FIORI E PIANTE VELENOSE o NOCIVE

TUTTO QUELLO CHE C'E DA SAPERE..

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  1. gheagabry
     
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    FIORI SPONTANEI...LA CICUTA

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    La Cicuta (Conium L., 1753) è un genere della famiglia delle Apiaceae. Comprendende tre specie: La cicuta maggiore (Conium maculatum) è la specie di cicuta più comune, originaria dell'Europa, passata alla storia quale leggendaria bevanda con la quale fu avvelenato Socrate. La cicuta minore (Aethusa cynapium), detta anche falso prezzemolo per la sua somiglianza a questa pianta aromatica. La cicuta acquatica (Cicuta virosa) che cresce in prossimità di acquitrini, ma è piuttosto rara.

    La cicuta è chiamata anche conio maggiore, dal suo nome greco koneion, nonché nome botanico latino che Linneo le assegnò: Conium maculatum. Nelle lingue di derivazione latina come lo spagnolo e il francese, la cicuta mantiene un nome simile, almeno per sonorità: cicuta mayor e grande cigue; mentre in inglese e in tedesco viene chiamata hemlock e fleckter schierling. Nella nostra penisola, a seconda della località, viene chiamata erba grande, ucria, sicuta, segua, siva, sciguda, pisciaferru, udourigu, solo per citarne alcuni.
    Si presenta come un’erba biennale, di circa 1-1,5 metri di altezza. La radice è fusiforme e poco ramificata , caratteristiche sono il colore giallastro e delle striature circolari che la percorrono. Il fusto è delicatamente scanalato e nella parte basale sono visibile delle macchie rosso – violacee anch’esse caratteristiche.
    Le foglie sono alterne, tripennatosette a segmenti acuti e presentano lembi triangolari con margini incisi o dentati. I numerosi fiori bianchi sono raccolti in delle ombrelle terminali, formate anche da 20 raggi. Ciascun fiore produce un diachenio globoso, ma compresso da un lato. Al suo interno si trovano dei semi, che sono percorsi da un solco piuttosto profondo.

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    Pianta di antica origine europea, si trova diffusa in tutte le zone montane del Vecchio Continente, Africa settentrionale e orientale (per lo più nell’Abissinia), Asia. E’ stata introdotta e ha radicato senza problemi in tutti i continenti dall’America del nord a quella del sud, dall’Australia alla Nuova Zelanda, ovunque abbia trovato un terreno fresco e un clima ombreggiante. La pianta è tossica e mortale sia per il bestiame che per l'uomo, e per questo motivo essa viene ignorata dagli erbivori.
    La cicuta ha una fama piuttosto sinistra dato che è stata una delle piante più usate nelle storia per effettuare avvelenamenti. I Greci preparavano con i frutti immaturi il veleno da somministrare ai condannati a morte. I sintomi di questo avvelenamento sono descritti magistralmente da Fiatone nel Fedone nella "morte di Socrate" il suicidio obbligato...fu costretto ad ingurgitare un infuso di cicuta, che lo portò alla morte per soffocamento. Sia i medici greci e arabi erano avvezzi ad usarlo per la cura dei gonfiori e dei dolori delle articolazioni, così come per affezioni della pelle. Inoltre erano convinti che potesse avere effetto sulla scrofolosi. La tossicità della cicuta è data per la presenza di alcaloidi, principalmente due: la conina o cicutina, che è quella con la concentrazione maggiore, e la coniceina, che è quella più potente.(vecchiaerboristeria.it)




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    Socrate muore assistito dagli amici. Dopo una giornata passata a parlare con gli amici di filosofia, Socrate si lava, riceve e saluta i figli e le donne di casa.
    “Ritornato dal bagno, si mise a sedere e dopo d’allora non si disse quasi più niente. Ed ecco venne il messo degli Undici, il quale, fermatosi davanti a lui, disse: «O Socrate, io non avrò certo a lagnarmi di te come ho da lagnarmi di altri che si adirano con me e mi maledicono, quando io vengo ad annunciare loro, per ordine degli arconti, che devono bere il veleno. Ma te, in tutto questo tempo, ho avuto modo di conoscere che sei il più gentile e il più mite e il più buono di quanti mai capitarono qui; e ora specialmente so bene che non ti adiri con me, perché li conosci coloro che ne hanno colpa, e con quelli ti adiri. Ora dunque, tu lo sai quello che sono venuto ad annunciarti, addio, e vedi di sopportare meglio che puoi il tuo destino». E così dicendo scoppiò a piangere, voltò le spalle e se ne andò. E Socrate, levato un po’ il capo a guardarlo, disse: «E anche a te addio»....Così dicendo, tutto di un fiato, senza dar segno di disgusto, piacevolmente, vuotò la tazza fino in fondo. E i più di noi fino a quel momento erano pur riusciti alla meglio a trattenersi dal piangere; ma quando lo vedemmo bere, e che aveva bevuto, allora non più; e anche a me, contro ogni mio sforzo, le lacrime caddero giù a fiotti; e mi coprii il capo e piansi me stesso: ché certo non lui io piangevo, ma la sventura mia di perdere un tale amico."


    Edited by gheagabry1 - 7/2/2022, 17:15
     
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17 replies since 22/9/2010, 13:56   32269 views
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