Posts written by gheagabry1

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    Lettera ai bambini


    E’ difficile fare
    le cose difficili:
    parlare al sordo,
    mostrare la rosa al cieco.
    Bambini, imparate
    a fare le cose difficili:
    dare la mano al cieco,
    cantare per il sordo,
    liberare gli schiavi
    che si credono liberi.


    Gianni Rodari

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    Indovina se ti riesce:
    la balena non è un pesce,
    il pipistrello non è un uccello;
    e certa gente, chissà perché,
    pare umana e non lo è.



    Gianni Rodari

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    Tea-Tree-Melaleuca-alternifolia-Mill


    Melaleuca alternifolia, Tea Tree



    La Melaleuca alternifolia (da non confondersi con la Melaleuca leucadendron o Cajeput e la Melaleuca quinquenervia o Niaouli) appartiene alla famiglia delle mirtacee ed è conosciuta col nome comune di Albero del tè o Tea tree. Questa pianta, dal punto di vista botanico, non ha parentela con la vera pianta del the (Camelia sinensis L.).
    Cresce in Australia, in particolare sulla costa nord del Nuovo Galles del Sud e nel Queensland del Sud.

    Prende il nome da mélas (nero) e leukòs (bianco) per via del colore della corteccia, chiara da giovane e via via più scura man mano che matura. I nomi popolari ed internazionali sono: Albero del tè, Pianta spazzolino, Melasol, Tea tree, Narrow leaved Paperbark, Tea-tree, Ti-tree, Snow in summer, Manuka. Il nome “tea tree” con cui la M. alternifolia è conosciuta tutt’oggi, risale al XVIII secolo e fu coniato da esploratori inglesi che, vedendo l’albero per la prima volta, furono colpiti dalla similarità tra le sue foglie e quelle della tradizionale pianta del tè, tanto che ne trassero e assaggiarono una bevanda calda, che risultò essere particolarmente speziata, dal retrogusto di noce moscata.

    Si conoscono quasi 150 specie, sempreverde, dalla chioma folta, ha foglie coriacee ed è molto ornamentale sia come alberello che come cespuglio. Di origine tropicale, è una pianta delicata, da riservare a zone a clima mite. Appartiene della famiglia delle Mirtacee, come il Callistemon, che le assomiglia nella fioritura: la melaleuca produce fiori simili a scovolini, di colore bianco (ma anche altre tinte a seconda delle specie), con ciuffi di stami colorati, in primavera ed estate. Le parti utilizzate sono le foglie dalla cui distillazione, per corrente di vapore, si estrae l’olio essenziale.

    Il curioso nome di Albero del the (Tea Tree) gli è stato attribuito poiché lo scopritore dell'Australia, James Cook, imparò a preparare, imitando le usanze locali, un the rinfrescante con le foglie di quest'albero. Da allora questo nome è rimasto, e anche i nuovi abitanti dell'Australia hanno imparato ad utilizzare le foglie di Melaleuca, per trarne tutte le benefiche virtù che gli aborigeni conoscevano da tantissimi anni.



    ..storia..



    Le origini dell’utilizzo della Melaleuca sono antichissime e risalgono a quando gli aborigeni australiani della tribù Bundjalung curavano ferite, piaghe e ulcere con le sue foglie.

    Le loro leggende descrivono laghi circondati da alberi di Melaleuca alternifolia. Le foglie e i rametti caduti dagli alberi rilasciavano i propri olii essenziali nell'acqua, trasformando i laghi in veri e propri bagni antisettici. Gli aborigeni locali usavano questi bagni curativi naturali per trattare una serie di condizioni come infezioni cutanee, scottature, tagli e punture di insetto.

    Tuttavia, la tribù aborigena locale, i Bundjalung, aveva compreso da tempo i poteri protettivi e curativi degli alberi del tè e usava le loro foglie schiacciate per curare varie ferite e infezioni cutanee. Gli aborigeni hanno dato alla terra del Tea Tree il nome ‘Healing Ground’ - "Terra di Guarigione".

    I contadini e gli allevatori australiani l’hanno sempre considerata una pianta particolarmente fastidiosa in quanto è davvero difficile sbarazzarsene. Infatti, occorre estirpare tutte le radici per eliminarla definitivamente, ma all’inizio del XX secolo, il chimico australiano A.R. Pendolf ha descritto, per la prima volta, le proprietà antisettiche dell’olio essenziale estratto delle foglie della Melaleuca alternifolia. I benefici curativi degli alberi del tè non furono ufficialmente registrati fino al 1923.

    Nel corso degli anni ‘20 si è cominciato a impiegare l’olio essenziale di Albero del tè in chirurgia e odontoiatria per prevenire e combattere le infezioni della pelle e delle mucose. Del resto, gli aborigeni australiani hanno sempre utilizzato le foglie dell’Albero del tè per trattare le ferite e le infezioni cutanee. Nel 1930 un chirurgo di Sidney pubblicò, sulla prestigiosa rivista Medical Journal of Australia, uno studio sull’efficacia di questo olio essenziale nella disinfezione delle ferite chirurgiche.

    In Australia, durante la Seconda Guerra Mondiale, i raccoglitori di foglie di Albero del tè e i produttori di olio essenziale furono dispensati dal servizio militare.

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    L’olio essenziale, ricavato dalle foglie di Malaleuca alternifolia, viene estratto o per distillazione in corrente di vapore o per pressione, meglio se effettuata a freddo per non alterare i principi attivi presenti nella pianta, o per estrazione con gas supercritici. Il governo australiano ha infatti stabilito per legge che, per essere classificato come Tea tree oil, l’olio essenziale di Melaleuca alternifolia deve contenere più del 30% di Terpinene e meno del 15% di Cineolo (poiché esso sarebbe irritante se presente a concentrazioni maggiori), rispettando l’equilibrio che troviamo in natura. Sono anche presenti quantità significative: di eucalyptolo, di pineni di vario tipo, cimene, limonene, alfa-terpineolo, fenoli, sesquiterpeni...

    All'olio di melaleuca sono attribuite spiccate proprietà antibatteriche confermate da diversi studi condotti in merito.
    Quest'azione antimicrobica sembra sia svolta dal suddetto olio attraverso la denaturazione delle proteine della membrana cellulare batterica, con conseguente distruzione della membrana stessa e morte del batterio.
    L'olio di melaleuca ha anche dimostrato di possedere un'attività antifungina.

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    "Finora il cambiamento più importante che ho visto nel lago è il cambiamento di colore che subisce. Un giorno può essere attraversato dall'acqua dell'acqua; ma poi, dopo le tempeste, saltano fuori i marroni drammatici e i colori della terra cruda.
    Illuminata in molte delle riprese aeree c'è una forma ramificata che ricorda l'"albero della vita"
    (Derry Moroney)


    Lago Cakora,
    Nuovo Galles del Sud, Australia


    Il lago Cakora è una laguna piuttosto isolata, classificato come una laguna che ha un ingresso chiuso a intermittenza, si trova nel mezzo del parco nazionale di Yuraygir, sulla costa settentrionale dello stato del Nuovo Galles del Sud, in Australia, noto per le sue splendide spiagge e i punti di riferimento naturali. Il lago è a volte inondato dalle maree oceaniche e le sue acque salgono e scendono con la pioggia.

    L'acqua del lago viene dal mare e sono salate. Il lago Cakora e la laguna Cakora sono collegati a un estuario che li collega all'oceano a Brooms Head Main Beach. Questi tre specchi d'acqua sono circondati da alberi del tè, che, quando vengono inondati da grandi quantità di pioggia e acqua di mare, emettono olio che cade nel lago. La combinazione della salinità dell'acqua con l'olio degli alberi del tè e il movimento naturale dell'acqua nella laguna forma l'albero della vita.


    Il modo migliore per accedere al lago Cakora è prendere una canoa e farsi strada attraverso l'estuario da Brooms Head Main Beach quando la marea è giusta. Oppure puoi aspettare la bassa marea e partire per un'avventura a piedi. L'estuario si estende abbastanza lontano dalla costa prima di aprirsi nel lago Cakora.

    "L'immagine, che per prima ha attirato l'attenzione di Internet, ritrae l'acqua del lago satura di oli degli alberi dopo una forte pioggia. Gli oli sono responsabili del colore marrone dell'acqua che rende il modello frattale realistico. Simili rami intrecciati possono essere visti nelle opere d'arte dell'antico Vicino Oriente, del giudaismo moderno e delle leggende norrene, tra le altre tradizioni."


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    LINEA DI WALLANCE



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    C’è una linea immaginaria che corrisponde a una rilevante differenza tra i territori che separa, dal punto di vista biologico: si chiama linea di Wallace e si trova nel sud-est dell’Asia, dove divide in due l’Indonesia. A ovest della linea vivono le specie animali tipiche dell’Asia, come ad esempio gli elefanti, le tigri e i rinoceronti, ma anche scimmie come gli oranghi, a est invece ci sono le specie dell’Oceania, come i marsupiali, gli ordini di mammiferi a cui appartengono i canguri. Corre lungo l'arcipelago Malese, tra il Borneo e l'isola di Celebes, e nel breve tratto di mare tra le isole di Bali e Lombok (stretto di Lombok) nell'arcipelago indonesiano delle Isole della Sonda. La distanza tra Bali e Lombok è minima, circa 35 chilometri. La distribuzione di molte specie di uccelli rispetta questa linea, tanto che alcuni di essi rifiutano addirittura di passare questo stretto di mare. Alcune specie di pipistrelli sono distribuiti a cavallo della linea, ma le specie che non volano si trovano prevalentemente da una parte o dall'altra di questa linea.

    La linea prende il nome dal naturalista gallese Alfred Russel Wallace, che per primo individuò una discontinuità di tipo biologico tra gli arcipelaghi confinanti questa linea, durante i suoi viaggi nel XIX secolo nella regione. Fu descritta nel suo saggio sulla geografia dell'arcipelago malese del 1863.

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    Wallacea è la regione biogeografica delimitata dalla linea di Wallace e da quella di Lydekker.

    La subregione di Wallacea rappresenta un’area geografica ad alto tasso di endemismo, ovvero in cui si possono trovare moltissime specie di esseri viventi che non esistono in nessun’altra zona del pianeta. Delle 650 specie di uccelli osservabili in questa regione, 265 sono endemiche. Delle 10000 specie di piante presenti a Wallacea, circa 1500 sono endemiche. Per i mammiferi, su 226 specie, 123 sono endemiche di quest’area.

    La linea di Lydekker divide le isole indonesiane Kai e Tanimbar, nella provincia indonesiana di Maluku, da Papua Nuova Guinea ed Australia. Queste due grandi isole poggiano sulla piattaforma continentale di Sahul. Il confine di Lydekker divide quindi il mar di Banda dai mari di Arafura e di Timor, e costituisce il limite occidentale di distribuzione della sola fauna australiana. Oltre questa linea, ad est, non si trovano più specie del continente asiatico.

    La terza ed ultima linea biogeografica è la linea di Weber che percorre il centro di Wallacea, tra le linee di Wallace e di Lydekker. Si tratta di un confine di equilibrio numerico tra specie di mammiferi e molluschi asiatici ed australiani. La proporzione di specie qui presenti dei due gruppi è infatti di 50:50.

    Un’interessante eccezione alla distribuzione di specie di Wallacea è costituita dagli aracnidi: ragni, scorpioni, acari e pseudoscorpioni, tra gli altri. Pare infatti che la loro diffusione in questa regione non rispetti le tre linee biogeografiche

    Tutte le regioni biogeografiche terrestri derivano dal movimento tettonico delle placche. Su di esse si trovano gli oceani e i Paesi che oggi conosciamo. Wallacea si trova tra due piattaforme continentali diverse: quella di Sunda e di Sahul.
    Milioni di anni fa, su una cartina geografica molto diversa da quella attuale, la vita era già presente e ha continuato a svilupparsi e ad evolversi anche quando isole e continenti hanno cambiato posizione. Dai lenti movimenti della Terra, con l’aiuto dell’evoluzione, si è formato un mosaico di forme di vita che non coincide con i nostri odierni confini geografici.



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    Cartina che evidenzia le principali aree biogeografiche del pianeta. Come suggerito dai colori, le forme di vita sono distribuite in modo difforme dalla disposizione dei continenti.

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    Per tutte queste vite perdute, che hanno portato alla Liberazione dell'Italia.. GRAZIE....Mille volte grazie per averci permesso di vivere nella LIBERTA'!!!
    Sulle lapidi dei cimiteri di guerra disseminati tra Siracusa e Udine, censiti da Massimo Coltronari, ci sono nomi di soldati e ufficiali hawaiani, australiani, neozelandesi, perfino maori, indiani e nepalesi, francesi e marocchini, polacchi, greci, anche qualche italiano del Corpo italiano di liberazione, e poi brasiliani, belgi, militi della brigata ebraica; ma la stragrande maggioranza sono americani, caduti sul suolo italiano. Molti erano di origine italiana: si chiamavano Ferrante, Lovascio, Gualtieri, Rivera, Valvo, Pizzo, Mancuso, Capano, Quercio, Colantuonio, Barrolato, Barone…
    Morirono nel nostro Paese circa 90mila soldati americani, sepolti in 42 cimiteri su suolo italiano, da Udine a Siracusa. Secondo i dati dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, furono 6882 i partigiani morti in combattimento.


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    La pastasciutta antifascista



    Il 25 luglio del 1943, a seguito della riunione del Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini viene destituito e arrestato. Dopo 21 anni terminava il governo del Partito Fascista. Il Re designò il Maresciallo dell’esercito Pietro Badoglio come nuovo capo del governo.

    Nonostante la caduta del Fascismo, la guerra continuava a fianco dei tedeschi: nei giorni successivi l’arresto vi furono numerose sollevazioni popolari.

    Era comunque un evento da festeggiare e i fratelli Cervi si procurarono la farina, presero a credito burro e formaggio dal caseificio e prepararono chili e chili di pasta (380 chili di pasta al burro). Caricarono il carro e la portarono in piazza a Campegine pronti a distribuirla alla gente del paese. Fu una festa in piena regola, un giorno di gioia in mezzo alle preoccupazioni per la guerra ancora in corso: anche un ragazzo con indosso una camicia nera (forse era l’ultima rimasta?) fu invitato da Aldo a unirsi e a mangiare il suo piatto di pasta.

    Un giorno di straordinaria generosità che ha dato vita alla pastasciutta antifascista, un piatto simbolo da non dimenticare mai per il suo valore intrinseco. Infatti, il Duce preferiva una dieta sana a base di cereali, il riso aveva spodestato la pasta, praticamente bandita - così come si evince anche da “Il Manifesto della cucina futurista” di Tommaso Marinetti - “A differenza del pane e del riso, la pastasciutta è un alimento che si ingozza, non si mastica. Questo alimento amidaceo viene in gran parte digerito in bocca dalla saliva e il lavoro di trasformazione è disimpegnato dal pancreas e dal fegato (…). Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”.

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    “Il rapporto tra il fascismo e la pastasciutta era stato conflittuale ancor prima della Marcia su Roma – spiega il docente –. Lo stesso Mussolini, romagnolo di nascita, probabilmente era poco avvezzo al consumo di pasta, come quasi tutti gli italiani – esclusi i napoletani e i siciliani – fino alla prima guerra mondiale. Proprio nel primo dopoguerra, però, mentre il fascismo inizia la sua lenta ma inesorabile conquista del potere, gli italiani scoprono la pasta e se ne innamorano. La scoprono in America, dove le varie comunità italiane, così distanti nella madrepatria, si mescolano e creano una cultura nazionale che in Italia ancora non esiste. La pasta, in qualche modo, ne diventa il simbolo, e automaticamente viene associata al sogno americano”.

    Tutto questo spiega in buona misura l’ostilità del regime fascista che negli anni Venti considerava la pasta una sorta di moda americana di importazione, lontana dal ruralismo alla base dell’ideologia di regime. L’ostilità si fece via via più concreta soprattutto dopo il 1925, aggiunge Grandi, quando venne lanciata la famosa “Battaglia del grano”, che aveva lo scopo di far raggiungere all’Italia l’autosufficienza cerealicola. La pasta era un problema da questo punto di vista, dato che il grano duro per produrla è sempre stato coltivato in quantità insufficiente nel nostro Paese. Quindi meno pasta mangiavano gli italiani e meno grano duro si doveva importare.
    (DANIELE SOFFIATI -25/07/2022)


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    Pedro Requejo Novoa

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    L'ANGELO DEL NORD

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    L'Angelo del Nord è una scultura moderna realizzata in acciaio dall'artista inglese Antony Gormley dal 1994 al 1998. Si trova nella città di Gateshead, nella contea di Tyne and Wear in Inghilterra.

    L'Angelo del Nord è l'immagine di un angelo in piedi alto 20 metri e con le ali aperte che misurano 54 metri. Le ali non sono perfettamente in linea, ma sono flesse di 3,5 gradi in avanti, per dare, secondo l'autore, la sensazione di un abbraccio. A causa della sua esposizione, la scultura è stata progettata per resistere a venti di oltre 160 km/h. Le fondamenta di 600 tonnellate ancorano la scultura alla roccia per circa 21 m in profondità.

    La scultura è stata costruita alla Hartlepool Steel Fabrications Ltd, utilizzando acciaio Corten, resistente alla corrosione. È composta di tre parti: il corpo, pesante 100 tonnellate, e due ali, pesanti 50 tonnellate ciascuna. Il materiale utilizzato per la scultura, acciaio COR-TEN, conferisce alla scultura il suo distintivo colore arrugginito e ossidato.

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    La scultura rappresenta un’interpretazione moderna dell’iconografia cristiana dell’angelo. L'Angelo del Nord faceva parte della leggenda celtica del luogo in cui l'Angelo era a guardia della zona dagli attacchi dei nemici. La popolazione locale usa chiamare la scultura "L'esibizionista di Gateshead" (Gateshead Flasher), per la sua posizione e il suo aspetto.
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    STATUA dell'UNITA'

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    La “Statua dell’Unità“, come è stata chiamata, raffigura Sardar Patel, il primo vicepremier dell’India, uno dei padri fondatori della Repubblica Indiana e seguace di Mahatma Gandhi che portò alla sua indipendenza dall’Impero britannico. Patel, il cui vero nome era Vallabhbhai Jhaverbhai Patel, fu molto importante nel periodo che portò all’indipendenza dell’India perché convinse più di 550 stati sotto il controllo britannico a entrare a far parte di un unico grande paese. È alta 182 metri senza il piedistallo e 240 metri piedistallo compreso. La statua è stata progettata dallo scultore Ram V. Sutar.

    La Statua dell’Unità è stata progettata per resistere a venti fino a 130 chilometri orari e terremoti di 6,5 gradi della scala Richter. La progettazione ha compreso anche la collocazione di due masse ammortizzanti da 250 tonnellate che garantiscono una stabilità perfetta del colosso. Le torri di cemento che formano le gambe della statua contengono due ascensori ciascuna, e raggiungono i 153 metri di altezza sino alla galleria di osservazione.



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    ISOBELLE OUZMAN


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    Isobelle Ouzman usa le pagine del libro come strati di una scena visiva più profonda e onirica, sviluppata gradualmente con una combinazione di colla, lame, acquerelli, matite colorate e inchiostro.

    "I pezzi di My Altered Book presentano spesso piante, animali e un gioco tra il giorno e la notte. Il tema del mio lavoro è incentrato sull'arte della narrazione e sulle narrazioni che abbiamo, così come sull'idea di evasione attraverso la natura. Il mio obiettivo non è distruggere un libro, ma usare il simbolismo che c'è dietro per enfatizzare l'impatto emotivo delle storie, simili al folklore e alle fiabe, che ci insegnano la resilienza, le avversità e la forza emotiva - tutti aspetti che si riflettono anche in natura."



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    VICTOR NUNES



    L'artista Victor Nunes combina oggetti di uso quotidiano con semplici illustrazioni per trasformarli in immagini di volti, animali e altre scene giocose. I suoi design intelligenti ci invitano a guardare il mondo in modo diverso e a trovare immagini creative nel nostro ambiente.

    L'arte unica di Nunes è un ottimo esempio di pareidolia, che è la nostra propensione a dare un significato a oggetti casuali. È il motivo per cui associamo una faccina sorridente a un volto umano e perché alcuni semplici oggetti di Nunes, come pezzi di popcorn o pane, ci somigliano a dei volti.













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    PAUL STONE

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    Paul è specializzato in composizioni di nature morte tradizionali, anche se con un aspetto fresco e contemporaneo. Dipingendo a olio, nello stile del realismo classico, Paul utilizza un uso sapiente di luci e ombre per creare un senso di consistenza e atmosfera nel suo lavoro.

    Gli sfondi spesso semplici servono solo ad aumentare l'attenzione sugli oggetti, cercando nello spettatore di rivalutare il quotidiano e il familiare. La composizione è una considerazione fondamentale nel lavoro, con Paul che cerca un equilibrio e un'armonia che richiamano il suo amore per le opere tradizionali spagnole e olandesi del diciottesimo secolo, e le sue preferite personali più recenti come William Nicholson.

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    “250 milioni di anni nel futuro”, la Terra sarà irriconoscibile




    La tettonica delle placche ha segnato e segnerà la nostra Terra. I continenti attuali saranno irriconoscibili.
    La tettonica delle placche ha segnato e segnerà la nostra Terra (oggi contestualmente al cambiamento climatico). I continenti attuali saranno irriconoscibili ed il seguente video è stato realizzato dal Professor Chris Scotese del Dipartimento di Scienze della Terra e dei pianeti della Northwestern University. Ovviamente tutto si basa su ricerche e dati reali. Ecco come sarà la Terra fino a 250 milioni di anni nel futuro a partire dai giorni nostri

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    La pianura Padana è africana

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    Gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia spiegano il perché.
    Il processo continua da circa 100 milioni di anni e la risposta arriva dalle placche tettoniche e ci dice proprio che dal punto di vista geologico il territorio di 50 mila km quadrati che la compone e che abbraccia sei Regioni dell’Italia Settentrionale fa parte del continente nero.


    Centinaia di milioni di anni fa gli attuali continenti non esistevano: sulla Terra c’era un unico enorme supercontinente chiamato “Gondwana”.
    Quando si frammentò, diede origine al processo di deriva dei continenti che, trasformazione dopo trasformazione, ha portato fino alla disposizione odierna in costante cambiamento.
    Il Mar Mediterraneo si trova proprio in corrispondenza di un margine convergente tra due grandi placche: quella Africana a Sud e quella Euroasiatica a Nord.

    Il confine tra le due attraversa la penisola per tutta la sua lunghezza.
    Da qui risulta che la Pianura Padana poggia sul lembo più settentrionale della placca Africana.
    Il processo di collisione tra placca Africana ed Eurasiatica continua da circa 100 milioni di anni e prove di questo fenomeno sono le grandi catene montuose dell’Appennino e delle Alpi e l’arco vulcanico delle Eolie. Un’altra testimonianza è il terremoto del 2012 in Emilia Romagna, avvenuto lungo il confine tra le due placche e dovuto allo sprofondamento della placca Africana sotto quella Eurasiatica.

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    Geologicamente Europa ed Africa sono a diretto contatto e si fronteggiano nel Mediterraneo. Da Gibilterra verso est si trasforma e da faglia in senso stretto diviene una fascia di deformazione, ma prosegue verso la Sicilia e li disegna un arco, intorno alla Calabria, prende la direzione degli Appennini e risale lo stivale, fino alle Alpi. Qui curva nuovamente e ridiscende, seguendo le coste croate, albanesi e poi greche, dove vira, sfiora i margini meridionali di Creta, attraversa Cipro e sale in Turchia dove prende il nome di Faglia Est Anatolica.
974 replies since 1/5/2014
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