La donna cannone è un Q Disc del 1983 di Francesco De Gregori. Raccoglie le musiche scritte dal cantautore per il film Flirt di Roberto Russo, uscito lo stesso anno, dal quale prendono il titolo anche due brani strumentali contenuti nel disco.
Tracce
LATO A
La donna cannone (Testo e musica di Francesco De Gregori) Flirt #1 (Musica di Francesco De Gregori)
LATO B
La ragazza & la miniera (Testo e musica di Francesco De Gregori) Flirt #2(Versione Armonica) (Musica di Francesco De Gregori) Canta canta (Testo e musica di Francesco De Gregori)
Adesso finalmente è fuori, libero come una bandiera al vento, agli amici di un tempo manderà certamente una cartolina, magari da Pisa, Torino, Milano. Adesso può vendere, comprare, farsi una donna se vuole. Anche affittare una stanza con vista sul mare. nessuno lo può condannare per quel poco di voglia rimasta di fare l'amore. Come un cane nella pioggia quest'uomo se ne va, voglia di piangere è poco davanti a tutta questa libertà. Certo comprerà un autocarro per girare la Francia e il mondo intero, come quel suo fratello camionista, contento del suo lavoro. Come un cane nella pioggia felice, per le strade di quasi Natale, freddo quel tanto che basta, nessuno da salutare. Ordina un caffè corretto, tossisce discreto...
Scacchi e tarocchi è un album del 1985 di Francesco De Gregori.
Tracce
La storia Scacchi e tarocchi I cowboys Ciao ciao Poeti per l'estate A Pà Sotto le stelle del Messico a trapanar Piccoli dolori Tutti salvi Miracolo a Venezia
Ciao ciao Ciao ciao, andarmene è un peccato, però ciao ciao. Bella donna alla porta che mi saluti. E baci, abbracci e sputi, e io che sputo amore, io che non sputo mai. Ciao ciao, andarsene era scritto perciò ciao ciao. Bella ragazza che non m'hai capito mai. Già parte il treno, sventola il fazzoletto, amore mio, però piangi di meno. Ciao ciao, ciao amore ciao, amore ciao. Guarda che belli fiori in quella città. Ciao amore ciao, amore come va? Ciao amore, amore mio, amore ciao. Ciao ciao, guarda che belli i fiori in quella città, che mai mi ha vinto e mai nemmeno mi vedrà. Guarda che mare! Guarda che barche piccole che vanno a navigare.
Mi fa male una gamba, la schiena è una carcassa, ho una bestia alla gola, che cammina e non passa. Ho le stelle negli occhi, me le sento scoppiare, ferite sui ginocchi e ho voglia di pregare. Piccoli dolori, che vivono dentro ai cuori, non vogliono dottori. Piccoli dolori. Scusate se ho fretta, ma devo scappare, ho dei cani alla testa, stanno per abbaiare. L'inferno nello stomaco, e nelle orecchie il rumore, e da qualche altra parte qualche altro dolore. Passano ad uno ad uno, tutti i miei vizi in croce, e ti vorrei parlare, ma ho perduto la voce. Piccoli dolori, che passano nei nostri cuori. Commessi viaggiatori. Piccoli dolori, piccoli dolori. Non riesco a dormire ma non posso svegliarmi. Ho la notte alla finestra e continuo a girarmi. Ho un vuoto nel futuro, un morso nella memoria. Cicala nel cervello, granchio fra le lenzuola. Piccoli dolori che scavano dentro ai cuori. Non serbano rancori, piccoli dolori. Piccoli dolori, passano piano piano, fanno ciao con la mano, piccoli dolori.
Terra di nessuno è un album del 1987 di Francesco De Gregori.
Tracce LATO A
Il canto delle sirene (Testo e musica di Francesco De Gregori) Pilota di guerra (Testo e musica di Francesco De Gregori) Capatàz (Testo e musica di Francesco De Gregori) Pane e castagne (Testo e musica di Francesco De Gregori)
LATO B
Nero (Testo e musica di Francesco De Gregori) Mimì sarà (Testo e musica di Francesco De Gregori) Spalle larghe (Testo e musica di Francesco De Gregori) I matti (Testo e musica di Francesco De Gregori) Vecchia valigia (Testo e musica di Francesco De Gregori)
Video Il canto delle sirene
Non sarà il canto delle sirene che ci innamorerà, noi lo conosciamo bene, l'abbiamo sentito già, e nemmeno la mano affilata, di un uomo o di una divinità. Non sarà il canto delle sirene in una notte senza lume, a riportarci sulle nostre tracce, dove l'oceano risale il fiume, dove si calmano le onde, dove si spegne il rumore. Non sarà il canto delle sirene, ascoltaci o Signore. Mio padre era un marinaio, conosceva le città, mio padre era un marinaio, partito molti mesi fa. Mio figlio non lo conosce, mio figlio non lo saprà, mio padre era un marinaio, partito molti mesi fa. Non sarà il canto delle sirene, nel girone terrestre, ad insegnarci quale ritorno, attraverso alle tempeste, quando la bussola si incanta, quando si pianta il motore. Non sarà il canto delle sirene ad addormentarci il cuore, quando l'occhio di Ismaele si affaccia da dietro il sole, e nella schiuma della nostra scia qualcosa appare e scompare. Non sarà il canto delle sirene che non ci farà guardare. Mio padre era un marinaio e andava a navigare, se l'è portato il vento, se l'è portato il mare. Mio padre era un marinaio, girava le città, mio figlio non le conosce, ma le conoscerà. Non sarà il canto delle sirene che ci addormenterà, l'abbiamo sentito bene, l'abbiamo sentito già, ma sarà il coro delle nostre donne, da una spiaggia di sassi. Sarà la voce delle nostre donne, a guidare i nostri passi, i nostri passi nel vento, e il vento ci prende per vela. Sarà di ferro la sabbia, sarà di fuoco la terra. Ascoltaci o Signore, perdonaci la vita intera. Mio padre era un marinaio, conosceva le città, partito il mese di febbraio di mille anni fa, mio figlio non lo ricorda, ma lo ricorderà, mio padre era un marinaio, mio figlio lo sarà.
Non per entrare nel merito del motore, ogni motore ha una musica ed io la so. Così per sempre nel vento la farò cantare, per questa mia povera terra da sud a nord. Quanto è solo un uomo lo sa solo Dio, mentre volo sopra le ferite delle città. E come a un grande amore gli dico addio, e come è solo un uomo lo so solo io. Oltre le nuvole, oltre le nuvole, o se è possibile ancora un minuto più in là, con questa notte ai miei piedi, più nera e più buia a vederla da qua, ma un giorno il giorno tornerà. Così la vita vola sotto le ali, e passa un'altra notte su questa guerra, e sulle case degli uomini tutti uguali, nel grande orfanotrofio della terra. E a cosa serve un uomo lo so solo io, che spargo sale sopra le ferite delle città. E come a un grande amore gli dico addio, e a cosa serve un uomo lo sa solo Dio. Oltre le nuvole, oltre le nuvole, o se è possibile ancora una vita più in là, con questa notte ai miei piedi, più nera e più buia a vederla da qua, ma un giorno il giorno tornerà...
Mimì sarà Sarà che tutta la vita è una strada con molti tornanti e che i cani ci girano intorno con le bocche fumanti e se provano noia o tristezza o dolore o amore non so Sarà che un giorno si presenta l'inverno e ti piega i ginocchi e tu ti affacci da dietro quei vetri che sono i tuoi occhi e non vedi più niente e più niente ti vede e più niente ti tocca Sarà che io col mio ago ci attacco la sera alla notte e nella vita ne ho viste e ne ho prese e ne ho date di botte che nemmeno mi fanno più male e nemmeno mi bruciano più Dentro al mio cuore di muro e metallo dentro la mia cassaforte dentro la mia collezione di amori con le gambe corte ed ognuno c'ha un numero sopra ognuno una croce e va bene lo stesso e va bene così Chiamatemi Mimì chiamatemi Mimì Per i miei occhi neri e i capelli e i miei neri pensieri c'è Mimì che cammina sul ponte per mano alla figlia e che guardano giù Per la vita che ho avuto e la vita che ho dato per i miei occhiali neri per spiegare alla figlia che domani va meglio che vedrai cambierà Come passa quest'acqua di fiume che sembra che è ferma ma hai voglia se va, come Mimì che cammina per mano alla figlia chissà dove va Sarà che tutta la vita è una strada e la vedi tornare come le lacrime tornano agli occhi e ti fanno più male e nessuno ti vuole e nessuno ti vede per quello che sei Sarà che i cani stanotte alla porta li sento abbaiare sarà che sopra al tuo cuore c'è scritto "Vietato passare" il tuo amore è un segreto il tuo cuore è un divieto "Personale al completo" e va bene così Chiamatemi Mimì chiamatemi Mimì
Un uomo con le spalle larghe, ecco cosa ci vorrebbe per te, che ti capisce senza farlo capire e non ti spieghi mai perchè, che ti conosca da quand'eri piccola, o che da piccola ti immaginava già. Un uomo con le spalle larghe, lo sa bene lui come si fa. Un uomo con le spalle larghe, la paura non sa nemmeno che è, se tira freddo si alza il bavero e corregge il caffè. Può ritornare sporco di rossetto, tanto ha una faccia che non tradisce, un uomo come ce ne sono tanti, che quando vuole non capisce. Un uomo con le spalle larghe, la fortuna non sa nemmeno che è, ogni sera fa cadere le stelle, ogni mattina le raccoglie con te, e se bastassero le cartoline, te ne manderebbe una ogni anno, e poi potresti vederlo piangere, come gli uomini non fanno, un uomo che mangia il fuoco, e per scaldarti si fa bruciare. Diventa cenere a poco a poco ma non la smette di amare. Un uomo con le spalle larghe tutta la vita ti prenderà, per insegnarti e per impararti, se mai la vita basterà. In una grande casa con le finestre aperte, in certe stanze piene di vento. Un uomo con le spalle larghe una buona misura del tempo.
Video
I matti I matti vanno contenti, tra il campo e la ferrovia. A caccia di grilli e serpenti, a caccia di grilli e serpenti. I matti vanno contenti al guinzaglio della pazzia, a caccia di grilli e serpenti, tra il campo e la ferrovia. I matti non hanno più niente, intorno a loro più nessuna città, anche se strillano chi li sente, anche se strillano che fa. I matti vanno contenti, sull'orlo della normalità, come stelle cadenti, nell'oceano della Tranquillità. Trasportando grosse buste di plastica del peso totale del cuore, piene di spazzatura e di silenzio, piene di freddo e rumore. I matti non hanno il cuore... I matti non hanno il cuore o se ce l'hanno è sprecato, è una caverna tutta nera. I matti ancora lì a pensare a un treno mai arrivato e a una moglie portata via da chissà quale bufera. I matti senza la patente per camminare, i matti tutta la vita, dentro la notte, chiusi a chiave. I matti vanno contenti, fermano il traffico con la mano, poi attraversano il mattino, con l'aiuto di un fiasco di vino. Si fermano lunghe ore, a riposare, le ossa e le ali, le povere ossa e le ali, e dentro alle chiese ci vanno a fumare, centinaia di sigarette davanti all'altare.
FRANCESCO DE GREGORI: "NON VOTO PIÙ (MA NON ME NE VADO)"
Il cantautore romano è deluso dalla poltica e dai politicanti. E lo ha detto forte. Così i Renziani gli hanno scritto una lettera e i Grillini lo hanno insultato. La Rete? Si è spaccata in due.
Il cantautore romano è deluso dalla poltica e dai politicanti. E lo ha detto forte. Così i Renziani gli hanno scritto una lettera e i Grillini lo hanno insultato. La Rete? Si è spaccata in due. Francesco De Gregori, nuovo leader della sinistra per un giorno. E contemporaneamente, ennesimo nemico. Il cantautore ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera del 31 luglio in cui ha sfogato tutta la sua delusione per la politica, e ha detto senza mezze misure che ha deciso di non votare più. Parole dure per tutti a sei anni da quelle feroci destinate a Walter Veltroni, E poi giù critiche un po a tutti: da Monti a Bersani ai grillini, un po' più lievi solo per Renzi.
Il Pd è quello che, prevedibilmente, l'ha presa peggio: c'è chi ha dimostrato insofferenza per l'intrusione di De Gregori, e chi, la maggioranza, ha plaudito al suo discorso rendendolo l'eroe del giorno.
Tra le centinaia di messaggi diffusi da iscritti e simpatizzanti democratici sui vari social network, c'è addirittura la lettera diffusa da un gruppo di parlamentari renziani: "Caro maestro, ti preghiamo di riprovare a "crederci", di tornare a leggere i giornali, di ricominciare a seguire la politica e il Partito democratico. Noi conserveremo l'intervista, la ricorderemo come un errore e una critica eccessiva, tenendo a mente che non è da un calcio di rigore sbagliato che si giudica un giocatore".
Una sorta di appello alla clemenza, insomma, anche se la tesi di fondo è che De Gregori esagera ed è "invecchiato male". Chi l'ha presa decisamente peggio, invece, sono i simpatizzanti del M5S, che contro il cantautore hanno scagliato centinaia di messaggi non proprio amichevoli.
fonte: cadoinpiedi.it
Francesco De Gregori, le cinque canzoni più politiche Il cantautore esterna in un'intervista la sua disaffezione verso la politica. Noi abbiamo scelto fra i suoi brani i pezzi più "impegnati"
di Gianni Poglio cultura.panorama.it
Non è passata inosserrvata l'intervista che Francesco De Gregori ha rilasciato al Corriere della Sera. Le risposte del cantautore non lasciano molti dubbi sulla sua disaffezione verso la politica e una sinistra che ormai, sono parole sue, "fatica a capire". Qui sotto, un breve estratto che condensa il significato delle parole del cantautore. "Il mio interesse per la politica è molto scemato... La sinistra italiana? È un arco cangiante che va dall'idolatria per le piste ciclabili a un sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità. Che agita in continuazione i feticci del "politicamente corretto", una moda americana di trent'anni fa, e della "Costituzione più bella del mondo". Che si commuove per lo slow food e poi magari, "en passant", strizza l'occhio ai No Tav... Penso di non votare alle secondarie, si figuri se voterò alle primarie". Nello sterminato repertorio di De Gregori abbiamo selezionato cinque canzoni che sono passate alla storia proprio per la valenza politica e sociale dei loro testi: La storia siamo noi ("La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, siamo noi, bella ciao, che partiamo") Viva l'Italia ("Viva l'Italia, presa a tradimento, l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento") Pablo ("Prima parlava strano ma io non lo capivo, però il fumo con lui lo dividevo e il padrone non sembrava poi cattivo. Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo".) San Lorenzo ("Cadevano le bombe a San Lorenzo e un uomo stava a guardare la sua mano viste dal Vaticano sembravano scintille, l'uomo raccoglie la sua mano e i morti sono mille. Generale ("Generale, la guerra è finita, il nemico è scappato, è vinto, è battuto, dietro la collina non c'è più nessuno...").
Mira Mare 19.4.89 è un album del 1989 di Francesco De Gregori; la data del titolo è quella della pubblicazione.
Tracce
LATO A
Bambini venite parvulos Miramare Dr. Dobermann Cose
LATO B
Pentathlon 300.000.000 di topi Vento dal nulla Carne di pappagallo Lettera da un cosmodromo messicano
Testi e musiche di Francesco De Gregori.
da Wikipedia foto: amazon.com
Video
Bambini venite parvulos Nessun calcolo ha nessun senso dietro questa paralisi. Gli elementi a disposizione non consentono analisi, e i professori dell'altro ieri stanno affrettandosi a cambiare altare. Hanno indossato le nuove maschere e ricominciano a respirare. Bambini venite parvulos, c'è un'ancora da tirare, issa dal nero del mare, dal profondo del nero del mare. Che nessun calcolo ha nessun senso e poi nessuno sa più contare. Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila, sarà il carisma di Mastro Lindo a regolare la fila e non dovremo vedere niente che non abbiamo veduto già. Qualsiasi tipo di fallimento ha bisogno della sua claque. Bambini venite parvulos, c'è un applauso da fare al Bau Bau, si avvicina sorridendo, l'arrotino col suo Know-How, venuto a prendere perline e a regalare crack. Sabbia sulle autostrade, ruggine sulle unghie, e limatura di ferro negli occhi, terra fra le nostre lingue. Avrei voluto baciarti amore, ancora un poco prima di andare via. Prima di essere scaraventati dentro questo tipo di pornografia. Bambini venite parvulos, vale un occhio il vostro cuore, mille dollari i vostri occhi, i vostri occhi senza dolore. Bambini venite parvulos, sangue sotto al sole.
Cose È come il giorno che cammina, come la notte che si avvicina, come due occhi che stanno a guardare, da dietro una tenda e non si fanno notare. È come un albero nel deserto, come un trucco non ancora scoperto, come una cosa che era meglio non fare, come il cadavere di una stella, sulla schiuma del mare. È fulmine, è grandine, è polvere, è siccità, acqua che rompe l'argine e lascia una riga nera, al primo piano di una città. C'è qualcuno che bussa, baby , aspettavi qualcuno? Ho guardato di fuori baby e non ho visto nessuno. C'è qualcuno che bussa, baby, e muove la coda, c'è qualcosa che passa in questa stanza vuota. Come una sagoma sul pavimento, come sabbia sotto al cemento, come una magra malattia, come il passato, in una fotografia. Come una terra che diventa straniera, come un mattino che diventa sera, sera di un giorno di festa e di pioggia che diventa tempesta. Come un lungo saluto, come un sorriso che dura un minuto, come uno sguardo buttato al futuro, come un'occhiata, al di là del muro. È venuto qualcuno , baby, che non si è presentato. È venuto lo stesso, baby, ma non era invitato È venuto qualcuno, baby, che ci guarda e sta zitto e c'è qualcosa che cambia sotto questo soffitto.. È come il giorno che cammina, anzi è come la notte che si trascina, come una nuvola sulla coscienza, come l'apocalisse, in un racconto di fantascienza. Come dal nocciolo di un'esplosione, come dal chiuso di una nazione, come dal coro di una cattedrale o dalla tana di un animale come dal buco di una chiave come dal ponte di un'astronave come io e te che stiamo a guardare tutte queste cose..... .. mmmh passare. C'è qualcuno che bussa, baby, aspettavi qualcuno? Ho guardato nel vuoto, baby, e non ho visto nessuno. Troppe volte zero, baby, non vuol dire uno, c'è qualcosa che brucia in tutto questo fumo..
Video
Pentathlon Puoi sudare sette camicie o stare steso a non fare niente, puoi nasconderti fra quattro mura, puoi nasconderti fra la gente. Puoi dirigere una grande azienda o farti portare al guinzaglio, puoi morire per una scommessa o vivere per uno sbaglio. Il nodo della questione lo sai qual'è? Non cerchiamone una ragione, una ragione non c'è. Tu non mi piaci nemmeno un poco e grazie al cielo io non piaccio a te. Ti puoi vestire come dice la moda a andare a spasso con chi vuoi, ti puoi inventare una doppia vita per nascondere gli affari tuoi. Puoi buttarti sotto al treno, oppure puoi salirci sopra e puoi rubare per quarant'anni e fare in modo che nessuno ti scopra. Il problema rimane identico, il risultato lo sai qual'è? Non c'è niente da recriminare, va tutto bene così com'è. Tu non mi piaci in nessun modo e grazie al cielo io non piaccio a te. Vorrei dirtelo in un orecchio cosa puoi farci con quel sorriso, con quel sorriso da passaporto, sempre incollato sul viso. Credi davvero che ti potrà aiutare, se una volta dovessi scegliere da che parte stare? Se una volta dovessi smettere di bluffare? E la radio ci fa ballare, ci manda musica da mangiare, la sera scende come un'emergenza sulla città. La notte promette bene, piena di ossido e di sirene. È già pronto il domani, lo stanno consegnando già. Io sono nato ieri, lo sai senz'altro meglio di me, i segreti per restare a galla tu li conosci meglio di me. Ed è per questo che non mi piaci e grazie al cielo io non piaccio a te.
Il bosco piano piano, si riprende le case. Sono immobili gli aeroplani, negli aeroporti sotto la luna. Ammutoliscono i cani, per la groppa delle montagne, sono disperse le greggi, abbandonati i pastori. Io vivo fuori, in questo cosmodromo messicano. Tutto è forte, è chiaro, il cielo è un gigante, la vita è un acquario sopra di noi, la luce è immensa.
Canzoni d'amore è un album del 1992 di Francesco De Gregori. L'album, come annuncia il titolo, tratta il tema dell'amore: amore romantico e amore per la propria terra, l'Italia, in quell'anno scossa dallo scandalo di Tangentopoli e dalle stragi, a cui viene fatto riferimento in molti versi delle canzoni.
Tracce
Bellamore (Testo e musica di Francesco De Gregori) Sangue su sangue (Testo e musica di Francesco De Gregori) Viaggi & miraggi (Testo e musica di Francesco De Gregori) Chi ruba nei supermercati? (Testo e musica di Francesco De Gregori) Tutto più chiaro che qui (Testo e musica di Francesco De Gregori) Stella della strada (Testo e musica di Francesco De Gregori) Vecchi amici (Testo e musica di Francesco De Gregori) Povero me (Testo di Francesco De Gregori; Musica di Mimmo Locasciulli e Francesco De Gregori) La ballata dell'Uomo Ragno (Testo e musica di Francesco De Gregori) Adelante! Adelante! (Testo e musica di Francesco De Gregori) Rumore di niente (Testo e musica di Francesco De Gregori)
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Tutto più chiaro che qui è dedicata al padre del cantautore. La ballata dell'Uomo Ragno è una dura critica a Bettino Craxi, a cui alludono i versi: "È solo il capobanda ma sembra un faraone" e "Si atteggia a Mitterrand ma è peggio di Nerone". Anni dopo, in una intervista a All Music del 2006, De Gregori dichiarerà: "Se ripenso a Craxi, credo che intellettualmente sia molto superiore a tanti politici di oggi".
Bellamore Bellamore Bellamore non mi lasciare, Bellamore Bellamore non mi dimenticare. Rosa di Primavera, isola in mezzo al mare, lampada nella sera, Stella Polare. Bellamore Bellamore, fatti guardare, nella luna e nel sole fatti guardare. Briciola sulla neve, lucciola nel bicchiere, Bellamore Bellamore, fatti vedere. E vieniti a sedere, vieniti a riposare, su questa poltroncina a forma di fiore. Questa notte che viene non darà dolore, questa notte passerà, senza farti del male. Questa notte passerà, o la faremo passare. Bellamore Bellamore, non te ne andare. Tu che conosci le lacrime e le sai consolare. Bellamore Bellamore non mi lasciare, tu che non credi ai miracoli ma li sai fare. Bellamore Bellamore fatti cantare, nella pioggia e nel Sole, fatti cantare. Paradiso e veleno, zucchero e sale, Bellamore Bellamore, fatti consumare. E vieniti a coprire, vieniti a riscaldare, su questa poltroncina a forma di fiore. Questo tempo che viene non darà dolore, questo tempo passerà, senza farci del male. Questo tempo passerà o lo faremo passare.
Oggi è un giorno che vale la pena guardarsi alle spalle, e anche uno specchio può andare bene. Per liberarsi dalle catene, dalle montagne venire a valle, anche uno specchio va bene. Così vediamo dove stiamo e dove stiamo andando, così impariamo ad imparare e a sbagliare sbagliando. Tu dove vai fratello? Sei partito che era tutto fermo e adesso già la terra sotto ai tuoi piedi si sta spostando. Tu cosa credi bello? Che davvero sia una buona stella, questa stella nera che ci sta accompagnando? E se non fosse per sentirmi vivo adesso, io nemmeno probabilmente, starei cantando. Tu da che parte stai? Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati? O di chi li ha costruiti? Rubando? Oggi è un giorno da stare in coperta a guardare le onde arrivare, su tutti i lati di questa nave. E non c'è spiaggia dove nascondersi, e non c'è porto dove scampare, al tribunale del mare. Sarà sereno e se non sarà sereno, si rasserenerà. In quale notte ci perderemo? Quale futuro ci raccoglierà? Tu dove vai fratello? Sei partito che era ancora notte, e adesso già l'asfalto sotto ai tuoi piedi si sta squagliando. Tu cosa credi bello? Di sapere veramente il prezzo e il nome, e il nome e il prezzo che ti stanno dando? Ma se non fosse per sentirmi vivo adesso, io nemmeno per tutto l'oro del mondo, starei gridando. Tu da che parte stai? Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati? O di chi li ha costruiti? Rubando?