SLA..MUTAZIONE CROMOSOMA N. 9

L'IMPORTANZA DEI GENI

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  1. tomiva57
     
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    Individuata mutazione in una zona del cromosoma 9: conferma l'importanza del ruolo rivestito dai geni



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    Stefano Borgonovo, ex calciatore malato di Sla, con Robi Baggio (Olycom)
    MILANO - Mentre continuano gli sforzi dei ricercatori per capire le possibili cause "ambientali" della Sla (sclerosi laterale amiotrofica) e in particolare della sua eccezionale frequenza fra gli sportivi una scoperta che potrebbe aiutare a gettare nuova luce sulla malattia arriva da uno studio genetico internazionale cui hanno partecipato anche scienziati dell’Istituto Auxiologico italiano diretti da Vincenzo Silani. La ricerca ha permesso di dimostrare come la Sla si associ a una variazione genetica in una zona del cromosoma 9, confermando che, nella forma sporadica, responsabile del 90% circa dei casi, sarebbe importante il ruolo dei geni.

    Da Gehrig a Borgonovo, Sla e sport

    Melazzini: «Percorso doloroso ma con tante opportunità»

    La Sla è una malattia che colpisce i motoneuroni, le cellule nervose che controllano il movimento: la conseguenza è una progressiva paralisi che non coinvolge solo i muscoli di braccia e gambe ma, nella sua forma bulbare, anche quelli che permettono di ingerire il cibo o di respirare. «I danni ai motoneuroni dipendono da una cascata di eventi che coinvolgono, fra l’altro, i mitocondri (le centrali energetiche delle cellule, ndr) e il microambiente intorno al motoneurone - spiega Mario Melazzini, medico, direttore del Centro Clinico Nemo di Milano e presidente dell'Agenzia per la ricerca sulla Sla, ma, soprattutto, paziente affetto dalla malattia -. Una cascata che potrebbe essere innescata da tanti fattori (infiammatori, immunitari, ambientali) in cui però giocherebbe un ruolo chiave anche la componente genetica; sarebbero i geni a controllare un meccanismo "on/off" (acceso/spento) che permetterebbe l'innescarsi di questi eventi». «Si tratterebbe di una situazione simile a quanto avviene nei tumori in cui è necessaria la presenza di più errori genetici perché la malattia si manifesti - puntualizza l’esperto -. Lo studio è molto interessante, soprattutto per spiegare meglio i meccanismi molecolari della patologia e quindi aprire a un potenziale bersaglio terapeutico».

    «Fare ricerca è fondamentale, ma costa: se ci fosse un investimento e un interesse concreto, anche commerciale, potremmo trovare la soluzione. Sono convinto che si potrebbe andare verso la cronicizzazione di questa come di altre malattie rare» sottolinea Melazzini che ha organizzato per il prossimo 29 settembre a Milano il primo convegno AriSla (Agenzia di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica) sulla malattia. Alcune prospettive future si stanno comunque aprendo: è in sperimentazione clinica un farmaco che agisce sui mitocondri. Per sapere se funziona bisognerà però aspettare ancora alcuni anni. Nel frattempo le possibilità di cura sono comunque migliorate, sia grazie a un farmaco che ha dimostrato di allungare la sopravvivenza, anche se di pochi mesi, sia grazie a una maggior conoscenza della malattia e alla diffusione di una "cultura del supporto", di una presa in carico globale di questi malati. Ciò si è tradotto nell'adozione tempestiva di una serie di misure come la nutrizione artificiale e la ventilazione di supporto.

    «È poi fondamentale che questa malattia sia affrontata in modo multidisciplinare - continua Melazzini -. Il neurologo deve lavorare insieme allo pneumologo, allo psicologo, al fisiatra, al nutrizionista, al cardiologo, all'esperto di comunicazione. Tutte cose che hanno un costo ma che comportano benefici enormi». Purtroppo non tutti i 5mila pazienti italiani (ogni anno ci sono circa 900 nuovi casi) hanno la possibilità di ricevere una presa in carico adeguata. La risposta delle istituzioni infatti è a macchia di leopardo. «Chi nasce in Lombardia è più fortunato di chi vive nelle regioni meridionali - dice Melazzini -. Spesso a farsi carico di una persona con una malattia altamente complessa come Sla è solo la famiglia e a volte la famiglia rimane sola. L'istituzione deve rispondere garantendo al cittadino quello che è un suo diritto: il diritto alla salute, all'assistenza».


    Franco Marchetti
     
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  2. tomiva57
     
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    SLA



    La sclerosi laterale amiotrofica, chiamata SLA, o anche morbo di Lou Gehrig, (dal nome del giocatore statunitense di baseball che fu la prima vittima accertata di questa patologia), malattia di Charcot o malattia dei motoneuroni, è una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso che colpisce selettivamente i cosiddetti neuroni di moto (motoneuroni), sia centrali - 1º motoneurone a livello della corteccia cerebrale, sia periferici - 2º motoneurone, a livello del tronco encefalico e del midollo spinale. Fu descritta per la prima volta nel 1860 dal neurologo francese Jean-Martin Charcot, ed attualmente le sue cause sono ancora ignote

    Introduzione
    L'etimologia della definizione sclerosi laterale amiotrofica chiarisce le caratteristiche della malattia: la parola amiotrofico è composta da tre termini greci, che sono a (corrispondente alla negazione), mio ("muscolo"), trofico ("nutrimento"), quindi significa che i muscoli del malato si atrofizzano per un nutrimento insufficiente; l'aggettivo laterale si riferisce alla zona del midollo spinale che ospita le cellule morenti; lentamente questa zona colpita dal morbo tende a indurirsi ed ecco spiegato l'utilizzo di sclerosi che significa "indurimento".

    Il paziente affetto da SLA perde progressivamente i motoneuroni centrali e periferici, con un decorso del tutto imprevedibile e differente da soggetto a soggetto, con esiti disastrosi per la qualità di vita oltre che sulla sua sopravvivenza.

    Le conseguenze di questa malattia sono la perdita progressiva e irreversibile della normale capacità di deglutizione (disfagia), dell'articolazione della parola (disartria) e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può avere un'estensione variabile, fino alla compromissione dei muscoli respiratori, alla necessità di ventilazione assistita e quindi alla morte. La SLA non altera le funzioni cognitive, sensoriali, sessuali e sfinteriali del malato.

    Incidenza

    La SLA è una patologia rara (incidenza: 1-3 casi ogni 100.000 individui all'anno), sporadica nella quasi totalità dei casi (le forme familiari sono circa il 5% del totale), a eziopatogenesi sconosciuta (cioè le cause sono del tutto ignote). Nel mondo del calcio, la SLA ha colpito 51 giocatori [2], portandone alla morte 39 su 30mila [3]. Verosimilmente si tratta di una malattia ad origine multifattoriale. Attualmente le ipotesi più accreditate per spiegare la degenerazione neuronale sono due: un danno di tipo eccitotossico, dovuto ad un eccesso di Glutammato, e un danno di tipo ossidativo, dovuto ad uno squilibrio tra sostanze ossidanti e sostanze riducenti nel microambiente che circonda i motoneuroni colpiti.

    Sintomi

    L'inizio della SLA può essere così subdolo che i sintomi vengono spesso trascurati. I sintomi iniziali includono brevi contrazioni (mioclonie), crampi oppure una certa rigidità dei muscoli; debolezza dei muscoli che influisce sul funzionamento di un braccio o di una gamba; e/o voce indistinta o tono nasale. Questi disturbi generali si sviluppano in forme di debolezza più evidente o atrofia che possono portare il medico a sospettare una forma di SLA.

    Debolezza agli arti, crampi

    Le parti del corpo interessate dai sintomi iniziali della SLA dipendono da quali muscoli nel corpo vengono danneggiati per primi. Circa il 75% delle persone sperimenta la SLA con "esordio all'arto". In alcuni di questi casi, i sintomi inizialmente si risentono su una delle gambe ed i pazienti ne divengono consapevoli quando camminano o corrono, oppure perché notano che inciampano più spesso. Altri pazienti con l'esordio all'arto sperimentano gli effetti della malattia su una mano o su un braccio, dato che essi hanno difficoltà ad eseguire compiti semplici che richiedono destrezza manuale, come abbottonare una camicia, scrivere o girare una chiave in una serratura.

    Esordio bulbare

    Circa il 25% dei casi di SLA sono ad "inizio bulbare". Questi pazienti all'inizio notano difficoltà nell' articolare la parola e le frasi (disartria), sino ad arrivare alla perdita della comunicazione verbale (anartria). Può anche essere presente un problema di motilità delle corde vocali che determina a volte disfonia. Può essere presente una crescente difficoltà a deglutire liquidi, solidi o entrambi (disfagia). La lingua può presentarsi atrofica, e con fascicolazioni in seguito all' interessamento del XII nervo cranico (nervo ipoglosso). Spesso è presente una facile stancabilità dei muscoli della masticazione (EUS), che insieme alla disfagia è spesso responsabile di dimagrimento e malnutrizione (si rende quindi necessaria un intervento per impianto PEG) Indipendentemente da quale sia la parte del corpo interessata per prima dalla malattia, la debolezza e l'atrofia muscolare si estendono ad altre parti del corpo, con il progredire della malattia. I pazienti hanno problemi crescenti per spostarsi, per deglutire (disfagia), e nel parlare o nel formare le parole (disartria). Segni del coinvolgimento del primo motoneurone includono il progressivo irrigidimento dei muscoli (spasticità) e la presenza di riflessi esagerati (iperreflessia) o di riflessi patologici (alluci muti, segno di Hoffmann, segno di Babinski). Segni di danno del secondo motoneurone sono la presenza di ipo-atrofia dei muscoli da questo innervati, fascicolazioni (guizzi muscolari percepibili sotto cute), crampi muscolari, riduzione del tono muscolare e dei riflessi osteotendinei.

    Presenza del segno di Babinsk

    Un riflesso anomalo noto in medicina come segno di Babinski (che consiste nell'estensione in alto dell'alluce del piede, e lo "sventagliamento" all'infuori delle altre dita, quando la pianta del piede viene stimolata, ad esempio graffiandola con una matita) è un altro indicatore di danno al primo motoneurone. Sintomi della degenerazione del motoneurone inferiore includono debolezza ed atrofia muscolare, crampi muscolari e fugaci strattoni muscolari che si possono vedere sotto la pelle (fascicolazione). Circa il 15 – 45% dei pazienti sperimenta il cosiddetto "effetto pseudobulbare", conosciuta anche come "labilità emotiva", che consiste in attacchi di riso incontrollabile oppure pianto.

    Per essere diagnosticati come affetti da SLA, i pazienti devono avere segni e sintomi di danno sia al motoneurone superiore che a quello inferiore, che non possa essere attribuito ad altre cause.

    Anche se la sequenza di comparsa dei sintomi emergenti e la velocità di progressione della malattia variano da persona a persona, quasi sempre, alla fine i pazienti non saranno in grado di stare in piedi o di camminare, uscire o entrare dal letto da soli, utilizzare le loro mani e le loro braccia. Le difficoltà a inghiottire e masticare danneggiano la capacità del paziente a mangiare normalmente ed aumentano il rischio di soffocamento. Mantenere il proprio peso allora diventerà un problema. Questo perché di solito la malattia può non interessare le capacità cognitive e i pazienti sono consapevoli della loro progressiva perdita di funzionalità e possono quindi divenire ansiosi e depressi.
    Demenza fronto-temporale in una piccolissima percentuale di pazienti [modifica]
    Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Demenza frontotemporale con amiotrofia.

    Una piccola percentuale di pazienti va incontro allo sviluppo di demenza frontotemporale, caratterizzata da profondi cambi della personalità; questo è più comune tra quelli con una storia familiare di demenza. Una percentuale maggiore di pazienti sperimenta problemi con la generazione di parole, con l'attenzione o con i processi decisionali. La funzione cognitiva può essere interessata come parte del processo patologico oppure potrebbe essere collegata all'insufficienza della respirazione notturna (ipoventilazione notturna). I professionisti dell'assistenza sanitaria devono spiegare ai pazienti il corso della malattia e descrivere le opzioni di trattamento disponibili in modo che i pazienti possano prendere decisioni informate studiate in anticipo.

    Sostegno con la ventilazione meccanica a pressione positiva "Bilevel"

    Via via che il diaframma ed i muscoli intercostali si indeboliscono, la capacità vitale e la pressione inspiratoria forzata diminuiscono. Nell'inizio bulbare della SLA, questo può accadere prima che si verifichi la debolezza di un arto in modo significativo ed evidente. La ventilazione C-PAP oppure quella a pressione positiva Bilevel (a cui frequentemente ci si riferisce con l'acronimo B-PAP) è frequentemente utilizzata per sostenere la respirazione, inizialmente soltanto di notte, e con l'aggravarsi della malattia anche di giorno. E consigliabile che prima che la terapia con B-PAP diventi insufficiente, i pazienti (con l'eventuale aiuto della sua famiglia) decidano se farsi praticare una tracheotomia ed attraverso d'essa la ventilazione meccanica a lungo termine. Una parte dei pazienti non accetta questa pratica ed invece scelgono cure palliative in una unità per lungo degenti: la maggior parte delle persone con SLA muoiono in seguito ad insufficienza polmonare o all'insorgere di polmonite, e non direttamente per la malattia.

    Nessun danno all'intelligenza e personalità del paziente (se non collaterale)

    La SLA influisce in modo predominante sui neuroni motori e nella maggioranza dei casi la malattia non danneggia la mente, la personalità, l'intelligenza o la memoria del paziente. Né influisce sulla capacità di una persona di vedere, odorare, gustare, sentire o percepire sensazioni tattili. Il controllo dei muscoli oculari è la funzione più conservata, benché alcuni pazienti con una durata estremamente lunga di malattia (più di 20 anni) possono perdere anche il controllo degli occhi. A differenza della sclerosi multipla, nella SLA il controllo degli sfinteri urinari ed intestinali è di solito conservato, sebbene in seguito alla forzosa immobilità ed ai cambiamenti dietetici, i problemi intestinali come la stitichezza possono richiedere una intensa gestione medicale.

    Diagnosi

    Nessun test può fornire una diagnosi definitiva di SLA, benché la presenza di segni di danno ai motoneuroni superiore ed inferiori in un singolo arto è fortemente indicativa. Invece, la diagnosi di SLA è basata principalmente sui sintomi e sui segni che il medico osserva nel paziente e da una serie di test che servono per escludere altre malattie. I medici esaminano la storia medica completa del paziente e di solito conducono esami neurologici a intervalli regolari per valutare se sintomi come la debolezza muscolare, l' atrofia di muscoli, la iperreflessia e la spasticità stiano diventando progressivamente peggiori.

    Elettromiografia (EMG)

    Dal momento che i sintomi della SLA possono essere simili a quelli di una larga varietà di altre malattie o disordini più trattabili, devono essere condotti test appropriati per escludere la possibilità di altre condizioni. Una di queste prove è l'elettromiografia (EMG), una tecnica di registrazione speciale che rileva l'attività elettrica provocata o spontanea nei muscoli. Alcuni dati che si ricavano dalla EMG possono sostenere la diagnosi di SLA. Un'altra prova comune misura la velocità di conduzione del nervo (NCV). Le anomalie specifiche nei risultati NCV possono suggerire, ad esempio, che il paziente abbia piuttosto una forma di neuropatia periferica (danno ai nervi periferici) o uno miopatia (malattia dei muscoli) piuttosto che la SLA.

    Per studiare l'entità delle lesioni il neurologo può richiedere una risonanza magnetica (MRI), una procedura non invasiva che utilizza un campo magnetico e onde radio per ricostruire al computer immagini tridimensionali dettagliate del cervello e del midollo spinale. Anche se le scansioni MRI sono spesso normali nei pazienti affetti da SLA, possono rivelare la presenza di altri problemi che possono essere causa di sintomi analoghi, come un tumore del midollo spinale, la sclerosi multipla, l'ernia di un disco intervertebrale nella zona cervicale, la siringomielia, o la spondilosi cervicale.
     
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    potrei scrivere pagine e pagine su questa malatia..ma dico solo..il corpo diventa prigione senza uscita di mente sana..
     
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