MITOLOGIA ITALICA

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  1. gheagabry
     
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    GIANO


    Giano è una divinità esclusivamente romano-italica, la più antica tra gli Dei nazionali, gli Di indigetes, invocata spesso insieme a Iuppiter.
    Il suo culto è probabilmente antichissimo e risale ad un'epoca arcaica, in cui i culti dei popoli italici erano in gran parte ancora legati ai cicli naturali della raccolta e della semina. È stato sottolineato da più autori, fin dal secolo scorso (Il ramo d'oro), come Giano fosse probabilmente la divinità principale del pantheon romano in epoca arcaica. In particolare rimarrebbe traccia di questo fatto nell'appellativo Ianus Pater che permase anche in epoca classica. Nei frammenti superstiti del Carmen Saliare Giano è salutato con particolare enfasi come padre e dio degli dei stessi:

    « cantate Lui, il padre degli Dei, supplicate il Dio degli Dei »
    (fragmentum 1)


    Varrone riporta però nel carmen anche l'epiteto di Cerus cioè "creatore", perché come iniziatore del mondo Giano è il creatore per eccellenza. Il console e augure Marco Valerio Messalla Rufo scrive nel libro sugli Auspici che Giano è colui che plasma e governa ogni cosa e unì circondandole con il cielo l'essenza dell'acqua e della terra, pesante e tendente a scendere in basso, e quella del fuoco e dell'aria, leggera e tendente a sfuggire verso l'alto, e che fu l'immane forza del cielo a tenere legate le due forze contrastanti. Settimio Sereno lo chiama "principio degli dèi e acuto seminatore di cose".
    Può essere annoverato tra le divinità marine, o per lo meno "acquatiche" anche Giano in quanto, secondo una versione del mito, sarebbe stato il primo dio di Roma (e in effetti esso non trova riscontro in altre mitologie e fu tipicamente italico e latino), dove giunse per mare dalla Tessaglia. Era quindi considerato l'inventore delle navi e il protettore della navigazione, dei porti e delle vie fluviali. Si credeva inoltre che avesse il potere di far zampillare all'improvviso dal terreno sorgenti e polle d'acqua, come ad esempio accadde quando salvò Roma dai Sabini, nemici dei Romani, che stavano per entrare in città attraverso una porta, rimasta inspiegabilmente aperta: fece scaturire una sorgente, addirittura una cascata, che mise in fuga gli assalitori.
    Ma Giano, definito anche Janus Pater, padre di tutti gli uomini, della Natura e dell'Universo, fu essenzialmente il dio dell'apertura e dell'inizio, con caratteristiche simili a quelle della divinità solare che apre il cammino alla luce accompagnando l'attività umana nel corso della giornata. Nella sua riforma del calendario romano, Numa Pompilio dedicò a Giano il primo mese successivo al solstizio d'inverno, gennaio, che con la riforma giuliana del 46 a.C. passò ad essere il primo dell'anno.
    Il suo nome stesso evoca la porta, in latino ianua, e januarius è il mese che apre l'anno e dà inizio alle stagioni, e il primo giorno di gennaio veniva dedicato alla festa del dio. Presiedendo alle porte, aveva la chiave e il bastone; sorvegliava tutto ciò che stava all'interno della città o della casa, non perdendo però di vista quello che accadeva all'esterno, e quindi era rappresentato con due facce (Giano bifronte).
    La prima preghiera nell'intraprendere qualsiasi impresa o attività era sempre rivolta a Giano, che proteggeva anche il concepimento e la nascita, principio della vita individuale. Il tempio a lui dedicato doveva rimanere aperto in occasione di imprese belliche, ma solennemente sbarrato in tempo di pace, e le cerimonie che avevano luogo per la chiusura delle porte del tempio tendevano ad esaltare il ruolo di custode della pace del dio Giano, perché solo in una situazione di tranquillità la vita quotidiana può dar luogo ad esordi positivi e creativi.


    Esistono due sole rappresentazioni di Giano: una moneta del Künthistoriche Museum di Vienna e la testa fittile da Vulsci (del II sec. a.C.) conservata a Roma, al Museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Nonostante questa scarsità iconografica, sappiamo che la divinità rivestiva, nella società romana, straordinaria importanza nella vita pubblica e nella religione. Virgilio parla di Giano nel Libro VII dell’Eneide quando ci narra dei profughi Troiani alla ricerca della antica madre. In quell’occasione il poeta ci ricorda che Giano avrebbe “… regnato in Italia prima di Saturno e di Giove”. E Ovidio – per parte sua – ne “I Fasti” e ne “le Metamorfosi” afferma che Giano fissò la propria dimora sul Gianicolo che da lui prese il nome. Per questo Giano, che nella più antica religione si era presentato come divinità solare, come alter ego al maschile di Diana, come divinità che, al mattino, apre e, la sera, chiude le porte del cielo, come ci rivela l’etimo latino di Janua.
    Giano finì così con il rivestire un posto sempre più elevato nel pantheon romano al punto che un suo sacerdote (il rex sacrorum), nelle processioni aveva la precedenza sui rappresentanti di tutte le altre divinità (compreso il sacerdote di Giove), mentre negli inni veniva invocato come “buon creatore”, cioè come creatore degli uomini (Ianus Pater) e padre Dio degli Dei (deorum deus, ovvero, deorum rex)”, padre in altri termini, di tutti gli uomini, della Natura e dell'Universo. Divenne la divinità dell'apertura e dell'inizio, con caratteristiche simili a quelle della divinità solare che apre il cammino alla luce accompagnando l'attività umana nel corso della giornata.

    Nel mito Giano avrebbe regnato come primo Re del Latium, fondando una città sul monte Gianicolo e donando la civiltà agli Aborigeni, suoi originari abitanti. Con la ninfa Camese avrebbe generato inoltre numerosi figli, tra i quali il dio Tiberino, signore del Tevere. È lui ad accogliere il dio dell'agricoltura Saturno, spodestato dal figlio Giove, condividendo con lui la regalità e consentendogli di portare l'età dell'oro. Giano ricevette dal dio Saturno per l'ospitalità ricevuta, il dono di vedere sia il passato che il futuro, all'origine della sua rappresentazione bifronte.
     
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10 replies since 30/1/2011, 14:29   3329 views
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