MITOLOGIA ITALICA

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  1. gheagabry
     
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    ...la luce incantata che col sole riscalda la mia anima ed il mio cuore permettendomi di amare cosi
    tutte le cose che mai forse gli uomini hanno saputo amare...



    ARADIA


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    Aradia è un figura della mitologia popolare italiana introdotta dal folclorista americano Charles Godfrey Leland in Aradia, o il Vangelo delle Streghe (1899) . Aradia è presentata in tale testo come la figlia messianica della dea Diana, venuta sulla Terra per insegnare ai poveri e agli oppressi la stregoneria, come mezzo di resistenza sociale.
    A tutt'oggi le uniche testimonianze trovate della figura di Aradia in forma scritta prima della pubblicazione del testo di Leland sono rintracciabili sotto i nomi di Erodiade ed Erodiana.
    Lo stesso Leland non a caso indentifica Aradia con Erodiade, scrivendo:
    « ... il nome non deriva da Erodiade del Nuovo Testamento, ma una copia più antica di Lilith che portava lo stesso nome... nel VI secolo il culto di Erodiade e Diana da parte delle streghe fu condannato dalla Chiesa al Concilio di Angora »
    Nella storia dei processi alle streghe ricorre infatti quest'assimilazione: Diana è spesso affiancata alla figura di Erodiade, come nel processo di Milano del 1390 contro Sibillia e Pierina.
    Piperno e altri scrittori ipotizzano una identificazione di Erodiade con Lilith.
    Carlo Ginzburg, scrittore e saggista che nel libro "Storia notturna" si è occupato anche del fenomeno stregonesco popolare da un punto di vista storico e antropologico, fa derivare il nome "Aradia" dall'unione dei nomi Hera e Diana, entrambe sopravvissute all'avvento del Cristianesimo ed unite in una figura composita di nome Heradiana o Herodiana.
    Aradia è una dea "povera", non è mai stata adorata in un tempio come le sue sorelle lunari o terrestri più famose, non ha mai avuto l' onore di una statua o di un vero altare, è una dea della Natura e nella Natura va celebrata con pochi o nessun mezzo.
    Recentemente c'è chi ha avanzato l'ipotesi di Aradia come nome composto, di origine etrusca, atto ad indicare un ruolo o un titolo sacerdotale. Dalla radice Ar fuoco (il fuoco divino della conoscenza, riservata agli iniziati) e da Dia nome di un'antichissima divinità italica della vegetazione riconducibile a Diana.
    Aradia, quindi, potrebbe significare Sacerdotessa di Diana o Grande Sacerdotessa.

    Aradia, o il Vangelo delle Streghe comincia con la nascita di Aradia da Diana e dal fratello di questa,
    Lucifero, descritto come "il dio del sole e della luna, il dio della luce (splendor).
    Il discorso si sposta poi sulla situazione di oppressione sociale dei poveri dell'epoca che per sfuggire alla schiavitù dei ricchi e dei potenti spesso si trasformavano in briganti e assassini. Aradia viene quindi inviata in loro soccorso come maestra di arti stregonesche e protettrice

    La resistenza sociale si esprime quindi anche nell'opposizione alla religione dei potenti, vista anch'essa come strumento d'oppressione,così Aradia assicura il riscatto ultraterreno ai poveri e agli oppressi e una volta compiuta la sua missione, ritorna alla madre Diana, ma promette ai suoi discepoli di continuare a soccorrerli, insegnado loro un rituale da svolgersi nelle notti di luna piena, per adorare lo spirito di Diana e continuare a d apprendere.
    L'opera di Leland ha costituito un importante punto di riferimento nella stesura dei testi originali della Wicca. Alcune Tradizioni wiccan usano il nome di "Aradia" per indicare la Dea o la "Regina delle Streghe". L'Incarico della Dea, un importante passo della liturgia wiccana, si ispira al discorso attribuito ad Aradia nel primo capitolo del libro, cosi come anche altre formule rituali sono liberamente ispirate a vari passi dello stesso. Aradia è stata da allora genuinamente adottata come divinità, ispiratrice e protettrice della stregoneria, in molti pantheon wiccani.



    "..si dice che Aradia sia stata una grande sacerdotessa della vecchia religioneed esistita realmente attorno al 1300...Il vero nome è ignoto ma l'orogine è toscana.si ricorda come Colei che venne e si dice sia comparsa dal nulla...Si narra di 13 congregheposte sotto la sua saggia guida.Si stabilirono presso il lago di Nemi,conosciuto come lo specchio di Diana dove il bosco le era stato consacrato.
    A nemi però furono pure annientate dalla chiesa e dai suoi alleati.
    Chi scampò al massacro scappò e divenne parte della leggenda.
    Aradia si disse non morì, ma scomparve nel nulla.
    Quando il perduto tempio di Aradia risorgerà prossimo sarà il secondo avvento!

    (spunti ridotti da " i canti di Aradia" Aradia edizioni")



    Aradia è una creatura di origini divine e usa passare nei sogni, devi seguirla al chiaro di luna, in un luogo deserto,nella selva ad adorare lo spirito potente di sua madre diana..


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    ...Aradia e la sua storia.....



    Tutto ebbe inizio...Milioni di anni fa.....
    In principio, l'universo era vuoto, una grande manto nero.
    Le uniche creature esistenti erano, il Padre e la Madre, i Fondatori.
    Un giorno, questi Fondatori, decisero di creare i pianeti.
    Il primo pianeta creato fu la Terra.
    Non come la conosciamo noi, inizialmente era una grande massa di roccia, come un grande sasso.
    Poi si misero a modellare questa roccia, come un'opera d'arte, iniziarono col creare il cielo e il mare.
    Crearono le montagne, i prati, gli alberi e tante altre cose, come se stessero dipingendo un quadro.
    Finito il lavoro, crearono i primi esseri viventi, gli animali.
    Ne crearono di molti tipi, e di diverse misure, li misero nel mare, nelle montagne, nei prati e persino in cielo.
    Finiti gli animali, pensarono di creare 4 spiriti, per proteggere il loro creato ed aiutare gli esseri viventi.
    Questi 4 spiriti erano il fuoco, l'acqua, la terra e l'aria, che sono ancora in mezzo a noi,
    ma i Fondatori, gli hanno dato il potere di essere invisibili.
    Poi crearono la prima Dea, Diana, aveva il compito di gestire il funzionamento dei mari, della terra, dei prati e di tutto il creato.
    Per riuscire a controllare al meglio la Terra, decisero che lei non doveva abitarci, quindi crearono un pianeta dove farla vivere, la Luna.
    La Madre guardò la loro opera, ormai la Terra era finita e Diana controllava tutto, ma mancava ancora qualcosa, la luce.
    Così i Fondatori decisero di creare un Dio, Lucifero, il portatore di luce.
    Aveva il compito di illuminare la Terra e di riscaldare i suoi abitanti, crearono un pianeta dove farlo vivere, il Sole.
    I fondatori decisero di fare l'ultimo ritocco al loro capolavoro e crearono gli esseri umani, che dovevano procreare e vivere in pace e armonia con la natura e gli animali.
    Diana e Lucifero erano come fratelli, lavoravano insieme per dare la luce e l'oscurità alla terra,
    per far cambiare il tempo e aiutare la natura e tutti gli esseri viventi.
    Lei era molto attratta dalla luce di lui e un giorno decise di andare a trovarlo, spostò la Luna verso il Sole e quel giorno ci fu la prima eclissi.
    Quando Diana si incontrò con Lucifero, fu amore a prima vista, restarono assieme solo poco tempo, per non creare difficoltà sulla Terra.
    Prima di andarsene la Dea diede un bacio al Dio, si udì una grossa esplosione, un evento mai visto prima: come dei fuochi d'artificio, si crearono dei puntini luminosi in tutto l'universo, le stelle.
    Da quel giorno Diana e Lucifero hanno continuato a fare i loro brevi incontri e li fanno tutt'ora.
    In uno di questi incontri i due Dei si sono uniti, tra il buio dell'eclissi si poté vedere un grande bagliore in cielo, una stella con una scia di luce, che attraversò tutta la Terra, era una Cometa, annunciava l'arrivo della loro figlia, Aradia.
    Passarono anni e anni, la Terra era ormai già popolata da tantissimi esseri viventi, tanti uomini, che col passare del tempo iniziarono a sfruttare la natura e gli animali per le loro comodità.
    Gli umani infine si misero anche a sfruttare i loro simili, i più ricchi e benestanti, opprimevano i poveri e le donne.
    Il Dio e la Dea decisero di chiamare i Fondatori, li aggiornarono sulla situazione e gli chiesero il permesso di mandare Aradia sulla Terra, per mettere a posto la situazione.
    I Fondatori decisero che era la cosa migliore da fare, mandarono Aradia sulla terra, una immortale in mezzo ai mortali, con il compito di assoldare degli umani a cui insegnare la magia per poter migliorare la loro situazione.
    Aradia così fece, arrivò sulla Terra, iniziò a parlare con delle contadine, oppresse dagli umani di sesso maschile, raccontando loro chi era e quale fosse la sua missione.
    Cominciarono quindi ad incontrarsi nei boschi di notte, per non farsi scoprire, si radunavano formando un cerchio e tenendosi per mano.
    Aradia era in mezzo a loro e con il suo aiuto, riuscivano a contattare il Dio e la Dea, successivamente, riuscirono a farlo anche senza il suo aiuto.
    Le contadine impararono ad usare la magia e a fare pozioni e medicine con le erbe, e con queste a
    proteggersi dai soprusi.
    In seguito Aradia ha continuato a contattare altre persone per diffondere la sua sapienza, le sue seguaci erano sempre più numerose anche se rimanevano nascoste.
    La figlia degli Dei aveva il potere di distruggere tutti gli oppressori e i potenti sfruttatori, ma non lo fece, preferì mettere i poveri e gli oppressi in condizione di difendersi e vivere per il meglio le loro vite.
    Aradia fu così chiamata, la prima Strega, le sue discepole, le streghe, si riunivano in coven ed erano sempre più numerose.
    Curavano le malattie, parlavano con gli Dei e facevano incantesimi e pozioni per migliorare il proprio stile di vita.
    Tutt'ora ci sono ancora tante Streghe in giro per il mondo, si riuniscono per celebrare le feste Pagane
    e per i vari rituali.
    La leggenda di Aradia è ancora viva nei loro pensieri, colei che scese sulla Terra per difendere gli oppressi e i poveri.
    Quando guardate in cielo, ricordatevi degli Dei che ci guardano da lassù e di Aradia che veglia su di noi.



    Diana disse a sua figlia Aradia:

    E' vero tu sei uno spirito,
    ma sei nata per essere ancora
    Mortale, e tu devi andare
    sulla Terra e fare da Maestra
    a donne e a uomini che avranno
    Volontà di imparare alla tua scuola...




    .....una favola....



    Ogni volta che c' è la luna piena, come in queste notti, mi torna alla mente una favola che mi raccontavano da piccola. Parla di una fatina dei boschi, un gatto nero, e di una panchina bianca in mezzo al mare...


    Le figlie di Aradia amano cantare e passeggiare per i boschi, niente riempie loro il cuore di gioia come pregare per la grande madre, e onorarla ballando sotto la luna piena. Venivano appellate fate, e avevano grandi poteri, che traevano dall'amore stesso che nutrivano per Diana. Ognuna delle fate era dotata di bellissime ali, che permetteva loro di volare perfino sopra le nubi, in modo da non perdere mai di vista la luna, nemmeno nei giorni di pioggia. Un giorno, dal pianto di una ninfa, nacque Iris. Le sue ali erano le più colorate, ma avevano un difetto: non riuscivano a volare. Quelle ali erano troppo deboli, e Iris non poteva seguire le compagne qua e là per il bosco; dovete infatti sapere che le fate non amano muoversi a piedi, ma lo fanno sempre volando molto velocemente, in modo da non farsi vedere da occhio umano. Quindi Iris rimaneva sempre da sola, specialmente sotto la pioggia, mentre le altre fate erano lassà, sopra le nubi, a danzare alla luna piena. Iris altro non poteva fare che camminare. Camminava, e camminava tanto, e così scoprì tante piccole cose del bosco che alle fate sfuggivano, svolazzando qua e là. Scoprì su quale fiore su posava la rugiada più fresca, ad esempio, o dove cadeva la prima foglia in autunno. Ma camminando camminando, Iris iniziò ad uscire dal bosco, ed esplorò zone sempre più lontane.
    Un giorno, nelle sue esplorazioni, vide una grande massa d' acqua, che gli umani chiamavano "mare". Era incantata dal come riuscisse a rimanere lì, eppure muoversi con quelle sue onde. Ed era incantata da come la luna piena si riflettesse sopra di essa. Così danzò e ballò in onore della Grande Madre, da sola, senza le altre fate. Ma mentre danzava e ballava, qualcuno la stava guardando. Iris sentì il suono di un campanellino, e si accorse della sua presenza. Era un piccolo gatto nero con lo sguardo curioso. Iris rise, il suono di quel campanellino le piaceva. Allora il micio lo agitò apposta per farla ridere di nuovo.
    Iris e il Gatto Nero si presentarono, e iniziarono a parlare. E camminarono. Camminarono e parlarono tanto, fino a raggiungere una panchina, una panchina bianca che si trovava proprio in mezzo al mare, in mezzo alle onde. E li si sedettero per riposare un po'. Iris guardò in silenzio il piccolo micio, e iniziò a fargli delle carezze sulla schiena, come piacciono ai gatti. Il micio rimase stupito e chiese "perchè?", la fata rispose che sapeva leggere nell' animo, e sentiva che il suo era ferito e che più di ogni altra cosa, più di ogni altra parola, aveva bisogno di affetto. Il piccolo micio rimase sorpreso. Rimasero un po' li, il micio a farsi coccolare, e la fata a guardare la luna, con l' espressione triste di chi non può volare. Il micio chiese "Come mai non voli come le tue sorelle... non sei anche tu una fata?" e Iris diventò ancora più triste.
    "Vedi le mie ali? Sono troppo deboli per volare. Non hanno forza". Il piccolo gatto nero allora divenne triste. "Posso fare qualcosa?"..."No. Nessuno può farci niente".
    La piccola fata dei boschi indicò la luna piena. "E' che così, sono una fata a metà. Credo che nemmeno la grande madre mi voglia come sua figlia. Non sei una vera fata, se non sai volare".
    "Nemmeno io so volare" obiettò il gatto..."Tu sei un piccolo gatto nero. Non hai le ali, per questo non sai volare". Rispose Iris.
    "Credi che davvero servano ali per poter volare? Non credi che ci siano altri modi per poterlo fare?".
    Iris non aveva risposta.
    Si stava facendo tardi, la luna stava per tramontare, quasi sfiorava il mare. La fata disse frettolosamente addio, volto le spalle, e si diresse verso la sua casa, verso il bosco. Il piccolo gatto nero si sentiva tanto triste. Nessuno era mai stato tanto buono con lui, nessuno gli aveva fatto quelle coccole. E soprattutto, nessuna fata lo aveva mai fatto per lui. O per qualche altro gatto.
    Il micio tornò di nuovo a quella panchina in mezzo al mare, sperava di incontrare di nuovo quella fata. Lui era sicuro che avrebbe trovato il modo di farla volare, se solo lei gliene avesse data l' occasione.
    E la fata? La fata pensava e ripensava a quella domanda, c'erano altri modi per poter volare? E più ci pensava e più si arrabbiava e diventava triste, perchè non aveva, non aveva una risposta. E camminò in lungo e in largo per il bosco, per chiedere consiglio. Ma nessuno aveva una soluzione.
    E venne di nuovo la notte. E Iris guardava la luna piena, seduta su un ramo dell' albero più vecchio del bosco, la Grande Quercia. Iris guardava la luna, ma invece di danzare e ballare come le sorelle, sospirava.
    "Piccola fata, perchè sospiri ? Cosa ti affligge?".
    "Grande Quercia, io ho ali troppo deboli per volare. Esiste un altro modo per poterlo fare?"
    "Piccola fata, ti rende così triste non poter volare?"..."Si, molto." .."E cosa c' è che ti rallegra?"
    "Non lo so. Niente mi rallegra, Grande Quercia."
    "Chiudi gli occhi, fatti cullare dal soffio del vento. E cattura un pensiero felice".
    Iris chiuse gli occhi. Le tornò alla mente il piccolo micio nero, il tintinnare del campannellino, la lunga passeggiata, le mille parole. Sorrise. E poi sospirò nuovamente.
    "Piccola Fata, guarda le tue ali"
    Il micio miagolava triste seduto sulla panchina. Faceva freddo e tremava, ma aspettava. Aspettava che la sua fata tornasse, e agitava il campanellino, perchè così, seguendo quel suono, l'avrebbe trovato più in fretta. E la fata arrivò. Volando stavolta! Il micio era felice, e fece tante fusa alla sua fatina. Iris prese il micio fra le sue braccia e lo strinse forte.
    "Grazie, ho dovuto aspettare di incontrare te, perchè le mia ali potesso finalmente farmi volare. Perchè se c'è una cosa che ti da forza, che ti fa volare veramente in alto, sopra le nuvole, è l' amore."
    Il micio disse alla fatina "Rimani sempre con me".Da allora rimasero sempre insieme.

    (IrisLuna, alidcarta.splinder.com)



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    Canto di Aradia


    Io sono la volontà degli Dei, io sono la vita.
    Io sono la Signora del plenilunio, colei che ritorna per ricordare
    ai Figli del Cielo l'Antica Arte.
    Io sono la Dea dell'amore che stende un mantello di stelle sopra la notte.
    Io annuncio l'alba e saluto il tramonto. Io possiedo il segreto di ogni incantesimo.
    Io sono colei che comanda la folgore.
    Io sono la rugiada che scende sui prati fioriti, la linfa che scorre nei boschi,
    che anima i venti e le acque, che sposa e feconda la terra, che nasce nel fuoco e alimenta
    la fiamma perenne che grida giustizia agli Dei.
    Io sono colei che sconfigge la morte e spezza le catene della paura,
    io sono lo Spirito puro della Natura, lo Spirito libero dell'universo.
    Io sono la Gloria immortale della verita' mai tradita.
    Io sono l'amore, io sono la vita.
    Io sono la figlia della Luce infinita.



    Edited by gheagabry1 - 6/2/2022, 00:14
     
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