IL GATTO

...un nostro grande amico...

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  1. gheagabry
     
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    "..la nera gatta della notte poserà le sue morbide zampe sui tuoi occhi e ti porterà il sonno;
    la bianca gatta della luna ti porterà dolci sogni.
    Domattina il rosso gatto del sole ti recherà la serenità e la azzurra gatta del vento la voglia di sorridere."


    ABISSINO



    L'origine dell'Abissino è ancora oscura, alcuni esperti riscontrarono una notevole rassomiglianza con il gatto adorato dagli Egizi, nel 2000 a. C. Fu probabilmente il gatto più amato e venerato di quel tempo, la sua immagine fu infatti ritrovata dipinta su templi e tombe della Nubia. Verso il 1860, un gatto di nome Zula insieme ad altri simili, fu esportato dall'Abissinia (Etiopia) in Gran Bretagna. Iniziarono quindi numerosi accoppiamenti con gatti rossi e Silver Tabby e pian piano, grazie ad un rigoroso programma di selezione, si determinò la nascita della prima stirpe europea degli Abissini. Riconosciuta in Inghilterra nel 1882 e presentata all'esposizione felina del Cristal Palace di Londra nel 1883, questa razza scomparve quasi totalmente nella prima guerra mondiale, per riapparire nel 1929.
    L' Abissino è un gatto dai colori intensi,di taglia media e dall'aspetto armonioso e ben proporzionato. Agile e flessuoso, ha una muscolatura ben sviluppata,potente e asciutta. Ha il dorso leggermente arcuato ed è dotato di una sua naturale eleganza. La varietà europea ha corpo più robusto,testa grande ed è più irrequieta;la varietà americana ha corpo più longilineo,zampe lunghe ed è più dolce
    Il mantello è soffice, folto e sempre lucido. Ha il pelo corto e uguale su tutto il corpo,è ben aderente alla pelle.La pelliccia ha un'alternanza di bande chiare e scure su ogni singolo pelo, detta ticking. Si tratta di una caratteristica degli animali selvatici,che consente loro di mimetizzarsi meglio nell'habitat in cui vivono. La colorazione non omogenea è il risultato di un gene mutante, conosciuto come gene "Abissino Ta". I colori sono: Lepre : tonalità bruno-rossastra,con base del pelo albicocca e punta nera;Sorrel: base rosso ramata con ticking bruno-cioccolato;Blu: base avana rosato con ticking grigio acciaio;Fawn: base crema pallido con ticking avana scuro;Silver: nella quale si ritrovano i colori citati,ma con la base del pelo bianco argento e la punta colorata,che dà origine ai colori silver lepre,silver blu,silver cinnamon e silver fawn.
    Se da un lato l'Abissino rappresenta un vero piacere per gli occhi,dall'altro bisogna dire che vivere con un Abissino è una esperienza esaltante come esaltante è il suo carattere:fiero ma non altezzoso,ribelle e refrattario a qualsiasi costrizione ma non collerico e neppure vendicativo,è un gatto di eccezionale equilibrio,un adorabile gatto da compagnia e soprattutto è un gatto che ama vivere in compagnia. Si trova perfettamente a proprio agio in mezzo alla gente e sa usare ogni minima parte del suo corpo per accentrare tutte le attenzioni di su di sé :ha la capacità di vocalizzare i suoi desideri e pur di raggiungere lo scopo riesce a modularli, regolandone l'intensità. E se ciò non bastasse può mettere in moto fusa veramente rumorosissime ( circa due volte più rumorose e potenti rispetto a qualsiasi altra razza di gatti ) e divertenti moine acrobatiche. In realtà la sua agilità e il suo dinamismo a volte sono un po' eccessivi,basta un nulla per eccitarlo e scatenarlo in una infinita ridda di salti e balzi ,di corse irrefrenabili e di scalate impossibili.. Le sue ricariche sono inesauribili come infinita è la sua destrezza,sempre teso,dinamico,ipercinetico,pronto a scattare al minimo fruscio. Ci vuole molta fermezza nella voce,serenità e pazienza per calmare e porre freno a tanta esuberanza e per sopportare anche qualche danno di troppo. In effetti questo può essere limitante ma l'eccessiva vivacità è compensata da momenti di tenerezza,slanci d'affetto e da una carica di simpatia che solo pochi gatti riescono a trasmettere. Furbo e ladro all'inverosimile, probabilmente perché dotato di una fame insaziabile,riesce a rubare di tutto e in tutte le situazioni:nulla lo limita,tanto meno sgridarlo o punirlo.


    "Bene! Ho visto spesso un gatto senza sorriso ", pensò Alice. "Ma un sorriso senza gatto! E' la cosa più curiosa che abbia visto in vita mia!".
    Lewis Carrol





    ....nella storia....


    La storia e' un insieme di date e avvenimenti che,spesso, hanno cambiato le sorti del mondo, ma un elemento costante nella storia del mondo e' stato il gatto.
    I primi esemplari felini risalgono ai tempi degli Egizi per i quali il gatto era un animale sacro, apprezzato come cacciatore di topi e serpenti. Le più antiche testimonianze risalgono al 2130 a.C. quando la capitale dell'Egitto era la città di Bubasti famosa per il culto dei gatti sacri. Dipinti raffiguranti gatti simili agli odierni Abissini e Egyptian Mau si possono trovare facilmente in Egitto e nei paesi dell'area mediorientale. Quando il gatto di casa moriva gli egiziani si rasavano i capelli e le sopracciglia in segno di lutto e chi usava violenza a un gatto veniva trattato alla stessa stregua di un comune delinquente.Famosa e' la raffigurazione della dea Bastet, ritratta con sembianze di gatta. Un altro popolo, i Romani, aveva presso di sé un gatto a pelo corto che, al seguito delle legioni, si e' diffuso in tutta Europa dando origine all'Europeo. Scriveva l'imperatore romano Cesare Augusto "La mia gatta dal pelo lungo e dagli occhi gialli, intima amica della mia vecchiaia…"




    .........un racconto........



    C’era una volta… si, come tutte le belle fiabe, comincia così, ma è una storia vera. C’era una volta una bambina che viveva con i suoi genitori in una cittadina del Lazio, sede di una base militare, viveva, quindi, in una villetta con un giardino pieno di fiori, una gattina blu di nome Chérie ed un largo spazio incolto al di là della rete che faceva sognare! I giorni passavano tranquilli tra la scuola, i giochi con la micina, i tentativi di scavalcare la recinzione per raggiungere il mistero dell’erba alta… Un giorno, al ritorno dalle lezioni, passando accanto al consorzio agrario, la bimba vide una nidiata di pulcini in vendita e, dopo essersi frugata in tasca alla ricerca di qualche soldino, portò a casa un piccolino giallo, giallo… La mamma, su due piedi, non accolse bene la novità, ma poi si dette da fare per trovare il cibo al pulcino e scoprì che mangiava volentieri il pane intinto nel vino…fu così che venne chiamato Marcellino! Viveva nella villetta nella tasca della vestaglia della mamma, al mattino, perché durante le faccende rischiava, petulante com’ era, di venire calpestato ed alla sera sotto i capelli della mamma, sul collo, pigolando piano piano fino ad addormentarsi! Lo sconcerto iniziale era dovuto soprattutto al fatto che la gattina avrebbe potuto fargli del male e quindi la sorveglianza doveva essere assidua, ma un bel giorno la bimba e la mamma ( il papà era spesso assente per i voli ) scoprirono che Marcellino prediligeva anche riposare, nel primo pomeriggio, sulla pancia di Chérie ed oltretutto amava becchettarle lo sperone sulle zampine anteriori…la gattina ogni tanto alzava la testa spazientita, ma il richiamo della mamma:” Chérie, buona!”le faceva riabbassare il capo, ormai rassegnata al suo destino…la pancia felina era un nuovo nido per Marcellino! I giorni passavano, l’autunno si avvicinava, i temporali estivi rinfrescavano l’aria, Chérie una sera non tornava…allora sia la mamma che la bimba non avevano ancora acquisito quella consapevolezza che in seguito le avrebbe portate a non far mai più uscire un gatto di casa, ancora i tempi non erano maturi. Il temporale rovesciava torrenti d’acqua e la bimba nel suo lettino piangeva silenziosamente pensando alla gattina la’ fuori, nel pericolo…Marcellino le fu portato su un bel foglio di plastica, fu deposto sul letto accanto a lei e la aiuto’ nella preghiera che chiedeva aiuto per Chérie. Il mattino dopo la bimba si sveglio’ con accanto un pulcino nel cellophane ed una micina rientrata alla chetichella dopo la scorribanda notturna! Ormai le foglie erano gialle ed un vento maligno le faceva cadere dagli alberi....Crebbe la bambina, divento’ adulta, ma non dimentico’ mai quell’esperienza. Oggi ama gli animali piu’ di se’ stessa, si commuove al cinguettio di un uccellino e vive in perfetta simbiosi con un’altra piccola micia…. Diana Macchitella




    Mer-Mer setosa
    dentro i tuoi occhi scorre
    il verde Nilo
    nel tuo cuore di fusa
    batte Bastet divina


    poesia dell'antico egitto


     
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  2. gheagabry
     
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    Quello che fa le fusa accanto ai nostri caminetti e che cammina a piccoli passi veloci lungo gli steccati
    sul retro dei nostri giardini è in realtà un animale selvaggio,
    impavido e indipendente come nessun altro al mondo.

    (Alan Devoe )



    IL TONKINESE



    I gatti di Tonkinese sono una traversa recente fra Siamese e Birmano il gatto alleva, anche se alcuni assericono quello Tonkinese-come i gatti hanno esistito almeno dal 1800s iniziale ed il gatto fondante della razza di birmano era probabilmente “un Wong chiamato gatto ibrido-colorato visone Mau,„ un gatto colorato piccola noce importato alla California dal Dott. Joseph Thompson in 1930.Un certo reclamo che l'apparenza della razza è più vicino all'apparenza originale del Siamese, prima che i selezionatori Siamese sviluppino l'odierna testa triangolare e l'ente molto leggy. Il nome non è collegato con Tonkin regione del Indochina. Quando la razza in primo luogo è stata stabilita nel Canada, il nome della razza era realmente “Tonkanese ortografato,„ che era un riferimento all'isola nel musical Verso il sud Pacifico dove “metà-alleva„ non ha sofferto distinzione. L'idea erronea che il nome era un riferimento geografico che mette i nomi in parallelo di birmano e Siamese della razza ha provocato un interruttore graduale all'ortografia corrente, sotto cui la razza è stata riconosciuta dagli Stati Uniti che registrano le associazioni.

    Il gatto Tonkinese nasce nel 1960 negli Stati Uniti d’America, più specificatamente nel New Jersey; Miss Jane Barletta incominciò a creare una nuova razza di gatti, incrociando un gatto di razza Siamese con un gatto di razza Burmese, aiutata da Miss Margaret Conroy, che in Canada dove risiedeva, fece la stessa cosa.
    Con il tempo, i soggetti nati da questi primi incroci, furono accoppiati tra di loro con l’obiettivo di creare uno standard definitivo e la nuova razza fu denominata Tonkinese.
    È un gatto estremamente socievole, estroverso ed adattabile, caratteristiche così spiccate tali da venir usato negli Stati Uniti d’America nella pet-teraphy. Ha una personalità intelligente e non è adatto a tutte quelle persone che hanno poco tempo da dedicargli o che si aspettano un gatto “tranquillo” che rimanga su una sedia per ore; cerca in continuazione la vicinanza delle persone e soffre molto la solitudine se non viene ricambiato.

    Taglia: media, può pesare dai 2,5 kg ai 5,5 kg
    Testa: ha i contorni arrotondati, con il naso appena bombato con un leggero stop, guance e zigomi.
    Orecchie: di media grandezza, larghe alla base terminano con punte ovali.
    Occhi: sono obliqui con un colore esclusivo della razza che va dall'acquamarina al turchese chiaro.
    Corpo: è proporzionato, con la parte posteriore un pò più alta.
    Zampe: sottili ma forti di muscolatura.
    Coda: lunga quanto il corpo.
    Mantello: corto e fine, serico e lucido come quello del visone, è aderente al corpo.



    Il gatto vive solo, non ha alcun bisogno di società ed obbedisce solo quando lo decide ...
    (Francois R. De Chateaubriand)



    C'è un artista importantissimo per la nostra arte contemporanea, che ha adorato il gatto in maniera importante, questo è Pericle Fazzini, artista nato a Grottammare (Ap) autore della scultura "La redenzione" che potete vedere nella sala Nervi del Vaticano, quella mega opera d'arte che svetta nel suo splendore proprio dietro allo scranno dove siede il papa durante le udienze e le cerimonie.
    I gatti erano la sua passione, ne ha ritratti molti, nelle varie fasi della vita del felino, mentre giocano sopratutto, ispirato direttamente dai suoi 2 gatti.




    ..il gatto nelle favole..


    C'era una volta… Esopo, scrittore greco vissuto circa 2.500 anni fa, autore di favole i cui protagonisti sono animali. E tra questi non poteva mancare il gatto, ricco com'è di sfaccettature caratteriali. Esopo non scrisse favole per bambini; il suo era un pubblico adulto e la favola consentiva, servendosi della metamorfosi, di divulgare idee e di fare considerazioni che non potevano essere espresse esplicitamente e liberamente. Utilizzando come personaggi gli "animali" si potevano quindi delineare "caratteri" umani, descrivendo ambienti e situazioni che potevano essere ridicolizzati, criticati e contestati. Tutte le favole esopiane contengono un messaggio ed una morale di fondo che si coglie attraverso la lettura di tutto il racconto. In una delle più belle favole scritte da Esopo si narra di una gattina pazzamente innamorata di un bel principe che non si dà pace e si dispera per questo suo amore evidentemente irrealizzabile, finché, un bel giorno, una fata, impietosita dalle sue lacrime, non la muta in una bellissima fanciulla dai capelli d'oro. Il principe, vedendola, se ne innamora e la vuole sposare. Ma in una notte di luna piena, mentre gli sposi riposano felici, ecco che un topo appare all'improvviso nella stanza: nonostante le sembianze, l'istinto prevale: la gattina imprudente scende la letto e… zac! In un sol balzo uccide il topo. Il topo acciuffato è però una magra consolazione, visto che in questo modo la gattina viene smascherata.
    Ah, poveri quelli che realizzano i propri scopi attraverso l'inganno… e poveri i gatti che vengono sempre scelti per rappresentare l'inganno e i tradimenti! Dovranno farne di strada i nostri amici prima di riuscire a convincere l'umanità a non considerarli solamente "traditori".Fedro nel I secolo d.C. riprese la tradizione favolistica di Esopo e scrisse ben cinque libri di favole, molte delle quali sono direttamente tratte da quelle del suo predecessore: scorrendo i titoli, ci accorgiamo che molte di queste hanno come protagonista il gatto.
    La tradizione favolistica continua nel Medio Evo, sul modello di Esopo e Fedro, sotto forma di bestiari e di epopee animalistiche.La favola, come genere originale, ritorna nel Cinquecento (in Italia con l'Ariosto, il Firenzuola, il doni, lo Straparola) e più ancora nel Seicento (Basile in Italia), grazie soprattutto al genio di La Fontaine.Nei dodici volumi di favole di questo grande favolista francese, il gatto trova largo spazio. Per citarne alcune: Il Gatto e un vecchio ratto; Il Gatto, la donnola e il coniglietto; Il Gatto e i due passeri; Il Gatto e la volpe; Il Gatto e il topo… e molte altre. Ma il gatto più astuto e più abile è senza dubbio quello "con gli stivali" creato dalla fantasia di Charles Perrault nel 1680, ma già presente nelle favole di Straparola e di Basile. E' in questa favola che vengono descritte le doti peculiari ed innegabili del gatto: l'astuzia, la lucidità mentale, la velocità di azione, lo sfruttamento adeguato di ogni situazione per portare a buon fine il suo obiettivo, che oltretutto è nobile. Il "Gatto con gli stivali" è l'unica eredità del figlio più piccolo di un mugnaio. Grazie alle sue doti naturali, questo gatto farà del suo padroncino un uomo ricco e nobile (il marchese di Carabas) e lo aiuterà a diventare addirittura genero del re. Nonostante l'umanizzazione del protagonista, in cui persino l'abbigliamento è quello di un uomo alla moda, il gatto non perde la propria identità "felina" e vi sono momenti in cui va a caccia di topi nei granai, altri in cui diventa minaccioso, per esempio quando si sente il più forte, e altri ancora in cui fugge, come quando incontra l'orco leone, come farebbe un vero gatto! Anche in tempi moderni la morale è un punto fondamentale delle favole ed in questa si dice: "Fortunato chi si piglia per diritto di famiglia una pingue eredità.
    Più felice e più contento chi coll'opra e con talento ricco e grande si farà!"

    Stranamente nelle favole dei fratelli Grimm e di Andersen, il gatto occupa un ruolo modesto e non diviene personaggio popolare e di fama.Sempre nell'Ottocento, nella benpensante Inghilterra vittoriana anche il povero gatto si trova invischiato in una parte quanto mai falsa e ridicola: quella dell'istitutore cui è affidata, tramite storielle insulse, l'educazione e l'edificazione morale di fanciulle e giovinette. In queste favole, le micie rappresentano a mo' di esempio edificante quelle virtù femminil-domestiche che venivano richieste alle mogli ed alle madri di puro stampo vittoriano.
    "Spiegel fa un affare" è una favola di lingua tedesca, del 1850, firmata dallo scrittore svizzero Gottfried Keller. Narra di un gatto, Spiegel (Spiegel, infatti, significa specchio), che deve il suo nome al proprio pelo, lucente come uno specchio. Il suo destino diviene misero alla morte della vecchia padrona. Si sa che la necessità aguzza l'ingegno e così, magro e affamato com'è, Spiegel non può far altro che stringere un patto "mefistofelico" con lo stregone Mastro Pineiss. In cambio di un vitto succulento per tre mesi, promette al mago di cedergli alla scadenza pattuita il suo grasso, che servirà da prezioso ingrediente per incantesimi. Chiaramente Spiegel, da buon gatto, impiega i tre mesi di vitto gratuito per inventare un modo per salvarsi la pelle (e il grasso, naturalmente!) e, allo scadere del patto, svela al mago il nascondiglio di un favoloso tesoro, dote di una bellissima principessa per l'atteso principe azzurro che, altri non è, a detta del gatto ovviamente, che il mago Pineiss in persona. Questi dunque ringrazia il gatto e lo lascia libero, ma nel talamo nuziale la bellissima principessa si rivela un'orribile megera, degna moglie di un crudele, ma ingenuo e poco furbo, stregone. Inutile dire che Spiegel se la spassò per molto tempo con la pancia piena! L'insegnamento della favole si tradusse in Austria nel detto "Poveraccio, credeva di aver comprato il grasso del suo gatto!", che si usa tuttora quando qualcuno crede di aver fatto un buon affare e rimane invece gabbato.
    Anche come personaggio secondario il gatto riesce ad essere importante come in "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carrol (1865). Chesire Puss , il gatto di Cheshire (lo Stregatto, nella versione italiana), tigrato, paffuto e sghignazzante, diviene infatti uno dei personaggi più amati e popolari di questa incredibile favola. Sarà perché viene descritto come un brillante cabarettista, che tra un atto di illusionismo e l'altro esordisce con battute e scherzi degni del più puro nonsense inglese. Simpatico e burlone, ad Alice che educatamente chiede: "Quale strada devo prendere, per favore?", giustamente risponde: "Dipende in genere da dove si vuole andare!". O forse la sua popolarità è dovuta alla sua logica ed al suo humour sottile come quando spiega ad Alice perché i gatti sono pazzi. Sostiene infatti lo Stregatto che, poiché i cani, notoriamente saggi, muovono la coda quando sono contenti mentre i gatti lo fanno quando sono arrabbiati, questi ultimi sono senz'altro pazzi.
    Il più sincero nel rappresentare il gatto "com'è e per quello che è" è però certamente il nostro Collodi, che per primo descrive il gatto rispettandone la vera natura senza volerne arricchire la personalità con virtù e vizi umani. Degno di rispetto è dunque il povero, malandato, sporco, lacero e affamato gatto di Pinocchio, un vero gatto randagio che si barcamena come può, lontano dal conforto di una casa, senza cibo assicurato, senza carezze e comodi cuscini. La sua vita è piena di insidie, la strada è dura, fatta di imbrogli, di mezzucci, di cattive compagnie. Collodi però se ne serve per descrivere la corruzione e la tentazione al male di giovani sventati e senza cervello e anche in questa occasione, ahimè povero gatto, finisce per essere di nuovo etichettato come vile, ipocrita, truffatore, bugiardo e traditore come vuole la più antica tradizione.
    Un altro povero gatto, nero per giunta, è Black Cat di Edgar Allan Poe. Questo però si fa interprete della giustizia divina quando, sepolto vivo inavvertitamente assieme al cadavere della moglie di un vecchio ubriacone assassino, rivela ai poliziotti la precisa ubicazione della prova del reato commesso, che altrimenti sarebbe rimasto impunito.
    Nei racconti popolari che non hanno raggiunto la celebrità, trovano spazio numerose ed interessanti vicende aventi naturalmente come protagonista il gatto. Gatti amici fedeli delle streghe come in "Jorinda e Joringel", in cui la fata cattiva Carbosse assume l'aspetto ora di un gufo, ora di un gatto, o come in una antichissima leggenda indiana che narra le vicende di Patripan, in cui nonostante si dica che egli "è il più virtuoso di tutti i gatti, l'unico che sia salito in cielo" si finisce poi per dubitare che il suo cuore sia davvero puro quanto il suo setoso e candido pelo di gatto d'Angora. Il candido Patripan possiede in realtà un harem di 365 gattine, è capriccioso ed assiste ai giochi erotici della corte di Salmgam, è vanitoso ed esigente quanto mai nelle sue richieste agli dei di costosissimi regali, tanto da imporre la censura sui piccanti dettagli delle sue vicende.
    Il gatto si riscatta in Russia, dove invece è amato e non tacciato di essere un traditore: e come si potrebbe definirlo tale quando si comporta come nel "Il Gatto della Baba Yaga", in cui proprio il gatto della strega aiuta una fanciulla a sfuggire alla strega stessa che la teneva prigioniera, ricordando quanto ella si era dimostrata gentile e premurosa con lui?





    ....il gatto nella musica...



    Quanta fretta, ma dove corri; dove vai
    se ci ascolti per un momento, capirai,
    lui e il gatto, ed io la volpe, stiamo in società
    di noi ti puoi fidare...
    Puoi parlarci dei tuoi problemi, dei tuoi guai
    i migliori in questo campo, siamo noi
    è una ditta specializzata, fa un contratto e vedrai che
    non ti pentirai...
    Noi scopriamo talenti e non sbagliamo mai
    noi sapremo sfruttare le tue qualità dacci solo quattro monete
    e ti iscriviamo al concorso
    per la celebrità!...
    Non vedi che è un vero affare, non perdere l'occasione se no poi te ne pentirai
    non capita tutti i giorni di avere due consulenti, due impresari, che si fanno
    in quattro per te!...
    Avanti, non perder tempo, firma qua..è un normale contratto è una formalità grave
    tu ci cedi tutti i diritti e noi faremo di teun divo da hit parade!...
    Quanta fretta, ma dove corri; dove vai
    che fortuna che hai avuto ad incontrare noi
    lui e il gatto, ed io la volpe,
    stiamo in società
    di noi ti puoi fidare!....di noi ti puoi fidar!

    (Edoardo Bennato)





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  3. gheagabry
     
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    La ricerca ha preso in esame il codice genetico di ogni ceppo esistente

    Mesopotamia culla di tutti i gatti del mondo





    Studio americano rivela che tutti i felini discendono in realtà da un gruppo di sei loro antenati che vivevano nell'attuale Iraq
    Probabilmente l'aura di mistero che circonda il gatto non ne risentirà, ma da oggi il suo dna non è più un segreto. La comunità scientifica ha fatto un grande passo avanti nella conoscenza delle sue origini e della sua storia. Un ampio studio genetico condotto nel Maryland dall'Istituto Nazionale sul Cancro, e pubblicato giovedì su Science ha identificato i progenitori dei 600 milioni di gatti domestici che popolano oggi le case e le fattorie del pianeta. Il codice genetico del felis domesticus corrisponde a quello del gatto selvatico medio orientale, il felis silvestris lybica, che vive da 130 mila anni nell'antica Mesopotamia. Gli scienziati hanno identificato cinque ceppi di gatti selvatici: oltre al mediorientale, c'è l'europeo, il sudafricano, il centro-asiatico e quello del deserto cinese. I gatti di casa di tutto il mondo però deriverebbero da uno solo, quello mesopotamico.
    SEI GATTE PER 600 MILIONI - La storia del felice incontro tra esseri umani e gatti sarebbe avvenuta quindi circa 10 mila anni fa nell'area della Mezzaluna fertile, dove tra il Tigri e l'Eufrate gli uomini del neolitico cominciarono a coltivare i campi, dando origine alla più importante rivoluzione della civiltà umana. Ma i granai, si sa, attirano i roditori, e i roditori sono una delle prede ideali dei piccoli felini. Così probabilmente alcuni esemplari - circa una mezza dozzina, hanno valutato gli scienziati basandosi sulle mutazioni genetiche - hanno cominciato ad avvicinarsi ai villaggi, dove trovavano cibo abbondante e facile. Gli umani dal canto loro hanno salutato con favore l'arrivo di un tale formidabile alleato, e il sodalizio si è rivelato vincente per entrambi.
    NON EGIZI MA NEOLITICI - Lo studio genetico - condotto su quasi mille gatti di razza, meticci e selvatici di tre continenti - arriva a confermare l'eccezionale scoperta, avvenuta nel 2001, di un reperto archeologico che data la vita domestica dei felini ad almeno 9500 anni fa. A Cipro era stato infatti trovato un gattino sepolto insieme al suo padrone in un sito neolitico, molto più antico della civiltà egizia, che fino ad allora si credeva fosse la prima ad aver adottato i felini. Inoltre la teoria, che vede l'incontro tra gatti e umani coincidere con la nascita dell'agricoltura, conferma anche quello che Conrad Lorenz, ma anche qualunque padrone di gatti sostiene: non siamo noi ad aver addomesticato loro, ma sono i gatti che hanno addomesticato se stessi.
     
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  4. gheagabry
     
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    Conquistare l'amicizia di un gatto non è facile;
    è un animale filosofo, saggio, abitudinario
    che non ripone a caso i suoi affetti.
    (T. Gautier)



    IL GATTO NORVEGESE DELLE FORESTE




    Il Norvegese è un gatto di taglia grande e robusta, il corpo è lungo e alto, dall’aspetto flessuoso ed elegante, la muscolatura è forte, l’ossatura è robusta. Le zampe sono grosse, i piedi rotondi e palmati: caratteristica questa che gli permette di camminare sicuro sulla neve. Le zampe posteriori sono più alte di quelle anteriori per poter discendere dagli alberi con agilità e velocità. Le sue potenti unghie gli permettono una salda presa sugli alberi e anche sulle rocce: è l’unico gatto che scende dagli alberi a testa in giù.
    L'impietosa selezione naturale operata nel corso dei secoli ci ha offerto un gatto forte, imponente, alto, che per difendersi dal freddo ha una cute che si ispessisce e un mantello che si allunga di circa 10 cm rispetto al periodo estivo. Il pelo di protezione è grosso,grasso e pesante, è idrorepellente ma, incredibilmente, si asciuga in meno di 15 minuti. A difenderlo dal freddo ci sono anche i ciuffi sulle orecchie, la folta collaretta che gli avvolge il collo e le spalle, le vaporose culotte di pelo sulle cosce. Il maschio presenta un bel collare ricco di peli ed è di grande dimensioni, mentre la femmina non ha il collare ed è più minuta. D'estate perde quasi completamente il pelo: solo i ciuffi sulle orecchie,la coda e il pelo tra le dita delle zampe testimoniano che ci troviamo di fronte a un gatto con un mantello semilungo. Poi, all'inizio dell'autunno la cute inizia a ispessirsi, la pelliccia diventa folta e, al culmine dell'inverno, supera i dieci centimetri di lunghezza.
    Si affeziona molto all'uomo,ama stare in compagnia. E' tranquillo e silenzioso,non richiede attenzioni eccessive. Ama molto la vita all'aria aperta ed è dotato di un folto sottopelo che lo isola bene dal caldo e dal freddo. Possiede una forte vitalità e,se può muoversi all'aria aperta è un buon cacciatore. Si adatta bene anche alla vita d'appartamento. E' un gatto molto indipendente che sa sbrigarsela in ogni occasione e mal sopporta intrusioni ed imposizioni. Occorre quindi che il suo padrone ideale sia una persona serena ed equilibrata amante e rispettosa dell'altrui personalità Come tutti i gatti dal carattere importante ,il Norvegese,usa 'marcare' il proprio padrone,lasciargli il suo odore e nello stesso tempo raccogliere tutte le informazioni che questo porta dall'esterno. Per questo motivo è facile trovarlo sulle scrivanie,sulle mensole ,sui tavoli sempre pronto a un 'testa a testa'. Quando non gli è possibile si rizza in punta di piedi e saltella nel tentativo di un 'faccia a faccia '; non riuscendoci si accontenta di strofinarsi voluttuosamente con la coda e con tutto il suo corpo,contro le gambe del suo padrone. Ama giocare all'infinito,i cuccioli ma anche gli adulti sono davvero instancabili,difficilmente resistono a una pallina in movimento ,alla svolazzare di una piuma e,in mancanza di un gioco, se lo inventano:una foglia o anche un pulviscolo potrebbero improvvisamente diventare una preda interessante ,allora potrebbe anche scendere dal suo trono per dedicarsi alle sue attività ludiche preferite.




    ......nella storia......



    ... non si hanno certezze circa le sue origini, ma di fatto viene universalmente considerato il gatto sacro degli antichi vichinghi. Erano gatti che accompagnavano i marinai durante le navigazioni per proteggere le stive dagli assalti dei topi. Sbarcarono in Inghilterra, Francia,Sicilia e America settentrionale. Comunque la prima data storicamente certa sul gatto delle foreste norvegesi è il 1599, quando Peter Clauson Friis, prete e naturalista norvegese, lo classificò per la prima volta. Era allora considerato una specie di lince, grazie anche alle molte analogie somatiche e comportamentali. E' però solo nel 1841 con la pubblicazione dell'opera Favole popolari norvegesi di Asbjornsen e Moe che il gatto delle foreste entra a far parte del patrimonio letterario e culturale norvegese. Il gatto delle foreste norvegesi ha sviluppato caratteristiche uniche nel mondo felino.





    I gatti non hanno mai completamente superato il complesso di superiorità dovuta al fatto che,
    nell'antico Egitto, erano adorati come Dei.
    (P.G. Wodehouse)




    ...nella mitologia..



    E’ evidente che un’analoga concezione del mondo ha prodotto i medesimi simboli nelle varie parti della Terra. E’ Freya che, come Bastet e Diana, incarna l’amore, la sessualità e la fertilità e attraversa i cieli su un carro trainato da due grandi gatti argentati dalle code svolazzanti. I gatti, uno bianco ed uno nero, rappresentano i due aspetti della notte che, nella crescita luminosa e nel buio declino della luna, rispecchiano l’evolversi e il rinnovarsi della Natura; sono maschio e femmina poiché senza i due sessi non c’è la vita. Nella mitologia germanica, il dio Odino concede alla dea un potere illimitato su nove mondi, le nove sfere create dagli dei. Come gli astrologi egizi e nelle scienze medioevali, ritroviamo i nove piani delle stelle tra i quali è compresa la superficie della terra. Nell’antico simbolismo, Freya vola con il suo tiro di gatti attraverso questi piani e lungo le strade di cristallo di sette pianeti per recarsi in tutti i mondi dove regnano l’amore e la vita. Freya, per il bene di tutti gli esseri viventi, regola i raggi del sole e la pioggia determinando la fertilità della terra. Ancora oggi, nella credenza popolare mitteleuropea, i gatti vengono collegati ai fenomeni atmosferici. La dolce Freya, signora dei nove mondi, era la protettrice delle nozze e, per ingraziarsela, la novella sposa doveva nutrire il gatto di casa con cibi particolari per essere certa del bel tempo nelle ore di festa. Anche il dono di un gatto era molto apprezzato dagli sposi quale precursore di doni celesti. Nella nuova casa i novelli sposi dovevano preparare una ciotola di latte fresco e se il gatto correva subito a berlo, era segno che nella casa vi era già uno spirito buono. I gatti di Freya, dal lungo mantello argentato e dalle code svolazzanti, sono tuttora patrimonio culturale dei paesi nordici ed in special modo della Norvegia che ha protetto e salvaguardato una razza antica e naturale, il Gatto Norvegese delle Foreste. Lo "Skogkatt", nel folklore nordico, è un gatto-fata dai poteri straordinari protagonista di mille avventure che Asbjørnsen e Moe, due scrittori scandinavi della metà dell’Ottocento, hanno trascritto in una bellissima raccolta di fiabe che vengono lette in tutte le scuole scandinave.


    Che misteriosa ricetta conoscono i gatti per saper dosare
    in modo così perfetto dolcezza e crudeltà, timidezza ed aggressività, docilità e spirito selvaggio ?
    (Mary S. Emilson)





    ............nella scultura.......



    Migliaia di anni fa.....
    sui loro pugnali, i guerrieri nomadi della Siberia intagliavano… Gatti.
    La Siberia, quella vastissima regione dell’Asia Settentrionale, che si estende dagli Urali (ad Ovest) fino all’Oceano Pacifico (ad Est) e dall’Oceano Artico (a Nord) fino ai confini della Mongolia e della Cina (a Sud), attraversata dalla ferrovia più lunga del mondo sono esattamente 9288 km… la leggendaria “Transiberiana”, che nelle sue destinazioni più fredde raggiunge luoghi dove la temperatura scende fino a 62 gradi sotto zero… Secoli fa (millenni fa…) era abitata da popolazioni nomadi.
    Tali guerrieri nomadi non erano soltanto guerrieri, erano anche artisti. Il periodo più ammirato della loro produzione, che è stato definito “stile animalistico scitico”, parte dal 700 a.C..
    E’ una caratteristica di tutta l’arte più antica prediligere gli animali come soggetti da rappresentare
    (scolpire, intagliare, disegnare, incidere…).
    Sono proprio gli animali ad aver stimolato per primi la creatività umana, dando inizio alla nostra Storia dell’Arte.
    Queste creature, che erano prede da cacciare, ma anche da temere, emanavano, agli occhi dei nostri avi,
    un potere tra il magico ed il sacro.
    Il sentimento religioso e la volontà di rappresentare la realtà, con fini propiziatori, sono nati nell’umanità contemporaneamente.
    Non si può comprendere l’arte siberiana, se non la si collega alle credenze animistiche di queste popolazioni.. Uomini, animali, piante ed anche alcuni oggetti possiedono un’anima. In questo consisteva la loro fede: per loro il mondo era interamente animato.
    Gli animali, nelle rappresentazioni dei guerrieri nomadi della Siberia, presentano proporzioni e linee perfette, il che presuppone in questi artisti un attento spirito di osservazione della natura circostante unito al sentimento di un forte legame con essa e ad un religioso rispetto verso il soggetto rappresentato.


    Quando gioco con il mio gatto chi mi dice che io
    non sia per lui un passatempo più di quanto lui lo è per me?
    (Michel E. de Montagne)





    Millenario per suo mistero già ben noto tra gli egizi
    e del gatto grande il vero di incarnato spiritello
    Più che amico - un esorcista sia che no - a fissa dimora
    Del "ron-ron" quasi preghiera - come non d'altri sapersi;
    solo il gatto dona sua gioia con discreta compagnia..pulitone e indipendente
    Vero sì che ama la casa..Ma di più cerca il padrone - suo protetto e protettore
    purché l'abbia in simpatia per sue doti più eccellenti di assorbire e commutare
    - qual malevoli influenze che tormentano l'inconscio e fan dura l'esistenza.........
    Bianco, nero oppur meticcio ..casalingo - o abbandonato
    sempre il gatto ha giusto fiuto - nel captare onde sospette che gli vengon sotto i baffi
    Eppercio' li sempre all'erta nel fuffare ai malefici
    che pur senza dare all'occhio rispedisce immantinente
    - più interessi men che avari dritto indietro al committente
    Dunque buon suggerimento che nessun abbia gravarsi di agire cattiverie o di indurre intolleranza
    - si sa mai per ignoranza che cagionino sofferenza - a si nobili bestiole........
    Sicche' - ignari o sciagurati ben si sappiano informati
    quei che i gatti li molestano o persino li fanno arrosto
    - che finoltre sette vite ..essi mitici guardiani vanno e tornano incarnati
    - giustappunto per valersi come sempre loro impegno : scacciaguai per chi li ama
    Ma anchessì per ripagare se traditi e maltrattati ..
    .

    Poesia umanistica di Vittoria Sanvito




    Io amo i micini raggomitolati e circospetti, con un mistero antico negli occhi.
    (S. Marsiglia)






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  5. gheagabry
     
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    Tra tutti gli animali il gatto è l'unico
    che riesca a vivere nella contemplazione.
    Egli osserva la ruota dell'esistenza dall'esterno.
    (Anonimo)


    IL SIAMESE




    Una delle razze feline più interessanti è rappresentata dal Siamese, gatto dalle eleganti movenze, simbolo di ricchezza e tradizionalmente fatto rientrare nello stereotipo del “gatto di razza”.
    l siamese ha un corpo allungato e sottile,ma non fragile,e i muscoli ben sviluppati conferiscono un aspetto elegante e agile. Le spalle non devono essere più larghe alle anche. Il collo è lungo e slanciato...è di medie dimensioni. Il maschio arriva a pesare fino a 5 kg e la femmina non supera i 4 kg...la testa è proporzionata al resto del corpo. Deve essere allungata (a forma di triangolo)...le orecchiesono grandi,larghe alla base e appuntite...gli occhi: sono blu intenso e hanno una caratteristica obliqua e a mandorla....il muso è affilato... le zampe sono lunghe e sottili e i piedi piccoli e ovali. Le zampe posteriori sono più lunghe delle anteriori....la coda è lunga, sottile e appuntita...il mantello.... il pelo è sottile,ben aderente al corpo,corto e brillante. Il colore del corpo è più chiaro rispetto a quello delle marche. L'unica eccezione è il Siamese bianco che ha un colore uniforme... Il colore deve essere uniforme sul corpo,e contrastanti sui point e sulla maschera (naso,contorni degli occhi e bocca)...i quattro colori principali sono: blue point, chocolate point, lilla point, seal point. I soggetti giovani hanno un mantello più chiaro che poi, con l'avanzare dell'età tende a scurirsi.
    Dal 1960 si sono aggiunti nuovi colori...
    Il Siamese è un gatto di rara sensibilità e fedeltà in grado di dare ma anche di pretendere affetto in modo del tutto esclusivo e possessivo. Ama il suo padrone,lo segue dappertutto e gli testimonia i suoi sentimenti in ogni momento. E' estroverso e molto comunicativo, dal temperamento esuberante e vivace. E' particolarmente attivo e intelligente ed è considerato il più addestrabile dei gatti (non è raro vederlo accompagnare al guinzaglio il padrone). E' morbosamente e prepotentemente affettuoso e adora essere coccolato, ma nonostante questo non è un gatto adatto a tutti. La sua voce,aspra e quasi sgradevole per chi non lo ama,risulta invece ricca di tonalità,tale da consentire al siamese di parlare con il suo padrone. Anche con gli occhi,che sono molto vivaci ed espressivi,riesce a comunicare all'uomo il suo stato d'animo. Socievole con gli altri gatti,tuttavia ha la capacità di dominarli con il suo carattere forte.
    Il siamese, inoltre, è un gatto assai longevo: la vita media supera i 10 anni e vi sono esemplari particolarmente fortunati, e curati dal proprio padrone, che arrivano a compiere i vent'anni.





    Non c'è nulla di più dolce del sentimento di pace
    che infonde quando riposa,
    e non c'è nulla di più vivace della sua natura
    quando è in movimento.
    (Chritopher Smart)




    ..... la storia .....



    Le sue origine esotiche sono ricordate già dal nome: Siamese,infatti,indica la regione di provenienza di questo gatto,l'antico regno del Siam,cioè l'attuale Tailandia. Vale la pena ricordare che le sue origini sono narrate da molte leggende affascinanti. si parla di questa razza anche in un libro antico "Libro dei pittori di corte" conservato nel museo di Bangkok, dove vengono raffigurati due dipi di Siamesi: il Siamese reale, color avorio con le punte scure, considerato il più pregiato, ed un secondo color cioccolato con le punte ancor più scure.Si tratta del famoso "Cat Book Poems",ritrovato nell'antica capitale del Siam,Ayudha.
    Compagno ideale di Principesse e Re, pare sia stato introdotto nel Vecchio Continente da un console inglese, che ne ricevette in regalo una coppia dal Re del Siam, nel lontano 1880. Per questo motivo, l’Inghilterra divenne ben presto, la loro seconda patria.




    ......leggende.....



    Vi sono varie storie e leggende sul Gatto Siamese, si narra che i gatti venivano usati nei templi a guardia dei vasi preziosi, arrotolavano la loro coda intorno al vaso fissandolo incessantemente, da qui lo strabismo e le code storte che contraddistingueva il Siamese antico, inoltre si dice che le principesse orientali utilizzassero la coda del Siamese per infilarvi i propri anelli e che il gatto arrotolava la coda sul proprio dorso affinchè gli anelli non cadessero.
    Secondo alcune fonti i membri della famiglia reale siamese dopo la morte si reincarnavano nel loro gatto. Il gatto veniva inumato con il defunto, ma nella tomba venivano praticate delle uscite che gli permettevano di fuggire portando con sé l'anima del morto. Il gatto veniva quindi riaccolto a corte e trattato con rispetto, come una persona di famiglia.
    Un'altra leggenda spiega il perché del caratteristico nodo che spesso i siamesi hanno sulla coda. Un giorno una coppia di giovani mici si recò nel bosco per cercare un calice che era stato trafugato a corte. Lo trovarono, ma era troppo pesante per trasportarlo. Così decisero di dividersi: la femmina sarebbe rimasta di guardia mentre il maschio avrebbe cercato aiuto.
    Ma la micia era incinta e stava per partorire, così, per non pedere il calice durante il travaglio, se lo legò alla coda. Quando il maschio tornò, quattro giorni dopo, trovò la gatta che allattava i micini con il calice accanto; ma quando andò a sciogliere la coda vide che vi era rimasto un nodo. Quel nodo l'avevano anche i gattini e sarebbe stato da allora un segno distintivo dei gatti siamesi.

    Una variante narra di un re che viveva in un magnifico palazzo di fronte al quale c’era un grande parco ed una piscina che comunicava, con uno stretto passaggio, con un fiume, popolato da coccodrilli, che scorreva nei pressi. Il re amava molto i gatti e ne accoglieva un gran numero nella sua residenza. Aveva anche una giovane figlia, luce dei suoi occhi. Un giorno, dovendo allontanarsi e preoccupato per la principessa, chiamò i gatti, raccomandò loro di vegliare e prendersi cura della fanciulla in sua assenza e partì. Faceva molto caldo e la principessa decise di ristorarsi con un bagno in piscina. Senonché, mentre lei sguazzava con un certo numero di gatti di guardia attorno al bordo, un famelico coccodrillo imboccò il passaggio che portava dal fiume alla piscina per farsi un sol boccone della fanciulla. Allora, i gatti si precipitarono sulle sponde del passaggio e, agitando le loro code nell’acqua, distrassero il coccodrillo dando alla principessina il tempo necessario per mettersi in salvo. Però, nel frattempo, il rettile aveva già mozzato le loro appendici caudali con un solo morso. Da quel momento, secondo questa leggenda, i gatti siamesi si dividono in due famiglie: quelli con la coda lunga, che erano rimasti nel Palazzo, sono i gatti “del tempio” e quelli che avevano sacrificato le loro code per salvare la principessa sono i “gatti della piscina”.



    .... il gatto nero ....



    La famosa storia del gatto nero che porta male se vi attraversa la strada, risale all'epoca delle carrozze a cavalli, quando le vie di notte non erano illuminate; se un povero gatto nero attraversava all'improvviso la strada ai cavalli che non erano in grado di vederlo per via del suo colore nel buio, si imbizzarrivano spaventati e quindi potevano causare problemi ai vetturini!


    Divinità, diavolo, strega, santo, stregone, profeta, tentatrice,
    regina dell'universo, vittima del rogo.
    Nella storia al gatto è stato attribuito ogni ruolo tranne,
    mai neppure una volta, quello di eroe. Ora, finalmente, è il suo turno.
    Rachel Lamb


    ..il gatto nell'antichità....


    Pur convivendo con l'uomo da migliaia di anni, la migliore documentazione che abbiamo, circa il rispetto profondo portato dall'uomo antico a questo animale, ce la forniscono per primi gli Egizi (documenti risalenti al 2000 a.C.)...Essi erano profondamente affascinati dalla bellezza e dalle infinite doti di questo animale; la sua capacità di vedere nel buio, l'utilità nel controllo di altre specie nocive per l'uomo, lo stato di benessere che ne ricavavano nell'accarezzarlo etc., arrivarono ad onorarlo riproducendolo in sculture di pietra, a mummificarlo dopo la sua morte e a seppellirlo, dopo adeguato funerale, nelle stesse tombe di famiglia...
    Per i Greci e per i Romani, il gatto era associato al culto per la Dea Artemide o Diana Cacciatrice; quindi legato al Divino Femminile e a colei che di notte va a caccia, veglia e protegge mentre tutti dormono. Colei che controlla l'alternanza delle stagioni e le leggi della natura, quindi tutti quei cicli di vitale importanza per la vita stessa degli uomini.
    Per i Vichinghi: le loro navi, che solcarono quasi tutti i mari, non mancavano mai di avere a bordo alcuni gatti, con il duplice scopo di tenere lontano i roditori dalle derrate alimentari e di allontanare gli spiriti negativi delle tempeste.
    Per i Norvegesi, il carro d'oro della Dea Freya, Dea dell'amore e della fertilità, era trainato da splendidi Gatti Norvegesi che guidavano la Dea attraverso foreste e ghiacciai.
    In tutti i paesi anglosassoni, a tutt'oggi, il gatto è un animale rispettatissimo quale incarnazione di spiriti protettori e gentili con gli uomini.

    Quando gli uomini, da nomadi divennero stanziali, l'utilità e la presenza del gatto, nelle comunità umane, si manifestò in maniera ancor più importante ed evidente. Infatti i gatti riducevano enormemente la presenza dei serpenti, dei roditori e di conseguenza anche di terribili parassiti.
    Per esempio, durante la micidiale epidemia di peste del 1700, che devastò l'Europa quasi dimezzandone la popolazione, e di cui furono responsabili proprio i topi, l'apporto dei gatti, in quanto cacciatori per antonomasia di questi roditori scomodi, fu determinante nel cercare di controllare lo sviluppo dei suddetti topi, rivelatosi devastante.
    All'arrivo del Cristianesimo, o per essere più precisi ed obiettivi, al sopraggiungere dei cosiddetti evangelizzatori medioevali, che nella loro smania, del tutto "terrena", di conquistare il potere e quindi di sopprimere con ogni mezzo, le antiche ed altrui credenze a cui spesso erano legati questi splendidi animali (e purtroppo non toccò soltanto ai gatti!), iniziarono a denigrarli nei modi più assurdi ed abietti; arrivando addirittura ad identificarli con il "Male"…quello con la "M" maiuscola! I più ingenui ci credettero, che ci volete fare?! L'ignoranza è la peggiore delle malattie!
    Ma ditemi: avete mai letto in un solo brano delle Sacre Scritture, dalla Bibbia ai Vangeli, al Corano, ai Veda, ai Sacri libri Buddisti etc., un solo brano che denigri il gatto? No, semplicemente perché non esiste! E' pura invenzione umana, che rimaneggiò, per fini non certo nobili, antichissime usanze o leggende assolutamente benevole nei confronti dei nostri nobili amici a 4 zampe.





    Secondo la leggenda Maometto aveva un gatto al quale era molto affezionato. Questo gatto si chiamava Muezza, e godeva di un singolare privilegio: poteva dormire sulle maniche del Profeta. Un giorno Maometto dovette allontanarsi proprio mentre Muezza riposava e lui, pur di non disturbare il micio, si fece tagliare la manica della veste...Al suo ritorno in segno di riconoscenza Muezza si inchinò al padrone e Maometto lo accarezzò per tre volte sul dorso, donando così al gatto la capacità di atterrare sempre sulle zampe.



    Un gatto arriva sempre quando lo chiami,
    a meno che non abbia di meglio da fare.

    ( Bill Alder )





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  6. gheagabry
     
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    Fusa e miagolii, i gatti preferiscono le donne
    Se il cane e' il miglior amico dell'uomo, il gatto sembra essere quello della donna. Lo afferma una ricerca pubblicata dalla rivista Behavioural Processes, secondo cui non solo il felino preferisce avere interazioni con la padrona, ma riesce anche a 'manipolarla', utilizzando tecniche molto simili a quelle che userebbe un neonato con la propria mamma. Lo studio dell'universita' di Vienna ha analizzato con dei video il comportamento di 41 gatti, studiando le interazioni con i padroni, sottoponendo le osservazioni ad un'analisi statistica e determinando anche il carattere dell'animale con una serie di test.
    Il risultato principale e' che il felino preferisce avere contatti sociali con le donne, che sono oggetto di fusa e miagolii tre volte piu' degli uomini: "I gatti approcciano le padrone piu' frequentemente - conferma Manuela Wedl, uno degli autori della ricerca, al sito di Discovery Channel - e cerca il contatto molto piu' frequentemente, saltando loro addosso ad esempio, piu' di quanto non facciano con i padroni maschi. Di sicuro il rapporto e' piu' stretto tra le donne e il gatto,
    qualunque sia il sesso dell'animale".
    Uno degli ambiti principali dove il gatto utilizza le sue tattiche, spiegano gli esperti, e' quello del cibo: "Questo tipo di interazione - continua Wedl - e' molto simile a quella che c'e' tra un neonato e la mamma, e come in quel caso anche in questo e' il cucciolo che comanda". Il rapporto fra gatto e padrona pero' non si limita solo al cibo: la ricerca ha scoperto che l'animale riesce a influenzare il comportamento dei padroni con tutta una serie di gesti, che vanno dal semplice muovere la coda a tutta una serie di modi diversi di fare le fusa. I felini sembrano anche ricambiare i favori dei padroni, che se sono bravi a capire e soddisfare le loro esigenze avranno in premio qualche coccola in piu' piu' tardi: "Un uomo e un gatto sviluppano una serie di complessi rituali
    - si legge nello studio - che prevedono la comprensione dei bisogni e delle inclinazioni reciproche".
    Lo studio ha confermato una serie di osservazioni che avevano fatto gli altri scienziati, tutti convinti che i gatti abbiano dei mezzi di 'coercizione psicologica' nei confronti dei padroni. La piu' sorprendente e' stata pubblicata pochi mesi fa sulla rivista Current Biology, secondo cui i felini riescono a modulare le fusa sulla stessa frequenza dei pianti dei bambini, rendendole irresistibili, se hanno qualche desiderio particolare. (Ansa)


     
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  7. gheagabry
     
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    Vede un uccello, emette un suono curioso, si appiattisce,
    striscia come un serpente, corre senza badare dove mette i piedi.
    I suoi occhi iniziano a danzare.
    ( Emily Dickinson )



    SELKIRK REX LONGHAIR




    Nel 1987 Peggy Voorhees notò una gattina randagia alla Bozema Humane Society, una società di protezione degli animali nello stato americano del Wyoming, e la offrì in adozione a Jeri Newman, allevatrice di Persiani di Livingston nel Montana. Miss de Pesto, così venne chiamata la gattina, possedeva un fascino particolare scaturito dal suo originale mantello, gonfio, ondulato, semilungo e piuttosto ruvido al tatto. Miss de Pesto venne accoppiata con un gran campione di gatto Persiano. Da questo accoppiamonto il 4 Luglio 1988 nascono sei cuccioli, tre dei quali ripropongono lo stesso mantello della madre. Oscar Kowalski, uno dei tre gattini, che ancora oggi viene considerato uno degli esemplari migliori della razza, venne successivamente accoppiato con la madre, originando così la prima cucciolata interamente Rex. Il gene responsabile del mantello ricciuto è dominante, basta quindi che uno solo dei genitori lo possieda perché circa la metà dei gattini presenti questa caratteristica.
    Il Selkirk Rex è un gatto caratterizzato da un corpo muscoloso e squadrato. Negli esemplari migliori, l'arricciatura è più forte sui fianchi e intorno al collo. La parte posteriore è meno ricca di ricci.
    Può presentarsi in due lunghezze di pelo: lungo e corto. Raramente un esemplare di Selkirk Rex arriva a vincere un concorso di bellezza, ma per lui è stato disposto un titolo, quello di Miss Congeniality.
    Sono incredibilmente pazienti e tolleranti, non è mai aggressivo e gioca volentieri. Sono dei perfetti gatti d'appartamento e adatto alla vita in famiglia. Poco vocale, è il compagno ideale per chi cerca un gatto poco vivace ma allo stesso tempo docile e socievole. Non richiede molte attenzioni, ma non per questo poco affettuoso. Può dimostrarsi riservato con gli estranei e allontanarsi senza però reagire con insofferenza quando viene manipolato bruscamente da bambini o dagli ospiti. Accetta ben volentieri la convivenza con altri animali, prediligendo comunque compagnie poco rumorose e invadenti.





    Non c’è alcuna pretesa di simpatia nel gatto. Esso vive solo, assorto,
    sublime nella sua saggia passività…
    (A.Lang)



    ... miti e leggende.....



    I gatti sconfissero gli egiziani nel 525 a.c., ma lo fecero indirettamente. Fonti storiche dei tempi raccontano che il re dei persiani Cambise nel pianificare l' attacco alla città di Pelusio (attuale Porto Said) difesa dagli Egizi, ordinò ai suoi soldati di portare sui loro scudi un gatto. Conosceva bene l' enorme rispetto ed amore che il popolo egiziano nutriva per i mici ed infatti i loro soldati, per timore di far del male ai felini, si arresero senza lottare.

    Alcuni comportamenti dei gatti venivano osservati dalle popolazioni, poiché si credeva che potessero segnalare le variazione meteorologiche....Ad esempio, se il gatto faceva le capriole, ci sarebbe stato molto vento..Se si strofinava spesso le orecchie, avrebbe piovuto.





    Il gatto è imprevedibile ed ammaliante come un’orchidea selavaggia.
    (Stanislao Nievo)



    ......curiosità.......



    L'allergia ai gatti non dipende dal suo pelo? Al contrario di come comunemente si pensa, l'allergia non è causata dalla pelliccia del micio, ma da alcune proteine contenute nella sua saliva, che vengono depositate sul mantello durante la toletta. Per questo chi, per ridurre l'allergia, pulisce il gatto con una panno bagnato, nel tentativo di rimuovere i peli in eccesso, non fa che peggiorare la situazione: il il micio sentendosi manipolato si lecca ncora di più.


    Poiché ognuno di noi ha il dono di una sola vita,
    perchè non decidere di passarla con un gatto ?
    (Robert Starns)



    Non a tutti, ma concede i suoi affetti a chi ne è degno.
    Tranquillo, affezionato alle sue abitudini, tiene all’ordine,alla pulizia…
    nella sua tenerezza manterrà sempre la sua libertà.
    Non farà mai cose irragionevoli, se affezionato sentirete l’intimità degli affetti.
    Simboleggia la donna,la femminilità.
    Dalle dimensioni delle sue pupille, si può calcolare l’ora del giorno.
    Carattere indipendente, obbedisce quando vuole
    da sembrare un ingrato, non lo è, a volte ama star solo, ha paura e diffida della società.
    Gli antichi Egizi ne compresero l’utilità e l’importanza dei benefici ottenuti,
    per salvare le derrate alimentari dall’ invasione dei topi, tantoda farne un’animale sacro.
    Perseguitato negli anni bui del Medio Evo, non capito ai giorni nostri,
    molestato,tormentato dalla teppaglia, vessato e condannato a morte,
    poiché ignoranti,dalle stesse autorità incivili, che non calcolano meschini,
    le spaventose invasioni murine nelle città.
    Leopold Persidi





    I gatti sono stati messi al mondo per contraddire il dogma,
    secondo il quale tutte le cose sarebbero state create per servire l’uomo.
    (Paul Gray )


    ...........un racconto.............


    Il gatto che girava per il salotto elegante della mia professoressa d’italiano delle superiori, sembrava essere stato scelto in base all’arredamento: il suo mantello, ben curato e morbido già solo allo sguardo, era bianco con sfumature argentee, adattissimo al divano chiaro che padroneggiava nella sala ed ai mobili neri lucenti stile anni ’70, ma anche i suoi occhi, vispi e vitali, non sfiguravano nel bagliore sfolgorante di un salone chiaro illuminato da un lampadario gigantesco posto al centro del soffitto e degno dei più bei palazzi cinquecenteschi. Perfino i suoi movimenti, veloci, ma soffici ed eleganti, rientravano nella sensazione di morbidezza che poltrone, divano e cuscini sparsi un po’ ovunque, davano dell’ambiente. Il gatto, in questo contesto, mi appariva come bello ma freddo: forse perché mi sembrava una parte dell’arredamento[...]Quando ormai il mio sguardo si era perso nel nulla, ipnotizzato da quella sequenza cronologica, sentì improvvisamente una musica di pianoforte: non era certo fluida ne ben eseguita, tutt’ altro, ma distinsi bene l’armonia dell’ “Inno alla gioia” di Beethoven. Così, colsi l’occasione per interrompere la padrona di casa e chiederle:”E’ sua figlia che suona il piano?” “No è Chopin” mi rispose secca. La risposta, soprattutto detta da lei, simbolo di serietà, mi colse di sorpresa e lì per lì non riuscivo a capire se fosse impazzita oppure dicesse sul serio, ed in questo caso chi diavolo era Chopin? Non certo il fantasma del famoso compositore. Poi intravidi un leggero sorriso affiorare fra le sue labbra, e con gli occhi indicare dietro di me, mi girai e vidi il gatto, quel suo meraviglioso gatto, disteso sopra il pianoforte con il muso a guardare la tastiera, tutto concentrato a muovere le sue zampine sui tasti, il bello e che lo faceva seguendo l’armonia della nota composizione e non a caso! Mi voltai di nuovo, questa volta nella direzione della mia ex professoressa, e non so dirvi che faccia avessi, ma lo stupore doveva aver disegnato un’espressione sul mio viso davvero divertente tanto che fece scoppiare a ridere la mia ex insegnate. Questa, una volta ripresasi dalla ricca risata, mi indicò il suo micio dicendomi: “Ecco Chopin”.





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  8. gheagabry
     
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    Uno scrittore senza un gatto è inconcepibile.
    Certo è una scelta perversa, poiché sarebbe più semplice scrivere
    con un bufalo nella stanza piuttosto che con un gatto.
    Si accucciano tra i vostri appunti, mordicchiano le penne
    e camminano sui tasti della macchina da scrivere.
    Barbara Holland



    Il BIRMANO





    Il Birmano è un gatto di medie dimensioni, di ossatura robusta col corpo leggermente allungato. I maschi sono generalmente più grandi ed hanno la zona della gorgiera più possente e la testa più massiccia rispetto alle femmine.Ha un portamento elegante e due magnetici occhi blu zaffiro. Di aspetto imponente, col suo lungo pelo, si aggiunge un tocco di classe con le zampe guantate di un colore bianco candido. Il netto contrasto tra le estremità scure e il corpo chiaro lo legano al Siamese. In sintonia con l'aspetto maestoso, il Gatto Sacro di Birmania ha un carattere mite e tranquillo.Il suo mantello è più setoso al tatto rispetto quello del Persiano, ma è rispettivamente meno folto. A causa della mancanza di un folto sottopelo soffre il freddo, bisogna stare attenti quindi alle temperature rigide e alle correnti d'aria. Ha una forte e spiccata personalità. Ama parlare più che con la voce con gli occhi, gli sguardi e con tutto il suo corpo.

    Il gatto Birmano è un gatto socievole, estremamente affettuoso e dallo sguardo intenso e magnetico. Queste sono le caratteristiche del temperamento della razza Birmana che gli allevatori cercano di preservare ed accentuare con la selezione. Il temperamento è quella parte della personalità che si trasmette geneticamente dai genitori ai cuccioli.
    Essendo un gatto giocherellone è indicato ad una famiglia in cui vivono anche bambini, passa molte ore a giocare con loro senza mai stancarsi.
    Il rapporto che ha il Sacro di Birmania col padrone è molto forte, esso lo segue ovunque in tutte le stanze ed in sua assenza ama stare accanto agli oggetti di sua proprietà per sentirselo vicino. E' un gatto molto espressivo e comunica principalmente mediante lo sguardo, i suoi occhi blu e l'intensità con cui ci osserva rende i sui occhi magnetici.
    Il Sacro di Birmania non ama stare da solo, se sapete che la casa rimane vuota per parecchie ore al giorno prendetegli un altro compagno con cui stare.
    Sebbene il Birmano abbia un forte rispetto e attaccamento ai componenti della famiglia, ha un carattere molto deciso, le sue idee sono ben precise e fa comprendere chiaramente i suoi intenti.
    Il Birmano verso gli estranei, invece, può avere un rapporto di indifferenza.





    Anche il più piccolo dei felini, il gatto, è un capolavoro.
    Leonardo da Vinci



    .......nella storia........



    Nel 1919, il francese A. Pavie e l'inglese G.Russel in un difficile frangente ebbero occasione di aiutare i monaci Kittahs che dalla Birmania,in segno di riconoscimento,gli inviarono in Francia due dei rarissimi e preziosissimi gatti birmani da loro stessi allevati e ritenuti sacri. Uno di questi,il maschio,morì durante il viaggio e l'altro, la femmina partita dal tempio già gravida,partorì a Nizza la sua cucciolata. Altre fonti sostengono che fu un famoso magnate americano della finanza ad acquistarli nel 1920 da un servitore. Un'altra ipotesi,anche se meno affascinante,ritiene che siano nati in Francia in seguito ad accurate selezioni e incroci tra il siamese e altri gatti a pelo lungo. Il birmano venne battezzato negli anni Cinquanta sacro di Birmania per distinguerlo ed evitare qualsiasi confusione con il Burmese. Dopo l'ultima guerra mondiale,la razza purtroppo fu vicina ad estinguersi:in tutto il mondo rimasero solo due coppie e da queste si iniziò a lavorare per ottenere il riconoscimento ufficiale. E' stato ufficialmente riconosciuto in Francia nel 1925, nel 1966 in Gran Bretagna e nel 1967 negli Stati Uniti.





    .....nella mitologia.....



    Secondo una leggenda, la razza discende da una antica popolazione di gatti sacri, ospiti nel tempio khmer di Lao-Tsunin. Durante un assalto al tempio, il gran sacerdote Kittah Mun-Ha venne ferito a morte da un bandito. Il suo fedele gatto Sinh di accucciò sull'uomo morente, rivolgendo lo sguardo alla divinità del tempio, la dea che presiede alla trasmigrazione delle anime Tsun-Kyan-Kse, rappresentata da una statua dorata con gli occhi di zaffiro. Mentre il gatto fissava la statua della dea, il suo mantello divenne dorato, gli occhi blu e quando si voltò verso la porta del tempio le sue zampe si tinsero di marrone, ad eccezzione dei piedi, che ancora poggiavano sul sacerdote, che rimazero bianco candido. Guidati dallo sguardo del gatto, i monaci si precipitarono a chiudere le porte di bronzo del tempio, salvandosi così dal saccheggio e dalla distruzione. Sinh non abbandonò il padrone e morì sette giorni dopo di lui. Quando i monaci si riunirono davanti alla dea per eleggere il successore di Mun-Ha videro accorrere tutti i gatti del tempio, trasformati a somiglianza di Sinh.


    In Birmania un gatto era oggetto di culto. I sacerdoti, Kittah, avevano il potere di reincarnarsi in un gatto alla loro morte. Per sfuggire ai bramini costruirono un tempio sotterraneo. In questo tempio viveva un venerabile sacerdote che aveva venerato per tutta la vita la dea dagli occhi di zaffiro, e il suo gatto oracolo. Una sera, mentre gli invasori minacciavano il tempio, il sacerdote morì e il gatto balzò sulla testa del suo maestro: le zampe, purificate dal contatto, divennero bianche, il pelo dorato come la barba del sant’uomo e gli occhi come quelli della dea. Il gatto suggerì di sbarrare la porta a sud e respinsero i nemici. Il gatto rimase immobile davanti alla statua della dea e dopo sette giorni morì. I sacerdoti stavano pensando a un successore del venerabile quando apparve una processione di cento gatti che indicarono il più giovane come il successore cercato.





    I cani ci insegnano ad amare;
    i gatti ci insegnano a vivere.
    M. Malloy



    .....leggende sui gatti......



    In Europa ...Gli abitanti di un paese si impegnarono con il diavolo a cedergli l’anima del primo essere che avesse attraversato il ponte, in cambio dell’aiuto per costruirlo. Giunto il giorno dell’inaugurazione, il vescovo riuscì però a salvare l’anima ai suoi fedeli convincendo un gatto nero ad attraversare il ponte, beffando il diavolo.



    Polonia ... Secondo una leggenda nazionale, disperata per il gesto crudele del padrone, che aveva gettato nel fiume i suoi figli, una gatta esprimeva con lamentosi miagolii il proprio dolore. I salici, impietositi dalla vista della gatta, tesero i rami verso il fiume, permettendo ai piccoli di aggrapparsi e salvarsi dalle acque. Da allora, ogni primavera, i salici non fioriscono, ma in ricordo dell’avvenimento si rivestono di infiorescenze ricoperte di morbida peluria, simile alla pelliccia di un gattino, che vengono chiamate proprio “gattini”.


    "Gli occhi di un gatto sono finestre che ci permettono
    di vedere dentro un altro mondo."
    Proverbio Irlandese.





    .....maestro di armonia.....



    Siamo sempre alla ricerca di sistemi e discipline in grado di alleviare lo stress di tutti i giorni. Però, abbiamo la soluzione a portata di mano e non ce ne accorgiamo: dobbiamo infatti solamente chiedere consiglio al gatto.
    Il micio conosce istintivamente i segreti del benessere e dell’armonia e si può ben dire che sia l’animale più salutare che esista. E’ sufficiente osservarlo per ricavare importanti lezioni. Lo sanno bene i monaci zen che fin dall’antichità hanno sempre avuto una grande stima del gatto, affermando che è in grado di “mostrare la Via”. Il suo comportamento è preso d‘esempio e, in molti templi i monaci si ispirano a lui per la pratica dello Zazen, cioè la meditazione seduta durante al quale si resta immobili senza pensare a nulla. Anche molte posizioni della Yoga indiano prendono spunto dai movimenti sinuosi dei gatti. E gli astronauti della NASA, capitanati dal dottor Thomas R. Kane, li studiano da tempo per capire come comportarsi in assenza di gravità.



    Guardare un gatto è come guardare il fuoco,
    si rimane sempre incantati.
    Giorgio Celli





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  9. gheagabry
     
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    Prendono, meditano,
    i nobili atteggiamenti delle grandi sfingi allungate in fondo a solitudini,
    che sembrano addormentarsi in un sogno senza fine.
    ( C. Baudelaire )



    Il gatto del Sol Levante
    ...IL BOBTAIL....





    Raffigurato per secoli su dipinti, sculture e facciate di costruzioni nella sua terra d'origine, il Giappone, forse già a partire dall'XI secolo. E' un gatto snello e muscoloso con una coda corta e rotonda. Come indica il nome inglese della razza (Bobtail, cioè coda corta), la coda dovrebbe essere mozza, ma in realtà è lunga 10-12 cm (al massimo) seminascosta dal pelo; quando è tenuta ricurva è lunga la metà ed è simile a quella dei conigli. Si tratta di una coda piccola e rigida, perché le vertebre sono virtualmente fuse. Viene tenuta curva quando il gatto è a riposo, ma quando cammina può stare all'insù. La coda del Bobtail ha il pelo più lungo del resto del corpo, e, soprattutto quando è tenuta diritta, ha l'aspetto di un pompon. Il gene responsabile della coda corta e a pompon si è fissato e perpetuato nella razza essendo il Giappone un arcipelago, condizione geografica che riduce le possibilità di ampliamento del pool genetico locale e favorisce gli accoppiamenti fra consanguinei (la stessa condizione ambientale che ha dato origine al Manx nell'Isola di Man, anche se geneticamente e morfologicamente le due razze sono completamente diverse). Ha il mantello morbido, lucente, cadente, di media lunghezza e senza sottopelo. Di taglia media con corpo snello ma muscoloso, ha lunghe zampe slanciate. La coda è generalmente ricurva e rivolta verso l'alto, con un ciuffetto di peli che ricorda un ponpon. Ha gli zigomi alti e gli occhi di taglio asitico che, insieme al naso lungo, gli conferiscono un aspetto tipicamente giapponese. Gli occhi si armonizzano con la tinta del mantello e possono essere blu e gialli, anche spaiati negli esemplari bianchi e in quelli interamente bianchi. La colorazione è una caratteristica importante in questa razza e la varietà squama con bianco (chaimata Mi-ke) è quella preferita. Il rosso e il bianco è abbastanza popolare. Non vi è alcuna limitazione nei colori di questa razza, ma le varietà bicolori sono più comuni di quelle con il mantello monocromo. Altre caratteristiche distintive di questa razza sono gli zigomi alti e gli occhi ovali e obliqui.

    Tenerone e molto intelligente, è socievole sia con gli estranei che con i famigliari. Si adatta sia alla vita in casa che alla vita all'aperto…e, soprattutto, ama le pescherie: gradisce il pesce sopra ogni altra cosa! Ama molto l’acqua. E’ un gatto che ha bisogno sempre di stimoli, quindi il gioco deve far parte delle routine giornaliera. Chiacchiera volentieri e cerca di farsi capire modulando la voce in delicati vocalizzi. La sua voce è caratterizzata da una vasta gamma di "cinguettii" e miagolii, è sonora ma senza essere fastidiosa. Una caratteristica del Bobtail Giapponese è il carattere molto socievole. Questo lo rende un compagno ideale per chi cerca un gatto di grande intelligenza, che apprende il proprio nome con facilità e al quale risponde prontamente, festoso con gli estranei e amico di tutta la famiglia. La brevità della coda non gli impedisce di mantenere un eccellente senso dell'equilibrio e non perde occasione di dimostrarlo.
    Eliana Turrisi





    Un gatto è bellissimo da una certa distanza:
    visto da vicino è un'inesauribile fonte di meraviglia.
    ( Pam Brown )


    ....storia....



    Il gatto domestico giapponese, simbolo della fortuna, fu introdotto più di mille anni fa, via Cina e Corea, da monaci buddisti. Il primo ad accorgersene fu Charles Darwin che registrò una forte incidenza di gatti con coda corta e mozza nella zona dell’arcipelago della Malesia, Siam e Birmania. Recenti studi hanno rivelato che gatti a coda tozza e senza punta sono molto diffusi a Singapore, ma molto rari in Europa. Si ritiene che il gatto domestico sia giunto in Giappone dalla Corea o dalla Cina nel corso del VII, VIII o IX secolo. Durante i secoli, la razza del Bobtail Giapponese si è stabilizzata ed è diventata "Kazoku Neko", cioè il gatto comune giapponese.
    La razza Bobtail ha una lunga storia nel nativo Giappone, ma è ancora poco diffusa nel resto del mondo, salvo negli Stati Uniti ( Bobtail Americano).
    Cominciò ad essere allevata in Giappone da Judy Crawford, moglie di un militare di stanza in quel paese dopo la fine della II Guerra Mondiale. Nel 1968 Crawford inviò i primi di questi gatti negli Stati Uniti ad Elisabeth Freret e nel 1976 la razza venne riconosciuta ed ammessa al Campionato della Cat Fanciers’ Association. Numerosi altri gatti furono poi importati dal paese d'origine nel corso degli anni. In Europa, grazie all'interessamento di Rolf Voehringer, allevatore e giudice svizzero, la Federazione Felina Internazionale riconobbe il Bobtail Giapponese nel 1988.
    Una curiosità: i gatti asiatici con code tronche e piegate potrebbero avere origini comuni con i Bobtail Giapponesi, ma non esiste alcun legame tra i Manx e i Bobtail, che sono considerati due mutazioni a sé stanti, completamente separate. La razza Bobtail ha una lunga storia nel nativo Giappone, ma è ancora poco diffusa nel resto del mondo, salvo gli Stati Uniti.





    Io non mi meraviglio affatto quando il gatto fa qualcosa di misterioso,
    mi meraviglio quando fa cose normali.
    ( Gino Paoli )



    ...........miti e leggende.........



    Il suo nome trae in inganno: questo gatto infatti è originario della Cina e arrivò in Giappone solo attorno all'undicesimo secolo. Nel paese del sol levante è considerato un vero e proprio portafortuna,ma si deve agli allevatori americani la selezione e la diffusione nel mondo di questa razza. In Europa,il Japanese Bobtail sbarcò agli inizi degli anni ottanta,ma è ancora un micio molto raro Nel suo paese d'origine viene anche chiamato il gatto con la coda a crisantemo o a pom-pom.

    Il Bobtail giapponese, affettuoso micio con una coda minuscola di circa 8-10 centimetri, è considerato un portafortuna vivente. In Giappone è ritratto su cartoline e statuette, spesso con una zampa sollevata nell’atto di impartire una sorta di benedizione. E’ un po’ quello che il cornetto rappresenta per i napoletani, un talismano, un oggetto che la tradizione vuole denso di sorte benevola.
    Tutta la storia dei gatti nel Paese del Sol Levante è ricchissima di superstizione e forse mai, come in Giappone, i gatti sono stati ritratti dagli artisti nei vari secoli non solo alla scopo di abbellire il dipinto, come si faceva in Europa, ma con il tentativo di rappresentare la complessa indole di questo animale, di volta in volta infida o bonaria, sospetta o allegra, maligna o ingannevole.
    Pare che i gatti arrivarono in Giappone dalla Cina nel 999 dopo Cristo e che per almeno cinque secoli furono i beniamini della nobiltà. Ma i preferiti furono quelli con la coda corta dal momento che le antiche leggende parlavano del gatto demone di Okabe che possedeva una coda biforcuta. Questa preferenza pare sia alla base dell’affermazione di mici quasi privi di coda, che non si confondessero quindi con il terribile demone.
    L’appendice del Bobtail non è però completamente assente, solo molto breve, lunga al massimo una decina di centimetri. Assomiglia ad un pompom e viene portata diritta verso l’alto quando il micio cammina. Il fatto di non avere una coda lunga – e tanto meno biforcuta come il temuto gatto demone delle leggende – e il fatto che la coda assomigli al fiore del crisantemo, l’emblema della casa imperiale, ha contribuito a rendere il Bobtail il gatto nazionale giapponese. Ed è ancora oggi usanza presso i marinai, tenere a bordo delle navi uno o due gatti proprio per scongiurare con la loro magica presenza il pericolo delle tempeste in mare.
    Protagonista di miti, celebrato animale dai poteri soprannaturali, il gatto in Giappone è stato sempre in strettissimo contatto con gli artisti. Nel corso dei secoli, i mici sono stati raffigurati nei dipinti, nelle statue di avorio, sulle porcellane e sugli oggetti in bronzo. Pittori immortali li hanno presi come modelli. Basti pensare al leggendario Ando Hirodshige (1797-1858) oppure a Utawaga Kuniyoshi (1797-1861) che amava teneramente i gatti e ne teneva molti nel suo studio. Si racconta che un allievo di Kuniyoshi, ritrasse un giorno il maestro mentre dipingeva un quadro con un gatto in braccio e altri che giocavano ai suoi piedi. Il grande pittore Katsushika Hokusai (1760-1849) era solito dipingere gatti di diverso colore. Era infatti convinto che ad ogni colore del pelo corrispondesse un particolare potere magico. I gatti rossi erano i più potenti negromanti, in grado di attuare qualsiasi sortilegio, mentre quelli con il pelo bianco e nero erano i più deboli.
    Riguardo al rapporto tra i gatti e i pittori giapponesi c’è una curiosa leggenda che ha per protagonista Chodensu, artista del XV secolo. Mentre stava lavorando al dipinto sul Nirvana che si trova nel monastero di Tofukuji a Kyoto, il pittore promise al suo gatto di inserirlo nell’opera se gli avesse procurato gli ingredienti per i colori. Il gatto allora guidò il padrone in un punto dove, tra particolari tipi di terreno, i materiali per ottenere i colori erano abbondanti. Chodensu allora, soddisfatto del proprio animale, lo ritrasse nel dipinto che ancora oggi è possibile vedere.
    Ci sono spesso i gatti anche nelle opere del celebre Tsugoharu Leonard Foujita (1886-1968) che fu amico di Amedeo Modigliani e che condensò l’arte tradizionale giapponese con la modernità di Parigi di inizio Novecento. In molte tele, Foujita dipinse se stesso al lavoro chino sul tavolino con un gatto acciambellato sulla schiena e una fotografia, rimasta famosa, lo ha immortalato mentre con una mano accarezza uno dei gatti del suo studio a Montparnasse e con l’altra gli fa il ritratto.
    Roberto Allegri



    Una leggenda giapponese narra che i primi gatti apparsi in Giappone fossero di colore nero; ad essi ne sarebbero seguiti di bianchi e, dopo l’arrivo al sud-est asiatico di gatti rossi, avrebbe avuto origine la varietà Mi-Ke. Il nome, che significa "tre pellicce", si riferisce ai tre colori del mantello di questi gatti: rosso, bianco e nero. Considerato un portafortuna, il gatto giapponese viene spesso raffigurato nei colori caratteristici della varietà Mi-Ke e con una zampina alzata. Secondo la leggenda, chiunque ne trovi uno davanti la porta il primo giorno dell'anno avrà un anno fortunato.

    Una leggenda narra che ai gattini venisse amputata la coda per evitare che crescendo si tramutassero in mostri.





    Osservare un gatto è un pò come assistere alla realizzazione di un' opera d'arte.
    ( Oliver Herford )


    ....il gatto nell'arte....



    I grandi pittori di ogni tempo sono sempre rimasti affascinati dalla bellezza del gatto. Leonardo ci ha lasciato molti disegni di mici e anche Michelangelo li dipinse spesso, soprattutto intenti a cacciare. Il Tiepolo amava quelli tranquilli e li ha raffigurati quasi sempre sulle ginocchia dei padroni. Gatti si trovano nei quadri di Renoir, di Manet, di Chagall, di Picasso. E il grande Andy Warhol, il genio della pop-art, usò i suoi gatti come modelli per migliaia di immagini, apparsepoi anche su tazze e magliette.



    I gatti occupano gli angoli vuoti del mondo umano. Quelli comodi.
    Marion Garretty





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  10. gheagabry
     
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    Amare un gatto significa apprezzare la natura:
    essi scelgono chi amare e non dipendono da nessuno.
    Dr. M. Fox



    I RAGDOLL




    I Ragdoll sono gatti di razza fuori dal comune. I grandi occhi blu e leggermente ovali sono la prima caratteristica che li contraddistingue. Fronte leggermente arrotondata, nasino avente una curva definibile “alla francese”, profilo delicato e collo massiccio. Sono gatti di taglia medio-grande e la femmina può essere più piccola. Il pelo morbido e setoso ,varia da lungo a semi-lungo ed il sottopelo è medio.
    E’ più lungo intorno alla gola, sulle zampe posteriori è medio mentre su quelle anteriori è corto e fitto.
    Ragdoll significa "bambola di pezza", è il nome che gli fu dato, per la loro grandissima docilità! Gli occhi sono di colore azzurro e presenta un corpo forte e longilineo.
    E' un gatto che ama stare a contatto con i bambini ed anzi ama le coccole, non oppone resistenza se viene preso in braccio, ma sa anche difendersi se trattato male!
    Anche il ragdoll come il Main Coon può raggiungere un peso ragguardevole, i maschi fino ad 8/9 kg.



    ....tra storia e leggenda....



    I gatti Ragdoll sono una razza felina di cui l’origine è avvolta dal mistero. Leggende a parte, questa nuova razza è nata dal lavoro di Ann Baker, un’allevatrice americana degli anni 60. Forse fu la stessa Baker a voler far credere, per ottenere popolarità, alla straordinaria origine di questi gatti. La storia vuole che nel 1963 la gatta di nome Josephine della signora Baker, fu investita da un auto.
    Fortunatamente fu portata in un’ Università vicina dove venne salvata grazie a misteriosi trattamenti medici. Lì la gatta partorì dei cuccioli che diedero via alla razza Ragdoll. Questi ultimi fin dalla nascita rivelarono di essere molto docili, teneri e rilassati. Questa particolarità inizialmente fece pensare ai critici che si trattasse di una patologia del sistema nervoso. La leggenda creata dalla Baker è stata sfatata in breve tempo.
    L’allevatrice in realtà non era la proprietaria di Josephine. Quest’ultima era una gatta, probabilmente randagia, che viveva nella casa dei coniugi Pennel. La stessa casa dove, in un secondo momento, andò a vivere. E’ probabile che i Pennel regalarono o vendettero i cuccioli della gattina alla Baker. La vicenda dell’auto e della corsa all’Università non ha nessun fondo di verità, addirittura la gatta matriarca di una fortunata razza felina, fu uccisa dal signor Pennel sembrerebbe per problemi di convivenza tra lei ed il cane.
    Come avrete dedotto dal racconto, questi gatti sono famosi per la loro estrema docilità. Sono socievoli e molto fiduciosi, in braccio la padrone si tranquillizzano e si lasciano andare a lunghi riposini. Belli, intelligenti e simpatici, sono una razza tutta da scoprire.





    .....nella bibbia .....



    Nella Bibbia si parla poco del gatto, simbolo di lascivia e lussuria. Ma una leggenda lo cita addirittura nei primi episodi biblici.

    Dopo la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso e l’uccisione di Abele da parte di Caino, Giacobbe, il terzo figlio di Adamo, si lamenta di voler tornare in paradiso.
    Un gatto, commosso per la disperazione del fanciullo, decide di accompagnarlo grazie alla sua capacità di vedere nel buio. Dopo un lungo viaggio, dal bastone di Giacobbe spuntano germogli e fiori (tale sarà l’origine della bacchetta del prestigiatore): sono alla porta del paradiso, custodita da un angelo di fuoco. Il gatto dice di piantare il bastone che produrrà le sementi che si spargeranno sulla terra arida e inospitale. L’angelo raccomanda loro di trasmettere ai discendenti il segreto del cammino verso il paradiso. Secondo la leggenda esistono sulla terra un uomo e un gatto depositari di questo segreto…

    Un’altra leggenda biblica vede un topo di Satana che rosicchia lo scafo dell’Arca di Noè, per annientare l’umanità. Il gatto, creato da Dio, uccide il topo e salva tutti.

    Una leggenda racconta che un micio si sdraiò affianco a Gesù nella stalla di Betlemme per riscaldarlo e proteggerlo dal freddo. Da allora tutti i gatti tigrati portano una M sulla fronte in onore delle Madonna.
    Secondo un’altra leggenda riportata dal reverendo G.J. Ousley in un libro del 1023, mentre Gesù nasceva nella stalla di betlemme, sulla paglia accanto a lui una gatta dava alla luce i suoi piccoli.




    .....le "fusa"......



    Una delle più amate e riconoscibili caratteristiche dei gatti sono le fusa che sono emesse anche da altri felini selvatici oltre ai gatti..I più recenti studi, pur se rimane un mistero la motivazione profonda che le genera, hanno scoperto il meccanismo che le produce, . Sono delle emissioni sonore sia lievissime sia a livelli di intensità molto alti (200 Hertz cich/secondo) a intervalli regolari di 30-50 millisecondi, con una breve pausa tra fusa inspiratorie e quelle espiratorie. Le fusa vengono emesse dalla laringee dal diaframma... se provate ad accarezzare il vostro gatto, sentirete vibrare la zona del collo e quella anteriore dell'addome. Queste due sorgenti si alternano continuamente con ripercussioni positive su tutto l'organismo dell'animale: contribuiscono alla circolazione dell'aria nell'apparato respiratorio e a migliorare la circolazione del sangue in tutto il corpo, raddoppiando il volume dell'aria respirata e del sangue pompato dal cuore...Sono una specie di linguaggio... che permette al gatto di comunicarci il suo benessere..



    Il gatto è imprevedibile ed ammaliante come un’orchidea selvaggia.
    S. Nievo





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  11. gheagabry
     
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    L'ira del gatto è bella, bruciante di pura fiamma felina, pelo irto e scintille blu,
    occhi fiammanti e crepitanti.

    ( William S. Borroughs )



    IL BENGALESE




    La razza Bengalese è il risultato dello sforzo di combinare le caratteristiche di un gatto selvatico (come il gatto leopardo, da cui sono partiti i primi incroci) con il corpo e il temperamento di una razza domestica. Nel proprio albero genealogico il Bengal deve possedere almeno il 10% di sangue di Felis bengalensis e possono essere esposti solo i soggetti in quarta generazione. Al fine di allevare soggetti più docili e mansueti durante le esposizioni vengono squalificati i gatti nervosi, aggressivi o non troppo domestici. Dato che i soggetti di seconda generazione hanno molto spesso un’ indole un po’ selvatica , per renderli più docili è necessario separarli dalla madre al momento della nascita e farli allattare da una gatta domestica.
    Sebbene per secoli si siano avuti sporadici incroci tra gatti selvatici e domestici, il primo tentativo ufficiale si è avuto nel 1963. Un genetista operante negli Usa, il dottor Centerwall volle provare a rendere immuni dalla leucemia felina i gatti domestici ed ha incrociato un maschio domestico con una femmina di Gatto leopardo asiatico ottenendo una figliata variegata. Una gattina quindi si è incrociata con il padre partorendo piccoli in parte a macchie e in parte unicolori. Le grandi macchie disegnano strisce orizzontali sul mantello, rendendolo unico.
    Il mantello presenta colori che appartengono alla famiglia del marrone e del nero tra i quali il sauro e il color visone. Nel gatto Bengalese sono riconosciuti il disegno a “rosette” e il marbled. Il primo non è altro che un disegno spotted (cioè piccole macchie ben distribuite su tutto il corpo) leggermente modificato (macchie tonde con na porzione centrale più chiara). E’ preferibile che le macchie, come del resto quelle del leopardo, siano allineate orizzontalmente (negli altri gatti la distribuzione degli spot è verticale).
    Nel disegno marbled sono presenti tre righe parallele molto larghe sul dorso e le ali da farfalla sulle spalle e sui fianchi.
    Il Bengalese è riconosciuto nei colori brown tabby e snow leopard (leopardo delle nevi), entrambi con macchie ben pronunciate e di un colore bruno-rossastro.
    Avendo un mantello corto, aderente al corpo e molto liscio e setoso il Bengalese non richiede alcuna cura particolare. L’uso di un pettine con i denti stretti o di una pelle di daino inumidita possono rivelarsi particolarmente utili per rimuovere i peli morti e per lucidare il mantello.
    E’ difficile gestire le sue esigenze di spazio, il suo esagerato bisogno di muoversi, di correre e di giocare, esigenze più accentuate ed evidenti negli ibridi di prima e seconda generazione. Con il passare del tempo sono infatti divenute meno evidenti ed i soggetti stanno diventando più docili e mansueti.
    Il Bengal ama la compagnia dell’uomo con cui spesso instaura un rapporto esclusivo al punto da non volerlo condividere con altri animali. (F.M.)

    Curiosi e attivi, hanno bisogno di spazio per il gioco e per stare appartati. Possono adattarsi anche alla vita in appartamento a condizione che venga messo loro a disposizione uno spazio dove sgranchirsi i muscoli e affilarsi le unghie. Anche se amano la compagnia (dell'uomo e di altri gatti), manifestano un carattere indipendente. Veloci e attenti, sono ottimi cacciatori e quindi sono attratti da pesciolini nell'acquario e uccelli in gabbia. La familiarizzazione con l'uomo deve iniziare fin da piccoli; animali che rimangono in compagnia solo della madre e dei fratelli hanno difficoltà ad entrare in relazione con l'uomo. Non devono essere lasciati per troppo tempo in casa da soli perchè soffrono la solitudine. Caso abbastanza raro tra i gatti, amano l'acqua.





    ....miti e leggende.....



    Dopo la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso e l’uccisione di Abele da parte di Caino, Giacobbe, il terzo figlio di Adamo, si lamenta di voler tornare in paradiso.
    Un gatto, commosso per la disperazione del fanciullo, decide di accompagnarlo grazie alla sua capacità di vedere nel buio. Dopo un lungo viaggio, dal bastone di Giacobbe spuntano germogli e fiori (tale sarà l’origine della bacchetta del prestigiatore): sono alla porta del paradiso, custodita da un angelo di fuoco. Il gatto dice di piantare il bastone che produrrà le sementi che si spargeranno sulla terra arida e inospitale. L’angelo raccomanda loro di trasmettere ai discendenti il segreto del cammino verso il paradiso. Secondo la leggenda esistono sulla terra un uomo e un gatto depositari di questo segreto…





    Il Gatto del Cheshire
    <<"Potrei sapere per favore", chiese Alice, "da che parte posso andare?" "Tutto dipende da dove vuoi andare!", rispose il gatto.>> Questo è un famoso passaggio da un classico per la letteratura, Alice nel Paese delle Meraviglie, in un momento che ogni "gatto di biblioteca" ricorda benissimo: l'incontro tra Alice e il Gatto del Cheshire, quel misterioso felino, matto e saggio al contempo, come ogni gatto, capace di svanire (come ogni gatto) lasciando dietro di sé, per un breve istante, solo il sogghigno. Da cosa mai l'autore Lewis Carroll avrà tratto un personaggio tanto "curioso", come lo definisce Alice? Lewis Carroll (al secolo Charles Lutwidge Dodgson) era originario del Cheshire dove ancora circolavano leggende su un leggendario brigante, quasi un Robin Hood locale, chiamato "Il Gatto" per la sua astuzia e noto per la risata particolare. Risata che divenne anche il marchio di fabbrica di un formaggio tipico della sua zona (e di diverse taverne!) che in suo onore si chiamava proprio "Cheshire Cat".





    I gatti sono compagni pericolosi per gli scrittori,
    perché osservare un gatto è un perfetto metodo per evitare di scrivere.
    ( Dan Greenburg )





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  12. gheagabry
     
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    Mi dà sempre un brivido quando osservo un gatto
    che sta osservando qualcosa che io non riesco a vedere.
    (Eleanor Farjeon)


    L'ANGORA TURCO




    L'angora Turco è un animale longilineo e atletico, che ha l'incedere e l'aspetto di una ballerina di danza classica. Le sue zampette sono lunghe e sottili appoggiate su piedi rotondi, il corpo longilineo (ahimè non bisogna farlo ingrassare!) e il collo sottile fanno di questo animaletto qualcosa di unico. Il vero capolavoro sono però il musino (triangolare e allungato, con un piccolo nasino e due grandi occhioni a mandorla) che guarda il mondo con aria interrogativa, le grandi orecchie sempre attente da cui appaiono linceschi ciuffi di pelo e la coda... , la coda, quella lunghissima coda pelosissima portata a mo' di stendardo. Un Angora Turco che si rispetti si muove in una nuvola di pelo sericeo, e brillante, medio-lungo, pressoché impalpabile e senza sottopelo... insomma il perfetto tutu' di una ballerina. Nonostante la varietà più nota sia il bianco, l'Angora può essere pressoché di qualunque colore, escluso il colorpoint (siamesato), il cioccolato e il lilac, che sono chiaro segno di ibridazione con altre razze.

    "Vivaci, intelligenti, equilibrati, giocherelloni e curiosi sapranno con le loro zampe anteriori rimettere “ordine” nei cassetti o negli armadietti a loro accessibili. Ottimi nel riporto ed eccellenti portieri, vi movimenteranno le giornate un po’ noiose e sapranno integrarsi nella famiglia, diventando ottimi compagni di vita. Fate attenzioni ai rubinetti, perché amano giocare con l’acqua e non è raro che li aprano. Se pensate di vivere con un Angora Turco e non trattarlo alla pari (parlandogli, giocandoci e facendolo partecipare alla vita famigliare) non è il gatto che fa per voi, perché soffrirebbe del disinteresse … non dimenticate che sono stati per secoli “i figli dei sultani” e poi i più amati e coccolati della nobiltà occidentale!! ... ma l’aspetto più importante del loro carattere è la “sensibilità fuori dal comune”, sono in grado di aprire e conquistare il nostro cuore per non uscirne più” !!!"
    (Lucia Quintiero)
    "Attraverso i movimenti della coda, che deve essere lunga e folta, larga alla base per assottigliarsi in punta e con un folto pennacchio, e attraverso il loro modo di miagolare con modulati vocalizzi, instaurano una sorta di dialogo con il loro interlocutore. Giocherelloni e curiosi sapranno con le loro zampe anteriori rimettere “ordine” nei cassetti o negli armadietti a loro accessibili."





    .....la storia.....



    L'Angora Turco è una delle razze feline più antiche; è stata tra le prime razze registrate nelle Associazioni feline. Il suo nome deriva da Ankara, capitale della Turchia. Nel 1620 Pietro della Valle, detto "il Pellegrino", gentiluomo romano, umanista, famoso viaggiatore e archeologo dell'epoca, approdato in Turchia rimase colpito da questo affascinante e delicato gatto, che portò con sé al ritorno a Roma, insieme ai suoi reperti egizi. Ne portò ben sette coppie che donò ad amiche del patriziato romano. Gli Angora Turchi dovranno però aspettare l'arrivo di Nicolas Claude Fabri de Peiresc, collezionista d'arte e appassionato di gatti, che importò due coppie di questi in Francia, le quali conquistarono benevolenza delle dame e dei borghesi dell'epoca. Perfino Luigi XV fu ritratto diverse volte accanto al suo splendido gatto bianco di Angora Turco di nome "Brillant". Questa fama arrivò fino in Inghilterra, dove ebbe una grande popolarità, specialmente in epoca vittoriana. Gli Angora Turhi furono i promotori del Persiano e proprio nelle esposizioni feline, l'emergere di quest'ultimo tipo, ne causò la quasi totale estinzione. I Turchi, gelosi della loro razza, proibirono tutte le esportazioni di gatti e affidarono allo zoo di Ankara un programma per la salvaguardia della razza, ammettendo alla riproduzione solo gli Angora bianchi. Solo agli inizi degli anni '60, quando alcuni soggetti vennero importati negli Stati Uniti, ci fu una nuova rinascita della razza. Nel 1970 venne riconosciuta solo nel colore bianco e nel 1978 nelle varietà colorate, ma le opinioni su questa scelta su una nuova selezione divergono tra le associazioni.

    Regalare o ricevere in dono un gatto di razza Angora Turco è stato per secoli un gesto di notevole prestigio, dovuto alla rarità e alla bellezza unica di questi animali e alla loro ineguagliabile eleganza senza tempo. Furono portati in Italia nel 1600 da Pietro della Valle, il quale ne esaltava le caratteristiche fisiche, i colori e naturalmente l’eleganza e la bellezza.
    Nei suoi scritti si legge: "... la loro grandezza e la loro bellezza stanno nel colore e nel pelo sottile, lucido, morbido, delicato come la seta, e così lungo che pur essendo riccio in qualche punto, ricadente ed inanellato in particolare alla gorgiera, sul petto e sulle gambe. La parte più bella del loro corpo è la coda, molto lunga e tutta ricoperta di peli lunghi e sottili, che i gatti portano rovesciata sul dorso come fanno gli scoiattili. La punta tenuta in alto a forma di pennacchio è molto gradevole a vedersi ..."
    La corte francese si inebriò di tanto fascino pagando cifre da capogiro pur di averne uno; i salotti della nobiltà si impreziosirono con la loro presenza, mentre gli artisti li immortalarono in ogni campo dell'arte.
    Furono anni di continua ascesa per l’angora turco, anche il giudice Harrison Weir - il primo presidente
    del National Cat Club e ideatore della prima esposizione felina del mondo, svoltasi al Cristal Palace di Londra il 13 Luglio nel 1871, ne rimase entusiasta, apprezzandone le varianti colorate ed il bianco candido. Ne omaggiò l’essenza felina … innata in questi gatti.
    Nel suo libro, Our Cats and all about Them, pubblicato nel 1889 scrisse: "...i migliori Angora Turchi e di grande valore sono d'un bianco puro e hanno gli occhi blu. Questi gatti sono considerati il massimo della perfezione felina. I colori sono vari, però il nero e l'ardesia (grigio) devono avere gli occhi arancioni. Il blu ed il bianco sono i più apprezzati ...".





    .....un racconto.....



    Daniela vive sulle alture di Genova con 3 gatti di cui una femmina Angora Turco - Zarina, bianca occhi azzurri, una gatta Europea bianca e nera di nome Nerina di 12 anni ed un gatto di razza Somalo di 3 anni che si chiama Rudy. Zarina l'Angora Turco adesso ha 11 mesi .
    Nerina, la più vecchia, prima del arrivo di Zarina, aveva perso la sua compagna Lolita per una malattia irreversibile, nonostante tutti i nostri sforzi per salvarla. Nerina ne aveva sofferto tanto , che dallo stress si strappava il pelo dalla pancia, mangiava in continuazione e non voleva sapere assolutamente del povero Rudy, tanto che lo respingeva in continuazione ai suoi inviti a giocare. Anche lui così si è isolato e la tristezza regnava in casa di Daniela.
    Con l'arrivo di Zarina, dopo una iniziale diffidenza, tutto è cambiato. Zarina pian pianino si è avvicinata con delicatezza ad ognuno di loro , strappandoli dal letargo nel quale si erano condannati a vivere. Rudy ha ripreso di giocare e si rincorre tutto il giorno con Zarina e Nerina è rilassata e dimagrita , dato che ha smesso di riempirsi di cibo, perchè finalmente pensa ad altro e ogni tanto partecipa anche ai loro giochi.
    Daniela dice di Zarina:
    "Ha un carattere particolarissimo: è affettuosissima e molto presente a tutto quello che succede in casa e mi segue sempre e partecipa a tutte le mie attività. E' curiosa, intelligente, allegra e divertente, le piace perfino giocare con l'acqua: appena apro il rubinetto, accorre e cerca di infilarci sotto la testa. Non avevo mai visto un gatto con una simile passione per l'acqua. Al tempo stesso è dolcissima e gli effetti benevoli della sua presenza sono andati oltre le mie più rosee aspettative.
    A Zarina piacciono anche i nostri tre cani, una Dogue de Bordeaux e due Bassethound, che stanno fuori in giardino; spesso si ferma a guardarli dalla porta a vetri, facendo le fusa, e a volte si arrampica in alto sui mobili per vederli meglio. Arrampicarsi è un'altra delle sue grandi passioni.
    Oggi la nostra vita sarebbe impensabile senza di lei. La sua presenza ha fatto bene a tutti."
    (dal web)



    Se un pesce è l’incarnazione del movimento dell’acqua,
    il gatto è la materializzazione dell’aria.
    (Doris Lessing)





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  13. gheagabry
     
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    ......... è il vero gatto di strada, dei campi e dei tetti insomma il vero gatto, colui che non ha subito mutamenti di carattere e di portamento, questo grazie alla sua intelligenza, e resistenza, al suo carattere distante, indipendente, e discreto.



    IL GATTO EUROPEO




    E’ definito il “gatto per eccellenza” ma c’è chi lo chiama anche il “gatto più gatto”. In effetti, se pensiamo ad un micio ci viene in mente per forza lui: la testolina rotonda, il corpo compatto, gli occhi grandi e leggermente obliqui, la coda che si assottiglia in punta. E’ il gatto di razza Europea, il comune gatto domestico......Il pelo corto e forte, i colori che vanno dal grigio al marrone fino al bianco, la testolina rotonda, gli occhi grandi e la corporatura medio – grande, sono le caratteristiche che lo contraddistinguono. Spesso le femmine hanno un mantello di tre colori diversi e la testa leggermente più piccola. Le variazioni della tigratura variano da gatto a gatto.
    E’ un gatto furbo, curioso e intelligente ed è noto per la sua capacità di adattamento. Inoltre anche in ambienti domestici continua ad esprimere il suo istinti predatorio e della caccia. E’ infatti facile notare nel nostro gatto momenti in cui ha voglia di correre, fare salti e agguati.



    “Comune” è un termine che però non deve trarre in inganno. Di comune, inteso come dozzinale, questo micio non ha proprio nulla. Si è portati a considerarlo come una “seconda categoria”, qualcosa di molto diverso dalle razze esotiche e aristocratiche come i persiani o i siamesi. Ma in realtà, quella Europea non solo è una razza vera e propria, riconosciuta e accettata nelle esposizioni feline, ma anche una tra le più nobili. Le sue origini infatti si perdono nella notte dei tempi e sembra che questo micio discenda direttamente dagli antichi gatti egiziani, ritenuti un tempo al pari delle divinità....La razza Europea è il risultato di una selezione durata secoli, e avvenuta nella più totale libertà....è un gatto storico. E’ il discendente diretto del gatto selvatico nordafricano, il progenitore di tutti i gatti ora esistenti. Questo piccolo felino viveva nelle zone del delta del Nilo, cacciando con grande abilità i serpenti e i topi che abitavano gli acquitrini. Si pensa furono gli antichi egizi i primi a fare amicizia con lui e ad inserirlo nelle loro vita di tutti i giorni. Gli egizi erano veri maestri nello stringere rapporti con gli animali e capirono subito che il gatto poteva davvero tornare utile. Quando il Nilo straripava e allagava le colture, tutta una serie di animaletti, rane, topi e serpentelli, invadeva i campi. I mici allora si dimostravano impareggiabili nel cacciarli. Erano così importanti che la gente li riteneva di origine divina. Nessuno poteva fare del male ad un gatto. La pena era la morte. E non si poteva neppure farli uscire dall’Egitto, perché erano un patrimonio nazionale. Ma i fenici, esperti contrabbandieri, riuscirono ugualmente nell’impresa. Si arricchirono molto con il commercio dei gatti perché in Europa, e soprattutto in Grecia, la gente si era accorta della loro validità nel combattere i topi, compito che prima riservavano alle donnole e alle faine. I fenici, i greci e anche i romani, tutti popoli che viaggiavano per mare, contribuirono quindi a diffondere il gatto un po’ ovunque. Divenne in poco tempo l’animale preferito dai marinai, perché capace di tenere sotto controllo i topi nelle stive delle navi. La repubblica di Genova, per esempio, “assumeva” addirittura dei gatti, con un regolare stipendio e anche Cristoforo Colombo, quando fece il suo viaggio alla volta delle Americhe, aveva una coppia di gatti, un maschio e una femmina, su ognuna delle sue caravelle.
    Roberto Allegri





    E’ il gatto il più diffuso in assoluto. Si è calcolato che in Italia la popolazione felina si aggira sui sette milioni e mezzo di individui, e quasi tutti sono Europei. E’ quindi il più amato, il più fotografato, il più richiesto. E anche il protagonista di favole, di racconti, e di cartoni animati. Appartengono a questa razza il gatto con gli stivali della fiaba, il famoso Silvestro, il gatto Tom e il Romeo degli Aristogatti di Walt Disney. Sono Europei i mici che abitano il Colosseo, e quelli che passeggiano indisturbati nelle calli veneziane. E sono i beniamini delle “gattare”, le signore premurose che portano il cibo ai mici senza padrone.



    Una fiaba tedesca narra che, per salvare il suo innamorato, una principessa fu costretta a filare diecimila matasse di filo in un mese. Non ce l'avrebbe fatta se non fosse stata aiutata dai suoi gatti e, per ricompensarli, donò loro le fusa, cioè il suono prodotto dai fusi del filatoi quando girano.





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  14. gheagabry
     
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    Le donne ed i gatti faranno ciò che vogliono,
    gli uomini ed i cani dovrebbero rilassarsi ed abituarsi all’idea
    (R. A. Heinlein)



    LO SCOTTISH FOLD




    L'aggettivo "Fold" in inglese significa "Piega", e la mutazione che determina l'originale forma delle orecchie venne denominata "Folder Ear", cioè "Orecchie Piegate"....Però non tutti i cuccioli di una nidiata avranno le orecchie piegate: alcuni, chiamati "Straights", avranno le orecchie diritte.
    Alla nascita i gattini hanno piccole orecchie piegate in avanti, come in tutti i gatti, e solo a due settimane, quando nelle altre razze si drizzano, rivelano la caratteristica piega. Di aspetto robusto e rotondo in tutte le sue angolazioni, presenta un'ossatura media ricoperta da una buona muscolatura. Le sue orecchie, piegate in avanti, danno un aspetto rotondeggiante alla testa. A questa caratteristica partecipano anche i grandi occhi rotondi, di aspetto molto dolce. A volte la curva accentuata intorno alla bocca dà l'apparenza di un gatto sorridente. Lo Scottish Fold è un gattone molto affettuoso. La sua coda è affusolata, di media lunghezza, ma sempre proporzionata al corpo.

    E' un gatto amorevole, mite e di compagnia, che ama la presenza sia di umani che di altri animali. La femmina si rivela una madre eccellente. I gattini sono piuttosto precoci, molto giocherelloni ma non distruttivi. Sono gatti adatti ala vita di appartamento ma non disdegnano le uscite in giardino, dove sapranno distinguersi come eccellenti cacciatori di topi. Molto attaccato al padrone, che tenderà a seguire ovunque. Ha bisogno di compagnia, quindi dovrà essere lasciato solo in casa il minor tempo possibile. Molto curioso, gioca con piccoli oggetti, nascondendo tutto ciò che lo attrae. Vigoroso e resistente, sopporta bene le basse temperature.




    .......la storia........




    Il primo gatto fold (dall'inglese "piegato") di cui si hanno sicure tracce è Susie,una femmina bianca,nata in Scozia nel 1961,ma probabilmente le vere origini della razza sono da ricercarsi in Manciuria. Di fatto,come spesso succede quando si parla di mutazioni,l'evento sarebbe passato del tutto inosservato se i coniugi Ross,che abitavano in una fattoria vicina,non si fossero appassionati a questa singolare gattina e se non ne avessero acquistato una figlia due anni dopo. ....Si era così consolidata nel mondo felino una nuova razza di gatti che i coniugi Ross registrarono nel 1966 con il nome Scottish Fold.



    ..il gatto nei miti..



    In Birmania un gatto era oggetto di culto. I sacerdoti, Kittah, avevano il potere di reincarnarsi in un gatto alla loro morte. Per sfuggire ai bramini costruirono un tempio sotterraneo. In questo tempio viveva un venerabile sacerdote che aveva venerato per tutta la vita la dea dagli occhi di zaffiro, e il suo gatto oracolo. Una sera, mentre gli invasori minacciavano il tempio, il sacerdote morì e il gatto balzò sulla testa del suo maestro: le zampe, purificate dal contatto, divennero bianche, il pelo dorato come la barba del sant’uomo e gli occhi come quelli della dea. Il gatto suggerì di sbarrare la porta a sud e respinsero i nemici. Il gatto rimase immobile davanti alla statua della dea e dopo sette giorni morì. I sacerdoti stavano pensando a un successore del venerabile quando apparve una processione di cento gatti che indicarono il più giovane come il successore cercato.





    ....nella letteratura spesso compaiono i gatti.....



    Il gatto filosofo di "Alice nel paese delle meraviglie"? Il "gatto del Cheshire" ha il potere di scomparire e riapparire all'improvviso.
    <<"Potrei sapere per favore", chiese Alice, "da che parte posso andare?"
    "Tutto dipende da dove vuoi andare!", rispose il gatto.>>

    Da cosa mai l'autore Lewis Carroll avrà tratto un personaggio tanto "curioso", come lo definisce Alice?
    Lewis Carroll (Charles Lutwidge Dodgson) era originario del Cheshire dove ancora circolavano leggende su un leggendario brigante chiamato "Il Gatto" noto per la sua astuzia e per la risata caratteristica.
    Il "Gatto con gli stivali" ...Ci sono stati anche gatti tutt'altro che tranquillizzanti come il "Gatto nero" dei racconti del terrore di Edgar Allan Poe.
    Molti famosi scrittori vissero in compagnia di un adorato amico gatto. Ne conoscete qualcuno? Si chiamano Mark Twain, Hernest Hemingway, Geoge Simenon, Alexander Dumas, William Burrough, Charles Bukowski.



    ...il gatto col violino....



    C’è una vecchia filastrocca per bambini che parla di un gatto col violino, di una mucca che salta sulla luna, di un cane che ride nel vederli e di un piatto che fugge via col cucchiaio.
    Sembra un raccontino senza senso, inventato per far divertire i più piccini, in realtà si ispira a una figura assai più antica: quella del gatto col violino, ricorrente da millenni in fiabe e racconti, che, come tante altre storie che riguardano i gatti, risale all’antico Egitto. Quando il gatto, sacro alla dea Iside, veniva raffigurato con lo strumento sacro alla dea: il sistro. Si tratta di un piccolo strumento in metallo costituito da una specie di archetto attraversato da sbarrette mobili e dotato di un’impugnatura. Nelle cerimonie sacre veniva agitato in modo che le sbarrette urtando tra di loro producessero un suono caratteristico e molto suggestivo. Il sistro era spesso ornato con l’effige di un gatto. Poi i tempi sono cambiati e con lui gli strumenti musicali, il sistro è caduto in disuso ma in compenso è apparso uno strumento che aveva un aspetto (per quanto un funzionamento completamente diverso) assai simile: il violino, appunto.



    Ecco una filastrocca un po’ pazza e molto sciocca.
    Ho visto coi miei occhi saltare sulla Luna
    Una mucca mezza bianca e mezza bruna,
    Un cane che rideva, un gatto col violino
    E un piatto che ballava insieme a un cucchiaino.





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  15. gheagabry
     
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    Il gatto è mistero e come il mistero non viene mai svelato
    (Anonimo)



    CORNISH REX




    Il cornish è un animale sano e robusto molto attivo, animato da un inesauribile energia È un gatto facile da gestire il suo pelo non ha bisogno di cure particolari, perché per mantenerlo in ordine basta lisciarlo con una pelle di daino inumidita per rimuovere i peli morti e valorizzare i riccioli naturali. L'assenza di pelo provoca una forte dispersione di calore, per cui è facile trovare il cornish appollaiato sul calorifero o sotto le coperte Questo gatto ha la temperatura interna più alta e per soddisfare le maggiori necessità, metaboliche mangia in continuazione (ed è sempre alla ricerca di un Posto caldo in cui dormire).

    Il cornish è spiritoso e divertente, un gatto "pagliaccio" come usano definirlo i suoi fan.
    Molto affettuoso, cerca le attenzioni e le coccole delle persone. Non ama essere lasciato solo in casa. Il Cornish Rex convive bene con altri gatti e con i cani. Grazie al loro carattere tranquillo ed equilibrato, sono adatti alle famiglie con bambini. Sono subito socievoli anche con gli estranei. Intelligenti e curiosi, ama vivere con la gente e ha bisogno del contatto fisico con il suo padrone da cui dipende totalmente. Si adattano bene alla vita in appartamento (meglio mettere a loro disposizione qualche giocattolo e una struttura su cui farsi le unghie). Ha una voce dai toni abbastanza alti, particolarmente insistente durante il periodo del calore...Il Cornish è detto anche gatto acrobata, per la spettacolare agilità che dimostra raggiungendo luoghi per altri gatti inaccessibili, oppure gatto levriero, per la sua struttura da corridore instancabile e per la sua lampante vitalità.E’ un gatto estroverso, vivacissimo ed intelligente, chi lo ha afferma che possiede pure un gran senso dell’humour; che richiede tuttavia l’attenzione del suo compagno umano; vi seguirà in cucina, nel bagno, nel letto, solo per stare con voi e divertirsi insieme con voi.Nonostante la sua esilità vi stupirà per quanto mangia, anzi diciamo che lui adora mangiare e se voi lo lasciate fare il suo corpo da levriero diventerà più simile ad una pera.
    Appena più freddoloso di un gatto normale Molto particolare sia per il suo aspetto singolare che per il suo carattere dolcissimo e molto vivace; le rughe (più evidenti nei cuccioli) gli danno un aspetto buffo e tenero.Al tatto questo gatto risulta morbido e caldo





    ....la storia.....



    Il Cornish rex nasce il 21 luglio 1950. La signora Nina Ennismore, proprietaria di una fattoria in Cornovaglia, rimase strabiliata quando vide tra i cinque cuccioli che la sua micia aveva appena partorito un gattino completamente riccio e con strane ondulazioni su tutto il mantello, con una testa ovoide e un corpo che era un armonioso intreccio di linee Era talmente strano che decise di tenerlo con sè solo più tardi si rese conto dell'eccezionalità di questo gatto e dell'importanza della mutazione avvenuta e,con l'aiuto di un veterinario e di un genetista, intraprese un serio programma d'allevamento Ma presto la popolazione felina in casa Ennismore crebbe fino a divenire insostenibile La signora provò a venderli, ma con scarsissimo successo, per cui, nel1956, decise di sopprimerne un buon numero, mettendo in serio pericolo la sopravvivenza stessa della razza. Nel 1960 in Inghilterra era rimasto un solo gatto cornish, un maschio di proprietà di Stirling Webb, che fu costretto a riprendere l'allevamento e la se lezione partendo da un unico soggetto Dapprima dovette lavorare in consanguineità e poi utilizzò gatti di altre razze. Questi accoppiamenti alleggerirono il modello iniziale. l'originario si perse molto in fretta per arrivare, nel giro di poco tempo, a un gatto più leggero, più alto e sottile, con la coda e il muso più lunghi.





    Molti animali hanno una loro costellazione che brilla in cielo di notte.
    I gatti no. Ai gatti bastano i loro occhi lucenti per illuminare il cammino.
    ( Mary S. Emilson )




    ....una leggenda.....



    Una volta c'era un uomo, maestro d'arti marziali, che aveva un problema: un topo si era sistemato in casa sua e gli vuotava continuamente la dispensa. L'uomo conosceva alcuni gatti e decise di chiedere il loro aiuto. Il primo era un gatto nero, esperto di lotta. Entrò in casa, fece mille evoluzioni, ma il topo vinse. Il gatto si inchinò e andò via. Il secondo era un micione tigrato, grande pensatore. Lottò contro il topo usando la sua forza psichica, ma anche lui ne uscì sconfitto. Il terzo era una micia grigia, abituata a combattere contro le ombre. Anche lei fu molto abile, però non ebbe fortuna migliore. Per quarto venne chimato un vecchio gatto ormai stanco e con la coda mozza. Il micio entrò in casa dell'uomo e si acciambellò per riposare, ignorando il topo. Il roditore ormai era spavaldo, sentendosi sempre vincitore. Perse ogni precauzione, non si curava neppure più di nascondersi, e certamente non temeva un gatto anziano e malandato. Ma un giorno, mentre trascinava una grossa porzione di cibo rubato all'uomo, il topo si avvicinò moltissimo al gatto, e gli chiese perfino aiuto per trasportare la refurtiva. Rapidissimo, il gatto afferrò il topo e lo sconfisse. Battuto, al piccolo roditore non rimase altro da fare che inchinarsi e andar via: l'anziano e saggio gatto, annullando il sé, aveva vinto. Il problema esiste se esiste il sé, annullando il sè scompare anche il problema.



    Un gatto non vuole che tutto il mondo lo ami,
    solo quelli che lui ha scelto di amare.
    ( Helen Thompson )





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94 replies since 16/5/2010, 17:01   42657 views
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