lunghi anni di un felice matrimonio. Erano passati cinquantadue anni, cinquantadue lunghi anni, ma per i due sposi erano volati via come un sogno. Morendo Augusto non pensava all'impero che aveva fondato, alla grandezza di Roma che si era rinsaldata nella sua pace. Le sue ultime parole non erano rivolte ai suoi concittadini, né ai posteri, né alla storia alla quale era ben conscio di appartenere. Nel momento supremo, davanti alla morte, quando un uomo si sente solo e nudo davanti all'eternità e tutto vien guardato con occhi nuovi, egli vedeva soltanto sua moglie: erano soltanto loro due a contare; egli sapeva che quello che erano stati l'uno per l'altra non poteva morire con lui. Fino a che Livia fosse vissuta e fosse restata su questa terra, quel fuoco che aveva riscaldato tutta la loro vita non si sarebbe estinto. Dopo niente avrebbe più contato, ma fino a che uno di loro fosse esistito anche il legame che li aveva uniti da giovanissimi avrebbe continuato ad esistere. Era questo che le voleva dire. L'ultimo addio e l'ultima raccomandazione:
    “Livia, ricordati del nostro amore. Ricordalo ogni giorno della tua vita. Addio!” e fu con questa ultima testimonianza di un'unione che niente aveva mai scalfito che Augusto uscì di scena.
    Non c'è dubbio che quando dalle storie si tolgano i commenti e le insinuazioni degli storici, e si guardi soltanto alla verità, Livia appare una donna di antico stampo: buona moglie, ottima madre, nonna affettuosa, e leale amica.
    Oltre a queste qualità, Livia dimostrò sempre di essere una donna forte; lo dimostrò quando, mortole il figlio Druso mentre combatteva i Germani, essa dovette trovare in sé stessa non soltanto la forza di superare il dolore, ma anche quella di mantenere di fronte al mondo la serenità e la compostezza che il suo rango richiedevano. Augusto, che sapeva quanto ella soffrisse, cercò di farla aiutare da Areo, un filosofo della sua cerchia, che poteva offrirle il conforto della sua scienza. Ella gli fu grata dell'aiuto in quel momento così difficile, ma in realtà fu da sola che reagì, e riuscì a farsi tanta forza da nascondere agli altri la sua disperazione. Del resto, ella aveva sempre silenziosamente disapprovato lo sfoggio di dolore che Ottavia aveva dato al mondo dopo la morte del figlio suo Marcello, e voleva dimostrare a tutti che era possibile sopportare un lutto gravissimo, e tener per sé la propria pena, senza imporla agli altri ed abbandonarsi a clamorose dimostrazioni di dolore.



    Non c'è dubbio che quando dalle storie si tolgano i commenti e le insinuazioni degli storici, e si guardi soltanto alla verità, Livia appare una donna di antico stampo: buona moglie, ottima madre, nonna affettuosa, e leale amica.
    Oltre a queste qualità, Livia dimostrò sempre di essere una donna forte; lo dimostrò quando, mortole il figlio Druso mentre combatteva i Germani, essa dovette trovare in sé stessa non soltanto la forza di superare il dolore, ma anche quella di mantenere di fronte al mondo la serenità e la compostezza che il suo rango richiedevano. Augusto, che sapeva quanto ella soffrisse, cercò di farla aiutare da Areo, un filosofo della sua cerchia, che poteva offrirle il conforto della sua scienza. Ella gli fu grata dell'aiuto in quel momento così difficile, ma in realtà fu da sola che reagì, e riuscì a farsi tanta forza da nascondere agli altri la sua disperazione. Del resto, ella aveva sempre silenziosamente disapprovato lo sfoggio di dolore che Ottavia aveva dato al mondo dopo la morte del figlio suo Marcello, e voleva dimostrare a tutti che era possibile sopportare un lutto gravissimo, e tener per sé la propria pena, senza imporla agli altri ed abbandonarsi a clamorose dimostrazioni di dolore.
    La lucida ed intelligente Augusta non poteva prestar fede a queste calunnie: essa era tra le poche persone di quell'epoca che non si lasciavano incantare dalle chiacchere, ed alla magia, bianca o nera che fosse, non credeva proprio. Quindi quando si disse che la morte del nipote era stata dovuta ai sortilegi di Pisone, ella non si lasciò trascinare dal dolore e dalla superstizione e non credette alle calunnie. E sì che queste magie nere erano allora molto di moda.
    Da tutti questi piccoli squarci di vita che abbiamo qui esposto risulta che Livia era una donna dotata di forza di carattere ed equilibrio non comuni. Oltre tutte queste qualità essa ne dimostrò poi molte altre nel campo pratico. Ad esempio ella fu un'ottima donna d'affari ed una splendida amministratrice. Augusto lo aveva subito riconosciuto, e, già nel 35 a.C., quando, giovane sposa, aveva appena compiuto 23 anni, aveva liberato sia lei che Ottavia dalla patria potestas. Evidentemente riteneva che sua moglie fosse perfettamente capace di badare ai fatti suoi senza bisogno dell'aiuto di nessuno. Da quel momento, dato che Livia era ricchissima, essa ebbe sempre molto da fare per dirigere le sue proprietà in Asia Minore, Gallia e Palestina. Ai suoi ordini, per assisterla in questi compiti, ella tenne sempre persone della massima fiducia ed estremamente capaci, tra i quali, ad esempio, Burro, persona tanto stimabile che sotto Claudio e Nerone venne posto al comando della guardia pretoriana composta da più di mille persone.
    Più tardi col passare degli anni Livia ottenne tutti gli altri titoli e privilegi che una matrona romana poteva conseguire. Nel 9 a.C., quando ormai aveva compiuto 49 anni, le venne concesso il diritto di "madre di tre figli", un onore che probabilmente non le era stato dato prima nella speranza che una nuova gravidanza glie lo facesse automaticamente ottenere. Alla morte di Augusto era pure stata esentata dalla lex Voconia che limitava l'entità massima dell'eredità che una donna poteva ricevere. Infine nel testamento essa venne da lui adottata prendendo il nome di Giulia Augusta, e subito dopo venne eletta sacerdotessa del suo culto con diritto di essere accompagnata da un littore. Ma non abusò mai della sua posizione, e furono più gli onori che rifiutò, spesso tramite il figlio Tiberio, che quelli che accettò.
    Così, in mezzo a tutte queste traversie e tutta la sua grande attività, essa, sempre lucidissima e mai oziosa, arrivò all'ottantacinquesimo anno, un'età davvero rispettabile per quei tempi. Indubbiamente l'aiutò il fatto di esser sempre stata molto morigerata. Passato alla storia è il piatto di enula, una radice amarissima, che ogni giorno l'imperatrice mangiava per mantenersi in salute. Ma non poteva essere soltanto la dieta che l'aveva aiutata a vivere tanto a lungo: essa godeva evidentemente anche di una fibra molto robusta. Morì nel 29 d.C.

     
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32 replies since 19/12/2011, 22:41   9706 views
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