Dustin Hoffman

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    Dustin Hoffman




    Dustin Lee Hoffman (Los Angeles, 8 agosto 1937) è un attore cinematografico e teatrale statunitense.


    Hoffman nacque a Los Angeles da Harry, allestitore di scenografie per la Columbia Pictures e poi rappresentante di mobili, e da Lillian Gold, pianista jazz. Ha un fratello, Ronald, avvocato ed economista. La famiglia era di origini ebraiche, ma Dustin non ha mai avuto un'educazione religiosa.

    Trasferitosi a New York per studiare recitazione all'Actor's Studio, nel 1967 ha esordito sul grande schermo - dopo una gavetta teatrale - con Il Laureato, diretto dal regista Mike Nichols, film che gli è valso la prima candidatura al Premio Oscar.

    Nella sua carriera, Hoffman ha interpretato decine di film (quasi tutti di successo, sia al botteghino che in sede di critica), vincendo due statuette d'oro come miglior attore: la prima nel 1980 con il film Kramer contro Kramer; la seconda nel 1989 con la pellicola Rain Man, che gli ha consentito di aggiudicarsi anche un Premio David di Donatello.

    Nel 1996 ha vinto a Venezia Il Leone d'Oro alla carriera.

    Nel 2007 è stato testimonial di alcuni spot televisivi natalizi di Sky Italia nei quali interpretava Mr. Magorium, il personaggio protagonista del suo ultimo film Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie.




    filmografia


    * Il laureato, regia di Mike Nichols (1967)
    * Un dollaro per 7 vigliacchi, regia di Dan Ash (1968)
    * Un uomo da marciapiede, regia di John Schlesinger (1969)
    * John e Mary, regia di Peter Yates (1969)
    * Piccolo grande uomo, regia di Arthur Penn (1970)
    * Cane di paglia, regia di Sam Peckinpah (1971)
    * Chi è Harry Kellerman e perché parla male di me?, regia di Ulu Grosbard (1971)
    * Alfredo, Alfredo, regia di Pietro Germi (1972)
    * Papillon, regia di Franklin J. Schaffner (1973)
    * Lenny, regia di Bob Fosse (1974)
    * Il maratoneta, regia di John Schlesinger (1976)
    * Tutti gli uomini del presidente, regia di Alan J. Pakula (1976)
    * Vigilato speciale, regia di Ulu Grosbard (1978)
    * Il Segreto di Agatha Christie, regia di Michael Apted (1979)
    * Kramer contro Kramer, regia di Robert Benton (1979)
    * Tootsie, regia di Sidney Pollack (1982)
    * Morte di un commesso viaggiatore, regia di Volker Schlöndorff (1985)
    * Ishtar, regia di Elaine May (1987)
    * Rain Man - L'uomo della pioggia, regia di Barry Levinson (1988)
    * Sono affari di famiglia, regia di Sidney Lumet (1989)
    * Dick Tracy, regia di Warren Beatty (1990)
    * Hook - Capitan Uncino, regia di Steven Spielberg (1991)
    * Billy Bathgate - A scuola di gangster, regia di Robert Benton (1991)
    * Eroe per caso, regia di Stephen Frears (1992)
    * Virus letale, regia di Wolfgang Petersen (1995)
    * American Buffalo, regia di Michael Corrente (1996)
    * Sleepers, regia di Barry Levinson (1996)
    * Mad City - Assalto alla notizia, regia di Costa-Gavras (1997)
    * Sesso e potere, regia di Barry Levinson (1997)
    * Sfera, regia di Barry Levinson (1998)
    * Giovanna D'Arco, regia di Luc Besson (1999)
    * Moonlight Mile - Voglia di ricominciare, regia di Brad Silberling (2002)
    * La giuria, regia di Gary Fleder (2003)
    * Confidence, regia di James Foley (2003)
    * Mi presenti i tuoi?, regia di Jay Roach (2004)
    * I ♥ Huckabees - Le strane coincidenze della vita, regia di David O. Russell (2004)
    * Neverland - Un sogno per la vita, regia di Marc Forster (2004)
    * Striscia, una zebra alla riscossa, regia di Frederik Du Chau (2005) - voce
    * The Lost City, regia di Andy Garcia (2005)
    * Profumo - Storia di un assassino, regia di Tom Tykwer (2006)
    * Vero come la finzione, regia di Marc Forster (2006)
    * Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie, regia di Zach Helm (2007)
    * Kung Fu Panda, regia di Mark Osborne e John Stevenson (2008) - voce
    * Last Chance Harvey, regia di Joel Hopkins (2008)
    * Little Fockers, regia di Jay Roach (2009) pre-produzione
    * Kung Fu Panda 2, regia di Mark Osborne e John Stevenson (2010) - voce
     
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    Il laureato






    « Mrs. Robinson, you're trying to seduce me... Aren't you? »

    « Signora Robinson, lei sta tentando di sedurmi! »

    (Benjamin Braddock (Dustin Hoffman) nella scena più famosa del film.)


    Titolo originale The Graduate
    Paese USA
    Anno 1967
    Durata 105 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Genere drammatico, sentimentale
    Regia Mike Nichols
    Soggetto Charles Webb
    Sceneggiatura Buck Henry, Calder Willingham
    Fotografia Robert Surtees
    Montaggio Sam O'Steen
    Musiche Dave Grusin, Paul Simon

    Interpreti e personaggi

    Dustin Hoffman: Benjamin "Ben" Braddock
    Anne Bancroft: Mrs. Robinson
    Katharine Ross: Elaine Robinson
    Brian Avery: Carl Smith
    Murray Hamilton: Mr. Robinson
    Marion Lorne: Miss. DeWitte
    William Daniels: Mr. Braddock
    Elizabeth Wilson: Mrs. Braddock
    Walter Brooke: Mr. McGuire
    Norman Fell: Mr. McCleery
    Elisabeth Fraser: Seconda signora

    Doppiatori italiani

    Luigi La Monica: Benjamin "Ben" Braddock
    Anna Miserocchi: Mrs. Robinson
    Melina Martello: Elaine Robinson
    Aldo Giuffré: Mr. Robinson
    Benita Martini: Mrs. Braddock
    Stefano Sibaldi: Mr. Braddock
    Pino Colizzi: Carl Smith
    Bruno Persa: Mr. McGuire
    Ennio Balbo: Mr. McCleery

    Premi

    Premi Oscar 1968: miglior regista
    5 Golden Globe 1968: miglior film commedia o musicale, miglior regista, miglior attrice in un film commedia o musicale (Anne Bancroft), miglior attore debuttante (Dustin Hoffman), miglior attrice debuttante (Katharine Ross)
    4 Premi BAFTA 1969: miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura, miglior montaggio





    Il laureato (The Graduate) è un film del 1967 diretto da Mike Nichols, basato sul romanzo omonimo di Charles Webb.
    Nel 1996 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.



    Trama



    Benjamin Braddock, giovane di ricca famiglia, torna a casa a Pasadena dopo il conseguimento della laurea e qui viene organizzata per lui una festa con tutti gli amici dei suoi genitori. Tra questi c'è la signora Robinson, moglie del socio di suo padre, la quale con la scusa di farsi riaccompagnare riesce a portarlo a casa sua e qui, dopo essersi spogliata di fronte a Benjamin, con grande imbarazzo del giovane, gli dice chiaramente che per lui sarà sempre disponibile.
    Successivamente torna a casa il marito, che non sospetta nulla e che inizia a parlare a Ben della figlia Elaine. Dopo qualche giorno Ben chiama la signora Robinson e si incontrano in un hotel dove poi continueranno a vedersi regolarmente. Parlando con la signora Robinson, Ben scopre che ormai il rapporto tra lei e il marito non esiste più, dormono infatti in camere separate, e che la donna è stata costretta a sposarsi poiché era rimasta incinta.



    Dopo qualche mese il padre di Ben viene a sapere che Elaine sta per tornare da Berkeley e propone al figlio di uscire con lei o in alternativa di vedersi tutti insieme per una cena. Non volendo trovarsi in quella situazione, è costretto a portare fuori Elaine, suscitando l'ira della signora Robinson che, precedentemente, gli aveva fatto promettere che non sarebbe mai uscito con la figlia. Il ragazzo, cercando di mantener fede alla promessa data, fa di tutto per rendersi sgradevole agli occhi di Elaine, ma dopo che questa inizia a piangere le spiega di averla invitata solo perché costretto dai suoi genitori. Dopo questa rivelazione i due giovani passano insieme una serata stupenda e decidono di continuare a vedersi. Ben finisce per innamorarsi di Elaine, fra i due inizia una storia che si interrompe bruscamente quando Ben, pressato dalla signora Robinson, dice ad Elaine della sua relazione con sua madre.
    Elaine viene mandata a studiare a Berkeley, dove si fidanza con Carl, un altro giovane, ma Ben, deciso a riconquistarla a tutti i costi si trasferisce a sua volta a Berkeley, prendendo una stanza da un affittacamere per studenti. Dopo alcuni ostinati tentativi di Benjamin che vedono il rifiuto di Elaine, alla fine i due giovani si riconciliano, e nonostante gli avvertimenti della signora Robinson, Benjamin ed Elaine riprendono in qualche modo il loro rapporto sentimentale. Ben chiede alla sua amata di sposarlo e lei lasciandolo dapprima senza risposta, sembra accettare.



    Ma il signor Robinson viene a sapere della relazione di Ben e sua moglie e si reca di persona a Berkeley. Giura al giovane protagonista che non avrebbe mai più rivisto la figlia e costringe Elaine a lasciare la prestigiosa università.
    La ragazza prima di partire lascia alla compagna di stanza una lettera destinata a Ben, nella quale gli dichiara il suo amore. Questi, venuto in possesso della lettera, inizia a cercare disperatamente Elaine e nella casa dei genitori, viene a sapere dalla madre di lei che la sua amata sta per sposarsi. Mancano ormai solo poche ore al matrimonio, e Ben deve scoprire dove si svolgerà la cerimonia e precipitarsi il più velocemente possibile sul posto, per tentare di impedire in extremis che Elaine si sposi.
    Dopo una corsa affannosa e spericolata, prima a bordo della sua Alfa Romeo Duetto, e a piedi poi, Ben arriva in chiesa. Ma è troppo tardi: Elaine si è appena sposata. Benjamin irrompe urlando disperato il nome di Elaine e con estrema meraviglia dei presenti, Elaine gli corre incontro e decide di fuggire con lui. I parenti degli sposi si avventano sul ragazzo. Dopo una breve colluttazione Benjamin riesce a liberarsi e a portare via con sé Elaine.
    I due (lei è in abito da sposa con il bouquet in mano) salgono in fuga sul primo autobus di passaggio fra lo stupore di tutti e finalmente, allontanandosi verso una destinazione ignota, riescono a ritrovare il sorriso. Ma è un sorriso fugace, in un breve istante i loro volti perdono l'espressione felice.




    Il film ebbe un successo strepitoso, tanto che tuttora è un film di culto, rivisto, citato, ricordato e apprezzato anche a distanza di moltissimi anni. La fortuna della pellicola si deve a un insieme di fattori: le interpretazioni dei protagonisti (Dustin Hoffman, al suo primo ruolo cinematografico importante; Anne Bancroft, la donna matura che seduce il giovane laureato, Katharine Ross nella parte della giovane Elaine), l'innovativa regia di Mike Nichols, l'utilizzo delle canzoni (in particolare la celeberrima "Mrs. Robinson") di Simon and Garfunkel, il tema molto trasgressivo per l'epoca, le argute situazioni comiche.
    Alcune scene, prima fra tutte la corsa disperata di Benjamin a bordo di un'Alfa Romeo Duetto rossa (vettura poi rimasta famosa proprio grazie al film stesso) e le urla in chiesa per impedire il matrimonio di Elaine, ma anche il primo incontro fra Ben e Mrs. Robinson in albergo, sono rimaste impresse nella memoria e nell'immaginario collettivo per generazioni.
    Il film, prodotto nel 1967, sia pure in veste di commedia e attraverso un taglio sentimentale e non politico, avverte e in qualche modo anticipa i fermenti giovanili di ribellione che esploderanno di lì a pochi mesi nelle grandi contestazioni del 1968.
    In tutto il film viene continuamente sottolineata una sostanziale incomunicabilità fra i giovani (Benjamin e la sua coetanea Elaine) e il mondo degli adulti, che tentano di imporre i propri schemi perbenisti. Incomunicabilità che Benjamin ha non soltanto con i genitori ma anche con la signora Robinson, persino dopo esserne diventato l'amante. Benjamin non è ancora un figlio del '68, non si ribella apertamente, non tenta di cambiare il mondo, semplicemente si limita a disobbedire, ha il coraggio di fare di testa sua, scegliendo una strada diversa da quella pensata dagli adulti.
    La fuga finale dei due giovani in un autobus preso a caso, può essere vista persino come una sintesi del clima di quell'epoca, la spinta a una rottura con il conformismo imposto dalla società, ma attraverso una fuga inconsapevole, colma di incertezze e priva di un reale progetto.



    Diverse scene del film sono state frequentemente riprese o parodiate in numerosi film e spot pubblicitari:
    La scena della chiesa e la seguente fuga in autobus è stata parodiata nel 1994 nella serie tv I Simpson, nel 21º episodio della V stagione (L'amante di Lady Bouvier).
    Nel film Shrek 2, la scena in cui il protagonista si trova dietro una finestra guardando in direzione opposta la sua amata insieme a un altro e la chiama gridando e sbattendo le mani sui vetri è una chiara citazione della sequenza in chiesa dove Benjamin chiama disperatamente Elaine da dietro un vetro.
    Il laureato verrà ripreso poi nel 2005 nel film Vizi di famiglia (regia di Rob Reiner, con Kevin Costner e Jennifer Aniston) che trarrà spunto dal "reale" pettegolezzo legato al film.
    In Italia ne è stata fatta anche una versione teatrale con protagonista Giuliana De Sio, che è stata rappresentata dal 2007 al 2009.
     
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    grazie gabry...mitica la colonna sonora
     
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    « - Perché avete ucciso mia figlia?
    - Perché mi serviva. »
    (dai dialoghi del film)


    Profumo - Storia di un assassino






    Titolo originale Perfume: The Story of a Murderer
    Paese Germania, Francia, Stati Uniti
    Anno 2006
    Durata 147 min
    Genere drammatico, thriller
    Regia Tom Tykwer
    Soggetto Patrick Süskind
    Sceneggiatura Andrew Birkin, Bernd Eichinger, Tom Tykwer
    Distribuzione (Italia) Medusa Film
    Fotografia Frank Griebe
    Montaggio Alexander Berner
    Musiche Reinhold Heil, Johnny Klimek, Tom Tykwer
    Scenografia Uli Hanisch

    Interpreti e personaggi

    Ben Whishaw: Jean-Baptiste Grenouille
    Dustin Hoffman: Giuseppe Baldini
    Alan Rickman: Richis
    Rachel Hurd-Wood: Laura
    Jessica Schwarz: Natalie
    Karoline Herfurth: venditrice di prugne
    John Hurt: Narratore
    Corinna Harfouch: Madame Arnulfi

    Premi

    European Film Awards 2007: miglior fotografia




    Trama

    Francia, XVIII secolo - Jean-Baptiste Grenouille (Ben Whishaw) nasce da una ragazza madre tra i rifiuti di una Parigi povera e sporca. Una pescivendola al mercato si sente male, si sdraia dietro il banco ed espelle il feto (che la voce del narratore ci informa essere il quinto di una serie di feti nati morti) tagliandone il cordone con abitualità e noncuranza. Ma il neonato, abbandonato dalla madre tra sporcizia, topi e resti di pesce, inizia a respirare, e le sue urla subitanee richiamano l'attenzione di alcuni presenti. La madre, accusata di infanticidio viene impiccata.
    Finisce in un orfanotrofio gestito da una megera che lo venderà, ormai ragazzo, ad un conciatore. Parlerà tardi, dopo i 5 anni, ma presto, scoprirà di avere un olfatto assolutamente fuori dal comune; gli odori divengono il fulcro della sua esistenza: riesce a distinguere l'odore dell'erba, della pietra calda, del legno bagnato, dell'acqua e della rana che vi nuota.
    Un giorno, in città per una consegna, incontra l'odore della sua vita: proviene da una fanciulla venditrice di prugne (Karoline Herfurth). La segue, l'odora ed incidentalmente la soffoca tentando di farla star zitta per non essere scoperto.
    Sempre per una consegna, capita nel negozio di Monsieur Baldini (Dustin Hoffman), un profumiere italiano in declino. Qui, nel suo studio, ricrea in poco tempo il famoso e vendutissimo profumo Amore e psiche del profumiere concorrente Pélissier. Baldini lo assume e Jean-Baptiste viene iniziato all'arte della profumeria e della distillazione. Modifica e migliora il profumo di Pélissier, la voce si sparge a Parigi e gli affari del negozio rifioriscono grazie alle creazioni dell'allievo.
    Ma a Jean-Baptiste interessa soprattutto sapere come estrarre e distillare gli odori di tutte le cose. Cerca di distillare l'odore del rame, del vetro e persino del gatto di Baldini. Capisce che deve esistere qualche altra tecnica e, su consiglio del maestro, parte per la provenzale Grasse, il più rinomato centro per la produzione di profumi.
    Qui, nel paese della lavanda, impara nuove tecniche e si sente pronto finalmente per creare il profumo perfetto, quello che lo renderà famoso in tutto il mondo. Ossessionato dal profumo di quella giovane venditrice di prugne, incontrata tempo prima, comincia a distillare il profumo di donna: ma gliene servono almeno 13. Un buon profumo è costituito da 12 essenze - diceva Baldini -: 4 per l'accordo di testa, 4 per l'accordo di cuore, 4 per l'accordo di base e l'ultima, la più potente, che farà di quel profumo l'unico ed impareggiabile.
    Uccide 12 bellezze e ne estrae l'essenza; gli manca l'ultima, la più bella, e la identifica nella bellissima Laura (Rachel Hurd-Wood), figlia del potente Richis (Alan Rickman). Grasse è in allarme per gli efferati delitti; non si riesce a trovare la chiave di lettura dei crimini. Le modalità sono sempre quelle: giovani donne belle vengono trovate nude, coi capelli rasati ma senza tracce di violenza sessuale. Richis ha paura per la figlia, la porta via da Grasse ma fallisce. E Jean-Baptiste, che nel frattempo è stato identificato come l'assassino ed è ricercato, riesce ad estrarre l'ultima essenza. Il profumo perfetto è pronto ma viene catturato. Grazie ad esso riesce a sfuggire il patibolo e si dirige verso Parigi.
    La voce del narratore racconta: "Aveva ancora profumo sufficiente da asservire il mondo intero, se avesse voluto sarebbe potuto andare a Versailles a farsi baciare i piedi dal Re, scrivere al Papa una lettera profumata e rivelarsi come il nuovo Messia, avrebbe potuto fare questo e molto di più se avesse voluto. Possedeva un potere più forte del potere del denaro, del terrore o della morte, l'invincibile potere di suscitare l'Amore nell'Umanità".
    Il 25 giugno 1767, entra in città da Rue Saint-Jacques. Avendo capito che il profumo, nonostante potesse farlo apparire come una divinità per il mondo intero, non poteva trasformarlo in un essere capace di amare e di essere amato veramente, si versa sul capo tutto il profumo con un gesto lento, davanti ad una folla di poveracci infreddoliti, e si lascia uccidere inerte dalla smania e dall'adorazione di questi in quello che si rivelerà, il giorno seguente, essere un mercato del pesce, lo stesso posto dov'era nato.



    ......Dustin Hoffman nel film è Giuseppe Baldini......

    Così come un accordo musicale, l'accordo di un profumo contiene 4 essenze, o note accuratamente selezionate in base alla loro affinità armonica, ciascun profumo contiene 3 accordi : la testa, il cuore e la base, e quindi fanno 12 note in totale: l'accordo di testa racchiude la prima impressione, dura pochi minuti, prima di lasciare il posto all' accordo del cuore, il tema dominante del profumo, che dura alcune ore, e infine, l'accordo di base, la scia del profumo che dura alcuni giorni..... (Giuseppe Baldini)

    Ma gli antichi egizi credevano che si potesse creare un profumo assolutamente al difuori del comune, aggiungendo solo una nota in più una sorta di essenza decisiva, che avrebbe risonato e dominato su tutte le altre. Un'antica leggenda narra che fu rinvenuta un'anfora dentro l'antica tomba di un faraone, dicono che quando venne aperta si sprigionò una fragranza che dopo tutti quegli anni era rimasta intatta, un profumo di una soave bellezza, ma così potente che anche solo per un fugace momento qualunque persona lo annusasse pensava di trovarsi in paradiso... dodici essenza furono identificate, ma la tredicesima, quella fondamentale, non la individuarono mai. (Giuseppe Baldini)

    L'anima degli esseri è racchiusa nel loro odore. (Giuseppe Baldini)




    .....recensione.....

    Difficile, sicuramente difficile fare un film da un libro tanto particolare come il Profumo di Patrick Süskind.
    Il libro è uno dei miei preferiti e non potevo non vedere questa pellicola che può vantare tra gli interpreti un Dustin Hoffman veramente in ottima forma.
    Negli anni passati diversi registi si sono interessati a questa storia e avrebbero voluto farne un film, gente del calibro di Kubrick e Scorsese, purtroppo l'autore del libro è sempre stato molto reticente a riguardo e solo nel 2001 si è deciso a cedere i diritti del suo libro più famoso.
    Il film è diretto da un regista non famosissimo, certo Tom Tykwer, ha curato anche le musiche del film, ma sarà riuscito a trasferire la magia del libro sulla pellicola?
    Ambientato nella Francia del diciottesimo secolo, questo film narra le vicende di Jean-Baptiste Grenouille, una persona al limite dell'autistico ma con un incredibile dote olfattiva.
    Abbandonato dalla madre, reietto da tutti, a sostenerlo soltanto il suo grandissimo fiuto e la sua memoria olfattiva fuori dal comune che gli permette di catalogare qualsiasi odore.
    Ben presto si farà notare per le sue capacità da un noto profumiere Parigino *Hoffman* ormai privo d'ispirazione.
    Jean-Baptiste passa la sua vita cercando di costruire un profumo perfetto, lui nato senza odore in un mondo dove il puzzo la faceva da padrone, lui nato senza l'amore di nessuno.
    Grenouille vuole costruirsi un profumo che gli permettesse di essere amato dal mondo, lui che non veniva notato da nessuno, lui così insignificante.
    Per realizzare il suo progetto non si fa scrupoli a uccidere essere umani, ma non persone qualunque, soltanto quelle persone che hanno la capacità di suscitare l'amore nel prossimo, così poi da poterne estrarre l'essenza odorosa e costruire una sorta di cocktail per avere il suo profumo perfetto.
    Il film fa quel che può per stare dietro a una storia tanto particolare ma non mi ha convinto appieno. Stupenda la ricostruzione storica, la fotografia, ma poco ritmo, soprattutto nella seconda parte del film.
    Lungo, a volte un pò tedioso, e nonostante questo molti particolari del libro vengono omessi nel corso della storia, così chi non conosce il libro si trova davanti a molte domande che non riescono ad avere risposta nemmeno alla fine del film.
    Il protagonista è interpretato da Ben Whishaw, diciamo che fisicamente ci possiamo anche stare, forse un pò troppo alto per la parte, ma al di là di questo un'ottima prova d'attore in una parte non certo semplice, bisogna ammetterlo.
    Straordinario Dustin Hoffman nella parte del profumiere GIuseppe Baldini, la parte migliore del film è sicuramente quella dove lo vede recitare.
    Purtroppo questo film si avvicina all'obiettivo ma non riesce a colpirlo.
    Le premesse c'erano tutte per fare un grande film ma la storia ha diversi buchi e il tutto spesso suona troppo artefatto e "moderno", soprattutto nella seconda parte della pellicola.
    (dal web)





    Profumo è un film ricco di spunti interessanti, ma non per questo è adatto a tutti. Si tratta di un libro portato su schermo, ed è allo stesso tempo un bene e un male. Bene perché chi ha letto il libro potrà cogliere il più intimo pensiero del personaggio, la sua ricerca diventerà la nostra ricerca: la brama di conoscenza, il desiderio sfrenato di capire i più intimi profumi che la natura offre, diventerà anche dello spettatore. Più volte si inspira con il personaggio cercando di immaginare il profumo che in quell’istante Grenouille sta amando, assaporando, vivendo.
    Il primo plauso va sicuramente alla regia. E’ incredibile, molte volte si rimane di stucco nel vedere come il regista ha dato immagini, colori e forma agli odori. Memorabile la scena in cui Baldini assapora il primo profumo creato da Grenouille, lasciandosi trasportare dai sensi: lì il profumo prende vita, ci sono fiori, prati, c’è un turbinio di colori e infine una donna, bellissima, che sussurra all’orecchio del profumiere tutto il suo amore. Riuscirete quasi a sentire l’odore del mare, dei prati, dei fiori, delle uova di rane in cui Grenouille si imbatte e a cui la sapiente regia dà vita.
    Il suo camino per i boschi sarà per noi motivo di riflessione, di rimando verso quelle essenze, verso quegli odori che molte volte ci scorrono davanti passando inosservati.
    Le musiche, i temi lirici che accompagnano le ricerche di Grenouille sono paradisiache, oniriche. Basta tendere l’orecchio per lasciarsi coccolare dagli archi, dai violini, dai flauti delle sinfonie classiche, come quella che accompagna (magistralmente) l’incontro tra Grenouille e la sua ultima vittima, incontro in cui lui sotto il suo balcone la guarda estasiato dal suo odore e lei, ignara di tutto, si china per cogliere una rosa bianca, pallida, pura, come è lei.
    E’ un piacere per i sensi vedere come vista, udito, e perché no olfatto si uniscano, si intreccino in questo film. Il regista (già visto il "Lola corre") ha reso il flusso cinematografico grazie all'unione dei tre sensi portati su schermo. Ecco, è questo il pregio del film, è un film per i sensi. Musiche, colori, odori (anche se immaginati) creano un tutt’uno regalando 140 minuti di poesia e magia. A volte la poesia si spezza, e la crudeltà di Granouille esce fuori, in tutto il suo orrore. Il suo modo di carpire gli odori dal corpo delle vergini (uccidendole per poi avvolgerle in teli ricoperti di grasso animale) è macabro, crudo: ciononostante non si riesce a colpevolizzare fino in fondo il protagonista, sarebbe come colpevolizzare noi stessi che, come lui, desideriamo quegli odori, e quasi invidiamo Grenouille, che può godere di tali profumi mentre noi possiamo solo immaginarli, solo vederli, ma non sentirli.
    Altro punto forte è il protagonista stesso: l’attore sa quello che fa, sembra tagliato per quel ruolo, e anche la fisicità lo aiuta in questo. E’ così forte la caratterizzazione di Grenouille che lo sentiremo come uno di noi, con quel suo modo incerto di parlare, con quella sua timidezza che nasconde una forza d’animo e una determinazione non comuni. Deludente invece Hoffmann, che non regala nulla al suo pubblico: ci si aspettava qualcosa in più da una leggenda vivente come lui.
    I riferimenti ad alcuni passi del libro sono molto azzeccati, sembra quasi che il romanzo sia diventato un racconto ad immagini. Il fatto che la pellicola sia molto simile al libro è però un limite. Le due produzioni non possono essere confrontate, dato che la parola ha una capacità comunicativa che nessuna immagine può rappresentare, almeno in questo caso. Chi non ha letto il libro difficilmente apprezzerà a fondo Grenouille, la sua mente, il suo concetto di possesso degli odori; la sua ricerca sembrerà quasi un inutile, persino banale, spargimento di sangue. Questo di primo impatto, ma basta solo soffermarsi un po’ per cogliere tutte le sfumature di cui il film è pieno.
    Certo è un film da vedere ma non è di facile lettura.
    (Nicolas "Bukowski" Angiuli)





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    Un uomo da marciapiede




    Titolo originale Midnight Cowboy
    Paese Stati Uniti d'America
    Anno 1969
    Durata 113 min
    Rapporto 1,85:1
    Genere drammatico
    Regia John Schlesinger
    Soggetto James Leo Herlihy
    Sceneggiatura Waldo Salt
    Produttore Jerome Hellman
    Casa di produzione United Artists
    Fotografia Adam Holender
    Montaggio Hugh A. Robertson
    Musiche John Barry
    Costumi Ann Roth
    Trucco Irving Buchman

    Interpreti e personaggi

    Dustin Hoffman: Enrico (Rico) "Sozzo" Rizzo
    Jon Voight: Joe Buck
    Brenda Vaccaro: Shirley
    Sylvia Miles: Cass
    John McGiver: Mr. O'Daniel
    Barnard Hughes: Towny
    Ruth White: Sally Buck
    Jennifer Salt: Annie
    Bob Balaban: Giovane studente





    Trama

    Il film narra la storia di un giovane texano, Joe Buck (Jon Voight), il quale, stanco della sua vita noiosa e piena di brutti ricordi e del suo lavoro di lavapiatti in una tavola calda, decide di partire per New York. Nella Grande Mela Joe, nelle vesti di un cowboy da rodeo, spera di guadagnarsi da vivere facendo il gigolò, in quanto, per sua stessa ammissione, l'unica cosa che gli riesce bene è fare l'amore (è un ragazzone alto, biondo, e con un certo fascino, molto bravo a letto). I primi tempi a New York si rivelano però poco soddisfacenti: il fare lo spaccone lo rende ridicolo e l'incapacità di approcciarsi alle clienti non gli procura soldi. La prima volta che va a letto con una donna (Sylvia Miles), ignara del suo lavoro di "stallone di professione", si rivela un disastro: infatti quando le va a chiedere il compenso la donna scoppia in lacrime e alla fine paradossalmente è Joe a darle dei soldi (per quietarla e farle passare la crisi), imbarazzato e stupito.
    Un giorno Joe incontra in un bar Enrico Salvatore Rizzo (Dustin Hoffman), detto "Sozzo", anche se lui preferisce il soprannome non dispregiativo "Rico"; italoamericano, Rizzo è zoppo, figlio di un lustrascarpe, che tira avanti, malamente, con piccole truffe e raggiri. Rizzo però si presenta a Joe come un suo possibile amico: dietro pagamento di 20 dollari, gli organizza un incontro con un tale, a suo dire in grado di aiutarlo nella sua attività di accompagnatore. Come scoprirà a sue spese il presunto "intermediario" altro non è che un maniaco religioso. Da quel momento le cose per Joe vanno sempre peggio: senza soldi, è costretto a lasciare la sua camera, e i proprietari della stessa gli prendono i bagagli fino a che non potrà pagare. Davanti al giovane texano si pone anche la terribile prospettiva di tornare a fare il lavapiatti: disperato, Joe cerca di prostituirsi con gli uomini, ma il suo unico cliente è un giovane studente senza soldi.
    Quasi per caso Joe ritrova Enrico all'interno di una tavola calda, su cui si getta con rabbia nel tentativo di riavere i suoi soldi: Rizzo però è al verde, ma nonostante ciò si offre di aiutare il ragazzo, ospitandolo nella sua "casa", ovvero uno scalcinato appartamento in un palazzo pericolante destinato alla demolizione. Inizia così un periodo in cui i due uomini cercano di tirare avanti dandosi vicendevolmente una mano: Joe aiuta Rico nelle sue "attività" (piccoli furti e raggiri...) mentre l'italoamericano cerca di aiutare, senza successo, il texano nel suo lavoro di stallone. Nonostante i tentativi di "sopravvivenza urbana" dei due le cose però non vanno bene, il cibo è sempre meno, l'appartamento non offre protezioni al freddo invernale, Joe non riesce a trovare clienti, mentre Rizzo vede aggravarsi le sue già precarie condizioni di salute. Nonostante tutto tra i due si instaura una forte amicizia, che aiuta Joe a dimenticare i brutti ricordi del passato e ad Enrico la sua vita di malfermo e malato, sognando un giorno di andare in Florida.



    Un giorno una bizzarra coppia incontra Rizzo e Joe in una tavola calda, e invita il secondo ad un party: i due uomini si ritrovano così ad una festa in un clima surreale warholesco, dove Joe incontra Shirley (Brenda Vaccaro), che accetta, su proposta di Enrico, di pagare 20 dollari per passare la notte con il giovane stallone texano. Dopo le prime difficoltà a letto, Joe, punzecchiato dalla donna sulla sua presunta omosessualità, si riprende e i due passano una notte di sesso fantastico, tanto che al mattino Shirley combina per alcuni giorni dopo un incontro tra Joe ed una sua amica. Quando però, raggiante e ottimista sul futuro, Joe torna nell'appartamento, trova Rico febbricitante e non in grado di camminare. Rizzo si rifiuta di ricevere assistenza, ma insiste per realizzare il suo sogno, andare a Miami: sconvolto Joe esce dall'appartamento, con l'intento di racimolare i soldi necessari per la corriera. Alla ricerca di un cliente, viene invitato in albergo da un certo Towny (Barnard Hughes), che però, all'ultimo minuto, si pente di quello che sta per fare e lo manda via: Joe però ha bisogno di denaro, e, dato che l'uomo, molto scosso, non gli dà che alcuni spiccioli e un medaglione di San Cristoforo (patrono dei viaggiatori), si prende il denaro con la forza, picchiando e mettendo la cornetta del telefono nella bocca dell'uomo (non è chiaro se lo uccida, e anche in seguito, su domanda esplicita di Rizzo, Joe afferma che non ne vuole parlare).
    Con i soldi Joe compra due biglietti per la Florida e, caricato Rico sulla corriera, partono insieme: nonostante le condizioni di Rico, Joe cerca di fare di tutto per rendere migliore la loro situazione. Dopo che il compagno si è urinato addosso, Joe scende ad una sosta e compra vestiti nuovi per l'amico e per se stesso (abbandonando così la sua identità da cowboy): tornato sulla corriera comincia a parlare del futuro, ma poco dopo si accorge che Rico è morto. Il film si chiude con un Joe pensieroso che guarda fuori dal finestrino il paesaggio della Florida, con il corpo dell'amico vicino, mentre la corriera si appresta ad arrivare a destinazione.



    Colonna sonora

    John Barry, supervisore per la colonna sonora, ricevette il Grammy per il miglior tema strumentale, mentre il brano Everybody's Talkin' (che compare varie volte durante il film), scritto da Fred Neil, fece vincere a Harry Nilsson un Grammy nella categoria miglior performance vocale maschile.
    Schlesinger scelse Everybody's Talkin' tra una rosa di altri possibili brani, tra cui I Guess the Lord Must Be in New York City (sempre di Nilsson), Cowboy di Randy Newman,e Lay Lady Lay di Bob Dylan. Anche la canzone He Quit Me, di Warren Zevon (che, con il titolo di She Quit Me, fu inclusa nell'album di esordio del cantante, Wanted Dead or Alive) compare nella pellicola.




    1970 - Premio Oscar
    Miglior film a Jerome Hellman
    Migliore regia a John Schlesinger
    Migliore sceneggiatura non originale a Waldo Salt
    Nomination Miglior attore protagonista a Jon Voight
    Nomination Miglior attore protagonista a Dustin Hoffman
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Sylvia Miles
    Nomination Miglior montaggio a Hugh A. Robertson

    1970 - Golden Globe
    Miglior attore debuttante a Jon Voight
    Nomination Miglior film drammatico
    Nomination Migliore regia a John Schlesinger
    Nomination Miglior attore in un film drammatico a Jon Voight
    Nomination Miglior attore in un film drammatico a Dustin Hoffman
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Brenda Vaccaro
    Nomination Migliore sceneggiatura a Waldo Salt

    1970 - Premio BAFTA
    Miglior film
    Migliore regia a John Schlesinger
    Migliore sceneggiatura a Waldo Salt
    Miglior attore protagonista a Dustin Hoffman
    Miglior attore debuttante a Jon Voight
    Miglior montaggio a Hugh A. Robertson

    1969 - Festival di Berlino
    Nomination Orso d'Oro a John Schlesinger
    1970 - Kansas City Film Critics Circle Award
    Miglior film
    Migliore regia a John Schlesinger
    1969 - New York Film Critics Circle Awards
    Miglior attore protagonista a Jon Voight

    1970 - David di Donatello
    Migliore regista straniero a John Schlesinger
    Miglior attore straniero Dustin Hoffman
    1970 - Nastro d'argento
    Regista del miglior film straniero a John Schlesinger

    La pellicola nel 1994 fu scelta per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.



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    Per un ragazzo era una specie di paradiso: non giocavo agli indiani, vivevo come un indiano.

    Piccolo Grande Uomo




    Titolo originale Little Big Man
    Paese Stati Uniti d'America
    Anno 1970
    Durata 139 min
    Rapporto 2,35:1
    Genere western
    Regia Arthur Penn
    Soggetto Thomas Berger
    Sceneggiatura Calder Willingham
    Produttore Stuart Millar
    Distribuzione (Italia) Titanus
    Fotografia Harry Stradling Jr.
    Montaggio Dede Allen
    Musiche John Paul Hammond

    Interpreti e personaggi

    Dustin Hoffman: Jack Crabb
    Faye Dunaway: Louise Pendrake
    Ray Dimas: Jack bambino
    Alan Howard: Jack adolescente
    Martin Balsam: Merriweather
    Richard Mulligan: Generale George Custer
    Jeff Corey: Wild Bill Hickock
    Amy Eccles: Raggio di Luna
    Chief Dan George: Cotenna di Bisonte
    Cal Bellini: Orso Giovane
    Ruben Moreno: Ombra Silenziosa
    Kelly Jean Peters: Olga Crabb
    Thayer David: Reverendo Pendrake
    Carole Androsky: Carolina Crabb




    TRAMA

    Le vicende vengono narrate in prima persona dal vecchio Jack Crabb (che ha raggiunto la veneranda età di 121 anni) ad un giornalista interessato alla battaglia del Little Big Horn. Crabb sarebbe l'unico sopravvissuto, insieme alla sorella Caroline, a un attacco indiano, quando era bambino.
    I due orfani vengono trovati tra i resti bruciati dei carri nell’immensa prateria da un cheyenne di nome Ombra Silenziosa che li porta con sé al suo accampamento. Caroline, durante la notte, scappa. Rimasto solo, Jack viene adottato dai cheyenne ed entra nelle grazie del loro capo, Cotenna di Bisonte, saggio e anziano sciamano.
    Il protagonista ha occasione di osservare il primitivo microcosmo della tribù cheyenne, dove esiste una grande libertà, anche in ambito sessuale (i guerrieri hanno spesso molte mogli e nella tribù un omosessuale è tenuto in grande considerazione, libero di rimanere con le donne nei tepee e di non andare a combattere con gli altri uomini). Gli indiani vivono in armonia con la natura, credendo che tutto il mondo sia retto dal Grande Spirito, e sopravvivono con la caccia alla selvaggina catturata dai guerrieri della tribù. Questi ultimi hanno un patrimonio di valori improntato al rispetto e la lealtà, anche verso i nemici.
    A causa della sua bassa statura e del suo coraggio nella lotta, il protagonista viene chiamato "Piccolo Grande Uomo". Egli si fa nemico un suo coetaneo cheyenne, Orso Giovane; benché si odino cordialmente, in occasione di una scorreria contro una tribù nemica, Jack gli salva la vita e Orso Giovane rimane legato a lui da un debito di riconoscenza.
    Dopo lo sterminio di donne e bambini del loro villaggio, compiuto dall'esercito statunitense, i cheyenne scendono in guerra contro i bianchi. Cotenna di Bisonte dice al protagonista che se egli vuole lasciare i cheyenne per andare presso il popolo cui appartiene, gli indiani accetteranno la sua decisione. Il ragazzo decide però di rimanere con coloro che lo hanno allevato. In un combattimento con i bianchi, che massacrano gli indiani armati solo di archi, frecce e bastoni, Piccolo Grande Uomo, che sta per essere ucciso da un militare, si salva mostrandosi per quello che è: un uomo bianco.
    Visto che è cresciuto tra i "selvaggi", si decide che debba essere educato. Viene preso in custodia da un vecchio sacerdote protestante, ridicolo assertore della mortificazione del mondo sensuale per il raggiungimento della salvezza spirituale. Sua moglie è Louise Pendrake, che lava, accudisce e parla della morale al ragazzo. A Jack piace molto questa donna: grazie a lei conosce il mondo del sesso e diventa molto religioso. Nonostante il suo moralismo puritano di facciata, ella ha però molte relazioni extraconiugali: perplesso, Jack decide di andarsene, abbandonando anche la religione. Incontra allora un ciarlatano, Merriweather, che guadagna soldi imbrogliando la gente. I due si mettono nei pasticci e vengono catturati e coperti di penne e pece da una banda di giustizieri, capeggiati da quella che lui scopre essere sua sorella Caroline, abituata a vestire abiti maschili.




    La sorella gli insegna a sparare. Durante il suo periodo da pistolero, Jack incontra e fa amicizia con Wild Bill Hickok, personaggio celebre della storia degli Stati Uniti d'America. Hickok è un pistolero sbruffone, dedito ai piaceri del saloon e dal grilletto facile, convinto com'è di essere attorniato da persone che attentano alla sua vita. A questo punto, Jack Crabb diventa commerciante e sposa Olga, una ragazza svedese, ma fa bancarotta. Per rifarsi intraprende un viaggio verso il West, ma la loro diligenza viene attaccata dagli indiani, che rapiscono la moglie.
    Per ritrovare Olga, inizialmente Crabb vaga per le terre abitate dagli indiani e poi si arruola nell'esercito. Partecipa a un’azione con i cavalleggeri contro un villaggio indiano, che si risolve in un nuovo massacro di donne e bambini. Il protagonista assiste disgustato all'eccidio e, tentando di fermare un ufficiale, si rende colpevole di insubordinazione e quindi diserta. Nella mischia assiste alla morte del suo vecchio amico Ombra Silenziosa. Crabb salva la sua giovane figlia incinta e ne diviene il marito: grazie alla donna, infatti, ritorna alla tribù di Cotenna di Bisonte, diventato cieco, il quale lo accoglie gioiosamente. Qui ritrova anche sua moglie Olga, ora sposata con Orso Giovane, ma non ha il coraggio di dirle nulla. Il protagonista è inoltre costretto dalla moglie a fare l’amore con le sue sorelle (scene censurate nella versione italiana.
    Durante l'inverno, George Armstrong Custer e il suo Settimo Cavalleggeri attaccano di sorpresa l'accampamento indiano. Crabb assiste nuovamente a un eccidio compiuto dall’esercito, che, al suono di una marcia militare, stermina la sua tribù: sua moglie è trucidata insieme ad altre donne e bambini. Solo Cotenna di Bisonte si salva.
    Crabb riesce ad arruolarsi di nuovo nell’esercito ed è deciso ad uccidere Custer, responsabile del massacro, ma non trova la forza di volontà per farlo. Il generale, rappresentato nel film come un tronfio e insensato idiota militarista, lo scopre ma lo lascia in libertà, dopo avergli detto che è un fallito sia come bianco che come cheyenne. Ritornato per strada, il protagonista ha una profonda crisi di identità e si dà all'alcool. Assiste alla morte di Wild Bill Hickok, ucciso da un avventore che lo ha riconosciuto come assassino di suo fratello. Ritrova la signora Pendrake, che ora fa la prostituta in un bordello, e ha anche un fugace incontro con Merriweather, ora commerciante di pelli di bisonte.
    Crabb ormai si sente del tutto privo di un mondo dove vivere e pensa di suicidarsi. Ma intanto la situazione con gli indiani degenera e Custer è sempre più convinto di dover sterminare sia i sioux che i cheyenne. Crabb trova la forza di reagire per vendicarsi e riesce a tornare nel reparto di Custer come guida (muleskinner). Egli convince il generale a farsi prendere nell’imboscata degli indiani nella valle di Little Big Horn, che sorprendono i cavalleggeri americani e li massacrano. Durante la battaglia Crabb viene ferito, mentre Custer impazzisce e lo scambia per il presidente degli Stati Uniti Grant, con cui non corre buon sangue). Sta per ucciderlo, ma viene colpito da Orso Giovane, che ricambia così il debito con Piccolo Grande Uomo.
    Nelle scene finali il protagonista incontra ancora Cotenna di Bisonte. Il vecchio capisce che, nonostante la vittoria su Custer, i bianchi hanno vinto. Il capo aspetta la sua fine e si congeda dal mondo, ringraziando il Creatore per aver concesso gloriose vittorie ma anche per aver fatto patire sconfitte al suo popolo, dichiarandosi pronto ad accettare il suo volere divino. Ma la morte invocata non arriva e così il vecchio, constatando ironicamente la mancanza di efficacia della magia, si allontana con il suo nipote adottivo Piccolo Grande Uomo sotto la pioggia battente, parlando delle sue nuove mogli.
    Il protagonista congeda infine il giornalista a cui ha raccontato la sua vita e rimane solo a ripensare ai ricordi di un mondo ormai scomparso.




    ....recensioni.....

    Piccolo grande uomo. Piccolo grande attore. Piccolo grande film. Arthur Penn è magistrale nel dirigere questa storia di valore, qualità e sensibilità immensa e di difficile classificazione, attingendo dalla commedia, dal drammatico, dal western e dallo storico.
    "Piccolo grande uomo" è una storia semplice, ma nella sua semplicità grandiosa, commovente, struggente: solo l'abilità di un grande regista poteva realizzare ad una pellicola così perfetta, senza rischiare di cadere nel banale.
    Un bambino viene allevato dai Cheyenne, dopo essere caduto in un agguato ad opera dei Poniees in cui perde tutta la famiglia tranne la sorella, e vive da indiano fino a circa diciotto anni nei quali Penn, con brio ed eleganza, documenta lo spettatore circa stile di vita e sui costumi e tradizioni di questo popolo.
    Nella prima parte "Piccolo Grande Uomo" apre numerose vie che si concluderanno alla fine in una catena di avvenimenti che saranno essenziali per l'aspetto didascalico del film e del suo svolgimento (come il nemico indiano di Jack cui non era stato permesso dal medesimo di ricambiare il "favore").
    Uno specchio americano degli anni della strage dei Cheyenne in cui si muove questo personaggio intricato, ambiguo e fuori dal tempo: dinamico nei caratteri psicologici poichè tramite le peripezie, le cadute e le esperienze (in gran parte disastrose, ma dalla comicità irresistibile) muta nel corso del film assumendo una coerenza e un'assennatezza che pur derivandogli in origine dal Popolo degli Uomini, era andata scomparendo a causa della negatività dell'Uomo Bianco e della profonda sfiducia nutrita nei confronti di questi.
    Jack lotta per tutto il film contro il suo essere bianco di pelle ma indiano di spirito come tra due fuochi, in cerca di una risposta a quella violenza subita da piccolo, una ricerca impossibile di accettazione e comprensione da parte di quel popolo che, accecato dall'odio verso i Cheyenne, non capisce il disagio del protagonista provocandone amarezza e dolorosa consapevolezza di solitudine.




    Il personaggio interpretato dal talentuoso giovane Hoffman incontra nel suo vagabondare personaggi di vario tipo, accomunati dall'essere ciascuno a suo modo uno scarto della società: la sorella nevrotica e frustrata per il trauma infantile subito, che fallisce come sorella prima ancora che come donna in una continua falsa promessa di un futuro sicuro; Wild Bill pistolero enigmatico, la cui scelta di vita in una realtà istituzionale inesistente o inetta risulta la migliore seppur basata su una violenza ingiustificabile; la donna (una convincente Faye Duneway) che accoglie il giovane nella propria casa, dopo la fuga dovuta ad una schermaglia fra indiani e americani, iniziandolo a precetti religiosi estremamente rigidi, tesi ad un soffocamento delle normali relazioni sessuali del giovane protagonista e posti sotto una luce falsa e ironica dal regista, che costruisce un personaggio femminile ipocrita, comico e spregevole.
    Jack percorre un cammino fatto di alti e bassi in sospeso fra il dolore per la perdita dei cari (tra i quali compare anche il carismatico pistolero Wild Bill) e il desiderio di vendetta e l'amore verso il suo vero popolo, sapientemente reso attraverso la battaglia finale in cui il ruolo di Piccolo Grande Uomo risulta ambiguo: combatte dalla parte dei Cheyenne ma vestito da scout americano; zittisce lo sbraitante Carter ma lo spinge alla guerra.
    Per lui quindi è la resa dei conti definitiva, quel combattimento in cui sceglie quale posizione occupare, se accanto al simpatico "nonno" o al pisquano generale yankee.
    Nel personaggio di Carter si nota la mordace critica del regista verso la giustizia e le istituzioni in cui la violenza è giustificata e legittimata da un odio riposto in una elite di potenti folli e balordi pericolosi per la società, sordi ai richiami, ciechi all'evidenza e tronfi nel loro portamento da eroi.
    Al contenuto tragico dei fatti narrati Penn aggiunge ironia, freschezza e comicità ottenendo un sopraffino risultato abilmente equilibrato ed estremamente gradevole, garantendo la scorrevolezza della pellicola nonostante le quasi tre ore di durata.
    "Piccolo grande uomo" è un documento storico commovente e brillante ad opera di uno dei più grandi registi del cinema contemporaneo, Arthur Penn, ed interpretato da uno dei più grandi attori di Hollywood, Dustin Hoffman, capaci assieme di raccontare la storia di un Piccolo Grande Uomo e di un Piccolo Grande Popolo.
    ( Terry Malloy )




    Piccolo grande uomo è il racconto di un viaggio nella memoria, alla ricerca di un percorso di formazione. A suggerire il tema del viaggio c’è, sin dalla sequenza dei titoli, il suono di un blues che, dapprima appena accennato, diventerà sempre più incalzante nelle scene a venire. Perché il film è la storia di un povero faticatore della vita, un personaggio per cui ha poco senso stabilire se sia un bianco o un indiano, tanto si trova sempre in situazioni di precarietà in entrambe le condizioni. Messo alle strette dalle difficoltà dell’esistenza, il protagonista si trova ad incarnare paradigmaticamente tutte le figure possibili della mitologia western, dal pioniere fino allo scout, diventando di volta in volta uomo di fede, imbonitore, pistolero, commerciante, mulattiere, ubriacone e trapper. Si tratta di ruoli tutti relativi alla società dei bianchi, in cui è indispensabile un’identificazione di tipo sociale.
    Tra gli indiani Cheyenne, invece, il personaggio non fa altro che “vivere”, rimanendo sempre uguale a se stesso. Pur evitando di realizzare un’idealizzazione della civiltà pellerossa, il film si dedica comunque a metterne in risalto una poetica ingenuità di fondo che è totalmente estranea alla cultura dei bianchi. Un’ingenuità che inizia ad affiorare quanto il giovane Jack (Dustin Hoffman) colpisce con un cazzotto sul naso il compagno di scorribande Orso Giovane, che osserva con meraviglia il sangue che gli è colato sulle dita (gli indiani non sono abituati a combattere in quella maniera). E che si manifesta in modo ben più eclatante nel primo scontro in campo aperto con i bianchi, dove gli indiani si trovano ad affrontare con archi e frecce con le armi da fuoco. Molti di loro cavalcano addirittura disarmati, al massimo impugnano un bastone con il quale si limitano a “toccare il colpo”, vale a dire ad avvicinarsi ai nemici quel tanto che basta per colpirli simbolicamente e sancire così la loro ideale superiorità in battaglia. Per il resto, all’interno della comunità Cheyenne spicca la figura del nonno adottivo di Jack, quel Cotenna di Bisonte che vive nella ricostruzione puntuale e quotidiana dei propri sogni, affermando una visione della vita incentrata sulla prevalenza dello spirito. E sarà proprio per l’estremo bisogno di dare una spiegazione alle sue visioni notturne che il Nonno si lascerà portare in salvo dal protagonista durante il massacro del fiume Washita.
    All’ingenuità degli indiani si contrappone l’ipocrisia dei bianchi, che trova la sua iniziale manifestazione nei personaggi dei coniugi Pendrake, con la signora (Faye Dunaway) che copre con il moralismo di stampo religioso pensieri e azioni decisamente diversi dai precetti enfaticamente enunciati. Espressione clamorosa di una malafede incentrata sull’inganno altrui è la figura dell’imbonitore Merryweather, di cui Jack diventa per breve tempo il collaboratore. Altri personaggi emblematici sono il famoso pistolero Wild Bill Hickcock, che passa il tempo a coprirsi le spalle da quelli che lo vogliono ammazzare oppure il vanaglorioso George Armstrong Custer, che giustifica con una finalità superiore le azioni più efferate, spesso improntate all’ipocrisia più evidente, come quando dice ai suoi uomini di risparmiare le donne e i bambini, ma soltanto se dimostreranno di volersi arrendere.



    Tra gli Cheyenne, invece, prevalgono sempre principi di lealtà e sincerità, come accade al personaggio di Orso Giovane, che non ha certo problemi a dichiarare pubblicamente tutto il suo odio nei confronti di Piccolo Grande Uomo, che lo ha più volte e, involontariamente, umiliato. Persino nell’atteggiamento nei confronti della “diversità” sembra prevedere una sensibilità maggiore da parte indiana, se è vero che il giovane Gatto Nascosto. Nonostante queste evidenti differenze legate a stili di vita profondamente diversi, tuttavia, l’impressione è che il film non intenda sposare la tesi della superiorità di una condizione (quella dell’indiano) a scapito di un’altra (quella del bianco). Piccolo grande uomo è piuttosto una riflessione intorno alla natura dell’uomo: non a caso il contesto narrativo è quello dei Cheyenne, la nazione dei native indians che si definisce “il popolo degli uomini”. Ed è in questo tratto di prevalente “umanesimo” che si colloca la contemporaneità del film di Penn
    (cinemaesessantotto.it)






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    Dieci buone ragioni per fare gli auguri a Dustin Hoffman

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    Dustin Hoffman compie 75 anni l’8 agosto 2012. È nato nel 1937 a Los Angeles e dopo ha fatto di tutto per farsi voler bene e ammirare in mezzo mondo, da grande e versatile attore in decine di film famosi e da persona simpatica e intelligente nelle sue apparizioni pubbliche. Ognuno avrà quindi un suo memorabile Dustin Hoffman, i nostri sono questi, in ordine.

    1. Il laureato
    1967, per Mrs. Robinson, le pinne e gli occhiali, l’ingresso in chiesa.


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    Dustin Hoffman con l’attrice britannica Susan George: recitarono insieme nel film Cane di paglia del 1971
    (Ian Showell/Keystone/Getty Images)


    2. Tutti gli uomini del Presidente
    1976, perché è una delle ragioni per cui siamo qui.


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    Dustin Hoffman sul set del film Il piccolo grande uomo del 1970
    (AP Photo)

    3. Rain man

    1988, per Qantas, e per quel gesto affettuoso che come si vede nelle foto era già suo.



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    Dustin Hoffman abbraccia il pugile statunitense Muhammad Ali a Los Angeles, 16 novembre 2000 (Kevin Winter/ImageDirect)


    4. Il maratoneta
    1976, «È sicuro?».


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    Il regista e produttore Elia Kazan si lecca le dita prima di passarle sui capelli di Dustin Hoffman e metterli in ordine, durante una cerimonia all’hotel Waldorf Astoria di New York, gennaio 1987. Insieme a loro c’è l’attore Tom Cruise.
    (AP Photo/Mario Cabrera)


    5. Tootsie
    1982, per uno dei più celebri travestimenti maschile-femminile del cinema, per lo svelamento in diretta tv e perché è di Sidney Pollack.


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    Dustin Hoffman con lo scrittore e drammaturgo Arthur Miller davanti al Plymouth Theatre a New York, 20 agosto 1983
    (AP Photo/Suriani)

    6. Piccolo grande uomo
    1970, perché è da allora che stiamo con gli indiani.


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    Dustin Hoffman con Susan Sarandon a una conferenza stampa al Toronto film festival su Moonlight Mile – Voglia di ricominciare, in cui recitavano insieme, 9 settembre 2002 (J.P. MOCZULSKI/AFP/Getty Images)


    7. Un uomo da marciapiede
    1969, per la commovente sgradevolezza, perché fu il primo doppiaggio Hoffman di Ferruccio Amendola e per la canzone.


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    Dustin Hoffman con Ethel Kennedy, vedova di Bob Kennedy, a un torneo di tennis di beneficenza in ricordo del marito a Forest Hills, New York, 12 agosto 1974. Alle loro spalle ci sono il giornalista sportivo Howard Cosell e il tennista statunitense Arthur Ashe (AP Photo/RFS)



    8. Kramer contro Kramer
    1979, perché ci si commuove, perché è la fine degli anni Settanta, e perché ci vinse il primo Oscar (il secondo per Rain Man) .



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    Dustin Hoffman con la prima moglie Anne Byrne alla prima del Laureato a New York, 21 dicembre 1967 (AP Photo)




    9. Papillon
    1973, perché era una gran storia e uno dei migliori film di carcere.




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    Dustin Hoffman interpreta il falsario Louis Dega nel film Papillon nel 1973 (AP Photo)




    10. Eroe per caso
    1992, perché siamo un po’ tutti così, traffichini e buoni, buoni e traffichini.



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    L’abbraccio tra Dustin Hoffman e l’attore irlandese Peter O’Toole nel foyer dell’Odon a Leicester Square, a Londra alla prima del film Murphy’s War con O’Toole come protagonista, il 13 gennaio 1971 (AP Photo/Bob Dear)

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    Dustin Hoffman con i giornalisti del Washington Post Carl Bernstein e Bob Woodward e l’attore Robert Redford alla prima del film Tutti gli uomini del presidente a Washington, DC, 5 aprile 1976. Il film racconta la storia dell’inchiesta condotta da Bernstein e Woodward sullo scandalo Watergate, che nel 1974 portò alle dimissioni del presidente americano Richard Nixon. (AP Photo)


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    Dustin Hoffman con Jack Nicholson e Garry Shandling a una partita di basket tra i Los Angeles Lakers e i New York Knicks, Los Angeles, 9 dicembre 2003 (Vince Bucci/Getty Images)


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    Dustin Hoffman con il tennista americano Michael Chang in una partita di doppio – organizzata in beneficenza – contro il tennista australiano Mark Philippoussis e il comico Dennis Miller a Los Angeles, 24 luglio 2004. (Online USA/Getty Images)


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    Dustin Hoffman con la seconda moglie Lisa e l’attrice Rene Russo alla partita tra i Los Angeles Lakers e i Chicago Bulls, novembre 1999 (Rory Storm/Online USA, Inc.)

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    Dustin Hoffman con il figlio Jake tra gli spettatori della partita di tennis tra la statunitense Serena Williams e la cinese Jie Zheng a Wimbledon, Londra, 30 giugno 2012. Williams vinse per 6-7, 6-2, 9-7 (Clive Brunskill/Getty Images)


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    Dustin Hoffman operato per un cancro


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    Foto: Kikapress.com © Gossip.it


    “È stato trovato in tempo per essere rimosso”

    Dustin Hoffman è stato operato chirurgicamente per rimuovere un tumore ai primi stadi. La sua portavoce Jodi Gottlieb ha raccontato in esclusiva a People: “È stato trovato in tempo ed è stato curato con la chirurgia. Dustin si sente alla grande ed è in buona salute”.

    Non sono stati peró rilasciati altri dettagli come il tipo di cancro da cui era afflitto. L’attore 75enne peró si sottoporrá a trattamenti preventivi per minimizzare i rischi di una ricomparsa in futuro. Nonostante la malattia, il vincitore di due premi Oscar non ha mostrato segni di cedimento in questi ultimi mesi, concentradosi sul lavoro e in particolare sul suo debutto da regista per il film “Quartet” e ha diverse altre pellicole in uscita nei prossimi due anni, tra cui “Chef”, “Esio Trot” e “Boys Choir”.

    scritto da Graziana Mirabile il 7/8/2013


    Fonte:www.gossip.it
     
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