DONNE...CONTROCORRENTE

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  1. gheagabry
     
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    HATSHEPSUT



    La regina, o il re Hatshepsut, come certamente avrebbe preferito essere ricordata, regnò sull'Egitto della diciottesima dinastia per più di vent' anni.
    Fu una donna notevole. Figlia maggiore del re Thutmosis I, sposata al fratellastro Thutmosis II e tutrice del giovane fratellastro-nipote Thutmosis III, Hatshepsut riuscì in un modo o nell'altro a sfidare la tradizione e a installarsi saldamente sul trono divino dei faraoni.
    A partire da quel momento Hatshepsut divenne la personificazione femminile di un ruolo maschile, rappresentata, unica nella storia, sia come donna che come uomo, vestita con abiti maschili, dotata di accessori maschili e addirittura della barba finta tradizionalmente esibita dai faraoni.

    Il suo regno, un'epoca in cui la pace interna, l'esplorazione di paesi stranieri e la costruzione di edifici monumentali trovarono un attento e delicato equilibrio, fu sotto tutti i punti di vista - tranne uno, ovviamente - un tipico regime del Nuovo Regno; sotto di lei l'Egitto prosperò.
    Eppure, dopo la sua morte, si cercò con ogni mezzo di cancellare il suo nome e la sua immagine dalla storia dell'Egitto.
    I monumenti di Hatshepsut furono abbattuti o usurpati da altri, i ritratti distrutti e il nome cancellato dalla storia e dall'elenco ufficiale dei re egizi. Il suo nome non compare nelle liste reali in quanto i posteri (a partire da Tuthmosis III) la considerarono un'usurpatrice facendone anche scalpellare i cartigli su molti monumenti.

    Ma qualcosa rimase: Manetone, menzionò un faraone donna, di nome Amense o Amensis, come quinto sovrano della XVIII dinastia.
    E da lì rinacque Hatshepsut...




    Hatshepsut fu la figlia più giovane di Thutmose I e della Grande Sposa Reale Iahmes.
    Al momento della morte di Thutmose I, Thutmose II, per confermare il suo diritto al trono, sposò Hatshepsut attribuendole il titolo di Grande Sposa Reale.
    La durata del regno di Thutmose II, 18 anni secondo Manetone, 3 anni, al massimo 4, secondo alcuni storici moderni rende difficoltoso stabilire che influenza abbia avuto Hatshepsut durante il periodo di governo del marito.
    Nominata in un primo tempo reggente in nome del figliastro, Hatshepsut, dopo aver ottenuto l'appoggio dei più alti funzionari e del clero tebano di Amon, tra cui Hapuseneb che venne innalzato al rango di Primo Profeta, iniziò un' opera di propaganda tesa a dimostrare come il padre, Thutmose I, l'avesse nominata sua diretta discendente e quindi nel diritto di salire al trono. A coronamento di tale opera di propaganda Hatshepsut si nominò coreggente insieme a Thutmose III attribuendosi quindi tutte le prerogative ed i titoli della sovranità.
    Uno dei punti più famosi della propaganda è il mito sulla sua nascita.
    In questa narrazione lo stesso Amon, nella personificazione di Amon Ra andò da Iahmes, dopo aver assunto le sembianze di Thutmose I, e la svegliò con un odore piacevole. Quindi Amon Ra pose l'Ankh, simbolo di vita, sul naso di Iahmes, e Hatshepsut fu concepita.
    Khnum, il dio che dà forza al corpo dei bambini umani, venne invitato a creare un corpo e un Ka, ossia la forza vitale, di Hatshepsut poi il dio e la dea Heket, dea della vita e della fertilità, posizionarono Iahmes su di un letto a forma di leone dove ella partorì Hatshepsut.
    Per rafforzare ulteriormente la sua posizione venne diffuso un pronunciamento dell'Oracolo di Amon, mediato del clero tebano, che proclamò come fosse desiderio del dio che la figlia di Thutmose I sedesse sul trono.
    Hatshepsut pubblicizzò l'appoggio di Amon al suo regno facendo scolpire l'approvazione del dio sui suoi monumenti, per esempio:

    « Benvenuta mia dolce figlia, mia prediletta, il Re dell'Alto e del Basso Egitto, Maatkare, Hatshepsut. Assumi il ruolo di Signore, prendi possesso delle Due Terre. »

    Inoltre Hatshepsut aggiunse all'appoggio divino anche l'intenzione del padre di assegnarle le corone d'Egitto. La propaganda a supporto delle sue rivendicazioni è riportata anche su un'iscrizione parietale del suo tempio funebre:

    « Allora sua maestà disse loro: “Questa mia figlia, Khnumetamun Hatshepsut- possa essa vivere!- ho deciso che siederà sul mio trono dopo di me… lei potrà dirigere il popolo in ogni aspetto del lavoro di palazzo; essa infatti potrà condurvi. Ubbidite alle sue parole, unitevi tutti sotto il suo comando. I nobili di sangue reale, i dignitari e i capi del popolo ascoltarono questo proclama in favore di sua figlia, la Regina dell'Alto e Basso Egitto, Maatkare- possa essa vivere in eterno. »

    Sulla durata del periodo di coreggenza le fonti sono incerte secondo alcuni l'atto sarebbe avvenuto dopo soli due anni di reggenza mentre secondo altri sarebbe da datare al settimo anno di regno.
    Hatshepsut fu certamente un buon faraone e durante il suo regno l'Egitto conobbe un periodo prospero pacifico. Come i suoi predecessi si dedicò alle attività edilizie per magnificare il proprio culto. Fece costruire un monumentale tempio a Deir el Bahri in onore della dea Hator. Hatshepsut fece restaurare i numerosi templi che in tutto l'Egitto erano andati in rovina nel periodo della dominazione Hyksos. Intraprese diverse esplorazioni e spedizioni commerciali (regno di Punt di cui rimane un famoso bassorilievo).
    Hatshepsut ricoprì anche la carica di Divina adoratrice di Amon, ruolo che la poneva molto in alto nella gerarchia ecclesiastica.
    Pare che il suo regno non sia stato segnato da eventi militari, tranne forse qualche campagna militare di scarsa importanza in Nubia contro gli Iuntyu e contro il paese di Nehsin.
    Hatshepsut esercitò il potere in modo assoluto fino al 1453 a.C. e fu il regno più lungo tra le regine d'Egitto. Ma alla sua morte, misteriosamente, nulla soppravvisse, nessuna immagine, nessuna statua, nessun tempio, nessun documento, nessuna traccia di lei che pure ebbe un potere più vasto di Cleopatra e Nefertiti. Persino il suo sarcofago fu profanato.
    Si pensa che a distruggere la sua immagine e a condannarla all'oblio della memoria fu proprio colui che aveva spodestato, Thutmose III.



    Dopo la sua morte, molti dei monumenti a lei dedicati furono distrutti o vandalizzati. Sostituire, sui monumenti, il nome del vecchio sovrano con quello del nuovo era una pratica comune nell'antico Egitto, ma in alcuni casi questo atto aveva lo scopo di damnatio memoriae; portando alla scomparsa della persona dalla storia e quindi cancellandone l'esistenza.
    Gli egittologi hanno pareri difformi su chi sia stato, effettivamente, a cancellare il nome di Hatshepsut dai monumenti, ed anche sulla cronologia di tali atti: Charles Nims e Peter Dorman hanno esaminato questi vandalismi e li hanno datati, approssimativamente, dopo il quarantaduesimo anno di regno di Thutmose, ossia verso la fine del regno mentre Donald Redford suggerisce una motivazione più pragmatica: Thutmose III aveva bisogno di dimostrare la sua legittimità a regnare e quindi si attribuì le opere della sua matrigna e associata al trono.
    Redford annota:

    « Qua e là, nei più profondi recessi dei santuari o della tomba, dove gli occhi dei plebei non potevano vedere, le immagini e le iscrizioni della regina sono rimaste intatte... che mai lo sguardo del popolo potrà vederle di nuovo,così da mantenere il calore ed il timore di una presenza divina. »

    Nel famoso rifugio, identificato come tomba DB320, scavato nella roccia nelle vicinanze del tempio funerario di Hatshepsut, ove durante la XXI dinastia vennero nascoste le mummie di molti sovrani per sottrarle all'azione dei violatori di tombe, venne rinvenuta una mummia femminile, priva di indicazioni sull'identità, ma al cui fianco si trovava una cassetta, recante il nome di Hatshepsut, contenente un fegato mummificato ed altri reperti. Tale mummia venne quindi considerata essere quella della regina. Tale ipotesi venne messa in discussione dal ritrovamento in KV60, vicino alla sepoltura di Sitra-in, nutrice della stessa Hatshepsut, di un cadavere femminile che presentava caratteristiche attribuite alla regina ed una postura di mummificazione tipica dei membri della famiglia reale. Ulteriori studi su tale mummia, comportanti il confronto tra alcuni reperti attribuibili con sicurezza alla regina e la mummia in questione (analisi del DNA) hanno permesso, nel 2007, di confermare tale ipotesi, pertanto la mummia rinvenuta in KV60 è ora ritenuta quella di Hatshepsut. Un'altra convincente prova dell'identità della mummia è il ritrovamento in una piccola scatola di legno con nome e cartiglio di Hatshepsut, che ne contiene le viscere ed un singolo dente con una sola parte della radice. La parte di radice mancante è ancora nella mascella della mummia, il che ha fugato gli ultimi dubbi sul suo riconoscimento.



    HATSHEPSUT, COLEI CHE AMON ABBRACCIA LA PRIMA TRA LE ELETTE
    NUOVO REGNO - XVIII DINASTIA, 1552-1295 a.C.

    Nonostante ben poche siano le esponenti di sesso femminile ad aver conquistato il potere, tutte hanno lasciato un segno del loro passaggio. Hatshepsut è una di queste: la regina fece edificare il suo tempio funerario adattandolo ad una configurazione naturale particolare, per far cadere nell'ombra i templi degli altri sovrani. Il tempio si trova a Deir el Bahari nella necropoli tebana, sulla riva ovest del Nilo, a Luxor, è un santuario a terrazze in parte scavato nella roccia calcarea e sovrastato da alte rupi. La regina visse nel XV Sec. a.C., figlia di Thutmosis I. Era l'unica discendente diretta del re ma non avrebbe potuto salire al trono perchè donna. Sposò il fratellastro Thutmosis II, indossò il gonnellino e la barba cerimoniale, simboli del potere, e fu lei a regnare. Nei rilievi del tempio, famosi in tutta la valle del Nilo, la regina celebrò la sua origine divina ossia la sua teogamia, per legittimare il diritto al trono di fronte ai grandi sacerdoti. Inoltre fece edificare un obelisco, vicino tempio di Karnak, in un unico blocco di granito rosa di Assuan, 317 tonnellate, a Luxor. Un altro avvenimento celebrato sui muri del santuario è il viaggio a Punt, l'odierna Somalia. Prima del viaggio in Egitto di Napoleone, il tempio fu trasformato in un convento dai monaci cristiani. Nel 1798 la spedizione napoleonica lo portò alla luce semisepolto dalla sabbia, ma solo un secolo più tardi, ebbero inizio i lavori per riportarlo all'antico splendore. Nel 1960 ebbero inizio i restauri delle parti interna ed esterna della struttura. la terrazza superiore del tempio è quella che ha suscitato i maggiori problemi. Senenmut, architetto e amante della regina, che aveva concepito l'originale struttura, per ripararla dagli eventuali crolli delle alture, aveva realizzato una piattaforma, sopra la terza terrazza, ora ricostruita. Ad un certo momento si è pensato di smontare il tempio, come ad Abu Simbel, ma le ingenti somme di denaro necessarie hanno fatto accantonare l'idea. Sono state pulite le pareti dove si trovano i rilievi originali, anneriti dalle lampade ad olio dei monaci, quando il tempio fu adibito a convento. Adesso chi visita il tempio può chiaramente ammirare l'ambizione di Hatshepsut che regnò ventanni tra intrighi e congiure. Pur avendo due tombe, il suo corpo non è stato ritrovato, è ancora un mistero la sua morte: fu uccisa o morì di morte naturale?






    NEFERTITI



    Posata con amore nella tomba dell’eternità,
    immortalata ed onorata.
    Dea e donna nei millenni
    ci commuove per la sua bellezza.
    Signora di delicata grazia,dolcezza,amore.
    Amata dal suo sposo poeta,sognatore
    sensibile alla bellezza,all’umanità,
    alla giustizia,ebro del dio Aton,
    incantato dalla sua sposa-cugina
    preferì sognare la propria vita che viverla.
    Perduto com’èra
    nella contemplazione del suo dio,
    il suo stato sprofondo nell’anarchia.
    Separata,forte nella sua fede incrollabile
    della nuova religione…Ormai lontana
    dagli eventi che precipitavano,
    entrava nel mito, nella legenda
    bella tra le belle…
    Tu soave creatura apparisti,
    come raro fiore in mezzo al deserto
    che non appassisce.

    (Leopold Persidi Roma.19-02-2004)



    Sulla grande e potente regina dell'antico Egitto si sa veramente poco: non esiste alcuna documentazione precisa sulla sua morte, né fu mai fu ritrovata la sua tomba.
    Sguardo fiero, viso dai lineamenti delicatamente proporzionati e sopracciglia leggermente arcuate, naso sottile, labbra carnose e lungo collo aristocratico: Nefertiti dev'essere stata una donna dall'aspetto estremamente affascinante. Non per nulla il suo nome, che probabilmente era pronunciato "Naftayta", significava "la Bella è arrivata". L'aspetto radioso di Nefertiti è documentato da innumerevoli ritratti, alcuni dei quali sono stati ritrovati a El-Amarna, luogo che una volta ospitava la corte di Amenofi IV.

    Tra questi ritratti, il più affascinante è un busto scolpito e dipinto in pietra calcarea e gesso che dal 1924 si trova al Museo Egizio di Berlino. Questa scultura di appena 50 cm. di altezza, che a tutt'oggi è uno dei più famosi artefatti risalenti all'Era Egizia dei Faraoni, fu scoperta da un archeologo tedesco nel 1912. Un altro busto venne rinvenuto dal ricercatore inglese John Pendlebury intorno al 1932, durante gli scavi a El-Amarna. Questa testa, che apparentemente lo scultore aveva intenzione di porre su di una statua, non riporta alcuna iscrizione. Eppure la somiglianza ad altri ritratti di Nefertiti è tale da non lasciare dubbi che si tratti della regina. Oggi è possibile ammirare questo busto al Museo Egizio del Cairo.
    Il Faraone Amenofi IV dovette amare appassionatamente la sua sposa e consorte, dato che nella capitale fece erigere in suo onore diverse colonne riportanti inscrizioni che cercavano di catturarne la bellezza:

    "La più bella di viso, ha il dono della felicità, ha il talento di saper prestare ascolto, la sua voce porta gioia, è regina di tutte le grazie, è dotata di amore in abbondanza, porta felicità al sovrano delle due terre".

    ...La Storia...


    Per più di un decennio Nefertiti fu la più influente donna in Egitto, riverita come un dio dal suo popolo. Regnò di fianco ad Amenofi IV, un sovrano della 18ª dinastia del Nuovo Regno. Ma della bella regina tuttavia non si sa quasi nulla, dato intorno al 1336 a.C., all'età di circa 30 anni, scomparve semplicemente dalla storia. Nefertiti aveva sposato il figlio di Amenofi III durante il quarto anno del regno. pare che al tempo Nefertiti avesse 15 anni e il suo sposo almeno 14. A seguito dell'unione, la regina diventò una delle più potenti sovrane mai esistite in Egitto. Amata, elogiata e adorata, era presente al fianco del re in tutte le occasioni importanti: il suo rango era quasi alla pari con quello del re. Ma poi, improvvisamente, se ne perdono le tracce. Fino ad oggi non sono state trovate prove che possano gettare luce sulla misteriosa fine di Nefertiti e, fino ad oggi, si credeva che il suo corpo fosse andato perso.
    Le sue origini sono sconosciute. Secondo una teoria, avrebbe potuto trattarsi della principessa mitannica Tadukhepa, che avrebbe dovuto essere stata la sposa di Amenofi III ma che invece sposò il figlio di questo. Secondo un'altra teoria, sarebbe stata il frutto dell'unione tra Amenofi III e una concubina; in questo caso Nefertiti sarebbe la sorellastra di Amenofi IV. Ma anche questa teoria sembra piuttosto improbabile in quanto, se fosse vera, il titolo di "Figlia del Faraone" le sarebbe appartenuto per diritto, mentre invece non fu così.
    Secondo una terza teoria, Nefertiti sarebbe stata la figlia di Tiy, un ufficiale di alto rango alla corte di Amenofi III. Secondo questa teoria, che si sta diffondendo sempre di più tra gli egittologi, Nefertiti sarebbe quindi nata tra i ranghi più alti della società egiziana.

    Nefertiti ed Amenofi IV introdussero importanti riforme religiose e culturali, tra le quali un radicale allontanamento dalle divinità tradizionalmente onorate dal popolo egizio, per dedicarsi al culto di Aton, il dio Sole. Durante il quinto anno di regno di Amenofi IV, la coppia trasferì la residenza ufficiale da Tebe ad Achetaton, il "Luogo della Luce di Aton", città che ai giorni nostri è conosciuta con il nome arabo di El-Amarna. La costruzione di nuovi templi in onore del dio sole interessò perfino Karnak, che fino ad allora era stato il centro tradizionale del culto di Ammon. Questi templi vennero decorati con innumerevoli immagini di Nefertiti la quale, in quanto monarca, portava anche il titolo di "Neferneferuaton", che significa "Perfetta è la perfezione di Aton". Più di ogni altra regina egiziana prima o dopo di lei, Nefertiti venne immortalata in templi e su monumenti. È anche probabile che la regina abbia ricoperto la carica di Sommo Sacerdote, carica che tradizionalmente era riservata esclusivamente ai re.
    Eppure, durante gli ultimi anni del regno di Amenofi IV, Nefertiti scomparve da dipinti e sculture per essere sostituita da due delle sue sei figlie: Meritaton e Ankhesenpaaton.

    Che cosa accadde alla regina? A lungo i ricercatori hanno creduto che Nefertiti non avesse più goduto del favore del re e fosse stata esclusa dalla famiglia reale. Uno dei motivi potrebbe essere stato il fatto che stava diventando palese che non avrebbe mai dato un figlio maschio al re. Secondo un'altra teoria, il governo della coppia sarebbe stato rovesciato da una ribellione della popolazione che considerava eresia l'adorazione del dio Aton. Quello che è certo è che una volta asceso al trono Tutankhamon nel 1333 a.C., qualsiasi traccia che potesse ricordare Amenofi IV e Nefertiti venne sistematicamente eliminata.
    Quindi, l'improvvisa scomparsa di Nefertiti è destinata a rimanere un mistero. Tuttavia, è possibile che il corpo senza nome che il team di archeologi britannici ritiene possa essere quello mummificato dell'affascinante regina stia per rivelare alcuni dei suoi segreti.

    La scoperta



    Potrebbe rivelarsi la scoperta archeologica più sensazionale da quella della tomba di Tutankhamon. L'egittologa inglese Joann Fletcher è convinta di aver trovato la mummia della leggendaria Nefertiti che - insieme a Cleopatra è stata la più famosa sovrana dell'antico Egitto. Nel giugno 2002 a Joann Fletcher, docente presso l'Università di York, e ai suoi colleghi fu permesso di esaminare la tomba conosciuta come "KV35" nella Valle dei Re, presso Luxor. Tale tomba era stata infatti precedentemente aperta, nel 1898 per poi essere nuovamente murata nel 1907. Una delle mummie presenti nella tomba aveva destato particolare interesse tra il team di ricercatori, in quanto le vecchie fotografie mostravano una forte somiglianza con il famoso busto di Nefertiti di Berlino.
    La mummia, catalogata come "No. 61072", giace insieme ai corpi mummificati di una seconda donna e di un ragazzo in una galleria attigua alla camera funeraria di Amenofi II. I tre furono rinvenuti da un archeologo francese verso la fine del 19° secolo, ma essendo in condizioni tutt'altro che buone non avevano attratto molta attenzione al tempo e per molti anni successivi.
    Ora, e solo dopo innumerevoli controlli dettagliati, il team britannico di ricerca ha raggiunto la conclusione che in tutta probabilità la "Mummia 61072" è quella della leggendaria regina Nefertiti.

    Secondo il parere degli scienziati britannici, tra le prove che suggeriscono che si tratti di una "riscoperta" del corpo di Nefertiti, ci sono i due buchi nel lobo dell'orecchio della mummia, che erano segno di appartenenza alla famiglia reale, i segni lasciati da una sorta di corona, anch'essa indossata esclusivamente dai reali, e il capo rasato che secondo la dott.ssa Fletcher sarebbe stata una pratica essenziale che permetteva di indossare perfettamente una corona del tipo del famoso copricapo blu portato da Nefertiti.
    Da una valutazione preliminare, il team britannico di ricerca ritiene che per lo meno questa mummia, che è stata trovata sotto un enorme quantità di tessuto di lino, sia probabilmente quella di una figura reale femminile risalente al periodo Amarna. Il lungo collo da cigno, gli zigomi alti e i forti lineamenti del mento ricordano il bel capo di Nefertiti. Un altro elemento che identificherebbe la mummia come la bella sovrana del regno del Nilo è, secondo la dott.ssa Fletcher, una parrucca rinvenuta accanto al corpo mummificato. Si tratta di una parrucca in stilo nubiano, quello preferito dalle donne della casa reale nell'ultima parte della 18ª dinastia. Inoltre, le procedure di imbalsamazione utilizzate sui tre corpi non identificati nella tomba KV35, i materiali usati e il tipo specifico di mummificazione suggeriscono che i corpi risalgono alla seconda metà della 18ª dinastia, il periodo corrispondente al regno del Faraone Amenofi IV e di sua moglie.

    Il corpo che si ritiene essere quello di Nefertiti presenta segni di notevole violenza, apparentemente inflitti con un ascia o una sorta di machete. L'orecchio destro e un braccio sono mancanti, anche se il braccio è stato rinvenuto nel corso di una seconda spedizione intrapresa dal team di ricerca britannico nel febbraio 2003. Secondo la dott.ssa Joann Fletcher, questo prova che Nefertiti sia stata soggetta a maltrattamenti e quindi uccisa; tali ferite rappresentano un ulteriore indizio nel rompicapo che potrebbe portare alla definitiva identificazione del corpo. La studiosa ritiene che la morte violenta a cui è andata incontro la regina potrebbe essere un atto di vendetta del popolo dettato da come il Faraone Amenofi IV e la regina avevano tradito la religione tradizionale per dedicarsi al culto del dio Sole. Un ulteriore esame della mummia ha rivelato che il viso presenta segni di violenza inflitti da un oggetto estremamente affilato, forse un pugnale. Questo corrobora la tesi secondo la quale la sovrana odiata sarebbe stata torturata e il suo corpo sfigurato dopo la morte. Il braccio destro della mummia, in seguito rinvenuto separatamente, era stato fasciato in posizione piegata con la mano verso l'alto. Le dita sembra che stessero ancora afferrando uno scettro reale, anche se questo da allora è svanito.

    Alcuni esperti hanno tuttavia espresso scetticismo; ritengono infatti che la dott.ssa Fletcher e i suoi colleghi stiano basando le loro deduzioni su prove insufficienti. Secondo gli scettici, la mummia riscoperta potrebbe corrispondere a qualcun altro, per esempio a una delle figlie di Nefertiti. Per risolvere il mistero una volta per tutte, sarebbe necessario effettuare dei test di confronto di DNA. Ma finora non sono stati ritrovati i resti dei figli di Nefertiti né quelli di altri parenti stretti. Quindi, tali test risultano impossibili.
    (informiamo)


    Tanti sono i giubilei dell'Unico-di-Ra, re eterno,
    e della Grande Regina, la sua prediletta, ricca di beltà,
    che fa contento Aton con una dolce voce
    e con le sue belle mani che portano i sistri,
    la Signora delle Due Terre,
    Neferneferuaton, Nefertiti, viva eternamente,
    che sta per sempre a fianco dell'Unico-di-Ra
    (Da una parete nella tomba di Ai, genero e successore di Ekhnaton a Tell el-Amarna)


    Allorché, in quel lontano tramonto del 1366 A.C., Tadulchipa, la dolce principessa asiatica, approdò a Tebe, la favolosa città dalle ‘cento porte’, capitale dell’alto e del basso Egitto, il popolo del Nilo le tributò un’accoglienza orgiastica. Sebbene il suo bel volto non lo tradisse, un brivido di repulsione dovette percorrere quel suo bel corpo di quindicenne alla vista dell’obeso e decadente Amenophis III, il re delle ‘due terre’, cui l’amato genitore, Tushratta, potente re del Mitanni, l’aveva destinata come sposa.
    Nefertiti, ‘La Bella che qui viene’, era tuttavia ben lungi dall’immaginare il ruolo che il destino le aveva riservato nella terra dei Faraoni. Alla morte di Amenophis III, a soli diciassette anni, la ‘Bella’ sposò il figlio di questi, Amenophis IV, sul quale tanta influenza doveva esercitare nella edificazione di quel grande culto monoteistico dedicato al disco solare, ad…Aton!. A questo culto l’illuminato ‘Faraone eretico’ dedicherà tutta la sua vita. La ‘città dalle cento porte’ venne presto abbandonata per ‘Aketaton’, nuovo paradisiaco centro di culto nell’area di El Amarna, a nord di Tebe, ed il giovane Amenophis assunse il nome di ‘Akenaton’, (servo di Aton).
    Dopo alterne vicende, che la ‘Bella’ dominò per circa tredici anni col suo fascino e splendore, nel 1351 A.C. la ritroviamo disperatamente sola, ripudiata dal ‘signore delle due terre’, isolata dalla corte e soppiantata nel suo ruolo di ‘consorte reale’ dal correggente ‘Smenkhkara’ e dalla giovanissima figlia ‘Meritaton’, nuova ‘consorte reale’.
    Fu forse questo il periodo dei più disperati e dissoluti amori di Nefertiti; periodo in cui il grande scultore di corte, Thutmosis, dovette follemente innamorarsi della bella regina, senza però esserne corrisposto. Amore ed odio dovettero guidare la mano del geniale artista nel plasmare quel raro esemplare d’arte figurativa qual è il busto della ‘Signora del Nilo’, oggi conservato nel museo di Berlino. Questo magnifico e superbo reperto, rappresentativo dell’Arte figurativa di ‘Amarna, finemente lavorato e dipinto e preziosamente ornato con lamine auree, lapislazzuli, malachite e calcedonio, è caratterizzato dall’assenza dello strato brillante dell’occhio sinistro.
    Oggi, l’osservatore del reperto n.21.300 del museo di Berlino non resta eccessivamente perplesso alla vista di quell’occhio bianco e senza luce come dovette invece esserlo, molto probabilmente,Ludwig Borchardt, l’archeologo tedesco che, per primo, ebbe il privilegio di fissare quel volto stupendo allorché, nel Dicembre del 1912, lo riportò alla luce, estraendolo da quello che risultò essere il laboratorio del grande caposcultore ‘Thutmosis’ (Camera 19, settore P47, degli scavi di Tell El Amarna).
    Per i più, alterne vicende ed il fluire del tempo potevano essere stati i responsabili della mutilazione. Per studiosi più attenti, Thut aveva forse inteso affidare ad un rituale ‘magico’, diffuso in quei tempi, la sua vendetta di amante respinto. Ma…forse…più semplicemente, l’Artista aveva inteso rappresentare, a mezzo di quell’occhio spento, il suo profondo disprezzo per la pur tanto amata regina. A sostegno di questa tesi sembrerebbe deporre , paradossalmente, proprio una delle tante formule ‘magiche’ in cui ‘l’occhio bianco’ appare quale attributo dispregiativo, come per esempio “…svanisci! Oh tu che sei cupo in volto, tu che sei cieco, tu che hai l’occhio bianco ed avanzi strisciando! Oh miserabile!....” e così via. In contrapposizione all’occhio ‘bianco’, spesso ci si imbatte con l’esaltazione dell’occhio ‘vivo’ di Horus, il Dio ‘Falco’, che si posa su un ‘luminoso’ orizzonte.
    Se la bella Regina del Nilo avesse solo immaginato che il grande amore di Thutmosis le avrebbeconsentito di realizzare il sogno dell’immortalità, certamente oggi anche il suo occhio sinistro risplenderebbe!
    Gli occhi di Nefertiti si spensero per sempre all’età di trentasette anni.
    La vendetta del vecchio Dio Amon la raggiunse nella forma di un micidiale veleno fattole propinare dal grande generale Horemheb. Costui, al quale la ‘ragion di stato’ aveva imposto la penosa bisogna, ne arse il cadavere e ne disperse le ceneri ai quattro venti.
    L’ira di ‘Amon’ era placata!
    (Joey Fatigati)


    ...........

    Ankhesenamon

    QueenAnkhesanamen

    Una ragazza bellissima sedeva ad un tavolo, da sola. Aveva lo sguardo triste e fiero allo stesso tempo. Lo sguardo di chi aveva avuto un'infanzia troppo breve. Indossava un'ampia veste bianca adornata solo da lunghe e morbide pieghe. Un soldato ittita, due tavoli più in là, la fissava quasi a voler leggerne l'identità nei suoi occhi scuri. La ragazza si accorse di essere osservata e, rivolta al soldato, disse - Perché mi guardi così assiduamente, uomo?- L'ittita senza distogliere gli occhi dai suoi rispose - ... il tuo volto non mi è nuovo, donna, chi sei? ...mi ricordi qualcuno... e qual è la tua storia?-
    Il timbro di voce del soldato e la bellezza della ragazza attirarono l'attenzione di tutti i presenti nella Taverna. Il silenzio calò. Era il preludio ad un'altra storia.



    Sono vissuta nel 1340 a.C. a Tebe, la città dalle 100 porte, splendida come Babilonia dalle torri stupende, come Ninive dai meravigliosi giardini e Hattusas capitale del popolo dai 1000 dei.
    Mi chiamo Ankhesenamon, terza figlia del faraone Amenhotep IV o Akhenaton, come lui voleva essere chiamato, e di Nefertiti sua sposa. Moglie del faraone Tutankhaton o Tutankhamon, come lo costrinsero a mutare il nome coloro che lo assassinarono, anch'egli figlio, unico maschio, di Akhenaton e Kyia sua concubina. Fui data in sposa, alla morte del faraone, al giovane re quando aveva nove anni... ed io dodici. Due bambini eravamo. Indifesi ed inesperti. Prede di un uomo senza scrupoli e dall'ambizione smisurata: il gran visir Ay. Per otto anni io ed il mio giovane marito siamo stati manovrati da Ay. Per ingraziarsi i favori e la fedeltà dei nobili e dei sacerdoti, ci costrinse ad abbandonare il culto di Aton che dà luce e calore agli uomini, facendoci ritornare al vecchio culto di Amon Ra. Il suo potere era diventato superiore a quello del faraone mio marito, ma la sua ambizione non era ancora sazia: voleva diventare lui stesso signore dell'Alto e del Basso Egitto e... voleva me. Tutankhamon, resosi conto di quanto stava accadendo, decise di ripristinare il culto di Aton per togliere ad Ay ed ai suoi sostenitori il potere. Furono due anni terribili: noi, sovrani d'Egitto, dovevamo tramare contro un nostro servo! Un giorno Ay, fingendosi pentito, invitò Tutankhamon ad una battuta di caccia e lo uccise, aveva diciannove anni. A tutti disse che era caduto dal carro finendo sotto gli zoccoli dei cavalli... non c'erano testimoni a parte quei traditori dei suoi uomini. Non c'erano eredi al trono perché per ben due volte la mia gravidanza era finita male. Ma l'Egitto doveva avere il suo faraone ed Ay mi imprigionò affinché lo sposassi per legittimare le due corone alle quali ambiva da tanto. Ero disperata. Mio marito e fratellastro, l'uomo che amavo, era stato ucciso e non potevo fare nulla per liberarmi dal suo assassino che ogni notte veniva nelle mie stanze per violentarmi... Decisi di chiedere aiuto a Suppiluliumas, grande re degli Ittiti e nostro nemico... Gli inviai una tavoletta con la preghiera di farmi sposare un suo figlio poiché mai avrei sposato un mio servitore nonché assassino di mio marito.

    Il re ittita dopo qualche esitazione (non gli sembrava vero...) accettò ed inviò suo figlio Zannanza con una scorta che non arrivò mai a Tebe. Ay li aveva fatti massacrare... Ormai, priva di ogni speranza ed aiuto, fui costretta a diventare moglie di Ay. Finalmente aveva legittimato la corona: era il faraone!

    Ankhesenamon, temeva per la sua vita e non intendeva sposare alcun "servo". La sua figura, come la sua fine, resta avvolta nel mistero, subito dopo le nozze, di natura teologica, con l'ex visir, di lei si sono perse le tracce. Si suicidò o invece fu uccisa? Ankhesenamon è presente in molti oggetti rinvenuti nella tomba di Tutankhamon, suo marito, ma non nelle pareti: è assai strano perchè era sua sorella e sua moglie, erano cresciuti e vissuti insieme. Invece tra i reperti rinvenuti nella tomba del faraone c'è una piccola cappella le cui scene danno un'idea del suo ruolo, è chiamata grande maga, colei che dona l'energia indispensabile per regnare. Alla morte del faraone fu il visir Ay ad organizzare tutto; se fosse stata rappresentata nella tomba di Tutankhamon avrebbe accompagnato simbolicamente il marito defunto, Ay aveva altri progetti, la regina era indispensabile per raggiungere il trono.



    .......

    « La vita mi fu ingiusta — essa conclude —
    vissi senza delitto, seppure non è delitto l'amare;
    ed il pianto è degli amanti il sollievo »
    (Baldassarre Castiglione)


    CLEOPATRA



    Cleopatra, la regina d'Egitto, considerata la "regina delle regine", ultima sovrana della dinastia macedone, erede diretta di Alessandro Magno, permeata dalla cultura e dalle tradizioni greche, amò profondamente il suo paese, rivivificandone le gloriose tradizioni e lottando per mantenerlo prospero, riuscendo ad ottenere il consenso dal popolo egiziano e persino a farsi onorare come incarnazione di Iside, grazie al sostegno della classe sacerdotale.
    Adulata e contestata, osannata o ritenuta lussuriosa, giudicata dalla Storia come una donna abile nella corruzione, certamente non bellissima come vuole la leggenda (anche il filosofo Pascal nel 1670, nei "Pensieri", parlò del suo naso camuso), amante del lusso e dei piaceri, fu dotata d'intelligenza brillante e di grande cultura.
    Padrona dell'egiziano, dell'arabo, dell'ebraico, del greco, e di varie altre lingue, curiosa, ironica, d'indole gioiosa, certamente di grande fascino, se riuscì a sedurre due uomini potenti come Cesare ed Antonio, che per lei aveva ripudiato la virtuosa moglie Ottavia, dovette essere di non poco fastidio in tempi in cui la condizione sociale femminile era d'inferiorità.
    Così Plutarco descrisse lo sfarzo della regina:

    " In procinto di muoversi per la guerra contro i Parti, Antonio mandò ordine a Cleopatra di venirlo ad incontrare in Cilicia per scagionarsi dall'accusa di aver dato aiuto a Cassio e di averlo appoggiato nella guerra contro Roma.
    Cleopatra apparecchiò molti doni ed ornamenti, come si conveniva a chi era partecipe di una dinastia fastosa e potente. Poi se ne venne navigando lungo il fiume Cidno su di una nave dalla poppa dorata, con le vele di porpora tutte spiegate, coi remi d'argento mossi dalla ciurma in cadenza, al suono della tibia unito con quello delle zampogne e delle cetre.
    Essa poi si stava adagiata sotto un padiglione intessuto d'oro e dalle due parti assistevano, facendole vento, alcuni giovanissimi paggi; le più belle tra le sue damigelle, in abito di Nereidi, stavano chi al timone, chi alle gomene, esalando da molti incensieri, si diffondevano sulle rive del fiume, segnalando il passaggio della regina d'Egitto."




    Al tempo di Cleopatra Alessandria era la perla del regno egizio, una città ricca e potente, e Roma desiderava avere i Tolomei come alleati. In seguito agli intrighi del marito Tolomeo II, Cleopatra fu cacciata da Alessandria ma decise di riconquistare il potere da sola. Fu allora che incontrò Cesare che, sedotto dal suo fascino, e irretito dai suoi intrighi, s' innamorò perdutamente di lei e riuscì a farla riconciliare col fratello e a restituirle il trono d'Egitto.
    Cleopatra e Cesare si stabilirono poi a Roma e dal loro amore nacque un figlio, Tolomeo Cesarione, ucciso nel 30 a. C, quando Ottaviano Augusto conquistò l'Egitto.
    Nel 44. a. C Cesare venne assassinato e Cleopatra tornò in Egitto, e qui , rimettendo in moto le sue arti seduttive, avvinse a sé Antonio, designato da Cesare come suo erede e triumviro incaricato degli affari d'Oriente, in un legame che durò circa 10 anni, che si concluse con il matrimonio e dal quale nacquero tre figli,
    Alessandro- Hélios, Cleopatra- Selene e Tolomeo- Filadelfo.
    Antonio e Cleopatra come coppia rappresentavano l'unione della forza e della seduzione e si identificavano con Dioniso ed Afrodite, per sottolineare l'alleanza e la potenza dei due imperi, ma il loro legame, che aveva sapore peccaminoso come tutto ciò che proveniva dal fascinoso Oriente, l'ostentazione delle ricchezza di Cleopatra e il fastidio che procurava il fatto che un romano non dimostrasse la propria superiorità sul paese conquistato, che pure
    non metteva in discussione la sovranità romana, infastidì Roma.
    Si arrivò, così al conflitto armato; Ottaviano, desideroso di conquistare il potere, dichiarò guerra ad Antonio. Nel corso della battaglia di Azio Antonio e Cleopatra riuscirono a fuggire, salvando parte della flotta ed il tesoro. Dopo la sconfitta di Azio, abbandonato da tutti, e pensando che Cleopatra si fosse suicidata, Antonio si uccise conficcandosi la spada nel ventre.
    Ridotto l'Egitto a provincia romana, e morto Antonio, nel 30 a. C. Cleopatra, per il dolore di vedere la disfatta del proprio paese sfruttato e piegato da Roma, e per non subire l'umiliazione di dover seguire incatenata il carro del vincitore,
    preferì darsi la morte con un aspide.
    (Francesca Santucci)



    ....Tra i poeti vi troviamo spesso Sallustio, Asinio Pollione, Lucio Apuleio e i due giovanissimi Virgilio e Orazio. Quest’ultimo, che ha appena 21 anni, non fa mistero di detestare la Regina. E tuttavia è per lui che Cleopatra stravede: Cleopatra si annoia mortalmente nel sentire Sallustio declamare il Bellum Iughurtinum ma quando Orazio prende la parola e racconta le avventure amorose delle sue eroine Cleopatra ascolta ammaliata. Addirittura, pare che Cleopatra stessa si sia cimentata nella composizione di un’opera letteraria, andata perduta,
    sulla cosmesi femminile simile ai Medicamina faciei di Ovidio.
    Agli occhi dei poeti Cleopatra appare concordemente bellissima. Cleopatra, racconta Lucio Apuleio, indossa solitamente una conturbante tunica di lino, simile a quelle delle sacerdotesse egizie; possiede anche vesti elaborate, nei colori tradizionali di Roma, il rosso e il giallo, tutte assai discinte rispetto agli standard capitolini. Alla Corte risiedono anche mimi e attori, tra i quali Publilio Siro, e lo scultore greco, Arcesilao, che fonde in euricalco una statua della regina nelle vesti di Iside.
    Tra i personaggi pubblici agli Horti sono frequentatori abituali Bruto, Antonio e il giovane Ottavio, dall’indole severa e assai critico. Ci sono anche Tolomeo XIV, il fratello-sposo di Cleopatra di appena 13 anni, e l’infante Cesarione. Il grande assente dalla Corte portuense di Cleopatra è Cicerone: per il Padre della Patria Roma ha un’unica corte regale, quella sul Palatino.
    (Diletta Boni)



    ....Plutarco scrive:
    «aveva una voce dolcissima simile ad uno strumento musicale con molteplici corde
    in qualunque idioma volesse esprimersi»
    ,
    mentre Dione Cassio rammenta come la sua conversazione avesse un fascino irresistibile,
    « ...e da un lato il suo aspetto, insieme alla seduzione della parola, dall’altro il suo carattere, che pervadeva in modo inspiegabile ogni suo atto quando si incontrava col prossimo, costituivano un pungiglione, che si affondava nel cuore. ».

    Non tutti gli storici antichi sono però concordi nell'esaltare le qualità di Cleopatra, assurgendola a reincarnazione della divinità Iside. Cicerone, infatti, narra che il giudizio dei Romani non era affatto benevolo nei confronti della regina, Dante la descrive, nel girone dei lussuriosi, come « rapace, crudele e lasciva » e Shakespeare la demonizza appellandola come « il serpente del Nilo ». Difficile dunque stabilire quale sia la fonte più attendibile e, fra adoratori e detrattori, la storia fatica a dipingere un ritratto autentico di questa donna, amata e odiata, dall'educazione poliglotta e dalla cultura cosmopolita, dotata di una personalità talmente appassionata e orgogliosa al punto da scegliere il suicidio anziché l'umiliazione davanti a Roma.

    La dinastia tolemaica termina ufficialmente nel 30 a.C., anno della morte di Cleopatra, in seguito alla quale l'Egitto diventa a tutti gli effetti un dominio romano. Quello che un tempo era stato il grandioso impero dei faraoni, il faro della civiltà ellenistica, si disgregò davanti alla potenza romana, perdendo, con la morte della sua regina, anche tutta la cultura, il sistema di valori, il modo di vivere e di intendere la vita tipico dei signori del Nilo.





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    Edited by gheagabry1 - 30/9/2018, 22:17
     
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