QUADRI D'AUTORE..arte moderna e contemporanea

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  1. ZIALAILA
     
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    RENATO GUTTUSO





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    Renato Guttuso all'anagrafe Aldo Renato (Bagheria, 26 dicembre 1911 – Roma, 18 gennaio 1987) iniziò appena tredicenne a datare e firmare i propri quadri : si tratta per lo più di copie (paesaggisti siciliani dell'Ottocento ma anche pittori francesi come Millet o artisti contemporanei come Carrà), ma non mancano ritratti originali.
    Guttuso stesso scrive.. "tra gli acquarelli di mio padre, lo studio di Domenico Quattrociocchi, e la bottega del pittore di carri Emilio Murdolo prendeva forma la mia strada avevo sei, sette, dieci anni...".

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    Sentendo sempre più forte l'inclinazione alla pittura, si trasferì a Palermo per gli studi liceali e poi all'Università ; la sua formazione pittorica si modella sulle correnti figurative europee, da Courbet a Van Gogh a Picasso e lo porta a Milano e poi a viaggiare per l'Europa.

    Pablo Picasso, l'artista spagnolo sarà il principale modello stilistico e morale per tutta la sua vita : ne segue , stilisticamente , il primo periodo , quello cosiddetto "Blu".

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    Un lungo soggiorno di tre anni a Milano, nel corso dei quali non manca però di tornare in estate a Bagheria, matura l'arte “sociale” di Guttuso, con un impegno morale e politico via via più scoperto .



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    Il dipinto che gli dà la fama, fra mille polemiche da parte anche del clero e del fascio perché sotto il soggetto sacro denunzia gli orrori della guerra, è La Crocifissione. Di esso Guttuso ha scritto nel suo Diario che è “il simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee”



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    Guttuso è un pittore che nonostante appartenga ad un'epoca pieno di mutamenti, sociali e culturali, vivendoli da protagonista, non cambia il proprio stile figurativo, rimanendo sempre il pittore illuminato dalla sua terra.
    Lascia ,alla sua morte , alla sua città natale molte opere che sono raccolte nel museo di Villa Cattolica a Bagheria.


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  2. ZIALAILA
     
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    SALVATORE FIUME




    Salvatore Fiume, pittore, scultore, architetto, scrittore e scenografo, nasce a Comiso, in Sicilia, il 23 ottobre 1915 e muore a Milano il 3 giugno, 1997 assistito dalla compagna Zeuditù che gli è stata vicino negli ultimi vent'anni della sua vita.


    Le opere di Salvatore Fiume si trovano in alcuni dei più importanti musei del mondo quali i Musei Vaticani,il Museo Ermitage di S. Pietroburgo, il MoMA di New York, il Museo Puškin di Mosca e la Galleria d'Arte Moderna di Milano, oltre ad impreziosire numerose collezioni private.

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    Salvatore Fiume espone, nel 1949 alla Galleria Borromini, originalissime opere con la sua firma: le sue "Isole di Statue" e "Città di Statue" che suscitando molto interesse della critica.
    Nel ciclo delle Isole di Statue e delle Città di Statue, Salvatore Fiume esprime contemporaneamente un ideale di pittura, di architettura e di scultura. Infatti, ogni sua isola o città è costituita da architetture immaginate come sculture abitabili.


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    Le opere della maturità di Salvatore Fiume sono caratterizzate da colori forti, rappresentanti temi fantastici, atmosfere magiche e metafisiche, odalische e scene esotiche.

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    Figure e immagini tratte da opere di autori ed epoche differenti possono, ipoteticamente, incontrarsi e vivere in armonia nello stesso dipinto. È il concetto, personalissimo, di contemporaneità di tutta l'arte, al quale Fiume diede forma in questi dipinti eseguiti fra il 1983 e il 1989.



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    Una parte importante della produzione artistica di Salvatore Fiume è dedicata a temi religiosi ai quali lo avvicinavano sia una profonda fede, sia l'immensa ammirazione per i grandi maestri italiani dell'arte sacra come Giotto, Masaccio e Beato Angelico.


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  3. gheagabry
     
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    Un Picasso record in vendita da Sotheby's.
    'La lecture', danneggiato involontariamente dal proprietario. LONDRA - Un Picasso da Guinness sara' in vendita da Sotheby's a Londra all'inizio di febbraio, ha annunciato oggi la casa d'aste. Il quadro, intitolato 'La Lecture', e' simile a quello dell'artista spagnolo che, se non fosse stato per la gomitata infertagli dal proprietario Steve Wynn, sarebbe diventato il dipinto piu' costoso nella storia dell'arte. 'La Lecture' raffigura una donna seminuda e addormentata, la giovane amante del pittore Marie Therese Walther, con in grembo un libro aperto. E' un quadro importante dipinto nello stesso periodo di 'Le Reve' (il sogno), diventato involontariamente famoso quando il suo proprietario, il magnate dei casino' Steve Wynn, lo danneggio' con un involontario colpo di gomito strappandone la tela. Wynn stava per condurre in porto i negoziati per vendere l'opera per 139 milioni di dollari, un record assoluto, ma dopo l'incidente aveva ritirato il dipinto dal mercato. Il prezzo piu' alto pagato per un'opera d'arte spetta a un altro Picasso, 'Nudo, Foglie Verdi e Busto', venduto in maggio da Christie's per 106 milioni di dollari. 'La Lecture' e' piu' piccolo degli altri due dipinti, sarebbe dunque una sorpresa se dovesse battere questo primato ma Sotheby', che ha posto una stima per difetto di 12-13 milioni di sterline, incrocia le dita: la vita del battitore e' fatta anche di sorprese.




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  4. ZIALAILA
     
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    IBRAHIM KODRA




    Le opere di questo artista sono gioia e dolore. I suoi automi hanno un cuore semplice e i paesaggi sono avvolti da una serenità rilucente.

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    Artista in qualche modo anarchico e molto prolifico, aveva affascinato persino Carlo Bo e le sue opere (dalle sculture alle tele, dai totem agli uomini armati di mitra, dai pesci alle vedute di Positano, dove visse per lunghi periodi e di cui diventò cittadino onorario) sono oggi sparse in tutti i musei del mondo, dai Musei Vaticani alle collezioni private di Svizzera, Francia, Stati Uniti o Australia.

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    1918. Nasce a Ishmi,piccolo villaggio sulla collina di Likmetaj, in Albania
    1938. Vince la borsa di studio messa a disposizione dalla Regina d' Albania per giovani artisti e viene in Italia. Su segnalazione del console a Tirana, Attoma Lorusso,il governo italiano gli concede una borsa di studio. Raggiunge Milano e si iscrive all' Accademia delle belle arti di Brera
    1945. Fa parte del gruppo 'Oltre Guernica' ed espone in una famosa collettiva del gruppo in via Brera
    1954. Espone con Picasso, Rouault, Dufy, Matisse, Modigliani ed altri artisti alla Mostra di disegno ed dell' incisione contemporanea di Chiavari (Genova).
    Innumerevoli le collettive e le personali, tra cui. nel 1943 la Mostra dei giovani alla Permanente di Milano, nel 1953 la collettiva internazionale all'università di Parigi. Nel 1960 personale a Stoccarda, nel 1961 presso il museo di Ulm, nel 1969 presso la galleria Princess Hall di New York. Nel 1990 collettiva presso il Metropolitan Museum di Tokyo
    Muore a Milano il 7 febbraio 2006, viene sepolto in Albania, nella sua terra d'origine, come espresso nelle sue ultime volontà

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    la vita di Kodra è stata una vita costellata di aneddoti che ne mettono in luce (al di là dell’innegabile valore artistico) la sua umanità, la sua generosità, la sua ingenuità.
    Da quando nella Milano fascista era stato scelto, a nome di tutti i borsisti, per ringraziare Mussolini e lui, ignorante di italiano, aveva pronunciato un discorso in albanese tutto fatto solo di numeri..... A quando (uno dei cui vezzi sarà quello di cercare di nascondere fino all’ultimo la propria data di nascita), nella trattoria delle mitiche sorelle Pirovini di Brera, aveva barattato il suo lunghissimo conto con la promessa di convertirsi, lui musulmano, al cattolicesimo: cosa che sarebbe effettivamente successa negli ultimi anni della sua vita.


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    HANNO DETTO DI LUI :

    " Anche la tua firma e' un ' opera d'arte " Picasso

    " L'arte di Ibrahim Kodra e' un messaggio di pace " Papa Paolo VI

    "Kodra l' anarchico, pittore senza maestri " Stefano Bucci

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  5. gheagabry
     
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    ALI HASSOUN








    Ali Hassoun è nato a Sidone (Libano) nel 1964.

    Nel 1982 si è trasferito in Italia per proseguire gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

    Nel 1992 si è laureato in Architettura presso l’Università della stessa città.

    Attualmente vive e lavora a Milano.

    Il tema principale della sua pittura è quello del viaggio, latore di nuove esperienze e punti di vista diversi sul mondo.
    Le sue opere realizzano una fusione inedita fra due culture: alla nazionalità libanese l’autore aggiunge infatti anche quella italiana.

    Nelle sue opere egli coniuga mirabilmente due culture, quella della sua terra natia il Libano, e quella assorbita in Italia. L'arte diventa così una terra di confine nella quale si incontrano le due culture, quella tradizionale e spirituale del misticismo islamico, e quella dinamica ed evolutiva dell'Occidente.

    Il tema più evidente fra quelli che emergono nella sua ricerca pittorica e' relativo al viaggio, strumento per esplorare esperienze e visioni eterogenee.

    Invece del concetto di "scontro di civiltà", semplificazione pericolosa e tuttavia molto diffusa oggi in Occidente, Hassoun propone un'idea di "umanità come qualità universale e comune fra tutti i popoli, fondata su una spiritualità originaria che precede le diversificazioni religiose e politiche.

    Cosi' l'artista si fa interprete di culture diverse ma confrontabili, che convivono nello spazio perfettamente orchestrato delle sue tele coloratissime. I personaggi di un Islam o di un'Africa tanto vissuta quanto favolosa e immaginata, nelle sue composizioni sono tutti catturati in un gioco di citazioni colte e di rimandi indiretti tra figura e sfondo.

    Il viaggio del pittore Ali Hassoun inizia nel Sud del Libano, dove ha trascorso i primi 18 anni della sua vita e dove è stato incoraggiato dal padre a eccellere negli studi che si sono rivelati un biglietto per partire e arrivare in Italia.

    E’ cresciuto a Ghazieh, un piccolo paese vicino a Sidone. Da sempre affascinato dagli artisti del Rinascimento che aveva studiato a scuola, voleva coltivare la sua passione per l’arte, ma non c’erano molte possibilità e si era rassegnato all’idea di andare a studiare arte a Mosca, che pareva essere l’unica soluzione disponibile. Poi ha vinto una borsa di studio della Hariri Foundation per l’Italia. A Firenze ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti e si è iscritto alla Facoltà di Architettura. Dopo la laurea ha lavorato a Siena per due anni come architetto, ma la passione per l’arte ha prevalso: ha lasciato tutto e si è trasferito a Milano per fare il pittore professionista. Vive qui da 13 anni.
    All’interno della sua produzione artistica si possono distinguere tre periodi: il primo va dal 1992 al 1999, anni in cui aveva lasciato l’architettura e desiderava emergere, i quadri raccontano la voglia di ribellione e le emozioni che gli suscitavano la libertà che ha assaporato in Italia. Spesso nascevano sotto l’impulso di un forte senso critico nei confronti del potere, della burocrazia italiana. Usava moltissimo colore, con una tecnica molto vicina a quella dell’espressionismo tedesco: pittura d’impatto e rapporto molto fisico con la tela, con i pennelli.




    Il periodo successivo è stato caratterizzato da una maggiore riflessione su tematiche più profonde, si è dedicato alla ricerca, sia tecnica che identitaria. In un primo momento è stato sicuramente influenzato dagli eventi dell’11 settembre, che lo hanno scosso fortemente. È iniziato in questo momento il suo cammino di scoperta e avvicinamento al sufismo e all’islam, alle sue radici. Ha abbandonato sempre più il discorso sociale per dedicarsi all’espressione di una dimensione interiore. In questo secondo periodo si è anche confrontato con le sue capacità, con semplicità e umiltà.

    I suoi ultimi quadri rappresentano la quotidianità. Infatti, è cercando nelle sue origini, nelle sue radici, che sono emerse queste immagini ferme e allo stesso tempo in movimento. Ed è passato in questa nuova fase che è possibile definire come terzo periodo. Per arrivare a questo, ha lavorato molto con l’acquarello, proprio per recuperare l’idea della trasparenza. Le figure sono sempre meno carnali, mentre prima erano più ‘caravaggesche’. Ora la carne è meno pastosa, più velata, usa meno colore. È emersa la tela; anche lei ha il suo ruolo, fondamentale. Sullo sfondo delle frasi in arabo, citazioni coraniche in stile ‘naskhi’ che scorrono lievi, come vento, parte dell’aria.












    Il “Cencio” per il 2 luglio 2010, la cui parte allegorica sarà dedicata alla ricorrenza del 750° anniversario della battaglia di Montaperti, sarà appunto dipinto da Alì Hassoun.
    L'artista nato a Sidone in Libano nel 1964 e trasferitosi a Siena da giovanissimo, ha vissuto e lavorato nella città fin dagli anni ’80 e parte degli anni ’90. Successivamente ha frequentato l’Accademia di Belle Arti e la Facoltà di Architettura di Firenze, dopodichè si è trasferito a Milano, dove ha raggiunto la maturità artistica e il successo.
    Ali Hassoun è un artista sufi, la corrente mistica dell'Islam basata su dettami analoghi a quelli francescani di obbedienza e povertà, che in ogni quadro canta il suo amore per Dio creando un ponte tra Islam e Rinascimento.
    Dipinge storie senza tempo, in dialogo continuo tra sfondo e primo piano, tra il presente contemporaneo legato al mondo arabo e l'arte italiana del Rinascimento.
    I suoi personaggi, che hanno i volti ambrati della gente mediorientale o i turbanti dei sapienti afgani, sono ritratti in costante relazione tra sfondo e primo piano.
    Nelle sue opere l'artista libanese evidenzia il legame intrinseco tra la vita colorata e materica, che mantiene in primo piano davanti agli occhi dello spettatore, e lo scenario etereo e monocromatico che crea in secondo piano e che dà alla scena una dimensione sacra.
    Tra le sue opere, quelle che seguono sono un esempio di questo forte dualismo tra Islam e Rinascimento, tra materialità e spiritualità, tra colore e monocromia, in cui entrano anche in scena etereamente i cavalli.



    Edited by gheagabry - 7/2/2011, 21:35
     
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  6. ZIALAILA
     
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    MASSIMO CAMPIGLI



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    Max Hilenfeld (poi Massimo Campigli), uno dei pittori più rappresentativi del Novecento Italiano, nasce a Berlino il 4 Luglio 1895, da Anna Paolina Hilenfeld, ragazza madre diciottenne che, nel 1899, si trasferisce con la madre a Settignano, vicino a Firenze.

    La famiglia gli nasconde che la donna che lo alleva e che chiama mamma è in realtà la nonna, mentre la vera madre è zia Paolina.

    Il giovane Max solo a quindici anni conosce casualmente la verità : la rivelazione lascia un forte segno nella psiche del futuro artista che vedrà il mondo femminile con occhi particolari.


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    A soli 19 anni inizia a lavorare al "Corriere della Sera" ed a frequentare l'ambiente futurista milanese, conoscendo Umberto Boccioni e Carlo Carrà.


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    Dopo la prima guerra mondiale a Parigi Campigli si appassiona alla pittura, vive alcuni anni intensissimi facendo il pittore di giorno ed il giornalista di notte

    Nel 1927 Massimo Campigli forma il gruppo "I sette di Parigi" detto anche "Italiens de Paris", De Chirico, Tozzi, Severini, De Pisis, Paresce e Savinio, sodalizio durato fino al 1932.


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    Affascinato dall'Arte Etrusca il pittore modifica il suo modo di dipingere, avvicinando la sua tecnica pittorica all'affresco, utilizzando pochi colori ed iniziando a geometrizzare figure ed oggetti
    Le figure erano distribuite in composizioni asimmetriche e ieratiche, librate su una superficie dalla tessitura ruvida, ispirata agli antichi affreschi.


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    La sua è sempre stata una ricerca di rigore e di simmetria, di armonia e di equilibrio, ma anche di una quiete interiore che traspare dai suoi dipinti attraverso la purezza del segno velato talvolta da una garbata ironia. «Vorrei che le mie tele offrissero una consolazione» sosteneva infatti Massimo Campigli «…che il quadro arrivasse ad una perfezione formale che appagasse sensi e spirito tanto da poterci vivere assieme pacificamente…vorrei che con i miei quadri si potesse convivere in pace come con un lento pendolo silenzioso».


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    "Ho incominciato a dipingere delle donne e continuerò a dipingere delle donne. Niente altro che delle donne. Questo corrisponde, se voglio parlare solo di pittura, al fatto che la donna è il soggetto perfetto,che nell’arte del mondo intero ci sarà sempre la donna e l’uomo è assolutamente in secondo piano. E non potrei concepire altro".

    (M. Campigli)

     
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  7. gheagabry
     
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    Rob Gonsalves





    Chi si chiedeva chi mai avrebbe osato raccogliere il testimone lasciato dall'opera di M.C.Escher ora un'idea forse ce l'ha: è Rob Gonsalves.

    Con un pizzico di Magritte e Dalì, l'artista canadese nato nel 1959 dipinge quadri che appartengono ad un "realismo magico" e che preferiscono cimentarsi con l'immaginazione piuttosto che con i segreti del subconscio o la psicologia dei sogni.

    I quadri di Gonsalves fondono due realtà diverse giocando sui particolari, e la contrapposizione suscita lo stupore dell'osservatore.







    Qualche giorno fa, per esempio, ho visto una barca a vela tirata in secca, su una spiaggia, e anche se non era nella lista l’ho fotografata. Soprattutto perché dietro si muoveva un cagnolino, che ha attraversato tutta la spiaggia, e il mare stava cominciando a diventare burrascoso. Insomma, a un certo punto le cose hanno cominciato a incastrarsi. Di fatto, di fronte a me stavano succedendo un mucchio di cose, ma dubito che qualcuno senza una macchina fotografica lo avrebbe capito. C’era un cane che passeggiava, delle nuvole, una barca, ed è stato l’occhio, con la macchina fotografica, a metterle insieme.

    Cose come queste, l’improvvisazione che ti porta a scoprire cose che non avevi neanche immaginato, o la costruzione di fatti, eventi e caratteri dentro la fotocamera, succedono di continuo quando fotografi. E’ come se a un certo punto le cose si allineassero, per una combinazione di caso e volontà di forzarlo (se non fossi uscito di casa a fotografare, e se non avessi scelto di andare in spiaggia mentre ci sono le nuvole, non avrei visto nulla). Ne hanno già parlato diversi fotografi e critici, ben più autorevoli di me. Su tutti, Robert Frank, il cui “The Americans” è interamente basato su richiami di questo tipo, le quali rendono il suo lavoro molto più di tipo poetico e musicale, che di reportage in senso stretto. Dopo averlo letto tante volte sto cercando di sperimentarlo anch’io.

    E’ interessante vedere come questo genere di concordanze nate dall’improvvisazione vengano gestite in un linguaggio visivo diverso, quello della pittura. In questo caso si ha poco modo di fermare l’attimo, di collimare le cose su un vetrino o una tela; se non altro, per una questione di rapidità di esecuzione, che, per quanto possa essere veloce un pittore, non potrà mai eguagliare quella di una fotografia. Al contrario, credo che il pittore abbia molte più cose da mettere contemporaneamente sulla tela: non c’è bisogno che tutto sia presente fisicamente di fronte a lui.

    Ho pensato a tutto questo osservando le opere di Rob Gonsalves, pittore canadese dal tocco magico, che alcuni hanno paragonato a M.C. Escher. Può darsi: i temi, i giochi con la prospettiva, lo ricordano molto. Però, dove Escher sembrava più concentrato sull’aspetto matematico dei suoi lavori, Gonsalves privilegia di più quello onirico – magico. Il linguaggio è simile, ma il mondo che descrive mi sembra del tutto diverso. Soprattutto, Gonsalves sembra usare, e parecchio, quel genere di improvvisazione controllata di cui parlavo prima. Il pittore canadese fa succedere delle cose, non mettendo delle azioni nei suoi quadri, ma semplicemente giustapponendo immagini e concetti.
    Antonio Giordano









     
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  8. ZIALAILA
     
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    Gonsalves, con i suoi dipinti, esplora visivamente le possibilità dell’immaginazione, incoraggiando a guardare oltre i confini della vita quotidiana, verso un luogo onirico dove è la fantasia a dettar legge.
    Gonsalves trae ispirazione per le sue illusioni dalle azioni quotidiane in cui chiunque si può riconoscere, iniettando in queste scene realistiche un senso di magia.






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    il termine “il realismo magico„ descrive esattamente il suo lavoro.


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  9. ZIALAILA
     
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    MICHELE CASCELLA



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    famoso paesaggista crepuscolare italiano, nasce ad Ortona, in provincia di Chieti, il 7 settembre 1892



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    I primi lavori vengono eseguiti "dal vero", adoperando soprattutto il pastello e, seguendo le suggestioni della stagione simbolista, privilegiando la forza evocativa del colore nel fermare "une petite sensation".

    Cascella non segue alcuna filosofia nel creare i suoi quadri, ma applica la logica dell'arte come gliel'ha insegnata suo padre, paragonandola ad una dolce melodia di sottofondo.

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    Quando Michele Cascella decise di diventare artista, il padre Basilio, mostrandogli colori e pennelli, gli disse che avrebbe imparato cos'è la pittura il giorno in cui sarebbe stato capace di dipingere l'aria. Michele non se lo dimenticò mai, cercò sempre di raggiungere quell'obbiettivo. Quando ci riuscì, da buon individualista, non lo disse a nessuno. Gli bastava la sua soddisfazione, intima, mai esibita.

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    Nel 1924 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia e nell'ultimo anno, il 1942, ottiene persino una sala personale


    Le sue piacevoli vedute marine e urbane, i delicati ritratti femminili, gli portano presto un grande successo di pubblico

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    Così Vittorio Sgarbi : "Della sua arte intenzionalmente semplice, votata a individuare un’idea istintiva del bello, di quanto più larga condivisione possibile, quasi francescana nel concepire il senso della natura, un sermo communis per il quale una marina è sempre una marina e un fiore un fiore.”



     
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  10. tappi
     
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    GRAZIE ANTONELLA
     
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  13. gheagabry
     
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    Enrico Robusti




    Enrico Robusti, pittore parmigiano ricorda lo sbarco sulla Luna con un quadro dal titolo del tutto particolare: "Se penso che domani dovremo pagare l’affitto avverto un senso di vertigine", scelto dal Comune di Roma come manifesto per celebrare i quarant'anni dell'allunaggio dell'Apollo 11 il 20 luglio 1969. "La tela” spiega Robusti “era stata dipinta due anni e mezzo fa. Sono state fatte delle modifiche. Il quadro è da guardare all’opposto. Le figure dei due coniugi erano nella parta alta e guardano all’universo, nel quale sono come una boa alla deriva. Il dipinto si prestava a rappresentare lo sbarco sulla Luna in quanto l’umanità abbandonava il quotidiano per partecipare ad un’impresa sovrumana". E così fece anche l'allora il 12enne artista che visse lo sbarco in vacanza in un bar di Malveno. I quadri di Robusti hanno nella dimensione del quotidiano la loro principale musa ispiratrice, un quotidiano colto nella sua precarietà e che mette in scena le inquietudini e le paure che scandiscono giorno dopo giorno la nostra esistenza. E presentando i suoi dipinti dice: "Tutto quello che tocca l'uomo diventa parte della mia arte"
    [16 luglio 2009]



    Inseguire la verità, invece di inseguire la vanità! I quadri di Enrico Robusti esprimono una riflessione profonda sull’uomo contemporaneo, stemperata e giocata con la chiave salvifica dell’ironia e del sarcasmo. Ammiriamo così un pittore filosofo, che non esita ad affrontare lo squallore e l’alienazione, e gli eterni temi della vita e la morte, dell’amore e dell’odio, con l‘insostenibile leggerezza dell’essere. Le figure informi e deformate dell’uomo e della donna mostrano tutta la vasta gamma delle debolezze e dei vizi dell’umanità, dall’egoismo alla vacuità, dall’ignoranza alla cattiveria, con il ritmo fluido della narrazione. Come per Francis Bacon, il suo modo di deformare le immagini lo porta più vicino alla comprensione dell'essere umano di quello che può fare l’esecuzione di un ritratto. Robusti, infatti, ha cominciato la sua attività come ritrattista di successo, ed eseguiva le sue opere avvalendosi di una profonda indagine psicologica. Ad un certo punto, ha deciso la svolta, la rottura degli schemi classici per una nuova interpretazione delle miserie umane. L’ispirazione arriva spesso dalla memoria, con una rivisitazione dei luoghi dell’infanzia borghese, oppure arriva dall’osservazione della vita di tutti i giorni. Gli appunti del suo taccuino si concretizzano poi nel titolo, lungo e accurato, dei suoi cartoons, delle storie illuminate da una luce televisiva ed inquadrate in una prospettiva precisa, geometrica e …rovesciata.


     
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  14. gheagabry
     
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    Franco Lastraioli




    E' nato a Firenze nel 1931, dove vive e lavora.
    Nel 1924 André Breton pubblicava il primo Manifesto del Surrealismo, con il quale spiegava il significato del movimento, ossia il tentativo di esprimere l'"io" interiore in piena libertà, per raggiungere la quale, in pittura come in qualsiasi altro campo, occorre - secondo il Surrealismo - lasciarsi guidare dall'inconscio, come accade nel sogno, quando le immagini si susseguono senza un legame apparente,rivelando la nostra realtà recondita,molte volte ignota a noi stessi.

    Molte avanguardie storiche, pur lasciando un seme importante, si sono esaurite nel giro di pochi anni. Il Surrealismo, al contrario, è una delle poche che ha rivestito un ruolo primario nello svolgimento della pittura moderna fino ad oggi, anche perché alcuni pittori propriamente surrealisti sono tuttora viventi ed operanti. Fra questi è Franco Lastraioli,un artista che, nel panorama piuttosto ripetitivo dell'arte contemporanea, pur muovendosi nell'ambito di una corrente nata nel lontano 1924, ne ha inteso tutta l'attualità, esprimendo liberamente se stesso con un linguaggio adeguato ed autonomo. Una delle sue caratteristiche principali è la precisione meticolosa nella resa degli oggetti rappresentati. Questa esattezza veristica da trompe-l'oeil supera la capacità dell'occhio umano, o, meglio della ragione -cui l'occhio trasmette le immagini - che coglie in sintesi tutto ciò che vediamo. Essa crea perciò una realtà diversa da quella che siamo abituati a conoscere,più analitica,più "reale" del reale, ossia "surreale". Ma non basta. Lastraioli raggiunge la surrealtà anche togliendo dal loro ambiente oggetti concretamente esistenti,ma profondamente diversi uno dall'altro,e accostandoli in apparente assurdità.

    Torna in mente,a questo proposito,un esempio celebre di Lautréamont,ripreso anche da Max Ernst, secondo il quale,nella pittura surrealista, può essere "bello ...l'incontro casuale di una macchina per cucire con un ombrello su un tavolo operatorio", perché le due realtà si trovano assurdamente "in un luogo dove tutte e due si sentono estranee", sfuggendo così alla propria identità e facendo l'amore fra loro.

    Ho citato questa frase perché essa dimostra come Lastraioli si inserisca nel solco più autentico del surrealismo storico.Devo aggiungere subito però che,nel surrealismo storico questi accostamenti eterogenei danno luogo spesso a un sottile senso di angoscia(si pensi ad Ernst, a Masson, a Delvaux,allo stesso Magritte che del nostro pittore è uno degli antecedenti più diretti),Lastraioli invece riesce, attraverso essi, ad esprimere una sorta di gioia,quasi una fuga dalla realtà drammatica della vita giornaliera per rifugiarsi nella bellezza del sogno. In relazione a questo, Dino Buzzati scriveva giustamente: "I sogni di Lastraioli sono gioconde favole,in un'aria tersa da mattino di primavera,con scarso mistero, in chiave di festa".



    E il pittore dice di se stesso:

    "Ho sempre lavorato con la certezza che dipingere sia un'importante ragione di vita. La dimensione fantastica è la componente principale della mia pittura, la quale nasce dall'incontro di oggetti carichi di significati diversi. Sono visioni di un mondo in cui,per prodigio,il sogno distrugge la realtà, con il risultato consolatore di partire sulle ali della fantasia per spazi meravigliosi: è un po' come ritrovare il paradiso perduto dell'infanzia. E' un mondo di sogni dipinti, carico di emozioni e di desideri impossibili, immersi nella nitida luce di una verità interiore assoluta e consolatrice. Dipingo molto, e, dipingendo, vivo."

    Sono caratteristiche che Lastraioli ha sempre avuto. Perché, se è vero che è giunto al Surrealismo puro dopo vari anni di studio e di ricerca,è altrettanto vero che, anche quando operava con qualche accento "dada",costruendo macchinari immaginari,egli mostrava la stessa carica fantasiosa, la stessa fuga verso il sogno: c'era sempre in lui qualcosa di sottilmente ironico,c'era soprattutto lo smontare gli oggetti e il rimontarli secondo un ordine diverso. Mi sembra perciò che surrealista lo sia sempre stato,dimostrando tuttavia la propria originalità ed indipendenza,essendo un artista nel senso più alto della parola.

    (Dalla Presentazione al Catalogo 1995 di Piero Adorno e da uno scritto autografo del Maestro Franco Lastraioli).

     
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  15. gheagabry
     
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    Vladimir-Kush





    Vladimir Kush è nato in Russia, il 29 Marzo 1965, in una casetta in legno nella periferia di Mosca, vicino al bosco-parco Sokolniki dove, molto tempo fa lo Zar si dedicavano alla falconeria.

    La carriera di artista di Vladimir cominciò quando era ancora un bambino, quando sulle ginocchia di suo padre, appassionato di disegno, completava i suoi schizzi.

    Da ragazzo, come molti ragazzi di tutto il mondo Vladimir Kush sognava grandi spazi aperti ed immaginava la grande pianura russa, che si spingeva, senza ostacoli per migliaia di chilometri, al di là del bosco innevato.
    Sognava di superare lo spazio e raggiungere il bordo della terra nel nord, dove inizia il Mar Bianco, o sul versante sud, dove c'è il Mar Nero. il Pontus Euxinus degli antichi greci o vagabondare nella steppa.



    Dai sette anni frequenta contemporaneamente due scuole: la mattina la scuola regolare e nel pomeriggio seguiva corsi d'arte.
    Impegnato fino alle nove di sera, la sua vita si svolgeva fra casa e scuola con un'ora e mezza di metropolitana.

    La scuola d'arte frequentata da Vladimir Kush era una scuola sperimentale che consentiva la massima libertà artistica ed è qui il futuro pittore surrealista impara a conoscere il Rinascimento, i pittori impressionisti, i post-impressionisti, gli artisti contemporanei e dipinge la sua prima immagine surreale.



    Durante l'adolescenza Vladimir Kush è un ammiratore di Cézanne e sperimenta i diversi stili dell'impressionismo fino a chè nel 1980 ha occasione di avere fra le mani un libro di Salvador Dalí.

    Per proseguire i suoi amati studi artistici al prestigioso Istituto d'Arte di Mosca, a 17, affronta difficili esami d'ammissione, e solo l'anno dopo è chiamato per fare due anni di servizio militare.

    Dopo sei mesi di fanteria, il comandante della sua unità decide che il miglior contributo che Vladimir Kush può dare alla Russia era come pittore di grandi tele e di murales.

    Naturalmente, nei suoi paesaggi romantici o fantastici, doveva includere elementi militari, come quando in uno di questi dipinti, mise un trasmettitore radio in cima ad un iceberg nel bel mezzo di un oceano.

    A ventidue anni Vladimir espone con l'Unione degli Artisti e comincia a vendere alcuni quadri.


    Il personale dell'Ambasciata degli Stati Uniti, gli commissiona alcuni ritratti per il suo personale, ma il pittore deve presto rinunciare a questo lavoro perchè il KGB lo sospetta di essere una spia degli americani.

    Vladimir Kush riconosce la grande influenza che suo padre ha avuto sulla sua pittura e sulla idea di pittura.



    Il Padre, che era uno scienziato, gli ha fatto notare come, nella Grecia antica, l'arte e la matematica erano considerati allo stesso livello, che il senso del dipinto, deve racchiudere una spiegazione abbastanza chiara, in modo che lo spettatore possa accettare l'impossibile, attraverso immagini semplici che svelino le metafore e catturino l'essenza del soggetto attraversando significati più o meno velati.

    Dopo il successo delle sue opere ad una mostra tenuta in Germania nel 1990 con altri due artisti russi, Vladimir Kush è volato a Los Angeles, dove ha esposto venti sue ultime opere.



    Qui hanno inizio le peregrinazioni ed i grandi viaggi dell'artista.
    I sogni fatti durante l'infanzia in grandi spazi aperti, si realizzano.

    Grandi montagne, infinite praterie, l'immenso oceano che abbraccia l' "Ombelico del Mondo" (l'Isola Hawaiana di Maui) la visione del Grande Oceano che si fonde con il Cosmo, forniscono senso, fantasia, leggerezza e colore alle opere del pittore ormai maturo.


    Vladimir Kush, quando parla della sua arte, sostituisce l'etichetta che i critici d'arte gli anno dato, di surrealista, in pittore metaforico realista







     
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140 replies since 12/10/2010, 11:14   63321 views
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