TUMORE AL SENO ..si guarisce di più

paura per il dopo

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  1. tomiva57
     
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    Tumore al seno, si guarisce di più
    ma la paura condiziona il "dopo"


    Una ricerca sulle donne italiane che hanno superato il cancro rivela che tre su quattro sono soddisfatte del proprio stato di salute; il 65% però vive nel terrore di una ricaduta e proprio in questa fase manca qualsiasi tipo di sostegno psicologico da parte delle strutture pubbliche
    di SARA FICOCELLI


    ROMA - Sono 400mila le italiane guarite dal tumore al seno e ancora sotto osservazione nei nostri ospedali. La maggior parte dice di sentirsi bene (il 72,6% è soddisfatto del proprio stato di salute, il 26% molto soddisfatto), di essere stata seguita positivamente (45,2%) o addirittura in modo eccellente (7,8%). Purtroppo però dal punto di vista psicologico la situazione non è così rosea: il 30% si sente meno femminile, il 20% riscontra dei cambiamenti nella situazione familiare e a livello di rapporti sociali e il 60% durante la malattia ha affrontato un periodo di depressione. Il 65% di queste donne, infine, vive nel terrore di ammalarsi di nuovo, e questo non ne facilita il recupero psicofisico.

    E' la prima indagine nazionale promossa dall'Associazione ricerca ed educazione in oncologia (AREO) in tre centri oncologici di eccellenza, a fare un ritratto delle donne italiane che hanno affrontato il carcinoma nelle strutture ospedaliere nazionali. I centri in questione sono il dipartimento di oncologia dell'Università di Modena e Reggio Emilia, la divisione di oncologia dell'Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova e l'IRCCS (Istituto nazionale dei tumori) "Regina Elena" di Roma.

    Un'equipe di specialisti ha esaminato e intervistato, tra ottobre 2009 e maggio 2010, 150 ex-pazienti, a 5 e a 10 anni dalla diagnosi. "Il nostro obiettivo era quello di analizzare, con criteri scientifici, l'impatto di questa malattia nel lungo periodo - spiega il professor Pierfranco Conte, direttore del dipartimento di oncologia dell'Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore dello studio - . I risultati in parte ci sorprendono perché, per fortuna, il livello di reintegrazione sociale sembra buono e non si notano discriminazioni evidenti".

    In effetti, la stragrande maggioranza di queste donne è riuscita a tornare a lavoro e solo il 4% lo ha perso durante la terapia. Oltre il 50% al rientro ha scelto di mantenere il tempo pieno e appena il 10% ha subìto una riduzione dello stipendio. "Colpisce invece in negativo l'assenza di supporto psicologico - continua Conte - . La neoplasia del seno è particolarmente ricca di significati simbolici e si ripercuote con più evidenza rispetto ad altre sulla sfera sessuale".

    Fra le donne in età fertile, il desiderio spesso viene danneggiato dalla malattia (una situazione riscontrata nel 34% delle ex pazienti analizzate a meno di 10 anni dalla diagnosi) e solo il 16% prende in considerazione l'idea di una gravidanza. "Oggi sappiamo invece - spiega il coordinatore dell'indagine - che non esistono controindicazioni alla maternità dopo questa malattia. Anzi, la preservazione della capacità riproduttiva rappresenta una delle nuove priorità per gli oncologi medici, sempre più preoccupati non solo di sconfiggere il tumore ma di garantire la miglior qualità di vita alle proprie pazienti".

    Nei Paesi industrializzati, il tumore alla mammella rappresenta la prima causa di morte femminile fra i 35 e i 44 anni. In Italia nel 2008 si sono registrati quasi 38mila casi, ma per fortuna da nord a sud si registra un sensibile calo di mortalità (per quanto riguarda le donne al di sotto dei 49 anni, negli ultimi cinque anni il tasso è diminuito dell'11,2%).
     
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0 replies since 24/7/2010, 14:24   35 views
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