IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 2° ... NUMERO 148 ...

Venerdì 16 Settembre 2011

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    BUONGIORNO GIORNO... 16 SETTEMBRE 2011


    Edizione Giornale Anno 2° Numero 148


    RIFLESSIONI


    ... LE COSE INTORNO A NOI ...
    … E se un giorno tutto quello che ci circonda sparisse? Se quello che abbiamo, comodità, agi, superflue suppellettili, telefonini, computer, automobili … se tutto sparisse? Ci sveglieremmo senza il suono della sveglia o di un telefonino o telefono che squilla; senza orologi sul muro né al polso ad indicare l’ora. Nessun rumore nelle strade, clacson o motori che rombano; nessuna tv ad intrattentere o telegiornali che accompagnano a volte le prime ore del nostro risveglio. Non esisterebbe radio o luce artificiale, il risveglio sarebbe accompagnato dalla crescente luce del sole che dapprima timida, col passare dei minuti diverrebbe sempre più infuocata fino a farci alzare velocemente dal letto. Nessun rasoio elettrico, solo un pennello pieno di schiuma da barba e un rasoio affilato per tagliare la barba. Acqua fredda senza caldaia che la riscalda; e la sola cosa che resta invariata è il profumo del caffè che avvolge le stanze della casa che stiepidiscono col salire della temperatura esterna. In strada solo persone che camminano, nessuna automobile o motorino, solo il suono gradevole dei passi sull’asfalto. Cosa accade? Nulla, forse la mancanza di certe abitudini all’inizio ci spaventerebbe, ci farebbe provare un senso di incompletezza; l’uomo sarebbe riportato al centro dell’universo e non più passivo fruitore di tecnologia, ozioso osservatore dello scorrere della vita. L’uomo capace di disegnare la propria esistenza col sudore vero dei propri sforzi, della propria azione. Siamo talmente abituati a tutto ciò che ci circonda che ho fatto fatica ad elencare tutto ciò che è superfluo; si, ho fatto fatica perché psicologicamente quelle cose non sono più un superfluo sono inesorabilmente divenuti necessità irrinunciabili. Se tutto sparisse? Credo sarebbe bello, impopolare ma bello … ma anche questo è uno dei tanti miei sogni, delle mie visioni … scusate, sta suonando la sveglia, sul mio palmare, e la tv si è accesa automaticamente e vanno in onda le immagini del telegiornale. Mi manca già quell’attimo di pace respirato in quella mia visione dove il solo suono che si sentiva al risveglio era quello delle lenzuola che scivolavano via nell’alzarmi dal letto e, in lontanza, il canto di un gallo che richiamava tutti alla nuova giornata che stava iniziando … Che nostalgia, quanta poesia in quella visione … Buon risveglio amici miei … Vi abbraccio fortissimo … Buon SETTEMBRE a tutti….
    (Claudio)



    ... L'essenziale ed il superfluo ...

    Due formiche d'estate lavoravano né li campi
    s'affannavano a correre cò le zampe e cò li fianchi
    l'una coglieva foglie soffici e disseccate
    l'altra spighe di grano sul campo abbandonate.

    Quella che cercava grano disse alla compagna : "
    Sei scema a serbà foglie d'inverno che se magna?"
    rispose la sua amica che voleva la sua tana
    morbida e vellutata come una ottomana.

    Venne l'inverno e piovve con grande carestia
    quella cor grano rise e magno con allegria.
    Quella che aveva colto la foglia ammorbidita
    patì la fame e ci lasciò la vita!

    Così succede all'uomo che accumula tesori
    sperando che gli servano a scansasse dai dolori
    vive la sua vita in modo impenitente
    credendo d'avè tutto e invece non ha niente!


    (Vittorio Luciano Banda)





    ATTUALITA’


    Un pianeta con due soli, come in Guerre Stellari
    Come in Guerre Stellari, esiste davvero un pianeta con due soli, come Tatooine. Lo ha visto il cacciatore di pianeti della Nasa, il telescopio spaziale Kepler, e questo mondo alieno si trova solamente a 200 anni luce dalla Terra. Il risultato è annunciato su Science da un gruppo di ricerca coordinato dall'americano Laurance Doyle, del Seti Institute.
    Chiamato Kepler-16b, è il primo pianeta che orbita intorno a due stelle ad essere osservato direttamente e dimostra quanto possano essere diversi i pianeti della Via Lattea.
    Sebbene si sospettasse da tempo l'esistenza di pianeti che orbitano intorno a due astri, è la prima volta che uno di questi viene visto mentre transita davanti alle sue stelle. ''E' il primo esempio, confermato senza ambiguità, di un pianeta circumbinario, cioe' di un pianeta che orbita intorno a due stelle'', ha osservato uno degli autori, Josh Carter, del Centro per l'Astrofisica Harvard-Smithsonian. ''Ancora una volta - ha aggiunto - scopriamo che il nostro Sistema Solare è solo un esempio della varietà di sistemi planetari che la natura può creare''.
    Distante 200 anni luce dalla Terra, il pianeta e' stato scoperto monitorando la brillantezza di 155.000 stelle ed è stato sorpreso mentre transitava davanti ai suoi soli, eclissandoli parzialmente. Il sospetto che il sistema potesse ospitare il pianeta è venuto dallo studio della brillantezza delle due stelle: gli astronomi hanno notato che la luminosità di queste si indeboliva a intervalli irregolari, anche quando nessuna delle due eclissava l'altra. I ricercatori sono cosi' andati a caccia di un terzo corpo celeste, che potesse causare il fenomeno transitando davanti a entrambe le stelle.
    Il pianeta Kepler-16b è un gigante gassoso grande quanto Saturno, anche se più denso e non si pensa possa ospitare forme di vita. Questo mondo extrasolare simile al Tatooine della saga di Guerre Stellari impiega 229 giorni per orbitare intorno alle due stelle, dalle quali dista circa 100 milioni di chilometri: una distanza confrontabile a quella che separa Venere e il Sole. Le stelle del sistema che ospita il pianeta appartengono a un sistema binario e sono entrambe più piccole e fredde del Sole, con una massa, rispettivamente, pari al 20% e al 69% della massa della nostra stella. Per questa ragione la superficie del pianeta dovrebbe essere molto fredda, si calcola sia compresa fra -73 e -100 gradi. Secondo i ricercatori il pianeta si sarebbe formato nello stesso disco di polveri e gas dal quale sono nate le due stelle.(Ansa)



    Guinness, i 10 record più bizzarri
    Il primo volume fu pubblicato nel lontano 1955 e da allora, ogni anno, si è confermato un successo editoriale. Giovedì è arrivata nelle librerie di tutto il mondo la cinquantasettesima edizione del libro dei Guinness dei primati. Per celebrare l'evento il Telegraph di Londra ha selezionato in un breve reportage i record più bizzarri e strani presenti nel volume dedicato ai Guinness World record del 2012.
    IL PODIO - Il primo record segnalato è quello detenuto dal cane Harbor, un Black and Tan Coonhound di 8 anni che ha orecchie spaventosamente lunghe. L'orecchio destro misura 34,29 cm, mentre il sinistro si attesta intorno ai 31 cm. Con queste misure, il simpatico Harbor è diventato il cane vivente con le orecchie più lunghe del mondo ed è l'orgoglio della sua padrona Jennifer Wert che ha dichiarato alla stampa internazionale: «E' sempre stato uno spasso. Ovunque va, fa ridere la gente!». Il secondo primato bizzarro appartiene a un cetriolo armeno, il Cucumis melo flexosus. Coltivato a Peterborough, in Inghilterra da Clare Pearce, una donna di settantotto anni, misura un metro e diciannove centimetri ed è il cetriolo più lungo al mondo. Segue l'exploit di Smokey che è stato proclamato il gatto più rumoroso del mondo. Un giorno questa gatta di proprietà di Lucinda Ruth Adams, una signora britannica che vive nel villaggio di Pitsford, è riuscito a fare le fusa a 67,7 decibel.
    Nella lista del Telegraph si susseguono record sempre più bizzarri. C'è il primato di Leslie Tipton, la donna che riesce a entrare e a chiudersi più velocemente in una valigia (il record è stato raggiunto in soli 5,43 secondi) quindi segue il primato del cinese Wei Shengchu che l'11 aprile del 2009 a Milano durante il programma televisivo italiano lo Show dei Record si è infilato in testa e in faccia ben 2.009 aghi. Segue il primato del cane Sweet Pea, un pastore australiano che l'8 gennaio del 2008 allo Sport und Show di Verden in Germania è riuscito a scendere dieci scalini con un bicchiere d'acqua in testa di 141 grammi senza farlo mai cadere. Sesto record in classifica è quello di Aaron Caissie, che sempre alla trasmissione televisiva lo Show dei Record, il 18 aprile 2009, ha tenuto in equilibrio sulla sua faccia ben 17 cucchiai, seguito dal primato della statunitense Lee Redmond che è stata proclamata a Madrid il 23 febbraio del 2008 l'essere umano con le unghie più lunghe del mondo. La donna, durante lo show, ha dichiarato che ha iniziato a far crescere le unghie nel 1979 e ha raggiunto la cifra record di 8 metri e 65 cm. Peccato che nel 2009, a causa di un incidente automobilistico, le unghie della Redmond si siano spezzate. Chiudono la lista del Telegraph il record della tailandese Kanchana Ketkaew, la donna che ha vissuto più tempo in una stanza con scorpioni (per l'esattezza ha diviso per 33 giorni una camera di 12 metri quadrati a Pattaya con 5.320 scorpioni ed è stata punta tredici volte), il whoope cushion (una sorta di cuscino che fa scorregge) più grande del mondo che misura oltre tre metri di diametro e il cacciavite più lungo del mondo: quest'ultimo appartiene all'inglese Thomas Blackthorne e supera il metro di lunghezza.
    (Francesco Tortora, corriere)



    Rivendica la proprietà di Machu Picchu
    Un giusto risarcimento in cambio della proprietà di Machu Picchu. E' ciò che chiede Edgar Echegaray Abril, un cittadino peruviano di 70 anni che si dichiara il legittimo proprietario del celebre sito archeologico Inca e da circa 7 anni sta portando avanti una battaglia legale contro lo stato sudamericano affinché i suoi diritti siano riconosciuti e la sua famiglia sia risarcita con un indennizzo di diversi milioni di euro per lo sfruttamento del territorio portato avanti negli ultimi decenni.
    LA BATTAGLIA LEGALE - Il settantenne è in possesso dell'atto di vendita, datato 14 giugno 1910, che prova come la sua famiglia abbia acquistato in cambio di oro la tenuta che comprende le rovine Inca, che oggi sono uno dei siti archeologici più famosi nel mondo e sono visitati da circa il 90% dei turisti che arrivano in Perù (nel 2008 i visitatori hanno raggiunto la cifra record di 858.000, mentre nel 2010, nonostante la crisi oltre 700.000 turisti hanno visitato il sito). Nel 1944, i genitori di Abril vendettero la proprietà alla famiglia Zavaleta, ma esclusero dalla cessione le rovine Inca poiché queste in futuro dovevano essere espropriate dallo Stato. Tuttavia la confisca del territorio non è mai stata ufficializzata dal paese sudamericano e soprattutto la famiglia del settantenne non ha ricevuto l'indennizzo per la perdita della proprietà. Adesso, dopo sette anni di battaglie legali, il settantenne si è rivolto all'Unesco affinché l'organizzazione internazionale faccia pressione sul governo del Perù e riconosca i diritti della sua famiglia sul territorio dichiarato Patrimonio dell’Umanità nel 1983.
    Fausto Salinas, avvocato che rappresenta la famiglia Abril, si dichiara fiducioso e pensa che con l'aiuto dell'organizzazione internazionale finalmente il risarcimento sarà concesso: «L'Unesco, che spesso protesta contro lo stato peruviano perché non protegge adeguatamente le rovine del sito archeologico, dovrebbe rivolgere la stessa attenzione a questa storia - dichiara al Telegraph di Londra l'avvocato Salinas - Nel 1944 lo Stato disse che era pronto ad espropriare, ma il processo non è mai stato completato. In Perù, come nel diritto internazionale, se la proprietà non ti è espropriata, tu continui a vantare dei diritti su di essa». Da parte sua il governo peruviano non accetta le contestazioni e parla di caso chiuso: «Il territorio e la cittadella – taglia corto una nota del governo - appartengono a tutti i peruviani».
    (Francesco Tortora, corriere)



    GOSSIPPANDO


    Gossippando

    Belen, nuovo look per sbancare l'auditel con Colorado


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    La frangetta la rende più sexy e anche un pizzico più aggressiva. Belen Rodriguez per la presentazione di Colorado, che partirà domani, venerdì 16 settembre, in prima serata su Italia 1, ha cambiato look ed è arrivata davanti con shorts neri attillatissimi, tacchi alti e una camicia verde acido che lascia la schiena scoperta. Con lei Paolo Ruffini, che l'affiancherà nella conduzione dello show. "Per me Colorado è meglio di Zelig", ha detto, sperando di fare boom con lo share.



    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …


    "....è immensità, è varietà di colori, è milioni di anni di storia ed è un paesaggio in grado di emozionare e di zittire chiunque nella sua contemplazione."


    Il GRAND CANYON



    Situato nella parte settentrionale dell’Arizona, il Grand Canyon National Park è uno dei luoghi simbolo degli Stati Uniti, quando si pensa ai parchi, inevitabilmente il pensiero vola da queste parti; è una delle 7 meraviglie del mondo, uno dei fenomeni geologici più incredibili che è possibile vedere e immaginare. Si resta sbalorditi ad osservare dai vari punti quello che la natura è in grado di creare; si osserva il verde Colorado così lontano e si pensa come diavolo abbia fatto a scavare per milioni di anni queste rocce apparentemente infrangibili. Con più attenzione guardi le rocce che costituiscono le pareti del Canyon e le vedi modellate, caratterizzate da un alternanza di layer, sfoglie di rocce dalle diverse colorazioni, dalle diverse composizioni mineralogiche, è lì che sta il segreto della storia del Grand Canyon, è lì che si può leggere la storia del nostro pianeta.....Una tesi recente sulla sua nascita ipotizza che potrebbe avere un’origine sismica. Infatti effettuando delle ricerche scientifiche sotto l’altopiano roccioso su cui si trova il Colorado, è emerso che, nell’ordine di 6-7.000.000 di anni (quindi il Canyon molto sarebbe più recente rispetto a alle tesi precedenti), ci sarebbe stato un brusco innalzamento dell’altopiano (di circa 1,2 km) dovuto alla fuoriuscita di magma a seguito di un violento terremoto. Questo ha determinato un nuovo percorso del fiume e la creazione di valli che prima non esistevano.

    Il territorio del Grand Canyon è un territorio immenso, dall’alto sembra una grossa cicatrice sulla crosta della terra, lunga quasi 500km, larga 30 km nel punto più largo e profonda in alcuni casi quasi 2 km.

    Le rocce che ne formano le pareti hanno un'età compresa tra i 250 milioni di anni del Kaibab Limestone, che si trova nelle sommità, e i due miliardi di anni del fondovalle. Ogni strato roccioso rappresenta una distinta era geologica, e - a parere di molti - non c'è altro luogo al mondo dove la storia geologica della terra è così chiaramente leggibile. Un terzo della storia del nostro pianeta è visibile esplorando il Grand Canyon. Il bordo nord (North Rim) ha un'altezza media di circa 2438 m., mentre il suo punto più alto, Point Imperial, raggiunge i 2682 m. Il fiume Colorado scorre in fondo al canyon ad un'altezza media sul livello del mare di circa 670 m.



    "Quando vedi il Canyon per la prima volta hai l’impressione di stare davanti ad un grande poster. L’occhio, non abituato a una visione così sterminata e priva di punti di riferimento, si perde nella vastità delle forme di questo paesaggio straordinario...All’alba e al tramonto lo spettacolo diviene ancora più emozionante, i colori e le ombre che si generano vengono osservate in silenzio per poterne godere al meglio, ma forse anche per una forma di rispetto nei confronti della natura....La prima volta che si percorre la strada principale del parco non ci si rende conto della vicinanza del Canyon perché si è circondati dagli alberi.Poi, seguendo le indicazioni per uno dei “view point”, si parcheggia l’auto, si segue un breve sentiero circondato da pini e all’improvviso eccolo: il Gran Canyon in tutto il suo splendore.
    E’ così che il visitatore si ritrova nel bel mezzo di un paesaggio che muta completamente nel raggio di pochi metri: dietro ci sono alberi, sentieri, alloggi, automobili, e davanti, a pochi passi, un’enorme fenditura nel terreno profonda 1600 metri con rocce risalenti a milioni di anni fa. Da un lato tutto è chiaro e a portata di mano, dall’altro l’occhio non è in grado di cogliere le proporzioni di questa meraviglia naturale che porta con sé i segni della storia del nostro pianeta. Sul fondo del Canyon si trovano infatti sedimenti risalenti a 1840 milioni di anni fa. Da lì, una sequenza di strati rocciosi sempre più “recenti” giunge sino al bordo attuale, composto da rocce depositatesi 270 milioni di anni fa....."(Nicoletta Zaninelli)



    "Ci sono tante cose che ricordo dei nostri viaggi, ma molte di più probabilmente me le sono dimenticate. Mi tornano in mente sfogliando i miei quadernetti di viaggio e in quel momento mi sembra di sentire anche il vento, se c’era, il caldo, che faceva, la voglia di non muoversi più, sempre.Però quel momento di quel viaggio non me lo dimenticherò mai più. Anzi, quei momenti in quei viaggi, tutti quei momenti non me li dimenticherò più....Siamo a Mather Point, uno dei tanti punti di osservazione. Mentre ci avviciniamo al bordo siamo confusi, perché passo dopo passo percepiamo il vuoto che c’è poco più avanti, un vuoto immenso che però è tutto tranne che vuoto. È un vuoto pieno di cose.Ecco, quel momento quando per la prima volta abbiamo visto davvero che cos’è il Grand Canyon, quel momento preciso è uno di quelli che non si dimenticano più. Quel misto di stupore infantile ed emozione adulta, consapevole.Io ricordo benissimo che cosa ho pensato: un dio deve esistere per forza. Perché non può essere stato solo un fiume a fare tutto questo. Oppure quel fiume, il Colorado, è proprio lui dio.... i colori che cambiano minuto dopo minuto, la roccia scavata in milioni di anni, le aquile.... è rimasta quella cosa che non si può fotografare, non si può raccontare, non si può dimenticare."
    (Marco Mazzei.milano.it)



    (Gabry)



    RUBRICHE



    (Mela)



    L’ISOLA NELLO SPORT


    NOTIZIE CURIOSE NELLO SPORT

    Eder, il micidiale mancino dei Mondiali del 1982
    In Brasile lo chiamano ancora O Canhão, il Cannone, oppure la Bomba di Vespasiano, la sua città, perché se è vero che tirava solo di sinistro, è altrettanto vero che se lo faceva bastare egregiamente, anzi di più. Eder Aleixo de Assis è nato a Vespasiano, stato di Minas Gerais, Brasile, il 25 maggio 1957. Ha giocato sempre in Brasile, pur avendo avuto offerte dall’estero (anche la Sampdoria), vivendo l’apice della carriera nell’Atletico Mineiro tra il 1980 e il 1985. Si è ritirato nel 1997. Ha sommato 52 presenze e 8 reti nella Seleçao tra il 1979 e il 1986. Pallone d'argento brasiliano nel 1983. Quando il 5 luglio 1982 nel pomeriggio caldissimo dello stadio Sarrià di Barcellona, Eder Aleixo de Assis si portò all’angolo estremo del campo, sotto la torcida dei tifosi brasiliani, per battere l’ultimo calcio dalla bandierina all’ombra del novantesimo, l’Italia intera smise di respirare. Conoscevamo tutti chi fosse, noi e loro. In Brasile lo chiamano ancora O Canhão, il Cannone, oppure la Bomba di Vespasiano, la sua città, perché se è vero che tirava solo di sinistro, è altrettanto vero che se lo faceva bastare egregiamente, anzi di più. Noi avevamo cominciato a temerlo, Eder, l’ala sinistra più forte del mondo come era stato presentato a quel mondiale, qualche giorno prima. Contro la Scozia il 18 giugno, con quel sinistro aveva deliziato il mondo con un pallonetto a scavalcare il portiere, ma soprattutto il 14 giugno, al debutto della Seleçao a Siviglia, si era presentato con controllo, palleggio al volo e bordata a mezz’altezza da fuori area, che Rinat Dasaev, portiere di grandissimo valore dell’Unione Sovietica, ancora si chiede se quel missile terra-aria fosse realmente un pallone. Quando dunque a pochi sospiri dalla fine di Italia-Brasile, Eder, allora venticinquenne, si portò alla bandierina facendo volare per aria i cartelloni pubblicitari per dare aria e metri al suo sinistro, il mondo si intero trattenne il respiro su quel piccolo stadio catalano che sarebbe poi saltato per aria nel 1987, sotto una carica di dinamite, per far spazio a un centro commerciale. La dinamite Eder ce l’aveva nel piede, e prima dell’avvento delle diavolerie odierne, qualcuno già allora aveva misurato i suoi bolidi a 187 orari. Quell’angolo calciato con rabbia non portò da nessuna parte, e fu l’uscita di scena di Eder (e del Brasile di Zico, Falcao, Junior e Socrates, bellissimo e incompiuto) dalla storia dei Mondiali. Quattro anni prima era stata una fucilata - reale - su un suo braccio all’uscita di una discoteca, pare per un suo sguardo troppo intenso a una ragazza, a fargli saltare il Mondiale argentino, lasciandogli un tatuaggio permanente sulla pelle; quattro anni dopo, nel 1986, gli sarebbe costata carissima la sua innata precisione nel mancino: con un pugno - di sinistro - aveva colpito un avversario. Tele Santana, suo méntore dagli inizi della carriera nel Gremio, non potè più proteggerlo, tantomeno convocarlo per il Messico. Oggi Eder, che vive da sempre con l’accento sulla prima “e”, ha i capelli brizzolati e ha superato i cinquant’anni con un profilo più arrotondato: nel 1997 ha smesso di giocare e dopo una parentesi da direttore sportivo nell’Atletico Mineiro, è tornato a vivere a casa, a Vespasiano, circa 100.000 abitanti nella regione di Belo Horizonte. Qui esiste uno Sport Center con il suo nome, ha aperto una scuola giovanile di calcio, qui Eder lavora come rappresentante di prodotti petroliferi, di biocarburanti, qui svolge il ruolo di direttore marketing dell'Ademg, l'amministrazione degli stadi dello Stato di Minas Gerais. Oggi, commentatore per Rede Globo, dice chiaramente che “rifarei tutto ciò che ho fatto”, ma se non avesse avuto un carattere esplosivo come il suo piede, la sua carriera sarebbe stata sicuramente un’altra. Giura di aver messo un freno anche alle scorribande amorose, «sono sposato, oggi, felicemente, quella fase è finita». Perché solo nella settimana dopo il gol all’Urss, al Mundial 1982, aveva ricevuto più di duemila lettere di fans scatenate, fino a sedicimila in un mese in quel periodo, «molte con proposte indecenti». Non ha mai detto di averle rifiutate tutte, lui che era stato eletto il simbolo sexy del calcio brasiliano. Quel Mundial 1982 oggi non gli brucia più, così sostiene: «Quella Seleçao non vinse, è vero, ma è rimasta famosa, in Brasile e in tutto il mondo». Anche grazie a lui, e al suo sinistro di dinamite.

    Casagrande, il ritorno dell'ex punta dell'Ascoli.
    Ha ripreso a far parlare di sé, non in campo, però, ma dalle tribune, apprezzatissimo commentatore Tv. Ha ricominciato a farsi sentire, o Casão, all'anagrafe Walter Casagrande Junior, 48 anni ad aprile, antico centravanti di Corinthians, Porto, San Paolo, Flamengo, ma anche di Ascoli e Torino, portato in Italia da Costantino Rozzi ed esaltato dall'ultimo Toro d'assalto in Europa, quello del Mondo Mondonico e della finale maledetta contro l'Ajax. Ha ripreso a far parlare di sé, non in campo, però, ma dalle tribune, apprezzatissimo commentatore Tv. Proprio per le sue capacità di critica e per la sua competenza, lo ha aspettato per oltre un anno la più grande tv brasiliana, Rede Globo, che di aspiranti commentatori ha la fila fuori della porta: ha atteso che riemergesse dalle sue nebbie più fitte, e quando si è ripresentato, o Casão come lo chiamano laggiù, lo ha festeggiato da star. Nessuno, lui per primo, si azzarda a proclamare che le sue sventure siamo ormai alle spalle, ma di sicuro Walter è tornato in prima fila, critico e incisivo tanto da aver sostenuto qualche settimana fa una polemica accesa con Ronaldo, del quale aveva esplicitamente messo in dubbio il ritorno ad alto livello. Ronaldo rispose acido, i giornali vi andarono a nozze, ma la storia di questi giorni d'inverno 2010 racconta chi abbia avuto ragione nella querelle. Non è solo per questo motivo che Rede Globo nel momento in cui ha ridisegnato il proprio staff di commentatori, lo abbia confermato in pole position, opinion leader o "comentarista principe", proprio nei giorni scorsi: accantonato Paulo Roberto Falcão, Casagrande rimane invece saldamente in sella, secondo nelle gerarchie interne al solo Caio Ribeiro. Una vita trascorsa a rimettersi sempre in piedi, Casagrande, centravanti modernissimo già trent'anni fa: alto, aitante, potente, con piedi di velluto, un Ibra educato e disciplinato già negli Anni Ottanta, quando il Corinthians con lui vinse il campionato Paulista. Con Socrates, o doutor, Casagrande era uno degli esponenti di quel movimento di pensiero applicato allo sport passato alla storia come Democracia Corintiana, piedi e testa in perfetta sintonia, abile con la chitarra e con il microfono tanto che tra le sue esperienze radiofoniche ci sono state anche trasmissioni rock. In quei primi Anni Ottanta, il Brasile di Tele Santana lo avrebbe portato in braccio ai Mondiali spagnoli se Casagrande non fosse incappato, raccontano le cronache, già in una disavventura giudiziaria legata al possesso di droghe. E così quel Brasile di Socrates, Junior, Falcao e Zico, là davanti al Sarrià di Barcellona aveva non lui, Casagrande, ma Serginho: che era sì una garanzia, ma per gli altri, e gli azzurri sentitamente ancora ringraziano. Rozzi scommise su di lui dopo una frattura alla tibia che gli aveva fatto mancare la finale di Coppa Campioni con il Porto di Madjer e del suo tacco, lo pagò un miliardo, lo portò al Del Duca e ne ebbe in cambio 38 reti in tre anni, poi Walter si vestì di granata, e chi sulla pelle ha il marchio del Toro ancora lo ricorda non tanto per la Coppa Italia vinta nel 1993, quanto per i due gol nella finale di andata di Coppa Uefa con l'Ajax a Torino, chiusa 2-2 in doppia rimonta, e per uno dei tre pali colpiti in quella di ritorno, ad Amsterdam, finita zero a zero e addio Coppa. All'uscita, Casagrande aveva commentato: "Avremmo potuto giocare fino a mezzanotte, avremmo colpito solo altri pali". Ma non sono state certo quei pali le sventure di Casagrande, che chiuse la carriera nel 1996 e piombò in una spirale di depressione da cui è riemerso soltanto due primavere or sono. Nel 2006 la separazione dalla moglie Monica da cui ha avuto tre figli, il ricovero in clinica per disintossicarsi, cocaina ed eroina, la lenta risalita grazie a un medico psichiatra di nome Karina, diventata poi la sua compagnia, inseparabile anche in una sera del settembre 2007 quando lui con lei a bordo si cappottò con la sua Cherokee in rua Tito, nel quartiere Lapa di San Paolo, annebbiato dai medicinali e "da qualche bicchiere di vino" come riferì in verbale alla Polizia che accorse a tirarlo fuori dall'auto insieme con i vigili del fuoco. Ancora in barella, fece segno di star bene: tre giorni di terapia intensiva lo rimisero a posto, al resto ha pensato la sua tenacia e la sua voglia di non tornare giù nelle nebbie. E così ha rialzato la testa: ancora più in alto di tutti, come faceva tanti anni fa in area, a svettare con la sua chioma riccia, inarrivabile, a rendersi degno di mille ricordi e altrettanti rimpianti. Walter Junior Casagrande è nato a San Paolo del Brasile il 15 marzo 1963. Centravanti agile e potente, abilissimo nei colpi di testa, 191 cm per 85 kg di peso forma, ha giocato con Corinthians, la sua squadra di riferimento (102 i gol), Caldense, San Paolo, Porto, Ascoli (1987-91), Torino (1991-93), Flamengo, Corinthians, Paulista e Sao Francisco. In Nazionale ha sommato 19 presenze, segnando otto gol.


    (Gina)



    NOVITA’ MUSICALI


    Novita' Musicali



    Marina and The Diamonds - Radioactive

    Marina-and-the-diamonds-Radioactive

    Dopo aver pubblicato l'anno scorso l'album d'esordio “The Family Jewels”, che la ha portata al successo soprattutto in Inghilterra (dove è arrivata seconda nella speciale classifica BBC Sound Of 2010 che raccoglie molti dei migliori artisti emergenti made in UK), torna con un nuovo LP Marina Lambrini Diamondis (in arte Marina And The Diamonds), cantautrice gallese di origini greche.
    Il secondo lavoro in studio di questa artista si chiama Electra Heart, di cui non si sa ancora la data di rilascio.
    Al momento sono stati solo pubblicati i primi due singoli (uno ufficioso “Fear & Loathing” e uno ufficiale “Radioactive”).

    “Radioactive” è un brano tipicamente da dancefloor, che ad un ritmo sostenuto associa suoni elettronici vari ma sempre dal tono limpido ed effetti sonori che ricordano vagamente la dance anni '90.
    La particolarità di questo brano non è tanto nella base quanto nella voce della cantante, dotata di un timbro particolarmente ricco e profondo, e questo non fa altro che renderne più piacevole l'ascolto.

    Date le sue caratteristiche, credo che questa “Radioactive” sarà molto ballata nelle prossime settimane e molto apprezzata anche radiofonicamente dagli ascoltatori che apprezzano la musica dance in generale.
    Un buon trampolino di lancio per una artista piuttosto promettente. Strano però notare come questa ragazza abbia cambiato radicalmente il suo stile musicale, passando da un soft rock vicino all'indie arrivando ad un electropop più vicino alla maggior parte delle produzioni radiofoniche di questo periodo.
    Luca Stasi


    Video



    ... PARLIAMO DI ...


    I GIORNALI



    Uno dei più solenni elogi del giornalismo fu una dichiarazione di Thomas Jefferson nel 1787.
    «Se fossi costretto a scegliere fra un governo senza giornali, o giornali senza un governo,
    non esiterei a preferire la seconda scelta».
    ..Ma non mancavano, anche in passato, opinioni meno benevole – come un’osservazione di Honoré Balzac citata da Alberto Cavallari:
    «Se la stampa non ci fosse, bisognerebbe soprattutto non inventarla. Il giornalismo è un inferno, un abisso d’iniquità, di menzogne, di tradimenti, che non possiamo attraversare, e dal quale non possiamo uscire puliti».
    Forse il primo “quotidiano” della storia inteso come pubblicazione giornaliera contenente il resoconto degli avvenimenti politici e di attualità, risale al 59 a.C. quando a Roma Giulio Cesare istituì gli "Acta Diurna populi Romani" (o semplicemente Acta Diurna), una sorta di gazzetta ufficiale che veniva affissa nei luoghi pubblici.... In varie epoche successive c’erano “gazzette”, diffuse in vari modi, anche se raramente a disposizione del “grande pubblico” (anche perché erano poche le persone che sapevano leggere). Pare che la prima forma di “giornalismo” fosse la diffusione di notiziari manoscritti, nell’Europa rinascimentale, fra i mercanti che si scambiavano notizie sulla situazione economica, politica e militare, su usanze, costumi e tendenze, con contenuti anche “umanistici” e culturali.
    I primi precursori dei giornali furono bollettini stampati, spesso sensazionalistici, diffusi in Germania nella seconda metà del Quattrocento. Seguirono varie forme di comunicazione stampata, ma uscivano irregolarmente, quando c’era qualche notizia da diffondere, senza una precisa periodicità.
    Il primo quotidiano, The Daily Courant, uscì a Londra nel 1702. In Francia il Journal de Paris nel 1777. Negli Stati Uniti il Pennsylvania Packet nel 1784. I primi quotidiani italiani uscirono molto più tardi – dopo il 1840. Per esempio Il Corriere Mercantile di Genova, nato come bisettimanale nel 1824, divenne quotidiano nel 1844. La Gazzetta del Popolo, nata a Torino nel 1848, continuò a uscire fino al 1983. L’Osservatore Romano uscì nel 1849 e divenne quotidiano nel 1851 – nel 1870 assunse il ruolo di organo ufficiale del Vaticano.
    La Gazzetta di Mantova e la Gazzetta di Parma si contendono il titolo di “più antico giornale d’Italia”. La prima rintraccia le sue origini fino a un “aviso” che usciva alla corte di Mantova a partire dal 1664. La Gazzetta di Parma, invece, uscì per la prima volta nel Settecento, ma dal 1758 ha avuto più continuità (divenne quotidiana nel 1850).
    Anche se in alcuni paesi c’erano quotidiani nel XVIII secolo, una larga diffusione si sviluppò nel XIX, in particolare dopo l’invenzione del telegrafo nel 1844. Un altro impulso alla “quotidianità” delle notizie venne dalla nascita del telefono nel 1877. C’erano giornali “illustrati” anche negli anni precedenti, ma le prime fotografie furono pubblicate nel 1880. La diffusione dei servizi fotografici ebbe un forte aumento dopo la nascita della “telefoto” nel 1927 (la telescrivente esisteva dal 1922).
    La prima agenzia di informazione per la stampa fu la francese Havas nel 1835, seguita dalla Associated Press negli Stati Uniti (1848), dalla Wolff in Germania (1849) e dalla Reuter in Inghilterra (1851). In Italia la Stefani, a Torino, nel 1853.
    Fra i più antichi quotidiani italiani ci sono La Nazione, nata a Firenze nel 1859, il Giornale di Sicilia (1860), il Corriere Adriatico (1860), il Roma di Napoli (1862), l’Arena di Verona (1866), il Corriere della Sera (1876), il Messaggero (1878). La Gazzetta Piemontese, nata nel 1867, nel 1895 divenne La Stampa. Il Sole, che usciva dal 1865, cent’anni dopo si è fuso con il 24 Ore (che era nato nel 1946).




    Ci fu un aumento del numero di quotidiani dal 1880 in poi. Per esempio l’Eco di Bergamo (1880), il Piccolo di Trieste (1881), la Libertà di Piacenza (1883), il Secolo XIX di Genova (1886), il Gazzettino di Venezia (1887), la Prealpina di Varese (1888), l’Unione Sarda (1889), il Mattino di Napoli (1891), la Provincia di Como (1892). Il Giornale delle Puglie, nato nel 1887, divenne poi la Gazzetta del Mezzogiorno. Il Telegrafo, che usciva dal 1887, prese il nome di Tirreno nel 1945 (e poi definitivamente nel 1977). Il Resto del Carlino nacque a Bologna nel 1885 prendendo il nome dalla moneta di cui era il “resto” di due centesimi (nello stesso anno a Firenze un giornale che si vendeva nelle tabaccherie si chiamava Il Resto del Sigaro). La Gazzetta dello Sport, nata come bisettimanale nel 1896, divenne quotidiano nel 1913.
    La diffusione della stampa in Italia nel diciannovesimo secolo era limitata dall’esteso analfabetismo. La “tiratura” complessiva dei quotidiani non superava le 500 mila copie. All’inizio del ventesimo secolo, quando alle repressioni del 1898 seguì una fase politica di maggiore libertà, e con lo sviluppo industriale aumentarono le concentrazioni urbane, ci fu una crescita del numero di testate – e un notevole aumento della diffusione. Nel 1913 Giovanni Giolitti dichiarava che in Italia si leggevano, ogni giorno, cinque milioni di copie di giornali. Se per “giornali” si intendessero solo i quotidiani, il quadro sarebbe catastrofico – cioè se allora erano 20 per 100 abitanti oggi, in percentuale, sarebbero la metà. Il declino è meno preoccupante se nella definizione “giornali”, come allora si usava, comprendiamo anche i periodici. Ma il fatto è che la diffusione della stampa in Italia ha avuto una crescita stentata.
    (censis)


    (Gabry)



    Andiamo al Cinema



    Tomboy Film » 2011 »

    Tomboy2011

    Il microcosmo dei bambini visto con tenerezza e acume, senza facili semplificazioni

    Trama
    Laure, dieci anni, insieme ai genitori e alla sorella Jeanne si trasferisce durante le vacanze estive. La mamma è incinta del terzo figlio (un maschio) e il padre è impegnato al lavoro. La bambina approfitta della distrazione degli adulti per prendere una decisione: nel nuovo ambiente si farà credere un maschio. E' come Michael che farà le prime amicizie e, in particolare, attirerà l'attenzione di Lisa che finirà con l'innamorarsi del nuovo arrivato con il quale scambierà qualche bacio e momenti mano nella mano. Fino a quando potrà durare questa situazione? Céline Sciamma torna ad affrontare, dopo Water Lilies, le tematiche della scoperta della sessualità spostando però l'attenzione dalla fase adolescenziale a quella preadolescenziale. Trova in Zoé Héran l'interprete adatta per rappresentare, con la giusta dose di innocenza mista a un bisogno di esplorare, il cammino estivo di Laure.

    Sciamma osserva il microcosmo dei bambini con tenerezza e acume ma senza facili semplificazioni. Maschi e femmine in formazione non sono quegli esseri asessuati che gli adulti vorrebbero che fossero. Natura e società impongono le loro leggi e, in particolare la società, i loro modelli con cui confrontarsi e scontrarsi. Perché spesso sono più legati a stereotipi che a veri bisogni. Così Laure mentre decide di trasgredire facendosi passare per maschio finisce inconsciamente per aderire a quelle che ritiene debbano essere necessariamente le caratteristiche dell'altro sesso. Céline Sciamma, nel descrivere Laure, va oltre quella che avrebbe potuto costituire la gabbia episodica di un racconto di travestimento infantile e lascia lo spettatore con domande più ampie intorno alla definizione della sessualità propria di ogni individuo. In definitiva spetta a noi decidere se quell'estate sarà solo una parentesi nella vita della bambina oppure se ne segnerà il futuro.