ALBERI - CONIFERE, LATIFOGLIE..

..nei boschi, nella giungla insomma proprio tutti

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  1. gheagabry
     
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    Sono più miti le mattine
    Sono più miti le mattine
    E più scure diventano le noci
    E le bacche hanno un viso più rotondo
    La rosa non è più nella città.
    L’acero indossa una sciarpa più gaia
    E la campagna una gonna scarlatta
    Ed anch’io, per non essere antiquata
    Mi metterò un gioiello.

    Emily Dickinson




    "Già sorgeva il cavallo
    fatto di travi d’acero: allora più che mai
    i nembi risuonavano per tutto il vasto cielo"

    Eneide, Virgilio



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    "Veglierà sulla Russia celeste
    lo acero ritto su un piede.
    So che tu sei grandissimo amico
    di chi bacia la pioggia dei tigli,
    anche perché, aero antico,
    a me nel capo somigli”.

    Acero antico, Esenin




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    Nella mitologia classica, era l'albero del dio della paura, Fobos. Questo accostamento era probabilmente dovuto al colore rosso sangue che le foglie prendono in autunno. Per questo motivo il contatto con l'acero era evitato dagli antichi Romani e Greci, i quali gli preferivano il platano, dalle foglie simili. Questa caratteristica negativa fa si che l'acero non sia molto citato negli antichi libri.
    In alcune regioni della Francia e della Germania si dice che le cicogne usassero mettere dei piccoli rami di acero nei nidi per tenere lontano i pipistrelli, ritenuti colpevoli di danneggiare le uove.
    Un bell'esempio di come un elemento naturale ritenuto "negativo" fosse utile per bilanciare un altro elemento, il pipistrello, anch'esso ritenuto funesto.

    Sembra che Leonardo Da Vinci abbia ideato le ali rotanti e portanti osservando la caduta delle samare di un acero campestre. Inoltre si dice che Sikorskij abbia inventato l’elicottero osservando cadere un seme di acero.

    Nel comune di Lizzano Belvedere (Bologna) c’è la frazione denominata “Madonna dell’acero”. In questo luogo esiste un antico Santuario, costruito nel 1500 sul posto, secondo la leggenda, dove la Madonna apparve su un acero, salvando due pastorelli da una bufera e ridonando a uno di loro l’uso della parola.

    Secondo la tradizione degli antiche Druidi, indovini e sacerdoti, ogni persona è protetta da un albero particolare e perciò secondo l'oroscopo celtico i nati dal 14 al 23 ottobre e dall’ 11 al 20 aprile sono protetti dall’acero.



    Edited by gheagabry1 - 26/1/2023, 19:58
     
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  2. gheagabry
     
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    alberi

    "Abbi cura di te. Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un'idea senza avere un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare.
    Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento.
    Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti."

    Va dove ti porta il cuore - Susanna Tamaro



    Edited by gheagabry1 - 26/1/2023, 20:00
     
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  3. gheagabry
     
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    A l'ombra di un perlaro (antico nome del bagolaro, n.d.r.)
    su la rivera d'un corrente fiume
    donna m'accese di suo vago lume...
    (Madrigale trecentesco)


    IL BAGOLARO

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    Il bagolaro, denominato anche romiglia o spaccasassi - dovuto al suo forte apparato radicale, che lo rende in grado di sopravvivere e radicare anche in terreni carsici e sassosi-, appartiene alla famiglia delle Ulmacee, al genere Celtis ed alla specie australis. È un albero di grosse dimensioni, alto 25-30 m, caratterizzato da una notevole longevità, infatti è in grado di sopravvivere fino all’età di 300 anni, e da una crescita abbastanza veloce. E' diffuso nell' area mediterranea, dalla Spagna al Caucaso e all’Asia occidentale, sino
    all’Africa settentrionale diffuso anche nelle regioni sudorientali degli Stati Uniti e lungo le sponde del Mississippi. Il tronco è eretto, abbastanza corto e ramificato, le branche principali sono grandi, quelle secondarie più piccole ed assumono un habitus di crescita pendulo. La corteccia è di colore grigio e liscia, in età molto avanzata diviene solcata; la chioma è rotonda, espansa e compatta. Le foglie sono caduche, alterne, brevemente picciolate, ovali, con apice appuntito, lunghe in media 10 cm e larghe 3-5 cm, con i bordi dentati, con una pagina superiore verde scura e ruvida e quella superiore grigia e pelosa; in autunno il fogliame, prima di cadere, diventa giallo. I fiori sono ermafroditi, di piccole dimensioni, provvisti di un lungo peduncolo, bianchi-giallastri, solitari o riuniti in piccole infiorescenze localizzate all’ascella della foglia.

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    La fioritura si verifica in primavera contemporaneamente all’emissione delle foglie, nei mesi di aprile e maggio, l’impollinazione è anemofila. I frutti sono delle Drupe peduncolate, maturano in autunno: sono palline nerastre, grosse come piselli, attaccate al ramo con un lungo picciolo. All’inizio assumono un colore giallo-verde, diventeranno poi violacee. Hanno una polpa morbida, leggermente dolce, racchiudono un seme. Gli uccelli ne sono ghiotti. Rimangono appesi alla pianta anche dopo la caduta delle foglie. I semi sono duri, tondi e rugosi.

    Il nome comune di bagolaro deriva dal piccolo frutto nerastro (“bagola” o bacca, dalla radice celtica bag-), o forse dal richiamo onomatopeico al chiacchiericcio della moltitudine di uccelli che ne preferiscono la vasta chioma per radunarsi nelle sere di fine estate.

    Viene utilizzato con successo nelle alberature stradali e nei parchi cittadini, per la sua resistenza all'inquinamento urbano e per la fitta ombra, nonostante i rischi per la pavimentazione stradale, dovuti al fatto che il suo apparato radicale può svilupparsi anche in superficie. Il legno della romiglia è duro, di un colore grigio-verdastro, flessibile e viene impiegato nella fabbricazione dei manici di fruste e di attrezzi agricoli, di strumenti musicali, per torniture e come legna da ardere.


    Tra i tanti nomi del bagolaro c’è quello di “arcidiavolo”. Alcune leggende popolari raccontano infatti che Lucifero in persona, nella caduta dal Paradiso di biblica memoria, stringesse tra gli artigli proprio un ramo di bagolaro, il quale proliferò sulla terra conservando però traccia della diabolica origine nella curiosa forma delle foglie, appuntite e ricurve come artigli.

    Bagolaro-albero-spaccasassi

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    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 15:02
     
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  4. gheagabry
     
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    Possente, generoso Rogolone,
    grande custode delle antiche storie
    le più semplici, le più vere, le più buone
    ci accogli ancora nelle tue memorie
    (Piera Zara)



    Il Rogolone, la quercia di Val Menaggio


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    Su un pianoro circondato dai boschi, in Val Menaggio, tra il Lago di Como e il Lago di Lugano, ecco una quercia leggendaria, al centro di un grande prato, stupenda, grandiosa come una cattedrale, ma ancora più bella e affascinante, perché è un essere vivente. La natura ha impiegato otto secoli forse più per crearla e dopo ottocento anni la corteccia del suo tronco, attraversata da profondi solchi longitudinali, ha il colore e l’aspetto della roccia, identico a quello dell’antico sedile in pietra che si trova alla sua base. L’albero, della specie Quercus Petraea ha una circonferenza di 8 metri ed è alto 30 metri. Presenta purtroppo una evidente ferita, un grande ramo tagliato qualche anno fa, da uno scriteriato in cerca di legna. E’ difficile impedire che venga danneggiato, nonostante abbia ottenuto, fin dal 1928, un vincolo di protezione da parte del Ministero della Pubblica Istruzione e oggi sia sotto la tutela dell’Associazione Italia Nostra.

    rogolone-01

    La chioma, cinquanta metri di circonferenza, copre con la sua ombra tutto il prato, e la struttura perfetta dei suoi rami si staglia netta contro il cielo. Qui, un tempo, si riunivano i saggi, gli anziani dei paesi circostanti per amministrare la giustizia e ratificare le decisioni più importanti. Un documento del ’500, che si conserva ancora, registra l’incontro, sotto il Rogolone, dei rappresentanti di Beilate, Grona, Naggio e Grandola, per stabilire i confini dei quattro paesi e porre fine alle continue liti, prendendo a testimone del loro impegno la grande quercia. Una quercia sacra alle popolazioni locali, quando sotto le sue fronde si celebrava la “Festa della Primavera” e si tenevano riti magici e religiosi. Se nel Cinquecento era già maestosa e venerata, non è azzardato pensare che possa avere mille anni. Una seconda quercia che si trova ai margini del grande prato, più piccola, ma anch’essa già classificata come “albero monumentale”, potrebbe testimoniare la sacralità del luogo, delimitato un tempo da una corona di alberi dei quali due soltanto sarebbero sopravvissuti. Una sorgente dall’acqua purissima, indispensabile forse per le antiche cerimonie religiose, si trova ancora oggi a cento metri dal Rogolone.




    alberiedintorni.it

    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 15:05
     
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  5. gheagabry
     
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    Il bosco di Biancaneve esiste
    e si trova nell'alta Tuscia


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    Definito dal National Geographic “il bosco di Biancaneve”e già scenografia del regista Matteo Garrone in “Il racconto dei racconti”, il suggestivo Bosco del Sasseto di Torre Alfina (Acquapendente, Vt),con i suoi imponenti tronchi secolari.

    Fu creato, così come lo conosciamo ora, nella seconda metà dell’Ottocento, dal Conte e banchiere Edoardo Cahen, all’epoca proprietario del vicino Castello di Torre Alfina, che realizzò i primi sentieri e le prime passeggiate in quella che era una selva intricatissima, creata da secoli di sovrapposizioni geologiche, accumuli di roccia ricoperta di muschi e licheni e da grandi alberi secolari, faggi, olmi, rovere, cerri, frassini, agrifogli, castagni e lecci, alberi che per dimensione, 25 metri di altezza per circa 1 metro di diametro, sono considerate oggi singoli monumenti.

    Questi mastodontici alberi hanno il grande privilegio, dopo essere caduti, di restare al suolo, compiendo così il loro ciclo naturale completo, cioè ritornare alla terra.


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    AAV001359

    AAV001368

    AAV001386



    foto di Maurizio Biancarelli

    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 15:29
     
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  6. gheagabry
     
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    LA CATALPA


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    La Catalpa (Catalpa bignonioides) detta anche Albero dei sigari è un albero originario degli Stati Uniti introdotto in Europa nel ‘700 a scopo ornamentale. Appartiene alla famiglia delle Bignoniaceae. Oltre a questo, deve il suo nome alla latinizzazione del nome amerindo. E’ un albero di 8-15 m a portamento espanso, a ombrello, con la chioma fitta e globosa, quasi sferica, tipica dell’età giovanile che poi diventa molto più larga che alta, rada e irregolare, soprattutto se non viene potata. Il tronco è molto corto e rastremato. Talvolta mancante, talvolta tozzo, sgraziato e tortuoso. Le ramificazioni secondarie sono rade, i ramoscelli sono verdastri, fragili, punteggiati da numerose lenticelle. La corteccia è verdastra, liscia e opaca, che si fa sempre più screpolata, scagliosa e color bruno chiaro con l’età. Le foglie che nascono a maggio inoltrato sono semplici, verticillate a gruppi di tre, ampie e tenere, di 15-20 x 20-30 cm. Quando vengono strofinate emanano cattivo odore. Hanno un lungo picciolo con margini ondulati e apice acuminato. Alla nascita, le foglie sono pubescenti e purpuree, successivamente diventano verde chiaro, con la pagina inferiore più chiara, mentre in autunno assumono una colorazione giallo dorata. I fiori che compaiono a giugno sono riuniti in pannocchie terminali e erette, abbondanti e voluminose. Sono ermafroditi e profumati, con la corolla tubulosa e campanulata, bianca, maculata o punteggiata di rosso-porpora nelle fauci e striata di giallo. I frutti sono capsule cilindriche (da cui il nome di Albero dei sigari) riunite in gruppi di 5-7 elementi. Simili a legumi, pendule, sono lunghe 20-50 cm e larghe meno di 1 cm, di colore verde giallastro e poi brune e persistenti durante tutto l’inverno fino alla primavera successiva quando liberano i numerosi semi alati. L’apparato radicale è robusto, relativamente profondo e espanso anche in superficie.(giardinaggio.org)

    ...miti e leggende...

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    In Cina le principali divinità erano il Signore del cielo, il Dio del suolo e gli antenati del re. Il dio del suolo era in origine un albero piantato sopra un tumulo in mezzo ad un bosco sacro; l'albero era un pino nel centro, una acacia a settentrione, una tuya ad oriente, un castagno ad occidente, una catalpa a mezzogiorno. Gli indiani legavano talvolta i loro destini ad un albero che veneravano come se contenesse le forze della vita. I guerrieri prima di divenire tali pregavano sotto una catalpa. Le foglie di questo albero venivano usate dagli uomini della magia per curare le lacerazioni prodotte dagli artigli infissi nel petto per sollevare verso il sole il futuro guerriero che doveva rimanere esposto ai suoi raggi per un’intera giornata (Giuramento del sole). La leggenda parla del grido disperato della catalpa quando qualcuno non superava questo rito di iniziazione.

    catalpa_sigari



    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 15:35
     
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  7. gheagabry
     
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    Bosco-monumentale-Sasseto-1

    Fate come gli alberi:
    cambiate le foglie e conservate le radici.
    Quindi, cambiate le vostre idee
    ma conservate i vostri principi.

    -Victor Hugo-



    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 15:38
     
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  8. gheagabry
     
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    IL LIQUIDAMBAR

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    Il Liquidambar appartiene al genere delle Altingiacee (in precedenza attribuito alle Amamelidiacee), la specie di alberi può raggiungere dagli 8 ai 25 m. Sono originari del Nord America, introdotte in Europa nel 1681 e coltivati in Italia nelle località a clima mite come piante ornamentali, dalle foglie simili agli aceri. Albero a foglia caduca di dimensioni medio grande in natura o nelle condizioni di coltivazioni a lui più favorevoli, raggiunge anche i 40m. di altezza anche se nel nostro paese, solitamente arriva non oltre i 25-30m. E' piuttosto longevo, l'accrescimento però è abbastanza lento. Ha fusto eretto, densamente ramificato, con chioma piramidale, che diventa arrotondata con il passare degli anni; la corteccia è grigio-marrone, profondamente fessurata e con escrescenze tuberose man mano che si invecchia.
    Le foglie sono caduche, a fillotassi alterna (a differenza di quelle, opposte, degli aceri a cui assomigliano), lungamente picciolate di colore verde e forma per lo più pentalobata.
    In primavera produce fiori femminili, riuniti in racemi penduli, e fiori maschili in racemi eretti, di colore bianco-verdastro, poco appariscenti; in estate inoltrata i fiori lasciano il posto ai frutti, capsule semilegnose tonde, molto spinose, di diametro intorno ai 3-4 cm; rimangono sulla pianta per molte settimane e contengono i piccoli semi. Le sue foglie si colorano magicamente di tutta la gamma dei rossi, dal più chiaro al più scuro senza disdegnare i crema e l'oro.
    Particolare anche il suo aspetto nei mesi invernali, sia per l'aspetto rugoso di rami e rametti sia per la presenza dei frutti penduli che decorano la struttura e il profilo dell'albero durante tutto il periodo freddo.
    Dalla pianta si estrae una resina profumata, dall'aroma di incenso, l'ambra liquida (da cui il nome spagnolo Liquidambar)chiamata anche storace, dall'aspetto di torba di colore nero. Tale resina, morbida al tatto, può essere posta su carboncini ardenti. Il fumo che si forma è bianco e profumato e una volta dissolto si continua a percepirne per ore la fragranza.(ilgiardinodegliangeli.net)

    Liquidambar-Albero-dello-Storace



    Apprezzati in tutto il mondo per la loro rusticità, oltre che per la bellezza, i Liquidambar furono citati per la prima volta agli inizi del Cinquecento dall'esploratore Bernal Dias del Castillo, compagno di Cortez in Messico. Lo spagnolo raccontò come le foglie fossero abitualmente mescolate al tabacco, forse per aromatizzarlo, e fumate in grosse pipe. E solo nel 1681, però, che la specie Liquidambar styraciflua fu introdotta in Europa, in un giardino nei pressi di Londra. Per lungo tempo comunque questi alberi furono spesso confusi con gli aceri, nonostante le foglie palmate dei primi siano alterne, mentre quelle dei secondi sono opposte.

    A inizio autunno, quasi all'improvviso, si vestono con i colori del tramonto: rosa, gialli, arancio, rossi. E il saluto che i Liquidambar rivolgono alla bella stagione dai viali di città come dai giardini di tutta Italia. Una sinfonia di sfumature estremamente variabile, non solo da pianta a pianta, ma anche su uno stesso esemplare. Le tinte, infatti dipendono dalla temperatura (bruschi abbassamenti intensificano le tonalità rosso L.styraciflua), dalle piogge, che ne smorzano l'intensità, dalla posizione sulla pianta, perché le foglie maggiormente esposte ai raggi solari si tingono di porpora, mentre quelle in penombra conservano sfumature giallo-verdi. Ma i Liquidambar in questa stagione si fanno notare anche per un profumo particolare, simile a quello della cannella, che avvolge chi li avvicina. Il responsabile è lo "storace", un succo balsamico e vischioso presente nella corteccia, che ha ispirato il nome scientifico del genere: da liquidus, liquido, e ambar, ambra.

    Sembra che due più famosi esemplari di liquidambar in Italia siano a Vercelli. Sono alti una trentina di metri, e sono due esemplari molto vecchi, hanno circa 200 anni, e si pensa che siano stati piantati nel 1761, dopo che i Carlo Emanuele III concesse la realizzazione di nuovi passeggi sui resti delle mura cittadine distrutte nel 1704 dai francesi. Furono così realizzati i viali alberati che ancor oggi abbelliscono Vercelli.




    "Spesso, al lavoro, passo davanti alla grande finestra del mio ufficio che illumina la stanza di una luce calda e paglierina. A volte mi soffermo distrattamente scartabellando le mie carte, altre, magari durante una pausa mentre sorseggio un caffè, rimango a guardare incantato attraverso i vetri. Il mio sguardo, inevitabilmente si posa sul grande Liquidambar che troneggia nel giardino di una villetta dall'altra parte della strada. Adoro quest'albero! Il mutare della sua chioma, il fruscio delle sue fronde al vento, la bruma invernale che decora i suoi rami, tutto di lui mi accompagna quotidianamente, ed è come se un pezzetto di giardino fosse anche nel mio ufficio; il suo aspetto mi condiziona l'umore dell'intera giornata. Un giorno, pochi mesi fa, in autunno, appena rientrato dalla pausa pranzo, la mia attenzione fu catturata dalle foglie fiammanti e ocra a cinque punte del Liquidambar: racchiudevano pezzetti di cielo come cristalli, il sole ancora caldo vi filtrava attraverso e una leggera brezza le faceva danzare. Subito mi venne in mente una sinfonia di Cajkovskij che amo molto. [..] Quando ritornai ad osservare il paesaggio davanti alla mia finestra, il Liquidambar era splendido: mai visto un concerto di simili gamme cromatiche!! Foglie arancioni, rosse rubino e cremisi, si stagliavano nel cielo ceruleo..."
    (tratto da "Liquidambar" di Monica Francesca Veronese)





    Stamani il liquidambar s’è abbigliato a nuovo.
    Pare si prepari a una sfilata
    con gli aceri, i platani e gli olmi del viale.
    E al sole che spettegola con le nuvole d’autunno,
    tronfio ostenta le foglie somiglianti a stelle rosse
    pennellate d’arancio e d’amaranto.
    Un passero sul ramo redarguisce il vento
    che lo scuote e lo sbatacchia.
    Ma un fresco rezzo lo carezza,
    lo sollazza, gli solletica le braccia.
    Ed io m’incarno in un lembo di cielo d’ottobre inoltrato
    e nevico sui suoi palmi
    due fiocchi di poesia.
    (Mariass, goccedipoesia.it)



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    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 16:03
     
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  9. gheagabry
     
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    Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà.
    (Bernard de Clairvaux, Lettere, XII sec)


    IL PLATANO

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    Il platano, nome comune per platanus, appartenente alla famiglia delle Platanacee, è un albero di grande misura, originario dell'america settentrionale per la specie detta occidentalis e delle zone medio asiatiche per la specie detta orientalis. Nel nostro paese il platano è molto diffuso, in particolare nei luoghi pianeggianti fino alle prime zone di collina. Questi alberi si sviluppano dando vita a magnifici esemplari di grande misura. Sono inoltre molto longevi, avendo capacità di arrivare fino a 250 anni di età. Il platano può arrivare anche a 30 metri di altezza e presenta una chioma tondeggiante a portamento colonnare. La sua corteccia è molto decorativa: è friabile e si espande in chiazze. Ha colore verde o grigio e ha placche di grandi dimensioni che tendono a distaccarsi col tempo. Le sue parti brune quando cadono lasciano scoperte una superficie con colore giallognolo o verde pallido.
    Le foglie del platano si presentano ampie, munite di nervature ben visibili, formate da numero 5 o 7 lobi. Hanno un colore verde chiaro che nella stagione autunnale volge a tonalità dorate. Le sue infruttescenze si presentano tonde e lievemente peduncolate. Hanno forma di riccio.
    Le specie maggiormente diffuse di platano sono tre: il platanus occidentalis, che vanta un' altezza al'incirca di 45 metri, foglie tri o penta lobate, frutti sferici solitamente a coppie. Non molto diffuso in territorio europeo, è maggiormente presente negli States dove di solito è utilizzato per il suo legname. Il platanus orientalis, con altezze di 30 metri e chioma imponente, foglie con 5 o 7 lobi di colore verde cupo e frutti spinosi e sferici. Infine il platanus acerifolia, ibrido tra l'orientalis e l'occidentalis, originario della Gran Bretagna, che può arrivare a 35 metri d'altezza e presenta foglie pentalobate, fiori verde pallido e frutti spinosi e sferici. Ha come i precedenti una corteccia che tende a squamarsi.

    ...il platano dei 100 bersaglieri...

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    A Platano (prima si chiamava Salgarèa, un pugno di case a pochi chilometri da Caprino Veronese) sorge un "Platano" vecchio di oltre 400 anni (è fatto risalire all'anno 1370). Il Platanus Orientalis è alto 25 metri e ha una circonferenza di 15. La sua chioma copre una superficie di 300 mq ed è considerato monumento nazionale. E’ chiamato, "Platano dei 100 bersaglieri", dal 1937 quando, in occasione delle grandi manovre estive dell’Esercito, un’intera compagnia di Bersaglieri vi salì sopra. Si racconta che i tedeschi nel 44 ne sfoltirono i rami per non dar modo ai partigiani di tendere imboscate non visti.

    ...storia, miti e leggende...

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    Esiste un unico genere, Platanus, che costituisce la famiglia delle Platanacee. Che si tratti di una specie molto antica è dimostrato anche dal reperimento di pollini di platano in depositi del Cretaceo. Fu una delle prime famiglie di dicotiledoni ad apparire sulla terra. Nel Quaternario la glaciazione ha relegato il platano nelle zone che oggi noi indichiamo come temperate: Messico ed America del Sud, dove si è differenziato ed evoluto il Platanus occidentalis, Persia, Iran e Bacino del Mediterraneo, dove si è differenziato il Platanus orientalis.
    Dell’importanza del platano nel bacino del Mediterraneo è data conferma, per esempio, dal toponimo Teheran che significa “luogo dove crescono i platani”. In tutto l’Oriente è considerata una pianta sacra, simbolo di Dio e pertanto piantata vicino ai templi e alle fonti.
    Nella mitologia greca Platano era la sorella degli Aloadi, due giganti figli di Poseidone. Essendosi macchiati di vari misfatti gli dei ne decretarono la morte e la loro sorella Platano fu trasformata in albero. Il nome platano forse deriva dal greco platús che significa largo, piatto. La somiglianza della foglia con il palmo della mano lo rese sacro alla Grande Madre, dea di Creta rappresentata con le cinque dita della mano aperta. Socrate impartiva le sue lezioni sotto un platano. Una leggenda racconta che nel Paradiso Terrestre, il Serpente, dopo aver tentato Eva, per timore di una vendetta del Signore, si nascose nella cavità di un grande Platano, che allora aveva la corteccia liscia e argentea. Quando Dio passò di albero in albero alla ricerca del Serpente, il Platano, sedotto dal Diavolo, non rivelò di ospitarlo fra le sue fronde. Ma il Signore Onnipotente non si lasciò ingannare e maledisse il Platano, facendo diventare la sua corteccia squamosa come la pelle del Serpente e costringendolo a mutarla come il rettile che aveva protetto.
    Questa pianta è presente anche nel mito di Ercole, il quale narra di come uccise un mostro (l’Idra di Lerna, la seconda delle sette fatiche) proprio sotto un platano. Nella mitologia, Zeus era solito incontrare Venere sotto un platano. Il platano fu scelto da Giove per festeggiare lo sposalizio con Giunone. Nel 400 a.C. fu introdotto in Italia, dove fu pianta molto venerata: si narra che un senatore romano, per rispetto verso la pianta, annaffiasse i suoi platani con il vino. Anche Plinio il Vecchio testimonia, con i suoi scritti, la diffusione del platano nella Gallia ad opera dei Romani. Dopo un periodo buio coincidente con il Medio Evo in cui non se ne parla più, il platano ebbe nuova diffusione nel Rinascimento, quando l’Italia divenne riferimento artistico per tutto il continente e condizionò, quindi, anche l’arte dei giardini determinandone la diffusione in Gran Bretagna.
    Nel 1750 la pianta si diffuse in maniera capillare in tutta la Francia per opera di Luigi XV e alla passione di Napoleone per il platano e i viali alberati è legata la sua nuova diffusione in tutti i Paesi interessati dalle campagne di guerra.


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    platano di curiga

    [..]Il Grande Platano osservava con affetto la sua amica. Era la prima volta che portava qualcuno con sé in missione. Ma se doveva essere veramente, ma veramente, veramente, veramentissimamente sincero, era proprio contento! Conosceva Maraviglia da quando era ancora un bruchetto peloso ed insicuro che non credeva che sarebbe mai riuscito a volare. Il Grande Platano è un albero magico, se dovessimo spiegare qual è il suo potere potremmo dire che è una specie di macchina del tempo. No, cioè, dello spazio! No, ma… neanche! Il Platano Magico è un Alberix. Gli Alberix sono degli inviati speciali che viaggiano tra una dimensione e l’altra. La loro dimensione ideale, in cui soggiornano più spesso, è un luogo popolato di fate, folletti, colori, musica e farfalle. E di “animali eletti”, cioè animali speciali che dopo aver superato un duro esame di ammissione sono stati ammessi alla dimensione Übernaturix, quella preferita dal Grande Platano (o Platano Magico) e dove vivono anche Mariposa, Maraviglia e Gedeone. Perché un essere umano possa ritrovarsi catapultato a Übernaturix deve essere veramente, ma veramente, ma veramente, ma veramentissimamente speciale! Inoltre, nel caso venga ammesso – o per meglio dire tollerato- in questa fantastica dimensione, il suo permesso di soggiorno dura veramente il minimo indispensabile. All’accesso, uno scrupoloso folletto controlla il passaporto e il visto.

    configurazione-screziata-di-platano-sulla-corteccia-di-albero-jwyyrt



    Se è tutto regolare, l’essere umano può accedere a Übernaturix. [..] Eravamo rimasti a quando Maraviglia si era addormentata sul ramo del Grande Platano. Quando si stiracchiò le ali sbadigliando, si accorse che qualcosa intorno a loro era cambiato. Il Platano brillava di una luce argentata e il suo profilo si stagliava fiero in mezzo ad un paesaggio che…. che non era mica quello di sempre… ma dove si trovavano? A occhio e croce saranno state le 10 del mattino, c’era un fiume, tanti alberi che però non parlavano e la osservavano in silenzio. Ma dove siamo? Domandò preoccupata al suo amico. Il Platano sorrise.
    – Buongiorno amica mia, ti ho messo in valigia e portato in viaggio con me… alla scoperta di nuovi orizzonti e di nuove dimensioni. Maraviglia scese dal ramo e spiccò il volo curiosa. Le piaceva quel paesaggio, così diverso eppure così familiare. Andò a posarsi su un ponte lì vicino per osservare quel fiume vigoroso che vi scorreva sotto. Buongiorno fiume, lo salutò allegra. Niente, nessuna risposta. Osservò il Platano e per la prima volta si rese conto di quanto fosse bello. L’ Alberix emanava una luce particolare, che sarebbe impossibile descrivere. La sua luce raccontava della vita, dei viaggi che aveva fatto e dei sogni che aveva fatto fare a chi lo aveva incontrato. Si intrufolava nelle menti dei bambini di giorno e in quelle di alcuni adulti di notte. Ecco, ora lo riconosceva.[..] Il Grande Platano rimaneva impassibile, mentre i suoi rami si illuminavano di tutti i colori del mondo, con tutte le luci di tutte le dimensioni, e dal suo tronco scaturiva una dolce melodia, che avrebbe fatto invidia alle sirene di Ulisse. All’improvviso vide passare una decina di persone vestite di bianco, che si muovevano in modo strano. Si guardavano intorno e alcuni di loro la videro e cominciarono a farle fotografie. Maraviglia arrossì di imbarazzo, ma sentiva che quelle persone erano diverse dalla gente che si trovava in quella dimensione. Volò su un ramo più alto, cercando di sottrarsi a quegli sguardi curiosi. In effetti lei era una farfalla molto grande rispetto a quelle a cui erano abituati. Inoltre erano molto meravigliati. Si erano infatti accorti che intorno lei si diffondeva una scia luminosa e colorata. Ma figuratevi la sua sorpresa e il suo spavento quando si rese conto che riuscivano a sentire la sua melodia! Le persone vestite di bianco rimasero turbate, poi, con il cuore gonfio di emozioni si girarono verso il Passirio. Lo salutarono e cominciarono a recitare cose strane. Qualcuno entrava nell’acqua, qualcuno si avvinghiava ad un albero, un altro rimaneva immobile mentre un altro ancora scendeva da una scala parlando di cedri. Che strana gente, pensò. Fu allora che si rese conto che il Platano Magico li stava osservando.
    Ecco qual’era la sua missione! Aiutare quelle strane persone ad aprire i loro cuori, a comunicare con la natura, a trasformarsi in alberi…
    Il Platano la richiamò con un fischio e lei, leggera ed emozionata, andò a sistemarsi sul suo ramo preferito. Sentì l’ Alberix dissolversi mentre il mondo in cui erano stati ospiti sparivano, eppure era rimasto là, con quella sua luce speciale.
    (aprile 20, 2013 da ethnofee)


    platano4

    platano-occidentale_O3



    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 16:16
     
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    IL CIPRESSO DEL LAGO D'ORTA



    La notte fra il 10 e l’11 novembre, sul lago del Cusio o lago d’Orta, è stato abbattuto dalla raffiche di vento uno dei più bei cipressi del nord Italia, svettava nel giardino di Villa Bossi, a Orta San Giulio, fissava con la sua chioma rigogliosa, compatta e sempreverde gli edifici arroccati sull’isola di San Giulio, dove riposa la celebre costola del drago leggendariamente ucciso nel Trecento da San Giulio e dove Gianni Rodari, originario di Omegna, ambientò C’era due volte il Barone Lamberto (1978), la favola impersonificata dal noventratreenne che per vivere deve sentir ripetere il proprio nome continuamente. Quel cipresso stava lì da almeno 300 anni, il suo tronco misurava 404 cm di circonferenza (apd). Ora giace sradicato, a terra. (homoradixnew.wordpress.com)

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    cipresso-orta-san-giulio-no-01



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    LA CEIBA SPECIOSA

    Chorisia-speciosa



    La Chorisia Speciosa, oggi chiamata Ceiba Speciosa, è considerata da molti un albero a causa della sua imponenza in età matura (può raggiungere i 15/29 metri di altezza). In realtà si tratta di una pianta succulenta che appartiene alla famiglia delle Bombacacee, piante che assorbono i liquidi dal terreno e li conservano per attingere da questa riserva durante i periodi di siccità. In particolare la Chorisia Speciosa immagazzina i liquidi che le sono necessari nelle fibre del fusto di qui la sua particolare forma, grande e tondeggiante nella parte bassa, tanto da essere anche chiamata “albero bottiglia”. La seconda particolarità di questa pianta è di avere il fusto e i rami completamente ricoperti da robuste spine: una difesa naturale proprio della sua riserva d’acqua.
    L’habitat naturale della Chorisia Speciosa comprende le zone meridionali del sud America: Brasile, Paraguay e in particolare l’Argentina, dove è molto diffusa e nota come “palo borracho” (albero ubriaco). E’ coltivata anche nelle regioni tropicali e subtropicali dell’emisfero nord, sino alle Antille e al sud degli Stati Uniti. In Italia la troviamo particolarmente diffusa in Sicilia, dove è stata introdotta, alla fine dell’800, nell’orto botanico di Palermo.
    Le foglie della Chorisia Speciosa hanno un colore verde brillante, sono frastagliate e sono composte da cinque foglioline. La fioritura, che avviene in estate, è particolarmente abbondante nelle piante matura ed è caratterizzata da meravigliosi fiori, che ricordano vagamente le orchidee e che possono assumere tutte le tonalità del rosa, da pallido fino al più acceso. Il frutto è composto da una grossa capsula ovoidale di colore verde scuro che al suo interno contiene i semi avvolti in una fitta lanuggine bianca, abbastanza simile al cotone. La fibra lanosa a volte è posta in commercio come falso kapok ed impiegato analogamente per l’imbottitura di materassi e cuscini.


    Ceiba_speciosa2



    Questi alberi facevano parte della Mitologia delle Civiltà precolombiane, in particolare dei Maya che dipingevano i loro alberi sacri come delle grandi Ceiba che con le loro radici e la loro chioma collegavano il Cielo, la Terra e lo Xibalba, l’Oltretomba. Nel 1525 il conquistador Hernan Cortez dopo aver conquistato l’impero Azteco, ordinò che l’imperatore Cuauhtemoc fosse impiccato proprio ad uno di questi alberi. Sono gli alberi nazionali di Guatemala e Portorico.
    Alcune tribù della zona del fiume Pilcomayo chiamano questo strano albero dalla forma di bottiglia “Donna” o “Madre attaccata alla terra”.




    In un’antica tribù che viveva nella selva c’era una giovane fanciulla desiderata da tutti gli uomini, ma lei amava soltanto un grande guerriero. Entrambi si innamorarono profondamente. Un giorno però la tribù entrò in guerra. Il guerriero partì e lei rimase sola nella promessa dell’amore eterno. Il tempo passò e i guierrieri non tornarono più. Perso il suo amore, la fanciulla chiuse il suo cuore ad ogni sorta di sentimento. La sua ferita era profonda e non sarebbe rimarginata. Una sera andò, triste, nella selva. Voleva morire.
    Fu ritrovata da alcuni cacciatori. Era morta in mezzo alle sterpaglie. Quando fecero per sollevarla e portare il suo corpo in paese, videro che dalle sue braccia cominciavano a crescere dei rami e la sua testa si ripiegava verso il tronco. Dalle sue dita sbocciarono dei fiori bianchi. I cacciatori fuggirono terrorizzati verso il borgo. Pochi giorni dopo, i cacciatori e un altro gruppo di uomini si inoltrarono nella selva e vi trovarono la fanciulla. Non era più una giovane, ma un robusto albero i cui fiori erano diventati rosa. Si dice che all’inizio i fiori fossero bianchi per le lacrime versate dalla ragazza e poi avessero preso il colore rosa per il sangue versato dal giovane guerriero da lei amato.


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    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 16:44
     
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    Le Poesie più belle di tutti I tempi
    Poesie e racconti sulla Natura…

    Fotografia-1

    Il bosco

    Un soffio leggero e lontano

    di un lasso si breve di tempo

    nel vortice freddo del vento

    che muove il cipresso e l’ontano

    e l’ali di rondini e tordi.

    Parole crudeli che fuggono via

    pensieri inespressi e svagati

    su viali di ghiaia bagnati

    da lacrime d’acqua che forman per via

    rigagnoli amari di tristi ricordi.

    (Ines55)



    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 16:58
     
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    KIGELIA AFRICANA
    l'albero delle salsicce


    Kigelia-africana-2



    La Kigelia africana, nota volgarmente con il nome albero delle salsicce, è una specie di pianta appartenente al genere Kigelia.
    È un albero che si trova in gran parte dell'Africa tropicale, dall'Eritrea e dal Ciad fino al Sudafrica a sud e al Senegal e alla Namibia a ovest. Il nome "kigelia" deriva dal nome bantu kigeli-kaia usato in Mozambico; il nome volgare si riferisce invece ai peculiari frutti della pianta, che hanno la forma di grandi salsicce allungate (a questa caratteristica si riferisce anche il nome afrikaans della pianta, Worsboom).
    L'albero delle salsicce può crescere fino a circa 20 m di altezza. La corteccia è grigia e liscia, e si spella gradualmente nelle piante più vecchie. Nelle regioni dove piove in tutte le stagioni, l'albero è un sempreverde; deciduo dove c'è una lunga stagione secca.
    I fiori vengono prodotti in pannocchie , sono a forma di campana (simili a quelli del albero African Tulip , ma più scuro e più ceroso), arancio rossastro o verde violaceo, e larga circa 10 cm. Fiori individuali non pendono ma sono orientate orizzontalmente. Alcuni uccelli sono attratti da questi fiori e i forti gambi di ogni fiore rendono appigli ideali.

    Kigelia-africana



    Il loro profumo è notevole di notte il che indica che sono atti ad impollinazione da pipistrelli, che li visitano di polline e nettare. Inoltre rimangono aperti di giorno e sono visitati da molti insetti impollinatori, in particolare specie di grandi dimensioni come le api carpentiere.
    Il frutto della Kigelia è una grande bacca legnosa che può raggiungere il metro di lunghezza e i 18 cm di larghezza, e pesare fino a 10 kg. Pende dai rami, a cui è collegata da filamenti simili a corde. La polpa è fibrosa e contiene numerosi semi, e dà nutrimento a numerose specie di mammiferi, inclusi babbuini, facoceri, elefanti, giraffe, ippopotami, e porcospini, che con le loro feci contribuiscono a diffondere i semi dell'ambiente.
    La frutta fresca non può essere mangiata; i frutti verdi sono velenosi. In tempo di carestia, i semi vengono arrostiti e mangiati.

    In Malawi, la frutta tostata viene utilizzata per aromatizzare la birra e aiuta la fermentazione. Il legno è duro e viene utilizzato per scaffalature e per far cassette di frutta. In Botswana e Zimbabwe sono realizzate canoe. Le radici sono atte a produrre un colorante giallo brillante.


    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 17:01
     
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    ARAUCARIA COLUMNARIS

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    Il genere Araucaria appartiene alla famiglia delle Araucariaceae. Sono delle Conifere originarie dell'America meridionale e dell'Oceania. Il loro portamento può variare a seconda della specie ed in alcuni casi, a seconda che si tratti di piante femminili e di piante maschili. Infatti per la maggior parte sono piante dioiche. Le foglie sono trasformate in aghi più o meno pungenti ed affusolati a seconda della specie e di colore verde più o meno intenso.
    I frutti chiamati strobili, sono dei coni simili alle pigne che contengono al loro interno i semi, in genere uno per ogni squama di forma e dimensione variabile a seconda della specie.

    273a-Araucaria-columnaris



    Il genere Araucaria è antichissimo e un tempo era molto diffuso. L'Araucaria è un pianta del periodo gonwaniano, cresceva nel mega-continente australe, il Gondwana, ai tempi dei dinosauri. Circa 180 milioni di anni fa il super continente si divise dando origine alle parti più meridionali degli attuali continenti, questo spiega come mai le Araucaria si trovi oggi in luoghi così distanti tra loro come il Sud America e la Nuova Caledonia.
    Probabilemente nella Nuova Caledonia, in origine ne esisteva una sola specie, ora ne esistono diverse. Qui crescono nei luoghi e nelle condizioni più varie: sia all'interno che in riva al mare, spesso addirittura sulla barriera corallina.
    Hanno un tronco massiccio, in genere di altezza compresa tra 30 e 60 metri, la più alta è l'A. hunsteinii che può raggiungere il 90 metri, vanta anche il primato di longevità, può vivere fino a 500 anni.
    La più bella e la più famosa è la A. columnaris. Devono essere stati alcuni suoi esemplari che, nel 700, l'esploratore James Cook avvistò al mare scambiandoli per colate basaltiche, che gli ricordavano quelle della Scozia. Ancora oggi la A. columnaris è chiamata "Pino di Cook". Può raggiungere i 60 metri con la circonferenza del tronco dai 50 ai 100 cm. Cresce fitta lungo le coste dell'Ile des Pins..gli esemplari adulti visti a lontano, hanno un aspetto vagamente spettrale..mostrano un tronco in gran parte nudo, per la caduta dei rami più bassi e hanno una chioma tutta concentrata verso la cima.

    273b-Araucaria-columnaris-resolver



    Matt Ritter, professore alla California Polytechnic State University di San Luis Obispo, ha notato questo modello particolare mentre studiava il pino Cook per un libro sugli alberi urbani della California. Ritter ei suoi colleghi hanno studiato 256 pini Cook in cinque continenti e hanno scoperto che si inclinano in media di 8,55 gradi, che è il doppio dell'inclinazione della Torre Pendente di Pisa. Inoltre, i pini di Cook si inclinano maggiormente man mano che si allontanano dall'equatore in entrambi gli emisferi, con un albero nell'Australia Meridionale inclinato di 40 gradi.
    Gli alberi di solito correggono l'asimmetria nella loro crescita, ma per qualche motivo sconosciuto, il pino Cook non è in grado di farlo. Ritter ritiene che potrebbe essere dovuto alla composizione genetica dell'albero o ad un adattamento per catturare più luce solare a latitudini più elevate.

    “I meccanismi che sottendono la direzionale di A. columnaris possono essere correlati ad una risposta tropica adattativa agli angoli di incidenza della luce solare annuale, della gravità, del magnetismo o di una combinazione tra questi”, spiegano i ricercatori."



    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 14:41
     
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    Le Poesie più belle di tutti I tempi
    Poesie e racconti sulla Natura …

    Tiglio-Tilia-cordata-Cheel

    Il tiglio

    E’ questo il periodo.
    Lo senti nell’aria il profumo del tiglio.
    Aroma intenso che stordisce.
    Ogni anno, in giugno,
    rivivo le stesse sensazioni ed emozioni.
    Mi ricorda il periodo degli esami.
    Libri sparpagliati sul tavolo, penne mordicchiate,
    tensione e notti insonne.
    Batti-cuore, speranze, ambizioni.
    Mi fa tenerezza quella giovane in minigonna
    la cui linea non mi appartiene più.
    La fraganza riporta alla mente
    sentimenti vissuti e solo assopiti
    che addosso,
    tornano ancora
    perfetti.

    (SANDRA CARRESI)

    Edited by gheagabry1 - 2/6/2023, 17:03
     
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