CIBI AFRODISIACI

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  1. gheagabry
     
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    Cibo e Lussuria




    L’amore per il cibo è citato in modo ricorrente nei testi medioevali, la gola addestrava al piacere fisico ed era la prima occasione di cedimento ai sensi e alla lussuria.
    La religione prevedeva che ci si dovesse cibare per sopravvivenza e impedire che il piacere del cibo demolisse la fortezza spirituale dell’animo.
    Il primo peccato di gola era attribuiva ad Adamo che, spinto da Eva, si nutrì del frutto dell’albero proibito. In seguito a questo episodio la donna venne indicata come elemento di tentazione sessuale, e identificata come il principale colpevole di cedimenti lussuriosi. I Libri penitenziali, elenchi di peccati e relative penitenze compilati in ambiente monastico a partire dal IV sec., appaiono illuminanti.
    Seguendo questa motivazione la Chiesa non ammetteva che le donne potessero avere cariche pubbliche, e le relegò in ruoli di ambiente familiare: cura della casa, procreazione ed educazione dei figli.
    Uno dei moniti principali fatti agli uomini di chiesa era: “non intingere la mano nella scodella di una donna e non mangiare con lei”. Le regole monastiche erano dure e rigorose nello stabilire i digiuni, in quanto se la gola era il primo ostacolo per la salvezza, il digiuno era la virtù che redimeva, perché attraverso il digiuno ci si abituava all’umiltà fisica e al controllo dei sensi.



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    Sono diversi i personaggi della storia che direttamente o indirettameente si sono interessati agli afrodisiaci.
    Si racconta che il grande Solimano I°, sultano Ottomano fra il 1520 e il 1565, fece un curioso esperimento sul valore rinvigorente di carne e pesce. Mise in gabbia due dervisci e li nutrì a carne ed acqua. Qualche tempo dopo inviò loro due schiave del harem e scoprì che con entusiasmo esplicavano le qualità di maschi. Ripeté l’esperimento facendo nutrire gli uomini a pesce e vino. Quando arrivarono le schiave, i dervisci si buttarono con estrema violenza sulle femmine, ripetendo più volte la mascolina prestazione.
    Caterina Sforza elogiava l'estratto di verga d'asino essiccata, mentre Papa Leone X , grazie al suo cuoco fiorentino, ricorreva ampiamente all’aiuto degli afrodisiaci.
    Rievochiamo adesso gli splendori amatori dei Re di Francia e delle loro sollazzevoli amanti. La più famosa fu la Marchesa de Pompadour che, poco più che trentenne, accorgendosi di provare una crescente frigidità di fronte alle esigenze sessuali di sua maestà, corse ai ripari. Cosa fece? Cominciò a nutrirsi dei cibi della "passione". La storia non ci conferma se questi rimedi ebbero l’effetto desiderato, di sicuro la Marchesa passò alla storia come il Ministro in sottana più famoso dell’epoca, dopo Cleopatra e Caterina de' Medici celebri sovrane che ricorsero anche loro ai corroboranti dell'eros.
    Ora diamo spazio Casanova . Per lui la tavola e la donna erano una cosa sola, attribuendo alla prima i brillanti risultati con la seconda. Per evidenziare la passione che aveva Giacomo per i due soggetti, vi riportiamo alcune frasi tratte dalle sue memorie:
    "Ho molto amato anche la buona tavola ed insieme a tutte le cose che eccitano la curiosità... Ho amato i piatti dal sapore forte...
    Per ciò che riguarda le donne, ho sempre trovato che quella che amavo aveva un buon odore, e più la traspirazione era forte più mi sembrava soave".
    Concludiamo con una verità indiscussa da non dimenticare. L’eccesso di qualunque cibo è assolutamente negativo, come pure l’eccesso di bevande. Una persona in preda all’indigestione e all’ubriachezza non potrà mai assomigliare a un Casanova.
     
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12 replies since 16/10/2010, 00:24   2493 views
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