FIORI E PIANTE VELENOSE o NOCIVE

TUTTO QUELLO CHE C'E DA SAPERE..

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  1. gheagabry
     
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    UVA TURCA
    (Phytolacca americana)



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    E' chiamata anche Cremesina, Amaranto. E' una pianta erbacea perenne dal fusto eretto, ramificato e lignificato alla base; alta fino a circa 3 metri e mezzo; il fusto principale è a sezione tetragonale, i rami sono lisci di colore che varia dal verde chiaro al viola brillante, secondo l'andamento stagionale. Le foglie sono alterne, picciolate, con margine intero e ondulato e con la pagina inferiore che presenta una evidente nervatura, spesso arrossata.
    I fiori sono riuniti in racemi, prima eretti e poi penduli durante la maturazione; il frutto, prima verde, diventa di colore nero-porpora alla maturazione e contiene un succo di colore viola. Fiorisce da luglio ad ottobre; vive fin verso i 400 metri di quota.
    Nonostante le foglie ed i frutti siano a volte utilizzati per scopo alimentare, la pianta è tossica, e se ne sconsiglia l'uso... (www.in-valgrande.it/) La direttiva del Ministero della Salute (luglio 2009), NON consente di inserire negli integratori alimentari le sostanze e gli estratti vegetali di questa pianta, in particolare cita foglia, frutto, radice.
    Il primo a descrivere e a classificare la specie fu Carl von Linné (Linneo). Il nome generico deriva dal greco phyton (pianta) e dalla radice araba lakk (lacca), cioè lacca vegetale per il colore del frutto maturo che, se spremuto, secerne un succo viola intenso che macchia intensamente. Dai frutti si ottiene un inchiostro rosso e una tintura che veniva utilizzata per tingere la lana, la radice per l'alto contenuto di saponine è stata utilizzata per produrre sapone.


    ..storia, miti e leggende..


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    Simile per certi versi alla Belladonna, la Fitolacca veniva anche usata dalle dame di corte come oggetto di bellezza. Un accessorio vero e proprio che solitamente veniva posizionato sulle tese dei grandi cappelli, accanto alla cupola, o lavorato nelle acconciature principesche. C’è addirittura chi afferma sia proprio la Fitolacca la causa della morte del giovane Ampelo. Ampelo, giovane mito, era amato da Dionisio che lo corrispondeva. Morì accidentalmente, cadendo dal dorso di un toro imbizzarrito sul quale era salito per cogliere un grappolo d’uva, frutto adorato da Dionisio. Quell’uva era la più bella che lui avesse mai visto però, non era uva. In una variante invece, Nonno di Panopoli, poeta bizantino del V secolo, afferma che Ampelo fu in realtà trasformato in vite, recando agli uomini il dono dionisiaco del vino.

    Le Phytolacca presentano un insolito chimismo che è stato sottoposto a indagine scientifica nella speranza di individuare nuove droghe anti-AIDS ed è stata isolata dalle foglie di P. americana, una proteina PAP (pokeweed antiviral protein) che è attualmente usata per inibire la replicazione del virus HIV nelle cellule umane. Queste piante contengono potenti antinfiammatori, proteine antivirali e sostanze che influenzano la divisione cellulare.
    Phytolacca americana veniva usata dai nativi americani come emetico e antireumatico. Gli indiani utilizzavano la radice polverizzata come cataplasma, analogamente a quanto facevano i primi coloni che applicavano un impacco alle mammelle delle mucche in caso di mastite.
    Nel 700 si credeva che gli impacchi di radice fossero una buona cura per il tumore. Verso la fine del XVIII secolo il succo delle bacche fu a volte impiegato in caso di scrofolosi e ulcere cancerose, inoltre uno studio medico specifico sulla fitolacca in data 1795 determinò che i cherokee, si servivano della radice polverizzata di questa pianta contro il sifiloma primario senza particolare successo e, classificò la Fitolacca come escarotica nelle ulcere e nei tumori, oltre che ctartica, antidolorifica, narcotica, diuretica ed efficace nelle febbri intermittenti. Anche gli indiani irochesi la impiegavano a scopi terapeutici, mentre le bacche venivano usate da diverse tribù per l'estrazione di una sostanza colorante. Le bacche rimasero iscritte nella farmacopea americana sino al 1905, la radice disseccata di Phytolacca rimase ufficialmente in uso sino al 1947.


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    "La fitolacca, anche nota come uva turca, è una pianta di origine nordamericana. Introdotta in Europa all'inizio del Seicento come pianta ornamentale, è poi sfuggita rapidamente alla coltivazione, diffondendosi allo stato spontaneo un po'dappertutto. Non è quindi un anacronismo il fatto che il Manzoni, molto attento ai dettagli filologici e botanici, la citi come lussureggiante nella vigna abbandonata di Renzo nel capitolo XXXIII dei Promessi Sposi "...Tra questa marmaglia di piante ce n'era alcune di piú rilevate e vistose, non però migliori, almeno la piú parte: l'uva turca, piú alta di tutte, co' suoi rami allargati, rosseggianti, co' suoi pomposi foglioni verdecupi, alcuni già orlati di porpora, co' suoi grappoli ripiegati, guarniti di bacche paonazze al basso, piú su di porporine, poi di verdi, e in cima di fiorellini biancastri".... La rapidità di diffusione della pianta, anche a lunga distanza, è legata al fatto che la dispersione dei semi è aviaria, mediatadagli uccelli, che sono attratti dal bel colore porporino dei frutti, di cui sono ghiotti. Gli uccelli trangugiano, per così dire, quello che mangiano, senza masticarlo. Per questa ragione, non sono sensibili alle tossine della pianta, che vengono liberate solo dalla rottura meccanica dei semi, che attraversano intatti il canale alimentare degli uccelli e vengono espulsi con le feci.
    La fitolacca è una pianta molto interessante, che può essere una ghiottoneria culinaria per il raccoglitore accorto, un veleno potente per chi non la conosce, od un vero e proprio laboratorio farmaceutico per il ricercatore. I giovani germogli della pianta sono una delizia gastronomica, immortalata nella canzone Poke (Polk) Salad Annie del cantante americano Tony Joe White, una delle canzoni più popolari degli anni sessanta, resa famosa da Elvis Presley e incisa anche da Tom Jones (poke è il nome americano della pianta, derivato dal termine che gli indiani Cherokees usavano per indicare il colore). I giovani getti della pianta si cucinano più o meno come gli asparagi, ma bisogna prestare molta attenzione nella loro raccolta e cottura. I getti vanno raccolti in primavera, quando sono ancora corti (meno di 30 cm), e con le giovani foglie ancora arrotolate in cima, e prive di venature rossastre. La raccolta fa fatta avendo cura di non prendere anche delle parti di radici, che sono velenose, ed è quindi importante tagliare i getti e non sradicarli. Una volta raccolti, i getti sono bolliti due volte in acqua, avendo cura di scolarli bene e buttare via l'acqua della prima cottura, eliminando così le tossine della pianta, che sono solubili in acqua. A questo punto possono essere consumati, conditi anche solo con un pizzico di olio d'oliva per apprezzarne il sapore particolarmente gustoso, o utilizzati per fare frittate. Negli USA è possibile acquistare i getti lessati in scatola, da noi, se proprio uno vuole gustarli, deve fare da solo. Le associazioni mediche degli USA cercano di disincentivare il consumo della fitolacca, anche bollita tre volte, in quanto vengono registrati ogni anno casi di avvelenamento più o meno grave.
    Getti primaverili a parte, tutta la pianta è velenosa, contenendo un cocktail di composti dannosi per la salute. Ci sono alte concentrazioni di saponine (fitolaccosidi), irritanti per lo stomaco ed il canale alimentare. I casi di avvelenamento riguardano tutti raccoglitori inesperti, che avevano disatteso le indicazioni per la raccolta e la preparazione dei getti, o bambini attratti dal bel colore blu dei frutti, che somiglia un po' a quello dei mirtilli. La risposta vagale alle saponine è tale da tradursi addirittura in un blocco cardiaco. Vomito e diarrea servono ad impedire l'assorbimento di composti molto velenosi, una serie di proteine che inattivano i ribosomi, la catena di montaggio delle proteine, o che si legano agli zuccheri presenti nel decoro delle proteine (lectine). La fitolacca contiene anche un'interessante proteina anti-virale, che è stata studiata per bloccare a livello vaginale il contagio dal virus dell'HIV.
    I frutti sono vistosamente colorati e contengono dei grossi semi nerastri e molto velenosi. Il colore del succo è simile a quello dell'uva nera, ed è stato usato per "rinforzare" il colore di vini troppo pallidi, un uso pericolo per la possibile contaminazione dalle saponine o dalle proteine tossiche della pianta. Gli indiani d'America usavano il succo come colorante per vestiti, piume e frecce. Il succo della pianta è anche stato usato come inchiostro, e molte lettere della guerra civile americana sono state scritte usando questo inchiostro vegetale, che è ancora leggibile oggi. I composti colorati della fitolacca non hanno nulla a spartire con quelli del mirtillo e dei frutti di bosco, dato che sono betacianine e non antocianine, derivati indolici e non flavonoidi. Il colorante della fitolacca è quindi un parente di quello della barbabietola e non di quello del mirtillo. La radice della fitolacca è stata anche usata in medicina come emetico e per il trattamento dell'artrite, usi tutti e due obsoleti e pericolosi per la velenosità della pianta.
    Un ultimo punto. Se vediamo la fitolacca la dobbiamo distruggere per il pericolo di avvelenamento o lasciar crescere, godendone gli aspetti ornamentali? Se la pianta cresce vicino a giardini pubblici frequentati da bambini, è senz'altro meglio estirparla, negli altri casi, la si può invece lasciar stare. Da evitare in ogni caso, a meno di infestazione massiva, il diserbo chimico con i derivati del 2D, cui la pianta è particolarmente sensibile, ma che possono poi inquinare il terreno."
    (tratto dal libro "Erbe di città" vol I - di Giovammi Appendino - Riccardo Luciano - Renzo Salvo - ed ArabaFenice)


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    Edited by gheagabry1 - 7/2/2022, 16:12
     
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17 replies since 22/9/2010, 13:56   32269 views
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