MASSIMO RANIERI ...x...

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  1. tomiva57
     
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    'O Surdato 'Nnammurato (1972)

    'O Surdato 'Nnammurato è uno dei dischi più importanti della carriera di Massimo Ranieri. L'album che lo consacra come "one man show".
    A soli ventun'anni, Massimo si muove sul palcoscenico del Sistina come un veterano dello showbiz: ammicca, piange, sorride, canta a piena voce, "fa l'amore" col pubblico, lo incanta come il pifferaio magico.
    Gli stessi orchestrali che lo accompagnano (che poi erano gli stessi di Canzonissima '71 e che lo conoscevano dagli esordi) alla fine gli faranno i loro sentiti complimenti. E solitamente questo non si usa.
    Professori d'orchestra con trent'anni di carriera ed esperienza.
    Questo significava esser passati dalle riviste del periodo di guerra con Totò e la Magnani al musical di Garinei e Giovannini negli anni cinquanta. Arrivando alla tv.
    E lui si commuove, lusingato da tanta stima. Era un Massimo Ranieri ancora naive.
    E come accade coi ragazzi napoletani dei bassifondi (quando sono educati), rispettoso fino all'inverosimile.
    Uno dei dischi che più amo in assoluto. Quello che mi ha avvicinato alla musica napoletana. Che da ragazzino credevo fosse solo quella di Mario Merola o Pino Mauro o peggio ancora, di altri guitti che vedevo dietro in alcune trasmissioni tv.
    Nonostante avessi un nonno (materno) amante della musica partenopea ed una madre che amava molto Napoli, la sua gente e la sua cultura, io la detestavo, per il motivo appena descritto. Finchè m'imbattei in questo disco. Era il 1987.
    Fu una doccia salutare e la scoperta di un artista favoloso oltre che di canzoni stupende.
    Il resto ce lo spiega Orlando.

    Dopo le affermazioni del Cantagiro e di Canzonissima, Massimo Ranieri e i suoi discografici decidono che è venuto il momento di tornare alle radici, e di proporre al pubblico e ai fans una rivisitazione dei classici napoletani. Si tratta di un avvenimento importante: innanzitutto Massimo fino a questo momento non ha mai registrato canzoni napoletane, se si eccettua una 'O sole mio finita in un solco del primo 33 giri; questa scelta non è per lui solo un doveroso omaggio alla propria città, ma è anche un riconoscimento e un ringraziamento a suo padre, attraverso un affettuoso messaggio che egli firma all'interno della copertina del disco. Inoltre, questo album rappresenta una sorta di congedo dal pubblico prima dell'inevitabile pausa rappresentata dal servizio militare.

    L'occasione è data da uno spettacolo del Sistina di Roma, intitolato "Musica sì 2", all'interno del quale si svolge il concerto di Massimo Ranieri che, il 23 gennaio 1972, verrà registrato dal vivo e riversato su long playing. Non è dato sapere di che entità siano stati i "ritocchi" in studio, la cosiddetta post-produzione, ma la cura degli arrangiamenti e la perizia tecnica della registrazione sono esemplari: se non fosse per le grida delle fans e per gli applausi a scena aperta, si farebbe fatica a capire che ci si trova di fronte a un album live. Il merito, oltre che ai tecnici, va senz'altro al maestro Enrico Polito, che prepara delle orchestrazioni rigorose, quasi filologiche, ponendosi con grande rispetto nei confronti degli spartiti originali, e del chitarrista solista Toto Savio che, quando vuole, sa mettere da parte la vena Squallor-goliardica e diventare un serio e appassionato strumentista.

    L'altro giorno si discuteva del perché in Italia non c'è la tradizione dei dischi natalizi. Come vedete, c'è in compenso la tradizione dei dischi napoletani, che non è un obbligo (o un privilegio) dei soli gorgheggiatori partenopei: basta fare i nomi di Andrea Bocelli, Claudio Villa, Mina, Milva. Una consuetudine rischiosissima, perché se è vero che il canzoniere classico prevede centinaia di pezzi, è anche vero che molti artisti si sentono costretti a includere sempre gli stessi tre o quattro, esponendosi in questo modo a inevitabili confronti.

    Personalmente alla canzone napoletana classica, quella dell'epoca d'oro che va all'incirca dal 1880 al 1920, preferisco tutta la produzione che dai primi anni cinquanta (per intenderci da Luna rossa in poi) ha scardinato i canoni del bel canto e della cesellatura svecchiando sia i testi che la musica, con personaggi che vanno da Ugo Calise a Renato Carosone, da Roberto Murolo a Peppino di Capri, fino a Domenico Modugno che partenopeo non era, ma che ha regalato al canzoniere napoletano capolavori come Nisciuno po' sapè, tanto per citare il meno rivisitato.

    Fatta questa premessa, non posso che apprezzare il progetto di Enrico Polito che, come già detto, in questa occasione ha evitato la trappola della rilettura in chiave moderna (servendosi di un ensemble di strumenti sclusivamente acustici) e ha addomesticato il ventenne Ranieri, verosimilmente ancora ansioso di voler sfoderare la voce in tutta la sua estensione. Le canzoni sono tutte conosciutissime, la traccia che dà il titolo all'album diventò poi un enorme successo a 45 giri proprio mentre Ranieri era sotto la naja e, per la sua estrema facilità di esecuzione, purtroppo nel tempo è stata inflazionata e banalizzata come canzone da gita parrocchiale, come inno dei tifosi di Diego Armando, come coro da brindisi di ultimo dell'anno e chi più ne ha più ne metta.

    Non mi resta che ringraziare il Vampiro per aver voluto recuperare dall'edizione in vinile le eleganti pagine interne dell'album (mai più ristampate in versione CD) che contengono i testi, indispensabili per chi non conosce le sfumature del dialetto napoletano.

    Tracce:

    01 'O Zampugnaro 'nnammurato (Armando Gill)
    02 Chiove (Nardella-Bovio) (1972-1973)
    03 Comme Facette Mammeta (Gambardella-Capaldo)
    04 Reginella (Lama-Bovio)
    05 Guapparia (Falvo-Bovio)
    06 Lacreme Napulitane (Dal Vivo Al Sistina) (Bongiovanni-Bovio) (1972
    07 Napule Ca Se Ne Va ! (Tagliaferri-Murolo)
    08 Angela (Anonimo)
    09 Dduie Paravise (E.A.Mario-Parente)
    10 'O Sole Mio (Di Capua-G.Capurro)
    11'O Surdato 'nnammurato (E.Cannio-Califano)

    di Orlando
    Pubblicato da Verdier il Vampiro