ALBERI e ARBUSTI DA FRUTTO e a volte ....

PESCO, CILIEGIO,PERO, ALBICOCCO ECC

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  1. gheagabry
     
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    DA GIULIASCARDONE

    Nespolo del Giappone - Eriobotrya japonica Lindl.



    Generalità

    Il Nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica Lindl.) è una pianta originario della Cina orientale, dove è ancora coltivato, così come in Giappone, in zone temperato-calde; diffuso negli Stati Uniti e nell'areale mediterraneo soprattutto per ornamentale, mentre la coltivazione avviene in Spagna, nella Valencia, in Italia, nella provincia di Palermo e un po' in Calabria.
    Appartiene alla Famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia Pomoidee, ma il genere è Eriobotrya, specie japonica.
    E' una pianta sempreverde, con foglie grandi tormentose nella pagine inferiore, apparato radicale superficiale.
    La fioritura va da novembre a febbraio, con fiori pentameri e con 20 stami e 5 pistilli, il cui numero varia dai 200 fino a 600, con la selezione, fiori che sono riuniti in pannocchie.
    I frutti sono pomi, con 1-5 semi riuniti al centro, in genere piccoli (peso medio 30-55 g, sono rare le varietà con peso più elevato), rotondi, ellittici, a forma di uovo o di pera; il colore della buccia va dal giallo pallido all'arancio brillante; il colore della polpa va dal bianco all'arancio, includendo diverse gradazioni di giallo. I semi sono grossi con tegumento bruno.
    Limiti pedoclimatici: resiste a temperature sotto lo zero anche se si presenta qualche problema con il prolungamento a tele esposizione; a causa di questa sensibilità e della fioritura e formazione del frutto in inverno preferisce l'ambiente meridionale a clima più temperato, non in ambienti freddi. L'apparato radicale è sensibile ad asfissia e salinità.




    Varietà e portinnesti

    Si distinguono due tipi: il tipo cinese con frutto grosso, piriforme e polpa gialla ed il tipo giapponese con frutto piccolo, rotondo e polpa giallo pallida. In Italia le cv utilizzate sono: Nespolo di Ferdinando, Precoce di Palermo, Nespolone di Palermo, Grosso Lungo e Grosso Tondo. All'estero: Golden Nugget, Cardona, Tanaka.
    I portinnesti utilizzati sono il franco, che induce vigore, lenta fruttificazione e resistenza al calcare attivo, mentre con il cotogno, MA e BA29, torna la sensibilità al calcare.
    La propagazione avviene quasi esclusivamente per seme. Si esegue poi l'innesto


    Tecniche colturali


    La forma di allevamento consigliata e' il globo impalcato basso con sesti di 5,5 x 5,5 m o 4 x 4 m su cotogno.
    L'irrigazione e' praticata soprattutto dopo la raccolta, poiche' da' maggior induzione a fiore, e prima della fioritura; il volume è di 3000 m3/ha. La concimazione di produzione apporta 150-180 kg/ha di N, 100-120 di P2O5, 180-200 di K2O, distribuiti a fine inverno ma metà N in pre-fioritura.
    La potatura viene fatta subito dopo la raccolta, in estate, e in post-allegagione, in inverno.




    Produzioni


    Ogni pianta fornisce 30 kg, per un produzione complessiva di 200 qli/ha. Il momento migliore per la raccolta è quando il frutto assume la colorazione tipica della cultivar (giallo, giallo-oro, giallo-arancione) che varia in funzione degli ambienti da fine aprile ai primi di giugno. Il frutto è molto delicato, pertanto è necessario utilizzare cesti imbottiti o confezionare i frutti direttamente in campo. Fin dalla sua introduzione in Europa, avvenuta nel XVIII secolo dal lontano Giappone, questa specie è stata e viene ancora oggi impiegata a scopo ornamentale e paesaggistico; a partire dal XIX secolo, grazie alla selezione realizzata dagli agricoltori, le varietà con frutti più grossi, sono state utilizzate anche per l'alimentazione. I frutti, che generalmente vengono consumati freschi, risultano caratterizzati da polpa fondente, agro-dolce, profumata e rinfrescante. Possono essere inoltre utilizzati per la produzione di prodotti trasformati quali marmellate, succhi, sciroppate, bevande alcoliche. Le foglie in diversi Paesi vengono utilizzate per curare malattie della pelle ed il diabete. Il miele di nespolo del Giappone è particolarmente apprezzato in Sicilia e ad Alicante (Spagna).

    Avversità

    Il nespolo del Giappone e' molto sensibile alla "ticchiolatura" e all' "antracnosi"; è attaccato dalle cocciniglie e dagli afidi.





    DA GIULIA SCARDONE

    Diospyros kaki





    Il Diospyros Kaki (comunemente caco o kaki, anche diospero o diospiro) è un albero da frutto del genere Ebenacee, una famiglia di angiosperme dicotiledoni, originario dell'Asia orientale.

    È anche noto come loto del Giappone, sebbene con questo nome si debba intendere più correttamente il Diospyros lotus.

    Storia

    Il Diospyros Kaki è una delle più antiche piante da frutta coltivate dall'uomo, conosciuta per il suo uso in Cina da più di 2.000 anni. La sua prima descrizione botanica pubblicata risale al 1780 È originario della zona centro-meridionale della Cina, ma comunque mai al di sotto dei 20° di latitudine Nord, e nelle zone più meridionali spesso in zone collinari o montane e quindi più fredde; sopporta male i climi caldo-umidi, soprattutto se con suolo mal drenato.

    Detto Mela d'Oriente, fu definito dai cinesi l'Albero delle sette virtù: vive a lungo; dà una grande ombra; dà agli uccelli la possibilità di nidificare fra i suoi rami; non è attaccabile da parte dei parassiti; le sue foglie giallo-rosse in autunno sono decorative fino ai geli; il legno dà un bel fuoco; e la settima virtù consiste della ricchezza in sostanze concimanti il terreno per la caduta dell'abbondante fogliame. Dalla Cina si è esteso nei paesi limitrofi, come la Corea, ed ha trovato larga diffusione nel vicino Giappone.


    Kaki coltivati a Misilmeri, in SiciliaIntorno alla metà del 1800 viene diffuso in America e Europa. I primi impianti specializzati in Italia sono sorti nel Salernitano a partire dal 1916, estendendosi poi in particolare in Emilia. In Italia la produzione si è stabilizzata intorno ale 65.000 tonnellate, la coltura è sporadicamente diffusa su tutto il territorio nazionale, ma riveste una certa importanza economica solo in Emilia e Campania con produzioni rispettive di 22.000 tonnellate e 35.000 tonnellate. Questo frutto ha un'importanza particolare anche in Sicilia dove è più diffuso il kaki di Misilmeri.

    L'albero del kaki è infatti oggi considerato "l'albero della pace", perché al devastante bombardamento atomico di Nagasaki, dell'agosto 1945, sopravvissero soltanto alcuni alberi di Kaki.

    Biologia

    Gli alberi di D. kaki sono a foglia caduca, con altezza fino a 15-18 m ma di norma mantenuti con potature a più modeste dimensioni. Le foglie sono grandi, ovali allargate, glabre e lucenti. Nelle forme allevate per il frutto si riscontrano solo fiori femminili essendo gli stami abortiti, e la fruttificazione avviene spesso per via partenocarpica o in seguito ad impollinazione da parte di alberi della stessa specie provvisti di fiori maschili.

    I frutti sono costituiti da una grossa bacca tendenzialmente sferoidale, talora appiattita e appuntita di colore giallo-aranciato, normalmente eduli solo dopo che hanno raggiunto la sovramaturazione e sono detti ammezziti (con polpa molle e bruna).

    La preponderante consuetudine di coltivare piante fruttificanti in maniera partenocarpica non esclude la possibilità della esistenza di cultivar che hanno completamente o parzialmente la proprietà di produrre frutti ottenuti da fecondazione, spesso già eduli alla raccolta; questi frutti, ovviamente provvisti di semi, hanno polpa bruna, soda. Esistono anche kaki che producono frutti partenocarpici non astringenti, quindi già pronti per il consumo fresco al momento della raccolta allo stato apparente di frutto immaturo (duro). I frutti commestibili alla raccolta sono detti kaki mela.



    Esigenze colturali, allevamento, propagazione


    È ritenuto una specie subtropicale, ma pur essendo una pianta idonea al clima mediterraneo, con la scelta di opportuni portinnesti riesce a sopportare nella pianura Padana e nel Trentino temperature inferiori ai 10 °C sotto zero. Si adatta bene a qualsiasi tipo di terreno, compresi quelli argillosi, purché ben drenati, profondi e di scarso contenuto in sodio e boro; quindi non ama terreni ed atmosfere saline. Per le sue caratteristiche il kaki viene perfettamente coltivato nel territorio siciliano e specialmente nelle località della Conca d'Oro o limitrofe alla cittadina di Misilmeri, in provincia di Palermo, nella quale ogni anno vengono organizzate sagre e manifestazioni nei mesi autunnali.

    La propagazione per seme ha il fine di ottenere dei semenzali da utilizzare come portinnesti, mentre per la propagazione delle cultivar si ricorre all'innesto. I semi estratti dai frutti possono essere conservati in sabbia o in apposite celle con temperatura e umidità controllate, per essere posti in semenzaio e le piantine ottenute sono trapiantate dopo un anno in vivaio, dove vengono innestate nella seguente annata vegetativa. Gli innesti a gemma mostrano scarso attecchimento e allora si opera con le marze (spacco diametrale, corona).

    Parallelamente si sta sviluppando anche la tecnica della micropropagazione e della talea per l'ottenimento di piantine autoradicate. Il portinnesto più usato è il D. lotus che è dotato di buona resistenza a freddo e siccità; risulta disaffine con le cultivar non astringenti, mentre presenta buona affinità con quelle astringenti. L'innesto su franco (D. kaki) è poco diffuso perché non molto resistente al freddo ed a eccessi d'acqua, ma è adottato negli ambienti meridionali per le cultivar non astringenti (sempre eduli).


    Kaki coltivati a Cantarana regione PreglioL'impianto si fa tenendo conto delle minime termiche invernali e l'adattabilità della specie ai diversi tipi di clima. La preparazione del terreno è come quella che serve per gli altri fruttiferi ma bisogna fare attenzione al drenaggio e alla presenza di nematodi (la pianta è molto sensibile). Non tollera il reimpianto. La messa a dimora avviene in autunno-inverno usando astoni, che poi sono allevati a vaso, piramide, palmetta (quest'ultima forma avvantaggia l'ingresso in campo di carri a piattaforme laterali per la raccolta e la potatura). Sesti di 5,5 m per il vaso e di 4,5 X 4 m per la palmetta.

    La presenza di impollinatori è consigliata non solo per ottenere i kaki-mela (non astringenti) dalle cultivar che producono frutti fecondati eduli al momento della raccolta, ma anche, in generale, per aumentare l'allegagione. È doverosa un'adeguata potatura di allevamento, mentre quella di produzione è inutile dato che le piante mantengono una buona attività vegetativa. Il diospiro si avvale di concimazioni azotate in autunno, (per favorire l'accumulo di sostanze di riserva necessarie per il completamento della differenziazione delle gemme riproduttive alla ripresa vegetativa). La raccolta rappresenta l'operazione più onerosa nella coltivazione; i frutti staccati manualmente sono posti in plateaux o cassette dove vengono mantenuti sia per la conservazione che per la commercializzazione.

    Non sono in uso degli indici di maturazione in grado di indicare il momento migliore per la raccolta. L'unica indicazione viene dalla valutazione colorimetrica del contenuto in tannini attraverso l'immersione del frutto, sezionato trasversalmente, per 30 secondi in una soluzione di cloruro ferrico; altri parametri sono la completa scomparsa della clorofilla (colore verde) nel frutto, e la consistenza della polpa. Con la tecnica del freddo può anche essere conservato per 2 mesi. È finalizzato al consumo fresco. Una tecnica per accelerare la maturazione consiste nel conservare i kaki in celle frigorifere insieme a frutti che producono etilene (mele) con atmosfera ricca di ossigeno e temperatura intorno ai 30 °C.

    Coltivazione


    Si distinguono oltre che per le caratteristiche vegetative (vigoria, produttività, forma dei frutti) anche per il loro comportamento a seguito della impollinazione. La classificazione pomologica dei frutti di diospiro è determinata dagli effetti dell'impollinazione sulle caratteristiche organolettiche dei frutti al momento della raccolta e, su tale base, le cultivar possono essere suddivise in due gruppi principali:

    1.Costanti alla fecondazione(CF): Coltivazione con frutti che mantengono la stessa colorazione della polpa (costantemente chiara) sia nei frutti fecondati sia in quelli partenocarpici.
    2.Variabili alla fecondazione(VF): Coltivazione con frutti che modificano le caratteristiche della polpa che risulta chiara e astringente nei frutti partenocarpici, mentre diviene più o meno scura e non astringente in quelli fecondati.
    Sulla base di questa classificazione ci sono cultivar che producono frutti costantemente astringenti, non eduli alla raccolta (Yokono, Sajo); altre costantemente non astringenti con frutti eduli alla raccolta (Hana fuyu, Jiro, Izu, Suruga); cultivar variabili all'impollinazione, con frutti gamici (da fecondazione e con semi) eduli alla raccolta (kaki-mela) e frutti partenocarpici non eduli alla raccolta (Wase, Triumph).

    Coltivazioni diffuse in Italia:

    Loto di Romagna
    Vaniglia della Campania
    Fuyu
    Kawabata
    Suruga



    Proprietà nutrizionali

    Il kaki apporta circa 272 kJ (65 kcal) per 100 g. È composto da circa 18% di zuccheri, il 78,20% di acqua; lo 0,80% di proteine; lo 0,40% di grassi oltre ad una ragionevole quantità di vitamina C, è inoltre ricco di beta-carotene e di potassio.

    Ha proprietà lassative e diuretiche ed è sconsigliato a chi soffre di diabete o ha problemi di obesità. è molto indicato per depurare il fegato e per l'apparato nervoso.

    Se gustato ancora in stato acerbo, può provocare la classica sensazione da "bocca legata". È una sensazione gustativa (tattile) di asprezza e ruvidità che si avverte principalmente sul dorso della lingua.

    Conservazione

    Il kaki non ancora completamente maturo si presta ad essere essiccato e conservato per diversi mesi e consumato saltuariamente. Il frutto sbucciato deve essere tagliato in 8 spicchi, denocciolato e messo ad essiccare al sole o in un essiccatore ad aria calda sino a quando la sua consistenza diventa gommosa e in superficie si forma un leggero strato bianco zuccherino, mantiene così tutte le sue proprietà organolettiche.



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118 replies since 13/2/2011, 11:34   75790 views
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