ALBERI e ARBUSTI DA FRUTTO e a volte ....

PESCO, CILIEGIO,PERO, ALBICOCCO ECC

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  1. gheagabry
     
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    da giuliascardone


    ALBERI DA FRUTTO:MANDARINO



    Con il termine Mandarini viene designato un gruppo eterogeneo di agrumi di grande importanza economica (a livello mondiale, seconda solo all'arancio). Diverse sono le scuole di pensiero riguardo alla loro classificazione botanica.



    Mandarino King (Citrus nobilis - Citrus deliciosa)

    Il Mandarino King (Citrus nobilis - Citrus deliciosa), di origine cinese, è stato portato in Europa all'inizio dell'Ottocento. sembra sia un ibrido tra Citrus reticulata (mandarancio) e Citrus sinensis (arancio dolce).
    e' una pianta robusta con chioma espansa, alta fino a 4,5 m. Le spine sono presenti soltanto sui succhioni. Le foglie, da ovato-oblunghe a ovato-lanceolate, hanno picciolo con alette sottili. I fiori sono piccoli, bianchi, profumati e singoli. I frutti sono di taglia media, globosi e depressi ai poli, con buccia sottile non aderente alla polpa; quest'ultima è color arancio, aromatica e succosa e ricca di semi (anche se sono state selezionate varietà apirene).
    Molto diffusa è la varietà "Avana" da cui sono state ottenute numerose selezioni come l'Avana apirena e il Tardivo di Ciaculli. Molte varietà sono usate a scopo ornamentale per la lunga permanenza dei frutti sulla pianta.



    Mandarino Cleopatra (Citrus reshni)

    Il Mandarino Cleopatra (Citrus reshni), originario dell'India, forma piante a portamento compatto e arrotondato. Le foglie sono piccole, strette, verde scuro. I fiori sono piccoli e bianchi e i frutti, globosi e depressi ai poli, sono simili alle clementine; la buccia è di color arancio, poco aderente alla polpa, che ha un sapore gradevole ed è ricca di semi.. Resiste bene al freddo e viene usata come portinnesto. Utilizzata anche come pianta ornamentale per la lunga persistenza dei frutti.


    Mandarancio (Citrus reticulata - Citrus clementina)

    Le origini del Mandarancio sono incerte: secondo alcuni studiosi è una specie molto antica originaria della Cina e più in generale dell'Estremo Oriente; altri la ritengono un ibrido tra il mandarino e l'arancio (dolce o amaro), altri ancora un ibrido tra mandarino e chinotto.
    Piccolo albero, a volte con rami spinosi, con chioma arrotondata, simmetrica e aperta. Le foglie sono lanceolate, verde vivo, con picciolo leggermente alato. I fiori sono singoli o riuniti in piccole infiorescenze, molto profumati. I frutti arancioni, hanno una buccia arancione facile da togliere e una polpa dolce, ricca di succo, con semi piccoli e appuntiti (oggi sono molte le varietà apirene). Numerose le varietà, dal gruppo delle classiche clementine (nome che deriva da quello del frate missionario, Clemente Rodier, che le coltivò in Algeria) a quello delle Satsuma, ottenute in Giappone più di quattro secoli fa.
    La loro maturazione è più precoce rispetto ai mandarini e sono più resistenti al freddo.
    Le varietà più note di clementine sono la Monreal, Di Nules, Oroval e Tardivo.
    Si innesta su franco della stessa specie o di specie simili, ma si utilizza anche il Mandarino Cleopatra (Citrus reshni). Non maturando dopo la raccolta, devono essere colti allo stadio di maturazione desiderato.




    Mandarino Satsuma (Citrus unshiu)


    Come detto, il Mandarino Satsuma è originario del Giappone (più di quattro secoli fa). In Italia è stato portato verso la fine dell'Ottocento.
    Pianta medio piccola, in genere dal portamento espanso. Foglie grandi, verde scuro, ellittiche e con apice appuntito. I fiori, singoli o in gruppi, bianchi, appaiono in primavera. I frutti sono medi, globosi e depressi ai poli, color arancio, hanno buccia sottile, facile da togliere; la polpa è succosa e in genere priva di semi. I frutti sono maturi quando ancora non hanno raggiunto la completa colorazione della buccia. Resiste abbastanza bene al freddo e sono apprezzate come pianta ornamentale per la lunga persistenza dei frutti. Si innestano su arancio trifogliato.


    Mandarino tangerine (Citrus tangerina) e Tangor

    Il Mandarino tangerine appartiene al gruppo molto eterogeneo dei Tangerini. Tanaka lo considera una specie a sé stante, altri una cultivar ("Dancy") dei tangerini.




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    da gina


    mandarino cinese



    da tappi

    ARANCIO O CITRUS X SINENSIS







    L'arancio (Citrus × sinensis) è un albero da frutto appartenente al genere Citrus (famiglia Rutaceae), il cui frutto è detto arancia. È un antico ibrido, probabilmente tra il pomelo ed il mandarino, ma da secoli cresce come specie autonoma e si propaga per innesto e talea








    Cenni storici [modifica]
    L'arancia dolce è l'apprezzato frutto invernale che tutti conosciamo. La sua patria è la Cina e sembra che sia stata importata in Europa appena nel secolo XIV dai marinai portoghesi. Ma alcuni testi antico-romani ne parlano già nel I secolo; veniva coltivata in Sicilia e la chiamavano melarancia, il che potrebbe significare che il frutto avesse raggiunto l'Europa via terra. Potrebbero essere corrette entrambe le teorie. Probabilmente l'arancio giunse davvero in Europa per la via della seta, ma la coltivazione prese piede solo nella calda Sicilia, dove la propagazione si arenò. Solo dopo secoli venne riscoperto dai marinai portoghesi.

    Da notare che a Roma, nel chiostro del convento di Santa Sabina all'Aventino è presente una pianta di arancio dolce che secondo la tradizione domenicana è stata portata e piantata da San Domenico nel 1220 circa. La leggenda non specifica se il santo avesse portato la pianta dal Portogallo o dalla Sicilia, dove essa era giunta al seguito della conquista arabo-berbera


    Altri nomi dell'arancia [modifica]
    Nella letteratura del secolo XIX a volte l'arancia viene chiamata portogallo. In greco l'arancio si chiama "πορτοκάλι" (pronuncia: portocâli); in rumeno "portocală", ancora oggi in arabo la parola usata per parlare delle arance è برتقال, burtuqāl, che ha soppiantato del tutto la parola persiana نارنج, nāranğ – che letteralmente significa "(frutto) favorito degli elefanti" – da cui deriva "arancia". Non si deve però dimenticare che in arabo il burtuqāl indica l'arancia dolce, mentre nāranğ (d'origine persiana) indica l'arancia amara.

    In Basilicata e in alcune zone della Calabria, della Campania e della Puglia ancor oggi le arance sono chiamate "purtualli" o "partajalli", "partuàlli" in Sicilia. Così pure nella maggior parte dei dialetti della Pianura Padana: nella lingua piemontese sono detti portugaj, nel dialetto bergamasco "portügàl", nel Lodigiano "purtügàl", in dialetto ferrarese "portogàl", in dialetto parmigiano partucàl e in quello di Rimini partugàli. In Veneto l'arancia viene chiamata "naransa", caso unico nei dialetti del nord, e che sembrerebbe essere una derivazione diretta dal persiano, forse grazie ai contatti culturali e commerciali veneziani con il Medio Oriente. In alcune zone dell'Abruzzo (Valle Peligna) l'arancia viene chiamata partaall, mentre nel Salento viene indicato col termine portacallu e sul Gargano purtiall. Nel dialetto riomaggiorese della lingua ligure l'arancia è chiamata sitrón. In dialetto romanesco, come attestato da Pascarella, il nome dell'arancia è, né più, né meno, portogallo:

    « Nonsignora, maestà. Lei si consija
    Co' qualunque sia ar caso de spiegallo,
    E lei vedrà ch'er monno arissomija,
    Come lei me l'insegna, a un portogallo. »
    (La scoperta dell'America. Alla memoria de mi' madre di Cesare Pascarella, III:5-8)

    Nelle lingue germaniche, la parola che indica l'arancio di solito significa letteralmente mela cinese (es. tedesco Apfelsine). Parole derivate da Apfelsine si trovano anche nelle lingue slave (es. russo Апельсин, apel'sin) e baltiche (es. lituano apelsinas).

    Altra variante è "melarancia", diffusa anche in altre lingue (es. polacco pomarańcza, ceco pomeranč, slovacco pomaranč, sloveno pomaranča).



    Descrizione [modifica]
    Aranceto vicino Rosarno nella Piana di Gioia Tauro Arance gialle da spremuta Citrus sinensis: A. Risso e A. Poiteau (1872)L'arancio è un albero alto fino a 12 metri, dalle foglie allungate e carnose e dai fiori candidi. I germogli sono sempre verdi, mai rossastri. I frutti sono rotondi e sia la buccia che la polpa sono del tipico colore arancio. La buccia è caratterizzata da una leggera ruvidezza che è diventata termine di paragone anche in campi totalmente diversi: parliamo ad esempio di pelle a buccia di arancia in cosmesi, o di superfici a buccia di arancia in edilizia.

    Il periodo di riposo dell'arancio è di soli tre mesi, per cui succede che l'albero fiorisca e fruttifichi contemporaneamente. I primi frutti si possono raccogliere in novembre (navelina), e gli ultimi a maggio - giugno (valencia late). Un albero adulto produce circa 500 frutti all'anno.







    Sottospecie e varietà [modifica]
    Oggi l'arancio è l'agrume più diffuso nel mondo e se ne coltivano centinaia di varietà. Alcuni frutti sono a polpa bionda (ovale, biondo comune, navelina, washington navel, ecc.), altri a polpa rossa per via dei pigmenti antocianici in essi contenuti (moro, tarocco, sanguinello), alcuni più grandi e più belli, altri di aspetto più modesto e dalla buccia più sottile, ma più succosi e dunque adatti per spremute. Solo in Italia più di venti varietà vengono coltivate come frutta da tavola ed altrettante per spremuta. Comunque, le arance dolci non vengono consumate solo come frutta fresca ma, soprattutto nel caso di quelle a polpa bionda, vengono utilizzate per la produzione di succhi (durante la lavorazione delle quali la buccia, preventivamente separata dal resto del frutto, viene sfruttata per estrarne l'olio essenziale in essa contenuto) e, in misura minore, per la produzione di canditi e frutta essiccata.

    La definizione Arancia rossa di Sicilia è usata per individuare le varietà di arance polpa rossa (moro, tarocco e sanguinello) che rispettano quanto previsto nel relativo disciplinare "Arancia rossa di Sicilia IGP" (Indicazione Geografica Protetta), ma in realtà si coltiva anche in altre regioni, soprattutto in Calabria, dove la produzione delle arance supera di 1,7 volte quella della Sicilia.

    A Ribera in provincia di Agrigento si coltiva l'arancia bionda della cultivar "Washington Navel"; in realtà le arance coltivate appartengono tutte al gruppo "Navel" cioè arance ombelicate e a questo gruppo, oltre all'arancia suddetta, sono coltivate il "Brasiliano di Ribera", la cv. W.N. 3033 Frost, Navelina comune, Navelina VCR (Vecchio Clone Risanato), e piccole superfici impiantate a Navelina ISA 315 (in corso di reinnesto con W.N. per via della pezzatura dei frutti che risulta essere media) però sembra che le sue particolari qualità organolettiche siano molto apprezzate dagli intenditori, tanto che l'Arancia di Ribera è un marchio D.O.P..




    Essenze [modifica]
    La buccia dell'arancia è una preziosissima fonte di essenze.

    L'olio essenziale dell'arancia dolce o essenza di Portogallo è un liquido che va dal giallo-arancio al rosso scuro (varietà Tarocco e Sanguinello) che ravvisa l'odore della scorza fresca del frutto, parzialmente solubile in alcool etilico a 96° (da infatti delle soluzioni torbide). Costituito quasi esclusivamente da limonene, viene usato nella produzione di liquori e per aromatizzare molti detersivi. Viene spesso utilizzato per sofisticare molti altri oli essenziali agrumari. La presenza del delta-3-carene, un monoterpene naturalmente presente nell'essenza di arancia dolce, spesso è rivelatrice di questa sofisticazione.
    Il terpene d'arancia è un liquido incolore ottenuto dalla distillazione dell'essenza di arancia, largamente usato quale solvente naturale dall'industria delle vernici.
    L'essenza deterpenata è ottenuta dalla rettifica dell'olio tal quale, a seconda del grado di deterpenazione può presentarsi da rosso scurissimo a marrone ed è molto aromatica; esiste anche l'essenza "desesquideterpenata" che appare di colore giallo pallido ed ha una nota olfattiva meno potente.
    L'essenza di zagara o neroli è ottenuta da soli fiori dell'arancio amaro (la parola zagara deriva infatti dall'arabo zahra (arabo: زهرة, zahra), che per l'appunto significa "fiore" e mai dai fiori dell'arancio dolce.
    Anatra all'arancia Cucina [modifica]
    Le arance, oltre al consueto consumo come frutto o sotto forma di spremuta d'arancia, vengono utilizzate anche in alcune ricette agrodolci come la famosa anatra all'arancia.




    Decorazione [modifica]
    Con i fiori d'arancio vengono costruite composizioni floreali per la decorazione di chiese in occasione di matrimoni, per significare la castità della sposa. I frutti invece possono essere utilizzati ad esempio per i pot pourri.

    L'arancia in Italia [modifica]
    La Conca d'Oro di Palermo costituì, per le grandi coltivazioni di arancio, una delle meraviglie dell'agricoltura araba di tutto il bacino del Mediterraneo. Nei secoli successivi registriamo gli splendori della coltivazione nelle serre del Garda, che rifornivano le tavole dei grandi signori di Venezia e Milano, e sulla costa genovese, dove i frutti erano destinati alla produzione di canditi, ricco sottoprodotto della raffinazione dello zucchero, di cui Genova è tra i primi importatori. In entrambi i casi gli aranci coltivati sono aranci amari[1].

    Più di tre secoli fa, introdotti da saraceni e schiavoni, si diffondono sulle coste pugliesi coltivazioni di agrumi le cui caratteristiche si differenziano ben presto dalle altre specie italiane, come nel caso del Gargano. Grazie alla natura carsica del suo terreno ed alle condizioni climatiche il Promontorio offrì allora le condizioni per il massimo sviluppo del Limone Femminiello del Gargano e dell'Arancia del Gargano che nei secoli successivi trainarono l'economia della zona grazie alla produzione dell'oasi agrumaia di Rodi Garganico e di San Menaio.

    Alla metà dell'Ottocento arancio e limone iniziano una repentina diffusione anche sulle coste sicule e su quelle calabresi. Sono colture relativamente limitate, ma i loro prodotti alimentano un commercio fiorentissimo, che si dirige ai mercati di Londra, e soprattutto New York, che consuma aranci siciliani fino al trionfo della frutticoltura californiana[2]. L'agrumicoltura si sviluppa lentamente, in Sicilia e in Calabria, assicurando redditi alquanto elevati, fino ai primi anni del secondo dopoguerra, quando la sua espansione diviene tumultuosa, e si protrae nonostante i produttori non riescano a imporsi forme di organizzazione in grado di affrontare i grandi mercati di consumo, in specie quello tedesco, dove dal 1980 le importazioni divengono sempre più difficili, incalzate da quelle spagnole, di qualità non superiore, ma ordinate secondo formule commerciali molto più funzionali ed efficaci. Le difficoltà si aggravano in proporzione all'ampliamento della coltura, immensamente dilatatasi, da Lentini, dalle aree etnee del Catanese e dai rilievi siracusani di Francofonte all'interno della Sicilia, nelle province di Ragusa e Agrigento, in Calabria e insediatasi nel Metaponto, che deve la propria sopravvivenza, sempre più, alle sovvenzioni comunitarie, che non si sa quanto potranno protrarsi nel futuro[3]







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    Arancio






    Da sempre è considerato alberello bene augurante. Il suo Paese d’origine è la Cina; sembra che, fin dal dodicesimo secolo, un carico di frutti partisse all’inizio di ogni anno da Pechino diretto ad uno dei templi di Foochow per celebrare sacrifici agli dei. L’offerta di arance
    il primo giorno dell’anno significava augurio di felicità, prosperità e abbondanza.




    Nei paesi di religione cattolica, l’arancio detto anche zagara assume un duplice valore: i frutti e i fiori da un lato sono considerati simbolo di purezza e generosità, dall’altro se associati alla Madonna diventano l’emblema del peccato originale. Le streghe di tutta l’Europa indicavano l’arancio come il cuore delle loro vittime. Risale ai tempi delle crociate l’usanza di impiegare i fiori d’arancio per addobbare gli abiti delle spose. I cavalieri orientali li regalavano il giorno delle nozze alla propria sposa; le tradizioni saracene attribuiscono ai fiori d’arancio valore di fecondità.




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    Edited by gheagabry - 16/8/2011, 01:31
     
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