Allargie ai suoni

Iperacusia

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  1. gheagabry
     
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    Quei 60mila "allergici" ai suoni...il mondo rumoroso dell'iperacusia
    CI SONO persone per le quali un aspirapolvere acceso è l'incubo peggiore. Basta il suono di un clacson o il trillo di un telefono cellulare per entrare nel panico. Persone che amano la musica ma non possono ascoltare neanche una canzone. I più forti fanno una vita normale e silenziosa, protetti dai tappi per le orecchie. I più sensibili si seppelliscono in casa, nei casi peggiori impazziscono.
    Di iperacusia, l'abnorme sensibilità ai suoni detta anche "allergia al rumore", in Italia soffrono circa 60mila persone. Secondo i dati raccolti in 15 anni di studi dal Centro Acufeni del Policlinico Umberto I di Roma 1, in collaborazione con l'Airs 2, Associazione Italiana per la Ricerca sulla Sordità, il fenomeno nel nostro Paese è in aumento. "Ci sono segnali in questo senso anche se non abbiamo dati specifici e certi - spiega il professor Giancarlo Cianfrone, professore ordinario di Audiologia presso La Sapienza e primario di audiologia presso l'Umberto I, nonché direttore del Centro Acufeni - certamente il nostro Paese, come tutti quelli del Mediterraneo, è molto rumoroso: parliamo l'uno sull'altro, spesso urliamo, teniamo la tv ad alto volume e così via. Il contesto non aiuta".
    Di iperacusia, ipoacusia e altri problemi dell'udito si è parlato il 6 marzo, Giornata Europea della Logopedia. Il prossimo appuntamento di rilievo sarà la Giornata Nazionale Airs per la Sordità, a novembre. Poche occasioni di approfondimento per un fenomeno che interessa molti italiani e che è quanto mai sfaccettato, sia nelle cause che nelle conseguenze. Non sono molte infatti le patologie in cui il confine fra disturbo fisico e degenerazione psichiatrica è così labile.
    L'iperacusia può essere ereditaria e nascere da un'iperattività del sistema nervoso centrale (amigdala in particolare) che provoca esasperazioni sensoriali e ipersensibilità ai rumori. Non è sempre facile individuarla nei bambini; spesso ne soffrono i piccoli autistici, e la cosa si complica. Ma il disturbo può anche sorgere in un secondo momento, come causa di un acufene o disturbo dell'ansia. In tutti questi casi la terapia esiste, sempre che il disturbo venga preso per tempo. "Altrimenti - spiega Cianfrone - può degenerare in misofonia, una fortissima intolleranza ai rumori in cui sfociano circa il 50% delle iperacusie più marcate, o in fonofobia, che è una patologia psichiatrica".
    Per fortuna in Italia, dal Federico II di Napoli 3 all'Umberto I di Roma, dal Policlinico di Padova 4 all'ospedale G. da Saliceto di Piacenza 5, i centri di cura per chi soffre di "tinnitus" e disturbi correlati ci sono, e sono validi. "Chi convive con queste patologie - spiega il dottor Domenico Cuda, direttore UO Otorinolaringoiatria dell'Ospedale G. da Saliceto di Piacenza - non deve però andare in giro con i tappi né evitare i segnali di allarme. Il cervello deve essere ricalibrato, allenato a poco a poco a ricostruire la scala dei suoni e a sopportarli, uno ad uno".
    La strada che porta a questo risultato non è impossibile da percorrere. Si comincia col "counseling", attività di supporto medico che consiste nel dare spiegazioni al paziente e fargli ascoltare segnali acustici, incrementando il volume ogni volta, da zero fino alle tonalità più alte. "Il concetto è lo stesso dell'allergia - spiega Cuda - bisogna aumentare pian piano le dosi, riabituando l'organismo". Dopo il counseling, arriva la "sound therapy", da non confondere con la musicoterapia. "La terapia del suono è un trattamento medico - precisa Cuda - e non utilizza farmaci. Per questo genere di disturbi, così connessi con gli equilibri della psiche, pillole e pasticche non servono. Bisogna agire sul cervello. A meno che di mezzo non ci sia una patologia psichiatrica a sé stante, come una grave depressione".
    Il primo a parlare in modo approfondito di "loudness", o intensità soggettiva ai suoni, fu l'americano Jastreoff, che stabilì che una delle classi di acufeni è l'iperacusia. Grazie ai suoi studi di neurofisiologia oggi sappiamo che nel cervello esiste un meccanismo che per ognuno di noi crea una scala di "loudness" dei suoni interni, e che talvolta questo sistema si "stara". Può succedere dopo una sordità improvvisa o dopo anni trascorsi in fabbrica tra rumori assordanti, può accadere per mille motivi. "La buona notizia - conclude Cuda - è che la terapia di guarigione esiste. Basta non chiudersi in se stessi e non aver paura di affrontare, a poco a poco, i suoni". (Repubblica)

     
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  2. lella06
     
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    grazie Gabry
     
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  3. tomiva57
     
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    grazie gabry ...certo che con tutto il frastuono del giorno d'oggi...
     
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    grazie
     
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