Michael Keaton

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    Michael Keaton

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    Michael Keaton, nome d'arte di Michael John Douglas, (Coraopolis, 5 settembre 1951), è un attore statunitense.



    Cenni biografici


    Si trasferì dopo gli studi a Pittsburgh, dove intraprese la carriera di cameraman per alcuni anni per una televisione locale. Affascinato dal mondo artistico, si trasferì a Los Angeles in cerca di audizioni e contatti col mondo di Hollywood.

    Debuttò nelle sitcom nel 1975, cambiando nome per non essere confuso con l'attore Michael Douglas, e assumendo il cognome Keaton dall'attrice Diane Keaton, di cui era ammiratore. Il successo e la fama gli arrideranno nel 1979, con la partecipazione alla sitcom Working Stiffs, in compagnia di James Belushi.

    Il debutto cinematografico avvenne nel del 1982, con la partecipazione a Night Shift - Turno di notte, diretto da Ron Howard, nel ruolo del coprotagonista Bill.

    Il ruolo dello spirito sadico in Beetlejuice - Spiritello porcello di Tim Burton del 1988 gli regalò fama planetaria, portandolo a ricoprire ruoli di maggior importanza in film come Batman del 1989, pellicola nella quale interpretò proprio il ruolo del supereroe di Gotham City.

    Alcuni insuccessi degli ultimi anni hanno relegato l'attore a partecipazioni in film di minore spessore e successo commerciale.

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    filmografia

    Night Shift - Turno di notte (Night Shift) (1982)
    Pericolosamente Johnny (Johnny Dangerously) (1984)
    Gung Ho - Arrivano i giapponesi (Gung Ho) (1986)
    Un tocco di velluto (Touch and Go) (1986)
    La scatola misteriosa (The Squeeze) (1987)
    Beetlejuice - Spiritello porcello (Beetlejuice) (1988)
    Fuori dal tunnel (Clean and Sober) (1988)
    Quattro pazzi in libertà (The Dream Team) (1989)
    Batman (1989)
    Uno sconosciuto alla porta (Pacific Heights) (1990)
    La giustizia di un uomo (One Good Cop) (1991)
    Batman - Il ritorno (Batman Returns) (1992)
    Molto rumore per nulla (Much Ado About Nothing) (1993)
    My Life - Questa mia vita (My Life) (1993)
    Cronisti d'assalto (The Paper) (1994)
    Ciao Julia, sono Kevin (Speechless) (1994)
    Mi sdoppio in quattro (Multiplicity) (1996)
    Innocenza infranta (Inventing the Abbotts) (1997) voce
    Jackie Brown (1997)
    Soluzione estrema (Desperate Measures) (1998)
    Out of Sight (1998) cameo
    Jack Frost (1998)
    Sfida per la vittoria (A Shot at Glory) (2000)
    First Daughter (2004)
    Game 6 (2005)
    White Noise - Non ascoltate (White Noise) (2005)
    Herbie - Il super maggiolino (Herbie Fully Loaded) (2005)
    Cars - Motori ruggenti (2006) voce
    The Last Time - L'ultima occasione (The Last Time) (2006)
    The Company (2007) - Miniserie TV

    Doppiatori italiani

    Tonino Accolla in: Uno sconosciuto alla porta
    Luca Biagini in: Batman, Ciao Julia, sono Kevin, Jack Frost, First Daughter, White Noise - Non ascoltate
    Roberto Chevalier in: Mi sdoppio in quattro, Quicksand, The Last Time - L'ultima occasione
    Mario Cordova in: Batman - Il ritorno, My Life - Questa mia vita
    Sergio Di Stefano in: Gung Ho - Arrivano i giapponesi, Soluzione estrema, Innocenza infranta (narrazione), Out of Sight
    Pino Insegno in: Molto rumore per nulla, Cars (voce di Chick Hicks)
    Marco Mete in: Quattro pazzi in libertà, Fuori dal tunnel, Cronisti d'assalto
    Francesco Prando in: Jackie Brown
    Fabrizio Pucci in: Live from Bagdad (film tv)
    Carlo Reali in: Beetlejuice - Spiritello porcello
    Massimo Rossi in: Herbie - Il super maggiolino

    Curiosità

    Michael Keaton fu in origine scritturato per interpretare il ruolo di Jack Shephard nel serial televisivo Lost.

     
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    grazie Lussy
     
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  3. gheagabry
     
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    Mike: "Obbligo o verita'?"
    Sam: "Verità"
    Mike: "Che cosa vorresti fare con me?"
    Sam: "Vorrei strapparti gli occhi e metterli al posto dei miei. Per poter vedere questa strada con gli occhi di quando ero ragazzo!


    BIRDMAN



    Titolo originale Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance)
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Stati Uniti d'America
    Anno 2014
    Durata 119 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Genere commedia, drammatico
    Regia Alejandro González Iñárritu
    Sceneggiatura Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo
    Produttore Alejandro González Iñárritu, John Lesher, Arnon Milchan, James W. Skotchdopole
    Produttore esecutivo Molly Conners, Sarah E. Johnson, Christopher Woodrow
    Casa di produzione New Regency Pictures, Worldview Entertainment
    Distribuzione (Italia) 20th Century Fox
    Fotografia Emmanuel Lubezki
    Montaggio Douglas Crise
    Musiche Antonio Sánchez
    Scenografia Kevin Thompson
    Costumi Albert Wolsky

    Interpreti e personaggi

    Michael Keaton: Riggan Thomson
    Zach Galifianakis: Jake
    Edward Norton: Mike Shiner
    Emma Stone: Sam Thomson
    Andrea Riseborough: Laura
    Amy Ryan: Sylvia Thomson
    Naomi Watts: Lesley
    Merritt Wever: Annie
    Lindsay Duncan: Tabitha Dickinson
    Bill Camp: uomo pazzo
    Michael Siberry: Larry
    Benjamin Kanes: Birdman
    Antonio Sánchez: batterista del teatro



    Riconoscimenti

    2015 - Premio Oscar
    Nomination Miglior film a Alejandro González Iñárritu, Arnon Milchan, John Lesher, James W. Skotchdopole
    Nomination Migliore regia a Alejandro González Iñárritu
    Nomination Miglior attore protagonista a Michael Keaton
    Nomination Miglior attore non protagonista a Edward Norton
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Emma Stone
    Nomination Migliore sceneggiatura originale a Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo
    Nomination Migliore fotografia a Emmanuel Lubezki
    Nomination Miglior sonoro
    Nomination Miglior montaggio sonoro

    2015 - Golden Globe
    Miglior attore in un film commedia o musicale a Michael Keaton
    Migliore sceneggiatura a Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo
    Nomination Miglior film commedia o musicale
    Nomination Miglior regista a Alejandro González Iñárritu
    Nomination Migliore attrice non protagonista a Emma Stone
    Nomination Miglior attore non protagonista a Edward Norton
    Nomination Migliore colonna sonora originale a Antonio Sánchez

    2015 - British Academy Film Awards
    Migliore fotografia a Emmanuel Lubezki
    Nomination Miglior film
    Nomination Miglior regista a Alejandro González Iñárritu
    Nomination Migliore sceneggiatura originale a A. González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, A. Bo
    Nomination Miglior attore protagonista a Michael Keaton
    Nomination Miglior attore non protagonista a Edward Norton
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Emma Stone
    Nomination Migliore colonna sonora a Antonio Sánchez
    Nomination Miglior montaggio a Douglas Crise e Stephen Mirrione
    Nomination Miglior sonoro


    TRAMA



    Birdman, noto anche come Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance), è un film del 2014.

    Birdman racconta di Riggan Thomson (Michael Keaton), attore in declino che dopo un folgorante passato nei panni di un glorioso supereroe, spera di rilanciare la sua carriera dirigendo un nuovo, ambizioso spettacolo a Broadway per dimostrare a tutti che non è solo una ex star di Hollywood. Nei giorni che precedono la sera della prima, Riggan deve fare i conti con un ego irriducibile e gli sforzi per salvare la sua famiglia, la carriera e se stesso.

    ...recensioni...



    A un certo punto la celebrità Riggan Thomson, che ha fatto miliardi e si è fatta un nome interpretando un supereroe conosciuto come “Birdman” e che qui porta il volto di Michael Keaton, allunga al quasi-collega Mike Shiner — Edward Norton — un tovagliolo di carta piuttosto datato, che porta la dedica autografa di Raymond Carver. «Era a una recita scolastica. È stato grazie a lui che ho deciso di fare l’attore», racconta Thomson con la voce rotta dall’emozione e dalla fatica dopo l’ennesima prova di uno spettacolo teatrale da lui adattato e diretto, che dovrebbe rilanciarlo come stella di Broadway, tratto proprio da Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, di Carver. Shiner posa lo sguardo sul tovagliolo per un attimo: «È il tovagliolo di un bar, era ubriaco fradicio». Carver era ubriaco fradicio. Questo è un luogo comune.
    A un certo punto la figura graziosa e incredibil-
    mente attraente di Sam Thomson, che qui si avvolge nell’ indubbia sensualità di Emma Stone, incitata dallo Shiner/Norton di cui sopra, appollaiata in una posa che ricorda vagamente la Catwoman depressa di Tim Burton, sputa sulla testa di un avventore pelato che cammina qualche piano sotto di lei, nei pressi del St. James Theater, sulla quarantaquattresima strada di Manhattan. Sam è la figlia di Riggan e gli fa da assistente, ma è piuttosto ribelle e stanca, provata da una recente riabilitazione in seguito a un uso sconsiderato di stupefacenti non meglio definiti. Suo padre non c’è mai stato per vederla crescere, non le ha insegnato niente della vita, impegnato com’era ad accumulare assegni a vari zeri nel suo costume di piume di lattice e lei, da brava figlia trascurata, l’ha presa per com’era, fino a che lui, dopo avere sperperato tutto ed essersi separato dalla moglie — naturalmente tradita — non si è accorto del problema e l’ha ripvoluta con se. Sam finirà per baciare Mike. Riggan la sua ex moglie. Si spezzeranno le coppie e tutto si rimescolerà nel più sereno dei destini. Questi sono luoghi comuni....
    A un certo punto la celebrità Riggan Thomson, che ha fatto miliardi e si è fatta un nome interpretando un supereroe conosciuto come “Birdman” e che qui porta il volto di Michael Keaton, allunga al quasi-collega Mike Shiner — Edward Norton — un tovagliolo di carta piuttosto datato, che porta la dedica autografa di Raymond Carver. «Era a una recita scolastica. È stato grazie a lui che ho deciso di fare l’attore», racconta Thomson con la voce rotta dall’emozione e dalla fatica dopo l’ennesima prova di uno spettacolo teatrale da lui adattato e diretto, che dovrebbe rilanciarlo come stella di Broadway, tratto proprio da Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, di Carver. Shiner posa lo sguardo sul tovagliolo per un attimo: «È il tovagliolo di un bar, era ubriaco fradicio». Carver era ubriaco fradicio. Questo è un luogo comune.
    A un certo punto la figura graziosa e incredibilmente attraente di Sam Thomson, che qui si avvolge nell’indubbia sensualità di Emma Stone, incitata dallo Shiner/Norton di cui sopra, appollaiata in una posa che ricorda vagamente la Catwoman depressa di Tim Burton, sputa sulla testa di un avventore pelato che cammina qualche piano sotto di lei, nei pressi del St. James Theater, sulla quarantaquattresima strada di Manhattan. Sam è la figlia di Riggan e gli fa da assistente, ma è piuttosto ribelle e stanca, provata da una recente riabilitazione in seguito a un uso sconsiderato di stupefacenti non meglio definiti. Suo padre non c’è mai stato per vederla crescere, non le ha insegnato niente della vita, impegnato com’era ad accumulare assegni a vari zeri nel suo costume di piume di lattice e lei, da brava figlia trascurata, l’ha presa per com’era, fino a che lui, dopo avere sperperato tutto ed essersi separato dalla moglie — naturalmente tradita — non si è accorto del problema e l’ha ripvoluta con se. Sam finirà per baciare Mike. Riggan la sua ex moglie. Si spezzeranno le coppie e tutto si rimescolerà nel più sereno dei destini. Questi sono luoghi comuni.
    A un certo punto la critica teatrale senza scrupoli del New York Times che, per disprezzo verso l’uomo-uccello, aveva giurato di stroncare lo spettacolo della rivalsa di Thomson/Keaton, si alza dalla poltroncina e va a scrivere di aver assistito a un miracolo. Davanti a lei la finzione si è mescolata con l’umanità e il sangue — «che da tempo mancava al teatro americano» — ha cominciato a scorrere. Tutto è perdonato, persino il fatto di avere tradito la professione con ruoli da giullare mascherato per tre film e poi di avere rifiutato il quarto, solo per tornare ad avanzare pretese su una Broadway disgustata. Questo è un luogo comune.
    Tutto si snoda nell’illusione di un continuo piano-sequenza, in sezioni molto lunghe e ben orchestrate. Spostamenti di macchina continui e scarti su frasi di poca importanza, falsi piani, illusioni ottiche e un frammento di inferno a effetti speciali. Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) è un potenziale capolavoro costruito sui luoghi comuni. Il rischio della critica è quello di impigliarsi nelle trappole della trama e perdersi la meraviglia dietro l’intreccio. Leggere la banalità ed esaltarla senza apparente motivo — come in qualche caso italiano — oppure analizzarla fino a ridurla a unico motore della pellicola — come in qualche caso americano.
    Il trucco, se c’è, è quello di spostare il fuoco dalla scena ai singoli personaggi. Riggan Thomson è chiaramente costruito sul proprio interprete: un attore alla ribalta per il ruolo di un supereroe, che rifiuta di girare il quarto film della saga e che per un po’ di tempo sparisce, prima di cercare di rilanciarsi come artista impegnato. C’è della meta-auto-critica alla stessa opera di Alejandro Iñárritu, che mette in pellicola il dietro-dietro le quinte di uno spettacolo teatrale e si occupa della psicologia dei personaggi senza preoccuparsi di cambiare il tono tra quello che è il film, vale a dire quello che succede nei bar, per le strade e nei camerini, e quello che nel film accade in scena. Carver, o l’adattamento del suo adattamento, scorre fuori dalle bocche degli attori che calcano il palco del St. James come il prolungamento naturale dei dialoghi, tradendo la vera natura dell’opera. Che si tratti di ironia, meta-ronia o disillusione, difficile a dirsi. È un gioco per tentativi, per scarti improvvisi, per deviazioni che ricordano quelle della macchina da presa appena prima di soffermarsi troppo a lungo su un dialogo non fondamentale. La condanna al continuo movimento cui sono costretti gli attori, proprio come in teatro. A conti fatti, quello che pensano o le conclusioni alle quali i personaggi giungono, conta molto poco di fronte all’importanza del personaggio stesso e al suo significato attraverso l’interpretazione dell’attore che gli dà forma.
    «Risposte banali a domande complesse, giustificate da un cast impressionante», ha scritto Richard Brody sul New Yorker. Può darsi, se ci si ferma a dare retta alle risposte che ogni personaggio dà alla propria condizione, sempre più o meno compromessa: Thomson non potrà che cedere alla sua pazzia e dare retta alla voce di Birdman che esiste solo nella sua testa per affermarsi come attore, Shiner dovrà ammettere la sua debolezza come uomo fuori dal palcoscenico per combattere la sua impotenza e inseguire un’erezione portentosa per esorcizzarla, Sam dovrà cedere a se stessa per lasciarsi il passato alle spalle, tradotto in tanti trattini su un rotolo di carta igienica quanti sono gli anni della Terra. Ma se si lascia perdere la caccia all’insegnamento, la pretesa che un film possa contenere le risposte alle domande fondamentali e si accetta che in fondo Birdman non dia alcuna soluzione agli intrichi vitali dei suoi personaggi, allora si può guardare il film per quello che è: un’incredibile prova di regia e di interpretazione.
    Alla fine di tutto i grandi interrogativi rimangono aperti, ma a chiudersi è l’infinito ciclo scambi, battute e dialoghi, cambi di scena, voli immaginari e reali corse in taxi, almeno due baci risolutivi e un bacio compromettente, supereroi la cui voce ricorda quella di altri supereroi e spettacoli potenzialmente perfetti. Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, ma anche Zach Galifianakis, Naomi Watts, Amy Ryan e Andrea Riseborough. La loro presenza grandiosa che, proprio come in un racconto di Carver, da sola assolve qualche buco di ragionamento.
    È probabile che tutto si riduca a questo: non è nella storia che va cercata la sincerità ma nella vera e propria onestà degli attori. Come per Carver, Iñárritu non delega i dialoghi il senso del suo film, ma lascia che scorrano le interpretazioni e affida al realismo tutto quello che gli spettatori decidono di trovarci. Dopo aver visto il film ognuno avrà la sua idea di come sono andate realmente le cose, ciascuno troverà le proprie risposte. Thomson sarà per alcuni capace di volare e dotato di poteri telecinetici e per altri semplicemente fuori di testa (ignoranza, appunto, intesa come mancata conoscenza). Quale che sia l’interpretazione personale di ciascuno degli spettatori, quella sarà la verità. E rimarrà incollata alle retine per mezzo di un cast straordinario.(Giulio D'Antona, www.linkiesta.it/)


    Ci voleva lo sguardo di un messicano per cogliere l’essenza del cinema a stelle e strisce dei nostri giorni. Inarritu è un autore che pur essendosi ben presto naturalizzato al cinema Hollywoodiano ha saputo mantenere uno sguardo da lucido outsider, continuando a sorprenderci. Da Amores Perros a Biutiful, la sua è una narrazione che ha nel sangue il DNA del migrante e che rifiuta ostinatamente le allettanti cartoline prefabbricate che ogni paesaggio narrativo rischia di propinare....Hollywood e Broadway, vanità della fama e frustrazione della critica, realtà e finzione, ma soprattutto un disperato bisogno di essere apprezzati dagli altri. La storia di Riggan racchiude tutto ciò guardando con benevola ironia alla stessa biografia di Michael Keaton che, dopo aver indossato i panni del Batman di Tim Burton, è svanito progressivamente dal grande schermo. Questa sovrapposizione, vincente già in partenza, rivive con forza nell’interpretazione di Keaton che dà sostanza ad ogni singola battuta di un film in tutto e per tutto eccellente ed originale.Una volta tanto non abbiamo a che fare con l’adattamento di un libro o di una graphic-novel. La sceneggiatura originale firmata dallo stesso Inarritu cesella infatti un’inedita e gustosa black-comedy con dialoghi serrati e nervosi degni del primo Woody Allen, e dal sapore di un cinema americano d’altri tempi, senza peli sulla lingua: Nashville di Altman, Tootsie di Pollack e per certi versi anche The King of Comedy di Scorsese.

    Birdman è un film impetuoso che certamente con la sua mole rischia di travolgere lo spettatore. Ma per chi riuscirà a tenersi ben ancorato alla poltrona della sala, si rivela un’esperienza esaltante. Inarritu rinuncia alla segmentazione del montaggio, affidando la narrazione al semplice scorrere delle immagini, in una successione di piani sequenza che ci fa immergere minuto dopo minuto negli allucinati backstage di Broadway. Non c’è interruzione, non c’è alcun velo tra noi, Riggan e gli altri teatranti. Implacabilmente siamo costretti a seguirne tutta la ridicola pantomima, ad assistere alla rottura del loro fragile equilibrio, a seguirli anche dove per pudore o per riprendere fiato, non vorremmo seguirli. Apparentemente, nella dimensione del piano sequenza tutto sembrerebbe trovare una sua logica, quasi una sua tranquillità, se non fosse per la musica: scomposta, disarticolata. La colonna sonora rompe l’unità delle immagini, con un susseguirsi di improvvisazioni a base di batteria. Una continua Jam-session che martella la lastra di ghiaccio sulla quale goffamente danzano i personaggi.Quella di Inarritu è una meravigliosa storia di maschere indossate e strappate via con violenza ed è anche il racconto della lotta, quasi donchisciottesca, di chi sperimenta la disparità tra le proprie ambizioni e la misera realtà che lo circonda. Alla platea non si propongono più né attori né sentimenti, ma solo vuote maschere infarcite di rumore e superpoteri: la ricetta di quello che viene definito un vero “genocidio culturale”. Per il regista il problema non sono i cinecomics, ma il loro background. L’humus culturale di un cinema sempre più appiattito e rumoroso è il pubblico, la cui attenzione viene accesa soltanto da un’erezione involontaria sul palco o dallo spettacolo grottesco di un attore, non più giovane, costretto a marciare in mutande sotto le impietose luci di Times Square. E’ “la pornografia apocalittica” delle visualizzazioni su youtube, del vuoto tam-tam dei social networks, della viralità suggerita ossessivamente dallo stesso mondo dello spettacolo: l’unico modo per essere amati e per esistere in un mondo senza coordinate. Tutto si gioca su questo fondamentale desiderio di amore, che fa dell’arte solo uno strumento a percussione della celebrità (“Tu non sei un attore, sei una celebrità”) Durante il film finiamo con il ridere degli attori, creature fragili e patetiche che lottano tra loro per avere spazio sul palco e nella vita, solo per renderci conto che quella di Riggan potrebbe essere la storia di tutti noi e del nostro tempo. Allora la risata si fa amara. Di fronte all’inconsistenza della realtà non resta che smettere di respingere la maschera e spiccare il volo, dando al mondo esattamente ciò che vuole: noi non vogliamo Carver, non vogliamo Riggan, forse vogliamo il suo sangue ma sicuramente vogliamo Birdman il supereroe. (http://fuoriposto.com/blog)
     
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