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    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 030 (25 Luglio – 31 Luglio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 25 Luglio 2016
    S. GIACOMO AP.

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    Settimana n. 30
    Giorni dall'inizio dell'anno: 207/159
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    A Roma il sole sorge alle 04:58 e tramonta alle 19:35 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 05:00 e tramonta alle 19:59 (ora solare)
    Luna: 10.55 (tram.) 22.54 (lev.)
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    Proverbio del giorno:
    Tal ti guarda la coppa, che non ti vede la borsa
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    Aforisma del giorno:
    Per "non" scrivere un libro nessuna medicina è più efficace che leggerne molti
    (F.Martini)










    RIFLESSIONI



    ... La leggenda del Lago di Misurina…
    ... Viveva una volta un re che governava un largo tratto di territorio compreso tra le Tofane, l'Antelao, le Marmarole e le Tre Cime di Lavaredo. Era un uomo di statura gigantesca, rimasto vedovo, con una bimba cui era stato imposto il nome di Misurina. Questa aveva ormai compiuto sette od otto anni, ma era rimasta talmente piccola che stava comodamente seduta sul palmo della mano del suo gigantesco papà. Ma tanto era piccola ed anche graziosetta d'aspetto, quanto dispettosa e capricciosa. Combinava guai a non finire, faceva dispetti a tutti coloro che andavano alla corte, dalle dame ai cavalieri, dai cortigiani alla servitù. E malgrado tutte le lamentele che gli giungevano, il re, accecato dall'amore per la figlioletta, sempre e comunque la scusava: "E' tanto piccola...! E' tanto carina...! Poverina, è rimasta senza mamma, bisogna perdonarla...! Rimedierà...! Abbiate pazienza...!" E più cresceva, più dispettosa ed impertinente diventava e mai che il buon Soràpis (così si chiamava il re) osasse rimproverarla. Ora avvenne che un giorno, chissà come, Misurina venne a sapere che la fata che abitava il monte Cristallo possedeva uno specchio magico: bastava che qualcuno vi si specchiasse per potergli leggere persino i suoi pensieri. Figuratevi la piccola! Tanto fece e tanto pregò, tanto supplicò e tanto pestò i piedi per terra per entrare in possesso di quello specchio meraviglioso, che strappò al padre la promessa di andare dalla fata a comprarglielo, a qualunque prezzo. Il vecchio Soràpis si recö dalla fata per soddisfare il desiderio della sua bambina. Quella, però, ben conoscendo Misurina e le sue debolezze, dapprima non cedette poi, impietosita dalle lacrime e dall'insistenza del padre, accondiscese a cedergli lo specchio ad un solo patto. Si deve sapere che la fata, sui versanti del Cristallo possedeva uno stupendo giardino, ma il troppo sole appassiva ben presto i suoi splendidi fiori, che Soràpis, dunque, accettasse di essere trasformato in una montagna la cui ombra avrebbe protetto giardino e fiori e Misurina... avrebbe avuto lo specchio. Il re implorò, si disperò, pianse perfino, ma la fata fu irremovibile. L'unica cosa da fare e da sperare era che Misurina, di fronte a tale richiesta, rinunciasse al suo desiderio. La fata, pertanto, consegnò al re lo specchio fatato con il patto di restituirglielo se la figlia... Rientrato nella sua reggia, nel consegnare lo specchio alla figlia, Soràpis le disse dell'unica sola condizione imposta. Cosa credete abbia fatto Misurina? Tenendo ben stretto l'oggetto dei suoi desideri, comodamente seduta sul palmo della mano del padre, esclamò: Ooohh, che bello ! Sarebbe proprio bello che tu diventassi una montagna! Pensa un pò quante capriole potrei fare lungo i tuoi pendii, potrei ricercare funghi e mirtilli, risposarmi all'ombra dei tuoi alberi . . . ! " Ma, mentre pronunciava queste parole, non si accorse che suo padre diventava più grande, sempre più grande. Si gonfiava, la sua pelle cambiava colore, i suoi capelli diventavano alberi, le rughe del suo volto burroni e crepacci... Ad un tratto la bambina, distogliendo lo sguardo dallo specchio, volse il suo sguardo all'ingiù... si vide tanto in alto, fu presa da un capogiro e precipitò. Soràpis, ormai montagna, ma con gli occhi ancora aperti, vide tutto e pianse. Le sue lacrime formarono due rivoli che ai suoi piedi un piccolo lago, appunto formarono l'attuale lago di Misurina, sovrastato dal monte Soràpis. E dello specchio cosa accadde ? Lo specchio, urtando sulle rocce, si ruppe... ma i suoi frammenti sono ancora visibili. Dove ? Ma nei meravigliosi riflessi delle acque di questo piccolo laghetto alpino, riflessi di tutti i colori... come "di tutti i colori" sono i pensieri delle persone..
    (dal web)

    … Estate è tempo di vacanze; spesso si abbina la parola Estate con Mare … eppure non è così per tutti! Estate a volte, e sempre più spesso fa rima con pace, riposo e frescura. Così sempre più spesso si vedono villeggianti sui sentieri ad arrampicarsi tra il verde dei boschi di montagna, saltellare tra i rivoli ed i fiumi in altura. E’ estate, il tempo della libertà dei viaggi e delle mete più disparate. Quinti evvviva l’Estate in montagna, al mare, che sia festa e felicità per tutti … Buon Luglio amici miei …
    (Claudio)






    IL CUORE LIMPIDO DELLA MONTAGNA

    L'uomo della pianura quassù
    cerca il tempo passato
    e la sua identità.
    La purezza è rimasta intatta
    nelle pieghe remote
    del volto della montagna.
    Il cuore della montagna
    aveva un battito profondo
    come il cuore del montanaro
    battevano in accordo,
    come ali di farfalla.
    L'alba richiama zampilli d'acqua,
    dai ruscelli
    nascosti nell'intrigo dei pini
    rovescia zaffate di luce
    sulle vecchie lose
    cementate dalle lente stagioni.
    La luce del giorno
    scopre un muro,
    una porta cigolante.
    Da quella porta
    un tempo correva lo sguardo
    sull'arco immenso che la valle
    aprendosi al cielo
    lasciava scoprire.
    Oltre il manto dei boschi
    volavano, nubi, farfalle,
    fagiani di monte.
    Dietro quella porta
    si intravvede controluce
    un tavolino massiccio di noce
    con il cesto del pane raffermo,
    pane scuro di segala.
    Una ciotola vuota,
    latte raggrumato,
    mezza candela spenta.
    (E. Dulevant)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    Oh estate

    Oh estate
    abbondante,
    carro
    di mele
    mature,
    bocca
    di fragola
    in mezzo al verde,
    labbra
    di susina sevatica,
    strade
    di morbida polvere
    sopra
    la polvere,
    mezzogiorno,
    tamburo
    di rame rosso,
    e a sera
    riposa
    il fuoco,
    la brezza
    fa ballare
    il trifoglio,entra
    nell'officina deserta;
    sale
    una stella
    fresca
    verso il cielo
    cupo,
    crepita
    senza bruciare
    la notte
    dell'estate.
    (Pablo Neruda)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    La fiaba del lupo buono

    Un giorno il Signore si svegliò, e passeggiando tra le strade del creato, noto' un bosco particolarmente verde e prolifico; di una flora alta e rigogliosa, attraverso la quale scorrevano torrenti e fiumi che, con le loro limpide acque, bagnavano terreni fertili, una ricca fauna e la moltitudine di frutti e fiori che rendevano, con i loro colori, quella parte del creato, particolarmente bella e luminosa.
    Egli aveva, nel frattempo, gia' donato all'uomo buona parte delle terre; la maggior parte delle acque ai pesci, il cielo agli uccelli e, non sapendo a chi donare quel lembo di paradiso, lo regalo’ ad una coppia di lupi i quali, abituati a vivere nei boschi e a cacciare per sfamarsi, trovarano in quella generosa concessione il luogo ideale dove poter condurre una vita felice; e cosi' fecero dando vita nell'arco di tre anni a tre piccoli lupetti ai quali,man mano che questi crescevano, spiegarono l’origine di tutto quel bene, ma soprattutto gli inculcarono il rispetto per tutte quelle fantastiche concessioni; affinche’ il tutto potesse vivere e proliferare in funzione dell'equilibrio necessario.
    Mentre tutto procedeva in considerazione di cio' che era stato a loro spiegato e man mano che i lupetti crescevano; si cominciarono a delineare anche i caratteri di ciascuno di loro e, come spesso capita in ogni famiglia, c'e' sempre il figliolo che emerge, per una caratteristica diversa, rispetto agli altri fratelli, positiva o negativa che essa sia, e questo fu il caso di Lex, che rispetto a Tavi e Max, era il piu' curioso, il piu' impiccione ed anche il piu' sfrontato, tanto da rischiare molto spesso la sua stessa incolumita', ma con il senno opportuno di non mettere mai in discussione quella dei suoi fratelli.
    Cio' nonostante restava il fatto che il suo carattere, impetuoso ed istintivo, fosse spesso fonte di preoccupazione per mamma e papa' lupo; il quale non disdegnava verso Lex toni e modi piu' duri rispetto ai due fratelli Tavi e Max, convinto che questo suo fare avesse potuto riportare Lex ad un atteggiamento più riflessivo e rispettoso delle regole che nell'ambito famigliare erano state impostate; sortendo suo malgrado un risultato diverso da quello che egli stesso prospettava come riscontro.
    Con il tempo Lex divenne ancora piu' ribelle e le lezioni sempre piu’ dure e restrittive che papa' lupo gli imponeva, divennero il motivo scatenante dei continui guai di cui Lex puntualmente si rendeva artefice; allorche' mamma lupa, che come ogni mamma prende le parti dei propri figli, specie quelli piu' difficili, anche a costo di continui dissensi e malumori che inmancabbilmente coinvolgevano l'intera famiglia, cercò di fungere da mediatrice, nel rapporto sempre piu' difficile tra Lex e papa' lupo , senza riuscirvi, dato il rapporto difficile che nel frattempo fra i due sempre era venuto a crearsi.
    A quel punto mamma e papa' lupo, preoccupati che l'atteggiamento di Lex avesse potuto mettere in discussione quell'equilibrio famigliare tanto faticosamente cercato e voluto, cercarono di imporgli delle regole piu' ferree anche a costo di metodi piu’ drastici.
    Nel frattempo, gli insegnamenti che Lex aveva ricevuto dai genitori e dalla natura, relativi alla sopravvivenza ed alla convivenza con il resto della natura stessa, furono dallo stesso assimilati in tempi brevi, data la sua precocità, ma non trovarono adeguata collocazione nell'equilbrio mentale del lupetto,nonostante lo stesso li recepisse prima e meglio rispetto ai suoi due fratelli,che vivevano in maniera piu' tranquilla ed equilibrata il rapporto familiare, e quello con la natura.
    Questo fece si’ che l’ossessiva curiosita' che animava la mente di Lex, alla continua ricerca di scoperte e nuove emozioni, che fino a quel momento gli erano state opportunamente proibite, lo portarono alla prima occasione, ad inoltrarsi oltre il confine di quel paradiso che il signore aveva destinato a lui ed alla sua famiglia; la sfrontatezza e la struggente curiosita’ che, come gia’detto, particolarmente lo animava, lo portarono a superare quel limite che per la sua natura animale, ma pur sempre fragile rispetto all’ignoto verso cui per la prima volta si affacciava, gli avrebbero procurato solo danni e condizioni negative. Arrivo' ad avventurarsi ai confini di quel mondo fino ad allora da egli tanto ambito e ricercato, quello degli umani, del quale aveva sempre sentito parlare in termini assolutamente negativi ma suggestivi, data la sua indole.
    E li' vi incontro' un folletto, che pareva lo stesse aspettando da chissà quanto tempo, gli si rivolse dopo un primo impatto di sorpresa, con una gentilezza di modi e di azioni che in Lex sortirono l'effetto di una ulteriore sfida a se stesso; fino a quel momento non aveva mai avuto nessun contatto diverso da quelli che gli insegnamenti della famiglia, della natura e del signore stesso gli erano stati posti come un confine invalicabile, e qui fu pervaso da un senso contemporaneo di disorientamento e di disagio, tanto da affidarsi a quel folletto tanto gentile verso di lui in quel momento, come l'unico essere in grado di capirlo e soddisfarlo, tanto da fargli tornare, con un senso di sollievo misto a rabbia il ricordo delle parole e delle discordie avute col padre,cercando e, soprattutto, trovando nel suo spirito di contestazione, la ragione che lui aveva sempre ostentato rispetto al disappunto del genitore.
    In un primo momento il folletto gli chiese da quale luogo egli venisse e cosa lo avesse spinto cosi' lontano dal suo bosco e dalle sue origini e Lex, con un crescente spirito di adattamento a quella nuova situazione, comincio a parlargli dei limiti e degli atteggiamenti angusti impostogli dal mondo pieno di limiti e pregiudizi da cui proveniva, sembrando oltremodo soddisfatto e felice dall'aver raggiunto quella meta tanto sospirata che cosi brutta e crudele gli era stata descritta e che, invece, da quel poco che aveva potuto concepire, era lo stesso che lui aveva sempre immaginato; al che' il folletto, figlio della cattiveria del mondo umano, sul quale peraltro il signore sembrava avesse perso ogni controllo, gli propose di conoscere quel mondo da piu' vicino descrivendogli tutti i divertimenti ed i piaceri di cui nel tempo, contro il parere del signore era riuscito a crearsi stimolando cosi', sempre di piu', la gia' fervente curiosita' di quel lupetto che, di fronte a quei racconti, pareva trepidante e voglioso di viverli.
    Il folletto allora gli spiego' che in quel mondo non poteva presentarsi con le sue attuali sembianze e gli propose di trasformarsi in umano; e per farlo avrebbe soltanto dovuto rinnegare le sue reali origini, cosi' come gia' tanti altri esseri provenienti dal mare e dal cielo, avevano fatto.
    Di fronte a questa scelta Lex non ebbe alcuna titubanza e il folletto subito gli descrisse di quali divertimenti per lui inimmaginabili, il mondo che gli si prospettava, potesse essere capace; cio' accrebbe l’interesse di Lex per tutte quelle novita’ allontanandogli qualsiasi possibile diffidenza, pur di vivere anche un solo momento di tutto cio' che gli era stato appena proposto, cosicche' il folletto con un rito magico lo trasformò in un essere umano.
    Lex all'impatto non ebbe la reale cognizione di cio' che stesse succedendo, ma preso coscienza delle sue nuove sembianze, parve sentirsi subito a suo agio e lo fu ancor piu' quando, specchiandosi nelle acque di un fiume notò il suo aspetto piacente, qualita’ che, a detta del folletto, gli avrebbe facilitato l'inserimento nel nuovo mondo.
    Il folletto accompagnò Lex ai margini di una grande citta' e gli disse: - ora scoprirai cio' che hai trovato a dispetto di cio' che hai perso - e lo lasciò andare all'avventura in quel mondo, che Lex tanto desiderava conoscere.
    Comincio' a camminare fra una moltitudine di gente che sembrava non vederlo, ne' sentirlo e subito, tutto questo, creo' in lui, abituato alla leggi della foresta, dove era sempre stato protagonista sia per le sue prede che per la sua stessa famiglia, un senso negativo.
    Tutto gli pareva strano e non riusciva a capire quell'indifferenza, man mano che proseguiva nella conoscenza diveniva sempre piu preda mortificata della sua stessa coscienza, l'insensibilita' di quel mondo, il disenteresse di fronte alla sofferenza della gente che vedeva per strada mentre elemosinava un soldo, o un pezzo di pane,la diffidenza, che notava negli sguardi apparentemente tutti ugualmente persi, che incrociava e il movimento veloce ed esasperato di un mondo che non capiva, gli fecero subito tornare in mente cio' che aveva barattato: la solidarieta’ e la tranquillita' del bosco con il movimento caotico e senza una verosimile meta, ne' fine concreto, di un mondo che immaginava felice e divertito, e che invece vide perso nella propria tristezza, apparentemente senza un reale motivo, l'amore della sua famiglia con l'indifferenza della gente che quasi lo calpestava senza notarlo, e l'inganno cominciato con le promesse di un folletto, che gli aveva rubato le origini e l'anima.
    Piu' andava avanti e piu' tutto questo gli procurava paura e una incommensurabile voglia di tornare al suo cosi' caro bosco, cosi' facilmente abbandonato, per qualcosa che gli sembrava un sogno irraggiungibile, ma che poi si era rivelato solo il frutto marcio, di un terribile inganno .
    Cammino’ per giorni, nella vana speranza di trovare quel divertimento che il folletto ingannevolmente gli aveva promesso, ma non lo trovo': ovunque vedeva indifferenza cattiveria e tentazioni fasulle, come quella che il folletto gli aveva propinato.
    Cosi' in maniera rabbiosa e decisa riprese il cammino inverso alla ricerca di quel folletto, deciso a riprendersi cio' che aveva perduto.
    La ricerca fu da subito ardua e difficile, in quel mondo assomigliavano tutti incredibilmente a quel folletto e spesso si trovò a scontrarsi con folletti che, nonostante la incredibile somiglianza, non erano colui che egli cercava, ma la sua decisione ebbe soddisfazione solo quando, camminando a ritroso, si ritrovo' sulle sponde di quel fiume che fu specchio delle sue iniziali illusioni, e li decise di aspettarlo quel dannato folletto.
    Finchè dopo qualche giorno di disperata attesa lo stesso si presentò con un atteggiamento sornione e di sfida gli chiese beffardamente se si fosse divertito abbastanza nella citta'.
    Lex irretito dall'atteggiamento del folletto ebbe uno scatto che ricordava vagamente le sue origini e lo azzanno'; tenendolo ben stretto gli intimo' la restituzione delle sue sembianze e l'annullamento dell'impegno preso in funzione del baratto.
    Il folletto pur di liberarsi, si mostro' subito disponibile e, una volta libero, riprese quell'atteggiamento sicuro e beffardo, e con il piglio sicuro di chi ha il coltello dalla parte del manico; gli disse - lasciami i tuoi migliori anni e io ti restituisco al tuo mondo - .
    Lex pur di tornare al suo mondo accetto' e in men che non si dica si trovo' ritrasformato in lupo: non aveva piu' la freschezza di quando aveva lasciato il bosco, ne' i riflessi che insieme agli anni lasciati erano andati persi anche quelli, ma aveva nel frattempo acquisito la saggezza e l'esperienza che prima non aveva, ed insieme a quelle anche il rispetto per il padre e la madre, che avevano cercato di indirizzarlo verso quella che era la realta', e non le banali ed inutili fantasie, con le quali il folletto gli aveva rubato gli anni migliori.
    Lex tornò a casa e tutti furono felici di accoglierlo, ritrovò la sua natura ed i suoi cari e per ognuno ebbe un pensiero, che espresse cosi':
    - Caro padre ho impiegato molti anni per capire cio' che avreste voluto insegnarmi ed erano saggezza e conoscenza; ora, grazie a voi, sono qualita' che ho acquisito, vi amerò per sempre per questo fantastico dono.
    Cara Madre mi avete insegnato l'importanza della bonta', ma ero troppo arrogante per comprendere il significato, ed il senso delle vostre parole; ora sono piu' saggio per comprenderle e farne parte fondamentale del mio bagaglio di vita -.
    Ed infine, rivolto ai fratelli, disse:
    - Cari fratelli sarei dovuto esservi d'esempio, ed invece vi ho abbandonati lasciandovi l'esempio peggiore, ma ora sono qua ed insieme daremo vita al grande disegno del quale il Signore ci ha voluti protagonisti.

    (Alessio Ianora)



    ATTUALITA’


    Solar Impulse, aereo solare vince sfida giro del mondo.

    Atterrato all'aeroporto di Abu Dhabi, in totale 43mila km di volo. L'aereo svizzero Solar Impulse ha vinto la sfida di realizzare il primo giro del mondo senza una sola goccia di carburante utilizzando esclusivamente energia solare: Solar Impulse ha infatti portato a termine stanotte l'ultima tappa del giro del mondo atterrando alle 04:05 ora locale all'aeroporto di Abu Dhabi (Emirati Arabi), dopo più di 43mila chilometri percorsi in oltre un anno e quattro mesi e 17 tappe attraverso quattro continenti, pilotato in alternanza dai due promotori del progetto, gli svizzeri Bertrand Piccard e André Borschberg.

    L'impresa senza precedenti di un aereo alimentato solo dal sole e in grado di volare molti giorni e notti di fila senza carburante ha dimostrato che che "le tecnologie pulite possono raggiungere l'impossibile", afferma un comunicato di Solar Impulse.
    (Ansa)





    Il cinema 3D senza occhiali.

    Realizzato il prototipo, grazie a un gioco di lenti e specchi. Guardare un film in 3D al cinema senza usare scomodi occhiali: sarà possibile grazie alla tecnologia messa a punto all'Istituto di Tecnologia del Massachusetts (Mit), che permette di vedere le immagini tridimensionali focalizzate sulle singole poltrone grazie a speciali configurazioni di lenti e specchi. Il prototipo, chiamato Cinema 3D, viene presentato nella conferenza di computer grafica di Anaheim, in California.

    Vedere un film in 3D è un'esperienza davvero avvolgente, che permette lo spettatore di sentirsi quasi all'interno del film, ma il suo grande limite è quello di dover usare speciali occhiali, spesso fastidiosi. Un inconveniente che ha ridimensionato molto il boom commerciale di questa tecnologia e il sogno cui si sta lavorando da anni è quello di creare il 3D liberando lo spettatore dagli occhiali.

    Successi per piccoli display se ne sono ottenuti già da tempo, ma riuscire a realizzare schermi più grandi è stata finora una sfida impossibile. I televisori più innovativi riescono, , grazie a speciali lenti, a inviare immagini differenti a ciascun occhio, creando così la profondità, e a migliorare l'effetto con sistemi che riconoscono la posizione dello spettatore e calibrano continuamente le lenti. Il tutto però ha costi molto alti e obbliga lo spettatore a rimanere fermo il più possibile sul proprio divano di casa.

    Partendo da un principio analogo, i ricercatori americani sono riusciti ad adattarlo alle sale cinematografiche, dove sì ci sono più persone e dove gli spettatori sono fermi ciascuno la suo posto.Hanno messo a punto così uno speciale schermo che ha la capacità di proiettare immagini in 3D focalizzate esattamente verso le singole poltrone.
    Le difficoltà tecniche per ora sono molte, ma i ricercatori si dicono fiduciosi di riuscire a superarle nei prossimi anni per trasformare in realtà il cinema 3D. ‬
    (Ansa)





    Il primo robot-microbo, si muove come un batterio.

    Potrà entrare nel corpo umano per consegnare farmaci e operare. Costruito il primo robot che si muove come un batterio: soffice, flessibile e senza motore, in futuro potrà 'navigare' nel corpo umano per trasportare farmaci ed eseguire piccoli interventi, come la pulizia delle arterie bloccate da coaguli.
    E' fatto di un leggerissimo materiale biocompatibile, chiamato idrogel, in cui sono immerse delle nanoparticelle magnetiche che gli danno forma e lo muovono quando viene applicato un campo magnetico esterno. Lo dimostrano le immagini pubblicate su Nature Communications dal Politecnico Federale di Losanna (Epfl) in collaborazione con il Politecnico di Zurigo (Ethz).
    I primi esemplari di 'robot-microbo' imitano i movimenti del batterio che causa una malattia infettiva, la tripanosomiasi africana, meglio nota come malattia del sonno. Questo particolare parassita si muove grazie alla spinta propulsiva di una piccola coda (chiamata 'flagello') che normalmente viene nascosta, come meccanismo di sopravvivenza, quando il batterio si trova nel circolo sanguigno della persona infettata. Allo stesso modo, il microbo-robot nasconde la sua coda arrotolandola intorno al corpo principale quando viene colpito con un laser e riscaldato.
    Per ora il robot-microbo è un prototipo in via di sviluppo. Prima di un suo possibile ut:lizzo in ambito medico ''bisognerà valutare molti aspetti per esempio - affermano i ricercatori - dovremo accertarci che non causi effetti collaterali''.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    A Dragon Arrives!




    locandina


    Un film di Mani Haghighi. Con Amir Jadidi, Homayoun Ghanizadeh, Ehsan Goudarzi, Kiana Tajammol, Ali Bagheri.


    Haghighi si consente delle libertà stilistiche straordinarie muovendosi sul non facile confine tra realismo e finzione dichiarata.
    Giancarlo Zappoli


    22 gennaio 1965. Il giorno dopo un attentato che ha provocato l'uccisione del Primo Ministro iraniano una Chevrolet Impala di colore arancione attraversa un cimitero abbandonato in una zona desertica del Paese. L'ispettore di polizia Babak Hafizi è incaricato di indagare sull'apparente suicidio di un prigioniero esiliato nella zona. Sulle pareti del luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere si leggono scritte di diversa provenienza (frasi di derivazione letteraria e appunti diaristici). Assistito da un ingegnere del suono e da un geologo (nella zona si verificano terremoti quando qualcuno viene sepolto nel cimitero) Hafizi indaga ma è anche stato indagato?
    Ci sono film che acquisiscono un loro specifico significato e valore non in quanto tali ma in quanto sensori di un mutamento della società che li esprime. È il caso di questo A Dragon Arrives! realizzato da Mani Haghighi che, dopo aver studiato filosofia in Canada nel 2003 decise di tornare in Iran diventando regista e attore (in questa veste ha partecipato alle riprese dell'interessantissimo About Elly di Asghar Farhadi).
    Haghighi non si è discostato dalle linee canoniche del cinema iraniano dal punto di vista del rispetto delle regole più cogenti ma ha dato al suo film un'impronta sia sul piano visivo che su quello della colonna sonora che rappresenta una svolta (che è da sperare sia seguita da altri registi). Ambientando il film in una zona dell'Iran che ricorda quella, altrettanto affascinante, scelta da Valerio Zurlini per situarvi la Fortezza Bastiani del suo Il deserto dei Tartari Haghighi si consente delle libertà stilistiche straordinarie muovendosi sempre sul non facile confine tra realismo e finzione dichiarata. Ci si trova così per la prima volta dinanzi a un film iraniano che mostra e dimostra che i vincoli narrativi si sono allentati e che un cinema nuovo è possibile anche nella terra degli ayatollah.
    Siamo ancora all'inizio con inevitabili alti e bassi ma la strada comincia ad essere tracciata e questo segnale non può che essere accolto in modo positivo.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi:
    essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove,
    può aiutare il bambino a conoscere il mondo.
    (Gianni Rodari)



    LA STRADA DELLE FIABE



    La "deutsche Märchenstraße", la Strada tedesca delle fiabe è nata nel 1975 e rappresenta una delle mete di viaggio più antiche e amate della Germania. Percorrendo oltre 664 km da Hanau fino a Brema/Bremenhaven, la Strada collega luoghi di interesse culturale e paesaggistico che appartengono e rimandano alla storia dei fratelli Grimm e alle loro fiabe: da Raperonzolo a Cappuccetto Rosso, dal Gatto con gli stivali a Biancaneve e i sette nani, da Hansel e Gretel al Principe Ranocchio.
    La Strada conduce a città medievali, castelli e palazzi, oltre a musei, gallerie, concerti e teatri, associa tradizione regionale e arte locale. Tra i paesaggi che si possono incontrre vi sono le montagne medie della Germania, con la valle del fiume Kinzig tra il Vogelsberg e lo Spessart, l'ameno fiume Schwalm, il boscoso monte Knüll, la storica regione di Chattengau, situata a sud-ovest di Kassel, l´idilliaca area di Eichsfeld e la regione montuosa del Weser, con la incantevole valle della Fulda; oltre le fertili paludi del fiume Weser e la sua foce vicino a Brema.
    Favole, saghe e leggende prendono vita..e si susseguono una dopo l'altra come le feste nei fienili, i banchetti principeschi e le specialità medievali.

    1a tappa: Brema - "I musicanti di Brema". Brema è una città situata vicino al mare del Nord e sulle rive del fiume Weser. Al centro della città si trova la piazza del mercato e del municipio ed è qui che sorge il monumento in bronzo che evoca le gesta dei famosi quattro musicanti: un asino, un cane, un gatto e un gallo che nelle pagine dei Grimm fuggono di casa per arruolarsi nella banda musicale di Brema e che riescono a vincere una banda di briganti. Vi è anche il fiabesco quartiere medievale di Schnoor con le sueantiche casette di pescatori, botteghe e viuzze.

    2a tappa: Bad Oeynhausen - Il Museo delle fiabe e L'Aqua Magica. Attraverso la regione del Mittelweser con sfondi e scenografie naturali praticamente incontaminati, si raggiunge Nienburg e successivamente Bad Oeynhausen, con le terme, i suoi giardini all’inglese e le sue magnifiche costruzioni reali d’epoca prussiana. Vi è anche un museo delle fiabe il "Deutsches Märchenmuseum" e il parco Aqua Magica.

    3a tappa: Hameln - "Il pifferaio magico". Hameln, la località famosa per la fiaba del Pifferaio magico,"Der Rattenfänger von Hameln", basata su una leggenda medievale che voleva la città invasa da topi. la città si salvò grazie ad un giovane, che con il suo piffero allontanò i ratti verso il fiume e li fece annegare.

    4a tappa: Bodenwerder - "Le avventure del Barone di Münchhausen". Bodenwerder è una cittadina rurale della Bassa Sassonia. La zona antica è costituita da storiche dimore di epoca medievale; romanica è invece la chiesa di Kemnade che custodisce la salma del famoso Barone di Münchhausen. La cui fama è in gran parte dovuta alla penna dello scrittore tedesco Rudolf Erich Raspe che ne fece il protagonista del romanzo "Le avventure del barone di Münchhausen". Ma il vero Barone non fu solo un personaggio letterario; nacque nel 1720 a Bodenwerder ed era conosciuto per i suoi inverosimili racconti: tra cui un viaggio sulla luna, un viaggio a cavallo di una palla di cannone ed il suo uscire incolume da delle sabbie mobili tirandosi fuori per i propri capelli.

    5a tappa: Burg Polle - "Cenerentola". Per incontrare Cenerentola ("Aschenputtel") bisogna continuare per qualche chilometro verso sud, precisamente al castello Burg Polle. Dalle possenti rovine del castello rinascimentale si può ammirare la valle del Weser.

    6a tappa: Oberweser - "Biancaneve e i sette nani" e "Il gatto con gli stivali". Nella regione del Reinhard-
    swald, con i suoi boschi e ambienti inviolati, la località di Oberweser (a circa 30 km da Göttingen), fu usata dai fratelli Grimm per l'ambientazione per Biancaneve e i sette nani ("Schneewittchen und die 7 Zwerge"), e per il Gatto con gli stivali ("Der gestiefelte Kater").

    7a tappa: Hofgeismar e Trendelburg - "La Bella Addormentata" e "Raperonzolo". Hofgeismar è una piccola cittadina il cui vero gioiello è il castello di Sababurg, tra le cui mura nasce la storia della Bella Addormentata, risvegliatasi dopo un profondo sonno grazie al bacio del suo bel principe. Il castello ha ai suoi piedi la foresta del Reinhardswald e il parco degli animali di Sababurg fondato nel 1571, lo zoo più antico d’Europa. Il maniero fu costruito nel 1334 e destinato a riserva di caccia. Ad una manciata di chilometri, a Trendelburg, c’è la torre di Raperonzolo.

    8a tappa: Kassel - Il Museo dei Fratelli Grimm. Kassel è una delle ‘capitali’ della strada delle fiabe. Ed è qui nel cuore dell’Assia, sul fiume Fulda che sorge il museo dedicato ai Fratelli Grimm presso il Palais Bellevue. Il museo fu fondato nel 1959 con l’intendo di conservare documenti sulle opere e sulla vita di Jacob e Wilhelm, evidenziando la loro fama non solo in quanto scrittori di fiabe, ma anche come filologi, linguisti e ricercatori di fama ormai mondiale.

    9a tappa: Schwalmstadt - "Cappuccetto Rosso" . Superata Kassel in direzione sud, la rotta da seguire è quella di Cappuccetto Rosso, una dolce bambina che attraversava i fitti boschi della zona di Schwalmstadt nella regione del Bergland. Le rievocazioni storiche ci introducono nella fiaba attraverso la frase di rito: "Es war einmal ein kleines Mädchen. Die Großmutter schenkte ihm ein Käppchen von rotem Samt ..." - C’era era una volta una bambina. La nonna le diede un cappuccetto di velluto rosso…-. Tutto svolge su sfondi incantevoli come antichi castelli, chiese, costruzioni medievali in particolare nei due quartieri storici di Ziegenhain e Treysa, anche nel museo locale di Schwalmstadt con i costumi tipici di Cappuccetto.

    10a tappa: Marburg, Christenberg e Alsfeld - "Cappuccetto Rosso", Hansel e Gretel" e "Frau Holle". Marburg, una città medievale che sorge in un'ansa del fiume Lahn. Il suo centro storico, con la piazza del mercato e il Rathaus del XVI secolo, è costituito da un intricato groviglio di vie contornate da case a graticcio e dominate da un castello che si erge sulla collina della città vecchia e risalente al XII secolo. Marburg è famosa per la sua prestigiosa università, fondata nel 1527. In questa città i fratelli Grimm hanno studiato legge e iniziato le loro ricerche sulla letteratura popolare. Vicino a Marburg, a Christenberg, sono ambientate le fiabe di Hänsel e Gretel e quella di Frau Holle. A circa cinquanta chilometri c'è Alsfeld, uno scrigno medievale, la piazza vecchia del mercato, il municipio, il castello di Romrod e vi è il museo Alsfelder Märchenhaus, dedicato in particolare al "Capuccetto rosso", rendono questo luogo degno di una sosta.

    11a tappa: Steinau - Il Museo dei fratelli Grimm. Steinau an der Straße è una cittadina dove i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm hanno vissuto da bambini. Così scriveva i Jacob Grimm: “Al mio paese sono legato, lo sento, i miei impulsi e stimoli più vivi. Ho trascorso lì la parte più felice e più fresca della mia vita”. Nella piazza del mercato davanti al comune, è stata progettata nel 1985 in loro onore una fontana delle favole il Märchenbrunnen. Brüder Grimm-Haus Steinau ospita il museo sulla vita, le opere e le attività dei fratelli Grimm.

    12a tappa: Hanau - città natale dei Fratelli Grimm. Ultima tappa del viaggio, Hanau, la città natale dei Grimm.
    Dal 1896 esiste in piazza del mercato, il monumento nazionale ai due celebri scrittori. Dal 1975 la città rappresenta il punto di partenza del viaggio nell’universo fiabesco; nel 1983 viene istituito un premio letterario che porta il nome dei due fratelli, il Brüder Grimm-Literaturpreis, e dal 1985 viene organizzato il Brüder Grimm-Festspiel, un festival in loro onore.

    (Gabry)





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    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


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    La musica del cuore



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    foto:musiclovesilence.it



    Tu Sei L'Unica Donna Per Me - Alan Sorrenti

    Tu sei l'unica donna per me è una canzone pop, scritta ed incisa nel 1979 dal cantautore napoletano Alan Sorrenti e facente parte dell'album L.A. & N.Y. , nonché canzone vincitrice del Festivalbar di quell'anno.
    Il disco, uscito in Italia su etichetta EMI/Edizioni Ala Bianca e prodotto da Jay Graydon, rappresentò un grande successo dell'estate di quell'anno: in Italia, risultò il singolo più venduto dell'anno, rimase in vetta alla classifica praticamente per tutta la durata della stagione (per 14 settimane consecutive, dal 23 giugno al 22 settembre) e nella "Top Ten" per ben 22 settimane consecutive (dal 16 giugno al 10 novembre 1979).
    Oltre all'incisione originale di Alan Sorrenti, il brano ha avuto numerose cover, tra cui quella del 2009 di Gianni Morandi.
    Il testo è una dichiarazione d'amore di un uomo per la sua donna: dice che lei è l'unica sua ragione di vita e non le chiede nient'altro che essere ricambiato. E il sentimento è reciproco: lei infatti, ogni mattino, non vorrebbe mai che lui debba andarsene.


    fonte: wikipedia.org




    Tu Sei L'Unica Donna Per Me

    Dammi il tuo amore
    non chiedermi niente
    dimmi che hai bisogno di me
    tu sei sempre mia anche quando via
    tu sei l'unica donna per me
    quando il sole del mattino mi sveglia
    tu non vuoi lasciarmi andare via
    il tempo passa in fretta, quando siamo insieme noi
    e' triste aprire quella porta
    io resterò se vuoi, io resterò se vuoi
    dammi il tuo amore
    non chiedermi niente
    dimmi che hai bisogno di me
    tu sei sempre mia anche quando vado via
    tu sei l'unica donna per me
    (orchestra)
    quando il sole del mattino mi sveglia
    tu non vuoi lasciarmi andare via
    il tempo passa in fretta, quando siamo insieme noi
    e' triste aprire quella porta
    io resterò se vuoi, io resterò se vuoi
    sei proprio tu l'unica donna per me
    il resto non conta se io sono con te
    non voglio andar via
    se ti perdo non ho
    più nessuna ragione per vivere
    dammi il tuo amore
    non chiedermi niente
    dimmi che hai bisogno di me
    tu sei sempre mia anche quando vado via
    tu sei l'unica donna per me
    dammi il tuo amore
    non chiedermi niente
    dimmi che hai bisogno di me
    tu sei sempre mia anche quando vado via
    tu sei l'unica donna per me


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Rio: il Cio dice no alla russa Stepanova.

    Niente pass come 'neutrale' e nel 2013 fu sospesa per doping. Niente Rio per Iulia Stepanova. L'Esecutivo del Comitato olimpico internazionale ha deciso di negare alla mezzofondista il pass per le Olimpiadi, cui aveva chiesto di partecipare sotto bandiera neutrale, stante il bando imposto dalla Iaaf a tutti i componenti della squadra russa di atletica leggera a causa dello scandalo doping. La Stepanova aveva avuto dalla Iaaf il permesso di partecipare da 'neutrale' riconoscendo il suo ruolo fondamentale nell'alzare il velo sull'uso indiscriminato del doping tra gli sportivi del suo Paese. Il Cio ha valutato che l'atleta non non può comunque partecipare sotto bandiera neutrale - "lo impedisce la Carta olimpica", spiega il Cio - e che inoltre non rispetta uno dei cinque requisiti stabiliti dalla Commissione etica per una eventuale ammissione di un russo (non essere mai stato squalificato per doping), essendo stata sanzionata con un bando di due anni nel 2013.
    (Ansa)




    Tour de France 2016: Chris Froome passerella a Parigi, e ora i Giochi.
    Ultima tappa a Greipe, britannico in parata. Italia senza acuti. Parigi si è inchinata per la terza volta al britannico Chris Froome, il dominatore annunciato del Tour de France 2016 che ora alza gli occhi verso il podio olimpico di Rio. Lì tornerà a confrontarsi con altri protagonisti della corsa francese e con gli italiani Fabio Aru e Vincenzo Nibali, che cercheranno il riscatto dopo una corsa senza acuti. Il campione di origine keniana ha voluto rendere omaggio alla sua squadra nella tradizionale passerella finale sugli Champs Elysees, arrivando abbracciato in parata con gli uomini del Team Sky quando già da almeno un minuto si era conclusa la volata vinta dal tedesco Andrè Greipel, davanti allo slovacco Peter Sagan e al norvegese Alexander Kristoff. Per il velocista della Lotto-Stoudal è stata la prima vittoria in questo Tour, un bis del successo ottenuto sotto l'Arco di trionfo un anno fa. Un bis è stato anche per Chris Froome che oggi ha eguagliato Miguel Indurain, l'ultimo ad aver vinto la Grande Boucle per due anni consecutivi, e ha concluso un tris cominciato solo nel 2013. All'ultimo chilometro, dopo che una rovinosa caduta ha spezzato in due il gruppo lanciato ad alta velocità, il 'Gorilla' ha sfruttato il lavoro della sua squadra e ha rimontato su Kristoff, riuscendo a tenere a bada la rimonta di Sagan. Lo slovacco si è confermato tra i protagonisti assoluti di questa Grande Boucle, e non solo per aver portato a casa la maglia verde dei velocisti davanti allo stesso Kristoff e all'australiano Matthews, oggi quinto. La classifica finale, con Froome che ha chiuso con quattro minuti di vantaggio sul francese Romain Bartet e sul colombiano Nairo Quintana, e che oggi ha festeggiato bevendo sia champagne che birra, non lascia dubbi sul successo del britannico, mai in difficoltà nelle tre lunghe settimane di corsa, nonostante avesse tutti contro, le cadute e le insidie delle ultime tappe di montagna. Discorso inverso per gli italiani, che si trovano dopo 21 tappe senza una vittoria nè un giorno in maglia gialla, uno dei bilanci peggiori della propria storia ciclistica.
    (Ansa)




    Doping, Schwazer: "Mi hanno rubato oro, Tas ultima speranza".
    Donati: "Piano studiato da Iaaf per far fuori Alex". "Mi hanno rubato la possibilità di vincere una medaglia? No, di vincere la gara, che è diverso".
    Così il marciatore altoatesino Alex Schwazer commenta ai microfoni di Radio Capital la decisione della Iaaf di rinviare la discussione sul suo ricorso contro la squalifica per doping al 4 agosto, un giorno prima dell'inizio delle Olimpiadi di Rio.
    "Se l'udienza è il giorno prima dell'apertura dei giochi olimpici, con assenza di dibattito e con il giudice già stabilito c'è poco da dire - ha aggiunto l'atleta -, l'unica cosa che posso fare è continuare ad allenarmi: se il Tribunale arbitrale dello sport si comporterà da Tas saranno loro e non la Iaaf a stabilire quando ci sarà l'udienza. La mia speranza è quella". "Cosa farò se mi impediranno di andare a Rio? Ne parlerò quando sarà il momento".

    Donati, piano studiato da Iaaf per far fuori Schwazer - "La Federazione internazionale di atletica leggera ha portato a compimento un piano di eliminazione nei confronti di Schwazer che è stato studiato a tavolino fin dal primo gennaio, quando ha programmato uno strano controllo antidoping: una sorta di bomba a orologeria che ha poi fatto esplodere a giugno, così tardi che a quel punto è diventato difficilissimo difendersi". Così l'allenatore di Alex Schwazer, Sandro Donati, ha commentato ai microfoni di Mediaset Premium la scelta della Iaaf di spostare il 4 agosto a Rio de Janeiro l'udienza relativa al marciatore altoatesino. "Questa mossa finale è di un'arroganza e di una viltà senza limiti - ha attaccato Donati -. Un'indagine giudiziaria francese ha dimostrato che questa federazione è corrotta gravemente, ma nonostante questo il Cio continua a lasciarla operare e commettere ulteriore danni gravi. "Alex è stato distrutto nel morale e nelle energie nervose. Ha tentato con tutte le sue forze di reagire e di allenarsi al meglio ma ora siamo arrivati alla parola fine, viene eliminato con gli imbrogli un atleta di grande talento e con lui stanno provando a mettere a tacere per sempre anche me".

    Legale Schwazer, Iaaf vuole udienza Tas il 4/8 a Rio - "La Iaaf ha chiesto al Tas che l'udienza relativa ad Alex Schwazer si svolga il 4 agosto a Rio de Janeiro, un giorno prima del'apertura delle Olimpiadi. Si tratta di un comportamento arrogante che ostacola i diritti di Alex". Lo ha affermato l'avvocato Gerhard Brandstaetter, legale del marciatore altoatesino. "In questo modo i tempi sono strettissimi. Mi sembra studiato a tavolino per impedire ad Alex di partecipare ai Giochi - ha proseguito il legale, contattato dall'Ansa -. Serve un'intesa tra le parti per stabilire una data. Noi chiediamo e insistiamo affinché l'udienza si svolga prima ad a Losanna ma dalla federazione internazionale di atletica leggera affermano che la loro richiesta è giustificata dalla necessita' di studiare le carte".
    (Ansa)

    (Gina)





    STRUMENTI MUSICALI!!!




    Kayamba




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    Il kayamba è uno strumento musicale tradizionale del popolo Luo dell'Africa centro-orientale appartenente alla categoria degli idiofoni.

    È formato da due tavolette sottili, generalmente in legno, tenute insieme da un particolare intreccio di fili d'erba e di sisal, che serrano uno strato interno fatto di piccoli ciottoli, fagioli o altri semi. Quando lo strumento viene agitato o ruotato dal musicista, produce un suono ritmico delicato, simile per certi aspetti a quello prodotto dal bastone della pioggia. Alcuni kayamba hanno delle maniglie laterali per facilitare il battimento ritmico.

    È uno strumento d'accompagnamento delle danze e dei canti cerimoniali, come lo shekere e le krakeb della musica gnawa.

    Nella musica africana il ritmo ha un ruolo molto importante, questa caratteristica affonda le sue radici nei riti tribali, diffusi tra le popolazioni indigene africane.

    Il ritmo è alla base della musica moderna: le 2 tipologie principali sono

    binario e ternario. Nel binario la pulsazione è formata da un battere e un levare, nel ternario è costituita da un battere e due levare.

    "Ma che cos'è la pulsazione?"

    La pulsazione è l'evento ritmico essenziale in cui tensione e rilassamento si alternano: tensione e rilassamento sono rispettivamente chiamati battere e levare.


    La musica africana nel senso di musica originaria dell'Africa, è estremamente eterogenea, in quanto riflette la varietà etnica, culturale e linguistica del continente. È soprattutto caratterizzata dal ritmo frenetico emesso dai suoi tamburi. L'espressione "musica africana" viene talvolta usata anche in modo più specifico per riferirsi alla musica dell'africa subsahariana, essendo la tradizione musicale del Nordafrica essenzialmente sovrapponibile a quella mediorientale. Elementi mediorientali si trovano anche nella musica dei popoli della costa est del continente, che risente anche di influenze indiane, persiane e in generale degli effetti degli scambi commerciali e culturali sull'Oceano Indiano. In ogni caso, anche all'interno di queste tre aree principali (Nordafrica, Africa subsahariana, Africa orientale) esiste una grandissima diversificazione degli stili sia della musica etnica tradizionale che della musica moderna. Quest'ultima risente praticamente ovunque (ma soprattutto nei paesi con una forte eredità coloniale) dell'influenza della musica leggera europea e statunitense. D'altra parte, la diaspora africana e il conseguente diffondersi in America ed Europa della tradizione musicale africana ha influito in modo determinante sullo sviluppo della musica leggera occidentale.

    Nell'Africa subsahariana la musica e la danza sono quasi sempre elementi centrali e fondamentali della cultura dei popoli, e sono dotati di grande valore sociale e religioso. Ogni etnia ha una propria tradizione musicale così come ha una propria tradizione letteraria e un proprio insieme di regole e credenze; ogni gruppo sociale possiede un repertorio musicale di riferimento e dei sottogeneri appropriati a determinate celebrazioni (per esempio nascita, passaggio all'età adulta, matrimonio, funerale) o anche semplicemente attività quotidiane come il raccolto nei campi e lo smistamento delle riserve alimentari.


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    GIANNI BERENGO GARDIN.
    "VERA FOTOGRAFIA".
    REPORTAGE, IMMAGINI, INCONTRI


    Dal 19 Maggio al 28 Agosto 2016



    "Vera fotografia” intende ripercorrere la lunga carriera di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure 1930), il fotografo che forse più di ogni altro ha raccontato il nostro tempo e il nostro paese in questi ultimi cinquant'anni. La sua vita e il suo lavoro costituiscono una scelta di campo, chiara e definita: fotografo di documentazione sempre, a tutto tondo e completamente.

    In mostra saranno esposti i suoi principali reportage. Accanto alle celebri immagini, ve ne saranno altre poco viste, addirittura inedite in modo da offrire nuove chiavi di lettura per comprendere il suo lavoro e, attraverso questo, il ruolo di visione consapevole della realtà che una “vera fotografia” può offrire.
    Essere fotografi per Berengo Gardin significa assumere il ruolo di osservatore e scegliere un atteggia-
    mento di ascolto partecipe di fronte alla realtà, così come hanno fatto i grandi autori di documentazione del Novecento. In questi anni, del resto, l’autore è stato sempre in prima linea per raccontare, come avrebbe detto il sociologo e fotografo statunitense, Lewis Hine, quel che doveva essere cambiato, quel che doveva essere celebrato. Con la sua macchina fotografica si è concentrato a lungo soprattutto sull’Italia, sul mondo del lavoro, la sua fisionomia, i suoi cambiamenti, registrati come farebbe un sismografo. Oppure sulla condizione della donna, osservata da nord a sud, cogliendo le sue rinunce, le aspettative e la sua emancipazione. O sul mondo a parte degli zingari, cui l’autore ha dedicato molto tempo, molto amore e molti libri. “Quando fotografo - ha detto Berengo Gardin - amo spostarmi, muovermi. Non dico danzare come faceva Cartier-Bresson, ma insomma cerco anch’io di non essere molto visibile. Quando devo raccontare una storia, cerco sempre di partire dall’esterno: mostrare dov’è e com’è fatto un paese, entrare nelle strade, poi nei negozi, nelle case e fotografare gli oggetti. Il filo è quello; si tratta di un percorso logico, normale, buono per scoprire un villaggio ma anche, una città, una nazione. Buono per conoscere l’uomo”.

    Rispettando la successione temporale dei reportage realizzati nel corso della lunga carriera di Berengo Gardin, la mostra sarà divisa in sei ampie sezioni intrecciate tra loro in un unico percorso: Venezia; Milano e il lavoro; Manicomi, zingari e foto di protesta; Italia e ritratti; Le donne; Visioni del mondo: paesaggi e Grandi Navi.

    Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. Dopo essersi trasferito a Milano si è dedicato principalmente alla fotografia di reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale ha documentata le fasi di realizzazione dei progetti architettonici. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award. È molto impegnato nella pubblicazione di libri (oltre 250) e nel settore delle mostre (oltre 200 individuali). Contrasto ha pubblicato di recente Il libro dei libri (2014) che raccoglie tutti i volumi realizzati dal maestro della fotografia (oltre 250), Manicomi (2015) e Venezia e le grandi navi (2015). L’intera produzione e l’archivio di Gianni Berengo Gardin sono gestiti da Fondazione Forma per la Fotografia di Milano.
    (www.arte.it)




    FESTE e SAGRE





    Città leggendarie...

    IRAM DEI PILASTRI



    Iram dei Pilastri è una leggendaria città, che secondo alcune fonti dovrebbe trovarsi nella penisola Arabica, nell’attuale Oman. In molti libri si parla di una città mercantile situata nel deserto di Rub’ al-Khali, a sud est della penisola, edificata più di 5mila anni fa, importante via per lo scambio tra Medio Oriente ed Europa.Alla fine del diciannovesimo secolo il famoso tenente colonnello T.E. Lawrence, conosciuto come Lawrence d’Arabia, gli coniò il nome “Atlantide del deserto”.
    Negli anni ’90 un team di ricercatori ha portato alla luce alcune rovine nel deserto dell’Oman, grazie a dei sensori satellitari della NASA, esattamente il punto in cui convergevano le antiche vie carovaniere. Le vie erano usate per il commercio dell'incenso tra il 2800 a.C. e il 100 a.C.Hanno trovato un avamposto di una civiltà perduta, quella di Ubar, "la Città d'Ottone". La città scomparve non a causa di un’epidemia, né della furia divina e neanche di una catastrofe naturale, ma semplicemente il tempo la seppellì, La sabbia del deserto l’aveva piano piano ricoperta. Il più antico avamposto era costruito sopra una caverna di calcare che poteva contenere una fonte d'acqua, rendendolo un'importante oasi lungo la via commerciale per Iram. Ma il livello dell'acqua si abbassò e la struttura si indebolì, la caverna crollò tra il 300 e il 500 d.C. distruggendo l'oasi. Non è ancora stato accertato se la città di Ubar corrisponde all’antica Iram.


    ...storia, miti e leggende...


    Negli antichi scritti arabi viene citata Iram, si stima che sia esistita dal 3000 a.C. al I secolo d.C. Secondo le leggende divenne favolosamente ricca attraverso il commercio tra le regioni costiere e i centri del Medio Oriente e dell'Europa.
    Nel Corano (89, 6-8) è scritto che Iram fu punita assieme alla tribù di 'Ad. Nella tradizione araba la tribù di 'Ad erano i pro-pronipoti di Nuh (Noè), suoi successori (Corano, 7, 69). Saddad sfidò gli avvertimenti del profeta Hud e Allah scatenò una tempesta di sabbia che cancellò la città. E' presente nel libro de “Le mille e una notte“, la celebre raccolta di novelle composta nel X secolo. In uno dei racconti si narra della bella Zobeide che durante il suo viaggio verso Bassora si perde e arriva casualmente in una città dove gli essere viventi sono tutti stati tramutati in pietra.

    Cinquecento chilometri ad est, in pieno deserto del Rub al-Khali, si apre una profonda voragine costituita dal wadi di Hadramawt. Dal color ocra si passa al verde intenso degli orti e dei palmeti, dalla solitudine assoluta alla vita festosa di caratteristici paesini costruiti con mattoni di fango crudo, dipinti di calce bianca. Questo luogo ricco di acqua e riparato dai forti venti che periodicamente spazzano il deserto, ha visto nascere in tempi antichissimi una favolosa civiltà stanziale. Si racconta che i primi abitanti, gli Aditi, fossero una razza di giganti che non aveva rivali in fatto di ricchezza. Invece di essere grati a Dio per la loro fortuna, vivevano in dissolutezza e adoravano dei profani come viene descritto nella sura coranica dedicata al profeta Hud. La punizione divina arrivò con tempeste di sabbia che spazzarono via tutto e formiche grandi come cani che fecero a pezzi i giganti. La loro città sarebbe stata Iram che il romanziere dell’occulto H.P.Lovecraft descrive così: “… una città antichissima, abbandonata, "remota nel deserto d'Arabia", "le basse mura quasi sepolte dalle sabbie di età infinite", senza nome perché "nessuna leggenda è così antica da risalire fino ad essa per darle un nome, o per ricordare che fu mai viva un giorno… V'erano grandi locali e ciclopiche mura e lastre spaccate e statue scolpite di esseri ignoti vissuti in ere perdute, di molto più antichi del mondo ove l'uomo dimora” e la cui storia, nell’immaginifico universo lovecraftiano, si intreccia con quella dell’autore del Necronomicon Abdul Al-Alhazred il quale non segue la religione islamica, ma adora strani dèi dai nomi inquietanti, come Yog e Cthulhu.
    Durante queste peregrinazioni Alhazred afferma d'aver visitato Irem (Iram dhāt al-ʿImād, la città "dalle Mille Colonne") e di aver scoperto fra le rovine di un villaggio innominabile le prove dell'esistenza di una razza pre-umana, di cui apprende i segreti e le cronache.

    Si narra che la città sopravvisse dal 3000 a.C. fino al I secolo d.C., arricchendosi anno dopo anno grazie a un florido commercio.Le rovine della Città delle Mille Colonne si troverebbero ancora sotto le sabbie del deserto, dimenticate anche dal tempo. Durante il II secolo d.C., Claudio Tolomeo, astronomo e geografo greco, disegnò la mappa di una misteriosa regione che, a suo dire, era abitata da un altrettanto enigmatico popolo, gli Ubariti, ovvero gli antichi abitanti di Ubar.

    (Gabry)





    SUMMER
    foto:quotesideas.com

    MARE MARE MARE!!!


    Le più belle località balneari italiane... e non solo...


    spiaggia
    foto:lucianabartolini.net


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    foto:sanvitovacanze.it


    San Vito Lo Capo


    San Vito Lo Capo (Santu Vitu in siciliano) è un comune italiano di 4.180 abitanti della provincia di Trapani in Sicilia.

    Rinomata località balneare della Sicilia, nota per la sua spiaggia, considerata da un sondaggio turistico di Tripadvisor del 2012 tra le migliori d'Italia. Sul suo territorio è compresa la parte più occidentale della Riserva dello Zingaro.

    Si trova sulla costa occidentale della Sicilia, nella penisola omonima che si conclude con Capo San Vito, con a occidente il Golfo di Macari e a oriente la Riserva dello Zingaro e il Golfo di Castellammare. Vi è una spiaggia di sabbia dorata lunga tre chilometri.

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    foto:bed-breakfast-sanvito.it
    Il faro

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    foto:paesionline.it
    Tonnara di Macari
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    foto:sanvitoweb.com
    Tonnara del Secco

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    foto: siciliano.it
    Il santuario fortezza

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    foto: siciliano.it
    Cappella di Santa Crescenzia

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    foto:trapani.blogsicilia.it
    Spiaggia del Bue Marino, nominata la spiaggia più bella d'Italia da un sondaggio di Legambiente del 2015.

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    foto:marsalanews.it
    Calampiso, posizionato tra San Vito e la Riserva dello Zingaro; contiene al suo interno una spiaggia e un villaggio turistico ampio 160.000 metri quadri.

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    foto:sanvitoweb.com
    Grotta dell'Uzzo

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    foto:promosud.com
    Grotta dei Cavalli




    fonte: wikipedia.org


    Famosa come poche, la spiaggia di San Vito Lo Capo, è sicuramente di una bellezza disarmante… ma, insieme ad essa, vi sono molti angoli nascosti da scoprire!

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    foto:casevacanzatraletorri.it
    Chi giunge qui per la prima volta non potrà fare a meno di rimanere incantato dalla bellezza del Golfo che si apre all'improvviso dopo la piccola frazione di Castelluzzo; un azzurro senza eguali…un paesaggio di mare racchiuso in uno scrigno di vegetazione mediterranea.
    Ancora pochi minuti e vi trovate alle porte di San Vito Lo Capo… case basse tappezzate di rampicanti e in fondo una macchia azzurra… vi siete già innamorati!

    La spiaggia è proprio come ve la immaginavate, lunga, bianca, solare…un’atmosfera di eterna vacanza l’avvolge anche fuori stagione…!
    Il mare cristallino, caraibico, dai mille toni di azzurro …stupendo!!!
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    foto:qualecefalu.it
    Il paesaggio circostante riempie l’anima, Monte Monaco ad est, imponente e protettivo e la Piana dell’Egitarso e il Faro ad ovest.

    Le sue acque degradano dolcemente verso il largo e le correnti sono praticamente assenti , ciò rende questa spiaggia ideale per chi non è un esperto nuotatore e per i più piccoli, mentre al largo i fondali sono un paradiso per i subacquei.
    Godetevi lunghe giornate in totale relax, in spiaggia sono disponibili servizi di doccia, noleggio ombrelloni e lettini, e una vasta scelta di punti ristoro su tutto il Lungomare.

    Anche la sera potrete vivere l'emozione di passeggiare lungo la battigia, la spiaggia è infatti ben illuminata e a due passi dal centro storico.
    In estate è previsto un bus navetta gratuito per arrivare in spiaggia dalle zone più lontane del paese e dai parcheggi auto.
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    foto:sanvitoweb.com
    A chi ama andare alla scoperta di spiaggette solitarie, lontano dalla folla, consigliamo la Spiaggia di Baia Santa Margherita e le numerose calette di ciottoli sulla costa, a 10 minuti di auto dal paese in direzione della frazione di Castelluzzo; da vedere la tonnara del Secco e l’impareggiabile Riserva dello Zingaro.

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    foto:sanvitoweb.com



    fonte:sanvitoweb.com

    (Ivana)

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    INTERVISTA A...!!!!




    Wonder Laura


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    Con questa foto, lady Pausini prende in giro se stessa e chi la chiama Wonder Woman: «Io penso sempre di non aver fatto abbastanza». Eppure: 70 milioni di dischi, 4 Grammy, il tour dei record. E, come per ogni supereroe, c'è una kryptonite: «La solitudine». Che non è una canzone

    Wonder Woman studiava nella cucina di un ristorante: «Mentre mio padre preparava le serate di piano bar e io correggevo i compiti di matematica con il cuoco o con il cameriere». Wonder Woman non era mai stata a Milano: «Ero la versione femminile di Renato Pozzetto nel cugino di campagna, la vidi e mi sembrò gigantesca. Le ragazze indossavano abiti che io avrei messo solo per andare a un matrimonio». Wonder Woman, figlia di Gianna e Fabrizio, si chiamava Laura Pausini, abitava in un paese di quattromila abitanti e cantava Romagna mia: «A Riolo Terme, nei pomeriggi in cui i miei compagni si mettevano in fila per prendermi per il culo».

    70 milioni di copie vendute, i tour mondiali tra Toronto e Medellín, la Tv, gli stadi pieni, i talent, il disco Simili, uscito in 60 Paesi e in classifica da novembre, quattro Grammy Award, decine di riconoscimenti e poi il premio più importante. Quello che la emossiona. Paola ha tre anni e mezzo: «Ed è arrivata nella mia vita, scioccandomi, quando dopo averla tanto cercata, mi stavo abituando all’idea che il mio vero sogno non si sarebbe mai realizzato». Pausini non le ha ancora mostrato la foto della mamma in costume da Wonder Woman. «Che è un modo di prendermi in giro e di rispondere a tutti quelli che mi chiamano Wonder e mi chiedono sorpresi: “Ma quanta roba fai?”. Io sono stupita del loro stupore, e mi pare sempre di essere un passo indietro a quel che potrei davvero fare». Marco se ne è andato più di vent’anni fa e Laura ha cercato altre stazioni. Non si è mai sentita un supereroe: «Veramente io sognavo di restare dov’ero nata, a Solarolo, vicino a Faenza».


    Lucio Dalla, Anidride Solforosa, 1974: «Sono andata via perché non è che rimanere sempre a Faenza mi interessasse troppo».
    «Non sono io e non è la mia storia. Io non avevo nessuna aspirazione di andarmene. Volevo suonare, accompagnare mio padre nelle sue serate da piano bar, cantare le mie cinque canzoni e tornarmene a casa a dormire. A casa stavo benissimo. Una volta io e il mio babbo andammo a suonare in Germania, a Treviri, la città di Marx. C’era una festa della birra, dormimmo in albergo per una settimana. Soffrii per ogni singolo giorno che passammo lì».

    Per l’albergo?
    «Il posto era lontano e l’albergo era tremendo, ma il punto era che io stavo male anche se mi toccava dormire a Cervia. Quando a Sanremo vinsi tra le Novità, andai dal mio babbo molto preoccupata: “Adesso che succede? Mica mi toccherà andare a dormire negli hotel?”».

    Oggi praticamente negli alberghi ci vive.
    «Di 365 giorni, 300 li spendo passando da un posto all’altro. Agli inizi, quando
    potevo, tornavo sempre a dormire a casa. Ora l’inquietudine l’avverto quando a casa passo troppo tempo».

    E per cos’altro la avverte?
    «Per la solitudine. Mi fa e mi ha sempre fatto paura. Forse cerco sempre di stare in compagnia anche per questo. Quando finiscono i concerti, svaniscono le mani che ti hanno toccato e le voci che hanno gridato il tuo nome, sei solo e si crea un grande vuoto».

    Lei ha vissuto con la sua famiglia per molti anni.
    «Da un lato volevo camminare con le mie gambe, dall’altro temevo che andandomene da casa avrei distrutto per sempre la mia famiglia, e non riuscivo a sopportarlo. A un certo punto presi e, senza dir niente a nessuno, me ne andai. I miei si arrabbiarono moltissimo: per la prima volta in vita mia non gli avevo chiesto il permesso».

    Lo chiedeva sempre?
    «Per tutto, anzi per tuttissimo. Quando a ventotto anni mi ritrovai completamente sola a Milano dopo un rapporto finito male, però, l’angoscia fu così intensa che andai dallo psicologo per parlarne. Emanciparsi non è stato semplice. Così come non è stato facile riuscire a liberarsi dell’ingenuità».

    Era ingenua?
    «Di più. Da ragazza non vedevo mai il brutto nelle persone che mi si muovevano intorno e nelle cose che mi succedevano. Per distinguere c’è voluto tempo. E per un certo periodo, a forza di prudenze, ero diventata così controllata e guardinga da non riuscire più a essere spontanea. Nei sentimenti l’equilibrio non è una cosa automatica. Per fortuna la leggerezza è tornata e, con lei, anche l’ingenuità. Conosce quella canzone di Gianna Nannini intitolata America?».

    Lei che scende e che sale e si tocca l’America.
    «Ecco, quella. Fino al 2009 ho sempre pensato che si trattasse veramente di una canzone sugli Stati Uniti. Ero con Gianna alle prove per il concerto di solidarietà per l’Abruzzo colpito dal terremoto e lei disse: “America non la canto perché è troppo erotica”. Io, seria, chiesi: “Perché?”».


    Quando cantò per la prima volta?
    «Nella mansarda di casa nostra, dove il babbo teneva gli strumenti. Quando non provava il repertorio salivo, facevo partire la base e cantavo. Con lui ho girato per anni. I panini degli autogrill della bassa li conosco uno a uno».

    Suo padre, pianista di piano bar, non riuscì a vederla debuttare a Sanremo. «Aveva trovato un buon ingaggio, suonava a una festa privata. A un certo punto il proprietario fermò la musica e chiese un momento di attenzione. E il babbo mi vide nello schermo a cantare La solitudine. Alla fine di quella festa, prese la macchina e mi raggiunse in Liguria. Non averlo avuto accanto, dopo tanti anni passati fianco a fianco, fu molto strano. Prima di allora eravamo stati sempre insieme».


    fonte:http://www.vanityfair.it/


    (Lussy)





    combinazioni-alimentari-ok
    foto:vitaesalute.org



    Salute e Benessere



    conservare-peperoncini
    foto:thinkdonna.it


    Peperoncino piccante


    Il “rosso” per eccellenza, dal sapore deciso, che dona colore e consistenza ai piatti della cucina mediterranea, è sicuramente il peperoncino piccante. Le proprietà di questa spezia sono moltissime: il peperoncino piccante è conosciuto soprattutto per le proprietà afrodisiache, ma ha anche tantissimi altri benefici.
    Questa straordinaria spezia appartiene alla famiglia delle Solanacee, originario dell’America Latina, fu importato in Europa nel 1493 da Cristoforo Colombo. Poiché era facile da reperire nel paese, anche i poveri, lo usavano come condimento dei cibi. La pianta del peperoncino è molto diffusa in Calabria, in quanto, proprio in quei luoghi, vi è il clima ideale per la sua coltivazione. Svariate sono le tipologie di peperoncino piccante, tutte caratterizzate da vari gradi di “piccantezza”.

    Peperoncino piccante: le proprietà
    Il gusto vivace del peperoncino è dato dalla capsaicina che è concentrata nella polpa e non nei semi, come solitamente si crede. Il peperoncino contiene nutrienti molto importanti: vitamine A, C, E e Beta Carotene, da cui derivano importanti effetti antiossidanti. Questa spezia è particolarmente ricca di sodio e potassio ma non solo: il peperoncino piccante contiene anche altri sali minerali come calcio, fosforo, ferro, magnesio e selenio che possono aiutarci a preservare la nostra salute e a far funzionare alla perfezione il nostro metabolismo. Il peperoncino piccante contiene, inoltre, steroli vegetali che non vengono sintetizzati spontaneamente dall’organismo: essi sono molto importanti perché servono a contrastare la formazione del colesterolo cattivo nel sangue, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari. Il peperoncino piccante ha un apporto di calorie molto basso, circa 26 per ogni 100 gr, per cui è consigliato per mantenersi in forma. È utile anche per stimolare la digestione.

    Peperoncino piccante: i benefici per la salute
    L’assunzione di peperoncino piccante è un toccasana per la nostra salute. Questa straordinaria spezia ha infatti proprietà analgesiche dettate dalla presenza della già citata capsaicina, che è in grado di alterare la produzione di un neuropeptide responsabile della sensazione di dolore. Inoltre, riduce i livelli dell’insulina nel sangue e dà modo al pancreas di lavorare meglio, quindi è ottimo per i soggetti che soffrono di diabete.
    Il peperoncino piccante è anche un ottimo rimedio naturale contro il raffreddore, poiché ricco di vitamina C, perfetto per curare lievi stati influenzali. Usato spesso anche per contrastare depressione ed insonnia, il peperoncino piccante rilascia ossitocina, ovvero una sostanza che aiuta a conciliare il nostro sonno. È inoltre un valido protettore per l’apparato gastrointestinale contro malattie e putrefazioni, grazie alla sua azione disinfettante e antifermentativa. A suo modo, riesce a contrastare l’arteriosclerosi, in quanto con la sua funzione vasodilatatrice, riesce a mantenere elastiche e pulite le arterie.

    Gli utilizzi del peperoncino piccante
    Le numerose proprietà del peperoncino piccante lo rendono un prodotto dai più svariati utilizzi. Alimento perfetto in cucina, può essere mangiato tranquillamente, anche ogni giorno, sia cotto che crudo, al naturale: l’importante, come al solito, è non esagerare. Si stima che la dose consentita sia tra gli 0,3 grammi e 1 grammo al dì per persona, ma è assolutamente soggettivo. Molto diffuso già nell’antichità, insieme al sale, il peperoncino piccante è uno dei condimenti più amati in cucina dagli italiani. Un pizzico, diluito in una tazza con camomilla calda con po’ di miele, è un digestivo naturale, assolutamente efficace. Da provare un’ottima variante realizzata mettendo in infusione la polvere del peperoncino piccante nell’alcool insieme alla buccia di cedro. Per chi, invece, ha voglia di dolcezza mixata con un retrogusto singolare, ci sono i vari gusti di cioccolato al peperoncino, dal sapore molto intenso.
    Il peperoncino piccante è una spezia estremamente versatile: i suoi estratti sono utilizzati anche nel settore della bellezza e del make-up. La capsaicina, infatti, riesce anche a prevenire la caduta dei capelli ed è anche un ottimo alleato di bellezza. Grazie ai suoi principi attivi, il peperoncino piccante viene adoperato per finalità cosmetiche sin dai tempi più antichi e, ad oggi questa “tradizione”, si tramanda di generazione in generazione. Grazie alle sue molteplici proprietà benefiche si realizzano creme ricche di vitamina C ed E, particolarmente utili per preservare la nostra pelle e con notevoli caratteristiche antiossidanti e rigeneranti: queste creme aiutano il ricambio cellulare dell’epidermide svolgendo anche una spiccata azione anti-age.
    Numerosi, poi, sono gli shampoo e le lozioni a base di peperoncino in vendita tra gli scaffali dei centri commerciali o in erboristeria. La ormai famosa caspaicina ha “magici” poteri vasodilatatori, che favorisco la ricrescita del cuoio capelluto: essa, se applicata con parsimonia in zone ben localizzate, aiuta a contrastare l’alopecia, donando forza e lucentezza, migliorandone l’aspetto dei capelli.
    Il peperoncino piccante è utilizzato anche nella produzione di creme anticellulite, poiché stimola la circolazione sanguigna ed è utile nel trattamento degli inestetismi cutanei come la fastidiosissima pelle a buccia d’arancia.
    Il peperoncino piccante è, ovviamente, conosciuto in tutto il mondo, soprattutto per le sue proprietà afrodisiache che sviluppano sensazioni ed emozioni particolari. Se assunto, il peperoncino piccante può provocare l’irritazione delle mucose (comprese quelle genitali) e la vasodilatazione dei tessuti erettili che si trovano nel pene e nel clitoride. Ed è per questo motivo che il peperoncino piccante è considerato una valida alternativa naturale al viagra, famosissima pillolina blu, che “soccorre” i maschietti in caso di problemi di disfunzione erettile.

    Peperoncino piccante: le controindicazioni e gli effetti collaterali
    Quando “esageriamo” con il peperoncino piccante, siamo assaliti da una forte sentore di bruciore, che può essere arginato facilmente con l’assunzione di latte o latticini, perché contengono una sostanza, la caseina, che è capace di bloccarne e “spegnerne” il fastidio.
    Il peperoncino non ha molte controindicazioni, a meno che lo si usi in dosi moderate. Deve, però, essere assolutamente evitato dalle donne durante la gravidanza e durante l’allattamento.
    In linea di massima, se ne sconsiglia l’uso anche in presenza di cistite, gastrite e candida, perché tende ad infiammare le mucose. Da tenere fuori dalla portata dei soggetti allergici, perché concausa di sfoghi cutanei ed irritazioni sulla pelle. Non usare in caso d’infezioni orali, ulcera o malattie croniche dell’intestino.
    In conclusione, se a tavola vogliamo mangiare con più gusto, possiamo farlo tranquillamente, senza crearci troppi problemi, perché il peperoncino fa più che bene alla nostra salute.


    fonte:salutebenessere.tv

    (Ivana)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    Ma eccoci alla regina di tutti gli uccelli,
    alla terribile e maestosa aquila,
    i cui occhi, dicesi, sostengono,
    senza restarne abbagliati, lo splendore del sole.
    (Ida Baccini)


    Aquila reale


    L'aquila reale è un uccello appartenente alla famiglia degli Accipitridi. Essendo la specie più comune, è diventato il rapace per antonomasia è chiamata semplicemente aquila. E'uno dei più potenti uccelli rapaci del mondo; la robusta struttura le consente di attaccare con successo prede spesso più pesanti di lei e nonostante la mole imponente possiede un volo assai agile.
    Un tempo l'aquila reale viveva nelle zone temperate dell'Europa, nella parte nord dell'Asia, nel nord America, nord Africa e Giappone. In molte di queste regioni l'aquila è oggi presente solamente sui rilievi montuosi, ma nei secoli passati nidificava anche nelle pianure e nelle foreste. È assente in Islanda e Irlanda.
    Può raggiungere dai 74 - 87 cm di dimensioni, la sua coda misura dai 26 ai 33 cm, ha un'apertura alare di 203-240 cm.
    Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg e la femmina è circa più grande del maschio del 20%.
    L'aquila è di color bruno castano nella parte superiore, con penne e piume copritrici più pallide, la testa assume un color castano dorato a cui fa riferimento il suo secondo nome "chrysaetos", che in greco vuol dire "aquila d'oro".
    Il colore delle piume varia a seconda dell'età e un diventa esemplare adulto a 5 anni di vita. Il pulcino è ricoperto da un fitto piumino biancastro e quando inizia a volare ha un piumaggio bruno nerastro con evidenti macchie bianche a semiluna al centro delle ali e coda bianca bordata di nero.
    Ha colonizzato un ampio areale sia in Eurasia, sia in Nord america. In Italia è presente su tutte le più importanti catene montuose. La regolazione della densità dei rapaci avviene in modo complesso ed efficienti, riuscendo a stabilizzare le specie intorno ai livelli compatibili con le risorse localmente fruibili. Un territorio frequentato da una coppia di Aquile reali è solitamente composto da un sito di nidificazione con pareti rocciose che possano ospitare i nidi e da una serie di territori di caccia. I nidi di trovano intorno ai 1700-2200 m. Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale, una volta formata la coppia e conquistato un territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni, sulle pareti a picco dei dirupi o, più raramente, fra i rami degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di anno in anno, quello che sembra il più adatto.

    ..storia, miti e leggende..



    La parola Aquila evoca immagini che parlano di vette, di cielo, di altezze, di infinito. Nell'etimologia il termine greco αετος si ricollega a qualcosa di così elevato da non poter essere raggiunto dall'uomo.
    La tradizione classica voleva che l'aquila fosse l'unico animale capace di fissare il sole e, di conseguenza, l'unica ad avere la possibilità di contemplare ed assimilare direttamente la luce della conoscenza.

    Nella mitologia greca, l'aquila era sacra a Giove e lo avrebbe aiutato in modo risolutivo nella guerra da lui condotta contro il padre Saturno, mitico divoratore dei propri figli. Ma Saturno è anche Kronos, il Tempo che inesorabilmente distrugge e
    travolge uomini e cose; la vittoria di Giove conferisce al sacro uccello una connotazione di immortalità che le
    consente di superare i limiti temporali e di svettare verso l'eterno. L'aquila è presente, anche nel mito greco di Prometeo dove ogni notte un'aquila, messaggera di Zeus, gli rodeva il fegato, sede, insieme al cuore, dei principi vitali. Ma il fegato martoriato e distrutto ricresceva durante il giorno. Un racconto diffuso nei territori greci del Peloponneso, affermava che l’Aquila era l’unico uccello capace di volare dal mondo materiale a quello soprannaturale. Esso avrebbe divorato il corpo degli eroi moribondi per rifarne il corpo nel proprio ventre, prima di rimetterli di nuovo nel mondo.
    Nell'antica Roma, l'aquila venne per la prima volta consacrata da Caio Mario, come insegna militare della legione, come ricordo di epiche guerre che egli combatté, vincitore, contro i Cimbri e i Teutoni nel II secolo a.C. La storia di Roma coincide con quella dell'aquila dalle sacre penne, dalle origini leggendarie, arriva fino al genio militare di
    Cesare, alla missione di pace di Augusto, all'epopea di Carlo Magno, imprese, cui Cristo conferì il sigillo della legittimità nei momenti culminanti della sua missione terrena. Con la divisione dell'Impero in due parti decretata dall'imperatore romano Teodosio per i suoi figli, l'emblema dell'aquila romana fu raffigurata con un unico corpo con a due teste che rappresentavano l'oriente e l'occidente.
    Con Carlo Magno, capo militare di enorme carisma, "defensor Christianae fidei" e consacrato da papa Leone III "imperatore dei romani" nella mitica notte di Natale dell'anno 800, l'Aquila divenne simbolo del Sacro Romano Impero da lui fondato, espressione di un dominio militare di dimensioni europee, cui per la prima volta l'autorità morale della Chiesa dava il riconoscimento ufficiale e l'appoggio.
    In alcune opere d’arte del primo Medioevo, è visibile l’identificazione dell’Aquila con lo stesso Cristo, del quale ne rappresenta l’ascensione al cielo e la regalità suprema. I mistici medievali usarono il concetto d’Aquila per evocare la visione di Dio, paragonando la loro preghiera alle ali dell’uccello regale. Nel Medioevo l’Aquila fu equiparata al leone, da cui la sua evoluzione nel Grifone. Il testo dello Pseudo Dionigi, molto dalla Scolastica religiosa del Medioevo, riporta che “la figura dell’aquila indica la regalità angelica, la tensione degli angeli verso le cime divine. Il vigore dello sguardo verso la contemplazione di Dio, del sole che moltiplica i suoi raggi nello spirito.”
    Nell’iconografia del periodo, le sommità delle colonne e gli obelischi furono spesso sormontati dall’immagine di un’Aquila, a significare la potenza spirituale più elevata, la sovranità, l’eroismo e, in generale, ogni virtù trascendente.
    Nell'identificazione dell'aquila con la Giustizia, Dante è esplicito nel VI canto del Paradiso, quando, nel condannare i Ghibellini che si appropriano indebitamente del "sacrosanto segno" per farne un'insegna del loro partito, sfogare i loro odi e compiere le proprie vendette, immiserendone bassamente il valore e la funzione.

    "Faccian li Ghibellin, faccian lor arte
    sotto altro segno, ché mal segue quello
    sempre chi la giustizia e lui diparte"
    (Par. VI, vv. 103-105)


    Nell'Ottocento, Napoleone sostituì il tradizionale simbolo del Gallo con quello dell'Aquila come emblema della Francia, e
    lo zar Pietro I, quando nel 1721 si fece incoronare imperatore, adottò come emblema l'Aquila bicipite, le cui teste guardano rispettivamente al passato e al futuro, fondendo i due aspetti in quello dell'Eternità.
    La valorizzazione dell'aquila avvenne anche nella Chiesa cattolica, che la definì un simbolo di spiritualità (l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni). La sua strumentalizzazione nel corso della storia l'ha portata paradossalmente ad essere vista da alcuni come un'immagine negativa, in quanto utilizzata come simbolo dagli stati totalitari che devastarono l'Europa nel '900. Fu poi spesso ripresa da tutte le nazioni che emulavano l'immagine di del potere; fu utilizzata dagli stati dell'Europa dell'est, da Hitler, da Mussolini e infine dagli USA.

    Presso gli Irochesi una popolazione di nativi americani, Oshadagea, la “grande Aquila della rugiada”, è al servizio del dio del Tuono, Hino. Porta sulle spalle un lago di rugiada, con la quale innaffia regolarmente la terra, per permettere alla natura di proseguire la sua opera, anche dopo essere stata attaccata dagli spiriti maligni. Animale psicopompo, accompagna le anime nel loro viaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti. È anche un uccello augurale, di cui gli antichi interpretavano il volo. La piuma dell’Aquila è per gli Indiani simbolo di potere e conoscenza, che richiama al rapporto simbiotico con la Natura e i cicli del tempo lunare. Il fischietto d’osso e il mitico casco di penne d’Aquila, il leggendario “War bonnet”, indicativo del massimo riconoscimento a cui loro aspiravano, erano usati nella propiziatoria e spesso sciamanica, “danza del sole”, comune a molte etnie pellerossa, azteche e perfino nipponiche.


    ..una leggenda..



    Nel tempo più lontano che ci sia, quando non era apparso ancora il sole, né la luna, né le stelle, né la terra, quando non c’era che l’aria, immensa, infinita, e al di sotto di lei non c’era che il mare, infinito anch’esso ed immenso, la bella Fata della Natura, la figlia dell’aria, si stancò di tanta monotonia.
    Scese giù dalla sua casa tutta azzurra ed incominciò a vagare sul mare; sfiorando con i piedi l’acqua chiara giocava con la spuma e con gli spruzzi salsi, scivolava sulle creste dei marosi ed intrecciava corone d’alghe per la sua testa bionda.
    Ma poi anche di questo si stancò; si adagiò quindi sulle onde, posò il capo sulla spuma bianca e lasciò che i capelli si sciogliessero e galleggiassero tutt’intorno al suo viso. Un dolce sonno la prese, mentre il mare la cullava e la trasportava lievemente di qua, di là, piano piano, senza svegliarla.
    Quand’ecco un’aquila enorme apparve nel cielo, venuta da chissà dove, da quali misteriosi confini dell’aria. Era stanca, cercava un luogo dove posarsi; agitava le ali, spossata, e a quel battito di penne la Dea si svegliò. Aprì i suoi grandi occhi azzurri, sollevò lentamente un ginocchio fuori dalle acque e l’aquila discese, squassando le pesanti ali in un ultimo sforzo e vi si posò.
    A lungo la Fata e l’aquila furono sballottate dalle onde. Sul ginocchio della Dea l’uccello fece il suo nido, e vi depose sei uova d’oro e un uovo di ferro, e le covò.
    Al quarto giorno il calore delle uova divenne così forte che la Dea non poté più sopportato. Si mosse di colpo ed ecco che le uova rotolarono le une contro le altre e s’infransero. L’aquila con un grido distese le larghe ali e s’innalzò nell’aria.
    Ma una cosa meravigliosa accadde allora, nell’infinito universo. Il guscio delle uova d’oro s’ingrandì, si distese, formò la volta del cielo e la superficie ricurva della terra: i rossi tuorli formarono gli astri, il sole, la luna, le stelle, i piccoli frammenti neri dell’uovo di ferro si convertirono in nubi e corsero rapide sui mari.
    E il mondo sorse così, per caso, mentre la Dea risplendeva nell’immensità del creato.
    Poi essa si sollevò dalle acque, toccò con le agili dita la terra molle e formò i seni e le baie, calcò con i piedi il suolo d’argilla e formò i monti e le valli, si adagiò al sole e con le braccia distese formò le vaste pianure. E là, dove la Dea aveva posato il capo, i capelli grondanti formarono laghi e fiumi e cascate d’argento.
    E dove la Fata aveva poggiato i piedi divini, sorse una ghirlanda d’isole brune. Così nacque la Finlandia, la strana terra dai quarantamila occhi azzurri, incoronata d’isole e di scogli. (https://giardinodellefate.wordpress.com)

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    LUGLIO

    I mesi dell'estate
    .... Giugno , Luglio, Agosto.
    Sono nudi come l'aria
    ma ciascuno porta un suo fregio,
    l'uno un ramo di ciliegio
    che di frutti ondeggia e svaria;
    il secondo ghirlandette
    di papaveri fiammanti,
    spighe il terzo barbaglianti,
    in manipolo costrette.
    Bravi e validi figlioli,
    rosolati al solleone;
    saltan come in un trescone
    di gagliardi campagnoli.


    (Diego Valeri)




  2. .






    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 029 (18 Luglio – 24 Luglio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 18 Luglio 2016
    S. CALOGERO, S. FEDERICO V.

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    Settimana n. 29
    Giorni dall'inizio dell'anno: 200/166
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    A Roma il sole sorge alle 04:52 e tramonta alle 19:40 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 04:52 e tramonta alle 20:06 (ora solare)
    Luna: 3.29 (tram.) 18.21 (lev.)
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    Proverbio del giorno:
    Dio manda il freddo secondo i panni
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    Aforisma del giorno:
    Se colpisci un bambino, bada di farlo quando sei arrabbiato, anche a costo di storpiarlo
    per tutta la vita: uno schiaffo a sangue freddo non può, né dovrebbe, essere perdonato.
    (George Bernard Shaw)










    RIFLESSIONI



    ... ANGURIA-COCOMERO …
    ... Marco aveva sei anni, ed era in vacanza dai nonni in campagna.
    Gli piaceva tantissimo zappettare nell'orto, raccogliere i pomodori, tagliare l'insalatina.
    Ma la cosa che lo affascinava di più era veder crescere e maturare i cocomeri.
    Erano pochi, una decina, ma grandi e turgidi, e aspettava con ansia il momento in cui sarebbero comparsi a merenda sotto forma di fette rosse e gocciolanti.
    Le mangiava in calzoncini, tuffandoci la faccia e scolandosi addosso quel succo profumato e appiccicoso che sapeva di estate, e poi correva sotto il getto dell'irrigatore per sciacquarsi.
    Poi andava a leggere fumetti appollaiato tra i rami del fico.
    Leggeva Topolino, di solito. Ma fu il giorno in cui gli capitò in mano anche un libriccino dei Peanuts di proprietà dello zio che scoprì il Grande Cocomero. Quello che un fiducioso Linus attendeva invano da sempre.
    Era la vigilia di San Giovanni, la notte dei fuochi. E Marco pensò fosse quella giusta.
    Quando, dopo i festeggiamenti intorno ai falò, tutti se ne andarono a dormire, lui sgattaiolò nell'orto, e si mise ad aspettare.
    Lo trovarono lì, la mattina dopo, addormentato abbracciato a un cocomero, il visino sporco di terra rigato da lacrime secche.
    ''Non è venuto, nonno. Ma perché? Tu sei sempre sincero, e anch'io..''
    Lo zio Mario ci mise un po' a spiegargli che i cocomeri in realtà erano zucche, e che la stagione era quella sbagliata, e che quelle cose succedevano solo in America.
    In braccio al nonno, la testa che ciondolava, Marco disse solo ''io da grande voglio andarci, in America''. E si riaddormentò.
    (Gea)

    … Estate, vestiti colorati, leggeri svolazzanti. Estate, mare per chi ama il caldo, i tuffi in mare e le spiagge assolate. Estate, montagna, per chi invece fugge dal caldo cercando, tra paesaggi e silenziosi angoli, un po’ di refrigerio e di tranquillità. Estate fatta di simboli, oggetti, luoghi oppure cibo. Estate = Cocomero o anguria o melone, come meglio siete abituati a chiamarlo. Credo che una fetta di anguria l’abbiamo mangiata almeno una volta nella vita. Colorata, rinfrescante uno dei simboli dell’estate che maggiormente amo … Buon Luglio amici miei …
    (Claudio)






    Il cocomero

    Il cocomero bianco rosso e verde
    l'ho amato, bimbo, nei barconi quando
    lo recavano in Istria a vele aperte,
    assumendo il mio stesso avo il comando.
    Pianta, strisciando giu per la grillaia
    ti contorcevi nel mutarti in frutto,
    e il bimbo ti vedeva anche dall'aia
    per riportarti nella scia del flutto.
    Il trabàccolo aveva la sua pena
    come la maggior vela un rosso cuore:
    Gesu Cristo, in due nomi: Salvatore
    era l'avo e sua sposa Nazzarena.

    Il cocomero allora era l'Italia
    co' suoi colori bianco rosso e verde. ..
    E quanto a me, tornavo ora da balia
    con la coccarda bianca rossa e verde.
    Oh tempi ancora strani, ancora baldi,
    oh i piu bei giorni della nostra vita
    quando si ricordava Garibaldi
    che viene a noi con la morente Anita.
    Egli è fuggiasco, egli ha tutto donato,
    tutto perduto ed or la donna perde.
    La donna ha sete e non le sarà dato
    che un cocomero bianco rosso e verde..
    (Marino Moretti)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    Il papavero orgoglioso

    In mezzo al biondo grano
    spiccava da lontano.
    Il vento lo cullava...
    lui si pavoneggiava.
    La corolla scarlatta
    di seta parea fatta,
    come lieve vestina
    di gaia ballerina.
    « Del campo sono il re!
    Qual fior simile a me?


    Tu umile pianticella
    sei troppo miserella! ».
    Rispose il fiordaliso
    con tremulo sorriso:
    « È modesto il mio stelo
    ma guardo sempre il cielo.
    Il desiderio mio
    è lodare il buon Dio ».
    I Il papavero con boria
    i disse: «lo vo' la gloria! ».
    In quella. una ventata...
    La corolla è strappata.
    E ogni petalo vano
    si disperde lontano.
    Finì la breve vita:
    la superbia è punita.
    Il fior modesto, invece,
    più degna fine fece;
    un bimbo tutto in riso
    raccolse il fiordaliso;
    e sull'altar di Dio
    depose il fiore pio.
    (L. A. Carini)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Gino, ZimZim e la casa dei sogni

    C’era una volta in una casina abbandonata un topino di nome Gino dai baffi lunghi e il pelo nero nero.
    Gino se ne stava tutto il giorno a guardare la tv, rosicchiava mobili e non poteva essere più felice, perché aveva trovato finalmente la casa dei suoi sogni. La quiete però non durò a lungo, una mattina mentre squittiva una delle sue canzoni preferite Gino avvertì un rumore dalla cucina, poi dei passi in fondo al corridoio ed ancora delle voci, il cuore gli balzò presto in gola ed andò a nascondersi.
    Con tutto il fracasso che facevano i nuovi inquilini il topino si sentiva triste e non poteva più uscire dalla sua tana.
    Una notte mentre tutti dormivano la zanzara Zim Zim sentì piangere il topino, che nel frattempo si diceva: “Povero me, non potrò più squittire, rosicchiare mobili o saltare sulle pareti”.
    La zanzara premurosa disse: “Non preoccuparti, ti aiuterò io”.
    I gatti randagi appropriandosi della casa avevano preparato trappole per topi ed avevano già inquinato l’aria per far morire zanzare ed insetti.
    Zim Zim e Gino escogitarono un piano, la mattina seguente andarono alla ricerca di uno sciame d’api in grado di farli scappare via.
    La sera quando tutti erano intenti a dormire, le api invasero tutte le stanze dalla soffitta fino al giardino.
    Ai gatti ed ai suoi amici non rimase che correre via il più in fretta possibile. Il topino Gino e la zanzara Zim Zim felici della loro impresa ripresero le loro vite nella casa dei sogni.

    (Maria Teresa La Porta)



    ATTUALITA’


    Pronto R1, il robot che entrerà nelle case.

    Progettato dall'Iit, per essere prodotto su larga scala. Si chiama R1 il robot destinato alla produzione industriale su larga scala per entrare nelle case per lavorare al fianco dell'uomo. Progettato dal gruppo di Giorgio Metta, nell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), R1 è fatto per il 50% di un materiale economico come la plastica, è alto 125 centimetri e può 'allungarsi' fino a 140, magari per afferrare un oggetto su una mensola con le mani a forma di pinza e rivestite di pelle artificiale; non ha gambe ma ruote, ha un corpo bianco e slanciato e la sua faccia è un display scuro che può assumere espressioni stilizzate, come un emoticon.
    Il robot per la casa, rileva l'Iit, , costerà inizialmente come una piccola automobile e in futuro, come prodotto sul mercato, poche migliaia di euro.

    Il nome completo del robot domestico è R1-your personal humanoid ed entro il 2017 il è in programma la messa a punto del modello di produzione e commercializzazione su larga scala, la cui produzione è legata al coinvolgimento di investitori privati.
    Della squadra dell'Iit che lo ha progettato fanno parte 22 giovani ricercatori e tecnici guidati da Giorgio Metta, il 'papà' di iCub, e un gruppo di designer e esperti di entertainment e illustratori di Milano e Barcellona.

    Pesante circa 50 chilogrammi, R1 e è realizzato per il 50% in plastica e per il 50% in fibra di carbonio e metallo. E' il 'fratellino' del famoso iCub, il robot umanoide con il volto di un bambino utilizzato per la ricerca in molti laboratori di robotica di tutto il mondo ed è stato concepito per lavorare nelle case. Potrebbe anche essere utilizzato negli ospedali.

    R1 è unico nel suo genere: hardware e software sono stati sviluppati insieme ed è stato progettato 'su misura' per poter interagire con l'uomo nel modo più produttivo, senza suscitare ansia o paure. Anche il suo corpo è frutto della collaborazione con un gruppo di psicologi.
    (Ansa)





    Al via 'Floranet Life', progetto per salvare 7 fiori rari.

    Presenti nei Parchi Abruzzo Appenninico in pericolo d'estinzione. Conservazione nel proprio ambiente, riduzione dell'impatto turistico e una campagna di sensibilizzazione. Da oggi sette fiori in pericolo di estinzione dell'Appenino hanno un alleato in più: è il progetto "Floranet Life" per la salvaguardia e la valorizzazione di sette specie vegetali rare, dal Giaggiolo della Marsica all'Astragalo Aquilano, presenti nei Parchi Naturali dell'Abruzzo Appenninico.

    Lo comunica Legambiente tra i partner del progetto, cofinanziato tramite lo strumento LIFE della Commissione Europea, insieme al Parco Nazionale della Majella che ne è il capofila, al Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, al Parco Naturale Regionale Sirente Velino e all'Università di Camerino.

    I lavori di 'salvaguardia' si svolgeranno nelle aree Natura 2000 dei tre Parchi dell'Appennino centrale: Majella, Abruzzo e Sirente Velino. Le specie, di interesse comunitario (Direttiva Habitat (92/43/CEE), al centro del progetto oltre al Giaggiolo della Marsica (Iris marsica) e all'Astragalo Aquilano (Astragalus aquilanus) sono: "Scarpetta di Venere" (Cypripedium calceolus); "Adonide Ricurva" (Adonis distorta); "Androsace di Matilde" (Androsace mathildae); "Serratula" con foglie di erba-sega (Klasea lycopifolia); "Senecione" dell'isola di Gotland (Jacobaea vulgaris subsp.gotlandica). Oremo Di Nino, direttore del Parco Nazionale della Majella e responsabile del progetto, ricordando che "si tratta del primo progetto life sulle specie vegetali di Direttiva" nell'Appennino abruzzese spiega che "l'iniziativa rappresenta un concreto passo per la salvaguardia della biodiversità vegetale in Abruzzo, regione verde d'Europa".

    Tra le attività sono previste analisi dei processi di germinazione del germoplasma (i semi) delle specie bersaglio, raccolti nei siti dei parchi della regione Abruzzo e nell'ambiente circostante, una riorganizzazione dei flussi turistici vicino ai siti di crescita e attività di formazione nelle scuole, realizzando aiuole con le specie interessate. ‬
    (Ansa)





    Al via Cantiere d'arte di Montepulciano, Tra natura e tecnologia.

    Dedica ricordi a Hans Werne Henze. Si è aperto il quarantunesimo Cantiere Internazionale d'Arte che quest'anno si è dato un tema musicalmente particolare ''Tra natura e tecnologia'', per interrogarsi in che punto siamo noi uomini oggi tra questi due poli, come spiega il direttore artistico Roland Boer, e tra gli eventi più originali è previsto domani sera ''Suoni Stampati Suoni Impressi'', performance allestita presso la Tipografia Madonna delle Querce di Montepulciano, con i tipografi diventano musicisti con le loro vecchie macchine da stampa che interagiscono con un quartetto di ottoni Free Chamber Brass, che ideato e esegue l'evento. Alle ritmiche ostinate delle rotative si accompagnano i suoni improvvisati di trombe, flicorni, corni e tromboni per un concerto inedito: ''La tipografia è il luogo dove si replica il pensiero - spiegano gli autori - e questo processo produce rumore, un rumore che talvolta può essere breve e intenso, talvolta denso, continuo e assordante. La presenza della musica, dei suoni, è allo stesso tempo un collante, un elemento conciliante e una finestra verso la peculiare raffinatezza del pensiero umano. Ogni momento è un momento creativo ed espressivo, la performance sarà la sintesi di un percorso artistico, nel momento in cui accade, un continuum musicale fra improvvisazione e composizione''.
    Al centro della manifestazione quest'anno un ricordo del compositore Hans Werner Henze, suo fondatore e creatore scomparso nel 2012 e che avrebbe compiuto quest'anno novanta anni. Tra le altre cose sarà riprposta anche la sua celebre favola in musica ''Pollicino'', nata proprio per Montepulciano nel 1980 e che avrà questa volta la regia di Marina Bianchi il 29, 30 e 31 luglio. Sabato 23 invece sarà al volta del balletto di Henze ''L'usignolo dell'imperatore'' eseguito dall' RNCM-Royal Northern College of Music di Manchester Ensemble diretto da Alessandro Ferrari, con Gioele Del Santo primo ballerino e coreografie e costumi di Maria Stella Poggioni. Altro appuntamento di rilievo sabato 22 luglio, il ''Dido e Aeneas'' di Purcell in un allestimento di quest'opera mitologica pensato per lo stupendo Tempio rinascimentale di San Biagio, ai piedi del colle di Montepulciano, che avrà la regia di Michael Kerstan pensata per coinvolgere e immergere lo spettatore i n modo totalizzante nei suoni dei solisti, del coro e dell'orchestra Modus Ensemble guidata da Mauro Marchetti.
    Ad aprire il cartellone è stata il 15 e 16 luglio la prima assoluta al Teatro Poliziano di ''Icarus'', un'opera commissionata dal Cantiere a David Blake (che festeggia gli 80 anni) e Keith Warner (che firma ance la regia) e che vedrà sul podio lo stesso Boer con la Rncm Chamber Orchestra, cui seguirà un recital del soprano Susan Bullock su arie sempre di Blake e Warner. Stessa orchestra e direttore per il concerto di chiusura in piazza con musiche di Beethoven, Honnegger e altri. Per le vie del centro storico di Montepulciano sino al 31 luglio vive l'allestimento di ''Reincarnazioni'', esposizione di sculture realizzate con materiali di recupero dal senese Gianni Fanello, che con lamiere saldate, rame levigato e pezzetti di metallo compone piante bizzarre ed eccentrici animali. Il Cantiere è sostenuto da Comune di Montepulciano, MiBACT, Regione Toscana, Banca Valdichiana, Conad, Consorzio Nobile di Montepulciano, Terme di Montepulciano, Estra, Cantine Contucci.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Un mercoledì di maggio




    locandina


    Un film di Vahid Jalilvand. Con Niki Karimi, Amir Aghaei, Shahrokh Foroutanian, Vahid Jalilvand, Borzou Arjmand.


    Vahid Jalilvand riesce a conferire ai suoi personaggi una statura umana quanto simbolica, senza cadere nella predica fine a se stessa.
    Marco Chiani


    Su un quotidiano di Teheran appare uno strano annuncio: un uomo di nome Jalal vuole donare una grossa somma di denaro ad un bisognoso. Intanto che la polizia cerca di tenere a bada la folla desiderosa di ricevere il premio, conosciamo le precarie condizioni di vita di due donne: Leila, ex fidanzata di Jalal, ha bisogno di quei soldi per pagare le cure del marito gravemente malato mentre Setareh, una giovane sposata all'insaputa dei suoi tutori, con la stessa somma potrebbe far rilasciare il compagno ingiustamente detenuto in carcere.
    La fiducia nell'uomo che, vedendosi nei bisogni dell'altro, tenta di alleviarne le sofferenze è il tema di un film in cui la critica sociale si mescola ad un discorso tanto vasto da sembrare eccessivamente teorico. In due parole, Un mercoledì di maggio è un chiaro invito a fare, ad impegnarsi per superare le mancanze di un ordinamento statale e di una struttura culturale che negano o sono incapaci di assistere e di dare libertà.
    Con un pizzico di furberia e una certa scioltezza di racconto, Vahid Jalilvand riesce quasi sempre a conferire ai suoi personaggi una statura umana quanto simbolica, senza cadere nella predica fine a se stessa: un po' meno, in realtà, gli riesce con Jalal, differentemente dalle due donne, più imparentato con una qualità morale tout court che con il respiro di un uomo vero. Ma il sapore dell'allegoria sofferta, alla lunga, si fa sentire ed ingolfa il ritmo di un lavoro troppo alla ricerca di situazioni significative e di caratteri esemplari per dimostrare la sua tesi sulla "social catena". Difatti, più che i percorsi dei tre personaggi principali, tamponati da quello sguardo tipico del cinema iraniano contemporaneo, viene a galla un sentire morale che si riflette sulla descrizione di una contingenza storica e geografica precisa eppure universale. Ognuna delle persone che aspetta sotto all'ufficio di Jalal, del resto, è latrice di una vicenda di ingiustizia o di un bisogno, e potrebbe essere in quello stesso momento e in quel luogo così come in qualsiasi altro.
    Ancora un cinema di donne, di storie private che si aprono al pubblico riuscendo invero a rivelarlo fino in fondo, quello di Vahid Jalilvand fa tesoro di situazioni già ampiamente sfruttate dai film di illustri connazionali, spingendo di più sulla partecipazione sentimentale che sul realismo fenomenologico. Peccato che la parte finale, dedicata a Jalal e alle sue motivazioni, sia sfibrata e inadatta a chiudere degnamente il cerchio.


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    UN LIBRO...UN AUTORE


    “Dove c’è dolore c’è anche rimedio,
    dove c’è solitudine possono nascere nuove amicizie;
    dove c’è rifiuto, si può trovare di nuovo l’amore.”


    Innamorarsi. Istruzioni per l'uso


    di Cecilia Ahern


    Christine ha trentatré anni, una faticosa rottura sentimentale in corso, qualche difficoltà sul lavoro e un’abnorme fiducia nei consigli dei manuali di autoaiuto. Ma quando sull’Ha’penny Bridge di Dublino, una sera d’inverno, vede un uomo disperato sul punto di buttarsi nel fiume Liffey, le tocca mettere da parte le proprie insicurezze e affrontare quelle altrui. Perché quella notte, nei confronti dello sconosciuto che vuole farla finita, ha una reazione istintiva, e senza neanche sapere come si trova a stringere con lui un patto folle. Il bellissimo Adam accetta di vivere fino al trentacinquesimo compleanno, e Christine ha solo due settimane di tempo per dimostrargli che non è mai troppo tardi per potersi innamorare ancora. Della vita, e forse non solo. Tra ex fidanzate che rivogliono quello che hanno perso e segreti di famiglia rivelati dopo anni, lacrime di commozione e abbracci che comunicano quello che a parole non si riesce a dire, vivremo assieme a Christine le due settimane più inaspettate ed emozionanti della sua vita. E ogni volta che lei avrà addosso lo sguardo blu ghiaccio di Adam, sentiremo il nostro cuore battere forte assieme al suo.

    “Dove saremmo senza i domani? Ci resterebbero solo gli oggi. E se dovesse succedere questo con te, vorrei che il giorno più lungo fosse oggi. Riempirei il giorno di te facendo tutto ciò che amo. Potremmo ridere, parlare, ascoltare e imparare, e amare, amare, amare. Farei in modo che tutti i giorni fossero oggi e li passerei tutti con te, e non mi preoccuperei mai del domani, di quando non sarò con te. E quando arriverà per noi il temuto domani, sappi per favore che non volevo lasciarti, o essere lasciata indietro, e che ogni singolo istante passato con te è stato il più bello della mia vita.”


    ..recensione..



    Sono convinta che ognuno di noi ha già un destino prestabilito fin da quando nasce. Possiamo ribellarci, far finta di nulla, ma poi lui prepoten-
    temente si presenta e a noi non resta altro che piegarci alla sua volontà. Per quanto riguarda Adam, penso che questo sia ciò che lo riguarda. Prendere atto che la vita non è quella che si è sempre pensato fosse, o potesse essere, ma accettare che qualcosa di nuovo, nel suo caso specifico ciò che non si è mai voluto, sia il suo futuro. Una variazione che non è disposto ad accettare ma che invece lo porterà a vedere la vita in modo diverso.
    Christine è un’anima che in un momento di cambiamento definitivo della sua esistenza si ritroverà ad essere nel posto giusto al momento giusto (la penso proprio così, non ho sbagliato a scrivere!). Queste coincidenze le permetteranno, sicuramente di aiutare gli altri, ma soprattutto di fare un’attenta valutazione di se stessa.
    Affrontare il suo passato, le sue scelte, mettersi a volte in stand by per assistere gli altri, essere sempre disposti a sostenere gli amici in caso di bisogno, essere disposte a esporsi per salvare qualcuno. Ma alla fine chi protegge chi? Ci sono domande che troveranno risposte nel mentre della lettura. Due per me fondamentali. Perché si ritrova in quei posti a tarda notte? Cosa la spinge ad affrontare quelle persone mai viste prima?


    Tra calcoli di probabilità e manuali d’istruzione si alterneranno momenti drammatici, in cui è necessario chiedere aiuto e aggrapparsi a qualcuno che non si conosce ma che improvvisamente comprende il proprio dolore, le proprie paure, le proprie sconfitte, a momenti di condivisione delle proprie aspettative e di ciò che si è realmente, a quelli divertenti in cui è impossibile non ridere, per arrivare a quelli infinitamente romantici.
    La Ahern come autrice ha una delicatezza nel narrare temi delicati che non infastidiscono la lettura ma anzi la rendono particolarmente affascinante, arrivandoti dritta al cuore. Un viaggio introspettivo, con un tocco di puro romanticismo che l’ha reso ancora più bello. Per nulla scontato sono riuscita dalle parole a fantasticare d’immaginazione e dare “vita” a ciò che accadeva. (http://crazyforromance.blogspot.it/)



    CECELIA AHERN è nata a Dublino nel 1981 e ha scritto a soli ventun anni il suo primo romanzo, P.S. I love you, che ha ottenuto uno straordinario successo internazionale e da cui è stato tratto l’omonimo film con Hilary Swank. Da allora Cecelia non ha mai smesso di scrivere. I suoi romanzi, tutti bestseller, sono disponibili nel catalogo BUR: P.S. I love you, Scrivimi ancora, Se tu mi vedessi ora, Un posto chiamato Qui, Grazie dei ricordi, Il dono, Il libro del domani, Cose che avrei preferito non dire e I cento nomi.

    (Gabry)





    domina-musica


    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


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    La musica del cuore


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    foto:significatocanzoni.it


    Renato Zero - Triangolo

    Triangolo/Sesso o esse è un singolo di Renato Zero pubblicato nel 1979 dalla RCA Italiana - Zerolandia in formato 7", estratto dall'album Zerolandia.

    Triangolo è una delle più celebri canzoni del cantautore italiano. Il brano deve la sua notorietà alla grande presenza di doppi sensi, non nuovi nei testi dell'artista, e alla trasgressività del testo. La prima trasmissione radiofonica del brano risale al 10 ottobre 1978. Il brano rimase in classifica per 13 settimane complessive, fino al 6 gennaio 1979. Il brano, scritto da Renato Zero per il testo e da Renato Zero-Mario Vicari per la musica, è caratterizzato da un ritmo ballabile e una musica pop caratteristica del periodo.

    Il testo racconta di un uomo che accetta un invito a casa da parte di una donna. L'uomo immagina che la serata si concluderà con un piacevole rapporto amoroso tra i due («...il pretesto, lo sai, quattro dischi e un po' di whisky...»). Tuttavia, a casa della donna trova anche un altro uomo. Dapprima, il protagonista si mostra scandalizzato dalla proposta indecente dell'esperienza del triangolo sessuale ("Ora spiegami, dai! / l'atteggiamento che dovrò adottare... / mentre io rischierei, / di trovarmi al buio fra le braccia lui... / ... non è il mio tipo!!"), mentre sul finale della canzone si dimostra possibilista («..Si potrebbe vedere... si potrebbe inventare...») e finisce per ammettere "Il triangolo io lo rifarei... / Lo rifarei!".

    È stato utilizzato nella colonna sonora del film Ma l'amore... sì!, diretto da Tonino Zangardi e Marco Costa nel 2006.


    fonte: wikipedia.org




    Triangolo

    L’indirizzo ce l’ho…
    rintracciarti non è un problema,
    ti telefonerò!
    ti offrirò una serata strana.
    il pretesto lo sai: quattro dischi e un po’ di wiskey… wooooh!
    Sarò grande, vedrai,
    fammi spazio e dopo mi dirai,
    “che maschio sei!”
    Lui chi è? Come mai l’hai portato con te?
    Il suo ruolo mi spieghi qual è?
    Io volevo incontrarti da sola (semmai),
    mentre lui, (lui chi è?), lui chi è, (lui chi è?)
    lui chi è? già è difficile farlo con te… Mollalo!
    Lui chi è? (lui chi è?) lui cos’è? (lui cos’è?) lui com’è?
    è distratto, ma è certo di troppo… Mollalo!
    Mi aspettavo, lo sai, un rapporto un po’ più normale,
    quale eventualità?
    trovarmi una collocazione…
    ora spiegami, dai
    l’atteggiamento che dovrò adottare… wooooh!
    mentre io rischierei di trovarmi al buio, tra le braccia lui
    …mmm mmm mmm… non è il mio tipo!
    Lui chi è?
    Si potrebbe vedere…(lui chi è?)
    si potrebbe inventare…(lui chi è?)
    si potrebbe rubare…
    Lui chi è, (lui chi è?)
    lui chi è, (lui chi è?)
    lui chi è già è difficile farlo con te… Mollalo!
    Il triangolo no, non l’avevo considerato…
    d’accordo: ci proverò,
    la geometria non è un reato,
    garantisci per lui?
    per questo amore un po’ articolato…
    mentre io rischierei, ma il triangolo io lo rifarei….
    perché no? Lo rifarei!
    lui chi è? Lui chi è?
    lui chi è?
    eh.. si vedrà…
    lui è? (lui chi è?)
    lui chi è, (lui chi è?)
    lui chi è,
    no no no no no no no no
    ma loro, dico loro, chi sono?


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Doping, Mosca, Cio: 'Valutiamo tra bando o stop atleti'.

    Esecutivo: serve approfondimento, aspettiamo anche il Tas. Per ora niente bando olimpico della Russia: l'esecutivo del Cio ha deciso di rinviare una sentenza definitiva sul caso doping di Mosca, aprendo una formale procedura disciplinare nei confronti delle persone coinvolte nel rapporto Wada. "Esamineremo con cura il rapporto McLaren - la nota del Cio - valutando le opzionali legali, confrontando il bando totale di tutti gli atleti e il diritto alla giustizia individuale". In particolare, il Cio attende la sentenza tas del 21 luglio sul ricorso degli atleti russi squalificati dalla Iaaf.

    "Presunzione di innocenza": la cita l'Esecutivo Cio, riunitosi in teleconferenza per esaminare il rapporto Wada sul doping in Russia. Nella lunga nota finale è ribadito che è "la presunzione di innocenza" a dover essere ribaltata: la partecipazione di ogni atleta a Rio 2016 "dovrà perciò essere decisa dalla federazione internazionale di appartenenza in base alle proprie regole antidoping". Il Cio ha perciò sollecitato la Wada a comunicare i nomi degli atleti coinvolti alla rispettive federazioni internazionali.

    Sarebbe sbagliato impedire agli atleti "puliti" di partecipare ai Giochi di Rio: lo sostiene il Comitato olimpico russo all'indomani della pubblicazione del rapporto della Wada sul presunto "doping di Stato" di Mosca tra il 2010 e il 2015, che potrebbe portare all'esclusione di tutti gli atleti russi dalle Olimpiadi. "Siamo categoricamente in disaccordo - afferma ancora il Comitato olimpico russo - con chi ritiene la possibile esclusione dai Giochi di centinaia di atleti russi puliti un'accettabile conseguenza spiacevole delle accuse presenti nel rapporto".

    Il viceministro dello Sport russo Iuri Nagornykh è stato sospeso dall'incarico fino alla fine di un'inchiesta interna sullo scandalo doping. Ieri in tarda serata, fanno sapere le agenzie, il premier Dmitri Medvedev ha firmato l'ordine relativo. Sempre ieri, Putin aveva reagito alla pubblicazione del rapporto Wada sul cosiddetto doping di Stato, che rischia di escludere tutti gli atleti russi dai Giochi di Rio, promettendo la sospensione temporanea di quei dirigenti pubblici i cui nomi figurano nel documento dell'Agenzia mondiale antidoping.

    Come ha già fatto ieri sera, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, è tornato a difendere il ministro dello Sport Vitali Mutko. Peskov ha ribadito che Mutko non figura nel rapporto come persona "coinvolta direttamente" e quindi non sarà sospeso.

    E il ministro dello Sport russo Vitali Mutko nega ogni suo personale coinvolgimento nello scandalo doping oggetto del rapporto della Wada, che rischia di escludere il team russo da Rio 2016. Per la Wada il suo ministero abbia "diretto e controllato" questo programma di doping di Stato e lo stesso Mutko è accusato di aver ordinato di coprire il doping di un calciatore. Secondo il ministro queste accuse sono "irreali e impossibili" e la sospensione di alcuni dirigenti russi deve essere considerata "temporanea".

    E il Comitato olimpico russo mette in dubbio il rapporto Wada sul presunto doping di Stato e chiede ulteriori indagini "con la partecipazione di tutte le parti coinvolte". Coloro che "vogliono realizzare il loro sogno olimpico non devono dipendere dalle accuse infondate o dalle azioni criminali di alcuni individui", sostiene il Comitato.

    La Russia non boicottera' i Giochi di Rio: lo afferma il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. "Siamo grandi sostenitori delle idee olimpiche e membri della famiglia olimpica e non vogliamo che queste situazioni danneggino il movimento olimpico", ha affermato Peskov all'indomani della pubblicazione del rapporto della Wada.

    In una conversazione telefonica con il segretario di Stato Usa John Kerry, il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov "ha espresso tutto quello che pensa delle richieste antirusse e di istigazione dell'agenzia antidoping americana nei confronti del Comitato olimpico internazionale". Lo riferisce il ministero degli Esteri russo.
    (Ansa)




    Ventura: 'Riparto da squadra Europeo, poi la svecchio'.
    Nuovo ct azzurro: 'Possiamo ritagliarci spazio da protagonisti'. Ecco le prime parole del nuovo ct azzurro, Giampiero Ventura, nella conferenza stampa di presentazione a Coverciano: "Sono felice di essere qui ed orgoglioso di essere stato scelto per allenare una delle nazionali più importanti. Ringrazio Antonio Conte che mi ha lasciato una squadra con delle conoscenze, una cultura del lavoro. Per questo parto leggermente avvantaggiato, ho scoperto che con la nazionale c'è pochissimo tempo. Sono comunque convinto che possiamo ritagliarci uno spazio da protagonisti".

    "Giampiero Ventura è un maestro di calcio. E' sempre stato nella mia ipotesi di allenatore della nazionale, abbiamo superato tutto quello che c'era da superare per essere qui insieme. Chi diventa ct della nazionale italiana ha raggiunto il top della carriera. Siamo liti di consegnarli la squadra, la bandiera e una prospettiva. Avrà carta bianca. Gli auguro un felice esordio e un percorso importante": così il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, presentando a Coverciano il nuovo ct della nazionale, Giampiero Ventura.

    "Ventura è un'ottima persona. Un forte augurio e che faccia bene", ha detto il vicepresidente Uefa Giancarlo Abete al suo ingresso nel centro tecnico di Coverciano nel giorno della presentazione del nuovo ct. "Tutti noi sappiamo che la qualificazione al Mondiale è più complessa rispetto a quella dell'Europeo anche perché - ha aggiunto Abete - ci siamo abituati alla qualificazione a 23, più il paese ospitante, quindi ci troveremo in un girone difficile. Con la Spagna abbiamo dimostrato che siamo all'altezza ma sarà comunque un girone difficile". Quella di Conte sarà un'eredità molto pesante?, è stato chiesto. "E' pesante quella di Conte ma lo sono state - ha ripreso - anche quelle lasciate da Prandelli, Lippi, Donandoni anche perché un Mondiale nel 2006 lo abbiamo vinto, anzi proprio ieri sera in tv ho visto il film del Mondiale; poi Prandelli, in due delle occasioni in cui ha fatto competizioni, ha fatto un secondo ed un terzo posto, Donadoni ha fatto un quarto di finale all'Europeo contro la Spagna che poi ha vinto il campionato d'Europa. Quindi, al di là delle qualità indubbie di Conte, il problema è che è pesante il fardello di essere il tecnico dell'Italia".
    (Ansa)




    Rio: ecco l'Italia del ciclismo che sogna con Aru e Nibali.
    Ct Cassani annuncia i 5 convocati, per lo 'Squalo' anche la crono. Fabio Aru, Damiano Caruso, Alessandro De Marchi, Vincenzo Nibali e Diego Rosa. Sono questi i 5 convocati per la nazionale italiana di ciclismo che correrà la prova in linea su strada dell'Olimpiade di Rio de Janeiro. Lo ha annunciato oggi il ct azzurro Davide Cassani in una conferenza stampa svoltasi a Pescara al termine del Trofeo Matteotti. Cassani, assieme al quale c'era il presidente della Fci Renato Di Rocco, ha precisato che Nibali correrà anche la prova a cronometro.

    "È stata una scelta difficile. Cinque posti sono pochi. Si tratta - ha detto il ct azzurro - di una squadra che ritengo forte e che ha le carte in regola per ottenere un risultato positivo anche se non sarà facile considerando la concorrenza agguerrita. Ringrazio la Federazione per tutto quello che sta facendo e per il lavoro che sta portando avanti". Sulle strade della metropoli carioca si correrà già il 6 agosto, giorno successivo alla Cerimonia di apertura al Maracanà, e l'Italia conta di andare subito sul podio, grazie a un percorso che, con le salite della Foresta di Tijuca, sembra adatto in particolare a Nibali ed Aru. Il 27 luglio gli azzurri si raduneranno a Fiuggi (Frosinone) e poi il 30 ci sarà la partenza per Rio de Janeiro.
    (Ansa)

    (Gina)





    STRUMENTI MUSICALI!!!




    Kayamba




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    Il kayamba è uno strumento musicale tradizionale del popolo Luo dell'Africa centro-orientale appartenente alla categoria degli idiofoni.

    È formato da due tavolette sottili, generalmente in legno, tenute insieme da un particolare intreccio di fili d'erba e di sisal, che serrano uno strato interno fatto di piccoli ciottoli, fagioli o altri semi. Quando lo strumento viene agitato o ruotato dal musicista, produce un suono ritmico delicato, simile per certi aspetti a quello prodotto dal bastone della pioggia. Alcuni kayamba hanno delle maniglie laterali per facilitare il battimento ritmico.

    È uno strumento d'accompagnamento delle danze e dei canti cerimoniali, come lo shekere e le krakeb della musica gnawa.

    Nella musica africana il ritmo ha un ruolo molto importante, questa caratteristica affonda le sue radici nei riti tribali, diffusi tra le popolazioni indigene africane.

    Il ritmo è alla base della musica moderna: le 2 tipologie principali sono

    binario e ternario. Nel binario la pulsazione è formata da un battere e un levare, nel ternario è costituita da un battere e due levare.

    "Ma che cos'è la pulsazione?"

    La pulsazione è l'evento ritmico essenziale in cui tensione e rilassamento si alternano: tensione e rilassamento sono rispettivamente chiamati battere e levare.


    La musica africana nel senso di musica originaria dell'Africa, è estremamente eterogenea, in quanto riflette la varietà etnica, culturale e linguistica del continente. È soprattutto caratterizzata dal ritmo frenetico emesso dai suoi tamburi. L'espressione "musica africana" viene talvolta usata anche in modo più specifico per riferirsi alla musica dell'africa subsahariana, essendo la tradizione musicale del Nordafrica essenzialmente sovrapponibile a quella mediorientale. Elementi mediorientali si trovano anche nella musica dei popoli della costa est del continente, che risente anche di influenze indiane, persiane e in generale degli effetti degli scambi commerciali e culturali sull'Oceano Indiano. In ogni caso, anche all'interno di queste tre aree principali (Nordafrica, Africa subsahariana, Africa orientale) esiste una grandissima diversificazione degli stili sia della musica etnica tradizionale che della musica moderna. Quest'ultima risente praticamente ovunque (ma soprattutto nei paesi con una forte eredità coloniale) dell'influenza della musica leggera europea e statunitense. D'altra parte, la diaspora africana e il conseguente diffondersi in America ed Europa della tradizione musicale africana ha influito in modo determinante sullo sviluppo della musica leggera occidentale.

    Nell'Africa subsahariana la musica e la danza sono quasi sempre elementi centrali e fondamentali della cultura dei popoli, e sono dotati di grande valore sociale e religioso. Ogni etnia ha una propria tradizione musicale così come ha una propria tradizione letteraria e un proprio insieme di regole e credenze; ogni gruppo sociale possiede un repertorio musicale di riferimento e dei sottogeneri appropriati a determinate celebrazioni (per esempio nascita, passaggio all'età adulta, matrimonio, funerale) o anche semplicemente attività quotidiane come il raccolto nei campi e lo smistamento delle riserve alimentari.


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …




    Dal 16 Luglio 2016 al 08 Gennaio 2017

    La mostra presenta 150 tra opere d’arte, quadri, ritratti, abiti, argenti, porcellane, arazzi ed oggetti preziosi vari provenienti dal Palazzo Imperiale di Peterhof, una delle più importanti e prestigiose residenze dei Romanov ed oggi meta principale del turismo culturale in Russia.

    Proiezioni di video, immagini e un centinaio di opere tra abiti, dipinti, porcellane, arazzi e oggetti preziosi provenienti dalla residenza di Peterhof rievocano una delle più importanti e prestigiose residenze estive dei Romanov: 430 ettari di parco, più di 150 fontane che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio, 33 musei ospitati.
    Il primo palazzo di Peterhof, situato in un grande parco sulle rive del golfo di Finlandia nelle vicinanze di San Pietroburgo, fu costruito da Pietro il Grande, a inizio del 1700 : al primo palazzo, inaugurato nel 1723, si aggiunsero altre importanti costruzioni, meravigliosi giardini con fontane volute dai successivi sovrani russi da Caterina la Grande fino a Nicola II.

    La mostra si apre con la presentazione di Peterhof e dei personaggi che vi abitarono; prosegue con una selezione degli oggetti acquistati dai Romanov in Europa durante i loro spettacolari Gran Tour e con quelli commissionati dagli Zar agli artisti e artigiani russi, a testimonianza dello sfarzo della corte russa e dei rapporti intercorsi nel tempo tra i Romanov e i Savoia. Nel 1782 il futuro Zar Paolo I visitò Torino e la Venaria Reale dove, nel 1857, furono ospitati i granduchi Michele e Costantino, figli dell’imperatore Nicola I. L’ultimo incontro ufficiale con i Savoia avvenne nel 1909 quando lo Zar Nicola II fece visita a Vittorio Emanuele nel Castello di Racconigi.
    La mostra si compone di una prima sezione dedicata ai ritratti e ai troni degli Zar, prosegue con una selezione significativa degli oggetti acquistati dai Romanov in Europa durante i loro spettacolari Gran tour, si conclude con la rappresentazione della migliore produzione artistica ed artigianale realizzata dagli artisti e dalle manifatture russe per i loro sovrani.

    In collaborazione con The Peterhof State Museum-Reserve, San Pietroburgo


    (Gabry)





    SUMMER
    foto:quotesideas.com


    MARE MARE MARE!!!





    Le più belle località balneari italiane... e non solo...



    spiaggia
    foto:lucianabartolini.net




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    foto:turistinnpercaso.blogspot.com


    Forte dei Marmi

    Forte dei Marmi deriva il suo nome dall'unione dei due elementi che ne caratterizzano la storia: il Fortino, sito nel centro del paese ed i marmi delle Alpi Apuane, le cui vette distano appena 20 km dalla città.

    Le origini di Forte dei Marmi si possono ricondurre alla costruzione e all'uso di un tracciato viario, la “Via di Marina”, che collegava l'entroterra con uno scalo marittimo posto sulla costa. Questo percorso, che sembra coincidere con quello della “Via del palude”, “Via Nuova” e “Via della Magona”, la cui costruzione fu seguita dal maestro scultore Donato Benti, collaboratore di Michelangelo Buonarroti, fu utilizzato in primis per il trasporto dei marmi e, secondariamente, per il commercio del ferro che, infatti, giungeva via mare e veniva successivamente lavorato nelle ferriere versiliesi.

    Il magazzino di muraglia alla Marina della Via Nuova fu realizzato nel 1629 e fu la prima costruzione in muratura di Forte dei Marmi. L'edificio, restaurato, si trova in Via Duca d'Aosta al n. 37.

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    foto:miramarehotel.org

    Durante il governo mediceo si registrò un sensibile incremento nello sfruttamento delle cave di marmo: importanti maestri scultori, come Michelangelo e Giambologna, si recavano personalmente a selezionare i marmi da plasmare nelle loro opere e si avvalevano di maestranze locali.

    Il 5 settembre 1765 fu eletto Granduca di Toscana Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena, all'epoca appena diciannovenne, che restò in carica fino al 1790. La sua politica fu attenta e lungimirante, volta all'ottimizzazione delle risorse, alla liberalizzazione di un gran numero di servizi pubblici e alla decongestione di una macchinosa e inefficiente burocrazia, tant'è che il Granduca stesso si recava personalmente a fare sopralluoghi e annotava riflessioni e idee per il miglioramento dei servizi.

    L'inizio del processo di antropizzazione della fascia costiera fu facilitato dall'appoderamento della Macchia di Marina, che prevedeva, appunto, la divisione del territorio in poderi; ogni assegnatario avrebbe dovuto provvedere a destinare una parte del terreno alla semina e a lasciare intatta una fetta di zona boschiva.

    Dopo aver ridotto la spesa militare, il Granduca decise di smantellare gran parte delle flotte militari marittime: con la sigla dei trattati di pace tra Arabi e Granducato, infatti, erano diminuite anche le incursioni piratesche.

    Appariva, tuttavia, opportuno mantenere e rafforzare il sistema difensivo delle torri costiere, che correva lungo la riviera toscana, sotto il dominio pietrasantino. Questi presidi, infatti, pur non perdendo il proprio ruolo di difesa, divennero frontiera di controllo doganale e centro sanitario con il compito di controllare merci, uomini e animali introdotti nello Stato.

    Le fortificazioni sul litorale pietrasantino erano a Cinquale e a Motrone, troppo distanti tra loro per permettere un'opportuna difesa e sorveglianza della costa; il luogo più frequentato per il commercio e in posizione strategica era lo Scalo dei Marmi.

    Il 23 dicembre 1785 fu, pertanto, ordinato al Segretario delle Reali Fabbriche di procedere al “riattamento” del Motrone, all'edificazione di una nuova torre al Cinquale (dopo l'abbattimento della vecchia) e alla costruzione di un nuovo Forte allo Scalo dei Marmi.

    Il progetto di costruzione del Forte allo Scalo dei Marmi del 1785, realizzato dal Governatore di Livorno e Generale Maggiore di tutte le Piazze, Guarnigioni e Presidi del Granducato Federigo Barbolani, prevedeva al piano terra il magazzino della dogana, la stanza per le persone in contumacia, la scuderia e la stanza per riporre i foraggi; al primo piano c'era l'alloggio del castellano e della guardia della dogana e, al piano superiore, la caserma, la cucina, la stanza per il cannoniere, S. Barbera, una piattaforma coperta per le batterie e una batteria scoperta.

    Il 6 febbraio 1788, terminati i lavori di costruzione, il Fortino dello Scalo dei Marmi fu ricevuto in consegna dal tenente castellano Nicola Leonetti.

    Il Forte dei Marmi, costruito in linea con le esigenze dell'epoca, presentava una compatta struttura multifunzionale, composta da un ampio edificio retrostante al bastione dagli angoli smussati verso il mare e offriva buoni requisiti a livello militare, doganale e sanitario.
    Alcune differenze erano riscontrabili tra il progetto iniziale e il manufatto finale, tra cui l'assenza dell'ufficio doganale.
    Nel XIX secolo, lo scalo di Forte dei Marmi diventò nevralgico in tutta la Versilia, per cui si rese presto necessario restaurare la Via di Marina. Questo intervento permise un incremento del traffico commerciale sia d'importazione di cereali e di altri generi alimentari, sia di esportazione delle risorse del ricco territorio, quali marmi, olio, ferro, zolfo e salnitro. Per questo motivo lo scalo fortemarmino divenne via via più frequentato e un numero maggiore di persone iniziò a prendere fissa dimora nel territorio adiacente: si stima, infatti, che trecento abitanti si stabilirono a Forte dei Marmi tra il 1821 e il 1822, perlopiù impiegati nella marineria.
    A partire dagli anni Venti dell'Ottocento, furono concessi terreni con la facoltà di costruire nelle vicinanze del Forte magazzini e case, destinate anche ad accogliere i bagnanti estivi, nobili toscani che si recavano sulla costa per le “bagnature”. Furono stabilite condizioni e patti, quali limiti d'altezza “a riguardo del Forte” e il termine di un anno per l'edificazione dei fabbricati, salvo proroghe da concedere solo in particolari condizioni. Tra i primi costruttori sono ricordati i fratelli Francesco e Giuseppe Tonini, “Navicellai” di mestiere, occupati presso la Compagnia dei Cannonieri Guardia Costa.
    Prospiciente al fortilizio, fu riservata un'area lato monte che costituì “la piazza del Forte”; ivi, ancora oggi, è possibile ammirare, protetta da una lastra di vetro, la pavimentazione dell'antico forno del Fortino.
    Nel 1830 fu terminata la costruzione del Deposito delle Polveri a circa 60 metri dal Forte. L'edificazione di questo tipo di edificio generò non poche preoccupazioni negli abitanti del territorio, circa ottocento, che temevano la possibilità di un incendio o di un'esplosione in una zona che contava numerose abitazioni.
    Con la conquista dell'Unità d'Italia avvenuta nel 1861, il Fortino e la polveriera passarono dalla dipendenza del Ministero della Guerra a quella del Ministero delle Finanze.
    L'anno successivo fu istituito il Corpo delle Guardie Doganali con il compito primario di vigilanza doganale e, in caso di guerra, di concorso alla difesa statale.
    Nel 1866, a seguito del riordinamento del servizio sanitario marittimo istituito con Regio Decreto, Forte dei Marmi fu classificato come scalo di seconda classe, atto a rilasciare patenti di sanità per varie destinazioni e permessi sanitari di cabotaggio.
    In un documento conservato nell'archivio comunale di Pietrasanta, viene mostrata la statistica dei bastimenti arrivati e partiti dalla spiaggia dello Scalo dei marmi in un solo trimestre nell’anno 1870: ben 167 arrivi e 116 partenze, di cui 5 per l'estero.
    Nel 1877 fu terminata la costruzione del punto di imbarco per i blocchi di marmo, il Pontile caricatore, largo 5 metri e protratto in mare 325 m, sorto su robusti pali di legno.
    Nel 1881 il Corpo delle Guardie Doganali assunse il titolo di Corpo della Regia Guardia di Finanza; il suo importante compito era impedire e denunciare il contrabbando e le altre trasgressioni alle leggi finanziarie. La sede della Caserma della Finanza a Forte dei Marmi fu per alcuni decenni il Fortino, che subì alcuni rimaneggiamenti soprattutto nella parte superiore del tetto.
    Forti aspirazioni autonomistiche animavano intanto il paese alla fine del primo decennio del Novecento. Il 1914 fu l'anno della grande svolta: a seguito della proposta presentata in Parlamento dall'Onorevole Giovanni Montauti, con la legge n. 327 del 26 aprile, infatti, si sanzionò il distacco della frazione fortemarmina dal Comune di Pietrasanta e l'istituzione dell'autonomo Comune di Forte dei Marmi. Nello stemma fu inserito il Fortino come simbolo della comunità.
    La vocazione turistica di Forte dei Marmi, già emersa nell'Ottocento, divenne sempre più forte, tanto da farle guadagnare una posizione nella rosa delle migliori stazioni balneari del Mediterraneo. Oltre a turisti, un nutrito gruppo di esponenti del mondo culturale e artistico, della nobiltà, della politica e dell'economia scelsero Forte dei Marmi come meta dei loro soggiorni. In questo clima, la città divenne ben presto un importante punto di riferimento nazionale e internazionale. Negli anni Venti Dazzi, Carrà, Carena, Soffici, Gentile, Pea e Viani si ritrovarono qui nelle sere estive. Nel decennio successivo gli artisti scelsero il Quarto Platano, oggi Caffè Roma, a pochi passi dal Fortino, per i loro incontri.

    Nel 1928 la Caserma della Finanza lasciò posto al Palazzo Littorio. Il Fortino subì alcune modifiche, tra le quali una diversa strutturazione del tetto, un complessivo innalzamento dell'edificio e l'inserimento di balconi, uno nella parte anteriore e due all'ingresso dell'edificio.
    Durante il secondo conflitto mondiale, il Fortino fu parzialmente danneggiato dai bombardamenti. Alla fine della guerra, lo stesso fu occupato dal Comitato di Liberazione Nazionale e trasformato nel “Palazzo del Popolo”. I lavori di ristrutturazione – necessari alla riparazione del danno estetico subito e finalizzati alla sua destinazione ad uso pubblico – furono terminati il 30 novembre 1946. Nel 1945 e nel 1946 i 17 vani erano stati occupati da sfollati e via via affittati a enti ed associazioni.
    Nel 1957 il Fortino divenne Ufficio Postale.
    L'anno successivo, dopo la distruzione del Pontile caricatore in legno avvenuta durante la seconda guerra mondiale, fu completata la costruzione del nuovo Pontile in muratura: con i suoi 232 metri di lunghezza è oggi immancabile meta per passeggiate e consente l'acquisizione di un nuovo punto di vista sulla distesa marina, sulla città e sulle vette delle Apuane.
    Nel 1997 il Museo della Satira e della Caricatura trovò collocazione al secondo piano del Fortino e nel 1998, a seguito di un atto di permuta con l’amministrazione delle Poste Italiane , il Fortino diviene proprietà del Comune di Forte dei Marmi che lo destina, dopo una profonda ristrutturazione, a sede espositiva.

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    foto:laversilia.it

    Il pontile

    Nella seconda metà dell’ottocento Forte dei Marmi è uno snodo cruciale per lo scalo dei marmi. Il materiale veniva portato dalle vicine Apuane fino alla spiaggia per poi essere caricato sui navicelli per mezzo di chiatte, oppure tirando in secca con i buoi i bastimenti. Si avvertì la necessità di costruire un ponte caricatore, che agevolasse il carico dei bastimenti senza che questi dovessero essere tirati in secca, complicando e rallentando le operazioni.
    Tra l’agosto 1876 e il febbraio 1877 venne realizzato il pontile caricatore su progeto dell’ing. Giovanni Costantini.La lunghezza del molo raggiunse i 257,75 metri, sostenuto da 216 piloni di pino di 135 cm di diametro ciascuno. In cima venne collocata una potente gru, chiamata “Mancina” perché il suo movimento rotatorio era sempre verso sinistra; aveva una portata di 20 tonnellate per caricare il marmo sulle imbarcazioni. Nel 1932 il ponte fu allungato fino a circa 290 metri dalla battigia.
    Il pontile contribuì in maniera determinante alla crescita economica e al conseguente sviluppo demografico di Forte dei Marmi e rimase in funzione anche durante la Seconda Guerra Mondiale ma nel 1943 venne distrutto dai tedeschi a colpi di mitragliatrice e successivamente minando i piloni.
    Nell’immediato dopoguerra, la ricostruzione del pontile divenne subito una priorità per la cittadinanza e le amministrazioni comunali.
    I lavori per la realizzazione del nuovo pontile, così come lo conosciamo oggi, cominciarono nel 1955 e il 18 maggio 1958 l’allora sindaco Antonio Molino inaugurò la nuova opera.
    Il pontile, in cemento armato, misura 275 metri di lunghezza; nei primi 235 metri la larghezza è di 5 metri e di 8 negli ultimi 40.
    E’ la meta prediletta dei fortemarmini di tutte le generazioni e passeggiata immancabile per chi soggiorna a Forte dei Marmi.

    (Testo tratto da “Il Ponte caricatore” di Giorgio Giannelli, 2008)


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    foto:versilia.net

    Pontile – Vittoria Apuana

    Con una piacevole passeggiata si percorre il Pontile per godere della spettacolare vista sul mare e, alle proprie spalle, sulle cime delle Alpi Apuane. Sulla piazza antistante il pontile si possono ammirare le opere in bronzo dell'artista Anna Chromy, dedicate al nocchiero “Controvento” che naviga verso l'ignoto e le varie costellazioni.

    Attraversato il Viale Italico, si può osservare in Piazza Falcone e Borsellino la “Mancina”, la vecchia gru utilizzata per caricare sui navicelli i blocchi di marmo da spedire via mare. Questo importante strumento era originariamente posto sul vecchio Pontile in legno, distrutto durante la seconda guerra mondiale per timore di uno sbarco alleato.

    Nella stessa piazza sono collocati altri importanti monumenti, quali la lapide in memoria delle vittime delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, il “Sign” di Mariano Moroni e il tradizionale pattino donato al Comune da Mario Razzanelli, opera del maestro d'ascia Virgilio Aliboni.
    Nelle immediate vicinanze dell’Ufficio Locale Marittimo si trova la Piazza Emilio Barberi intitolata al concittadino Capitano di Fregata e Medaglia d’Oro al Valor Militare.
    Proseguendo verso il centro e svoltando a sinistra in Via Matteotti, in direzione del palazzo comunale, è possibile notare sulla sinistra la pineta sede di importanti eventi della rassegna “Estate al Forte”, organizzata dall'Amministrazione Comunale.
    Giunti alla sede del municipio, in Piazza Dante, denominata anche “Parco della Rimembranza”, da segnalare il bellissimo giardino all’italiana e il monumento ai caduti di tutte le guerre, realizzato da Mario Figliè.

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    foto:viareggino.com

    Proseguendo lungo Via Mazzini verso Vittoria Apuana, al civico 200, è possibile ammirare la storica Villa Bertelli e il suo bellissimo parco, oggi proprietà dell'Amministrazione Comunale e sede di mostre, eventi e concerti.

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    foto:italianbotanicalheritage.com

    Svoltando sul viale a mare, è possibile ammirare l'oasi naturalistica per la tutela delle dune costiere gestita dal WWF; in questa area i turisti si lasciano incantare dall'antico paesaggio versiliese precedente lo sviluppo turistico-balneare, caratterizzato da dune e dalla Yucca gloriosa o tronchetto della felicità, originaria dai deserti del Centro America.



    Forte dei Marmi e la Via Francigena (tappa Pietrasanta – Lucca)

    La Via Francigena fu un importante canale di comunicazione per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo. Fu, infatti, molto utilizzata dai pellegrini che, per esempio, la percorrevano per dirigersi a Roma, ed eventualmente proseguire lungo la Via Appia verso i porti pugliesi, dove si sarebbero imbarcati verso la Terrasanta.

    La via non tocca direttamente il territorio di Forte dei Marmi, ma il punto di partenza della tappa che giunge fino a Lucca è la vicina Pietrasanta.
    Giunti, quindi, in Piazza del Duomo, è possibile prepararsi a percorrere 32,2 km di strade di diversa altitudine per raggiungere la Chiesa di San Michele di Lucca.
    Questa tappa è percorsa in circa 7 ore.
    Lungo il tracciato, ben delimitato, numerose le meraviglie naturali e culturali che ci aspettano.
    Dopo una sosta nel centro storico pietrasantino, in cui è possibile ammirare il Duomo della prima metà del Trecento, la Chiesa di S. Agostino, adiacente al Convento agostiniano della SS. Annunziata, il Battistero di S. Giacinto e la Chiesa di S. Antonio Abate, ci si sposta oltre il centro abitato e si raggiungono Valdicastello e la sua famosa Pieve.
    È, poi, la volta di Camaiore, citata con il nome di "Campmaior" come XXVII tappa nell'itinerario dell'arcivescovo di Canterbury Sigerico, che probabilmente soggiornò presso l'attuale Badia della città. Percorrendo la centralissima Via Vittorio Emanuele, da non perdere una visita al Museo d'arte sacra ed alla piccola Chiesa di San Michele.
    Dopo la visita alla Badia, si sale verso Monte Magno; da segnalare, nel paese di Pieve a Elici, il castello medioevale e la Pieve di San Pantaleone, datata IX sec. d. C. e ricostruita nel XII sec. d. C.
    Giunti a Piazzano, si scende nella valle del torrente Contesola e, dopo aver attraversato il Serchio a Ponte San Pietro, si raggiunge Lucca, città ricca di storia e di bellezza tutte da scoprire.


    fonte:comune.fortedeimarmi.lu.it


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    foto:tuscany-vacation.us

    Simbolo del paese, al centro della città, è Fortino, la fortezza granducale sorta alla fine del XVIII secolo, oggi immerso in un contesto urbano moderno costituito da una griglia di strade alberate che dona alla città un aspetto mondano e riposante. L'edificio ha subito una ristrutturazione nel 2004.

    Interessante anche l'interno dove al piano superiore è ubicato il Museo della Satira e della Caricatura, uno dei più importanti musei del genere al mondo. A piano terra vengono allestite importanti mostre temporanee. A lato del Fortino, in piazza Garibaldi, si presenta un pozzo risalente al Settecento.
    Sul mare si trova il pontile caricatore, a 300 metri dalla costa, che veniva usato per imbarcare i grossi blocchi di marmo in partenza per tutto il mondo ed oggi usato come meta turistica e come punto di attracco momentaneo di un traghetto locale che fa rotta verse le Cinque Terre.
    Sopravvalutato è l'intero assetto urbanistico ed in particolare il quartiere Roma Imperiale, dove sono disseminate ville disegnate da architetti come Giovanni Michelucci, Giò Ponti e Giuseppe Pagano. Vi si trovano inoltre la Villa Agnelli, oggi albergo, con il sottopassaggio che porta direttamente in riva al mare, e la famosissima discoteca Capannina di Franceschi, inaugurata nel 1929 e ancora in attività.


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    foto:ilparcopiubello.it

    A Vittoria Apuana si trova Villa Bertelli recentemente acquisita dal Comune e ristrutturata, sede di esposizioni e spettacoli concertistici. Non molto lontano dalla Villa è possibile visitare la casa memoriale dello scultore Ugo Guidi sede di un museo in suo onore, dove è conservata gran parte della sua produzione e dove si tengono esposizioni temporanee.

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    foto:geoplan.it
    Da segnalare anche la Chiesa di Sant'Ermete.

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    foto:geoplan.it

    Più recenti le chiese di San Francesco d'Assisi a Vittoria Apuana, della Resurrezione a Roma Imperiale e di Santa Teresa in Vaiana.

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    foto:fortedeimarmivillas.com

    (Ivana)





    BALLERINI FAMOSI HIP-HOP!!!




    Bill Goodson


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    BILL GOODSON nasce in California, coreografo e danzatore di successo con una grande carriera internazionale, ha ballato e coreografato i video dei Jackson Five, Michael Jackson, Diana Ross, Steavie Winwood, Gloria Estefan; ha lavorato per i Grammy Awards e per i films "Electric Boogaloo", "Jewel of the Nile" e "Back to School". È uno dei fondatori del Wacking e del Punking, stili di strada vicini ai Funky Styles e all'Hip-Hop che presero forma e importanza negli U.S.A. negli anni settanta. Le innumerevoli esperienze artistiche gli hanno permesso di creare uno stile personale che innesta nelle origini della sua cultura nera le più diverse espressioni della danza.
    Svolge un’intensa attività di insegnamento in tutto il mondo: da Los Angeles (Edge Performing Arts-Dupree, Dance Academy), a Parigi (Studio Harmonic), a Stoccolma (Ballet Academien) e a Tokio (Broadway Dance Center), dove conferma la sua fama sia come ballerino che coreografo, mettendo a disposizione la sua esperienza ai numerosi ballerini che partecipano agli stage.
    Da anni è il coreografo del Moulin Rouge di Parigi, uno dei teatri più famosi al mondo. In Italia ha realizzato le coreografie del “GB SHOW” del grande Gino Bramieri al Teatro Sistina di Roma e, per il tour di Renato Zero “Cattura il Sogno”. In televisione ha curato le coreografie per gli show: “TORNO SABATO” con Giorgio Panariello; “LA BELLA E LA BESTIA” con Sabrina Ferilli e Lucio Dalla, sempre con la Ferilli ha collaborato in “Anna e i cinque” andato in onda su Canale 5; ha lavorato accanto a Gheorghe Iancu alla realizzazione de “Il Ballo delle Debuttanti” che lo ha visto impegnato in prima persona; “NUMERO UNO” con Pippo Baudo e Paola Barale; “SOGNANDO LAS VEGAS” con Luisa Corna; “TORNO SABATO ...E TRE” e “MA IL CIELO E’ SEMPRE PIU’ BLU” con Giorgio Panariello. È stato ballerino e coreografo del "CHIAMBRETTI NIGHT", coreografo del "GRAND HOTEL CHIAMBRETTI" showcult di Italia 1. Attualmente è coreografo su RAI 1, del programma "SOGNO E SON DESTO 3" con Massimo Ranieri.




    (Lussy)





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    foto:vitaesalute.org



    Salute e Benessere


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    foto:giardinaggio.it



    Rosmarino



    Il rosmarino è un arbusto facente parte della famiglia delle Lamiaceae: molto utilizzato in cucina come spezie, il rosmarino è anche un ottimo toccasana per la nostra salute e il nostro benessere.
    E’ possibile reperire molto facilmente il rosmarino sul nostro territorio, in quanto cresce spontaneamente in tutta la costa mediterranea. La pianta del rosmarino è alta quasi 200 cm, presenta dei fusti di colore chiaro che si protendono verso l’alto e ramificano. Le foglie sono verde scuro lucido, lunghe massimo 3 cm e sono opposte mentre i fiori sono piccoli, raccolti a grappolo, di color azzurro-viola con sfumature di lilla. La pianta del rosmarino fiorisce fra marzo ed ottobre: una informazione, questa, molto importante poiché per realizzare le preparazioni erboristiche a base di rosmarino vengono usate le foglie, i fiori ed i rametti giovani.
    Il nome della pianta deriva dal latino “rosaemaris” che significa rosa del mare, anche se, secondo altre fonti, in realtà deriverebbe da rosmarinus ovvero rugiada marina. Secondo un’antica leggenda, i fiori del rosmarino erano inizialmente bianchi, poi diventarono azzurro-viola dopo aver assorbito il colore del mantello di Maria. In epoca medievale, il rosmarino veniva utilizzato soprattutto per la costruzione di amuleti magici per scacciare i demoni e pettini contro la calvizie. Successivamente si cominciò ad usare il rosmarino bruciato per purificare le stanze dei malati di peste e per curare mal di testa e stati d’animo depressivi. Nel 1370 fu scoperto che l’olio delle foglie della pianta del rosmarino poteva essere usato anche per curare i reumatismi.
    Oggi il rosmarino è molto utilizzato in cucina dove è protagonista assoluto come spezia, soprattutto in abbinamento con la carne.

    Rosmarino: le proprietà benefiche per la nostra salute
    Il rosmarino oltre ad essere una pianta aromatica, ha svariate proprietà utili al benessere del nostro corpo e alla nostra bellezza. In particolare è un ottimo antiossidante, capace di rallentare l’ossidazione delle cellule, contrastando la diffusione dei radicali liberi. E’ anche un ricostituente naturale in quanto è un aiuto valido per chi è debilitato, soffre di depressione e risente dello stress. Ancora, il rosmarino protegge il fegato e lo aiuta a svolgere le sue funzioni: in pochi infatti sanno che il rosmarino è un buon tonificante e digestivo per tutto l’organismo, soprattutto per la pelle.
    E’ un antispastico in quanto combatte i dolori addominali, gli spasmi, i gonfiori ed il meteorismo grazie all'effetto del borneolo. Questa pianta svolge anche un’azione antisettica: l’olio viene utilizzato per combattere gli attacchi dei batteri e debellare i sintomi dell’influenza come la tosse, la febbre e il raffreddore.
    E’ un astringente in quanto i tannini contenuti in questa pianta hanno un eccellente potere antidiarroico e aiutano, inoltre, a regolare il flusso mestruale.
    Il rosmarino è un ottimo digestivo ed è un rimedio molto efficace contro il reflusso gastroesofageo. Ancora, è uno stimolante: a quanto pare, infatti, il rosmarino riuscirebbe a stimolare tutti gli “appetiti”, compreso quello sessuale.
    Infine è un naturale antiparassitario usato per combattere la proliferazione dei parassiti intestinali.
    Il rosmarino è un alleato prezioso contro il mal di testa, contro i dolori reumatici, del nervo sciatico e delle contusioni e viene usato come antinfiammatorio ed antidolorifico. Inoltre non tutti sanno che il rosmarino è utile per combattere la caduta dei capelli, la forfora, l’alitosi, per abbassare il colesterolo e la glicemia, per migliorare la memoria e curare la pelle impura e grassa.

    Il rosmarino come rimedio naturale
    Date le sue numerose proprietà benefiche per la nostra salute, è possibile utilizzare questa pianta aromatica in preparazioni erboristiche specifiche che possono aiutarci a risolvere qualche piccolo problema di salute.
    Molto utile è il decotto realizzato con le foglie del rosmarino bollito: questa bevanda è un toccasana per il mal di gola, ma anche per tosse e raffreddore. Non è difficile da preparare: innanzitutto, poniamo 50 gr. di rosmarino in una pentola con circa mezzo litro di acqua, lasciamo bollire per 10 minuti circa, spegniamo e facciamo raffreddare per 5 minuti. Filtriamo attraverso un colino la tisana e la versiamo in una tazza. È consigliato bere almeno una tazza al giorno.
    E’ inoltre possibile preparare un particolare decotto per contrastare la ritenzione idrica (prevenendo così la formazione della cellulite). All'uopo, ci serviranno 10 foglie di rosmarino e una tazza d’acqua: verseremo tutto in un pentolino e porteremo ad ebollizione, poi filtreremo il decotto e lo lasceremo intiepidire. Consigliamo di sorseggiare il decotto dopo i pasti, preferibilmente due o tre volte al giorno per un effetto drenante.
    E’ possibile utilizzare il rosmarino per combattere la formazione della forfora: all'uopo dovremo preparare una crema tritando gli aghi di rosmarino, a cui andremo ad aggiungere del sale ottenendo così un composto da applicare sui capelli prima dello shampoo. Tale rimedio assolutamente naturale, è ottimo anche per contrastare i capelli grassi e ridurre l’eccesso di sebo. Per coloro che invece hanno problemi di capelli grassi e spenti, sarà possibile preparare un infuso con 5 cucchiai di foglie essiccate di rosmarino e 250 ml di acqua bollente: le foglie devono essere lasciate in infusione per circa 15 minuti. Una volta ottenuto il composto, lo potremo utilizzare per massaggiare il cuoio capelluto prima di procedere al lavaggio con uno shampoo neutro e delicato. Questo procedimento ci aiuterà a ridurre l’oleosità del cuoio capelluto. Se invece, si vuole dare vita a capelli spenti e opachi, basterà semplicemente spruzzare l’infuso, attraverso un nebulizzatore, sui capelli asciutti, per renderli più luminosi.
    Il rosmarino può anche essere utilizzato per “arginare” la caduta dei capelli in quanto svolge un’azione stimolante per il follicolo e rinforza i capelli deboli prevenendone la caduta. In questo caso utilizziamo l’infuso come lozione da utilizzare dopo lo shampoo, massaggiamo e lasciamo agire per qualche minuto.
    Infine, possiamo preparare uno shampoo anticaduta fatto in casa aggiungendo 20 ml di olio essenziale di rosmarino a 20 ml di shampoo, lasciando riposare per alcuni giorni prima di utilizzarlo.

    Rosmarino: le controindicazioni
    L’olio essenziale al rosmarino non va mai usato puro per evitare irritazioni, e solo per brevi periodi. Tutti i preparati non vanno mai usati in dosi eccessiva per non risultare tossici. Il rosmarino non può essere assunto dai bambini, dalle donne in gravidanza e dai soggetti affetti da epilessia.
    Il sovradosaggio, invece, può causare convulsioni, irritazioni, vomito, difficoltà respiratorie e disturbi gastrointestinali.
    Bisogna sempre ricordare che i rimedi naturali vanno assunti nella posologia indicata dallo specialista, senza eccedere e che comunque non sostituiscono i farmaci.


    fonte:salutebenessere.tv

    (Ivana)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...

    <i>MERAVIGLIE DEGLI ZAR.
    CAPOLAVORI DEI ROMANOV
    DAL PALAZZO IMPERIALE DI PETERHOF



    Ma eccoci alla regina di tutti gli uccelli,
    alla terribile e maestosa aquila,
    i cui occhi, dicesi, sostengono,
    senza restarne abbagliati, lo splendore del sole.
    (Ida Baccini)


    Aquila reale


    L'aquila reale è un uccello appartenente alla famiglia degli Accipitridi. Essendo la specie più comune, è diventato il rapace per antonomasia è chiamata semplicemente aquila. E'uno dei più potenti uccelli rapaci del mondo; la robusta struttura le consente di attaccare con successo prede spesso più pesanti di lei e nonostante la mole imponente possiede un volo assai agile.
    Un tempo l'aquila reale viveva nelle zone temperate dell'Europa, nella parte nord dell'Asia, nel nord America, nord Africa e Giappone. In molte di queste regioni l'aquila è oggi presente solamente sui rilievi montuosi, ma nei secoli passati nidificava anche nelle pianure e nelle foreste. È assente in Islanda e Irlanda.
    Può raggiungere dai 74 - 87 cm di dimensioni, la sua coda misura dai 26 ai 33 cm, ha un'apertura alare di 203-240 cm.
    Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg e la femmina è circa più grande del maschio del 20%.
    L'aquila è di color bruno castano nella parte superiore, con penne e piume copritrici più pallide, la testa assume un color castano dorato a cui fa riferimento il suo secondo nome "chrysaetos", che in greco vuol dire "aquila d'oro".
    Il colore delle piume varia a seconda dell'età e un diventa esemplare adulto a 5 anni di vita. Il pulcino è ricoperto da un fitto piumino biancastro e quando inizia a volare ha un piumaggio bruno nerastro con evidenti macchie bianche a semiluna al centro delle ali e coda bianca bordata di nero.
    Ha colonizzato un ampio areale sia in Eurasia, sia in Nord america. In Italia è presente su tutte le più importanti catene montuose. La regolazione della densità dei rapaci avviene in modo complesso ed efficienti, riuscendo a stabilizzare le specie intorno ai livelli compatibili con le risorse localmente fruibili. Un territorio frequentato da una coppia di Aquile reali è solitamente composto da un sito di nidificazione con pareti rocciose che possano ospitare i nidi e da una serie di territori di caccia. I nidi di trovano intorno ai 1700-2200 m. Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale, una volta formata la coppia e conquistato un territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni, sulle pareti a picco dei dirupi o, più raramente, fra i rami degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di anno in anno, quello che sembra il più adatto.

    ..storia, miti e leggende..



    La parola Aquila evoca immagini che parlano di vette, di cielo, di altezze, di infinito. Nell'etimologia il termine greco αετος si ricollega a qualcosa di così elevato da non poter essere raggiunto dall'uomo.
    La tradizione classica voleva che l'aquila fosse l'unico animale capace di fissare il sole e, di conseguenza, l'unica ad avere la possibilità di contemplare ed assimilare direttamente la luce della conoscenza.

    Nella mitologia greca, l'aquila era sacra a Giove e lo avrebbe aiutato in modo risolutivo nella guerra da lui condotta contro il padre Saturno, mitico divoratore dei propri figli. Ma Saturno è anche Kronos, il Tempo che inesorabilmente distrugge e
    travolge uomini e cose; la vittoria di Giove conferisce al sacro uccello una connotazione di immortalità che le
    consente di superare i limiti temporali e di svettare verso l'eterno. L'aquila è presente, anche nel mito greco di Prometeo dove ogni notte un'aquila, messaggera di Zeus, gli rodeva il fegato, sede, insieme al cuore, dei principi vitali. Ma il fegato martoriato e distrutto ricresceva durante il giorno. Un racconto diffuso nei territori greci del Peloponneso, affermava che l’Aquila era l’unico uccello capace di volare dal mondo materiale a quello soprannaturale. Esso avrebbe divorato il corpo degli eroi moribondi per rifarne il corpo nel proprio ventre, prima di rimetterli di nuovo nel mondo.
    Nell'antica Roma, l'aquila venne per la prima volta consacrata da Caio Mario, come insegna militare della legione, come ricordo di epiche guerre che egli combatté, vincitore, contro i Cimbri e i Teutoni nel II secolo a.C. La storia di Roma coincide con quella dell'aquila dalle sacre penne, dalle origini leggendarie, arriva fino al genio militare di
    Cesare, alla missione di pace di Augusto, all'epopea di Carlo Magno, imprese, cui Cristo conferì il sigillo della legittimità nei momenti culminanti della sua missione terrena. Con la divisione dell'Impero in due parti decretata dall'imperatore romano Teodosio per i suoi figli, l'emblema dell'aquila romana fu raffigurata con un unico corpo con a due teste che rappresentavano l'oriente e l'occidente.
    Con Carlo Magno, capo militare di enorme carisma, "defensor Christianae fidei" e consacrato da papa Leone III "imperatore dei romani" nella mitica notte di Natale dell'anno 800, l'Aquila divenne simbolo del Sacro Romano Impero da lui fondato, espressione di un dominio militare di dimensioni europee, cui per la prima volta l'autorità morale della Chiesa dava il riconoscimento ufficiale e l'appoggio.
    In alcune opere d’arte del primo Medioevo, è visibile l’identificazione dell’Aquila con lo stesso Cristo, del quale ne rappresenta l’ascensione al cielo e la regalità suprema. I mistici medievali usarono il concetto d’Aquila per evocare la visione di Dio, paragonando la loro preghiera alle ali dell’uccello regale. Nel Medioevo l’Aquila fu equiparata al leone, da cui la sua evoluzione nel Grifone. Il testo dello Pseudo Dionigi, molto dalla Scolastica religiosa del Medioevo, riporta che “la figura dell’aquila indica la regalità angelica, la tensione degli angeli verso le cime divine. Il vigore dello sguardo verso la contemplazione di Dio, del sole che moltiplica i suoi raggi nello spirito.”
    Nell’iconografia del periodo, le sommità delle colonne e gli obelischi furono spesso sormontati dall’immagine di un’Aquila, a significare la potenza spirituale più elevata, la sovranità, l’eroismo e, in generale, ogni virtù trascendente.
    Nell'identificazione dell'aquila con la Giustizia, Dante è esplicito nel VI canto del Paradiso, quando, nel condannare i Ghibellini che si appropriano indebitamente del "sacrosanto segno" per farne un'insegna del loro partito, sfogare i loro odi e compiere le proprie vendette, immiserendone bassamente il valore e la funzione.

    "Faccian li Ghibellin, faccian lor arte
    sotto altro segno, ché mal segue quello
    sempre chi la giustizia e lui diparte"
    (Par. VI, vv. 103-105)


    Nell'Ottocento, Napoleone sostituì il tradizionale simbolo del Gallo con quello dell'Aquila come emblema della Francia, e
    lo zar Pietro I, quando nel 1721 si fece incoronare imperatore, adottò come emblema l'Aquila bicipite, le cui teste guardano rispettivamente al passato e al futuro, fondendo i due aspetti in quello dell'Eternità.
    La valorizzazione dell'aquila avvenne anche nella Chiesa cattolica, che la definì un simbolo di spiritualità (l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni). La sua strumentalizzazione nel corso della storia l'ha portata paradossalmente ad essere vista da alcuni come un'immagine negativa, in quanto utilizzata come simbolo dagli stati totalitari che devastarono l'Europa nel '900. Fu poi spesso ripresa da tutte le nazioni che emulavano l'immagine di del potere; fu utilizzata dagli stati dell'Europa dell'est, da Hitler, da Mussolini e infine dagli USA.

    Presso gli Irochesi una popolazione di nativi americani, Oshadagea, la “grande Aquila della rugiada”, è al servizio del dio del Tuono, Hino. Porta sulle spalle un lago di rugiada, con la quale innaffia regolarmente la terra, per permettere alla natura di proseguire la sua opera, anche dopo essere stata attaccata dagli spiriti maligni. Animale psicopompo, accompagna le anime nel loro viaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti. È anche un uccello augurale, di cui gli antichi interpretavano il volo. La piuma dell’Aquila è per gli Indiani simbolo di potere e conoscenza, che richiama al rapporto simbiotico con la Natura e i cicli del tempo lunare. Il fischietto d’osso e il mitico casco di penne d’Aquila, il leggendario “War bonnet”, indicativo del massimo riconoscimento a cui loro aspiravano, erano usati nella propiziatoria e spesso sciamanica, “danza del sole”, comune a molte etnie pellerossa, azteche e perfino nipponiche.


    ..una leggenda..



    Nel tempo più lontano che ci sia, quando non era apparso ancora il sole, né la luna, né le stelle, né la terra, quando non c’era che l’aria, immensa, infinita, e al di sotto di lei non c’era che il mare, infinito anch’esso ed immenso, la bella Fata della Natura, la figlia dell’aria, si stancò di tanta monotonia.
    Scese giù dalla sua casa tutta azzurra ed incominciò a vagare sul mare; sfiorando con i piedi l’acqua chiara giocava con la spuma e con gli spruzzi salsi, scivolava sulle creste dei marosi ed intrecciava corone d’alghe per la sua testa bionda.
    Ma poi anche di questo si stancò; si adagiò quindi sulle onde, posò il capo sulla spuma bianca e lasciò che i capelli si sciogliessero e galleggiassero tutt’intorno al suo viso. Un dolce sonno la prese, mentre il mare la cullava e la trasportava lievemente di qua, di là, piano piano, senza svegliarla.
    Quand’ecco un’aquila enorme apparve nel cielo, venuta da chissà dove, da quali misteriosi confini dell’aria. Era stanca, cercava un luogo dove posarsi; agitava le ali, spossata, e a quel battito di penne la Dea si svegliò. Aprì i suoi grandi occhi azzurri, sollevò lentamente un ginocchio fuori dalle acque e l’aquila discese, squassando le pesanti ali in un ultimo sforzo e vi si posò.
    A lungo la Fata e l’aquila furono sballottate dalle onde. Sul ginocchio della Dea l’uccello fece il suo nido, e vi depose sei uova d’oro e un uovo di ferro, e le covò.
    Al quarto giorno il calore delle uova divenne così forte che la Dea non poté più sopportato. Si mosse di colpo ed ecco che le uova rotolarono le une contro le altre e s’infransero. L’aquila con un grido distese le larghe ali e s’innalzò nell’aria.
    Ma una cosa meravigliosa accadde allora, nell’infinito universo. Il guscio delle uova d’oro s’ingrandì, si distese, formò la volta del cielo e la superficie ricurva della terra: i rossi tuorli formarono gli astri, il sole, la luna, le stelle, i piccoli frammenti neri dell’uovo di ferro si convertirono in nubi e corsero rapide sui mari.
    E il mondo sorse così, per caso, mentre la Dea risplendeva nell’immensità del creato.
    Poi essa si sollevò dalle acque, toccò con le agili dita la terra molle e formò i seni e le baie, calcò con i piedi il suolo d’argilla e formò i monti e le valli, si adagiò al sole e con le braccia distese formò le vaste pianure. E là, dove la Dea aveva posato il capo, i capelli grondanti formarono laghi e fiumi e cascate d’argento.
    E dove la Fata aveva poggiato i piedi divini, sorse una ghirlanda d’isole brune. Così nacque la Finlandia, la strana terra dai quarantamila occhi azzurri, incoronata d’isole e di scogli. (https://giardinodellefate.wordpress.com)

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    LUGLIO

    I mesi dell'estate
    .... Giugno , Luglio, Agosto.
    Sono nudi come l'aria
    ma ciascuno porta un suo fregio,
    l'uno un ramo di ciliegio
    che di frutti ondeggia e svaria;
    il secondo ghirlandette
    di papaveri fiammanti,
    spighe il terzo barbaglianti,
    in manipolo costrette.
    Bravi e validi figlioli,
    rosolati al solleone;
    saltan come in un trescone
    di gagliardi campagnoli.


    (Diego Valeri)




  3. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 028 (11 Luglio – 17 Luglio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 11 Luglio 2016
    S. BENEDETTO, S. OLGA, S. FABRIZIO

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    Settimana n. 28
    Giorni dall'inizio dell'anno: 193/173
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    A Roma il sole sorge alle 04:46 e tramonta alle 19:45 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 04:46 e tramonta alle 20:11 (ora solare)
    Luna: 11.55 (lev.) 23.46 (tram.)
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    Proverbio del giorno:
    Il giusto pecca sette volte al giorno
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    Aforisma del giorno:
    Io sono un uomo: non considero nulla
    che sia umano estraneo a me
    (Terenzio)










    RIFLESSIONI



    ... LA FIABA DEL TRENINO …
    ... C’era una volta un gruppo di farfalle che viveva vicino ad un fiume. Le farfalle avevano per amiche coccinelle e libellule. Tutte insieme sognavano che un giorno avrebbero fatto un bel viaggio tra i paesi della loro valle; desideravano scoprire le storie più belle degli abitanti dei borghi, sentire dalle loro voci i racconti e le fiabe che iniziavano sempre con: “C’era una volta…”.

    Ma non avevano ancora trovato un modo per poterlo fare tutte insieme; le farfalle svolazzavano veloci, le libellule si lanciavano in cielo, ma le coccinelline non riuscivano mai a stare al loro passo. Un giorno, camminando vicino al fiume un ragazzo si mise ad ascoltare le loro storie e i viaggi che le farfalle, le libellule e le coccinelle speravano di fare. -Io ho un’idea per aiutarvi!, disse il ragazzo.
    Potremmo prendere un carretto ed io potrei spingervi fin dove desiderate. Conosco molto bene questa valle, passeggio tutti i giorni per questi boschi insieme al mio cane San Bernardo, potrei portarvi a conoscere nuovi amici, nascosti tra gli alberi più fitti, e ad annusare gli odori e i profumi che solo il bosco può regalare. -Sarebbe meraviglioso! Ma con un carretto faresti troppa fatica. Potremmo invece pensare a qualcosa di diverso, di magico, che nessuno in queste valli ha ancora visto, disse la farfalla arcobaleno. -Certo, ribatté la falena viola, qualcosa di divertente, in modo che anche i bambini possano venire ad ascoltare storie fantastiche. - Sì, conosco la persona che potrebbe aiutarci, le piace tantissimo leggere e chissà quante fiabe è in grado di raccontarci, disse emozionato il ragazzo.

    E fu così che il giovane raccontò a sua moglie dell’incontro che aveva avuto e dell’idea di poter viaggiare per la valle alla scoperta di tutto quello che così, con una prima occhiata fugace e frettolosa, non si riesce mai a vedere. Bisognava però risolvere il problema di come riuscire a spostare le amiche volatili tutte insieme e di come poter accompagnare i bambini al limitare del bosco per ascoltare le storie. Ci voleva il mezzo adatto, piccolo ma soprattutto abbastanza lento da poter consentire ai bambini di vedere tutto con una certa calma. I giorni passarono, arrivò il primo freddo invernale; ormai nessuno pensava che il giovane avrebbe trovato una soluzione quando invece ebbe un’idea tanto improvvisa quanto fantastica! Un treno! Anzi un trenino! Non stava pensando al classico trenino su rotaia, quello c’era già. Aveva in mente un trenino su gomma, piccolino, con solo due vagoncini.
    Ma doveva essere colorato, dinamico, divertente, allegro, spiritoso, guidato da un autista altrettanto gioioso e sorridente. L’idea cominciò a delinearsi sempre più; la giovane moglie, prima scettica e poi sempre più convinta, parlò con le farfalle e le libellule. Le amiche, insieme anche alle piccole coccinelle, decisero che tutti nel bosco si sarebbero impegnati per regalare ai bambini della valle il più bel dono di Natale che avrebbero potuto desiderare. Non solo, sarebbe stato il più bel regalo mai ricevuto anche per gli animali stessi. E così i due giovani iniziarono a girare alla ricerca della locomotiva perfetta.
    La trovarono e la chiamarono Dottolina, in onore della grande fabbrica che l’aveva costruita. Furono realizzati presto due vagoncini rossi e marroni come la locomotiva, piccoli ma abbastanza grandi da scarrozzare in giro tutti i bambini. Le coccinelle non potevano credere ai loro occhi quando gli abitanti dei borghi si meravigliarono a sentire il suono inconfondibile del trenino; le farfalle svolazzavano sopra la locomotiva sorridendo alle volpi e alle lepri, i conigli non vedevano l’ora di salire a bordo insieme ai bambini per sentire la loro storia preferita: “La fiaba del trenino”.
    Da allora sono passati solo sei anni, Dottolina continua a girare per le valli e tanti bambini sono ancora felici di fare un giretto sul trenino, in compagnia di quel giovane sorridente che ha avuto un’idea magica e ha creato una storia fantastica perché ci ha messo tutto il suo cuore.
    (dal web)

    … Non parlo mai di tragedie, o meglio quando lo faccio poi mi pento perchè in questo luogo vorrei parlare di cose belle, di carezze; oggi uso questa fiaba per parlare di treni … la cronaca ci ha dato molto da parlare di treni e tregedia … questo è il mio modo di ricordare e dare una carezza ed un pensiero a ciò che è accaduto ieri … Buon Luglio amici miei …
    (Claudio)






    Il treno

    Il treno corre
    dentro la valle.
    Attraversa una giornata
    splendida e duratura.
    Al cellulare
    mi racconti
    dei tuoi piani
    per noi due,
    ed io ti ascolto
    mentre guardo dal finestrino
    il paesaggio:
    i riflessi sul fiume,
    i cipressi,
    i casolari distanti.
    Buio.
    Un colpo.
    Una galleria.
    La tua voce scompare
    dal palmo della mia mano.
    Fuori dal vetro
    il nero assoluto.
    Il nulla.
    Guardo dentro la carrozza
    per la prima volta.
    Sono solo.
    Come mai?
    Poco fa,
    credo di ricordarmi,
    c’erano altri.
    Quando sono scesi?
    Dove sono andati
    tutti?
    Cerco in fretta
    di rifare il numero
    ma ormai non c’è campo.
    Quando tornerà?
    Fuori dal treno
    dalle tenebre
    viene un rumore
    assordante
    di ferro che taglia l’aria,
    di aria che taglia roccia.
    Dentro il mio vagone
    le luci balenano
    e poi si spengono.
    Ora ci sono io
    e quel ruggito nel buio.
    Dentro il mio corpo
    gli organi faticano.
    I treni
    quando penetrano la montagna
    spariscono per sempre.
    I treni
    quando perdono i freni
    non si levano in volo.
    (Dal web)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    Grano e pane

    Il grano verde diventato giallo
    ondeggia all'aria come un mare d'oro:
    rossi, come rametti di corallo,
    i papaveri adornano il tesoro.
    O mietitori, all'opera! Ecco la messe
    che deponeste nella terra scura
    tra zolle arate, ricche di promesse.
    Ecco la messe provvida e sicura!
    Benedetta la terra ai grani amica
    E benedette le fatiche umane
    che accompagnano il crescer della spica
    e benedetto il grano che dà pane.
    (Edvige Pesce Gorini)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Miky, il cane pastore

    C’era una volta un pastore che aveva un bellissimo ovile. In quell’ovile vivevano cento pecore pregiate, che ogni giorno si recavano al pascolo dirette dall’abilissima Lela, un cane eccezionale.
    C’era però anche Miky, un cucciolone che seguiva sempre il gregge e imparava da Lela i preziosi trucchi del mestiere.
    Ma un giorno Lela, stanca e demotivata, se ne andò improvvisamente, lasciando il pastore solo con le sue pecore.
    “E adesso che cosa farò?” diceva quell’uomo preoccupato. “A chi affiderò gli agnelli che hanno bisogno di una guida per raggiungere il pascolo? Non basto io!”.
    Un mattino all’alba, non avendo dormito tutta la notte perché tormentato da mille pensieri, il pastore raggiunse un punto della montagna, circondato da un panorama mozzafiato, in cui spesso si trovava solo a riflettere. E lì come per incanto si ricordò di un episodio che lo aiutò a risolvere quel problema apparentemente senza soluzione.
    Rivide, in una magica sequenza di immagini, Miky alle prese con la pecorella più cocciuta del gregge, che non voleva mettersi in fila e si fermava continuamente a brucare l’erba del sentiero. Miky le si avvicinò, iniziò ad abbaiare con decisione e senza troppa fatica la ricondusse nel gruppo.
    Il pastore si destò dal sogno ad occhi aperti e corse a casa colmo di entusiasmo. Raggiunse la cuccia di Miky, lo chiamò e abbracciandolo gli disse: “Caro Miky, sarai tu il nuovo conduttore del mio gregge, affiderò a te gli agnelli pregiati affinché tu possa insegnare loro come raggiungere al meglio i pascoli più lontani.”
    Miky se stava senza parole… ehm, senza abbaiare…. era felicissimo perché il pastore si fidava di lui.
    Arrivò il giorno tanto atteso e tanto temuto, Miky doveva mettere in fila il gregge da solo: le pecore adulte davanti, insieme al pastore, e gli agnelli inesperti dietro. Molte pecore però non erano contente e borbottavano: “È troppo giovane, non ha esperienza, non mi fido a lasciargli gli agnelli, ci sono troppi pericoli!”. Altre invece le rassicuravano: “Vedrete che saprà cavarsela molto bene!”.
    E fu proprio così. Miky si impegnò moltissimo, aveva capito che per condurre al meglio le pecore non era sufficiente indicare soltanto il cammino, ma era importante condividere con loro fiducia, affetto e responsabilità.
    Intanto gli agnellini crescevano, crescevano… e imparavano tanto!

    (Mirko Montini)



    ATTUALITA’


    Scoperta una nuova specie di orchidea con 'cuore demoniaco'.

    Il suo pistillo ricorda il volto del diavolo. E' rarissima. Scoperta una nuova e rarissima specie di orchidea in Colombia, il cui pistillo, circondato da petali screziati di venature violetto-rossastre, ricorda nella forma il volto del diavolo. Una somiglianza così spiccata che le ha fatto meritare il nome di Telipogon diabolicus.

    A individuarla i ricercatori polacchi Marta Kolanowska e Dariusz Szlachetko, dell'università di Gdansk, il cui lavoro è pubblicato sulla rivista Phytokeys. Si tratta di un unico gruppo di 30 orchidee, che crescono solo su un piccolo fazzoletto di terra ai confini tra due province colombiane.

    Visto l'habitat limitato ad una sola popolazione di fiori nelle foreste del sud del Paese, tra Putumayo e Narino, questa 'diabolica' orchidea è stata inserita tra le specie a rischio di estinzione nella lista rossa dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Il suo stelo misura dai 5,5 ai 9 centimetri di altezza.

    Anche se può essere confusa con altre specie, ha alcune caratteristiche che la fanno risaltare facilmente: oltre al volto demoniaco nascosto in mezzo ai suoi colori, gli stessi petali sono dotati di artigli. Un tratto che finora non era stato riscontrata in nessun'altra specie colombiana del genere.

    ''Nel più recente catologo delle piante colombiane, sono presenti quasi 3600 specie di orchidee che rappresentano circa 250 generi - sottolineano gli autori - Tuttavia, non c'è dubbio che centinaia di specie presenti nel paese siano ancora da scoprire. Solo nel 2015 oltre 20 novità sono state individuate e pubblicate sulla base del materiale raccolto in Colombia''.
    (Ansa)





    Brexit: il gatto Larry restera' a Downing Street.

    Incaricato di dar la caccia ai topi, è 'funzionario dello Stato'. Il gatto Larry resterà a Downing Street, malgrado i Cameron, la famiglia con cui vive dal 2011, si preparino domani a sbaraccare dal civico numero 10 per far posto a Theresa May e consorte.

    La precisazione, ripresa dal Guardian, arriva direttamente dallo staff del governo: Larry, incaricato di dar la caccia ai topi nella residenza del primo ministro britannico, non è un animale privato di David e Samantha Cameron e dei loro figli, ma e' "un impiegato dello Stato", come ha tenuto a puntualizzare un portavoce.

    Prelevato 5 anni fa nella casa per cani e gatti di Battersea, a Londra, Larry fu scelto per il ruolo grazie al suo "forte istinto predatorio". La sua nomina riprese una tradizione interrottasi nel 1997 con il gatto Humphrey, ultimo cacciatore ufficiale di topi a Downing Street.

    In seguito il compito era stato affidato a Sybil, gatto privato del cancelliere dello Scacchiere pro tempore Alistair Darling. Ma Sybil non si era ambientato e nel 2007 era stato rispedito in Scozia, lasciando l'incarico vacante: fino, appunto, all'avvento di Larry. ‬
    (Ansa)





    Minority Report, arriva serie Spielberg.

    Su Fox, ambientata nel 2065, tra visioni e Lou Reed un classico. Visioni, un sistema di sicurezza alla Orwell, Lou Reed considerato sempre un classico anche nel 2065 e i Simpson arrivati alla 75/a stagione: il futuro secondo Steven Spielberg. Minority Report, la nuova serie tv firmata da Spielberg e Max Borenstein, adattamento e sequel televisivo dell'omonimo romanzo di Philip K. Dick e del film del 2002, arriva in Italia in prima visione assoluta dal 13 luglio, il mercoledì alle 21.00 su FOX (canale 112 di Sky).

    La serie tv è ambientata a Washington nel 2065, a dieci anni di distanza dagli eventi narrati nel film e dalla chiusura dell'Unità Pre-Crimine: un'agenzia fondata sui precogs, tre fratelli adolescenti in grado di prevedere i crimini prima che vengano commessi. Dash (Stark Sands), uno dei precogs, decide di collaborare con la polizia e la detective Lara Vega (Meagan Good) per dare un senso alle sue visioni: la sua capacità precognitiva è infatti condivisa con gli altri due precogs, il fratello gemello Arthur e la sorella Agatha.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    La canzone del mare




    locandina


    Un film di Tomm Moore. Con David Rawle, Brendan Gleeson, Fionnula Flanagan, Lisa Hannigan, Lucy O'Connell.


    Un film d'animazione per ragazzi che invita anche i più grandi a riflettere sui temi della solidarietà, della generosità e della purezza.
    Francesco Giuseppe Trotta


    Saoirse è una bambina particolare, a 6 anni ancora non riesce a parlare e prova una strana e fortissima attrazione per il mare. Vive nella casa sul faro con il papà e il fratello maggiore Ben, spesso imbronciato e antipatico con la sorellina che ritiene responsabile della scomparsa dell'amata madre. La casa sul faro nasconde tanti segreti e oggetti magici, e quando Saoirse scopre due di questi, una conchiglia regalata dalla mamma a Ben per sentire il suono del mare e un vecchio mantello della madre, innesca un magnifico viaggio negli abissi marini tra foche e personaggi fantastici. Scopriamo così che Saoirse è una delle "selkies", creature magiche che vivono a metà tra terra e mare e che con il proprio canto possono risvegliare le vittime della strega Macha, private di emozioni e trasformate in pietra. Saoirse è la prescelta e con questo suo compito inizia un immaginifico cammino in cui Ben metterà in gioco la propria vita per salvare quella della sorellina.
    Song of The Sea è l'ultimo affascinante lavoro del regista nordirlandese Tomm Moore, già candidato all'Oscar per The Secret of Kells. Attraverso personaggi e mondi magici, Moore indaga l'aspetto strettamente umano delle emozioni e dei ricordi. La strega malvagia che svuota le creature dei sentimenti negativi crede di agire in buona fede aiutandole ad eliminare il dolore. Saranno due bambini a farle comprendere che non bisogna mai privarsi delle emozioni, siano esse positive o negative, perché la vita è la storia delle nostre esperienze che, collegandosi l'un l'altre come pezzi di un puzzle, restituiscono all'uomo la sua unicità ed essenza. Ed è proprio dal dolore che parte la rinascita, quella della famiglia di Ben e Saoirse che troverà nella sensibilità e nell'audacia dei suoi più giovani componenti la forza per ripartire e tornare a vivere serenamente.
    Con un'incantevole alternanza di semplicità grafica nella pittura dei personaggi e uso raffinato della tecnica per scenografie e paesaggi, Moore dà vita ad un film d'animazione per ragazzi che invita anche i più grandi a riflettere sui temi e sulle virtù tipicamente fanciullesche della solidarietà, della generosità e della purezza delle azioni.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    "Io penzo ch’ar monno nun ce sia ‘na città più bella d’Orvieto mia! Chi vo’ a riposà la mente da tutte le penziere passeggi pe’ le su’ viuzze silenziose e austere. Je s’ariposarà ‘r pensiero, s’accorgiarà ch’è ‘n vero amore: da tutte le finestrelle je sorrideronno le fiore....Ntramezzo a ‘na piazza, ch’è ‘n tesoro, s’innarza, maestoso, verzo ‘r celo de le Cattedrale ‘r Gijo d’oro...."



    ORVIETO



    Orvieto sorge su una rupe di tufo, tra i 280 e i 325, che domina la valle del fiume Paglia, affluente di destra del Tevere e che proprio sotto la città riceve da sinistra il Chiani, la Chiana Romana proveniente dalla Valdichiana.
    Si ritiene che la odierna rupe su cui oggi poggia la città di Orvieto sia proprio uno di questi grandi ammassi di rocca tufacea scagliato, secondo alcune ipotesi, dal grande cratere che oggi è "riempito" dal vicino Lago di Bolsena e con gli anni erosa e modellata dall'acqua. In effetti studi geologici hanno evidenziato che il materiale che compone la rupe della città è di origine vulcanica ed ha diversi tipi di consistenza, alcuni punti più solidi altri meno solidi. Ciò ha anche permesso all'uomo di "lavorare" e modificare questi materiali creando delle cavità, come testimoniano oggi la consistente presenza di antiche grotte, cunicoli e pozzi in passato utilizzati come luoghi per il riparo, "butti" e come luoghi per l'allevamento di volatili.

    In base ad un decreto del 1928, lo stemma del Comune di Orvieto è costituito da uno scudo ripartito in quattro sormontato da una corona. Nelle quattro ripartizioni sono rappresentati quattro simboli: la Croce, l'Aquila, il Leone e l'Oca. La croce rossa in campo bianco simboleggia la fedeltà del Comune alla fazione dei Guelfi e fu riconosciuto al Comune di Orvieto dal papa Adriano IV nel 1157. L'aquila nera con una corona d'oro in campo rosso fa riferimento alla dominazione dei Romani. Il lambello d'oro con cinque pendenti fu posto al collo dell'aquila quando Carlo d'Angiò concesse ad Orvieto il titolo di “città”, dopo essere stato incoronato nella cattedrale di Orvieto re del Regno di Sicilia da parte del papa Clemente IV. Il lambello richiama quello rosso della casa d'Angiò.
    Il leone in campo rosso tiene una spada d'argento con la zampa destra e le chiavi di San Pietro con la sinistra. Esso richiama il leone fiorentino, a ricordo della storica alleanza fra le due città. Le chiavi, con il motto fortis et fidelis, sono una concessione del papa Adriano IV come riconoscimento della lunga fedeltà di Orvieto al papato. L'oca, con una zampa sollevata sopra un sasso, rimanda alle leggendarie oche del Campidoglio che, con il loro schiamazzo, salvarono Roma dall'attacco dei nemici.


    Andare ad Orvieto è come attraversare la storia, perché vi si ritrovano, stratificate e concentrate, le tracce di ogni epoca per quasi tre millenni. Orvieto è nota per essere costruita interamente su uno sperone di tufo, facilmente erodibile; al borgo in superficie se ne affianca un'altra città sotterranea interamente ricavata dalle cavità scavate dagli abitanti nel corso dei secoli....
    il magico Pozzo di San Patrizio, struttura architettonica unica al mondo, con le sue due scalate ellittiche che non si incontrano mai salendo e scendendo il pozzo, opera di ingegneria di Antonio da Sangallo, risalente alla prima metà del 1500 e voluto dal papa Clemente VII.....la Torre del Moro, che con i suoi 47 metri si erge dominando la città....Palazzo del Capitano del Popolo, dimora del Capitano del Popolo, importante figura medievale che si faceva portavoce e sostenitore delle ragioni del popolo non nobile.....la Chiesa di Sant'Andrea con la bella torre dodecagonale....il Duomo, la cui costruzione inizia nel 1290: gli affreschi della Cappella Nuova (eseguiti dal 1499 al 1504 da Luca Signorelli, che vi raffigurò Paradiso e Inferno, eletti e reprobi, scene con profeti, angeli e santi) lasciano senza parole per la loro bellezza e la luminosità dei loro colori; nellla cappella posta sul lato opposto della chiesa, si trova il Reliquiario del Corporale, un celebre capolavoro d'oreficeria eseguito nel 1337-1338 dal senese Ugolino di Vieri, che custodisce il Corporale che nel 1263 si macchiò di sangue allorché un prete boemo, celebrando la Messa senza fede, spezzò l'ostia consacrata, da cui fuoriuscì il sangue. A tal proposito si ricorda che nel 2013 ricorre il 750° anniversario di tale evento – conosciuto come Miracolo di Bolsena. La chiesa di San Franscesco, costruita nel 1240 sopra i resti di un tempio etrusco, nel punto più alto della rupe orvietana. Si tratta di una costruzione imponente che ebbe molta importanza in passato e dove nel 1297 si tenne la canonizzazione da parte del papa Bonifacio VIII di Luigi IX re di Francia. Tutto il centro cittadino è costellato da numerose chiese più o meno grandi costruite in epoche e con stili diversi fra loro. La più antica è quella di San Giovenale, la cui costruzione risale al 1004, situata in un quartiere medievale rimasto quasi inalterato nei secoli.

    ...la storia...


    Orvieto fu città di grande lustro nelle diverse epoche storiche trascorse ed in particolare a partire dal IX secolo a.C. con la civiltà etrusca conobbe un periodo di grande splendore ed importanza tali da diventare il fulcro e l'abitato più importante del vasto territorio dell'Etruria. Difatti, la città che in epoca etrusca si chiamava Velzna conobbe un periodo unico ed irripetibile, di grande prosperità e sviluppo. A ulteriore testimonianza di questa sua centralità sarebbe, secondo il parere di alcuni importanti archeologi e storici, il ritrovamento, secondo alcuni studiosi, in una zona sottostante la rupe, del famoso "Fanum Voltumnae": l'antico santuario etrusco vero e proprio centro socio-spirituale e di ritrovo dei principali esponenti della dodecapoli etrusca. Orvieto rimase per lungo tempo terra degli Etruschi fin quando gli stessi non subirono l'invasione dei Romani e la città di Orvieto venne distrutta e saccheggiata perdendo molto del suo prestigio e mantenendo un ruolo territoriale più marginale.
    Dopo una forte rivolta, i servi di Velzna (Orvieto) erano riusciti a prendere il potere. Gli aristocratici etruschi, allora, chiesero in segreto aiuto ai romani, che inviarono nella città un esercito guidato dal console Quinto Fabio Massimo. Gli scontri furono durissimi e portarono alla morte del console stesso, provocando così la più violenta repressione romana, che portò all'assedio della città per parecchi mesi, fino alla sua distruzione nel 264 a. C. I pochi superstiti, furono "esiliati" a Volsinii, l'odierna Bolsena, e riuscirono a ritornare sulla rupe dove ancora oggi sorge Orvieto solo dopo la fine dell'Impero Romano. La rupe si spopolò e fu lasciata all'abbandono mentre, i territori sottostanti, beneficiando della presenza di fiumi come il Paglia ed il Tevere, mantennero un ruolo più vitale e più legato a Roma stessa. Con la fine dell'impero romano e le invasioni barbariche, l'intero territorio orvietano fu lasciato all'abbandono con il susseguirsi di brevi dominazioni da parte di svariate popolazioni. Questo periodo perdurò fino all'alto medioevo finchè la città iniziò ad essere sempre più segnata dalla presenza del Papa e quindi tornò ad assumere nuovamente un ruolo storicamente più significativo. Così, mentre la città, seppur tra contrasti interni si stava consolidando come libero Comune, nel 1157 una delegazione papale firmò un trattato con Orvieto formalizzandone cosi l'investitura; nel 1199 il nobile romano Pietro Parenzo fu scelto dal Papa come rettore e podestà di Orvieto, evento questo che sanciva l'"assoggettamento" della città umbra al Papato. Se da una parte il legame con la chiesa dava nuovi impulsi allo sviluppo ed al prestigio della città, dall'altra alimentava i mai sopiti contrasti interni tra varie fazioni (in particolare anticlericale dei Patari). Lo stesso Parenzo fu vittima di una congiura e assassinato. Nonostante i contrasti interni il corso dello sviluppo e di crescita della città era però intrapreso e di fatti è in quest'epoca medievale (1200) che Orvieto come moderna città stato legata alla chiesa visse un periodo di grande benessere ed espansione arrivando ad assoggettare i territori circostanti fino alle coste del mar Tirreno, fino alle odierne città di Orbetello e Talamone.
    Ed è a questo periodo medievale in cui la città si chiamava Urbs-Vetus (città vecchia), che probabilmente si deve l'odierno nome di Orvieto. Tale periodo di benessere e prosperità durò fino al 1348 anno in cui l'epidemia di peste e le continue lotte politiche interne tra le grandi famiglie nobili (in particolare i guelfi Monaldeschi ed i ghibellini Filippeschi) posero fine all'esperienza di Orvieto come comune libero e città-stato. Così, in breve, Orvieto rimase comunque sotto l'egida dello Stato Pontificio. In questo periodo e fino agli anni 1600 -1700, Orvieto subì delle profonde trasformazioni dal punto di vista architettonico, di questo periodo sono la ricostruzione della Fortezza Albornoz (la cui prima edificazione risalirebbe al 1364), il Pozzo di San Patrizio (1527) e furono restaurati, modificati o costruiti molti dei bei palazzi rinascimentali che oggi fanno bella mostra lungo le strade della città. In questo periodo la città, ormai provincia pontificia, ritrova un certo benessere economico anche grazie alla sua alta considerazione da parte di papi e cardinali, come tranquilla e sicura località di soggiorno.
    Al di fuori della rupe, invece, l'eredità di Orvieto come potente comune medievale è ben visibile in quello che in passato furono veri e propri presidi e avamposti assoggettati dalla città e cioè tutti quei borghi e castelli abitati da vecchie famiglie nobiliari che si ergevano nelle campagne intorno alla città. Oggi di essi restano intatti e visibili alcuni borghi e castelli come: il Castello di Tordimonte, il Castello di Corbara, il Castello di Prodo, il Castello di San Quirico, il borgo di Torre San Severo ed il Castello di Sugano. (orvietoviva.com)

    (Gabry)





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    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


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    La musica del cuore



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    foto:hitparade.ch



    La Bionda - One for you, one for me


    One for You, One for Me è un brano musicale di genere disco inciso tra il 1977 e il 1978 dai La Bionda e facente parte dell'album eponimo del duo (pubblicato anche con il titolo One for You, One for Me). Autori del brano Michelangelo La Bionda, Carmelo La Bionda e Richard W. Palmer-James.

    Il singolo, uscito su etichetta discografica Baby Records, raggiunse il primo posto delle classifiche in Belgio, il secondo in Germania e il terzo in Svizzera e rappresenta il maggior successo discografico del duo

    Il brano fu inserito anche come Lato B del singolo There for Me.



    fonte: wikipedia.org



    One for you, one for me

    One for you, one for me,
    one for you, one for me,
    One for you, one for me,
    one for you, one for me.
    One for you, one for me,
    one for you, one for me.
    (Instrumental)
    One for you, one for me,
    one for you, one for me.
    Please don't go away,
    I'm ready and I'm able
    Please don't go away
    (Don't go!) 'till morning comes around.
    Please don't go away
    while wine is on the table
    Please don't go away
    (Don't go!) just lay your body down.
    Now I don't know what I would do
    if you got up to leave,
    My jealous heart beats deep inside
    and not here on my sleeve.
    'Cause I could show a girl like you
    such loving and affection,
    I don't want to make no speech
    this here ain't no election.
    Please don't go away,
    Honey, change your mind and stay!
    Hot love's on the way,
    Honey, let me hear you say
    Yeah, yeah, yeah!
    One for you, one for me,
    one for you, one for me.
    (Instrumental)
    One for you, one for me,
    one for you, one for me,
    One for you, one for me,
    one for you, one for me.


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Moto, Rossi: "Assen gara sfortunata, riparto dal Sachsenring".

    "A mio agio con moto e gomme, la pista tedesca mi piace". "Siamo veloci, mi sento a mio agio con la YZR-M1 e con le gomme Michelin". Gli ingredienti per fare bene, dunque, ci sarebbero tutti. Ma ad Assen, una delle sue piste preferite, Valentino Rossi non ha raccolto nemmeno un punto, cadendo mentre era in testa. "Ad Assen abbiamo lavorato bene per tutto il fine settimana e siamo stati veramente veloci - sottolinea il campione della Yamaha sul sito del team Movistar - sia in condizioni di asciutto che di bagnato, ma la gara non è stato molto fortunato per noi". Domenica si corre in Germania la nona prova del Mondiale. "Ora voglio ripartire - assicura Valentino - Sul circuito del Sachsenring dovremo lavorare bene come abbiamo fatto durante tutti i fine settimana in questa stagione. Mi piace questa pista e farò del mio meglio per disputare una buona gara".
    (Ansa)




    Ecco nuovo pallone della Serie A.
    E' Nike Ordem 4, sarà utilizzato anche in Premier e Liga. Si chiama Nike Ordem 4 il nuovo pallone ufficiale della Serie A 2016-2017. Sarà utilizzato anche la Coppa Italia, la Supercoppa e le competizioni Primavera.
    Nike Ordem 4 sarà il pallone anche della Premiere inglese e della Liga spagnola. Il nuovo pallone, migliorato e aggiornato, è stato rifinito lavorando su struttura, materiali e grafica. Un nuovo sistema di camera d'aria ricoperto - si legge in un comunicato - garantisce la superficie più liscia e consistente possibile, generando un tocco ottimale e stabilità in volo. La struttura geometrica composta da 12 pannelli saldati a caldo utilizza un nuovo inchiostro stampato a 3D per ottimizzare ulteriormente la presa tra scarpa e pallone. Infine, la grafica del pallone segue il principio di design "Flow Motion", applicando una luminosità che assicura un'eccellente visibilità quando la palla è in gioco. Nike Ordem 4 è disponibile su nike.com da oggi e presso alcuni rivenditori selezionati a partire dal 28 luglio.
    (Ansa)




    Nuoto: Europei fondo, argento Vanelli.
    Secondo nella 5 km a cronometro dietro il russo Abrosimov. Terza medaglia per l'Italia ai campionati europei di nuoto in acque libere a Hoorn, in Olanda.
    Nella seconda giornata di gare Federico Vanelli è secondo nella gara dei 5 km a cronometro in 54'54"4, con 11"7 di vantaggio sul britannico Caleb Hughes, terzo in 55'06"1 e 20"1 di ritardo dal russo Kirill Abrosimov che ha vinto in 54'34"3. Sesto Mario Sanzullo con 55'22"2 e nono Simone Ruffini, l'altro azzurro che, con Vanelli, parteciperà all'Olimpiade di Rio.
    L'argento di Vanelli si aggiunge alle medaglie d'oro di Rachele Bruni e di bronzo di Arianna Bridi nella 10 km di domenica scorsa. La gara femminile sui 5 km. è stata vinta dalla britannica Danielle Huskisson in 59'46"1, seconda la tedesca Finnia Wunram con 59'52"4 e terza l'olandese Sharon Van Rouwendaal con 59'54"9. Le azzurre Aurora Ponselè, Giulia Gabbielleschi e Ilaria Raimindi si sono classificate rispettivamente 4/a, 5/a e 6/a.
    (Ansa)

    (Gina)





    GOSSIPPANDO!!!




    Ilaria D'Amico: «Io sono qui per caso»




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    Dopo il figlio avuto da Buffon, torna in Tv e racconta gli Europei. Qui invece racconta, come mai aveva fatto prima, il suo passato. A partire dalla telefonata di quel dottore, 43 anni fa


    Al Liceo Ruiz di Roma, Robin Williams si chiamava Gianni Barbarella: «Era il nostro professore di Lettere. Ci aiutò a essere curiosi, a non farci suggerire dagli altri che cosa pensare, e a chiederci sempre il perché. L’ultimo giorno di scuola salimmo tutti sui banchi per salutarlo come nella scena finale dell’Attimo fuggente. Per lui ho provato un’attrazione che spinse mia madre, preoccupata, ad andarci a parlare. Un invaghimento letterario che solo un galantuomo equilibrato come lui avrebbe potuto ignorare». E se non fosse diventata maestra del racconto calcistico e politico, trascorrendo nel recinto domenicale di Sky Calcio Show più di un terzo della sua vita, a Ilaria D’Amico sarebbe piaciuto insegnare: «Per stare in mezzo ai ragazzi nell’adolescenza, il periodo fondamentale della formazione di chiunque».

    Dopo 6 mesi di assenza dal video, per la nascita di Leopoldo Mattia, D’Amico torna in Tv per raccontare su Sky gli Europei in cui il padre del suo secondo figlio reciterà da Capitano della Nazionale: «Non è un nuovo inizio e non sento alcuna pressione, ma solo l’emozione e la felicità di tornare a fare il mio lavoro dopo essermi presa il giusto tempo per essere madre e aver oliato quella macchina complessa che è la famiglia allargata». Fuma poco: «Sono molto più dipendente dagli spaghetti che dalle sigarette». Ride spesso. Ammette che eleggere Milano come città adottiva le abbia fatto benissimo: «Lavorare qui ti restituisce ordine. E in un gruppo ordinato interpretare la parte della disordinata è una sofferenza». Di quale Ilaria D’Amico parla? «Di quella vera. So che assurdamente, solo perché approfondisco ciò di cui parlo, vengo considerata una secchiona. Ma sono sempre stata una disordinata tremenda. All’Università affrontavo gli esami studiando solo negli ultimi 3 giorni. A distanza di 24 ore avevo dimenticato tutto».

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    Non studia maniacalmente i testi dei suoi programmi?
    «I fogli me li fece buttare anni fa Massimo Corcione, attuale direttore di Sky Sport: “Strappali, non ne hai bisogno. Ti serve solo imparare ad ascoltare di più”».
    Corcione aveva ragione?
    «Totalmente. Ascoltare ti permette di gestire le tensioni e intervenire quando – e in Sky Calcio Show succede spesso – la calma apparente si trasforma in tempesta».
    Nella sua vita di ieri c’è stata più calma o più tempesta?
    «C’è stata calma, c’è stata tempesta, c’è stata gioia e c’è stata anche paura. Da bambina andavo a scuola dalle suore ed ero terrorizzata dalla madre superiora. A forza di vedermi rigettare ogni mattina, mia madre Antonia capì e mi cambiò di istituto».
    Era irrequieta?
    «L’altra sera ho incontrato Luca Carboni e gli ho confessato che scappai di casa per vedere un suo concerto. Non mi sono mai messa nei casini, ma ero un’adolescente affamata di vita. Volevo uscire e addentarla. Mia madre, per altri versi di vedute molto aperte, con me tenne la briglia stretta».
    Perché?
    «Ho una sorella maggiore. Una persona tranquilla, con tutte le doti che a me mancano. Una che tra le mura di casa stava benissimo. Più mia madre le diceva “Perché non esci?”, meno a lei veniva voglia. Ritrovarsi con me che desideravo tutto il contrario la mise a dura prova. Mia madre “Perché non esci?” a me non l’ha mai detto».
    E lei usciva lo stesso?
    «Mi piaceva stare in mezzo alla gente, alle feste in discoteca, e discoteca per mia madre significava una cosa sola: droga, aghi, cocaina, dissoluzione. La cocaina c’era, ma con me avrebbe potuto star tranquilla».
    Perché?
    «Sa come mi soprannominavano le amiche? Digos. Ero la rompipalle che finiva per controllare gli altri. Non so se sia stata paura che qualcuno potesse approfittarsene o timore di non essere più padrona di me stessa. Ma alle feste mi fermavo al secondo bicchiere di vino e non ho mai avuto voglia di andare oltre. Poi magari ballavo fino alle 6 del mattino, ma lucida. Senza veleni. Al massimo a dare la pozione sono stata io».
    Scusi?
    «Mia madre non voleva farmi andare in discoteca e così mi feci consigliare da un amico che studiava Farmacia il sonnifero giusto da mettere nel vino, una sera, per addormentare lei e il suo compagno. Dormirono fino a quando, sospettando di aver sbagliato il dosaggio e di averla combinata più grossa del previsto, non li svegliai io tornando a casa».

    Ma lei non ha fatto altro che scappare?
    «Non sempre andava bene. Una sera, al mare, dico a mia madre: “Dormo al piano di sopra”. Salgo, mi vesto di soppiatto, mi calo dalla finestra e mi preparo a scavalcare il cancello del giardino. Lei era dall’altra parte dell’inferriata».
    Come definirebbe il vostro rapporto?
    «Totale, pur nel rispetto delle nostre indipendenze. Fin da quando sono nata, nel 1973. Mia madre conduceva già da tempo un’aspra battaglia per separarsi dal marito e portare la prima figlia con sé. A quell’epoca la patria potestà era la regola e mio padre non lo avrebbe mai permesso. Dormivano separati quando all’improvviso morì mio nonno materno. Una notte, mentre lei elaborava il lutto, ci fu un momento di tenerezza».
    Quel momento era lei.
    «Si figuri la sua felicità per quella figlia arrivata per caso. Prigioniera di un matrimonio che non aveva mai trovato pace, col dubbio di poter perdere ogni libertà residua, si disse: “Non posso”. Tenne nascosta la gravidanza e decise di abortire. Contattò un medico che operava in clandestinità, si confidò con un’unica amica, tacque con la madre e con le sorelle, prese l’appuntamento con il dottore e fissò il giorno».
    Poi che cosa accadde?
    «Mia madre era cattolica, ma in chiesa non andava. Aveva fatto il ’68, ma era già inserita nel ciclo figli-lavoro-produzione. Non sentiva un conflitto morale. Per lei l’aborto era una scelta individuale che spettava alla donna. Però, certo, era un passo traumatico. Una cosa da cui non si tornava indietro. Una notte sognò suo padre e a quel sogno, qualche giorno dopo, seguì una telefonata. Era la segretaria del medico che si scusava. Il dottore si era dovuto trattenere a Firenze e avrebbe potuto operarla solo nel pomeriggio. “Non vengo più, grazie”, disse. Poi riagganciò. Era il segno che aspettava».
    Se avesse scelto diversamente?
    «Semplice. Non sarei qui». (...)


    www.vanityfair.it/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …




    Dal 09 Luglio al 02 Ottobre 2016



    I primi vent’anni di attività artistica di Primo Conti (Firenze 1900 - 1988), dal suo precoce esordio pittorico all’età di undici anni poi attraverso il Futurismo fino ai capolavori della prima maturità in cui al clima celebrativo del regime e al ritorno all’ordine oppose intime e poetiche visioni.

    E’ questa la mostra “Primo Conti, un enfant prodige all’alba del Novecento. Dagli esordi agli anni Trenta”, curata da Nadia Marchioni che sarà esposta nelle sale del Palazzo Mediceo di Seravezza in Versilia, Patrimonio Mondiale Unesco, dal 9 luglio – inaugurazione ore 18 - al 2 ottobre 2016. Una esposizione che, attraverso varie sezioni, vuole rendere omaggio ad un artista che per tutta l’esistenza mantenne un forte legame con la Versilia, prendendo in esame un periodo della sua attività meno conosciuto ma forse più interessante, come quello che va dalla sua giovinezza fino ai primi anni Trenta, avendo come punto di arrivo la mostra retrospettiva realizzata a Palazzo Ferroni a Firenze nel 1932 insieme al grande scultore Arturo Martini. Un’artista che appena quindicenne, vero e proprio enfant prodige dell’arte italiana, frequentava a Viareggio il Caffè Margherita dove incontrava Moises Levy, Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, Enrico Pea, Alberto Magri, nello stesso tempo portava avanti una riflessione sull’opera di Cézanne e apriva la sua parentesi futurista grazie al contatto con Giacomo Balla dove la lezione cubista viene reinterpretata secondo la linea toscana di Soffici e Rosai.
    (www.arte.it)

    Lo stesso Conti è poi uno dei protagonisti della costituzione del gruppo futurista fiorentino nel 1917. Il suo percorso artistico nel 1919 accoglie poi le istanze della metafisica mentre l’incontro con De Pisis e De Chirico coincide con la maturazione di un suo personale ritorno all’ordine dove la figura viene reinterpretata nel solco della tradizione pittorica del Quattrocento e del Seicento. Una storia artistica raccontata grazie ad un percorso espositivo di oltre 100 dipinti tra cui 18 quadri ottenuti in prestito grazie alla collaborazione della Fondazione Primo Conti di Fiesole, ma anche materiale documentario inedito e fotografie d’epoca. Tra le opere in mostra più significative un autoritratto di Primo Conti appena undicenne, Dimostrazione interventista del 1915, la Cocomeraia del 1917 e il ritratto di Pirandello fissato con maestria in una tela a Viareggio nel 1928.

    “Questa mostra è il frutto di un importante lavoro di ricerca – ha spiegato la curatrice Nadia Marchioni – in particolare intorno ai rapporti tra Primo Conti e i grandi personaggi della sua epoca tra Firenze e la Versilia, Un percorso che viene indagato mettendo a confronto le sue opere con quelle di Viani, Chini, Nomellini, Soffici, Rosai, Lega, Magnelli, De Chirico, Carrà ma anche attraverso la presentazione di fotografie e raro materiale documentario”. La mostra è organizzata dal Comune di Seravezza assessorato alla Cultura insieme alla Fondazione Terre Medicee, il comitato scientifico è presieduto da Carlo Sisi, uno dei massimi esperti dell'arte italiana e toscana dell'Ottocento e del Novecento.

    La mostra sarà aperta dal 9 luglio al 2 ottobre 20 tutti i giorni dalle 17 alle ore 24, sabato e domenica 10.30-12.30 e 17-24.

    (Gabry)





    SUMMER
    foto:quotesideas.com


    MARE MARE MARE!!!





    Le più belle località balneari italiane... e non solo...



    spiaggia
    foto:lucianabartolini.net



    TROPEA2
    foto:anit-it.it

    Tropea


    Tropea (Tropaea in latino e Τράπεια in greco antico) è una antica cittadina calabrese di 6 462 abitanti della provincia di Vibo Valentia.

    La storia di Tropea inizia in epoca romana, quando lungo la costa Sesto Pompeo sconfisse Cesare Ottaviano. A sud di Tropea i Romani avevano costruito un porto commerciale, vicino l'attuale Santa Domenica, a Formicoli (toponimo derivato da una corruzione di Foro di Ercole), di cui parlano Plinio e Strabone.

    La leggenda vuole che il fondatore sia stato Ercole quando, di ritorno dalla Spagna (Colonne d'Ercole), si fermò sulla Costa degli Dei. Nelle zone limitrofe sono state rinvenute tombe di origine magno-greca.

    Per la sua caratteristica posizione di terrazzo sul mare, Tropea ebbe un ruolo importante, sia in epoca romana (attestato dalla cava di granito che sorge a circa 2 km dall'abitato, nell'attuale comune di Parghelia) sia in epoca bizantina; molti sono i resti lasciati dal bizantini, come la chiesa sul promontorio o le mura cittadine. Dopo un lungo assedio, la città fu strappata ai bizantini dai Normanni, sotto i quali prosperò. Tropea continuò a prosperare anche sotto il dominio degli Aragonesi.

    Il 4 febbraio 2016 nasce il Club Unesco Tropea Costa degli Dei.

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    foto:eccellenzecalabresi.it

    Nota località balneare sul mar Tirreno a sud-ovest di Vibo Valentia ed a nord di Capo Vaticano, ha un monastero di Francescani di notevole importanza e la Cattedrale Normanna del 1100.

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    foto:paesionline.it

    Di notevole interesse il centro storico, con i palazzi nobiliari del '700 e dell''800 arroccati sulla rupe a strapiombo con la spiaggia sottostante. Interessanti sono i "portali" dei palazzi che rappresentavano le famiglie nobiliari; alcuni sono dotati di grosse cisterne scavate nella roccia, che servivano per accumulare il grano proveniente dal Monte Poro, che successivamente veniva caricato tramite condotte di terracotta sulle navi ormeggiate sotto la rupe di Tropea.

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    foto:tropeainforma.it

    È presente un museo privato degli antichi mestieri di Calabria e una mostra permanente di modellismo ferroviario, inaugurata nel gennaio 2012 presso la biblioteca comunale "Albino Lorenzo.

    L'economia tropeana si basa prevalentemente sul turismo estivo, (dagli inizi di giugno alla fine di settembre). La ricettività si caratterizza dalla presenza di molti b&b all'interno del centro storico (ricavati in palazzi d'epoca), hotel collocati principalmente nella zona nuova della città e qualche campeggio nella zona della marina (dove è possibile alloggiare in tende e/o camper quasi a ridosso delle famose spiagge bianche della città). Data la piccola estensione territoriale, molte sono le strutture ricettive (villaggi, case vacanze e residence) nei paesi limitrofi, un tempo facenti parte del sistema dei casali di Tropea (Santa Domenica, Capo Vaticano, oggi sotto il comune di Ricadi, Parghelia, Drapia e Zambrone.

    Secondo la versione on line del Sunday Times (14 gennaio 2007), Tropea è tra le 20 spiagge più belle d'Europa.

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    foto:italiavai.com

    Tropea è sede dell'omonimo premio letterario nazionale. Il Comitato tecnico-scientifico del Premio Letterario Tropea si riunisce per selezionare mediante votazione i libri che parteciperanno alla fase finale del Premio.

    Nel mese di aprile si svolge la Mostra-Fiera di Modellismo Ferroviario città di Tropea a cura del Gruppo Fermodellistico Tropeano.

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    foto:poro.it
    Chiesa di Santa Maria dell'Isola di notte

    Nel mese di giugno si svolge la fase finale del Premio Letterario Nazionale città di Tropea, che richiama diversi autori da tutta l'Italia e che coinvolge una giuria composta da tutti i Sindaci calabresi.
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    foto:.ilgazzettinodicalabria.it

    In luglio si svolge la Sagra del pesce azzurro e della cipolla rossa di Tropea. La sagra celebra la cipolla rossa e la cucina tradizionale del luogo, che usa il pesce azzurro e la cipolla rossa di Tropea (a cui è stato attribuito il marchio di qualità). La sagra viene organizzata su iniziativa dell'Associazione Turistica Pro Loco Tropea.

    Nel mese di agosto si svolge la manifestazione cinematografica Tropea Film Festival, promossa dall'Associazione Culturale Tropeana. L'evento si tiene nel Teatro del Porto di Tropea, all'interno del porto turistico.

    Nel mese di settembre nel centro storico di Tropea si svolge il Tropea Blues Festival, un Festival di musica Blues che per una settimana vede esibirsi decine di gruppi musicali. Il format dell'evento è caratterizzato dall'esibizione quasi in contemporanea, tra le vie della città vecchia, di numerose 'band', come nella tradizione della città natale di questo genere musicale (New Orleans).
    fonte: wikipedia.org


    (Ivana)





    BALLERINI FAMOSI!!!




    Carlos Acosta


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    Carlos Yunior Acosta Quesada CBE (nato il 2 giugno 1973) è una cubana di balletto ballerino. Ha danzato con diverse aziende tra cui la English National Ballet , Balletto Nazionale di Cuba , Houston Ballet e dell'American Ballet Theatre . E 'stato membro permanente del The Royal Ballet , tra il 1998 e il 2015. Nel 2003, è stato promosso a Principal Guest Artist, un rango che ha ridotto il suo impegno, che gli permette di concentrarsi su un programma crescente di apparizioni internazionali e tour. Ha celebrato il suo addio dopo 17 anni presso il Royal Ballet , danzando la sua ultima performance nel mese di novembre 2015 a Carmen , che ha sia la coreografia e interpretato. E 'stato definito "il più grande ballerino della sua generazione"


    Vita e formazione
    Acosta è nato a L'Avana , Cuba, il 2 giugno del 1973, il bambino undicesima e ultima in una famiglia povera Avana. Pedro Acosta, suo padre era un autista di camion, e Dulce Maria Quesada, la madre, spesso sofferto di problemi di salute. Acosta è cresciuto senza giocattoli, a volte è andato senza scarpe, e non ha nemmeno avere una torta di compleanno fino all'età di 23. Le strade del suo quartiere fornito un sacco di divertimento, tuttavia, e ha trascorso il suo tempo a giocare a calcio, break-dance, e raid dintorni Mango boschetti con i suoi amici. Era un bambino eccessivamente energico, e suo padre, sentiva che il suo figlio più giovane sarebbe presto nei guai seri. formazione di danza in una delle scuole statali, suo padre decise, avrebbe insegnato la disciplina ragazzo e gli fornisce un pranzo libero tutti i giorni. Ha studiato danza classica presso la Cuban National Ballet School con molti insegnanti influenti tra cui Ramona de Sáa . Nel giugno 1991 ha conseguito il diploma con il massimo qualifiche ed una medaglia d'oro.

    Carriera
    e92e483495b5ec045d85f2a17e433e1bAcosta, del patrimonio mista spagnola e africana, è venuto alla ribalta nei primi anni 1990, mentre era ancora un adolescente, e del Nord America e compagnie di danza europee ha iniziato ad offrire lo ruoli romantici di piombo nel prossimo decennio. Dopo cinque anni a Houston, Acosta si è unito Royal Ballet di Londra nel 1998. Con la sua grazia leggendaria e atletismo, ha guadagnato paragoni con Mikhail Baryshnikov e Rudolf Nureyev . Uno scrittore per il giornale Independent di Londra ha descritto Acosta come "una ballerina che riduce drasticamente attraverso lo spazio più velocemente di chiunque altro, che lacera l'aria con forme così chiare e nitide che sembrano gettare scintille".

    Premi
    1990: medaglia d'oro al Prix de Lausanne
    1990: Gran Premio al 4 ° biennale Concours International de Danse de Paris
    1990: Vignale Premio Danza in Italia
    1990: Frédéric Chopin premio , assegnato dalla polacca artistico Corporation
    1991: Premio al Merito del Concorso giovani talenti, Positano , Italia
    1991: Premio Osimodanza , Italia
    1991: Gran Premio di prestigio di Cuba dell'Unione degli Scrittori e Artisti (UNEAC) la concorrenza,
    1995 Danza Fellowship dalla Fondazione Principessa Grace , Stati Uniti
    2004: nominato per un Olivier Award
    2008: Premio Benois de la Danse
    2014: Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico per i servizi al balletto



    (Lussy)





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    foto:vitaesalute.org



    Salute e Benessere



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    foto:greenme.it


    Menta




    La menta è una pianta erbacea aromatica appartenente alla famiglia delle Labiate. Presenta un alto contenuto di mentolo ed è tra le piante officinali più utilizzate grazie alle sue svariate proprietà benefiche. La pianta della menta cresce in forma eretta, con fiori di un bel colore rosato, disposti in verticilli. Il fusto è peloso con foglie di forma ovale molto profumate. La menta è nata in Europa e si è diffusa poi in tutto il mondo. Questa pianta riesce a crescere in zone che hanno un clima temperato mentre è assente in quelle zone caratterizzate da un clima tropicale. È una pianta da giardino che fiorisce sul finire della primavera e l’inizio dell’estate. Nei mesi di luglio ed agosto, i fiori e le foglie possono essere raccolte e lasciate ad essiccare all’aria aperta. Le proprietà di questa straordinaria pianta erano note già nell’antichità, quando gli egizi e i romani la utilizzavano soprattutto in cucina. Una leggenda, inoltre, narra che le foglie della pianta di menta vennero utilizzate per raccogliere l’acqua che servì a dissetare Gesù durante la fuga in Egitto.

    Menta: le proprietà e i benefici per la salute

    La menta ha una svariate proprietà terapeutiche ed è particolarmente utile per la nostra salute e il nostro benessere. Innanzitutto, questa straordinaria pianta svolge un’azione anestetica sulle mucose e sulla pelle. Ha effetti analgesici e riesce a ridurre significativamente il dolore: l’estratto della pianta di menta può infatti essere utilizzato come rimedio naturale da chi soffre di cefalee ed emicranie. Se applicata sulla fronte e sulle tempie, la menta riesce ad alleviare tutti i sintomi del mal di testa, come anche il senso di nausea, vomito e l’insofferenza alla luce e ai rumori. La menta, grazie al suo contenuto di polifenoli, è antisettica e, al contempo, può contrastare i calcoli alla cistifellea. Ha virtù decongestionanti e balsamiche, cioè riesce a generare una sensazione rinfrescante e fluidificante delle secrezioni dell’apparato respiratorio: a tal proposito, è usata efficacemente per curare il raffreddore, la febbre e la tosse.
    La menta è molto utilizzata anche nel mondo della cosmetica dove è uno degli ingredienti naturali più in voga per la realizzazione di prodotti per il viso grazie alla sua azione tonificante, levigante e purificante. Valida panacea per ridurre la presenza di gas intestinali, la menta ha anche proprietà carminative. Per quanto riguarda, invece, l’uso esterno, le foglie della menta possono essere applicate sulle punture di zanzara, per alleviarne gonfiore e prurito. Questa pianta officinale è anche utilizzata come ingrediente naturale principale per la preparazione di shampoo specifici per capelli grassi o per risolvere problemi di forfora.
    Grazie ai principi attivi contenuti nei fiori e nelle foglie, questa eccezionale pianta aromatica si presta a svariati utilizzi per il nostro benessere e la nostra salute. Ricordiamo, in primo luogo, l’olio essenziale di mentolo e mentone che viene spesso usato per effettuare massaggi energizzanti e per rinfrescare e profumare corpo e piedi. La menta è un vero e proprio toccasana per chi soffre di gastrite: può essere usata in caso di spasmi oppure per combattere il mal d’auto. E’ molto utile anche per prevenire la ritenzione idrica e, infine, è conosciuta anche per le sue funzioni depurative e per combattere l’alitosi.

    Menta: gli utilizzi
    Grazie alle sue molteplici proprietà, la menta può essere impiegata per garantire benessere e salute al nostro corpo, in maniera assolutamente naturale. Utilizzando l’infuso di menta, si possono realizzare degli ottimi impacchi ideali per ridurne l’acne e gli inestetismi tipici della pelle grassa. Facile è anche la preparazione fai da te della tisana con fiori e foglie di menta. Ci basterà mettere foglie e fiori della pianta in infusione in acqua bollente, aggiungere due cucchiaini di menta essiccata per ogni tazza. La tisana dovrà riposare per circa quindici minuti prima di essere filtrata e consumata. La tisana alla menta è ottima per le sue proprietà digestive e tonificanti: se ne sconsiglia, però, l’assunzione di sera poiché potrebbe disturbare il sonno e provocare insonnia.
    Con questa pianta officinale è altrettanto semplice preparare in casa un collutorio per rinfrescare l’alito e per alleviare le infiammazioni del cavo orale. Ecco la ricetta: mettere in infusione in un pentolino d’acqua bollente, per circa dieci minuti, un cucchiaio di foglie di menta essiccate: l’infuso dovrà essere filtrato e lasciato raffreddare. Una volta che l’infuso sarà a temperatura ambiente, lo potremo utilizzare come collutorio. Ancora, con l’olio essenziale di menta possiamo combattere i sintomi di influenza e raffreddore, diluendone semplicemente qualche goccia in un litro d’acqua bollente e andando a respirarne i vapori che si sprigioneranno.
    La menta è molto usata anche in cucina, soprattutto nella produzione di liquori e prodotti dolciari. In cucina, sia fresca che essiccata, può essere impiegata come erba aromatica per insaporire gustosi primi e secondi piatti oppure per condire le insalate, le verdure, i legumi ed i cereali. Con la menta si possono realizzare anche delle ottime bevande rinfrescanti: con le foglie essiccate mescolate al succo e alla scorza di limone, si può preparare in casa un’ottima bevanda da servire fredda e da gustare con qualche cubetto di ghiaccio. Inoltre, il Mojito, è proprio a base di menta pestata con l’aggiunta di rum, zucchero di canna, lime ed acqua tonica. Infine, ricordiamo che le foglie fresche della menta strofinate sulle mali possono anche essere usate per eliminare i cattivi odori dalle mani, come ad esempio, quello dell’aglio o della cipolla.

    Menta: controindicazioni ed effetti collaterali
    La menta è un ottimo rimedio naturale che, ovviamente, non può e non deve sostituirsi alle terapie mediche. Ed è per questo motivo che, prima di utilizzarla, consigliamo di consultarsi con il proprio medico. Quello che vi abbiamo appena fornito, è un consiglio particolarmente utile specialmente a chi soffre di patologie croniche o alle donne in gravidanza. In particolare, bisogna evitare il consumo di menta se si soffre di reflusso gastroesofageo ed in caso di ulcera. È inoltre, assolutamente vietato il consumo a chi è affetto da patologie a fegato e reni. Come sempre l’utilizzo eccessivo di questa pianta può provocare effetti collaterali sul sistema nervoso. Infine, si consiglia di non consumare la menta di sera, perché potrebbe arrecare problemi di insonnia.


    fonte: salutebenessere.tv


    (Ivana)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...

    <i>Primo Conti, un enfant prodige all'alba del Novecento.
    Dagli esordi agli anni Trenta



    L'AMARANTO


    L'amaranto appartiene alla famiglia delle Amaran-
    tacee che comprende più di 500 specie. Originario del centro America, fu l'alimento basilare per l'alimen-
    tazione degli Aztechi e Inca. Per molto tempo fu dimenticato; attorno al 1960 è stato riscoperto negli USA, e viene coltivato anche in altre parti del mondo, anche a scopo ornamentale. Si riconosce dal colore rosso cupo (chiamato rosso amaranto). Non facendo parte delle Graminacee non è un cereale, come non lo sono grano saraceno, quinoa, sagù e manioca.

    La coltivazione dell'amaranto è piuttosto complessa, non essendo molto diffuso, è di difficile reperibilità.
    La pianta può crescere fino a 2 m di altezza e fiorisce in estate. Il colore rosso delle infiorescenze è dovuto ad un elevato contenuto di betacianine.Anche le foglie sono commestibili e sono usate come una fonte indispensabile di cibo in India e in Sud America. In Sudamerica viene coltivata una varietà andina di amaranto, conosciuta come kiwicha.
    Le tre specie di amaranto coltivato per ricavare semi per l’alimentazione umana sono:
    Amaranthus cruentus, Amaranthus hypochondriacus, A. e A. caudatus.

    E' ricco di proteine, fino al 16%, con elevato valore biologico contenendo, rispetto ai cereali, il doppio di lisina, ammino-
    acido essenziale di cui sono carenti quasi tutti i cereali. Ha un elevato contenuto di calcio, di fosforo, di magnesio e di ferro. Grazie all'elevato contenuto di fibre, ha un effetto positivo sulla digestione e sul ricambio. È usato spesso come base per le pappe dei bambini o come ingrediente pregiato di minestroni di verdura per convalescenti ed anziani.
    Le foglie della pianta dell’amaranto hanno un sapore simile agli spinaci e vengono utilizzati nello stesso modo in cucina.
    Attualmente vi sono coltivazioni a scopo commerciale in Messico, Sudamerica, Stati Uniti , Cina, India, Nepal, Russia, Polonia e Austria.

    Proprietà caratterizzante il seme di amaranto è l’assenza di glutine (nello specificodella gliadina).

    ...la storia, miti e leggende...


    Era considerato pianta sacra, le sue origini etimologiche derivano dal greco amarantos che significa "che non appassisce". La pianta era nota alle civiltà classiche per la rossa bellezza e la lunga vita del suo fiore. Da qui il significato attribuito dai Greci di pianta dell'amicizia, della stima reciproca ed espressione di tutti i sentimenti veri immutabili nel tempo, poiché eterni e unici. Nella mitologia greca si narra che le Dee amassero essere festeggiate con ghirlande di amaranto; quindi l'amaranto era utilizzato per ottenere protezione e benevolenza. I romani attribuivano all'amaranto il potere di tenere lontana l'invidia e la sventura. Esopo gli dedicò una delle sue Favole a sfondo morale, “La rosa e l’amaranto”. Pare fosse tra le piante sacre alla dea Artemide. Anche ai romani era noto per bellezza e durevolezza. Plinio il Vecchio (23 a.c. – 79 a.c.) lo nomina nella sua “Naturalis historia” citandolo come pianta che non muore mai. I suoi fiori, infatti, una volta raccolti, e persino appassiti, riprendono vigore se immersi in acqua, durando molto a lungo. In realtà con la parola “amaranto” gli antichi greci indicavano una pianta simile al crisantemo, mentre l'amaranto che conosciamo oggi è originario delle Americhe dove era molto amato ed usato nelle cerimonie religiose dai Maya, dagli Aztechi e dagli Incas.
    Tra il 1600 e 1800 veniva utilizzato come ornamento ai vestiti, perché si riteneva che donasse benessere fisico. L’amaranto affascinò anche John Milton (1608-1674), il celebre letterato inglese dell’epoca post-shaskspeariana, che nel suo capolavoro “Paradise Lost”, cita l’amaranto come simbolo di immortalità (Paradise Lost, Libro III).

    L’amaranto vanta origini antichissime: le diverse specie di Amaranthus, pianta erbacea originaria dell’America centrale, erano coltivate già 5000-7000 anni fa nella zona di Tehuacàn, in Messico.Gli Aztechi lo utilizzarono come alimento base Termini come “il misterioso grano degli Aztechi” o “il grano d’oro degli Dei” erano utilizzati per descrivere questo seme, noto per le sue qualità nutrizionali e per il suo elevato apporto energetico, importante sostegno per le truppe durante i lunghi spostamenti. Che la coltivazione dell’amaranto fosse davvero importante lo dicono antichi documenti che attestano come fosse uno dei tributi più richiesti alle provincie dall’ultimo grande sovrano azteca, Moctezuma.
    L’alimento era per loro talmente importante per la vigoria del corpo che, anche più del mais, divenne alimento sacro. Il huauhtli (amaranto) era centrale nelle cerimonie di ringraziamento degli dei che sovrintendevano al raccolto ed alle piogge. Dei che avevano nomi rotondi come chicchi di amaranto: Tlaloc, dio della pioggia; Ehécatl, dio del vento; Xochiquetzal, dea di fiori e fertilità; Xipe Tótec, dio della primavera e della germinazione dei semi; Xiuhtecuhtli, dio della continuità della vita e del cibo in tempi di carestia. Le donne ammorbidivano l’amaranto cuocendolo in acqua, lo trituravano con il metate e lo poi impastavano. A mano. Per fare tortillas o tamales. Nei giorni prestabiliti, con la pasta di amaranto, arricchita di miele, modellavano idoli di grandezza umana e con le sembianze degli dei, a cui venivano poi offerti. Le sculture di amaranto, durante le cerimonie venivano inneggiate e poi spezzettate e distribuite ai presenti in modo da condividere la forza che rappresentavano.
    Con il grano di amaranto si preparava una bevanda molto nutriente dolcificata con miele, Atole di amaranto. Si ammollava e pestava per farne tortillas o tamales. Il suo utilizzo era sovrapposto e complementare al mais. Era fondamentale nella povera dieta di coloro che spesso vivevano in zone montuose, afflitte da siccità.
    Agli inizi del sedicesimo secolo l’arrivo dei colonizzatori europei portò all’arresto, quasi definitivo, della sua diffusione: la coltivazione e l’utilizzo dell’amaranto vennero, infatti, banditi per diversi motivi. Il primo era dovuto all’interesse di non utilizzarlo come sostituzione dei cereali già conosciuti e provenienti dal Vecchio Mondo, oltre al probabile scarso apprezzamento del suo sapore; il secondo era dovuto alla pianta che necessitava di una maggiore attenzione nelle prime fasi di vita, a causa delle dimensioni molto ridotte del seme, rispetto ad altre coltivazioni con semi più grossi. Ma la ragione principale fu di carattere religioso-morale; il genocidio non fu solo sulle persone ma fu anche uno sterminio di simboli e pratiche. Quando Cortès vide che l’amaranto era la materia prima con cui si fabbricavano idoli religiosi poi distribuiti e mangiati gridò all’eresia: tutto questo gli pareva una parodia dell’Eucarestia cattolica. Cortès ordinò che tutto l’amaranto fosse sradicato, disperso. Fece bruciare centinaia di ettari di coltivazioni. A chi veniva trovato in possesso di piante e grano venivano all’istante tagliate le mani. Se recidivo, veniva ucciso. Fu così che l’amaranto in un paio di secoli sparì del tutto dal campo. Di amaranto sopravvissero poche piante, nelle zone più impervie, dove qualcuno si ostinava a consumarlo, forse perché da sempre lontano da ogni clamore politico o guerresco. L’amaranto continuò, quindi, ad essere coltivato solamente da piccole comunità messicane e andine che contribuirono a non farlo scomparire
    In Europa, a partire dal 1700, l’amaranto, fu considerato come infestante dei campi; in Africa, nel 1800, veniva utilizzato come ortaggio; in Russia e Cina mantenne, invece, il suo ruolo di cereale.
    Negli ultimi 30 anni l’amaranto è tornato ad essere oggetto di attenzione da parte della comunità scientifica internazionale, anche a seguito della pubblicazione del volume “Underexploited tropical plants with promising economic value” da parte della National Accademy of Sciences, nel 1975.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    LUGLIO

    I mesi dell'estate
    .... Giugno , Luglio, Agosto.
    Sono nudi come l'aria
    ma ciascuno porta un suo fregio,
    l'uno un ramo di ciliegio
    che di frutti ondeggia e svaria;
    il secondo ghirlandette
    di papaveri fiammanti,
    spighe il terzo barbaglianti,
    in manipolo costrette.
    Bravi e validi figlioli,
    rosolati al solleone;
    saltan come in un trescone
    di gagliardi campagnoli.


    (Diego Valeri)




  4. .






    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 027 (04 Luglio – 10 Luglio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 4 Luglio 2016
    S. ELISABETTA , S. ROSSELLA

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 27
    Giorni dall'inizio dell'anno: 186/180
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    A Roma il sole sorge alle 04:41 e tramonta alle 19:48 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 04:40 e tramonta alle 20:14 (ora solare)
    Luna: 4.47 (lev.) 19.38 (tram.)
    Luna nuova alle ore 12.03.
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    A grassa cucina povertà vicina.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Tutte vecchiotte sono le tue amiche, o brutte o più brutte delle vecchie.
    Sono queste le compagne che tu ti tiri dietro nei conviti, pei portici, nei teatri.
    Solo così, Fabulla, tu sei bella, solo così tu appari giovane.
    (Marziale)










    RIFLESSIONI



    ... TI DO IL RESTO …
    ...Si correva ogni giorno, calzonicini corti e maglietta pulita. La mamma raccomandava sempre la stessa cosa; “Mi raccomando non farti male e soprattutto cerca di non sporcarti, perché se arrivi ferito o sporco poi ti do il resto”. Quella frase mi faceva sorridere, “ti do il resto”, ma era un attimo perché poi ricordavo il suo significato e tornavo subito serio. Il mio sedere ricordava bene quel “resto”! Un paio di schiaffoni ben assestati sul mio posteriore e la promessa che non sarei uscito per qualche giorno per punizione. Sapevo il rischio, ma era impossibile non correrlo; eravamo in sette e ogni mattina ci divertivamo ad inventare le nostre giornate. Partite a calcio, fantastiche gare con la bicicletta e giochi di ogni tipo. Quella mattina scesi in giardino, la scuola era finita e tutti eravamo pieni di energie ed idee. La notte aveva piovuto un po’ ed un amico aveva detto che in un prato vicino casa si era formata una enorme pozzanghera. Curiosi andammo su quel prato e rimanemmo immobili a guardare quell’acqua ferma. Lo sapevamo tutti, quel silenzio non nascondeva curiosità, era solo un concentrato di idee spesso “pericolose” da attuare per divertisi. La grande pozzanghera era di forma ovale, quale modo più bello e stimolante di una gara a saltare da un lato ad un altro della grande pozza? Così poco dopo l’idea fu accettata. La gara consisteva nel partire dal lato più stretto della pozzanghera e saltando da un lato all’altro raggiungere l’altro estremo. Ognuno aveva tre tentativi a disposizione. Iniziammo con quella lunga serie di salti; il primo, il secondo, il terzo; man mano che andavamo avanti il salto era più lungo e difficile da fare. Presi la rincorsa, chiusi gli occhi un passo e un salto che sembrava non finiva mai. Riaprii gli occhi al contatto dei piedi col terreno dall’altra parte della grande pozza. Ero oramai vicino al centro della pozzanghera, il punto in cui per saltare da un lato all’altro aveva bisogno di tutte le energie e forse qualcosa di più. Arrivò il mio turno, iniziai a correre, veloce sempre più veloce, ultimo passo, chiusi gli occhi e saltai. In quell’istante il volto di mia madre e la sua frase “ti do il resto”, fu un lampo; le urla dei miei amici mi fecero aprire gli occhi, era troppo tardi ero ad un pelo dall’acqua e ….. sollevai un’unda grande mentre franavo in acqua. Rimasi immobile nell’acqua, fu un attimo fatale, i miei amici presi da “folliia” si tuffarono tutti nella pozzanghera. Ridevamo come pazzi e pensavamo tutti alle conseguenze di qulla situazione, ma eravamo felici. Ci distendemmo in terra al sole sperando che gli abiti potessero asciugarsi, ma non c’era tempo dovevamo tornare a casa. Arrivati al punto in cui dovevamo dividerci ci abbracciammo ridendo, sapevamo che ci saremmo rivisti dopo qualche giorno perché avremmo ricevuto il resto compreso di punizione non appena entrati a casa … Buon Luglio amici miei … (Claudio)






    LA SPIAGGIA di OMBRELLONI VERDI e BLU

    COM’ALI DI FARFALLA
    FRANGE LIEVI
    D’OMBRELLONI VERDI E BLU
    MUOVONO AL VENTO

    E COSI’ IL MIO SGUARDO SU DI ESSI …
    SCONFINATO E CONTENTO

    CORPI DISTESI AL SOLE
    INCURANTI DELL’ONDEGGIAR DEL MARE
    INTENTI SOLO AD ABBRONZARE
    LE LORO NUDITA’

    VOCIAR TRANQUILLO
    DI NONNI E DI BIMBI
    DI MAMME E DI PAPA’

    SABBIA FINISSIMA
    SOTTO I PASSI
    IMPERCETTIBILMENTE S’ALZA,
    INDISTURBATA DANZA
    AL RIFLESSO DEL SOL

    SCHIUMA BIANCA
    ALTA, IMPETUOSA….
    ROTOLANDO VIEN SU LA RENA,
    MESCOLANDOSI AL FONDALE
    E COLORANDO DI GRIGIOLINO IL MARE

    VARIFORMI CASTELLI
    CON PAZIENZA ED INNOCENZA
    VENGON SU’
    ANIMANDO IL MIO PENSIER
    E QUEL PEZZETTIN DI SPIAGGIA
    DAGLI OMBRELLONI
    VERDI E BLU.
    (Carmen Minutoli)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    Le lampare

    Brillano le lampare
    a notte, sul mare:
    sembrano formare
    un'isola lontana
    come Fata Morgana.
    È nata dov'era
    stamane l'azzurro,
    dove ora traluce
    la luna, e il sussurro
    del mare nasconde
    una lieve preghiera:
    che i pesci d'argento
    dall'acque profonde
    accorrano a frotte
    alla festa di luce
    nata dalla notte.

    Nell'alba piu chiara
    i pescatori, a gara,
    rivolgon le chiglie:
    li attendono un volo
    di bimbi sul molo.
    Le loro famiglie
    men povere un giorno,
    nel lieto ritorno,
    saranno: gli avanza
    per tutto il domani
    nè a loro rincresce
    un poco di pesce,
    due abili mani..
    e tanta speranza.
    (Dino Volpi)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Sara e la fata dei fiori

    C'era una volta,una ragazzina di 8 anni di nome Sara.
    Amava molto i fiori e aveva un giardino molto curato, ma aveva un piccolo difetto: non voleva far vedere a nessuno le sue piante e quindi poverine si sentivano sole.
    Mentre le piante discutevano arrivò Sara e rimase immobile sentendo le sue piantine parlare. La rosa rossa le disse: "Sara, noi ti vogliamo bene, ma vogliamo essere ammirate da tutti".
    Sara rispose prontamente: "Non ci penso proprio a farvi distruggere da quei bambini pasticcioni" e tornò in camera sua.
    La sera seguente Sara si ritrovò una fatina ai piedi del letto che le disse: "Signorinella, le tue povere piantine stanno male!!" e Sara: "Non è possibile io do sempre a loro tutto il necessario, ma tu chi sei per dire questo?".
    La fatina rispose: "sono Aurora la fatina delle piante e io non dico che tu le maltratti, ma che hanno voglia di essere viste e di essere riempite di complimenti".
    Allora Sara capì e organizzò una festa di ammirazione con cibi e bevande. Quel giorno arrivarono molte persone con le proprie famiglie guardando e ammirando le meravigliose piantine. Sara e le piantine furono molto felici e da allora organizzarono un sacco di feste.

    (Enrika)



    ATTUALITA’


    Il primo 'atlante delle origini' di un individuo.

    Mostra come cellule si specializzano. In che modo un insieme ancora indifferenziato di cellule comincia a specializzarsi, dando origine a un individuo? E' una delle domande alle quali i biologi stanno cercando di rispondere da moltissimo tempo e che adesso ha finalmente trovato una risposta: la sequenza degli eventi che segnano questo passaggio cruciale è pubblicata sulla rivista Nature e costituisce una sorta di "Atlante delle origini" dell'individuo. La ricerca è stata coordinata dall'Istituto di Bioinformatica del Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare (Embl-Ebi) e dall'Istituto per le cellule staminali della britannica Wellcome Trust.

    "In che modo si passa da un uovo a un animale, con tessuti di ogni tipo? Molti passaggi che possono andar male e portare a difetti alla nascita dipendono da problemi all'inizio dello sviluppo", ha rilevato osservato Berthold Goettgens, della Wellcome Trust, che ha coordinato la ricerca con l'italiano Antonio Scialdone, che lavora a Cambridge nell'Embl-Ebi e nella Wellcome Trust. "Abbiamo bisogno - ha aggiunto - di avere un atlante dello sviluppo normale per poter avere un termine di confronto che permetta di studiare quando le cose vanno nel modo sbagliato e compaiono anomalie".

    Conoscere in dettaglio che cosa avviene nel momento in cui un individuo comincia a 'prendere forma' significa conoscere tutti i passaggi che portano alla nascita di un individuo sano e, di conseguenza, poter riconoscere eventuali anomalie e, in futuro, intervenire per correggerle.

    L'esperimento, il primo al mondo di questo tipo, si basa sull'analisi di mille cellule prelevate da embrioni di topo a uno dei primissimi stadi dello sviluppo, quello della gastrula. E' lo stadio in cui le cellule embrionali si organizzano in una struttura sferica formata da tre strati concentrici chiamati foglietti embrionali, che daranno origine agli organi, alla placenta e alle strutture necessarie perché l'embrione si impianti nell'utero. E' un passaggio cruciale perchè da questo momento in poi ogni cellula ha un destino segnato. Per i ricercatori "è appena l'inizio" di come la conoscenza del comportamento dei geni in una singola cellula possa riuscire a trasformare la conoscenza delle prime fasi, cruciali, dello sviluppo embrionale.
    (Ansa)





    Topo dal super-olfatto con geni umani.

    Fiuta mine e malattie, aiuterà a capire come percepiamo gli odori. Un topo con un super-olfatto, capace di riconoscere a colpo sicuro uno specifico odore, è stato ottenuto modificando il suo Dna con geni umani ed è così efficiente da poter essere utilizzato in futuro per fiutare le mine o riconoscere le malattie. Aiuterà inoltre a comprendere meglio il modo in cui l'uomo percepisce gli odori. Il risultato, pubblicato sulla rivista Cell Reports, si deve al gruppo dell'Hunter College di New York guidato da Paul Feinstein.

    L'olfatto ''è uno dei nostri cinque sensi, ma non abbiamo quasi idea di come gli odori vengano codificati dal cervello'', commenta Feinstein. Il naso dei mammiferi contiene una serie di cellule nervose sensoriali, ognuna delle quali è dotata di singoli recettori capaci di rilevare un odore specifico. Nei topi, come nell'uomo, ogni neurone seleziona un solo recettore e per capire come questo avviene i ricercatori hanno modificato il Dna dei topi, introducendo un gene umano del recettore di un determinato odore direttamente nel nucleo di un ovocita di topo fecondato. Poi hanno introdotto un'ulteriore sequenza di Dna, per vedere se così veniva modificata la probabilità del gene di essere attivato.

    Dopo qualche tentativo, con sequenze diverse di Dna, alla fine è stata individuata quella più efficiente e sono stati ottenuti topi con un olfatto eccezionale. ''Non sappiamo come il neurone scelga il singolo gene - continua - ma possiamo aumentare la probabilità che venga scelto''.

    I topi ottenuti con questa tecnica sono capaci di rilevare anche gli odori più deboli. Ad esempio sanno riconoscere la presenza di cattivi odori nell'acqua anche a concentrazioni molto più basse rispetto a quelle captate di solito dai loro simili privi del super-olfatto. ‬
    (Ansa)





    L'universo allo 'specchio' rivela il suo lato oscuro.

    Grazie a un nuovo simulatore. Per conoscere meglio il lato oscuro dell'universo, basta metterlo 'allo specchio': lo hanno fatto i ricercatori dell'University College di Londra in collaborazione con i colleghi spagnoli del Centro studi di fisica del cosmo di Aragona (Cefca), sviluppando un nuovo simulatore che permette di ricreare velocemente e con estrema precisione degli universi virtuali speculari per svelare gli effetti della presenza di materia ed energia oscure.

    Il nuovo metodo, pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, permetterà di accelerare la ricerca sulla materia oscura e l'energia oscura, le 'illustri sconosciute' che compongono il 95% dell'universo condizionando profondamente la nascita e l'evoluzione delle stelle e delle galassie.

    ''Per svelare la natura dell'energia oscura e l'origine del nostro universo, dobbiamo confrontare i risultati ottenuti dalle grandi ricerche con modelli computazionali dell'universo'', spiega l'astrofisico Andrew Pontzen dell'University College di Londra. ''All'orizzonte si profilano nuove entusiasmanti imprese scientifiche, come quella del Large Synoptic Survey Telescope e della Javalambre Physics of the Accelerating Universe survey - aggiunge Raul Angulo del Cefca - e noi vogliamo farci trovare pronti per decifrare al meglio i loro risultati''.

    Per mettere il turbo alla ricerca, gli astrofisici hanno abbandonato i vecchi e lenti simulatori che ricostruivano l'universo mettendo a confronto centinaia di modelli, e hanno sviluppato un nuovo metodo che accelera i tempi di ben 25 volte mettendo a confronto solo due universi virtuali speculari: gli spazi vuoti nel primo sono riempiti con galassie nel secondo e viceversa. ''In questo modo - concludono i ricercatori - possiamo fare in un solo giorno delle elaborazioni di dati che altrimenti avrebbero impegnato un super computer per settimane''.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Laurence Anyways




    locandina


    Un film di Xavier Dolan. Con Melvil Poupaud, Suzanne Clément, Nathalie Baye, Monia Chokri, Yves Jacques



    L'opera di Dolan dal tema più estremo, eppure la meno urlata, la più delicata, la più disperata, ma anche quella più intrisa di speranza, la più vera.
    Annalice Furfari


    Montréal, Canada, 1989. Laurence è uno stimato professore di letteratura in un liceo e un apprezzato romanziere esordiente. Nel giorno del suo 35esimo compleanno, confessa alla propria fidanzata - la grintosa regista Frédérique - che la sua vita è una totale menzogna. Laurence ha sempre sentito di essere nato nel corpo sbagliato. Donna costretta in abiti e attributi maschili, Laurence ha finalmente preso consapevolezza del bisogno di non mentire più, agli altri e soprattutto a se stesso. Fred, che sta con lui da due anni, è sconvolta. Ma la loro è una relazione di passione, affinità, complicità, stima, sostegno e un affetto profondissimo. Dopo un iniziale allontanamento, la coppia si ricompone: Laurence ama Fred comunque, a prescindere dal suo desiderio di diventare donna; Fred non può fare a meno di lui e desidera sostenerlo nel difficile percorso di transizione. Inizia, così, una nuova vita. Ma le ostilità e i pregiudizi che i due innamorati dovranno affrontare, nei dieci anni seguenti, metteranno più volte in discussione il loro rapporto straordinario.
    Può l'amore elevarsi così tanto da superare le differenze di genere? Esiste un sentimento talmente puro e accogliente da continuare ad ardere anche quando il corpo smette di diventare uno strumento di richiamo sessuale? Il terzo film di Xavier Dolan - giovane promessa del cinema canadese indie - pone domande a cui è arduo rispondere. Lo stesso regista non sembra interessato a proporre soluzioni ai molti interrogativi suscitati, così come non intende dare giudizi sulla storia narrata e sui personaggi che la abitano, così fuori dall'ordinario. A proprio agio con personaggi marginali, questa volta Dolan getta uno sguardo sulla marginalità più estrema, così poco raccontata anche dal cinema queer.
    La transessualità non è un soggetto facile e il regista, poco più che ventenne, sceglie di trattarlo nel modo più semplice e naturale possibile: filtrandolo attraverso le lenti del sentimento d'amore, che stempera la drammaticità e l'estremizzazione della vicenda di Laurence, uomo affermato che decide, in età non più giovane, di rinunciare a tutte le certezze acquisite, pur di vivere finalmente se stesso. La posta in gioco è altissima, perché Laurence si assume la responsabilità di rischiare tutto ciò che ha costruito: l'affetto della famiglia e degli amici, la stima sociale, un lavoro che lo riempie di soddisfazioni e soprattutto l'amore della sua anima gemella. Improvvisamente solo in una società che, nonostante la dichiarata apertura mentale, non è disposta a rinunciare alla propria facciata di perbenismo e conformismo, Laurence deve affrontare la diffidenza e il pregiudizio di chi un anno prima lo ammirava.
    Dolan rappresenta plasticamente questa condizione di reietto, con la falsa soggettiva che anima la sequenza iniziale del film, in cui il protagonista, vestito da donna, cammina per strada e la macchina da presa immortala gli sguardi stupiti, intimiditi o derisori che lo scrutano. Ma Laurence ha dalla sua la maturità e la consapevolezza di sé, oltre che la forza dell'amore, pur se la ferma volontà di andare fino in fondo comporta la necessità di rinunciare alla totalità di questo amore. Una totalità che i due attori protagonisti - Melvil Poupaud e Suzanne Clément, straordinari nei rispetti ruoli - rendono plasticamente, facendola pulsare davanti ai nostri occhi.
    La tenerezza e la sensibilità con cui il regista guarda a questa storia - da cui la parola "speciale" è bandita, perché indicatore di un perbenismo che non ha neppure il coraggio di manifestarsi apertamente - costituiscono la cifra artistica e insieme umana del film che segna il passaggio definitivo del giovane cineasta alla maturità, dopo le due sorprendenti ma acerbe prove precedenti. Laurence Anyways è l'opera di Dolan dal tema più estremo, eppure è la meno urlata, la più delicata. La più narrata e la meno estetizzante, anche se riconosciamo la consueta cura dell'inquadratura, dei costumi, dei colori, della colonna sonora (rigorosamente anni '80 e '90) e dei dialoghi. La più disperata, ma anche quella più intrisa di speranza. In definitiva, la più vera.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    Ma non hai uno scopo nella vita?
    Fai qualcosa... ruba del bestiame...
    assalta una diligenza... rimettiti a giocare,
    magari... una volta eri un ottimo baro!
    Ma fa qualcosa.
    (Bambino a Trinità)

    LO CHIAMAVANO TRINITA'.....



    Paese di produzione Italia
    Anno 1970
    Durata 116 min
    106 min (versione ridotta)
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 2,35:1
    Genere commedia, western, avventura, comico
    Regia E.B. Clucher
    Soggetto E.B. Clucher
    Sceneggiatura E.B. Clucher
    Produttore Italo Zingarelli
    Casa di produzione West Film
    Fotografia Aldo Giordani
    Montaggio Giampiero Giunti
    Effetti speciali Sergio Chiusi, Stefano Seno
    Musiche Franco Micalizzi, Lally Stott
    Scenografia Enzo Bulgarelli
    Costumi Luciano Sagoni

    Interpreti e personaggi

    Terence Hill: Trinità
    Bud Spencer: Bambino
    Farley Granger: Maggiore Harriman
    Steffen Zacharias: Jonathan Swift
    Dan Sturkie: Tobia
    Gisela Hahn: Sarah
    Elena Pedemonte: Giuditta
    Ezio Marano: Faina
    Luciano Rossi: Timido
    Michele Cimarosa: Messicano
    Ugo Sasso: Sceriffo zoppo
    Remo Capitani: Mezcal
    Riccardo Pizzuti: Jeff
    Paolo Magalotti: Bandito
    Antonio Monselesan: Cacciatore di taglie
    Gaetano Imbrò: Cacciatore di taglie biondo
    Luigi Bonos: Oste


    È considerato un "classico" del cinema italiano, sia per gli amanti del genere comico sia di quello western, anche se si tratta princi-
    palmente di una sobria e divertente parodia dei più cruenti spaghetti-western, nata sulla loro proficua scia degli anni sessanta e settanta, di cui ricalca fedelmente lo stile, in cui le consuete sparatorie vengono ben sostituite dalle scazzottate della coppia Bud Spencer e Terence Hill, vero e proprio "marchio di fabbrica", che hanno reso famose nei loro svariati film.

    TRAMA


    Trinità, un pistolero pigro e indolente giunge in un villaggio dove ha la sorpresa di trovare suo fratello, nelle insolite vesti di sceriffo. In realtà costui, che è un ladro di bestiame, ha accettato l'incarico per poter mettere a segno impunemente un furto ai danni di un facoltoso proprietario di cavalli. Ma, i due fratelli si troveranno a dover difendere la comunità mormona dalla prepotenza di Harrison e dei suoi uomini.

    ...personaggi...



    Trinità è "l'anti-
    stereotipo" per eccellenza; se da una parte incarna il criminale pistolero veloce, chiamato "la mano destra del diavolo", dall'altro ridicolizza la figura mostrandosi come un giovane pigro e svogliato tanto da farsi trascinare tutto il tempo su una slitta trainata dal suo cavallo. Nel film spara pochissime volte preferendo come arma l'astuzia per sfruttare il non sveglissimo fratello, Bambino, e raggiungere i suoi scopi dimostrando però affetto fraterno quando serve. È fondamentalmente un provocatore che si appiglia ad ogni pretesto per scatenare risse e soddisfare il "prurito" alle mani che gli viene quando vede un abile pistolero. All'inizio non vorrà saperne di trattenersi in paese ma, dopo aver visto le ragazze mormoni ed essersene innamorato, decide di restare ed aiutarle contro la prepotenza del Maggiore Harriman e del ladrone Mezcal.

    Bambino, fratello di Trinità, è ladro di cavalli per professione nonché abile pistolero, viene definito "la mano sinistra del diavolo" perché spara con la sinistra. Caratterialmente è un "orso", un tipo poco socievole, utilizza modi rozzi e si spazientisce facilmente anche se è un "bonaccione". Scappato dal carcere di Yuma, ha una piccola banda composta dal Timido e Faina separandosi da loro durante l'inseguimento da parte dei Rangers. Dopo aver azzoppato e depredato uno sceriffo si stabilisce in città usurpandone il posto nell'attesa dei suoi uomini per razziare la mandria di cavalli ancora da marchiare del Maggiore Harriman. Con l'arrivo del fratello Trinità, cerca in un primo momento di convincerlo a rimanere per aiutarlo nel suo piano, ma, quando questi assume un atteggiamento provocatorio nei confronti del Maggiore, per paura di attirare l'attenzione dei Ranger tenta di mandarlo via.
    Si crede un abile razziatore ma in realtà è tutt'altro che in gamba, come gli fa notare anche Trinità. Bambino detesta Trinità soprattutto quando lo mette nei guai e non lo vuole intorno, ma nonostante ciò alla fine si lascia convincere e trascinare dalle idee del fratello venendo poi puntualmente raggirato. L'appellativo di Bambino nel copione originale non esisteva, ma venne aggiunto in seguito appositamente per Bud Spencer.

    ...recensione...



    Trinità (Terence Hill) un vagabondo pigro, sornione e a prima vista totalmente innocuo, in realtà è un abilissimo pistolero che non fa che scontrarsi con tutti gli attaccabrighe che incontra, la sua fama nel tempo lo ha fatto soprannominare la mano destra del Diavolo. Trinità è in cerca di suo fratello Bambino (Bud Spencer), soprannominato la mano sinistra del Diavolo, che occupa abusivamente il posto dello sceriffo di una piccola cittadina in attesa dell’arrivo dei suoi due complici, Faina e Timido, con cui ha intenzione di trafugare una mandria di cavalli non ancora marchiati.
    L’arrivo nella cittadina di Trinità creerà non pochi guai a Bambino che non solo vedrà saltare il suo piano, ma lo vedrà, spinto dal fratello, schierarsi con una pacifica comunità di Mormoni minacciata dal losco Maggiore (Farley Granger) che vuole la vallata occupata dalla comunità, per farne zona di pascolo per le sue mandrie. L’intervento di Trinità e Bambino costringerà il Maggiore ad allearsi con il suo rivale Mezcal (Roberto Capitani), capo di una banda di tagliagole che terrorizza la vallata.
    Un vero cult del regista Enzo Barboni, che lavorerà in seguito molto spesso con la coppia, utilizzando l’alias E.B. Clucher, riesce a dosare lo spaghetti-western, vero e proprio genere dall’impronta tutta italiana, con la commedia, sfornando un divertente fumetto che miscela le location, ed i cliché tipici del genere western alle gag tipiche della commedia all’italiana che in questo caso assume un inaspettato e sorprendente respiro internazionale.
    In assoluto la migliore prova del duo, arrivato dopo La collina degli stivali questo è il film che pone le basi per una lunga e fruttuosa collaborazione tra i due attori che ci regaleranno nel corso degli anni tante divertenti pellicole leggere, spassose e adatte a tutta la famiglia. Rivederlo non deluderà, nonostante il film sia del 1970 funziona a prescindere, rivelandosi per l’ennesima volta un evergreen del cinema italiano.
    (Pietro Ferraro, 9 aprile 2009, www.ilcinemaniaco.com/)


    Il tema del pistolero più veloce del west è trito e ritrito nella storia dei film western. Utilizzarlo per creare una sorta di parodia del genere, espandendo ulteriormente la capacitá innovativa dello spaghetti western, è assoluta genialitá.
    Ma spesso non basta l’idea di fondo per garantire un successo immortale a un lungometraggio, per quanto innovativa possa essere. Serve di più. Quel di più ce lo mette la coppia Bud Spencer – Terence Hill, che in questo film raggiunge una delle vette interpretative della carriera. La coppia Bud – Terence è un autentico miracolo della storia del cinema. Il loro incontro, capace di generare quella distonica sintonia, più unica che rara, che ormai chiunque conosce, è uno di quegli avvenimenti che capitano una volta ogni secolo. Di Bud e Terence ne nascono uno ogni secolo, come Messi, Cassius Clay o Picasso. Basta che Bud sbuffi facendo vibrare i labbroni, seccato dal fatto di doversi cimentare nell’ennesima sparatoria.
    Basta che Terence sorrida, marpione, con la sua unica faccia da schiaffi o che si pavoneggi davanti alle due bionde di turno con una teatrale salita a cavallo. Basta così poco per rendere una scena irresistibilmente comica.. più che con una fitta pagina scritta dal più umoristico degli sceneggiatori.
    Lo chiamavano Trinità… é un film insuperabile: lo guardi per la trentesima volta, e sei ancora lì con il volto disteso in un genuino sorriso fanciullesco, quello che avevi la prima volta che lo hai visto, da bambino. E quello che avrai la prossima volta che lo riguarderai..
    (hartman, www.nientepopcorn.it/)

    (Gabry)





    domina-musica


    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


    summermusic0708_header


    La musica del cuore


    village+people+Y+M+C+A+13
    foto:shattalyrics.blogspot.com


    Village People - YMCA


    YMCA è una canzone del gruppo musicale Village People, pubblicata nel 1978.

    Il titolo della canzone fa riferimento all'associazione giovanile cristiana statunitense Young Men's Christian Association. Il testo allude all'abitudine degli uomini omosessuali nell'epoca pre-Stonewall di frequentare le palestre annesse agli ostelli della YMCA, frequentatissime dai giovani proletari, come luoghi di approccio e incontro a scopo sessuale. La canzone si rivolge infatti a un giovane uomo che viene invitato alla YMCA per scoprirne le gioie.

    Come in tutte le canzoni dei Village People, che pur essendo nati all'interno della cultura gay evitavano di trattare esplicitamente il tema dell'omosessualità, anche in questo caso il tema è affrontato per mezzo di doppi sensi e allusioni maliziose, tali da suonare innocenti per coloro che non fossero a conoscenza della valenza omosessuale che aveva la frequentazione di quelle palestre. Il doppio senso è particolarmente evidente nei versi You can do... whatever you feel! (puoi fare tutto quello che vuoi), You can hang on with all the boys (puoi andare in giro con tutti i ragazzi), No man does it all by himself (nessun uomo fa tutto da solo).

    Al di là del suo significato, la canzone è stata un grande successo, probabilmente il maggiore fra i brani della discomusic, e ancora oggi è diffusissima, immancabile in feste, spettacoli musicali e manifestazioni sportive di tutto il mondo. Esiste un vero e proprio ballo su questa canzone, inserita spesso negli spettacoli di vario genere insieme ai noti balli di gruppo latino-americani.



    fonte: wikipedia.org



    Ymca

    Young man, there's no need to feel down.
    I said, young man, pick yourself off the ground.
    I said, young man, 'cause you're in a new town
    There's no need to be unhappy.
    Young man, there's a place you can go.
    I said, young man, when you're short on your dough.
    You can stay there, and I'm sure you will find
    Many ways to have a good time.
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    They have everything for you men to enjoy,
    You can hang out with all the boys...
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    You can get yourself clean, you can have a good meal,
    You can do whatever you feel...
    Young man, are you listening to me?
    I said, young man, what do you want to be?
    I said, young man, you can make real your dreams.
    But you got to know this one thing!
    No man does it all by himself.
    I said, young man, put your pride on the shelf,
    And just go there, to the Y.M.C.A.
    I'm sure they can help you today.
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    They have everything for you men to enjoy,
    You can hang out with all the boys...
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    You can get yourself clean, you can have a good meal,
    You can do whatever you feel...
    Young man, I was once in your shoes.
    I said, I was down and out with the blues.
    I felt no man cared if I were alive.
    I felt the whole world was so jive...
    That's when someone came up to me,
    And said, young man, take a walk up the street.
    There's a place there called the Y.M.C.A.
    They can start you back on your way.
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    It's fun to stay at the Y.M.C.A.
    They have everything for you men to enjoy,
    You can hang out with all the boys...
    Y.M.C.A...you'll find it at the Y.M.C.A.
    Young man, young man, there's no need to feel down.
    Young man, young man, get yourself off the ground.
    Y.M.C.A...you'll find it at the Y.M.C.A.
    Young man, young man, there's no need to feel down.
    Young man, young man, get yourself off the ground.
    Y.M.C.A...just go to the Y.M.C.A.
    Young man, young man, are you listening to me?
    Young man, young man, what do you wanna be?


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    F1: Mercedes avvisa Hamilton e Rosberg.

    Per ora niente ordini di scuderia ma basta contatti. Lewis Hamilton e Nico Rosberg restano liberi di lottare per il titolo, ma da qui in avanti sono vietati i contatti che costano punti e alimentano attriti nel team. E' il messaggio che la Mercedes ha mandato ai suoi piloti, in avvicinamento al Gp di domenica a Silverstone, al termine della riunione che li ha messi di fronte al team principal Toto Wolff ed al dt Paddy Lowe. "I nostri piloti sono stati informati che restano liberi di contendersi il Mondiale - si legge in una nota del team - tuttavia questa libertà deve essere accompagnata dal dovere di rispettare i valori di squadra. Nelle ultime 5 gare ci sono stati 3 incidenti che ci sono costati più di 50 punti nel campionato costruttori. Per questo motivo abbiamo reso più rigide le regole d'ingaggio includendo maggiori deterrenti al contatto tra le nostre auto". Con queste regole "i nostri piloti potranno regolare la loro situazione in pista. Poi il destino è nelle loro mani". Se questo non dovesse bastare, "potremmo decidere di imporre ordini di scuderia".
    (Ansa)




    Wimbledon: Serena Williams in finale con la Kerber, salta il derby con la sorella Venus.
    Salta la sfida in famiglia. A caccia di rivincite, all'inseguimento del record di Slam di Steffie Graf, Serena Williams ritrova nella finale dei Championships la tedesca Angelique Kerber, sua avversaria già a Melbourne. Non sarà dunque una finale in casa Williams l'edizione 2016 di Wimbledon: in un'ora e 11' Venus si è dovuta arrendere alla Kerber, che con un doppio 6-4 raggiunge la sua prima finale sui nobili prati londinesi. Il primo set è condizionato dai break, addirittura 9 in dieci game, e se lo aggiudica la 28enne di Brema che strappa il servizio a Venere anche nel terzo game del secondo set.

    Un vantaggio minimo ma prezioso che Angelique riesce a difendere fino alla fine. "E' una sensazione fantastica - le parole della tedesca -. Battere Venus in semifinale qui a Wimbledon è durissima perché lei è una campionessa che ha vinto tantissimo. Sono molto contenta del mio tennis, il migliore della mia carriera. Ho fatto tesoro di quanto imparato nelle ultime stagioni". Sabato, dall'altra parte della rete del Centre Court, la attende la più giovane Williams, Serena. Se la 34/enne americana conduce nei precedenti 5-2, la tedesca si è aggiudicata il primo Slam di stagione, gli Australian Open, proprio in finale contro Serena. Che quattro mesi più tardi avrebbe perso un'altra finale Slam, al Roland Garros contro la spagnola Garbine Muguruza. Una sorta di incantesimo nefasto iniziato con la sconfitta in semifinale lo scorso anno a New York contro Simona Vinci. Da allora la n.1 al mondo ha vinto un solo torneo (Roma), ma oggi ritrova l'atto finale all'All England Club per la nona volta in carriera.

    Due sconfitte (2004 Maria Sharapova, 2008 contro Venus), sei vittorie (2002, 2003, 2009, 2010, 2012 e 2015): la settima le consentirebbe di eguagliare il record di Slam detenuto dalla Graf (22). Un traguardo al quale Serena si è avvicinata con l'impazienza della predatrice, liquidando in 48' minuti la malcapitata Elena Vesnina (62 60). Più che un match, un ininterrotto monologo, comandato dagli 11 ace dell'americana che ha smarrito solo tre punti nei suoi turni al servizio. La più rapida semifinale da quella del 1999, quando Lindsay Davenport aveva strapazzato Alexandra Stevenson 62 60. "Sono molto contenta e molto concentrata perché so che mi attende una finale molto difficile - le parole di Serena -. Speravo in un'altra finale contro Venus (sarebbe stata la quinta a Wimbledon, ndr). Contro Angelique non cerco vendette, voglio batterla per conquistare uno Slam. Quasi non posso crederci di aver raggiunto un'altra finale Slam. Ma quest'anno non ne ho ancora vinta una, sarà un match molto difficile".
    (Ansa)




    Tour: a Cavendish la 6/a tappa, Van Avermaert resta in giallo.
    Ora il britannico è secondo, dietro Merckx per vittorie di tappa. Il britannico Mark Cavendish ha vinto allo sprint la sesta tappa del Tour de France, Arpajoon sur Cere-Montauban di 190,5 km, precedendo il tedesco Marcel Kittel. Il belga Greg Van Avermaet ha conservato la maglia gialla di leader della classifica generale. Per Cavendish è il terzo successo in questo Tour, e il 29/o in assoluto, quota che lo pone al secondo posto in questa particolare graduatoria dietro al 'Cannibale' Eddy Merckx (34).
    (Ansa)

    (Gina)





    GOSSIPPANDO!!!




    Flavia Pennetta e Fabio Fognini sposi




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    Il giorno del matrimonio è arrivato: i campioni del tennis vanno all'altare nella cattedrale di Ostuni. A battere le mani, 250 ospiti (da Nadal a Valentino Rossi). Dopo la cerimonia, i balli e i brindisi saranno in una masseria vicino Fasano


    Ci siamo, il giorno del «sì» è arrivato. Tutto è pronto per il matrimonio più atteso del mondo del tennis (e non solo): Flavia Pennetta, 34 anni, e Fabio Fognini, 6 in meno, vanno all'altare. A far da cornice, l'amata Puglia.

    Il matrimonio, infatti, è a Ostuni, nella cattedrale del paese. Nel primo pomeriggio la sposa, campionessa degli Us Open 2015, arriverà in chiesa, sotto braccio al padre come da tradizione. Ad aspettarla, circa 250 ospiti.

    Sono attesi tanti campioni del tennis: Djokovic, e lo spagnolo Rafa Nadal, ma anche le ormai ex colleghe di lei, Martina Hingis e Gisela Dulko. E poi, Francesco Totti e Valentino Rossi.


    www.vanityfair.it/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …




    Capolavori della scultura Buddhista giapponese


    dal 29 luglio al 4 settembre 2016



    Ventuno opere summe (per un totale di 35 pezzi), che spaziano dal periodo Asuka (VII-VIII secolo) al periodo Kamakura (1185-1333), saranno esposte per la prima volta in Italia; tradizionalmente considerate come immagini di culto, molte di queste opere sono difficilmente trasportabili e, anche in Giappone, non sono facilmente accessibili, perché esposte nella semioscurità di templi e santuari o protette in collezioni di grandi musei nazionali

    La scultura lignea, fiorente anche nella tradizione occidentale, è tecnica suprema nella tradizione buddhista consentendo agli scultori una espressività senza confronto con qualunque altra stagione dell’arte universale. Sono opere che ci parlano di una cultura solidissima nelle sue affermazioni e di una potenza creativa formidabile, che assumono per il visitatore italiano il significato di un incontro e di un dialogo serrato e diretto: ogni opera richiama stati di consapevolezza e sentimenti diversi, come la meditazione e l’azione, la quiete o l’ira, la comprensione o la paura.
    La scultura buddhista, insieme alla scrittura e agli insegnamenti buddhisti, fu introdotta in Giappone dalla Cina, attraverso la penisola coreana, tra il VI e il VII secolo; a partire dal X secolo conobbe uno sviluppo sempre più originale rispetto ai modelli continentali, sia nei temi che nelle forme, trovando il suo culmine nell’arte del tardo periodo Heian (794-1185), l’epoca della corte imperiale di Kyoto, che esaltò la grazia come supremo valore espressivo utilizzando il legno come materia prima; in seguito, con la vittoria del potere militare sulla corte, a partire dall’epoca Kamakura (1185-1333), si affermò una scultura realistica e vigorosa, essenziale nelle forme, che ben rispondeva agli ideali samuraici e alla filosofia legata al buddhismo zen che si stava allora diffondendo: una ricchezza che rende la scultura di quest’epoca la summa di tutta la scultura giapponese.

    La ricerca spirituale è una delle caratteristiche fondamentali dell’estetica giapponese e, nel caso della scultura, il risultato è particolarmente evidente. Le opere scultoree presenti in mostra esprimono scuole di buddhismo e insegnamenti differenti, sono legate alla funzione rituale e allo stile del tempio che le ospita, richiamando caratteristiche ed emozioni diverse a seconda della figura rappresentata: la calma e semplicità estreme, il sorriso che affiora sul volto enigmatico del Buddha assiso in meditazione; la ricchezza di vesti, acconciature, gioielli e l’eleganza - ancora legata alla moda di principi indiani - dei bodhisattava che lo assistono, il realismo e la vividezza espressiva di figure di maestri e patriarchi.
    (www.scuderiequirinale.it/)

    (Gabry)





    SUMMER
    foto:quotesideas.com


    MARE MARE MARE!!!





    Le più belle località balneari italiane... e non solo...



    spiaggia
    foto:lucianabartolini.net


    lignano-sabbiadoro-friuli-b
    foto:giornalettismo.com


    Lignano Sabbiadoro


    Lignano Sabbiadoro è la splendida località balneare del nord Adriatico famosa per la sua spiaggia dorata da cui appunto il nome sabbiadoro. Adagiata su una penisola è suddivisa in tre rinomate località: Lignano Sabbiadoro, Lignano Pineta, Lignano Riviera costituisce la migliore offerta turistica per una fantastica vacanza al mare.


    foto:homeaway.it

    Lambita a sud dal mare Adriatico sul quale si estende per 8 km. una spiaggia attrezzata con oltre 40 uffici spiaggia intervallati da tratti di spiaggia libera, il cui arenile raggiunge anche 350 metri ampiezza della spiaggia per arrivare alla battigia dove un fantastico mare, insignito della bandiera blu (riconoscimento europeo di acque pulite natura incontaminata e servizi di primo livello), degrada dolcemente in acque non profonde ideale per i bambini.
    I bagni spiaggia, tra cui uno dedicato ai nostri piccoli amici animali “Doggy Beach”, sono attrezzati con punti di ristoro, sala primo soccorso, servizi igienici anche per disabili per i quali sono messe a disposizione particolari strutture anche per l’accesso ed il soggiorno in spiaggia.
    Tutti dispongono di area babysitting, aree animazione, materiale da spiaggia, ombrelloni da sole, lettini prendisole, sedie a sdraio, seggioloni; alcuni dispongono di ampi gazebo per gruppi numerosi e di vasche idromassaggio per un completo relax in riva al mare.

    Le tre località offrono la possibilità di vivere la vacanza soddisfacendo le preferenze di ciascun turista, il centro storico Lignano Sabbiadoro ricco di negozi per lo shopping e l’allegria delle sue vie e piazze, Lignano Pineta piccolo centro raccolto con le sue lussuose boutique lungo la passeggiata centrale, Lignano Riviera immerso nel verde per chi ama la tranquillità.
    In tutta Lignano il turista trova strutture dedicate, agenzie turistiche e immobiliari, hotel da 2 a 5 stelle, appartamenti e ville in affitto, villaggi turistici attrezzati e campeggi in grado di rispondere con professionalità esaurientemente alle sue richieste.
    Ristoranti, pizzerie, snack-bar, gelaterie, paninoteche, bar, locali notturni, discoteche, concerti sulla spiaggia, sfilate di moda e tutta una serie di spettacoli mostre ed eventi di vario genere, garantiscono a tutti di passare una piacevole serata o una splendida nottata. Questo e molto altro consentono a Lignano di essere conosciuta come “La Perla del mare Adriatico” dove trascorrere una meravigliosa indimenticabile vacanza.

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    foto:hotel-bellevue.com

    8 km di spiaggia finissima e dorata mare pulito e puro tanto da meritare la Bandiera blu d'Europa, a Lignano Sabbiadoro, simbolo internazionale per le migliori località balneari.
    5 parchi di divertimento fra cui l'Aquasplash il primo parco giochi acquatico d'Italia.
    Più di 5000 posti barca con le marine di Lignano: Marina punta faro, Terramare, Darsena vecchia , Marina Uno, Marina Punta Verde, Capo Nord, Punta Gabbiani.
    Più di 200 Hotel da 1 2 3 4 e 5 stelle per ogni esigenza.
    Più di 120 fra agenzie turistiche e immobiliari.
    Più di 3600 fra appartamenti ville villaggi e camping.
    5 Km di Centro pedonale per amanti dello shopping.
    Posizionata a circa 90 Km da Venezia e Trieste.
    Circa 10 ettari di verde fra parchi e pinete.
    Numerosi locali per gustare il pesce e piatti tipici.



    Lignano Sabbiadoro (Lignan in friulano) è un comune italiano di 6 883 abitanti della provincia di Udine in Friuli-Venezia Giulia.

    Frazione di Latisana sino al 1959, rappresenta una delle più note e frequentate località balneari dell'Adriatico, insignita della bandiera blu.

    La Terrazza a Mare

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    foto:allabotte.it

    La Terrazza a Mare di Lignano è stata progettata dall'architetto Aldo Bernardis nel 1969. Inaugurata nel 1972, sostituì quella ideata dall'architetto Valle, già in essere. La struttura, oltre a caratterizzare il panorama della zona centrale del paese, comprende servizi solarium, bar e svariati negozi. Inoltre se ci si trova sulla Terrazza a Mare quando inizia a fare sera si può godere di un bellissimo tramonto.

    Lungolaguna Trento

    Costeggia la laguna di Marano per tutto il tratto di Sabbiadoro, sotto forma di pista ciclabile e pedonale, offrendo qualche rientro nelle laguna dove si può sostare e godere il paesaggio.

    Arena Alpe Adria

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    foto:musicclub.eu

    L'Arena Alpe Adria è una struttura moderna affiancata al municipio destinata a concerti, sede in passato anche di molte tappe del Festivalbar.

    Parco Zoo Punta Verde


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    foto:parcozoopuntaverde.it

    Zoo e parco di biodiversità con molte specie animali e vegetali differenti.
    fonte: .lignanosabbiadoro.com
    - wikipedia.org


    (Ivana)





    BALLERINI/E HIP HOP!!!




    Kris


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    Biografia:
    Romagnolo, classe '68, muove i primi passi come ballerino nel 1983 sotto l'influenza mediatica di quegli anni (in particolare lo colpiscono film come "Flash Dance", "Beat Street", "Break Dance"). Frequenta le Jam e gli eventi di quegli anni.


    Studia la scuola Progetto Danza con il Maestro Massimo Leanti. Perfeziona la sua formazione nella disciplina Hip Hop a Los Angeles e a Parigi. È a Parigi che incontra Junior Almeida ed alcuni dei membri dei gruppi The Lockers ed Electric Boogaloos. Queste frequentazioni lo convincono a specializzarsi nelle discipline del Funky Poppin, Boogaloo, Lockin.

    In seguito entra a far parte come coreografo e ballerino in una delle più importanti "crew" italiane, i Break the funk.

    È con questo gruppo che vince, nel 2004, il riconoscimento più importante al mondo, il Best Show al "Battle of year International".

    Nel 2006 fonda il gruppo "Gangsta Boogaloo's", che ottiene da subito eccellenti risultati ed è conosciuto ed apprezzato dai "puristi" del settore e nel 2007 riceve il premio più ambito: l'High Achievement Lockin'Award, per aver contribuito alla diffusione dello stile di danza "Locking".



    (Lussy)





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    foto:vitaesalute.org



    Salute e Benessere



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    foto:cittadiluce.net


    Malva



    La malva (Malva sylvestris) appartiene alla famiglia delle Malvaceae ed è originaria dell’Africa del Nord. È una pianta officinale che ha molteplici proprietà benefiche per la nostra salute. Tra le tante proprietà, ad esempio, è molto utile per combattere la tosse ma serve anche a regolarizzare le normali funzioni dell’intestino.
    La pianta della malva si presenta come un ammasso cespuglioso, con un fusto di 60-80 cm, legnoso alla base. Ha foglie picciolate con un margine dentato. La pianta genera anche dei bei fiori, di colore rosa-violaceo con striature più scure. È facile notarla nei prati, negli orti o comunque nei luoghi incolti di pianura e collina, dove cresce in modo spontaneo. Già in passato erano conosciute le virtù emollienti della malva e questa pianta veniva apprezzata e molto usata proprio per le sue capacità ammorbidenti. A tal proposito, gli studiosi fanno derivare il suo nome proprio da questa sua facoltà: “malva” deriva infatti dal termine latino “mollire” cioè “capace di ammorbidire”. Anche i Greci usufruivano di questa straordinaria pianta che conoscevano con il nome di “malachè”, ovvero in grado di “rendere morbido”. Non solo proprietà officinali e mediche, la malva era anche cibo per i più poveri che la mangiavano cruda o lessata con sale ed olio, oppure utilizzata per insaporire le minestre.

    Malva: le proprietà ed i benefici per la salute
    La malva è ben conosciuta e molto usata per le sue proprietà curative e benefiche. In particolare, le foglie e i fiori contengono mucillagini che conferiscono alla pianta virtù emollienti ed antinfiammatorie, ideali per il benessere di tutto il corpo. La malva è anche molto ricca di diversi principi attivi come flavonoidi, amminoacidi, carotenoidi, tannini, malvina, glucosio, pectina, di vitamine e sali minerali come ossalato di calcio e potassio. Consigliata per chi soffre di dolori osteoarticolari e per curare le infiammazioni urinarie e respiratorie, la malva è anche indicata per alleviare i problemi di gastrite e i fastidiosi bruciori di stomaco.
    Spiccano, tra le altre, la funzione cicatrizzante della malva, che riesce a velocizzare il naturale processo di guarigione delle ferite. Questa pianta è anche un ottimo lenitivo, utile per eliminare tutti gli arrossamenti della pelle, punture d’insetto e le varie irritazioni. La malva ha anche capacità idratanti per rendere la cute più fresca e morbida ma è anche un efficace sedativo che può essere utilizzato per contrastare il raffreddore, la tosse (soprattutto quella grassa), la gola irritata e le infiammazioni del cavo orale. La malva è anche utilizzata per calmare ansia ed agitazione, per disinfettare e pulire le mucose e le vaginiti.
    Questa straordinaria pianta riesce a sfiammare il colon e a depurare l’intestino: grazie alle sue proprietà lassative riesce a lenire i problemi di stitichezza e colite. La malva ci aiuta a liberare l’intestino in maniera naturale, senza irritarlo: per questo motivo l’uso della pianta è indicato anche in gravidanza e nei bambini e negli anziani. Infine, la malva può essere impiegata anche per curare le congiuntiviti e l’orzaiolo, per combattere il sanguinamento delle gengive ed in caso di necessità, anche di afte. E’ molto utile anche per combattere la fastidiosa cistite, il reflusso gastrico, per prevenire il derma dalla comparsa di brufoli, scottature e rughe.

    Gli usi della malva
    Con la pianta della malva possono essere preparati degli ottimi rimedi naturali molto efficaci, utilizzando le foglie, i fiori e anche le radici della pianta. Le foglie, ad esempio, devono essere raccolte durante l’estate da giugno a settembre, senza picciolo, e devono essere ben lavate ed asciugare. Dopo averle fatte essiccare, si conservano in contenitori di vetro riposti in un luogo asciutto e poco luminoso. Se invece le foglie sono fresche, esse si possono conservare frigo fino ad un massimo di tre giorni.
    I fiori, invece, devono essere raccolti in ottobre, meglio se sbocciati da poco ed anche in questo caso è necessario farli essiccare in un luogo all’ombra, per poi trasferirli sotto vetro, protetti dai raggi del sole.
    Tra le ricette con la malva da consigliare, proponiamo una semplice tisana: facciamo bollire per una decina di minuti 5 grammi di foglie in un contenitore con dell’acqua: successivamente filtriamo e beviamo la tisana. La tisana alla malva è ottima anche per effettuare abluzioni e gargarismi o, ancora, usata come shampoo per combattere secchezza ed opacità del cuoio capelluto.
    È possibile preparare anche una gustosissima e rilassante tisana con i fiori di malva: facciamo bollire l’acqua in un pentolino e, dopo aver spento il fuoco, versiamo 2 grammi di fiori nell’acqua. Lasciamo in infusione per 10 minuti, filtriamo e sorseggiamo.
    Altra bevanda salutare è quella preparata miscelando fiori e foglie di malva: facciamo bollire 5 grammi di fiori e foglie essiccate in acqua calda, togliamo dal fuoco e lasciamo il tutto in infusione per almeno un quarto d’ora. Dopo averlo filtrato, potremo berlo. Toccasana per la cistite, invece, è la tisana a base di salvia, malva ed uva ursina: le foglie delle piante appena citate devono essere lasciare in infusione in acqua bollente per circa 10 minuti trascorsi i quali la bevanda andrà filtrata e gustata.
    È buona abitudine, inoltre, assumere la tisana di primo mattino, per le sue virtù sgonfianti e per regolare l’attività intestinale. In alcune tradizioni gastronomiche, la malva è anche impiegata per la preparazione di piatti tipici come risotti, minestre, polpette, ravioli, frittate e per arricchire le insalate. La malva può anche essere utilizzata per preparare una eccellente pomata per combattere le dermatiti, la pelle secca e le rughe: prendiamo 30 gr di foglie e fiori di malva, li tritiamo insieme e poi aggiungiamo 40 gr di burro precedentemente ammorbidito, mescoliamo e setacciamo per bene. Una volta pronta, la pomata va messa in frigo per essere conservata.
    Ancora, le foglie crude della pianta di malva possono anche essere masticate per guarire il mal di denti, le afte, il sanguinamento e la gengivale. Infine, la malva è un ottimo rimedio naturale da applicare anche sulle punture degli insetti.

    Malva: controindicazioni ed effetti collaterali

    La malva è un rimedio naturale molto usato anche perché non presenta nessuna controindicazione particolare ovviamente se assunta nelle dosi consigliate. Molto indicata per le donne incinte, la malva deve però essere evitata in presenza di particolari intolleranze ad alcuni principi attivi della pianta come la malvina e la malvidina.

    fonte: salutebenessere.tv

    (Ivana)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...

    <i>"È, quello giapponese della scultura lignea buddhista, un vertice assoluto dell’ arte e questo punto è determinante per cercare una piena comprensione di questa stagione lunga e gloriosa di cui ancora molto resta a documentare una storia che ha ancora molto da insegnarci."
    (Claudio Strinati)



    IL FAGIOLO DI GOA


    Il pisello asparago, o fagiolo di Goa, è un legume, la cui origine non è stata ancora definita, si ritiene che provenga dalle Mauritius e che successivamente si sia diffuso in Nuova Guinea e in Indonesia. La pianta cresce molto rapidamente ed è un rampicante che può raggiungere i 4 metri di altezza e tutte le parti che la compongono hanno un elevato valore proteico e ricco di vitamina A, C, calcio e ferro. Il fagiolo ha baccelli dalla forma particolare, con sezione a stella a quattro punte, che lo hanno reso noto anche come "fagiolo alato". Il suo nome scientifico è psophocarpus tetragonolobus.
    Il fagiolo di Goa è una pianta perenne in clima equatoriale, ma viene coltivato come annuale alle temperature miti. Soffre molto il gelo e il mese più adatto per la semina è maggio. In estate inoltrata la pianta inizierà a produrre i fiori, che la rendono anche adatta alla coltivazione a scopo ornamentale. Se le temperature sono favorevoli, fiori matureranno presto in baccelli, i quali verranno raccolti in modo scalare per favorirne la produzione di nuovi. Sarà solo fiore quando la lunghezza del giorno è più breve di 12 ore. Le foglie variano colore e appaiono con diverse tonalità di verde. Quando la capsula è completamente matura, diventa di un colore cenere-bruno e si spacca per liberare i semi.

    I baccelli possono raggiungere anche i 15 cm di lunghezza, ma per il consumo è bene raccoglierli non maturi, dai 3 ai 5 cm. Ogni parte della pianta è commestibile: con i semi si ricava un olio simile a quello della soia; con la granella secca si prepara un alimento fermentato detto tempeh; le foglie e le radici possono essere cucinate in vario modo, lesse o saltate; i baccelli giovani si possono consumare anche crudi; i fiori blu pallido vengono utilizzati come colorante o per insaporire le zuppe e i piatti con i funghi.
    In Indonesia è una pianta preziosissima: oltre che nella cucina tradizionale, infatti, il latte di questo legume unito alla farina è utilizzato per nutrire i bambini che hanno carenze di proteine. Tra gli altri vantaggi: è ottima per il foraggio; l’olio di scarto dei suoi semi è sia usato come combustibile sia come ingrediente per il sapone. Oltre che gustoso da portare in tavola, il fagiolo alato è perfetto per essere usato come concime biologico; molti studi hanno dimostrato che le radici della pianta rilasciano grosse quantità di azoto nel terreno e ingenti sostanze nutritive che rendono più fertile la terra e alimentano anche le colture vicine.
    Secondo gli esperti costituirebbe l’elemento base dell’alimentazione del futuro. Le proprietà nutrienti sarebbero sbalorditive, sia se il fagiolo viene cotto che se servito crudo. Si parla di 35% di proteine e 18% di grassi a porzione.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    LUGLIO

    I mesi dell'estate
    .... Giugno , Luglio, Agosto.
    Sono nudi come l'aria
    ma ciascuno porta un suo fregio,
    l'uno un ramo di ciliegio
    che di frutti ondeggia e svaria;
    il secondo ghirlandette
    di papaveri fiammanti,
    spighe il terzo barbaglianti,
    in manipolo costrette.
    Bravi e validi figlioli,
    rosolati al solleone;
    saltan come in un trescone
    di gagliardi campagnoli.


    (Diego Valeri)






    Edited by gheagabry - 12/7/2016, 22:01
  5. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 026 (27 Giugno – 03 Luglio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 27 Giugno 2016
    S. CIRILLO D'ALESS.

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 26
    Giorni dall'inizio dell'anno: 179/187
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 04:38 e tramonta alle 19:49 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 04:36 e tramonta alle 20:16 (ora solare)
    Luna: 11.54 (tram.)
    Luna: ultimo quarto alle ore 19.21.
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    Chi non risica, non rosica.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo
    al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata.
    (S. Paolo)










    RIFLESSIONI



    ... CIAO BUD …
    ... Non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo.

    Ho bisogno di credere perché – nonostante il mio peso – mi sento piccolo di fronte a quello che c’è intorno a me. Se non credo sono fregato. A una conferenza ho detto: “Non esiste al mondo un uomo o una donna che non ha bisogno di credere in qualche cosa”. Un ragazzo si è alzato dicendo: “Io sono ateo!”. “Bene”, gli ho risposto, “lei allora crede che Dio non esiste, quindi crede in qualche cosa”.

    Non ho mai rincorso le donne degli altri perché non riesco a entrare negli armadi quando i mariti tornano all’improvviso.

    La mia regola di vita è “Futtetinne”.

    Nella vita non ho più ambizioni perché ho fatto davvero di tutto, tranne il ballerino classico e il fantino.

    Mia moglie Maria è un carro armato! Complementari e sempre affiatati, non abbiamo mai litigato in modo serio in vita nostra.
    In amore occorre essere sicuri dei propri sentimenti e mettere in conto che è impossibile sapere se l’altro ti ama davvero o meno.
    bud-spencer1Anche gli angeli mangiano fagioli…
    “Mangio, dunque sono”, perché non solo siamo quello che mangiamo, ma se non mangiamo non siamo e non pensiamo.

    Ho sempre rifiutato le offerte teatrali, perché ritengo che il vero attore sia quello di teatro, che apre il palcoscenico e, se sbaglia una sillaba, viene buttato fuori dal pubblico. Nel cinema, al quarantesimo ciak, anche una scimmia riesce a fare bene la scena.

    Io distinguo due tipi di successo: quello che ho avuto nello sport e quello nel cinema. Il primo è mio e non me lo leva nessuno. Il secondo è quello che il pubblico ha deciso di darmi e che mi ha permesso di fare 120 film.
    (Lina Tridenti).

    … Spesso l’aspetto fisico inganna; a volte dietro esili figure si nascondono persone e personalità complesse, spigolose e forti; altre dietro fisiscità imponenti ed importanti cuori gentili, mani sempre spalancate per abbracci e per sostenere quando sei in difficoltà. Il cuore non è proporzionale alle dimensioni del fisico, la profondità dell’anima è totalmente svincolata da esse. Passavo le mie ore al cinema, poi in tv, a guardare quelle spalle enormi, quei movimenti a volte goffe di un uomo gigantesco nelle movenze e negli slanci di cuore. Pugni, erano quelli che lo resero famoso; ma la sua bellezza di animo e gentilezza faceva si che chi vedeva quei pugni roteare e stendere i nemici sul set del film non pensava alla violenza, ma ad una divetita e divertente voglia di far sorridere. Bud Spencer era l’amico buono di tutti, era il gigante che tutti avrebbero voluto avere al proprio fianco. Senza il pericolo di essere retorico, dico che “ci mancherai”; ogni volta che vedo in questi giorni in tv un suo film provo un magone ed un nodo alla gola. “Si può essere leggeri anche se si ha un fisico così imponente; si può essere delicati anche se si usano pugni. Un uomo che riesce a trasmettere pensieri positivi in tutti nessuno escluso, non può non essere ricordato in eterno. Ciao Bud … gigante buono sei andato via un attimo fa e già sembra una vita! … Buon Giugno amici miei …
    (Claudio)






    Bud Spencer, un'onda di commozione popolare per il gigante buono

    Tanti ricordi d'infanzia sui social, domani a Roma i funerali. In tanti scrivono dalla Germania, dagli Stati Uniti, dalla Slovacchia, dalla Spagna, mio eroe, mia adolescenza, grazie. La scomparsa di Carlo Pedersoli, Bud Spencer, a 86 anni, sembra riportare indietro nel tempo tutti. La sua popolarità è stata enorme, la morte la riaccende in un impeto di commozione popolare e nostalgia che davvero colpisce. Un abbraccio a quel gigante buono e gentile che ha fatto sorridere, riempito i cinema e sbancato gli ascolti tv nella coppia con Terence Hill. ''Ho perso il mio amico più caro, sono sconvolto" ha detto lunedì sera Terence che per venti anni si era dato botte, finte, con Bud senza mai litigare davvero, formando uno di quei duo artistici immortali, i nostri Stanlio e Ollio.
    Su Facebook e Twitter è un continuo affiorare di ricordi, immagini, battute, foto. La famiglia Pedersoli, ringrazia di tanta attenzione, forse persino più di quella che potevano immaginare. Ecco così oltre la camera ardente di oggi al Campidoglio, dalle 10 alle 19, anche i funerali giovedì alle 12 saranno nel luogo dell'affetto popolare, la Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo. Il lutto arriva a riguardare un'intera cittadina, Schwaebisch Gmund, del Baden Wuerttemberg che aveva intitolato all'attore italiano la piscina comunale che lo stesso Carlo Pedersoli, ex campione di nuoto, aveva inaugurato. I giornali stranieri lo ricordano con affetto e anche l'Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, pubblica un articolo su Spencer e il suo 'pugno di risate'.
    Persone ricordano di aver visto per 10 giorni di fila al cinema un loro film, altri associano Bud Spencer direttamente ai giorni felici dell'adolescenza quando si rideva spensierati, altri rammaricano un pezzo d'infanzia che se ne va. ''Ricordo i tuoi film che vedevo con il mio nonno..e come Rideva.!! Hai reso la mia infanzia più felice e ti ricorderò per sempre grande Bud!!..ti voglio bene!'' si legge tra le migliaia di messaggi postati sulla pagina Bud Spencer Official.
    Mentre l'America aveva Spiderman il nostro supereroe era Bud Spencer, per niente distante però ma quasi un amico di famiglia, certamente uno con cui passare pomeriggi interi di sane risate spensierate. Twitter si riempie di ricordi di personaggi noti, l'hashtag #ciaobud e #BudSpencer è più forte dell'Italia a Euro 2016 e anche il portierone della nazionale, Gigi Buffon twitta: ''Nei miei ricordi di bambino c'eri tu''. Dall'America Russell Crowe che proprio a Cannes per The Nice Guys lo aveva citato scrive 'my heart goes out to your family', e poi politici - da Renzi a Gasparri, al ministro tedesco degli esteri - sportivi - dalla Lazio di cui era tifoso a Filippo Magnini e tantissimi colleghi. Alessandro Gassmann scrive 'grazie per il divertimento che mi hai regalato da bambino', Lorenzo Jovanotti ricorda 'una vita a farci sentire bene', Gabriele Muccino ringrazia 'per l'infanzia solare nella quale ci hai accompagnati'. Ma è solo una parte dell'onda d'affetto per Bud il gigante.
    (Ansa)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    Afa

    Tintinnano le api nei campi fra il gran saraceno,
    fra i cetriuoli e le aiuole d'aneto.
    Languisce dall'afa il ponte di ferro,
    ne tralucono i perni arroventati.
    Non si alzano uccelli nel cielo,
    né nubi dalla fronte tondeggiante.
    Come una serpe striscia al fiume a dissetarsi
    il giallastro sentiero tutto macchie.
    Il caldo arrossa nei sentieri dell'estate
    solo una guancia alle rotonde mele.
    (V. Bokov)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Il fiore, l'albero e la luna

    C’era una volta un piccolo fiore nato sotto le fresche fronde di un ciliegio, che lo riparava dalla grandine e dalla pioggia. I due si volevano molto bene e passavano intere giornate a raccontarsi storie e a descrivere ciò che vedevano. Il ciliegio raccontava fantastiche storie di stelle cadenti che lasciavano una scia dorata nel cielo, di arcobaleni colorati che illuminavano l’orizzonte e della luna che, come una mamma affettuosa, contemplava dall’alto tutte le creature della terra; il fiore invece descriveva la stupenda vita del suolo, ricca d’incontri con animali interessanti, parlava del bruco che progettava di diventare farfalla, del grillo che rallegrava le giornate col suo canto. Sembrava andare tutto bene ma non molto tardi il piccolo fiore s’intristì, anche lui desiderava ammirare la luna, le stelle e l’arcobaleno dopo una giornata di pioggia.
    Un giorno una bimba che abitava lì vicino si andò a fermare proprio sotto l’albero di ciliegio e vide ai suoi piedi il bel fiorellino e le sembrò peccato che un cosi bel fiore dovesse rimanere nascosto dalla folta chioma dell’albero e decise di coglierlo e di portarlo a casa sua. Arrivati a casa, il fiore fu messo in un vaso e poggiato sul davanzale della finestra. All’inizio era impaurito ma, arrivata la sera, non poté credere ai suoi occhi: di fronte a lui la luna splendeva di una luce chiarissima e allegra che avvolgeva l’intero paesaggio.
    Passò la prima notte, la seconda, la terza e il fiore era felicissimo della sua nuova vita, poteva conoscere tutto quello che fino ad allora aveva solo potuto immaginare, fin quando scorse lontano il suo amico albero, dall’aria triste. La notte successiva il fiorellino chiese alla luna: "Oh luna, tu che sei così in alto e che osservi tutti, sai dirmi perché il mio amico albero è cosi triste?" e lei rispose: "Caro fiorellino, il tuo amico è cosi triste perché adesso si sente solo, non c’è nessuno che gli racconti la straordinaria vita del suolo che a lui piace tanto ma che purtroppo non potrà mai vedere". Il fiore si senti cosi male per il suo amico che la notte seguente chiese di nuovo aiuto alla luna: "Oh luna, tu che sei cosi buona, ti prego, aiuta il mio amico albero a non sentirsi più solo", così la luna diresse i suoi raggi ai piedi dell’albero e in un batter d’occhio spuntò dal terreno un piccolo fiore.
    Finalmente adesso anche il ciliegio è felice perché c’è di nuovo qualcuno che possa raccontargli e descrivergli ciò che lui non può vedere e ancora oggi il fiorellino, dall’alto del davanzale, parla con la luna che racconta fantastiche storie di pianeti e costellazioni lontane…

    (Marco Tarantino)



    ATTUALITA’


    Dalle api ai rospi, animali che profumano come cibi.

    Feromoni, tossine e ghiandole producono effetti 'a sorpresa'. Passeggiare nella natura e sentire profumo di popcorn o burro d'arachidi: non ci sono chioschi di fast food inaspettati, ma potrebbero semplicemente essere nei dintorni determinati animali. Sono tante le specie che "profumano" come cibi, dalle api ai rospi.

    Le formiche gialle - conosciute non a caso anche col nome di formiche citronella - non sono solo invadenti e indesiderate ospiti dei giardini di casa ma se uccise o attaccate emettono una sostanza che profuma di limone.

    Di agrume, di mandarino per la precisione, sa l'alca minore crestata, un uccello che vive sulle coste sul Pacifico di Russia, Giappone, Alaska, Nord America, Messico. Un odore talmente forte, emesso in particolare nella stagione degli amori, che è percepibile dagli umani anche a distanza.

    Non tutti sanno che le api rilasciano un feromone che sa di banana, ma se capitasse di sentirlo meglio correre ai ripari perché la sostanza serve da richiamo ad altre api in situazioni di pericolo.

    Una particolare specie di rospo americano emette invece un odore che mai ci si aspetterebbe da un anfibio: se sotto stress produce una secrezione che profuma di burro d'arachidi. Ma l'effetto sull'uomo non è piacevole in quanto altamente irritante, soprattutto per gli occhi. A esalare odore di popcorn è l'urina di un particolare mammifero asiatico: il binturong (o gatto orsino), che vive in Cina, Indocina, Indonesia e Filippine.

    Gli insetti stecco nemmeno sono molto invitanti, ma ce n'è uno in particolare, di colore verde bluastro che vive in Australia, che quando è disturbato spruzza una sostanza lattiginosa dal forte odore di menta. Decisamente poco attraente anche il millepiedi a macchie gialle (popola le foreste della costa nordamericana sul Pacifico): la sua tossina (non pericolosa per l'uomo) ha l'odore dolciastro delle mandorle.

    Dolce, ma solo nel profumo, è anche l'estratto delle ghiandole anali di castoro: sa di vaniglia. Viene usato nelle preparazioni di profumi e sigarette, ma anche in cibi e bevande indicato come "aroma naturale".

    Il testa di rame, una specie di serpente velenosa che si trova in Nord America, se toccato (ma è meglio non provarci) emette un odore che sa di cetriolo.

    Lo stesso profumo ha un animale completamente diverso: è il raro pesciolino californiano "Delta smelt", la cui popolazione è stata fortemente decimata dalla siccità che sta colpendo lo Stato americano.

    Il kakapo, un pappagallo notturno neozelandese, incapace di volare, è facile da "seguire" (anche da parte dei predatori purtroppo) perché profuma di miele.

    Vera piaga per chi se le ritrova in casa, le cimici da letto producono un feromone che sa di coriandolo: chi sente questo odore in camera farebbe meglio a fare una disinfestazione.

    Di tutt'altro sa la farfalla ammiraglio: si nutre dei fiori di Gaultheria odorosa, pianta chiamata anche "Wintergreen", e per questo ne prende il caratteristico profumo.
    (Ansa)





    L'Italia in prima fila per realizzare uno spazioporto.

    Primo passo l'accordo fra Enac e Asi con agenzia aviazione Usa. L'Italia è in prima fila in Europa per 'aprire' ai voli del futuro, da quelli suborbitali capaci di collegare Roma e New York in un'ora fino al turismo spaziale. Ad aprire la via è il memorandum di cooperazione firmato oggi a Roma dal presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston, e dal vicedirettore generale dell'Ente Nazionale Aviazione Civile (Enac), Benedetto Marasà, con George Nield, direttore associato per il Trasporto spaziale commerciale dell'Agenzia federale degli Stati Uniti per l'Aviazione (Faa).

    L'incontro, al quale ha partecipato il responsabile per le attività spaziali del ministero degli Affari Esteri, Fabrizio Nicoletti, è stato organizzato da Roberto Vittori, astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), generale di brigata dell'Aeronautica Militare e addetto per le attività spaziali presso l'Ambasciata Italiana a Washington. "L'aerospazio è destinato a un'evoluzione analoga a quella del trasporto aereo", ha rilevato Vittori.
    "Impossibile prevedere i tempi per realizzare uno spazioporto in Italia, potrebbero essere necessari da 3 a 5 anni: tutto dipende dal sistema di reazioni a livello politico, tecnologico e dell'industria capaci di porre l'attenzione su questo tema", ha detto Battiston a margine dell'incontro.
    L'industria, dal canto suo è decisamente interessata: "abbiamo identificato due o tre possibili siti nelCentro e nel Sud Italia", ha detto a margine dell'incontro Vincenzo Giorgio, amministratore delegato della Altec, la società nata dalla collaborazione fra Thales Alenia Space (Thales-Leonardo Finmeccanica) e Asi.
    Si apre così anche per il nostro Paese la prospettiva di essere fra i protagonisti di un settore con un volume di affari per miliardi di dollari e che Nield ha definito "un'area quanto mai entusiasmante".

    Il primo passo è trovare un'intesa a livello di regolamenti: "Insieme alla Faa e all'Asi ci incontreremo per adeguare regole comuni", ha rilevato Marasà. E' il primo passo per collaborare con i privati attivi in questo campo molti dei quali hanno già contratti con la Nasa, come Virgin Galactic, Blue Origin, Bigalow, Space X, Orbital Atk. ‬
    (Ansa)





    Maturità: colloquio orale, quando sarà?

    Ecco come si organizza il calendario. Ormai gran parte dell’esame è stato svolto: manca ancora l’ultimo ostacolo, il più temuto: il colloquio orale. Ad aumentare l’ansia dei ragazzi contribuisce il fatto che, per il colloquio orale, non esiste una data di inizio uguale per tutte le scuole: a dare tutte le indicazioni, poco prima della data fatidica, è la commissione. E’ proprio questa infatti a stabilire, tramite sorteggio, il calendario degli esami orali. Tutte le indicazioni riportate da Skuola.net.

    L’INIZIO DEGLI ORALI – Le date dei colloqui sono solitamente decise dalla commissione d’esame in seduta plenaria, che avviene pochi giorni prima dell’inizio della maturità. In genere i colloqui iniziano una settimana dopo la fine degli scritti e ne viene data comunicazione tramite affissione nella bacheca della scuola.

    CHI SARÀ IL PRIMO? - Per quanto riguarda l’ordine dei candidati che dovranno presentarsi al colloquio, qualche giorno prima dell’inizio degli esami, la commissione estrae a sorteggio la lettera che corrisponde all’iniziale del cognome del candidato a cui toccherà l’amara sorte di dare il via ai colloqui. Da quella lettera si procede seguendo un ordine alfabetico. Secondo quanto indica il regolamento ministeriale delle prove dell'esame di Stato: "Durante la riunione plenaria o in una successiva, appositamente convocata, le commissioni definiscono la data di inizio dei colloqui per ciascuna classe/commissione e, in base a sorteggio, l'ordine di precedenza tra le due classi/commissioni e, all'interno di ciascuna di esse, quello di precedenza tra candidati esterni ed interni, nonché quello di convocazione dei candidati medesimi secondo la lettera alfabetica. È, altresì, determinata la data di pubblicazione dei risultati, che deve essere unica per le due classi/commissioni. AI fine di evitare sovrapposizioni e interferenze, i presidenti delle commissioni che abbiano in comune uno o più commissari interni concordano le date di inizio dei colloqui senza procedere a sorteggio della classe".

    COLLOQUI INTERROTTI - Come in ogni cosa, esistono dei casi particolari. Per esempio, può accadere che i colloqui vengano interrotti da prove suppletive degli scritti. In questo caso, i colloqui riprenderanno il giorno successivo la loro fine, anche se questo corrispondesse al sabato.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    La pazza gioia




    locandina


    Un film di Paolo Virzì. Con Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Tommaso Ragno, Bob Messini.


    Paolo Virzì fonde ironia, buonumore e dramma in un on the road movie che guarda al mondo femminile con una sensibilità non usuale.
    Giancarlo Zappoli


    Beatrice Morandini Valdirana ha tutti i tratti della mitomane dalla loquela inarrestabile. Donatella Morelli è una giovane madre tatuata e psicologicamente fragile a cui è stato tolto il figlio per darlo in adozione. Sono entrambe pazienti della Villa Biondi, un istituto terapeutico per donne che sono state oggetto di sentenza da parte di un tribunale e che debbono sottostare a una terapia di recupero. È qui che si incontrano e fanno amicizia nonostante l'estrema diversità die loro caratteri. Fino a quando un giorno, approfittando di una falla nell'organizzazione, decidono di prendersi una vacanza e di darsi alla pazza gioia.
    Paolo Virzì, con la collaborazione di Francesca Archibugi alla scrittura, ha lasciato il freddo Nord di Il capitale umano per tornare nell'amata Toscana che gli consente di fondere, come solo lui sa fare, ironia, buonumore e dramma muovendosi tra le diverse temperature emotive con una sensibilità che si fa, film dopo film, sempre più acuta e partecipe delle sorti dei personaggi che porta sullo schermo. Si sono già scritte nel passato pagine e riflessioni su un Virzì erede della commedia italiana degli Anni d'Oro ma quello che si può aggiungere ora è che al suo personale capitale di autore si è aggiunta una capacità di sguardo sul mondo femminile che nel cinema italiano diretto da uomini non è per nulla usuale.
    Sarà forse perché sa scegliere le sue interpreti (Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti sono entrambe straordinarie, ognuna a suo modo, nello scavare in personaggi non facili da rendere tenendo la retorica a dovuta distanza). Sarà perché nel film si sente la verità iniettata (questo è il termine giusto visto che di medicinali si tratta spesso) grazie a una lunga ricerca sul campo su un disagio sociale che si traduce in un disagio psichico. Sarà anche perché si avverte l'attenzione partecipata ad ogni singolo dettaglio in un film in cui si capisce che anche l'ultima comparsa si è sentita parte di un progetto condiviso. Un progetto che vuole porre in evidenza la condizione di questo particolare tipo di donne condannate da una vita in cui hanno sbagliato trovandosi poi però dinanzi a terapeuti ed assistenti sociali che ogni giorno gli sono accanto e combattono con le loro patologie ma anche con visioni banalmente punitive che nulla hanno a che vedere con il recupero sociale. Riuscire a dire tutto ciò (e anche molto di più) in un on the road in cui si ride, si sorride e ci si commuove non era impresa facile. A Paolo Virzì è riuscita da maestro.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    "Essere senza parole è dire niente e dire tutto."

    Il "Codex Seraphinianus"

    scritto e illustrato da Luigi Serafini


    Il Codex Seraphinianus è un libro scritto e illustrato con oltre mille disegni dall'artista italiano Luigi Serafini tra il 1976 e il 1978. La prima edizione fu pubblicata nel 1981 da Franco Maria Ricci. Negli anni è diventato famoso in tutto il mondo per una nicchia di appassionati, affascinati sia dall’oggetto in sé sia dal mistero che lo circondava. Il Codex, ha circa 360 pagine ed è l’enciclopedia di un mondo fantastico, scritto in una lingua inventata e senza significato, in un alfabeto indecifrabile. Tra i suoi estimatori vi furono Roland Barthes, che lo lesse in anteprima, quando non era ancora stato pubblicato, e Italo Calvino. Dal 1981 il Codex ha venduto circa 70mila copie in tutto il mondo. E’ stato ripubblicato dalla Rizzoli nel 2006 e nel 2013. La fama del Codex si è in qualche modo diffusa attraverso Internet; in rete vi era una versione del Codex digitalizzata in modo amatoriale, una scannerizzazione dall’edizione americana del 1983, pubblicata dalla casa editrice Abbeville Press. Grazie a internet, il Codex è stato conosciuto in tutto il mondo, anche grazie al fatto che, essendo scritto in una lingua non decifrabile, può essere letto e interpretato nei vari idiomi.
    Caratterizzato da una lunga serie di curiose metamorfosi grafiche, si presenta come un'enciclopedia surreale. L'autore, in una conferenza alla Oxford University Society of Bibliophiles tenutasi l'8 maggio 2009, dichiarò che l'alfabeto usato è interamente asemico, e non trascrive alcuna lingua esistente o immaginaria. Il Codex, che Serafini scrisse e disegnò in due anni e mezzo a partire dal 1976, è diviso in più parti che trattano diversi argomenti, come una normale enciclopedia: ci sono la botanica, la zoologia e la mineralogia, la moda, la gastronomia e la tecnologia. Del finale del Codex Seraphinianus Italo Calvino, nel 1982, scrisse:
    «Alla fine (è l’ultima tavola del “Codex”) il destino d’ogni scrittura è di cadere in polvere, e pure della mano scrivente non resta che lo scheletro. Righe e parole si staccano dalla pagina, si sbriciolano, e dai mucchietti di polvere ecco che spuntano fuori gli esserini color arcobaleno e si mettono a saltare. Il principio vitale di tutte le metamorfosi e tutti gli alfabeti riprende il suo ciclo».

    “Oggi è di nuovo importante perché questo è un libro che parla della crisi, della comunicazione soprattutto che è un po' l'esperienza che stiamo vivendo ora. Inoltre c'è un senso di apocalisse, un sentimento che credo sia fortemente percepito da chi vive in questo momento. Il Codex come la Rete è un luogo dove può succedere di tutto. Il nostro futuro è sicuramente iconico, per un fatto di velocità e risparmio. L'immagine permette di fare a meno della parola. C'è un testo come Nadja di Breton che in questo è stato profetico, un viaggio attraverso Parigi in cui invece di perdere tempo a descrivere alcune situazioni le disegna direttamente. Quando la scrittura è vicina ad un immagine si pensa subito che le due cose siano in correlazione, questo cercare il nesso può diventare una trappola mentale. Provare a toccare zone non conosciute è da sempre l'obiettivo di scrittori e artisti”


    ... la storia del Codex ...


    Luigi Serafini racconta che a un certo punto nel ’76 si mise a disegnare le illustrazioni del Codex senza sapere bene cosa stesse facendo. Aveva studiato architettura e si manteneva lavorando per vari studi di Roma. Le creature del Codex si «muovevano sui fogli come se fossero tavole di un’enciclopedia» e così gli venne spontaneo «aggiungere una scrittura inventata» ai disegni, per spiegarli senza farlo davvero. Poi una sera un amico gli chiese di andare al cinema e senza pensarci Serafini gli rispose che non poteva perché era impegnato a “scrivere un’enciclopedia”: prima di questo momento non si era reso conto che stava di fatto lavorando a un libro. Decise allora che non avrebbe proposto il Codex a una galleria d’arte per una mostra, ma a una casa editrice. Dopo qualche tentativo, Serafini decise di proporlo a Franco Maria Ricci, perché si era reso conto che si trattava di una casa editrice particolare. Incontrò Ricci e gli mostrò alcune tavole del Codex. Ricci si convinse a pubblicarlo in due volumi e il Codex Seraphinianus, fu presentato nel novembre del 1981. Per volere di Serafini, non vi era il nome dell’autore sulla copertina; solo leggendo il colophon si scopriva l’identità dell’illustratore, scritta in latino. Italo Calvino scrisse un saggio sul Codex sulla rivista della casa editrice FMR; Vittorio Sgarbi collaborò alla mostra di presentazione realizzata a Palazzo Grassi a Venezia. La prima libreria ad esporre il Codex fu Parigi: lì il libro fu acquistato da un giornalista olandese, Maarten Assceher, che ne scrisse su un quotidiano olandese. L’articolo di Assceher ebbe grande risonanza nei Paesi Bassi: il giornalista ha poi raccontato a Serafini che molte persone lo contattarono per chiedergli dove trovare il libro.
    Le prime edizioni internazionali furono quella americana (per Abbeville Press), quella tedesca (per Prestel Verlag) e quella olandese (per Meulenhoff/Landshoff), furono pubblicate nel 1983. Nel 1993, Franco Maria Ricci pubblicò una nuova edizione, con il saggio di Calvino come prefazione. Le due edizioni Rizzoli hanno venduto 12mila copie. La copertina delle nuove edizioni è avorio e oro, come richiesto da Serafini; quella del 2013 si distingue da quella del 2006 perché le coccinelle che ci sono raffigurate arrivano molto più lontano sulla pagina. Esistono anche nuove edizioni internazionali: una americana, pubblicata da Rizzoli, una ucraina e una cinese.
    (fonte:ilpost.it)

    ...la scrittura asemica...


    La scrittura asemica è una forma di scrittura semantica aperta senza parole. La parola asemica significa "senza nessuno specifico contenuto semantico". Con la non specificità del significato, la scrittura asemica lascia un vuoto che permette al lettore di riempire e interpretare. Questo processo è simile al modo in cui si dedurrebbe il significato da un'opera d'arte astratta. Un testo asemico può essere "letto" in maniera simile indipendentemente dalla lingua madre del lettore. Può comprendere pittogrammi o ideogrammi, i cui significati sono talvolta, ma non sempre, suggeriti dalle loro forme. La scrittura asemica cerca di far fluttuare il lettore in uno stato tra la lettura e la visualizzazione.
    Può essere vista anche come una percezione relativa, che fa risorgere lingue sconosciute e alfabeti dimenticati fornendo modelli e piattaforme per nuove modalità di espressione. Vi possono essere influenze nelle pitture rupestri, negli scarabocchi, nei disegni di bambini; usa tutte le possibili forme della creatività.
    Nella letteratura e nell'arte di avanguardia ha forti radici nelle più antiche forme di scrittura. Un esempio moderno di scrittura asemica è il Codex Seraphinianus di Luigi Serafini. Scrittori e artisti la creano in molti paesi in tutto il globo. Un artista, che stava praticando la scrittura asemica fin dai primi anni 1970, è la defunta Mirtha Dermisache (1940-2012) dell'Argentina. Dermisache ripeteva intensamente che i suoi grafismi non avevano alcun significato, ma che anche senza significato mantenevano pienamente i diritti di un'opera autonoma. In Cina, durante gli anni 1990, ebbe origine un movimento di calligrafia astratta conosciuto come "calligrafismo", uno dei cui principali aderenti fu Luo Qi. Il calligrafismo è un movimento estetico che mira a sviluppare la calligrafia come un'arte astratta.
    I caratteri non hanno bisogno di mantenere le loro forme tradizionali o di essere leggibili come parole. In Vietnam, durante il 2000, apparve un gruppo calligrafico chiamato la Banda dei Cinque Zenei. Per questo gruppo di giovani artisti, “senza parole” significa ciò che non può essere detto, ciò che appare prima la denominazione. Essere senza parole è dire niente e dire tutto.
    La scrittura asemica è apparsa in libri, opere d'arte, film e in televisione, ma è stata distribuita specialmente via internet. Recentemente ci sono stati modelli di architettura che utilizzano la scrittura asemica nel processo di progettazione.

    Un brano citato di un recente messaggio di posta elettronica del poeta visivo Jim Leftwich (stava spiegando sé stesso a un artista di nome Billy Bob Beamer):
    « 30 anni fa stavo scrivendo sillabe come modo di creare modelli ritmici diversi dal verso metrico tradizionale, e tentare di perdere l'influenza di eliot, breton e berryman. Un giorno a metà degli anni 90, probabilmente il 97, un poeta visivo di nome john byrum mi spedì una cartolina in risposta a una serie di poesie che gli avevo mandato. le poesie erano variazioni letterali di poesie di John M. Bennett. in un p.s. in fondo alla cartolina, byrum scrisse qualcosa come "se continui in questa vena presto scriverai poesie asemiche". questa era la prima volta che vedevo la parola "asemico".

    tim gaze mi contattò intorno allo stesso periodo. stavo pensando all'asemia puramente testuale. tim stava pensando a una forma di scrittura più calligrafica. il mio lavoro testuale era più letterale, e il mio lavoro visivo stava scomponendo le forme delle lettere e diventando una poesia di segni quasi- o sub-letterali. cominciai a fare lavori quasi-calligrafici e mandarli in giro a riviste di poesia - e a chiamarli asemici. tim stava facendo qualcosa di molto simile. questo fu l'inizio di quello che ora è chiamato “il movimento asemico”. promossi la pratica (e la parola stessa) molto energicamente per parecchi anni (8 - 10 anni o giù di lì). tim è stato perfino più energico e ambizioso, e sta ancora andando forte. c'è una storia lunga e complessa che precede tutto questo, naturalmente, ma questo è il modo in cui l'attuale "movimento" mi mise in moto. »

    Satu Kaikkonen, un artista/scrittore asemico contemporaneo, ebbe da dire questo sulla scrittura asemica:
    « Come creatore di asemica, mi considero un esploratore e un cantastorie globale. L'arte asemica, dopo tutto, rappresenta un tipo di lingua che è universale e riposta in profondità nelle nostre menti inconsce. Indipendentemente dall'identità della lingua, i tentativi iniziali di ogni essere umano di creare una lingua scritta sembrano molto simili e, spesso, alquanto asemici. In questo modo, l'arte asemica può servire come una sorta di lingua comune — anche se una astratta, post-erudita — che possiamo usare per capirci l'un l'altro indipendentemente dal retroterra o dalla nazionalità. Con tutta la sua zoppicante funzionalità, la lingua semantica fin troppo spesso divide e conferisce potere in modo asimmetrico, mentre i testi asimmetrici non possono non fare altro che mettere le persone di tutti i livelli di erudizione e le identità su un piano di parità. »

    (Gabry)





    domina-musica


    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


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    La musica del cuore



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    foto:cdandlp.com



    Umberto Tozzi - Tu


    Tu, singolo dell'omonimo album di Umberto Tozzi dell'estate 1978, fece da traino per le vendite dell'album ai primi posti delle classifiche.
    Sul resto del 45 giri "Perdendo Anna"





    Tu

    (coro) dan
    dabadan, dabadan
    babadan, bam, bam, bam,bam...
    Tu stiamo qui stiamo là
    c'è l'amore a cena e tu
    dimmi sì se ti va
    il mio letto è forte e tu
    pesi poco di più della gommapiuma
    tu perchè tu non ci sei
    e mi sto spogliando.
    Tu quanti anni mi dai
    ho un lavoro strano e
    tu ma va là che lo sai
    vista da vicino tu
    sei più bella che mai
    baci da un minuto
    tu non ne dai, non ne dai
    chi ti ha fatto entrare.
    Tu, chi mi brucia sei tu
    e anche la mia marcia in più
    ed un po' di follia
    quanto basta perchè tu
    come lei non sei mia
    se mi fai l'amore
    ti canterò
    come se fossi una canzone.
    Canterò e camminando sveglierò chi sta
    sognando più di me
    al mondo siamo io e te ragazza triste.
    Canterò la pioggia perchè venga giù il
    vento che si calmi un po'
    il cielo perchè sia più blu e mi sorrida tu.
    (coro) dan .
    dabadan, dabadan
    babadan, bam, bam, bam, bam...
    Tu, non sarai mica tu
    una saponetta che
    scivolando non c'è
    dimmi che da un'ora tu
    hai bisogno di me
    che ti ossigeno di più
    dimmi che non sei tu
    un miraggio, ma sei tu.
    (coro) dan
    dabadan, dabadan
    babadan, bam, bam, bam,bam...
    Canterò e camminando sveglierò chi sta
    sognando più di me
    al mondo siamo io e te ragazza triste.
    Canterò la pioggia perchè venga giù il
    vento che si calmi un po'
    il cielo perchè sia più blu e mi sorrida tu.
    (coro) dan
    dabadan, dabadan
    babadan, bam, bam, bam,bam...
    Tu, non sarai mica tu
    una saponetta che
    scivolando non c'è
    dimmi che da un'ora tu
    hai bisogno di me
    che ti ossigeno di più
    dimmi che non sei tu
    un miraggio, ma sei tu.


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Rio: Phelps strappa l'ennesimo record.

    Sarà il primo nuotatore Usa a partecipare a 5 Olimpiadi di fila. Michael Phelps diventa il primo nuotatore statunitense a qualificarsi per cinque Olimpiadi consecutive. Ai Trials di Omaha, in Nebraska, il fuoriclasse di Baltimora, alla vigilia del suo 31/o compleanno, ha ottenuto il miglior tempo (1'54"84) nei 200 metri farfalla ed ha conquistato così l'accesso a Rio 2016.
    Phelps è già l'atleta olimpico più medagliato della storia: 22, di cui 18 d'oro. Dopo la sconfitta ai Giochi di Londra del 2012, aveva deciso di ritirarsi dalle competizioni, ma poi nel 2014 era tornato alle gare.
    (Ansa)




    Basket: Gallinari, PreOlimpico vale Rio.
    Domani Azzurri in amichevole con Porto Rico, poi si fa sul serio. "Il PreOlimpico a Torino è la situazione giusta per centrare il pass per Rio. La pressione? Nella carriera di un giocatore ti misuri con la pressione, altrimenti è meglio che cambi lavoro". Carica l'ambiente azzurro Danilo Gallinari, stella della Nazionale e dei Denver Nuggets della Nba. L'ala è impegnata con la Nazionale nel raduno di Torino, che precede il PreOlimpico in programma sempre nel capoluogo piemontese dal 4 al 9 luglio. "Siamo contentissimi di poter essere in Italia, tra la nostra gente, i nostri tifosi: sarà un vantaggio, so come sarà il PalaAlpitour, sarà caldissimo". Gli azzurri scenderanno in campo domani sera, alle 20.30 al Forum di Biella, per un'amichevole contro Porto Rico, ultimo appuntamento prima del PreOlimpico.
    (Ansa)




    Pantani: legale, la battaglia prosegue ricorriamo in Cassazione.
    La mamma: 'voglio verità'. Ricorso in Cassazione sulla morte di Marco Pantani. "Non chiedevamo che ci dessero ragione, chiedevamo di sapere la verità. E la verità ancora non ce l'hanno ancora detta. Per questo la nostra battaglia è tutt'altro che finita". Con queste parole l'avvocato Antonio De Rensis e Tonina Pantani hanno risposto alla Procura di Rimini, che ha archiviato l'inchiesta bis relativa alla morte del Pirata, avvenuta il 14 febbraio 2004, stabilendo che il decesso del campione avvenne per overdose.

    "Ricorreremo in Cassazione - ha spiegato De Rensis in occasione della presentazione del film 'Il Caso Pantani', ieri sera al Palazzo del Ridotto - e lo faremo per illogicità delle motivazioni. Dopo anni di attesa ci ritroviamo con argomentazioni che ci lasciano basiti". Anche mamma Tonina ha commentato la sentenza: "Il caso chiuso mi ha fatto infuriare. Più mi scontro con situazioni come queste, più mi viene voglia di andare avanti. Non ci fermeremo: voglio la verità. Spero che ora qualcuno dica quello che sa".
    (Ansa)

    (Gina)





    GOSSIPPANDO!!!




    MotoGP gossip, Iannone fa coppia con Belen Rodriguez?







    MotoGP news – Prende quota il gossip secondo cui sarebbe appena sbocciata una love story tra il pilota Ducati Andrea Iannone e la showgirl Belen Rodriguez. Lei ha da poco iniziato a seguirlo su Instagram e lui tempo fa aveva confessato: “È perfetta quasi quanto la mia moto”
    MotoGP gossip, Iannone fa coppia con Belen Rodriguez?
    Sarà amore?
    Per i piloti del Motomondiale sono giorni di "pausa": il prossimo GP sarà la prossima settimana ad Assen. Libero da impegni sportivi, Andrea Iannone è andato a passare qualche giorno in Liguria, a Sestri Levante, in compagnia di amici e Belen Rodriguez. È bastata la foto dei due seduti vicini al ristorante, per far scatenare i siti di gossip, che hanno visto una possibile love story tra il pilota e la showgirl, fresca di separazione dal marito Stefano De Martino. I due si conoscono da tempo, vivono entrambi a Milano e sui social erano già apparse foto di Iannone a casa di Belen, insieme a mamma e sorella della bella argentina. Il ducatista, inoltre, è amico del fratello di Belen, Jeremias, e recentemente la stessa Belen ha iniziato a seguire Iannone su Instagram. Il ventottenne, che nel Gran Premio di Catalunya è stato al centro di roventi polemiche a causa dell'incidente con Jorge Lorenzo, aveva già espresso la sua "ammirazione" per Belen, in un'intervista a Oggi di due anni fa: “Sono pazzo di lei!" Aveva confessato "È perfetta quasi quanto la mia moto”. Nell'ultimo periodo le uscite tra i due sono state piuttosto frequenti, alcune settimane fa sono arrivati insieme a una festa al Petit Bistrot, a Milano, e anche sabato scorso sono stati visti uscire insieme dall'Osteria del Corso, sempre a Milano. Insomma gli indizi sono parecchi, se son rose, fioriranno...


    fonte:http://www.insella.it/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    dal 29 giugno al 31 luglio
    dal 18 agosto al 26 ottobre 2016


    «Ivi dimando Misericordia», questa è l’iscrizione, significativa per la tematica giubilare, presente nella tarsia collocata dietro l’altare maggiore del Duomo e che si unisce ai quattro tondi allegorici raffiguranti le virtù cardinali.

    In occasione dell’Anno Santo, L’Opera della Metropolitana di Siena, intende offrire ai visitatori di tutto il mondo una grande opportunità, la scopertura del Pavimento del Duomo di Siena dal prossimo 29 giugno fino al 31 luglio, che si aggiunge a quella consueta dal 18 agosto fino al 26 ottobre. Si tratta della prima occasione di visita al pavimento anche nei giorni del Palio dedicato alla Madonna di Provenzano, un’ulteriore opportunità per i numerosi visitatori presenti in città per la Festa senese.

    L’iniziativa va a valorizzare il percorso giubilare Maria Mater Gratiae, Mater Misericordiae già attivo presso il Complesso museale del Duomo di Siena e che vede come opera simbolo La Madonna col Bambino e quattro cherubini di Donatello.
    La magnifica Cattedrale di Siena conserva il Pavimento a commesso marmoreo, un capolavoro unico, non solo per la tecnica utilizzata e la sua organicità, ma anche per il messaggio delle figurazioni, un invito costante alla ricerca della Sapienza.
    Abitualmente, il prezioso tappeto di marmo è protetto dal calpestio dei fedeli, ma ogni anno, per alcuni mesi, viene “scoperto” all’ammirazione costante e in progressiva crescita dei visitatori. È il risultato di un complesso programma iconografico realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento. La tecnica adoperata durante i secoli passati è quella del graffito e del commesso con marmi di provenienza locale come il broccatello giallo, il grigio della Montagnola, il verde di Crevole e il rosso di Gerfalco.


    I cartoni preparatori per le cinquantasei tarsie furono disegnati da importanti artisti, quasi tutti “senesi”, fra cui il Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi, oltre che da un pittore “forestiero” come l’umbro Pinturicchio, autore, nel 1505-1506, del celebre riquadro con il Monte della Sapienza, raffigurazione simbolica della via verso la Virtù come raggiungimento della serenità interiore.

    Il percorso completo nel Complesso monumentale del Duomo di Siena permette, oltre alla visita del Pavimento in cattedrale, quella al Museo dell’Opera ove si potranno ammirare, nella Sala delle Statue, i mosaici con i simboli delle città alleate di Siena e le tarsie originali di Antonio Federighi con le Sette età dell’Uomo. Nella Sala dei Cartoni, il cui ingresso fiancheggia la magnifica Maestà di Duccio, è visibile la celebre pianta del Pavimento del Duomo delineata da Giovanni Paciarelli nel 1884, che consente di avere un quadro d’insieme delle figurazioni e dell’itinerario che, dall’ingresso, conduce fino all’altar maggiore.

    (Gabry)





    SUMMER
    foto:quotesideas.com


    MARE MARE MARE!!!



    Le più belle località balneari italiane... e non solo...



    spiaggia
    foto:lucianabartolini.net



    foto1grande361
    foto:ilquotidiano.it


    Fregene


    Fregene (6 445 abitanti) è una frazione del comune di Fiumicino sul mar Tirreno; si tratta di uno dei centri balneari più noti del litorale romano. Situata circa 25 chilometri a ovest di Roma, fino al 1992 era una zona della Capitale, ma ne fu forzosamente separata quando il territorio dell'ex Circoscrizione XIV, di cui Fregene era parte, decise la trasformazione nel comune autonomo di Fiumicino a seguito di un referendum che vide le frazioni circoscrizionali di Maccarese, Ara Nova, Palidoro e la stessa Fregene votare contro la scissione da Roma.

    Prima un porto e una famosa salina etrusca raggiunse un importante posizione economica in Etruria poi venne in seguito rasa al suolo e distrutta dall'impero romano e fatti schiavi i loro abitanti, Fregene venne scordata da tutti quando un popolo di pescatori venne ad abitare in quella zona, da quel momento risorse intorno al 1928, appena terminata la bonifica della zona paludosa detta del Maccarese (nell'immediato entroterra), come centro per residenze estive sul mare.

    In seguito ad alcuni ritrovamenti archeologici, si è avanzata l'ipotesi che la zona di Fregene fosse conosciuta anche in antichità, probabilmente per la presenza di un porto fluviale situato alla foce del piccolo fiume Arrone, che dopo essere uscito dal lago di Bracciano si getta in mare proprio nel territorio della piccola cittadina.

    Nel 1666 papa Clemente IX dispose la messa a dimora della pineta, poi divenuta monumentale, per la difesa dei campi coltivati dai venti marini e per rendere salubre il terreno acquitrinoso circostante.

    Nel ventunesimo secolo è diventata una località turistico balneare di livello medio-elevato e piuttosto conosciuta (nota come la perla del litorale laziale), e negli ultimi decenni ha raggiunto una crescente visibilità per via di numerose frequentazioni del mondo dello spettacolo e della cultura, come ad esempio Federico Fellini, che qui spesso amava soggiornare e dove peraltro aveva girato il suo secondo film a colori Giulietta degli spiriti (in una nota villa di recente abbattuta per lasciare il posto ad alcune nuove costruzioni), Alberto Moravia (proprietario di una caratteristica villa curiosamente installata alla foce dell'Arrone), Walter Chiari, Costanzo Costantini, Marcello Mastroianni, Ettore Scola, Giulio Turcato e tanti altri.

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    foto:listaromaexplorer.it

    Dopo la moda degli anni '90 per le discoteche, l'estate di Fregene è oggi scandita dagli aperitivi al tramonto in spiaggia ed i vari tornei di beach volley - beach tennis.

    Urbanisticamente si presenta divisa nelle due parti, settentrionale e meridionale, con ampi lotti destinati a ville private, ed una via centrale (viale Castellammare) con la presenza di diverse attività commerciali.

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    foto:placesonline.com

    Nella parte settentrionale sorge il caratteristico "Villaggio dei Pescatori", nato spontaneamente con la costruzione di capanne direttamente sulla spiaggia da parte dei pescatori alla fine della seconda guerra mondiale e poi negli anni '50 trasformato abusivamente nel luogo più esclusivo di Fregene, in quanto prediletto da molti letterati e cineasti dell'epoca.

    Vive di due anime, quella estiva più modaiola e quella invernale più riservata, anche se sia le attività residenziali che le attività ristorative e di spiaggia tendono ad essere presenti durante tutto l'anno.

    A sud di Fregene si trova la riserva faunistica dell'Oasi di Macchiagrande.

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    foto:prolocofregene.com
    D'estate accoglie i lavori e le premiazioni del noto Premio Fregene (letterario) e la pineta monumentale, riaperta al pubblico dopo la chiusura per un periodo dovuto a problemi di sicurezza legati al pericolo di caduta dei pini secolari ormai giunti al termine del loro ciclo vitale, ha ospitato due edizioni che non hanno più avuto seguito di un talk show Fregenius (politica).

    Nell'agosto del 1943 fu teatro di una oscura vicenda legata alla morte del gerarca fascista Ettore Muti.

    Nel 1992 diviene parte del neo-costituito comune di Fiumicino.


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    foto:meteoweb.eu

    fonte: wikipedia.org


    (Ivana)





    BALLERINI FAMOSI!!!




    Yelena Andrienko


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    Yelena Andrienko ( russo : Елена Андреевна Андриенко) è un russo solista di Bolshoi , Artista Onorario di Russia .


    Biografia
    In origine, Andrienko è nato 24 marzo 1972 in una capitale di Ucraina , Kiev dove ha frequentato Kiev Ballet School . Dopo la laurea da lì, lei è stato addestrato da Sofia Golovkina alla Moscow State Academy of Choreography . Dal 1993 al 1995, è apparsa in molti Yuri Grigorovich commedie s ', come del 1994 di Giselle , dove ha svolto un ruolo di Myrtha, e The Golden Age , dove è comparso come Rita. Nel 1995, ha svolto un ruolo di Musa in un gioco chiamato Paganini e nello stesso anno ha assunto un ruolo di Biancaneve in un gioco con lo stesso nome. Nel 1996, ha giocato come Gamzatti nella Bayadère e nello stesso anno ha partecipato alla Lago dei cigni di Vladimir Vasiliev come incantesimo del lago.

    tumblr_m53xjylHIt1rvc1pto1_500Il prossimo anno, ha partecipato a un gioco chiamato bella addormentata dove ha svolto un ruolo di Fata di disattenzione e nello stesso anno ha giocato come Kitri in Don Chisciotte e in un gioco comico chiamato La bisbetica domata dove ha giocato come Katarina. Nel 1998, ha svolto un ruolo di Marie in Lo schiaccianoci e nello stesso anno ritratta come la Principessa Florine in una reincarnazione di Bella Addormentata.

    Nel 2000, ha svolto un ruolo di Magnolia in Cipollino e due anni dopo è apparso in un ruolo di Odette-Odile nel Lago dei cigni. Nel 2003, ha partecipato a un gioco chiamato Il limpido ruscello dove ha giocato come un Balerina e nello stesso anno è apparso come Clemence in Raymonda . Nel 2006, ha giocato in Cenerentola e il prossimo anno ha partecipato come solista per Nel Cenacolo . Lo stesso anno, ha giocato in Le Corsaire danza classica e nel 2009 è apparso in La Sylphide e come allievo nella lezione seguente per un ruolo di Beranger in un balletto chiamato Esmeralda .


    (Lussy)











    combinazioni-alimentari-ok
    foto:vitaesalute.org



    Salute e Benessere



    alloro
    foto:ilgiardinodeltempo.altervista.org


    Alloro


    L’alloro è una pianta molto diffusa e dagli svariati utilizzi: è utile sia per profumare l’ambiente che per insaporire i cibi ma è anche molto utilizzato come rimedio naturale grazie alle sue numerose proprietà benefiche per la nostra salute. L’alloro appartiene alla famiglia delle Lauraceae e si presenta come un arbusto con folte foglie verde scuro, dure, lucide sopra ed opache sotto. I fiori – che compaiono in primavera – sono di color giallo, riuniti ad ombrello mentre i frutti si presentano come drupe nere. L’alloro cresce principalmente sulle coste del Mediterraneo, in Spagna, in Grecia e anche nell’Asia Minore. È una pianta sempre verde che, quindi mantiene il suo colore naturale per tutto l’anno.

    Le proprietà dell’alloro
    Già anticamente si conoscevano le diverse proprietà dell’alloro: i greci infatti usavano bruciare le foglie di alloro sul fuoco perché ritenevano che questa pratica riuscisse a metterli “in comunicazione” con gli dei. L’alloro veniva anche bruciato per allontanare le negatività o per scongiurare i temporali. Per i romani, invece, la pianta dell’alloro era simbolo di pregio, di vittoria e di gloria: era infatti utilizzata per coronare il capo dei vincitori o dei poeti più illustri.
    Ancora oggi, l’alloro intrecciato viene utilizzato per cingere il capo dei neo laureati che, tra l’altro, prendono il loro nome proprio dalla pianta (Laurus), simbolo di sapienza. Solo con il passare del tempo, furono compresi alla perfezione anche i benefici medici ed officinali della pianta dell’alloro che è estremamente indicata per curare i disturbi di stomaco e pancia, la sindrome premestruale, febbre, coliche e tosse. L’alloro è anche molto utilizzata nella preparazione di pediluvi e bagni rilassanti nonchè per aromatizzare carne e pesce e per respingere le tarme.
    Le foglie dell’alloro possono essere raccolte tutto l’anno, ma risultano particolarmente rigogliose durante l’inverno ed all’inizio della primavera o comunque in prossimità della bella stagione.

    I benefici dell’alloro

    Le foglie e le bacche della pianta di alloro contengono oli essenziali quali geraniolo, cineolo, eugenolo, terpineolo, fellandrene, limonene, eucaliptolo e pinene. Questa straordinaria pianta è anche particolarmente ricca di vitamine A, B, C, potassio, rame, calcio, manganese, ferro, selenio, zinco, magnesio. Le foglie sono ricchissime di acido folico, fondamentale per la sintesi del DNA ed essenziale nel corso della gravidanza perché previene la comparsa di gravi patologie nel bambino.
    La pianta dell’alloro è, inoltre, un vero e proprio toccasana anche per il mantenimento della salute della vista, della pelle e delle mucose: è un valido aiuto per il sistema immunitario, per quello nervoso e per il metabolismo. L’alloro è ricco anche di sali minerali – perfetti per mantenere sotto controllo la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca – e di ferro necessario per la produzione dei globuli rossi.
    Tra gli impieghi più comuni dell’alloro come rimedio naturale per la nostra salute, ricordiamo la preparazione di liquori: le bacche vengono raccolte, poi essiccate e pestate, l’estratto viene trasferito in apposite botti. Attraverso questo procedimento, viene ottenuta una bevanda dalle grande proprietà antinfiammatorie, emostatiche ed astringenti, utile contro traumi, artrosi, reumatismi e dolori dei muscoli.
    L’alloro è anche il principio attivo di molti sciroppi efficaci per contrastare i sintomi dell’influenza, del raffreddore e della tosse grassa, in quanto contribuiscono all’espulsione del muco dalle vie respiratorie. L’alloro – essendo ricco di sostanze battericide – è in grado di eliminare il catarro e di alleviare bronchiti e faringiti. Inoltre, l’eugenolo ed il limonene in esso contenuto, conferiscono alla pianta proprietà antisettiche, antiossidanti, digestive ed anticancro. L’alloro ha anche effetti antivirali, stimola il sistema immunitario e favorisce la guarigione delle ferite. È tutta siciliana, invece, l’usanza di bere il decotto di alloro come digestivo, diuretico ed espettorante, per distendere i nervi e cercare riposo e relax o per curare gli spasmi addominali. Le foglie dell’alloro possono anche aiutarci a stimolare l’appetito e a purificare tutto l’apparato gastrointestinale, in quanto aiuta l’organismo ed espellere i gas in eccesso.

    Alloro: gli utilizzi e le controindicazioni
    Per beneficiare di tutte le proprietà legate alla pianta dell’alloro, si possono preparare con le sue foglie, degli ottimi infusi casalinghi che rappresentano, senza dubbio, uno dei più validi ed efficaci rimedi naturali. Per preparare un ottimo infuso all’alloro, mettiamo tre o quattro foglie di alloro a bollire in un contenitore con dell’acqua per circa dieci minuti: dopo averlo filtrato, l’infuso potrà essere sorseggiato e consumato.
    Consigliamo di bere l’infuso di alloro dopo i pasti in modo da favorire la digestione. L’infuso di alloro può essere sorseggiato anche per alleviare i disturbi connessi a forme catarrali, bronchiti o influenze. Altra bevanda calda, dai principi rilassanti, è quella a base di 40 gr di foglie di alloro e di 20 gr. di foglie di malva, 20 gr. di fiori di camomilla e 20 gr. di semi di anice.
    Un ottimo rimedio antinfluenzale è quello che si prepara con circa 10 grammi di foglie fresche: mettiamo le foglie dell’alloro in infusione in acqua bollente per almeno 5 minuti. Questa bevanda può essere consumata e sorseggiata circa 2 volte al giorno.
    L’alloro può essere utilizzato anche al momento del bagno, per donarci una pausa anti-stress: prendiamo 5 o 6 manciate abbondanti di foglie, immergiamole in 2 litri d’acqua, lasciamole bollire per un quarto d’ora. Versiamo l’infuso nella vasca da bagno ed immergiamoci per un bagno rilassante e caldo.
    La pianta dell’alloro può rivelarsi un vero e proprio toccasana contro i disturbi circolatori e per prevenire processi sclerotici come i reumatismi e l’artrosi. Può ancora essere impiegato per la preparazione di un ottimo pediluvio contro i sudori estivi o come bagno rivitalizzante per la pelle dei nostri piedi. L’alloro può essere anche applicato sulla fronte, per combattere sinusite, ascessi e nevralgie o sulle zone interessate per fare massaggi antireumatici o per rimediare a crampi muscolari, contratture e contro la stanchezza.
    L’alloro è protagonista anche nel settore della cosmesi: qui è utilizzato per la preparazione di deodoranti, creme e lozioni profumate.
    Non sono da segnalare particolari controindicazioni per il suo utilizzo, se non quella di tenerlo, ovviamente, lontano dalla portata di soggetti sensibili o predisposti ad irritazioni. Bisogna, però, prestare particolare attenzione a non confonderlo con il tipo lauroceraso, che è tossico.


    fonte:salutebenessere.tv


    (Ivana)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...

    <i>SCOPERTURA STRAORDINARIA
    DEL PAVIMENTO DEL DUOMO DI SIENA

    IN OCCASIONE DEL GIUBILEO DELLA MISERICORDIA



    L’AGLIO ORSINO


    L’Aglio orsino (Allium ursinum L.) è una pianta officinale comme-
    stibile, bulbosa, erbacea, perenne, eretta non molto alta, con fiori bianchi e foglie larghe, delicate e setose, dall'odore pungente di aglio. Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Liliaceae all'ordine Liliales mentre la moderna classificazione APG III colloca il genere nella famiglia delle Amaryllidaceae (sottofamiglia Allioideae) dell'ordine Asparagales. Prima ancora di Linneo, questo genere era già catalogato fra le Monocotiledoni con circa 250 specie tra cui l'Allium ursinum. Il nome dell'aglio orsino deriva dal latino anhelare "respirare". In Italia se ne trovano una trentina di specie diverse del genere Allium, quasi tutte accomunate dall'odore pungente che deriva da un olio essenziale volatile ricco di solfuri.
    È’ facile trovarlo nei fossi, nei boschi o nei prati, in luoghi umidi. Predilige infatti le zone vicine a fiumi, torrenti, canali e depressioni dove l'acqua piovana stagna più a lungo. La pianta è priva di un fusto vero e proprio, sia le foglie sia i fiori partono direttamente dal bulbo al livello del suolo. Il bulbo oblungo è bianco e le foglie, di solito due o raramente una, sono piane, acute ad entrambi le estremità, fiorisce a maggio-giugno con dei piccoli fiori bianchi, a forma di stella, di solito in numero di 6/20, di un verde lucente e consistenza carnosa. Il frutto del tipo schizocarpo ha la forma di una capsula composta da tre vani. Al momento opportuno si aprono longitudinalmente lasciando fuoriuscire dei semi quasi rotondi. Gli insetti sono molto importanti nel ciclo vitale dell'aglio orsino. L'impollinazione avviene ad opera delle api e la dispersione dei semi ad opera delle formiche.
    E’ distribuita in tutta Europa e nell'Asia setten-
    trionale. Nel territorio italiano si trova dalla pianura al piano fino a 1500 m s.l.m.
    L´aglio orsino è il "fratello selvatico" del piú comune aglio. Le foglie hanno un aroma più delicato del bulbo dell'aglio coltivato, mentre i fiori sono più forti. Nel periodo in cui i fiori maturano i semi, il sapore si accentua ulteriormente.
    Per molti è divenuta un´autentica tradizione culinaria, dato che oltre ad un gusto piú debole rispetto a quello dell´aglio comune, che si avvicina a quello dell´erba cipollina, si adatta come condimento per ogni tipo di pietanza e si distingue per le sue innumerevoli proprietá terapeutiche. Medici ed esperti di alimentazione ne riconoscono la capacitá di abbassare il tasso del colesterolo, di purificare il sangue, di agire da antibiotico ed anti micotico disintossicando l´organismo da parassiti (funghi e batteri nocivi) ma anche dai metalli pesanti. Oltre a ció contiene vitamine e minerali in quantitá.
    Bisogna porre molta attenzione perché le foglie di aglio orsino assomigliano molto a quelle di mughetto e crocus, che sono invece piante velenose. Nel dubbio basta schiacciarle fra le dita ed annusarle, oppure affidarsi a persone più esperte.

    ..storia..


    La denomina-
    zione Allium non è facilmente ricostruibile dato l'uso e la coltivazione nota da almeno 3000 anni a.C. Se ne sono addirittura ritrovate delle tracce in abitazioni risalenti al Neolitico. Il termine era già in uso presso le popolazioni romane. Si pensa che l'origine sia celtica, dalla parola "all" . Anche i Greci conoscevano questa pianta "bruciante" a causa del suo forte odore e con "allis" si riferivano probabilmente la spata che copre l'infiorescenza. Il nome della specie ursinum deriva quasi sicuramente dagli orsi che alla fine del letargo si cibano con questa pianta per depurare l'organismo dopo il lungo sonno invernale. L'aglio ursino è stato usato in passato come apotropaico. Nel medioevo, la pianta era considerata superiore all'aglio comune e veniva largamente prescritta. Ritenuta una pianta magica, era associata alla magia bianca. Gettata in un fiume permetteva di purificare l'acqua, mentre portata dalle donne gravide aveva la funzione di proteggere il nascituro. Secondo credenze popolari aveva il potere di scacciare spiriti maligni e streghe. Il fratello dell'aglio orsino si chiama Allium moly, dal greco "magica erba" che, come narra Omero nell'Odissea, l'intraprendente Ulisse, su indicazione di Hermes, avrebbe dato ai suoi compagni trasformati in porci dalla maga Circe perché riacquistassero sembianze umane.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    GIUGNO

    Giugno
    E' il mese dei prati erbosi e delle rose;
    il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare.
    Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano
    sui muri delle case. Nei campi, tra il grano,
    fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri
    fiammanti e la sera mille e mille lucciole
    scintillano fra le spighe.
    Il campo di grano ondeggia al passare
    del vento: sembra un mare d'oro.
    Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora
    pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche.


    (M. Comassi)




  6. .


    Euro 2016, Ungheria-Belgio 0-4: Hazard ai quarti, ora che sfida con Bale.

    A Tolosa segnano Alderweireld, Batshuayi, il fantasista del Chelsea e Carrasco: venerdì nei quarti c'è il Galles a Lilla.
    Sono finiti nella parte giusta del tabellone, hanno un potenziale offensivo che fa paura, segnano e non prendono più gol. Tre indizi magari non fanno ancora una prova, ma il Belgio ora è pronto a recitare la parte che gli era stata cucita addosso alla vigilia di questo Europeo, e scucita per una notte dall’Italia di Conte: quella della favorita che ha tutto per arrivare in fondo. Alderweireld, Batshuayi, Hazard e Carrasco: l’Ungheria va al tappeto per 4-0 e saluta dopo una prova generosa, i Diavoli Rossi volano ai quarti di finale dopo una prova di forza. Venerdì affronteranno il Galles a Lilla a due passi dal confine, quasi come giocare in casa: chi li ferma?





    ERRORI — Wilmots cambia solo un giocatore rispetto alla formazione che ha battuto la Svezia: fiducia a Mertens, Carrasco in panchina. E il folletto del Napoli sarebbe da mettere dietro la lavagna per il gol che si divora al 42’, se non fosse che è in buonissima compagnia. Il Belgio che scollina il primo tempo infatti è un martello che picchia su Kiraly da tutte le parti: i Diavoli Rossi tentano la conclusione ben 16 volte, e in 8 occasioni inquadrano lo specchio della porta. Il 40enne con la tuta inguardabile dimostra di non essere solo bizzarro nell’abbigliamento ma anche (e ancora) molto molto bravo: è lui a chiudere la porta sul diagonale dell’azzurro, è sempre lui a metterci la punta delle dita sulla punizione di De Bruyne che si ferma sulla traversa al 35’ e negare il gol a Lukaku almeno un paio di volte.





    DIFFERENZA — La partita di Tolosa è divertente anche perché l’Ungheria non si tira indietro: tiene palla e prova a comandare il gioco, ma concede praterie in ripartenza ai talenti di Wilmots, rischiando al limite con difesa alta e improbabili sfide nell’uno contro uno. E paga la differenza tecnica fra gli interpreti in campo: arginare la mediana con Nagy o con Nainggolan non è la stessa cosa, così come affidare a Pinter le chiavi del gioco offensivo non è come metterle in tasca a De Bruyne. Bravi sono bravi, i belgi, ma mancano sempre di cattiveria sotto porta. E allora il gol segnato al 10’ da Alderweireld, centralone difensivo che gioca titolare perché Kompany non fa parte della spedizione, sembra un messaggio ai colleghi dai piedi buoni: sulla punizione pennellata da De Bruyne sbuca alle spalle di Lukaku e lo anticipa infilando di testa. “Ragazzi, faccio io perché voi dormite un po’ troppo di fronte a quel pigiama grigio…”.

    HAZARD DIPINGE — L’Ungheria, dicevamo, ha il merito di restare in piedi e continuare a insistere sulla strada indicata dal c.t. Storck. Ci tengono a galla? Allora giochiamocela. L’ingresso di Elek per Gera a inizio ripresa riequilibra i pesi a centrocampo, così la botta di Hazard sul quale il solito Kiraly dice di no si rivela un fulmine senza temporale. Anzi, cominciano a piovere tiri dalle parti di Courtois: Szalai gli mette i brividi un paio di volte, mentre al 21’ sulla conclusione di Pinter dal limite ci vogliono tutti i 199 centimetri del portiere del Chelsea per scongiurare un pari da incubo. Che non arriva, perché ci pensa Hazard a svegliare i suoi e a regalare un finale fin troppo severo per questa Ungheria. Gli bastano due minuti, fra il 33’ e il 34’ per chiudere i conti: prima l’assist per il raddoppio di Batshuayi (entrato due minuti prima), poi un gol da Top5 del torneo per velocità di esecuzione, dribbling e precisione a chiudere un contropiede perfetto. Al 91' Carrasco, entrato per Mertens nel secondo tempo, mostra a Dries come si fa. E Bale, saprà come fermare questi Diavoli, adesso sì indiavolati per davvero?

    (gazzetta.it)

  7. .


    Euro 2016: Germania-Slovacchia 3-0, Draxler serve Mario Gomez, poi segna.

    Mario Gomez segna e si procura il rigore sbagliato da Ozil, gol e assist per Draxler, in gran forma. Era stato Boateng a sbloccare il risultato. Per capire che tipo di partita è stata, basta un dato: dopo 10 minuti la Germania aveva tirato in porta più volte di Croazia e Portogallo messe assieme in una sfida finita ai supplementari. E i panzer hanno continuato con questo leit motiv per tutta la partita, facendo fare una brutta figura alla Slovacchia di Hamsik. Il tris finale, quindi, non è una sorpresa, anzi al netto del rigore fallito da Ozil (o parato da Kozacik, scegliete voi), i tedeschi potevano andare di goleada. Insomma, dopo il doppio fallimento a Euro 2000 e 2004, dopo la rifondazione che ha portato al titolo di Campione del Mondo, dopo tutto questo, la Germania scopre le carte e si candida al ruolo di favorita principe per succedere alla Spagna in ogni ruolo, compreso quello di accorpare gli scettri assegnati da Fifa e Uefa.





    MURO DI CARTONE — Certo, la partita si è messo subito bene per i panzer, il muro slovacco (con Skriniar davanti alla difesa, quasi libero aggiunto) è crollato quasi al primo assalto e l’idea del c.t. Kozac di aspettare i rivali per poi colpirli alla distanza con le ripartenze di Weiss (prova da dimenticare la sua) e Hamsik è subito non svanita. Come sarebbe andato il match se la Germania non fosse passata in vantaggio così presto? Non avremo mai la controprova e quindi la prova maiuscola di Khedira (signore del centrocampo) e compagni presenta solo qualche piccola sbavatura, come al solito in difesa che qualcosina ha concesso anche agli slovacchi.





    LA SVOLTA — È la rete di Boateng a spaccare la sfida. Nasce da un angolo, perché Khedira aveva costretto il portiere slovacco a una grande parata. Sulla battuta Skriniar prima respinge di testa e poi sulla conclusione al volo del difensore tedesco ci mette il piedone, allungando la traiettoria del pallone fino a diventare imprendibile nell’angolo basso. Come se non bastasse 4’ dopo una ingenuità di Skrtel (spinta a Mario Gomez) provoca un giusto rigore. Ci pensa Kozacik a respingere la battuta di Ozil, tendendo la gara ancora viva. I tedeschi imperversano, sfiorano il 2-0 più volte, ma non lo trovano. E per poco la Slovacchia non gli fa lo scherzetto: Hrosovski lavora un bel pallone sulla destra, Pekatik mette in mezzo un crosso con il contagiri sul quale si avventa Kucka. Il colpo di testa sembra vincente, ma Neuer vola e toglie il pallone da sotto la traversa. L’allarme suona in casa Germania: meglio non scherzare. Passano due minuti e Mario Gomez chiude alla grande una azione corale, con sfondamento a sinistra e assist di Draxler. Nella ripresa la Slovacchia prova ad alzare la testa, Hamsik però non è in giornata. E allora arriva il tris: Draxler, dimenticato nel cuore dell’area dopo un angolo, gira sotto la traversa. Finisce qui, il resto è accademia. E tante occasione da gol sprecate dai tedeschi. Che ora fanno davvero paura.

    (gazzetta.it)

  8. .


    Euro 2016, Croazia-Portogallo 0-1, Quaresma fa fuori Perisic al 117'.

    Decide l'ex interista ai supplementari dopo una partita con poche emozioni e zero tiri in porta in 90 minuti: i lusitani sfideranno la Polonia ai quarti.
    Cristiano Ronaldo avrà tempo di battere l'ennesimo record della sua carriera, nel frattempo può accontentarsi di giocare i quarti di finale con il suo Portogallo: sbaglia un gol praticamente fatto, quello che poteva portarlo a eguagliare il primato di Platini di 9 reti nella storia degli Europei, calciando addosso a Subasic, ma ha la fortuna che sulla ribattuta l'ex interista Ricardo Quaresma a porta vuota segna il gol che fa fuori la Croazia a tre minuti dai calci di rigore. Finisce così a Lens: 1-0 per i lusitani dopo una partita che ha regalato più emozioni negli ultimi 5 minuti che nei 115 precedenti. Un interista, Perisic, poteva continuare il suo meraviglioso Europeo, ma ha colpito il palo, sull'azione successiva un ex interista si è trasformato in eroe nazionale. E con la Polonia da affrontare ai quarti (giovedì a Marsiglia) il Portogallo può sognare di andare ancora più avanti..





    EQUILIBRIO — La qualità in campo è così alta che ti aspetti di restare a bocca aperta per i colpi geniali e non per gli sbadigli. Invece Croazia e Portogallo, soprattutto i lusitani a dire il vero, sembrano fare di tutto per annoiare gli spettatori. O meglio, non fanno nulla per divertirli: Fernando Santos cambia tre quarti della difesa rispetto al 3-3 con l'Ungheria escludendo l'offensivo Vierinha a destra (per Cedric) e sostituendo Carvalho con José Fonte, finora mai impiegato all'Europeo. Il suo 4-4-2, senza Moutinho e con l'altro debuttante Adrien Silva in coppia col medianaccio William Carvalho, ha l'unico scopo di ostacolare le linee di passaggio tra il rientrante Modric e Rakitic e anche gli esterni Joao Mario e André Gomes si prodigano più che altro nel tenere la posizione per aiutare i terzini sugli interisti Brozovic e Perisic. Il progetto si realizza anche perché la Croazia muove troppo lentamente il pallone e Mandzukic, non al meglio, è decisamente statico davanti: lascerà la Francia senza aver segnato neppure un gol, col senno di poi è stato un errore lasciarlo in campo 89 minuti.





    SQUILLI — Braccato nella morsa Corluka-Vida, Cristiano Ronaldo non la vede praticamente mai, né in coppia con Nani, né da unico centravanti nel 4-3-3 che Fernando Santos adotta dopo 5 minuti della ripresa togliendo l'evanescente Gomes per il 19enne Renato Sanches. Proprio il talento acquistato dal Bayern scuote per un attimo la partita chiudendo però malissimo una bella triangolazione con un tiraccio inguardabile: gli capiterà altre volte di sbagliare l'ultima scelta (quasi sempre il passaggio) dopo una gran giocata, ma avrà il merito di innescare l'azione decisiva. Il Portogallo, pur alzando raramente il pressing, prova almeno a sorprendere la Croazia con gli inserimenti delle mezzali, come quando Adrien Silva imbecca Nani e Strinic commette un possibile fallo da rigore non visto dall'arbitro sull'ex Manchester United. Dietro i lusitani rischiano solo sui calci piazzati, prima addormentandosi su un corner (ma Brozovic li grazia calciando alto), poi lasciando svettare Vida in piena area: ma di tiri in porta nei 90 minuti non ne arrivano ed era dal 1980 che non accadeva nella fase finale di un Europeo o di un Mondiale.

    EMOZIONI — Gli ingressi di Kalinic e Quaresma (e poi di Pjaca), ma più probabilmente la stanchezza degli uomini in campo, rendono i supplementari più vibranti e soprattutto dal 113' al 122' succede di tutto: Vida di testa sbaglia a porta vuota su un'uscita sbagliata di Rui Patricio, Perisic colpisce un palo (sempre di testa), sul contropiede successivo causato da una sciagurata palla persa dal "napoletano" Strinic e avviato da Sanches, il Portogallo segna il gol partita dopo un tiraccio sbagliato di Nani e l'errore clamoroso di Ronaldo. Pjaca, entrato da poco, prova a ripetere le magie fatte con la Spagna, ma stavolta i suoi slalom non portano a nulla se non al grande rimpianto di averlo visto in campo troppo tardi, anche perché l'ultima occasione, in pieno recupero, capita ancora una volta sui piedi di Vida. E la sbaglia ancora. La Croazia, dopo aver battuto i campioni d'Europa, torna a casa, confermando la fama di meravigliosa incompiuta. Il Portogallo, che per una volta ha scelto di difendersi, vince all'italiana e va avanti.

    (gazzetta.it)




    Francia-Irlanda 2-1, Griezmann fa 2 gol, Deschamps trema, poi va ai quarti.

    I Bleus vanno subito sotto per un rigore causato da un fallo di Pogba e trasformato da Brady, ma nella ripresa l'attaccante dell'Atletico ribalta il risultato in 4 minuti e l'espulsione di Duffy chiude di fatto i conti. Domenica i transalpini sfideranno la vincente di Inghilterra-Islanda.

    Soffre, sbuffa, rischia il peggio e poi rialza la testa, e stravince (seppur non nel risultato), facendo valere la qualità che di certo non le manca, soprattutto in attacco. Questa è la Francia che batte 2-1 l'Irlanda e si accomoda ai quarti, aspettando l'Inghilterra, o in caso di Brexit calcistico, l'Islanda. In ogni caso, i padroni di casa passano il turno ribaltando una partita nata male, anzi malissimo, raddrizzata grazie al suo talento più alla moda, quel Griezmann che ha rubato la scena mediatica a un Pogba schiacciato dalle attese, e che con una doppietta diventa definitivamente l'eroe di tutto il Paese. Certo non è Zidane, ma la punta dell'Atletico Madrid è anche il primo francese a segnare tre reti in un Europeo dai tempi di Zizou nel 2004.





    SALITA — Comunque, pronti via, ed è subito rigore. E il pasticcio lo combina Pogba che arriva a valanga su Long in protezione del pallone, travolto dal bianconero. Rigore indiscutibile anche per Rizzoli. Nessun francese, d'altronde, protesta. Tocca a Brady, dagli undici metri. Lo stesso che aveva punito Sirigu e che di sinistro fa palo-gol anche con Lloris. Minuto tre e per la Francia la partita è tutta in salita. Soprattutto per Pogba, cui Deschamps concede finalmente il ruolo ideale, da mezzala sinistra, come alla Juve, facendo scalare a destra Matuidi, potendo contare sull'intesa con Evra. Il bianconero, dopo il fallo di rigore, ha lo stesso l'aria contrariata, fa no con il capo: qualcosa non va.





    SPALLATA — L'atteggiamento suo, nervoso, e della Francia, incerto. Non quello dell'Irlanda che interpreta alla perfezione il suo calcio di sportellate e affondi laterali. Con la mentalità con cui aveva affrontato anche l'Italia. Alla mezzora la Francia sembra prosciugata, incapace di armonizzarsi, soffrendo nel centrocampo a tre, dove Kanté si fa ammonire, da diffidato. E anche la difesa va in confusione, pure quando Murphy si trova solo contro tutti ma riesce lo stesso a innescare un'azione che sfocia poi in un angolo (39'). Insomma, è una Francia bloccata dal panico quella che va alla pausa, dopo 4' di recupero che regalano una prima occasione a Payet a centro area, respinta da Ward.
    REAZIONE — Uno spunto per la ripresa che Deschamps traduce togliendo Kanté e inserendo Coman, rinunciando al 4-3-3 per un 4-2-3-1, piazzando Matuidi e Pogba davanti alla difesa e Griezmann più vicino all'area e a Giroud. Schema che non aveva convinto nello 0-0 contro l'Albania. Ma proprio Griezmann dà ragione a DD in tuffo di testa al 13' a centro area: deviazione potente e rabbiosa raccogliendo il cross di Sagna da destra. E pari che cambia volto ai Bleus e alla gara. La punta dell'Atletico era anche all'origine dell'azione e al 16' replica con freddezza, raccogliendo l'appoggio di testa di Giroud, sul lancio di Rami, con un sinistro che non lascia scampo all'Irlanda. E poi è ancora lui a subire un fallaccio che costa il rosso a Duffy e l'addio all'Europeo dell'Irlanda. Mentre la Francia si gode un nuovo eroe che non gioca però alla Juve, come con Zidane nel 1998 o Platini nel 1984. Va bene lo stesso.

    (gazzetta.it)

  9. .


    Euro 2016, Galles-Irlanda del Nord 1-0: Bale vola ai quarti di finale.

    A Parigi decide un autogol di McAuley su cross della stella del Real Madrid: Dragoni per la prima volta tra le migliori otto.





    Stavolta il Galles ha ottenuto davvero il massimo con il minimo sforzo: la squadra di Chris Coleman sbarca nei quarti dell’Europeo grazie all’autogol di McAuley e con un solo tiro in porta, scagliato come sempre da Gareth Bale. L’Irlanda del Nord saluta la Francia a testa alta: Michael O’Neill ha compiuto già un’impresa a portare la sua squadra, espressione di una nazione di un milione e ottocentomila abitanti, tra le prime sedici del torneo. Tornano a casa anche i suoi tifosi e se piangeranno in parte pub e bar – ma restano i gallesi e chissà che cosa combinerà domani l’Inghilterra con l’Islanda -, negli stadi mancheranno i cori e il motivetto “Will Grigg’s on fire”, dedicata all’attaccante del Wigan che ha giocato gli ultimi spiccioli di partita.





    NIENTE SHOW — Un derby britannico non poteva regalare un copione diverso: agonismo, corsa, fantasia meno di zero. Meglio l’Irlanda del Nord, nel primo tempo: la squadra di Michael O’Neill ha cercato di colpire con le ripartenze e creando una gabbia attorno a Bale. Il Galles ha giocato a ritmi bassi e questo ha favorito ulteriormente i nordirlandesi, più scarsi a livello tecnico, ma più robusti sul piano fisico. Una botta di Dallas deviata in angolo da Hennessey e un tentativo di Ward sono stati i momenti di maggior pericolosità dell’Irlanda del Nord. Un anticipo di Davies, bravo a precedere Cathcart, ha evitato ai gallesi di finire sott’acqua.
    L’AUTOGOL — Nella ripresa, i Dragoni hanno alzato il ritmo. Ramsey è entrato in partita, Bale ha cercato gli spazi liberi e l’inserimento di Robson-Kanu al posto di Vokes ha creato qualche problema alla difesa nordirlandese. Una punizione di Bale è stata respinta da McGovern, ma il portiere nordirlandese è stato superato al 75’ dall’autorete di McAuley sul cross basso di Bale: nel tentativo di anticipare Robson-Kanu, il giocatore del West Bromwich Albion ha affondato la sua squadra. Un colpo fatale, purtroppo non il primo di McAuley: un autogol all’Italia nel 2011 il precedente. L’Irlanda del Nord, che non supera il Galles da 36 anni, non ha avuto la forza di rialzare la testa e quando l’arbitro inglese Atkinson ha fischiato la fine sono cominciate due feste: quella della storica qualificazione dei Dragoni e quella di addio dei nordirlandesi, di gran lunga i britannici più simpatici in questo Europeo.

    (gazzetta.it)

  10. .


    Europei 2016, Svizzera-Polonia 5-6 dopo i rigori. Polacchi ai quarti.

    Polacchi avanti grazie a un diagonale di Kuba, poi all'82' Shaqiri firma il gol più bello dell'Europeo su rovesciata. Ai rigori errore fatale di Xhaka. Impalpabile Lewandowski.
    Un rigore sbagliato da Granit Xhaka, il secondo della serie, e si materializza la beffa per la Svizzera, che sull'arco dei 120' avrebbe meritato di più la qualificazione. Invece a Marsiglia va la Polonia, ai quarti di finale dell'Europeo per la prima volta nella sua storia e svapora l'incredibile bellezza del gol in rovesciata di Shaqiri, che nella ripresa aveva rimesso in carreggiata la Svizzera, punita per il suo primo tempo troppo grigio per essere vero dal gol dell'1-0 di Blaszczykowski.





    LE SCELTE — Formazioni ampiamente previste, l’unico dubbio era per Petkovic: Seferovic o il giovane Embolo al centro dell’attacco? Fiducia iniziale al primo, nonostante nelle prime partite non avesse brillato granché. Per il resto tutto confermato: la coppia Behrami-Xhaka davanti alla difesa, con Dzemaili finto trequartista e Shaqiri e Mehmedi attaccanti di fascia. Nella Polonia disegnata con un 4-4-1-1 tendente al 4-2-3-1 il muro centrale Glik-Pazdan, Blaszczykowski e Grosicki ali pronte ad abbassarsi sulla linea dei difensori e Milik libero di muoversi alle spalle di Lewandowski.

    KUBA GOL — Più Polonia che Svizzera da subito, e non solo perché dopo appena 29 secondi Milik aveva avuto la possibilità di spaccare subito la partita grazie a un pasticcio fra Sommer (principale imputato) e Djourou, ma aveva mirato alto sopra la traversa. Nella prevedibile partita a scacchi fra due squadre che finora avevano mostrato grande solidità difensiva e problemi a concretizzare una manovra offensiva comunque faticosa, la Polonia aveva cercato qualche mossa in più. E dopo una lunga fase dedicata da entrambe le squadre a cercare densità a centrocampo, per tre volte nel giro di quattro minuti la Polonia aveva avvicinato la porta di Sommer: fuori un colpo di testa di Krychowiack (29’) e un destro a girare di Grosicki (31’), alto un tiro di Milik. La Svizzera? Pervenuta solo con un tiro storpiato da Dzemili dopo 10’ e un colpo di testa di Schar al 35’, al netto di un tiro senza pretese ancora di Dzemaili, diventato velenoso per Fabianski causa deviazione. Poi, il peccato di concentrazione della Svizzera, beccata a fianco scoperto - sempre quello, il destro - da una ripartenza di Grosicki, che ha annullato con un po’ di fortuna il tentativo di ripiego di Behrami e ha crossato per Blaszczykowski, che si è trovato praticamente solo davanti a Sommer grazie anche all’intuizione di Milik che lascia scorrere il pallone..





    SHAQ SPETTACOLO — La Svizzera non poteva durare in versione semi fantasma per tutti i 90’ e si vede subito che qualcosa cambierà. In particolare perché Shaqiri - molto più accentrato, con Dzemaili pronto a scivolare a destra al suo posto - se non altro cerca qualche penetrazione in velocità e anche la porta di Fabianski (6’). Ma è anche Petkovic, con la complicità dell’immobilismo del collega Nawalka (neanche un cambio nei 90’, nonostante fosse emersa chiaramente la maggiore freschezza della Svizzera), a cambiare faccia alla sua squadra. Anche tatticamente, con l’ingresso prima di Embolo e poi di Derdiyok, fino a disegnare una specie di 4-2-4 che schiaccia la Polonia nella sua area. Svizzera vicina al gol su punizione di Rodriguez (miracolo di Fabianski all’incrocio) e poi con una traversa colpita da Seferovic, ma serve una pazzesca intuizione di Shaqiri, al 37’, per portare la squadra di Petkovic ai supplementari, con una meravigliosa rovesciata dal limite dell’area.

    I SUPPLEMENTARI — Vince la stanchezza, e nel primo tempo supplementare non succede praticamente più nulla. Nel secondo di nuovo più Svizzera: decisamente più fresca, anche se vive di fiammate, soprattutto di Shaqiri. Ma la vera chance, grazie a un errore di posizionamento di Glik, fin lì solidissimo, capita sulla testa di Derdiyok e la Polonia, come poco prima , deve ringraziare un altro miracolo di Fabianski. E poco più tardi Pazdan che stoppa lo stesso Derdiyok solo davanti al portiere, rinviando il verdetto ai rigori..

    (gazzetta.it)

  11. .







    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 025 (20 Giugno – 26 Giugno 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 20 Giugno 2016
    S. SILVERIO PAPA , S. ETTORE

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    Settimana n. 25
    Giorni dall'inizio dell'anno: 172/194
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    A Roma il sole sorge alle 04:36 e tramonta alle 19:48 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 04:34 e tramonta alle 20:15 (ora solare)
    Luna: 4.47 (tram.) 19.38 (lev.)
    Solstizio d'estate alle ore 23.32. Luna piena alle ore 12.05.
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    Proverbio del giorno:
    Marzo tinge, april dipinge, maggio fa le belle donne, e giugno fa le brutte carogne.
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    Aforisma del giorno:
    Va' coi saggi, diverrai saggio; chi frequenta gli stolti, diventa stolto.
    (Salomone).










    RIFLESSIONI



    ... La leggenda del girasole …
    ... C'era una volta uno splendido giardino. Vi sbocciavano fiori meravigliosi d'ogni colore e ricchi di profumo.
    Tutte le persone che lo vedevano restavano ammirate e si fermavano a complimentare ogni varietà per il colore, per la forma, per il profumo. I fiori, lusingati da tanta
    ammirazione, divennero alteri e superbi.
    Avvenne che un giorno, tra gli splendidi steli, si affacciasse uno strano fiore. Aveva uno stelo debole e sottile con una corolla troppo grande e pesante, come un disco
    di bronzo.
    Al suo primo apparire, i fiori vicini cominciarono a schernirlo.
    Com'è brutto! Senza armonia, senza corolla di petali.
    Perchè sei cresciuto qui? Non potevi nascere altrove?
    Il povero fiore dIvenne in poco tempo lo zImbello del giardino. Da ogni aiuola gli arrivavano offese ed esso, senza rispondere, cresceva umilmente, tenendo la corolla
    rivolta a terra.
    Ma il sole, che da tempo osservava quanto avveniva nel giardino, rideva sotto i raggi, e pensava:
    Vedrete, vedrete voi, piccoli smorfiosi!
    Rivolse i suoi raggi piccoli sul fiore, lo fece crescere alto alto su tuttI e poi glI dIsse:
    Tu mi hai amato in silenzio e in umiltà. Alza ora la tua corolla e guardami. Ti donerò un raggio.
    Il fiore alzò timidamente il capo e intorno al disco di semi, fiorì una corona di petali, gialli come l'oro.
    Tutto il grande fiore rise di felicità e guardò riconoscente il sole.
    Non ho finito! - esclamò il grande astro. - Porterai il mio nome e gli uomini avranno bi.sogno dei tuoi petali per tingere le loro stoffe. I tuoi semI daranno l'olio
    e saranno dolce cibo agli uccelli.
    (Lina Tridenti).

    … La fronte inizia a lasciar andare perle di sudore, il sole è sempre più fore di lassù e i suoi raggi inziano a colorare la pelle di molti. Le vesti inizano a colorarsi di vivide tinte e le giornate si allungano. E’ arrivata l’Estate, e in questo oramai consueto alternarsi di temperature estreme dutante tutto l’anno, dovrebbe arrivare il caldo, il mare, le vacanze e le scuole che si chiudono … Buon Giugno amici miei …
    (Claudio)






    Viene l'estate

    I giorni succedevano ai giorni.
    Il sole descriveva un arco sempre più vasto nel cielo,
    il meriggio si faceva di giorno in giorno più ardente,
    il fogliame si addensava sulle piante, il grano ingialliva
    nei campi, la vite e l'ulivo fiorivano
    profumando l'aria, e al loro odore si mescolava
    quello delle cantaridi verdi e dorate;
    gli uccelli tacevano, acquattati sulle uova dei nidi;
    la notte le lucciole uscivano di tra le spighe ancora acerbe,
    imitando nel buio lo stellato del firmamento.
    L'ultimo spicchio ranciato della luna calante
    si dondolava riflesso nell'acqua nera e cheta, simile a una barchetta
    di foglio dorato dimenticata da qualche bambino.
    Un coro di ranocchi al quale si mescolava la voce più chioccia
    di qualche rospo melanconico, si alzava ogni tanto con impeto
    lirico su dal pacciame, subitamente interrotto dal più leggero rumore
    che facesse il vento tra i giunchi e i salci
    della proda, o qualcuno che passasse nelle vicinanze.
    (Ardengo Soffici)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    Tre barchettine

    Tre barchettine vagano sul mare;
    le cullan l'onde, le sospinge il vento.
    Il sole d'oro sta per tramontare
    e appar nel cielo la. luna d'argento.
    Tre barchettine vagano sul mare.
    Gonfia, gonfia le vele, o venticello! ...
    Mormoran l'onde e canta il pescatore;
    «Fammi tornare dal mio bimbo bello,
    fammi tornare dal mio dolce amore!»
    Gonfia, gonfia le vele, o venticello!
    (A. Enriquez)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Francesca e lo spitito del Natale

    Francesca è una piccola bimba, a volte capricciosa, che la sera prima della vigilia di Natale, mentre tutti stavano dormendo, decide di uscire fuori a fare una passaggiata.
    Francesca abita in un piccolo villaggio, in cui tutti si conoscono e si vogliono bene e lei conosce ogni angolo di qual paesino, ma quella sera Francesca, dopo aver tanto camminato, decide di ritornare a casa dalla sua mamma, ma non ritrova più la strada,c ontinua a cercare, ma niente, si è persa.
    Nel frattempo inizia a fare sempre più freddo e la signorina è uscita senza cappotto e inizia a piangere, ma tra le lacrime riesce a vedere una casa in cui le luci sono accese e decide di avvicinarsi. Dalla finestra capisce di chi sia quella casa: è la casa di Daniela, una sua amica, anzi per meglio dire una sua piccola nemica. Daniela infatti è una bambina povera e spesso viene derisa dalle sue compagne e anche da Francesca.
    ”Ma cosa starà facendo sveglia a quest’ora?” pensa Francesca tra se' e se' e si avvicina ancora un po’ alla finestra di Daniela; quest’ultima sta aiutando sua nonna a terminare un vestito per una signora molto ricca. Daniela viveva infatti con la nonna, che era una sarta e cuciva per le donne del paese.
    Francesca è indecisa se entrare o meno, perché sa di aver fatto del male a quella bambina ma Daniela, vedendola dalla finestra, decide di andare ad aprire.
    “Che cosa ci fai a quest’ora in giro per il paese con questo freddo?” Le dice Daniela.
    ”Sono scappata di casa e non riesco più a ritornare” risponde la piccola Francesca.
    “Vieni che bevi un po’ di acqua calda, non è il massimo, ma è tutto quello che possiamo permetterci” le dice la nonna di Daniela.
    “Perché stai facendo questo per me? Io a scuola non faccio altro che prenderti in giro” dice Francesca alla sua amica ma Daniela le risponde “lo so che mi prendete tutti in giro perché io non posso permettermi i vostri vestiti e i vostri giochi, ma a me non importa, perché la nonna mi ha insegnato un grande dono, quello dell’umiltà e con l’umiltà il perdono”.
    ”Allora vuol dire che mi hai perdonato e che da oggi saremo grandi amiche?” chiede Francesca, ”certo” risponde Daniela.
    Ma la nonna le interrompe dicendo che si era fatto tardi e che avrebbero accompagnato loro Francesca a casa e così fecero; all’arrivo a casa trovarono la mamma di Francesca impaurita che non finì più di ringraziarle.
    “Perché domani, visto che è la vigilia di Natale non venite a mangiare da noi? Sono sicura che a Francesca farà piacere” disse la mamma.
    ”Ma noi non vogliamo disturbare” risposero nonna e nipote.
    “Ma quale disturbo,se non fosse stato per voi starei ancora fuori a morire di freddo” disse Francesca.
    Fu così che il giorno dopo cenarono tutti insieme e Francesca decise di cedere il dono che le avrebbe portato Babbo Natale alla sua nuova amica perché lei ne aveva troppi in cambio ricevette un delizioso vestitino rosso.
    “Vedi mamma, questo vestito non eguaglia mille giocattoli e sai perché? Perché è stato fatto con il cuore” disse Francesca.
    ”E brava la mia bambina, vedo che finalmente hai capito che cos’è lo spirito del Natale, io non avrei potuto insegnartelo meglio”.

    (Mary)



    ATTUALITA’


    Maturità: c'è Isocrate per la prova di greco al Classico.

    Allo Scientifico, come di consueto, la Matematica. Seconda prova della Maturita' 2016 questa mattina per oltre 500.000 studenti impegnati con gli esami in tutta Italia. Al Classico i ragazzi dovranno vedersela con Greco mentre allo Scientifico, come di consueto, con Matematica. La prova inizierà alle 8.30 con l'apertura del plico telematico, come già avvenuto iper le tracce di italiano. L'autore selezionato per la prova di greco è Isocrate.

    "Isocrate esorta i suoi cittadini a non cadere nelle trappola dell’ingiustizia: chi viola le norme si illude di trarne un vantaggio immediato, ma alla lunga finisce in rovina. I comportamenti rispettosi della virtù, nono solo sono il fondamento di una vita sociale eticamente corretta, ma portano vantaggi indubbi anche sul piano politico ed economico" . Questa è la descrizione ministeriale che si trova sulla traccia. L'opera di Isocrate è "Sulla Pace" - 34, 35 e 36.
    ECCO LA PROVA DI MATEMATICA
    Quesiti di matematica: 7 su 10 sono legati ad argomenti di geometria analitica o di analisi; 2 sono sul calcolo delle probabilità (uno di questi al gioco degli scacchi) e un altro è di geometria solida sul calcolo di un volume di un liquido in un recipiente.

    Primo problema matematica: l'amministratore di un condominio alle prese con l'installazione di un serbatoio per il gasolio per il riscaldamento. Non essendo soddisfatto dei modelli in commercio ti incarica di progettarne uno. Seguono specifiche tecniche e una serie di quesiti matematici per descrivere la forma del serbatoio e per realizzare un indicatore gradauato per collegare il livello di riempimento del serbatoio al volume di gasolio effettivamente presente. Inoltre viene ipotizzata un'obiezione da parte dell'imministatore, il candidato deve dimostrare di avere ragione.

    Secondo problema: rappresentata in figura una funzione continua e derivabile da zero a infinito in R e ne sono indicati alcuni punti significativi sull'asse cartesiano. Da lì una serie di quesiti: un approccio più classico in quanto non si cerca di riportare la funzione in un caso reale o pratico

    Chi ha fatto le simulazioni di matematica del 2016 - scrive Skuola.net - è avvantaggiato: si è infatti replicata la struttura e la tipologia di traccia che il Miur ha proposto durante le simulazioni nazionali.

    Discipline turistiche e aziendali negli Istituti tecnici per il Turismo, Tecnica di produzione e di organizzazione negli Istituti professionali di indirizzo Produzioni industriali e artigianali, Tecniche della danza al Liceo coreutico, Teoria, analisi e composizione al Liceo Musicale sono alcune delle altre materie selezionate per il secondo scritto negli altri indirizzi di studio.

    Scienze umane indirizzo economico sociale - 70 anni assemblea costituente, brano di Meuccio Ruini sulla funzione della scuola e libertà di insegnamento.

    Economia aziendale (tecnico AFM ex ragioneria) - C’è una società che lavora nel mercato della meccanica di alta precisione. Un mercato dove la società ha un altro grande competitor e una serie di piccole imprese non concorrenziali. DI questa società viene fornito un estratto del report mensile. Nella prima parte bisogna redigere il budget e presentare lo stato patrimoniale e il conto economico. Cambia l’azienda, ma le richieste sono le stesse della seconda prova di maturità del 2015.

    Seconda prova di Elettronica ed elettrotecnica - Si tratta di un sistema di trasduzione che trasforma una variazione di massa(da 0 ad un valore pesato di massimo 2 g per lavorare in regime lineare) in una variazione di frequenza di un segnale sinusoidale. La variazione di frequenza è proporzionale alla variazione di massa sul piatto della bilancia. Il trasduttore fornisce in uscita un segnale di tensione con frequenza variabile, il quale va in ingresso ad un convertitore frequenza-tensione, che produce in uscita un valore di tensione proporzionale alla frequenza del segnale in ingresso. Questa tensione in uscita è un segnale analogico, che viene poi convertito in digitale tramite un ADC e può quindi essere trattato da un sistema di elaborazione digitale programmabile. Il sistema va descritto tramite schema a blocchi e progettato nelle sue parti. La seconda parte della prova consiste in un quesito a scelta fra 4 proposti, basati su una panoramica di elettronica e telecomunicazioni. Nella seconda parte bisogna scegliere 2 fra 4 quesiti proposti che riguardano la redazione di varie tipologie di report e analisi finanziarie proposte all’interno dei quesiti stessi.

    Inglese traccia artistica per il linguistico: analisi del testo dal brano di Desmond Morris dall'opera "Manwatching. A Field Guide to Human Behaviour". Morris è uno zoologo ed etologo inglese, divulgatore scientifico e autore di libri sulla sociobiologia umana.
    In aggiunta ai suoi interessi scientifici, Morris è anche un artista appartenente alla tradizione surrealista, contribuendo significativamente al movimento surrealista britannico. Le sue opere sono state esposte insieme a quelle di Joan Miró. La sua prima mostra personale risale al 1948 e da allora ne ha avute regolarmente altre. La traccia artistica in lingua inglese della maturità 2016 ci offre una riflessione sul concetto di bellezza. Il testo affronta alcune questioni estetiche, come la natura stessa della bellezza, la difficoltà di una sua definizione, il perché gli uomini ricercano e perseguono la bellezza. Una traccia interessante che ci riporta indietro a riflettere sul “perché” dell’arte e sul piacere della bellezza, in un mondo dominato dalla tecnologia e dalla velocità delle comunicazioni.
    (Ansa)





    Oceania, Disney torna a Natale con l'animazione.

    In sala il 22 dicembre la nuova avventura con protagonista una adolescente coraggiosa. Walt Disney Animation Studios presenta Oceania, nelle sale italiane dal 22 dicembre. Il nuovo lungometraggio d’animazione è diretto dal duo di registi Ron Clements e John Musker (La Sirenetta, Aladdin, La Principessa e il Ranocchio) e prodotto da Osnat Shurer (Stu – Anche un Alieno può Sbagliare, One Man Band).

    Tremila anni fa i più grandi navigatori al mondo attraversavano lo sconfinato Oceano Pacifico, alla scoperta delle numerose isole dell’Oceania. Ma poi, per un millennio, i loro viaggi cessarono – e ancora oggi, nessuno sa il perché.

    Oceania è un'avventura d’animazione incentrata su una vivace adolescente di nome Vaiana che s’imbarca in una coraggiosa missione per salvare il suo popolo. Durante il suo viaggio, s’imbatterà nel semidio in disgrazia Maui che la guiderà nella sua ricerca per diventare una grande esploratrice. Insieme, i due attraverseranno l’oceano in un viaggio pieno d’azione che li porterà ad affrontare enormi creature feroci e ostacoli impossibili e, lungo il percorso, Vaiana porterà a compimento l’antica ricerca dei suoi antenati e troverà l’unica cosa che ha sempre desiderato: la propria identità.

    Il team impegnato nella realizzazione delle musiche include il vincitore del Tony® Award Lin-Manuel Miranda (il musical di Broadway premiato con il Pulitzer e il Tony Award “Hamilton”, il vincitore del Tony Award “In the Heights”), il compositore premiato con il Grammy® Mark Mancina (Speed, Tarzan, Il Re Leone) e Opetaia Foa’i (fondatore e cantante dellapremiata band internazionale Te Vaka). ‬
    (Ansa)





    Ecco la Passerella di Christo sul lago d'Iseo vista dallo spazio.

    Regolare oggi di deflusso dei visitatori verso la piattaforma. Ecco nella FOTO la passerella galleggiante sul lago di Iseo fotografata dal satellite Sentinel-2A (fonte: Contains modified Copernicus Sentinel data (2016)/ESA)

    "Treni traboccanti fin dall'alba anche oggi sulla linea Brescia-Iseo-Edolo per l'eccezionale affluenza di visitatori a "The Floating Piers"": lo spiega in una nota Trenord. "Nella mattinata il servizio ferroviario si è svolto regolarmente. Questo ha consentito l'ordinato deflusso dei viaggiatori dalla stazione di Brescia verso l'opera".
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Ma Ma - Tutto andrà bene




    locandina


    Un film di Julio Medem. Con Penelope Cruz, Luis Tosar, Asier Etxeandia, Teo Planell, Anna Jiménez


    Penelope Cruz realizza una delle sue performance interpretative più cariche di dolce e sofferta umanità.
    Giancarlo Zappoli


    Magda è una giovane madre di un ragazzino che gioca molto bene a calcio. Nello stesso arco di tempo perde il lavoro, il marito la lascia per una studentessa e lei scopre di avere un tumore al seno che ne richiede l'asportazione. A sostenerla nella lotta contro il male saranno il suo ginecologo e Arturo, un ex calciatore (ora ricercatore di talenti) conosciuto mentre assisteva a una partita del figlio.
    Julio Medem afferma che il suo film è diviso in due parti che coinvolgono due modi di affrontare la vita e la malattia da parte della protagonista. Allo spettatore resta il compito di individuarle. C'è però un'ulteriore partizione nel film che lo trasforma in un'opera divisa in due. C'è infatti la descrizione partecipe e psicologicamente molto raffinata di come una donna, già provata su altri versanti dalla vita, può affrontare in età ancora giovane il confronto con il cancro e la sensazione di mutilazione della femminilità provocata dall'asportazione di un seno (si veda l'insistenza con cui Magda chiede se si possa salvarle il capezzolo).
    Penelope Cruz offre, sotto questo punto di vista, accenti di profonda umanità al suo personaggio realizzando una delle sue performance interpretative più cariche di una dolce, ma inevitabilmente anche sofferta, umanità. Un'eccellenza recitativa che continua a mantenere anche quando il film devia verso il mèlo più marcato indebolendo così quanto era stato costruito nella prima parte. Perché se la scelta di mostrare un orgasmo così come Medem decide di portarlo sullo schermo è originale, non si può altrettanto elogiare la trasformazione del ginecologo in cantante appassionato o il succedersi di avvenimenti che rimandano poi con ripetitività a una mancata adozione da parte dello stesso. Lo spettatore più cinico e più critico nei confronti della sceneggiatura (scritta dallo stesso Medem) avrebbe potuto avere dei dubbi in proposito sin dall'inizio quando la protagonista, che ha da poco ricevuto la diagnosi, incontra Arturo che viene raggiunto nel giro di pochi minuti da una tragica notizia. Potrebbe sembrare inverosimile ma sono situazioni che nella vita accadono e che il cinema riproduce senza purtroppo dover inventare molto. E' la seconda parte del film, nonostante il simbolismo dei granchi sulla spiaggia, che mina l'equilibrio complessivo di un film che merita comunque di essere visto da uomini e donne per come sa proporre il tema della scoperta di un male invasivo.


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    Il pericolo non si lascia mai vedere per intero.
    (Johann Wolfgang Goethe)


    IL LAGO NYOS


    Il lago Nyos è un lago di origine vulcanica nella provincia nord-occidentale del Camerun, a circa 315 km a nord-ovest di Yaoundé. E’ un bacino profondo con una superficie di 1,5 chilometri quadrati, situato a circa 1100 metri di quota, nel cratere di un vulcano quiescente nel massiccio del Monte Oku. Una diga naturale di roccia vulcanica racchiudono le acque del lago.

    Le acque dei laghi sono suddivise in strati, come una torta millefoglie. Lo strato più superficiale, l’epilimnio, è quello che viene scaldato direttamente dal Sole ed è quindi più caldo rispetto a quello più profondo, l’ipolimnio. Tra i due vi si colloca la termoclina, uno strato attraverso il quale si sperimenta una brusca variazione di temperatura: dai 15°C superficiali ai 5-6°C delle profondità. La termoclina, analogamente ad un tappo, limita fortemente i trasferimenti di sostanze tra acque superficiali e acque profonde. Tuttavia, all’avvicinarsi della stagione fredda e alla fine dell’inverno si può verificare un rimescolamento complessivo delle acque del lago: quando l’acqua superficiale raggiunge i 4°C (temperatura alla quale ha la massima densità, “pesa” di più) sprofonda e favorisce la risalita delle acque profonde. Questo è quanto avviene alle nostre latitudini.
    Nei Paesi equatoriali, come il Cameroun, le stagioni non esistono: fa sempre caldo, pertanto il rimescolamento stagionale non si verifica. Ad eccezione della notte del 21 Agosto 1986. Il lago Nyos è collocato al di sopra di una camera magmatica che rilascia in continuo ingenti quantità di anidride carbonica nelle acque profonde. Il fenomeno si chiama eruzione limnica. Ad oggi il motivo per il quale è avvenuto il rimescolamento, non è ancora del tutto chiaro. Si suppone che, come per un altro lago Camerounense, questo fenomeno sia stato provocato da un’importante frana che ha coinvolto i versanti del lago. Questa ha innescato un movimento delle acque tale da portare quelle profonde in superficie. L’anidride carbonica è più densa dell’aria e una volta emessa ha iniziato a scendere lungo le pendici alla velocità di circa 50 chilometri orari incontrando diversi villaggi di allevatori e uccidendo silenziosamente tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Dopo il boato, la terra non tremò. La densa nube inodore, strisciò verso le abitazioni. La nube tossica doveva essere alta oltre 100 metri, perché ha raggiunto anche il bestiame sull'altro versante del vulcano. Il lago cambiò colore in un rosso ruggine.
    Indagini scientifiche permisero di risalire alle cause del fenomeno: le acque del lago Nyos, profondo ben duecento metri, sono interessate da meromissi e trattengono un'enorme quantità di CO2 in soluzione; lo strato superficiale del lago, profondo circa cinquanta metri e alimentato soprattutto dalle acque piovane e dai fiumi, non ha scambi con lo strato più basso del lago che al contrario del primo presenta un'importante anomalia: è alimentato da una sorgente di carbonato di sodio che contribuisce a saturare l'acqua di anidride carbonica. Nel punto di maggiore profondità del lago per ogni litro di acqua sono disciolti fino a dieci litri di anidride, l'eruzione dell'86 liberò nell'aria ottanta milioni di metri cubi di gas. Le popolazioni indigene consideravano il lago un luogo abitato da spiriti assassini, e nessuna delle vittime era originaria della zona.
    Per evitare che una situazione simile si ripresenti, dal 2001, è stato attivato un programma di degasamento. Alcuni scienziati hanno immerso nel lago un condotto di circa 200 metri mediante il quale il biossido di carbonio riesce a uscire provocando un getto d’acqua che sale fino a 55 metri d’altezza. Il condotto rappresenta una sorta di valvola di sfogo che riesce a portare fuori dall’acqua circa 20 milioni di metri cubi di gas, tuttavia questo sforzo non basta. Per rendere il Lago Nyos del tutto innocuo sono stati progettati altri condotti.

    (Gabry)





    domina-musica


    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


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    La musica del cuore



    liu


    Alunni Del Sole - Liù



    L'apice del successo per gli Alunni del Sole viene raggiunto nel 1978, quando si aggiudicano il Festivalbar con questo disco ancora oggi molto popolare. Con Liù non si conlude la storia degli Alunni del Sole, ma è fuori dubbio che con questo disco scende il sipario sulla parte più esaltante per la carriera della band di Paolo Morelli che pur continuando a produrre grandi brani non riuscirà più a raccogliere il giusto e meritato successo.

    Liù che si stendeva su di noi e ci dava un po’ di sé (senza chiederci perché) è una delle immagini sessualmente più liberanti della canzone italiana degli anni 70.
    Gli Alunni del Sole sono stati certamente uno dei gruppi più interessanti degli anni 70, anche se "Liù", essendo il loro pezzo più famoso, automaticamente non è il migliore.
    La canzone, però, se la ricordano tutti, e magari una Liù che ce la dava a tempo perso e senza fare neanche troppe domande la sognavamo un po’ tutti. Certe canzoni erano anche smaccatamente maschiliste, ma le ragazze di allora non ci facevano troppo caso.
    Era un mito, "Liù", un modello di amore libero che si sarebbe infranto, come la notorietà del gruppo, con la musica decisamente più elettrica ma meno sincera ed appassionata, degli anni ’80.
    Ancora poco tempo, e avremmo dimenticato la generosità di "Liù" per andare "a la playa" (oh, oh, oh, oh, ooooh…).

    fonte: 45mania.it
    valeriodistefano.com





    Liù

    Liù si stendeva su di noi
    e ci dava un po' di se
    senza chiederci perché
    senza chiederci perché.
    Liù già sapeva tutto di sé
    ma con gli occhi guardava te
    e con la mano cercava me
    con la mano cercava me
    E io sì l'avrei trovata per far l'amore
    Liù sul letto caldo o su un divano
    ingigantita sul falso piano
    io mi ricorderò di te
    io mi ricorderò di te
    E io sì t'avrei trovata per far l'amore
    E io sì t'avrei trovata per far l'amore
    t'avrei trovata per far l'amore
    t'avrei trovata per dirti...
    Liù credendo che il tempo ci dia ragione
    dipingimi tutto con il carbone
    e poi non dirmi che è un'illusione
    poi non dirmi che è un'illusione
    E io sì t'avrei trovata per far l'amore
    Liù è un'ora del giorno che penso a te
    lascia il tuo viso scivolare piano
    lasciati sola senza una ragione
    lasciati sola senza troppa intenzione
    Liù non ti perdo se mi stringi le mani
    non ti ascolto se mi chiedi domani
    siamo ancora insieme come stasera
    stiamo ancora insieme come stasera
    Liù se mi pensi dimmi dove sei
    Se ti fermi chiedimi una volta
    se anch'io ti ho pensato un po'
    se anch'io ti penso
    E io sì t'avrei trovata per far l'amore.


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Schwazer: Fidal, seguite regole,atletica ferita.

    "Non ci appartengono valutazioni oltre atti formali". La Fidal ha sempre messo al centro del suo operato "il rispetto delle regole" e anche nella vicenda Schwazer "hanno sempre rappresentato il punto di riferimento a monte di ogni decisione. Senza nessun tipo di distinguo". La federazione atletica risponde così alle critiche, al termine del consiglio federale di questa mattina sul caso della nuova positività del marciatore altoatesino. "Non ci appartengono valutazioni oltre gli atti formali" sottolinea, dopo i dubbi del tecnico Sandro Donati sulla tempistica della vicenda.

    E' giallo sulla vicenda che vede coinvolto il campione Alex Schwazer in una nuova vicenda di doping. Ma il campioine maratoneta non ci sta: "Siamo di fronte a una vicenda sporca, di sicuro faremo subito una denuncia penale contro ignoti". Così il legale di Schwazer, Gerhard Brandstetter, nella conferenza stampa a Bolzano, respinge con fermezza la notizia riportata sulla Gazzetta dello Sport, secondo cui l'atleta sarebbe stato trovato nuovamente positivo al doping.

    "Non possiamo accettare tutto questo - ha sottolineato - è ingiusto. Alex in questa vicenda non ha alcuna responsabilità, cercheremo di acclarare la verità. La vicenda è strana: una prova a gennaio negativa e a maggio dopo che ha vinto a Roma risulta positiva con sostanze anaboliche che nulla hanno a che fare con sport di resistenza.

    "Qualcuno non vuole che io vada alle Olimpiadi, i tempi sono stretti, ma io andrò fino in fondo per chiarire tutto. Come 4 anni fa sono qui a metterci la faccia, ma oggi non ci saranno scuse perché non ho commesso alcun errore, allora ho sbagliato, stavolta no. Da un anno e mezzo con tanta fatica sto facendo di tutto con Sandro (Donati ndr) per dimostrare che il mio ritorno sia pulito. E' un incubo, la peggior cosa che mi poteva succedere ma ci giuro che si andrà fino in fondo".

    A giurare sulla 'pulizia' dell'atleta e a parlare di 'provocazione' è il tecnico di Schwazer: "Non lascerò mai Alex". "E una vicenda incredibile nella tempistica, un campione risultato pulito a gennaio è stato riesaminato non si sa perchè e trovato positivo. Inoltre - ha proseguito Donati - il testosterone, trovato in tracce minime, ad Alex non serve. Questo potrebbe essere il doping di uno scemo, che non porta da nessuna parte".

    Alex Schwazer sarebbe stato trovato nuovamente positivo al doping, secondo quanto riporta oggi la Gazzetta dello Sport. Già squalificato per uso di eritropoietina (epo) prima delle Olimpiadi di Londra 2012 e tornato a gareggiare l'8 maggio scorso, l'atleta 31enne altoatesino non avrebbe superato un controllo fatto a inizio anno durante la sua preparazione per il rientro. L'atleta altoatesino contesta i dati della nuova positività al doping: sarà questa la linea seguita dal marciatore azzurro nella conferenza stampa convocata per questo pomeriggio alle 18 a Bolzano, all'hotel Laurin. Con Schwazer ci saranno l'allenatore Sandro Donati, l'avvocato Gerhard Brandstaetter e la manager Giulia Mancini.

    Malagò, brutta vicenda che rovina la festa - "Il nostro mondo è variegato, complesso e numericamente importante. Chiaro che quando ci sono atleti così importanti, su una recidiva, fa fragore". È il primo commento di Giovanni Malagò sulla presunta nuova positività di Alex Schwazer. "Nell'arco di 365 giorni - ha aggiunto il presidente del Coni a margine della cerimonia al Quirinale - siamo abituati ad avere momenti esaltanti e momenti in cui ci interroghiamo anche dei perché di certe notizie, che sono così brutte, che spiacciono per non dire rovinano tutto il contesto".

    "Si tratta di accuse false e mostruose". E' il commento dell'avvocato Gerhard Brandstätter, legale del marciatore Alex Schwazer che - secondo quanto riporta un articolo della Gazzetta dello Sport - è stato nuovamente testato positivo durante un controllo antidoping. "Ora è successo quello che Alex ha sempre temuto, ma noi ci difenderemo e faremo causa", ha aggiunto Brandstätter, annunciando in giornata una conferenza stampa.

    "Al momento sono sconvolto, stiamo cercando di capire". È il breve commento del presidente della Fidal Alfio Giomi alla notizia della presunta nuova positività di Alex Schwazer, arrivando al Quirinale per la cerimonia della consegna del Tricolore al portabandiera di Rio 2016.

    "La notizia della nuova positività di Alex Schwazer? È appena successo e, onestamente, non so se darla per vera. Vedremo nei prossimi giorni, ma comunque dispiace molto che ci sia ricascato, se si può dire così, di una cosa fatta non volutamente". La campionessa azzurra e portabandiera a Rio 2016 Federica Pellegrini commenta la notizia della presunta nuova positività al doping del marciatore altoatesino..
    (Ansa)




    Quirinale: Mattarella consegna bandiera ad atleti Rio 2016. "Certo che la onorerete".
    Il vessillo nelle mani di Federica Pellegrini e Martina Caironi, portabandiera azzurre. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Quirinale gli atleti italiani in partenza per i Giochi Olimpici e Paralimpici di Rio de Janeiro 2016. La folta rappresentanza di atlete e atleti azzurri, tecnici e dirigenti era guidata dal Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Giovanni Malagò e dal Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli. Nel corso della cerimonia, aperta dall'esecuzione dell'Inno nazionale da parte della Banda Musicale Interforze, sono intervenuti il Presidente Malagò, il Presidente Pancalli e il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Luca Lotti.

    "Vi auguro di raccogliere molte medaglie, ma sono i vostri comportamenti e le vostre prestazioni che quindi daranno onore e terranno alto il nome dell'Italia alle Olimpiadi". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rivolgendosi agli atleti azzurri alla cerimonia di consegna del tricolore ai portabandiera per le Olimpiadi Rio 2016 in corso al Quirinale. "Sono comunque sicuro che voi lo saprete fare e che la bandiera che riconsegnerete sarà stata onorata dai vostri comportamenti e dalle vostre prestazioni".

    Il Presidente Mattarella ha consegnato la Bandiera italiana all'atleta azzurra Federica Pellegrini, designata portabandiera dell'Italia per le Olimpiadi di Rio 2016 e all'atleta Martina Caironi, portabandiera dell'Italia alle Paralimpiadi di Rio 2016 e ha quindi pronunciato un discorso.
    (Ansa)




    F1: Vettel, non penso proprio di mollare.
    "Siamo neanche a metà stagione e stiamo migliorando la vettura". "Non siamo nemmeno arrivati a metà stagione, non mi passa neanche per la testa di mollare. Stiamo lavorando intensamente con il team e stiamo migliorando la vettura che comunque rappresenta un grande passo avanti rispetto a quella dell'anno scorso". Lo ha detto Sebastian Vettel all'inaugurazione della mostra 'Ferraristi per Sempre' al Museo Ferrari di Maranello. "Correre per la Ferrari - ha detto il pilota tedesco - è stato il mio sogno fin da quando ero bambino e sto vivendo un'avventura stupenda a Maranello. Quando si è piloti della Ferrari c'è sempre enorme pressione, ma la mia passione per questo marchio supera di gran lunga la pressione, quindi sono felicissimo di gareggiare per questo team".
    (Ansa)

    (Gina)





    OPERETTA!!!




    LE MILLE E UNA NOTTE




    Mille-e-una-notte_10



    Musiche di Johann Strauss jr.
    Libretto di Max Steiner, di Leo Stein e Carl Lindau

    Compagnia di Operette Alfafolies
    Coro “Carmine Casciano”
    Balletto Alfaballett
    Scene e Costumi della Compagnia
    Regia di Augusto Grilli


    Ambientata in un oriente fantastico, narra la storia dell’amore contrastato tra il sultano Solimano e la bella Leila, figlia di Ormuz il mago di corte. Un tempo Leila e Solimano si amavano ma le vicissitudini della vita li hanno portati lontani. Leila, ormai sposa del pescatore Mossu, rivede Solimano facendosi passare per Sherazade, e come nella famosa storia, lo incanta con affascinanti racconti, senza però cedere all’amore poiché ha giurato fedeltà a Mossu.
    Solimano è stato in Europa e vuole modernizzare il suo regno importando la ferrovia, il telefono ed altro ancora. L’unica riforma che il popolo e le mogli dell’harem non gradiscono è la monogamia e quindi ordiscono un complotto per spodestare il sultano. Eddin, segretario di Solimano, gli propone di approfittare della sua somiglianza con Mossu il pescatore per attuare uno scambio di persona. Mossu, ignaro del pericolo, è ben felice di poter essere ricco e potente ed accetta.
    Gli immancabili intrighi di corte tra i Visir e le mogli dell’harem fanno da contorno alla vicenda amorosa con momenti comici alternati a momenti drammatici di grande intensità che conducono comunque all’immancabile lieto fine.

    Le Mille e Una Notte è un rimaneggiamento della prima operetta di Strauss. Nata come Indigo und die vierzig Rauber nel 1871 viene successivamente rimaneggiata e presentata con vari titoli quali Ali Baba, Fantasca, Indigo. Il programma della prima attribuisce il libretto a Max Steiner, ma in realtà è frutto di un numero elevato di collaboratori. L’operetta ebbe comunque un grande successo.
    Non manca una spiccata influenza offenbacchiana nello spartito che, con molti temi orientaleggianti, alterna valzer inebrianti, pompose marce e momenti liricamente struggenti tra cui spicca la splendida aria di Leila con affascinanti passaggi dal tono minore al maggiore.



    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    SPLENDIDA MINIMA PICCOLE SCULTURE PREZIOSE
    NELLE COLLEZIONI MEDICEE:
    DALLA TRIBUNA DI FRANCESCO I DE' MEDICI AL TESORO GRANDUCALE

    dal 21 Giugno al 02 Novembre 2016



    Nelle Gallerie degli Uffizi si conserva la più importante raccolta esistente di un settore rarissimo dell’arte della glittica, le piccole sculture in pietra dura prodotte principalmente in età ellenistica e romana, la cui tecnica andò perduta nei secoli del Medioevo, per poi essere riscoperta e riproposta in epoca rinascimentale.
    La mostra, la prima dedicata a questa particolare produzione artistica, riunirà tutte le microsculture della collezione medicea, affiancandole ad altri esempi di plastica in materiali preziosi, in modo da ottenere significativi raffronti che esaltino le peculiari caratteristiche tecniche e stilistiche di questi oggetti.
    (www.arte.it)



    Italiani sull'Oceano.
    Storie di artisti nel Brasile moderno
    e indigeno alla metà del '900

    dal 25 marzo al 21 luglio 2016

    Tra il 1930 e il 1950 due critici d’arte, Pietro Maria Bardi e Margherita Sarfatti, un’architetta, Lina Bo Bardi, e due artisti, Gastone Novelli e Roberto Sambonet, partirono con attese e obiettivi diversi per il Brasile.
    Le idee e le opere che portarono con sé lasciarono tracce del loro passaggio nel giovane sistema artistico del paese. L’incontro con i nuovi processi di evoluzione urbana e con le nascenti estetiche moderniste e concretiste aprì per artisti e intellettuali italiani nuove prospettive di lavoro e al tempo stesso offrì la possibilità di sviluppare idee già in embrione nella terra d'origine.
    Il gigantesco spazio storico e geografico della cultura nativa brasiliana ne segnò profondamente i percorsi, raccontati in mostra attraverso opere d’arte, oggetti e documenti.
    L’esposizione dà particolare risalto alle relazioni artistiche italo-brasiliane nel corso del XX secolo, documentando percorsi umani e intellettuali intrecciati con la storia dell'arte e la storia delle culture. Il ricco patrimonio materiale e immateriale del paese sudamericano è parallelamente presentato in una selezione di oggetti e immagini della collezione amazzonica del MUDEC donati da Aldo Lo Curto.

    Enti promotori dell’iniziativa sono il Museo delle Culture di Milano e il Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, con il patrocinio del Consolato Generale del Brasile a Milano e con il sostegno di GRUPPO GAVIO. La mostra è curata da Paolo Rusconi (Università degli Studi di Milano) con Elisa Camesasca (Archivio Roberto Sambonet), Ana Gonçalves Magalhães (Universidade de São Paulo), Viviana Pozzoli (Università degli Studi di Milano), Marco Rinaldi (Archivio Gastone Novelli).
    (www.mudec.it/)

    (Gabry)





    SUMMER
    foto:quotesideas.com

    MARE MARE MARE!!!




    Le più belle località balneari italiane... e non solo...


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    foto:lucianabartolini.net


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    foto:fotoeweb.it


    Rimini
    Area di vacanza per eccellenza, Rimini vanta una lunga tradizione turistica.
    Fu infatti nel 1843 che venne inaugurato il primo stabilimento balneare in Italia sulla spiaggia di Rimini.
    Da allora, attraverso gli anni, questa vocazione dell'ospitalità si diffuse da Rimini lungo tutta la costa, da Riccione a Cattolica, da Bellaria a Misano.

    Rimini ha registrato anche una progressiva valorizzazione turistica del proprio entroterra che per le sue bellezze naturali, le attrattive storiche e le tradizioni artigianali e gastronomiche offre una valida integrazione della vacanza balneare.
    Questa terra, infatti, è ricca di reliquie del passato, memoria di una storia antica che risale all'antica Roma. Città etrusca e celta, colonia di diritto latino dell'anno 268 a.C., municipio imperiale all'epoca di Augusto, Rimini fu dotata di splendidi monumenti. Più tardi, durante il Rinascimento, fu capitale della Signoria dei Malatesta e conobbe gli splendori di una corte magnifica e la presenza di architetti, pittori e scultori fra i più famosi d'Italia.
    L'Arco di Augusto e il Ponte di Tiberio, il Tempio Malatestiano e la Rocca di Sigismondo a Rimini, e i numerosi castelli e le antiche chiese sorti sulle colline dell'entroterra, rappresentano un patrimonio artistico e culturale che vale la pena conoscere.
    Da non perdere è una visita al Museo della città che custodisce il passato di Rimini e del suo territorio, dalla formazione geologica ai nostri giorni, attraverso millecinquecento opere. A due passi dal Museo, è stata recentemente portata alla luce un’abitazione dall’età romana denominata Domus del chirurgo, una piccola Pompei con i suoi splendidi mosaici ed un eccezionale corredo chirurgico-farmaceutico, considerato il più ricco al mondo giunto dall'antichità.

    TERME
    Per chi vuole coniugare vacanze e benessere, affacciata sulla spiaggia libera a Miramare sorge Riminiterme, una moderna struttura in grado di offrire tutto l'anno relax e terapie utili alla cura di malattie ossee e respiratorie, e poi programmi di estetica con sauna, idromassaggi, fangoterapia, massaggi, aquagym. All'interno si trovano 4 piscine e una grande palestra, tutte rigorosamente con una splendida vista sul mare.

    PARCHI TEMATICI
    Dal viaggio fra le meraviglie architettoniche riprodotte in scala nell'Italia in Miniatura, alle magie di mago Merlino a Fiabilandia, alle acrobazie degli amici delfini che vi aspettano nel Delfinario di Rimini: il divertimento è assicurato nei parchi tematici di Rimini.

    Il centro storico della città è ricco di monumenti, chiese e reperti di diverse epoche, alcuni dei quali ancora intatti e carichi di suggestioni. Le origini della città di Rimini sono antichissime, si parla di insediamenti primitivi nel paleolitico e poi della presenza sul territorio di popoli come gli Etruschi, i Greci, i Sanniti ed i Galli, ma è in epoca romana, nel 286 a.C. che si può individuare la vera fondazione della città di Ariminum.

    Per la sua posizione strategica di punto di collegamento tra centro e Nord Italia, il Municipio Romano di Ariminum divenne ben presto una della più importanti città della Roma Imperiale, anche per il suo ruolo di avamposto per espandere la dominazione romana anche più a Nord, verso la Pianura Padana.


    Non a caso da qui passavano le più importanti arterie dell’epoca come la Via Flaminia, che da Roma conduce a Rimini, la Via Emilia che da Rimini arriva a Piacenza e la Via Popilia-Annia, che da Rimini arrivava a Trieste, passando per Ravenna. Il massimo splendore raggiunto in epoca romana è testimoniato anche dalle numerose costruzioni volute in gran parte da due grandi imperatori, Augusto ed Adriano, che sembravano apprezzare particolarmente questa città.

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    foto:altarimini.it

    Per visitare Rimini si può partire dall’antico Ponte di Tiberio, costruito per volere di Augusto a partire dal 14 d.C. e giunto a compimento nel 21 d.C., quando l’impero era passato nelle mani di Tiberio, che attribuì al ponte il proprio nome. Il Ponte di Tiberio mostra ancora oggi tutta la bellezza della sua struttura con cinque arcate a tutto sesto realizzate in pietra d’Istria.

    Attraversa il fiume Marecchia, un tempo Ariminus, e si pone come confine settentrionale della Rimini romana. Tuttora aperto al transito di veicoli, il Ponte di Tiberio da inizio al Corso d’Augusto, il lungo viale pedonale che rappresenta ancora oggi il centro vivo di Rimini, pieno di negozi, piccoli caffé ed edifici storici. Percorrendo il Corso d’Augusto si arriva alla grande Piazza Tre Martiri, dove recenti scavi anno riportato alla luce parte dell’antica pavimentazione del foro romano, e poi alla bellissima Piazza Cavour, sede del mercato del pesce e della verdura in epoca medievale.

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    foto:vialedeipensieri11.it

    Si affacciano sulla piazza Palazzo dell’Arengo, Palazzo Garampi, e Palazzo del Podestà, edifici storici di grande pregio. Il Teatro Galli, sul fondo, risale al 1857. Piazza Cavour ospita inoltre la splendida Fontana della Pigna, realizzata nel 1543 ad opera di Giovanni da Carrara.

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    foto:geosearch.it

    Percorso tutto il Corso d’Augusto si giunge all’imponente Arco d’Augusto, altra mirabile costruzione di epoca romana. Eretto nel 27 d.C. per rendere onore ad Augusto ed originariamente inserito nelle mura cittadine, l’Arco d’Augusto si staglia oggi al centro di un’ ampia piazza.

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    foto:riminicorfurimini.com

    L’arco d’Augusto è un arco trionfale posto alla fine della Via Flaminia ed è uno dei più antichi giunti sino ai giorni nostri. La merlatura attualmente presente nella parte superiore risale al periodo medievale, al X° secolo circa, epoca in cui la città era in mano ai ghibellini.

    Nel visitare Rimini non si può tralasciare una tappa all’Anfiteatro romano, edificato nel II° secolo d.C. per ospitare spettacoli gladiatori. Alla periferia dell’antica città, l’Anfiteatro di Rimini presentava una forma ellittica e le dimensioni della sua arena erano di poco inferiori a quelle del più celebre Anfiteatro Flavio a Roma, meglio conosciuto come Colosseo. Poteva ospitare circa 10.000 spettatori.

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    foto:movingitalia.it

    Ben presto la destinazione dell’Anfiteatro di Rimini divenne di natura difensiva e, una volta incorporato alle mura della città, acquistò funzione militare. In epoca medievale acquisì anche la funzione di Lazzaretto. I resti dell’Anfiteatro di Rimini attualmente presenti sono stati oggetto di un’importante opera di restauro intorno agli anni ’60, opera che ha permesso di recuperare parte della struttura, attualmente utilizzata per spettacoli ed eventi oltre che come meta di visite guidate a Rimini.


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    foto:ricercahotel.com

    Altro simbolo di Rimini è il Tempio Malatestiano, testimonianza di un altro periodo di grande splendore della città, che dal 1295 divenne Signoria sotto Malatesta da Verucchio.

    I lavori al Tempio Malatestiano ebbero inizio nel 1447 circa con piccoli interventi alla chiesa duecentesca di san Francesco, in stile gotico, alla quale furono aggiunte alcune parti. Sarà solo successivamente, con l'architetto Leon Battista Alberti e per volere di Sigismondo Pandolfo Malatesta, che ebbe inizio il più ambizioso progetto di creazione di una sorta di rivestimento della chiesa preesistente ed una trasformazione degli interni. In seguito ad un travagliato periodo di guerre con Federico da Montefeltro, che lo sconfisse successivamente e alla mancanza dei fondi necessari, la costruzione venne sospesa.

    Ancora oggi è possibile ammirare il duplice volto dell’edificio, dove contrastano la facciata ed i lati marmorei con la copertura povera di travi e tavelle. Pregevole è il crocifisso di Giotto presente all’interno del Tempio Malatestaiano, che ospita anche i sepolcri di Sigismondo Malatesta e Isotta degli Atti.


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    foto:villadelmarerimini.it

    Darsena
    Ha tagliato il nastro nel 2002 per ospitare 680 posti barca, 90 cave à bateau su uno specchio d'acqua di 108.000 mq. E' la nuova darsena Marina di Rimini situata di fianco al porto canale. L'imboccatura del porto è larga 55 metri e la profondità massima fino a 5 metri è adatta anche alle barche di grande dimensione.

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    foto:spiaggeinromagna.it

    Spiaggia e mare:
    Lunghezza della linea costiera Km. 15
    Larghezza minima della spiaggia m. 40
    Larghezza massima della spiaggia m. 200

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    foto:scattidigusto.it

    Circa duecentocinquanta stabilimenti balneari tirati a lucido e costantemente rinnovati. E una sola filosofia: Rimini on the beach si vive giorno e notte. Si comincia all’alba con le passeggiate sulla battigia per vedere il sole che sorge lentamente dall’Adriatico e si finisce a notte inoltrata dopo una cena a piedi nudi sulla sabbia.
    Un vantaggio per i turisti è che non c’è alcun biglietto d’ingresso in spiaggia. Si entra liberamente e solo se si decide di fermarsi, si chiede al bagnino l'ombrellone o il lettino.

    Sono 15 km di spiaggia di sabbia finissima, dorata, e per questa ragione preferita dalle famiglie con bambini. I più piccoli vi trovano uno spazio dove il divertimento non conosce sosta. In molti stabilimenti balneari sono stati predisposti angoli con giochi e attrezzature tutte per loro. E quando vogliono fare il bagno, niente paura: i fondali bassi e digradanti sono fatti apposta per chi sguazza la prima volta o per chi non è ancora un campione.

    Ombrelloni, tende e lettini sono a disposizione in stabilimenti balneari attrezzati con tutti i servizi necessari per rendere piacevole la permanenza in riva al mare. Ovunque bar e chioschi per una bibita, un gelato o uno spuntino e al tramonto i chiringuito, i caratteristici ritrovi sulla spiaggia, di origine tipicamente spagnola, per vivere il mare anche di sera.


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    foto:.riminiturismo.it

    Località nei pressi di Rimini:

    Bellariva
    Marebello
    Marina Centro
    Miramare
    Rivabella
    Rivazzurra
    San Giuliano Mare
    Torre Pedrera
    Viserba
    Viserbella


    fonte: riminiturismo.it
    - ricercahotel.com

    (Ivana)





    BALLERINI FAMOSI!!!




    Nina Ananiashvili


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    Nina Ananiashvili (ნინო ანანიაშვილი; Tbilisi, 28 marzo 1963) è una ballerina e direttrice artistica georgiana del Balletto di Stato della Georgia.



    È stata descritta dal Daily Telegraph come una delle dodici più grandi ballerine di tutti i tempi e nel 2002 è stata nominata Miglior Ballerina dell'Anno da parte di Dance Magazine USA. Ananiashvili è stata un appuntamento fisso di primo piano sulla scena del balletto sovietico, russo e georgiano per decenni. Poco prima della caduta della cortina di ferro, nel 1987, il critico d'arte del New York Magazine elogiò Nina Ananiashvili come "la cosa migliore del balletto Giselle del Bolshoi sia nel ruolo da protagonista che come la regina delle Villi." Nel 2014 è stato girato un film sulla sua esibizione del 1991 in Giselle con il Balletto Bolshoi.


    Biografia
    Primi anni e istruzione
    Nino_Ananiashvili_3Nina Gedevanovna Ananiashvili è nata a Tbilisi, Georgia SSR. Il padre, Gedevan, e i due fratelli più grandi, George e Levan, erano tutti i geologi; la madre, Lia Gogolashvili, una filologa. Era una bambina malaticcia e, all'età di 4 anni, i suoi genitori la fecero iniziare il pattinaggio sul ghiaccio in uno sforzo per migliorare la sua salute. A 10 anni divenne campionessa in Georgia nella sua fascia di età.

    Un insegnante di danza vide come si muoveva sul ghiaccio, in particolare, l'equilibrio e come usava le braccia, e ottenne che eseguisse La morte del cigno sui pattini. Poi l'insegnante portò Nina in un teatro e le mostrò il costume piumato che avrebbe potuto indossare se si fosse esibita sul palco, proprio come Maya Plisetskaya, la prima ballerina del Bolshoi.

    Nel 1969 Ananiashvili entrò nel Georgia State Choreographic Institute. Tamara Vykhodtseva fu la sua prima insegnante lì. Anche il grande Vakhtang Chabukiani prese un poco Nina sotto la sua ala. I suoi progressi erano così impressionanti che attirò l'attenzione di docenti del Moscow Choreographic Institute, che convinsero i suoi genitori di permettere a Nina di continuare i suoi studi. Nel 1976 entrò nel Moscow Choreographic Institute, dove la sua insegnante principale era Natalia Zolotova. Nel 1980, fece il suo debutto sul palcoscenico in una produzione scolastica di Coppelia. Si laureò ed entrò al Teatro Bolshoi nel 1981.

    Carriera nel balletto
    Al Teatro Bolshoi, Nina fu educata da due dei più grandi maestri dell'Unione Sovietica, Raisa Struchkova e Marina Semenova. Nel 1982, anche se ancora un membro del Corpo, ballò nel suo primo ruolo principale con la compagnia, come Odette/Odile nel Lago dei cigni, durante un tour della Germania. Quell'anno, fece la sua prima apparizione con una compagnia di balletto straniera, il Balletto di Alberta del Canada. Nel 1983 fu promossa al rango di solista e si esibì nella sua nativa Tbilisi per la prima volta come professionista. Col tempo riuscì a diventare prima ballerina. Lei, insieme con Andris Liepa, è stata la prima ballerina sovietica ad apparire come artista ospite con il New York City Ballet nel 1988 (qui aveva ballato in "Variazioni Raymonda", "Apollo" e "Sinfonia in Do"). Negli anni successivi, Nina Ananiashvili è diventata una superstar del balletto internazionale. Ananiashvili ha avuto anche l'onore di essere la prima ballerina sovietica ad esibirsi con il Balletto Reale Danese e questo fu considerato un successo molto speciale, aver ballato in parti così importanti come La Sylphide e Napoli, dal maestro danese August Bournonville, che è considerato da molti un tesoro nazionale.

    Durante la sua carriera si è esibita in numerosi teatri di balletto in diversi paesi (nella maggior parte dei luoghi si è esibita come artista ospite): Bulgaria, Danimarca, Argentina, Finlandia, Georgia, Germania, Ungheria, Italia, Giappone, Monaco, Norvegia, Portogallo, Russia, Serbia, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti d'America. Nel 1986, dopo un lungo intervallo causato da una tensione nelle relazioni internazionali, ai ballerini del Bolshoi fu permesso di nuovo di andare in tour in Occidente. L'esecuzione di Londra della Raymonda della Ananiashvili fu accolta con gioia sia dal pubblico che dalla critica. Quell'anno fu un punto di svolta nella sua carriera. Dal 1986 le fu permesso di accogliere spettacoli ospiti al di fuori dell'Unione Sovietica, per merito delle politiche di Michail Gorbačëv (vedi Perestrojka e Glasnost').

    Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Michail Gorbačëv, Perestrojka e Glasnost'.
    Si è esibita anche in diversi concorsi: nel 1980 vinse la medaglia d'oro nel gruppo juniores del 10º Concorso Internazionale di Danza a Varna, Bulgaria; nel 1981 lei e Andris Liepa hanno vinto il Grand Prix nel gruppo juniores del 4° Concorso Internazionale di Balletto di Mosca (Andris Liepa in quell'occasione ha ricevuto la medaglia d'oro). Nel 1985 ha vinto la medaglia d'oro nel gruppo senior presso il 5° Concorso Internazionale di Balletto di Mosca; nel 1986 a lei e ad Andris Liepa furono assegnati il Grand Prix al 3° Concorso Internazionale di Balletto USA a Jackson, Mississippi, Stati Uniti.

    Divenne prima ballerina per l'American Ballet Theatre nel 1993, e nel 1999 entrò a far parte dello Houston Ballet con lo stesso rango. Fece il suo debutto con il Boston Ballet nella produzione russo-americana del Il Lago dei cigni. Lo stile perfetto e un raro talento drammatico hanno fatto di Nina Ananiashvili una delle ballerine più famose dei nostri tempi. Promettendo il sostegno del governo, il presidente georgiano Mikheil Saakashvili, appena nominato, chiese all'Ananiashvili di ricostruire la Compagnia, nel tentativo di rafforzare l'orgoglio nazionale. Lei accettò e lasciò la Russia (e alla fine il Bolshoi Ballet), per tornare a Tbilisi.

    Dal settembre 2004 è stata direttrice artistica dell'Ensemble Balletto Nazionale della Georgia. Cercando l'aiuto di molti ex colleghi e incrementando ampiamente il repertorio della compagnia, Ananiashvili ha fortemente rivitalizzato il Balletto di Stato. Dal 2006, ha agito come Ambasciatore nazionale di buona volontà delle Nazioni Unite per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

    Vita personale
    Ananiashvili si è sposata nel 1988 a Grigol Vashadze, un diplomatico georgiano. Hanno una figlia, Elene, e un figlio, Nodar.

    Il 23 novembre 2006 è diventata madrina di Nikoloz Saakashvili, figlio minore del presidente georgiano Mikheil Saakashvili, insieme al presidente ucraino Viktor Juščenko che divenne il padrino del bambino.

    Premi
    Artista del Popolo della Georgia (1989)
    Russo indipendente Premio Nazionale "Triumph" (la prima volta che un ballerino è stato onorato), 1991.
    Shota Rustaveli Premio Nazionale, Georgia, 1993.
    Artista del Popolo della Russia (17 marzo 1995) - per le grandi conquiste dell'arte
    2000: "La donna dell'anno" (International Biographical Institute) * Ordine al Merito per la Patria, 4 ° classe (22 marzo 2001) - per lo straordinario contributo allo sviluppo della musica nazionale e il teatro "Dance Magazine" Award 2002.
    "Balletto" Magazine Award Soul of the Dance (categoria regina del ballo),
    2003. * Ordine di Onore (Georgia) (22 gennaio 2003)
    2003: "Medal of Honor" (ordine più alto della Georgia).
    Ordine del Presidente della Luce (Georgia, il 26 maggio 2010)


    (Lussy)





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    foto:vitaesalute.org


    Salute e Benessere



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    foto:.piccantino.it

    Cardamomo



    Il cardamomo è una spezia che viene ricavata da piante tropicali che appartengono alla famiglia delle Zingiberaceae, la stessa dello zenzero. Tradizionalmente, il cardamomo nasce in India, ma la sua coltura si è radicata, con il corso del tempo, anche in altri paesi dell’Asia. La pianta è alta quasi 20 metri e presenta delle foglie dal colore caratteristico simile al porpora. La pianta del cardamomo produce dei semi che si possono sia macinare per ottenere una miscela in polvere, sia utilizzare direttamente con i baccelli interi, dopo averli fatti prima essiccare.

    Il cardamomo viene usato per la cura dei mal di denti, in caso di raffreddore e per curare i problemi di digestione ed ha un sapore leggermente piccante e fruttato. E’ molto indicato anche per aromatizzare diversi piatti. Questa spezia è stata molto usata, già in passato, da Greci e Romani: essi utilizzavano la pianta del cardamomo per produrre profumi che hanno ispirato alcuni dei profumi che ancora oggi troviamo in commercio. Le egiziane, invece, erano solite bruciarne l’essenza nell’aria per i suoi effetti benefici e stimolanti.

    In Oriente, questa spezia è il fulcro di alcune usanze e tradizioni: in India è considerata una pianta talmente delicata che può essere toccata e raccolta soltanto dalle donne mentre nel Kashmir alcuni semi sono racchiusi in un gioiello e messi al polso delle spose per simboleggiare il “cibo ristoratore” che daranno ai mariti.

    Le proprietà del cardamomo

    Il cardamomo è una spezia particolarmente apprezzata per il suo effetto “stimolante” simile alla caffeina ma un po’ più delicato. L’effetto stimolante del cardamomo è dovuto alla presenza di una sostanza, il cineolo, che agisce direttamente sul sistema nervoso centrale. Inoltre, la pianta è conosciuta per le sue proprietà antisettiche: è possibile, infatti, realizzare un infuso di cardamomo che è un vero toccasana per il mal di gola e il raffreddore in quanto è in grado di liberare immediatamente le vie respiratorie.
    Il cardamomo è considerato anche un potente afrodisiaco: è per questo motivo che alcune civiltà del passato lo utilizzavano per preparare delle pozioni di amore o lozioni da utilizzare per combattere l’impotenza.
    Questa spezia corre in soccorso anche di chi soffre di problemi al sistema urinario grazie alle sue comprovate capacità diuretiche, in quanto aiuta l’organismo a liberarsi più facilmente di tutti i liquidi in eccesso. Questa straordinaria pianta è anche un ottimo rimedio naturale da utilizzare in caso di emorroidi, di mal di stomaco e di dissenteria. Ancora, è molto utile per la cura dei denti, per le infiammazioni alle gengive, per la tosse, per problemi intestinali e di digestione. Il cardamomo, infine, può essere anche utilizzato come antidoto contro il veleno di serpenti e scorpioni.

    I benefici del cardamomo
    Il cardamomo è una pianta che può regalarci – grazie alle sue molteplici proprietà – salute e benessere: in particolare, questa spezia, se assunta per via orale, riesce ad impedire la crescita cellulare e quindi può evitare la proliferazione del cancro al colon. Il cardamomo è inoltre la spezia ideale per chi soffre di pressione sanguigna alta, in quanto ne consente l’abbassamento. A tale scopo, è consigliabile una somministrazione di 3 grammi al giorno di cardamomo, per un massimo di 12 gr a settimana. Risultati visibili e cambiamenti importanti, riusciranno ad evidenziarsi già dopo poche settimane dalla cura: la pressione arteriosa tenderà a migliorare notevolmente.
    Questa spezia funge quindi da “regolatore”, anche per i soggetti ipertesi e riesce a prevenire le malattie cardiovascolari. Inoltre, questa spezia ha proprietà digestive, aiuta il metabolismo a “mettersi in moto” ed è assolutamente indicata in caso di dieta, grazie alla quantità minima di calorie in esso contenute. E’, inoltre, un naturale alleato contro gastrite e reflusso acido. A tal proposito, dopo i pasti, si consiglia di sorseggiare una tazza di tè al cardamomo perché indicata per alleviare quel fastidioso ed imbarazzante sensazione di gonfiore.

    Gli utilizzi del cardamomo

    Il cardamomo è una spezia molto usata ed amata nei paesi arabi ed in Oriente, ma è molto diffusa anche in Europa settentrionale. Il suo odore forte e pungente ed il sapore leggermente piccante, lo rendono molto adatto ad esaltare il gusto dei primi piatti, ad insaporire la carne, ma anche ad aromatizzare dolci, creme e torte al cioccolato. Molte miscele di spezie prevedono il cardamomo all’interno, come nel curry, tipico della cucina indiana e pakistana. Inoltre, è indicato anche per aromatizzare caffè arabo e tè nero. Anche noi potremo preparare un caffè simile a quello orientale, semplicemente aggiungendo due o tre semi della pianta di cardamomo nella polvere del caffè che, una volta pronto, andrà servito già zuccherato e con la panna.
    Nei paesi arabi, questa spezia è un ingrediente essenziale in diversi piatti a base di riso. In Cina, invece, è utilizzato per aromatizzare gli arrosti, in particolar modo la carne. Anche in Scandinavia viene utilizzato spesso nella cucina tipica: qui la spezia è utilizzata nel Käffebrod, un pasticcino da servire con bevande calde o infusi. Infine, è usuale ritrovare l’essenza del cardamomo in alcuni liquori, come ad esempio, il glogg (famosa bevanda alcolica svedese) ed in molti amari e digestivi italiani. Gradevole il suo gusto soprattutto nei composti a base di erbe, quali sciroppi per la cura di tosse o bronchite. Se vogliamo realizzare un infuso a base di cardamomo, ci basterà aggiungere un cucchiaino di semi in una tazza d’acqua: l’infuso andrà sorseggiato mezz’ora dopo i pasti per sfruttarne l’azione protettiva nei confronti della mucosa gastrica dello stomaco.

    Cardamomo: le controindicazioni

    Il cardamomo è un rimedio naturale molto impiegato, che non ha tante controindicazioni. Chiaramente si consiglia maggiore attenzione in soggetti particolarmente sensibili, in quanto potrebbero verificarsi effetti allergici, quali gravi difficoltà respiratorie, dolore toracico, orticaria o anche gonfiore della pelle.
    Un’avvertenza specifica va a coloro che soffrono di calcolosi della colecisti: l’assunzione di tale spezia, potrebbe provocare dei dolori addominali o addirittura delle coliche. Inoltre, non bisogna assumere cardamomo se stiamo seguendo una terapia farmacologica a base di aspirina. In linea di massima, il cardamomo è una spezia molto usata che ha svariati effetti benefici per la nostra salute ed è ottima come “insaporitore” dei nostri piatti, soprattutto etnici.


    fonte:salutebenessere.tv

    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    ERMAFRODITO


    Ermafrodito, in greco antico Ἑρμαφρόδιτος, è un personaggio della mitologia greca, figlio di Ermes e di Afrodite. Dalla loro unione nacque un bambino dalla straordinaria bellezza e, proprio per la raggiunta perfezione dei tratti maschili e femminili, fu chiamato Ermafrodito, con la fusione dei nomi di entrambi i genitori.
    Secondo il poeta latino Publio Ovidio Nasone era un ragazzo molto bello che venne trasformato in un essere androgino dall'unione fisica soprannaturale avvenuta con la ninfa Salmace.
    Ermafrodito è unico nel mito greco, nonostante anche il veggente Tiresia aveva vissuto parte della propria esistenza sia come uomo che come donna, ma mai sperimentando i due generi sessuali allo stesso tempo.

    Figlio della Dea dell'amore e del signore delle erme è stato a lungo un simbolo classico di androginia ed effeminatezza, ritratto nell'arte greco-romana come una figura femminile dotata di genitali maschili.
    Teofrasto asserisce che possa sussistere un legame tra Ermafrodito e l'istituzione del matrimonio; data l’ incarnando sia le qualità maschili che quelle più prettamente femminili, simboleggiava l'unione di uomini e donne nella sua qualità di evento sacro.
    I genitori divini sono entrambi figure erotiche e rappresentanti della fertilità, che possiedono sfumature distintamente sessuali. Talvolta "Hermaphroditus" viene denominato ed equiparato ad Afrodito, la versione maschile di Afrodite. Il dio itifallico Priapo in alcune versioni del mito è considerato anch'esso figlio di Ermes, quindi fratello di Ermafrodito; mentre lo stesso dio giovanile del desiderio erotico e della passione amorosa, Eros, lo si considera figlio di Afrodite.
    Il bimbo nacque sul monte Ida, ma Afrodite, colta da tardivo senso di colpa per l’adulterio, si separò presto dal piccolo e lo affidò alle cure delle ninfe Naiadi. Intorno all’età di 15 anni, il giovane decise di lasciare il luogo di nascita e di intraprendere un viaggio attraverso tutta la Grecia. Oltre alla bellezza, aveva ereditato dai genitori la scaltrezza e l’intraprendenza, condite da una robusta curiosità per le cose della vita. Il corpo, attraente e delicato come quello di una donna, non mancava del vigore e della forza maschili. Viaggiò verso le città della Licia fino a giungere in Caria, sulle rive di un grande lago ; per via di una giornata estremamente calda, sentì la necessità di bagnarsi presso una fonte.
    Secondo la versione che Publio Ovidio Nasone racconta nelle sue Metamorfosi, qui, in un boschetto nei pressi di Alicarnasso, lo vide la giovane ninfa Salmace, figlia di Poseidone dio del mare, la quale si innamorò immediatamente di lui, cercò di sedurlo, ma fu respinta.
    Salmace stette di nascosto ad ammirare Ermafrodito, fino a quando egli non si spogliò ed entrò nelle acque vuote; allora questa, appena vide il giovinetto cominciare a bagnarsi nel lago, saltò fuori da dietro un albero e si gettò su di lui. La ninfa, allora, fece quest’ ultimo disperato tentativo: lo abbracciò fortissimo e lo trascinò con sé verso il basso. Il ragazzo provava a divincolarsi dall’abbraccio mortale, ma Salmace era determinata a non lasciarlo andare. Mentre erano così avvinghiati, lei pregò suo padre e tutti gli Dei affinché le concedessero la grazia di restare unita a lui per sempre. Nel frattempo, lui pregò i propri genitori affinché chiunque si bagnasse in quelle acque nel futuro subisse la sua stessa sorte.
    Il suo desiderio venne accolto e i due divennero un essere solo, i loro corpi furono mescolati in una creatura di entrambi i sessi, metà maschio e metà femmina. Ermafrodito ottenne in seguito dagli dei che chiunque si fosse immerso in quella stessa fonte avrebbe subito perduto la virilità.

    Ermafrodito, quindi, rappresenta la perfezione assoluta, la somma delle peculiarità maschili e femminili, sublimate in un essere completo e bellissimo. Non esisteva un vero e proprio culto dedicato a questo personaggio, mutuato sicuramente da antiche tradizioni orientali. Se ne ricordano le fattezze, piuttosto, in opere letterarie e scultoree. Il culto, al massimo, lo vide protagonista in sette misteriche ed iniziatiche, ma non certo presso la maggior parte del popolo.
    La deificazione e le origini del culto di esseri ermafroditi derivano dalle religioni orientali, ove la natura ermafrodita esprime l'idea di un essere primitivo che in origine univa in sé entrambi i sessi. Le più antiche tracce del culto, si ritrovano nell'isola di Cipro. Qui, secondo Macrobio (Saturnalia III, 8) si trovava una statua barbuta con le fattezza di un'Afrodite maschile, chiamata da Aristofane col nome di Afrodito. Filocoro nel suo Atthis ha ulteriormente identificato questa divinità che associa alla Luna, descrivendo il fatto che durante i riti sacrificali ad esso dedicati uomini e donne si scambiavano i vestiti, attuando in tal maniera una forma di travestitismo. Il successivo Ermafrodito sarebbe una diretta prosecuzione di questo Afrodito di Cipro e significherebbe semplicemente "Afrodite in forma di Erma"; in questa sua nuova forma viene menzionato per la prima volta da Teofrasto (Caratteri, 16).
    Anche Platone aveva teorizzato un’origine androgina del genere umano e ne aveva divulgato il significato attraverso uno dei suoi miti più famosi.

    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    LA BALSAMITE



    La Tanacetum balsamita L. è una pianta erbacea perenne della famiglia delle composite Asteracee, originaria dell'Asia occidentale e del Caucaso. I nomi volgari sono: Erba amara, Erba Santa Maria (in onore della Madonna), Erba di S.Pietro, Menta greca, Menta saracena, Menthe-coq, Herbe Sainte-Marie, Costmary, Balsam herb, Marien Balsam, Bibleleaf ,in quanto le lunghe foglie erano utilizzate come un “segnalibro aromatico” nella Bibbia, Alecost perché era anche utilizzata per aromatizzare e chiarificare la birra. Il nome Costmary deriva dal latino costus , una pianta orientale, le cui radici erano usate come spezia e conservante e "Mary" in riferimento alla Madonna.

    Vive nelle regioni temperate e dell’ Europa, in Africa del nord e in Nord America. Ama i terreni freschi, le boscaglie umide e i greti dei fiumi. Alta fino a 1,2 m, ha portamento eretto, con fusti spigolosi ed estremamente ramificati, mentre le radici sono striscianti e particolarmente fibrose.
    Le foglie sono caratterizzate da una tipica forma ovale e possono raggiungere anche i 20 centimetri, la colorazione è verde tendente all’argento. Le ghiandole che si trovano all’interno delle foglie si caratterizzano per la diffusione di un profumo piuttosto intenso, che può ricordare quello della menta.
    I fiori gialli sono raggruppati in piccoli capolini dai 5 ai 6 mm di diametro e a loro volta in corimbi. Crescono all’interno di infiorescenze di ridotte dimensioni: la fioritura avviene nella stagione estiva, dal mese di luglio. Il frutto è un achenio.

    A differenza del suo parente più prossimo, il tanaceto comune, dalle foglie coperte di peluria, la tanacetum balsamita presenta foglie un po' più lunghe e larghe, con margini finemente dentati. Contengono una vasta gamma di oli essenziali; uno studio spagnolo ha trovato sostanze come il carvone, quale componente principale, accompagnato da piccole quantità di beta-tujone, t-dihydrocarvone, c-dihydrocarvone, dihydrocarveol isomero c-carveol e t -carveol.
    Le foglie vengono raccolte prima della fioritura ed hanno un gradevole profumo. Sono usate come aromatizzante di liquori, di birra e per preparare gradevoli infusi, digestivi e sedativi. Le sue foglie vengono usate per salse, ripieni, frittate, selvaggina, cui dona un sapore simile a quello della menta, ma tendente all'amaro. È l'ingrediente principale del ripieno del Tortello Amaro di Castel Goffredo, un Prodotto agroalimentare tradizionale della Lombardia “[...] nel mantovano è un’erba conosciuta che si coltiva negl’orti e si trova nei mercati e nei garden. A Castelgoffredo in provincia di Mantova c’è una festa del tortello amaro che ha tra gl’ingredienti appunto l’erba amara che altro non è che l’erba di S.Pietro. Pare che le sue foglie fossero anche usate un tempo, come anti tarlo per i libri, mettendone qualche foglia tra le pagine.[...] ”


    ..storia..


    La balsamite non è più una pianta molto comune, come invece era in passato, ma è facile trovarla selvatica sui pendii rocciosi o negli incolti esposti al sole. Per secoli fu coltivata per il suo piacevole profumo (da cui il nome, dal greco 'bàlsamon'), nonché per le proprietà officinali. Anticamente i suoi fiori venivano utilizzati anche come segnalibro nelle bibbie e da questo che è chiamata Erba della Bibbia.

    L'origine della Balsamite è orientale: era nota ad Egizi, Greci e Romani che probabilmente la portarono in Inghilterra. Culpeper, erborista del XVI secolo, la definisce “comune”. I coloni la portarono in America, dove ora cresce spontanea sul ciglio delle strade, negli stati orientali e medio-orientali. E’ stata utilizzata nel Medioevo come un balsamo. E' stata ampiamente associato alla Madonna in molti Paesi; per esempio, era conosciuta in Francia come Herbe Sainte-Marie. E' stata per lungo tempo impiegata in medicina proprio in Francia, per le sue proprietà astringenti e antisettiche, ma ha anche ottenuto un ruolo importante nella nostra farmacopea principalmente come lassativo, ma anche come rimedio contro la dissenteria.
    Nel 1532, si scriveva così: 'Un’infusione delle foglie della pianta è particolarmente indicata nei disturbi dello stomaco e la testa”. Il tanacetum balsamita ha anche un effetto emmenagogo. Nel 1720, tra gli altri usi, si raccomandava l’uso del succo della pianta come diuretico e come rimedio in caso di febbre. E così si diceva: “La polvere delle foglie può essere presa in una dose 1/2 a 1 dramma alla mattina e alla sera. E’ raccomandata nei casi di la gotta, è astringente, rende resistenti al veleno e ai morsi delle bestie velenose e uccide i vermi nel corpo umano. L'olio riscaldato tramite esposizione al sole, ha potere riscaldante ed è particolarmente utile nei gonfiori tipici della gotta, nella sciatica ed in altri dolori simili. Il cataplasma può essere essendo applicato sulle vesciche causate da ustioni. La tintura alcolica aiuta in caso di debolezza del fegato e rafforza i nervi e le funzionalità del cervello.” Altri scritti riportavano: «Troviamo la pianta utilizzata in molti modi, come sotto forma di conserve a base di foglie di tanacetum balsamita e zucchero; distillazioni contro i reumatismi e il catarro; unguenti per lividi, prurito di vario genere, stiramenti di muscoli e tendini; componente miscelato alla polvere da sparo; materiale per la costruzione di tegole; rimedio contro le bolle, le croste e i vermi.» Nicholas Culpeper dice:
    «La pianta è sotto il dominio di Giove. La balsamita comune, favorisce l’aumento di urina, addolcisce l’umore, seda la tosse e il catarro, attenua ciò che è grave, taglia ciò che è duro, purifica ciò che è fallace, impedisce la putrefazione, ed è utile in tutti i tipi di febbri a secco. E' astringente per lo stomaco, e fortifica fegato e altri visceri; assunta in siero di latte, opera in modo più efficace. Assunta a digiuno al mattino, allevia i dolori cronici alla testa, attenua il freddo ed i reumatismi da esso causati, favorisce la digestione, fornisce un valido aiuto a coloro che sono caduti in una disposizione costante di male del corpo, chiamata cachessia, soprattutto in inizio della malattia. È un ottimo rimedio per il fegato debole e freddo. Il seme viene dato ai bambini per combattere i vermi, e così avviene anche per l'infuso di fiori al vino bianco, somministrato in circa 60 grammi per volta. E 'una pianta che permette la fabbricazione di pomate eccellenti per curare le ulcere di vecchia data, e se viene bollito con olio d'oliva, insieme a lingua di vipera, e dopo viene filtrato, con l’aggiunta di un po' di cera, resina e trementina, per renderla densa come richiesto, può essere utilizzata in una vasta gamma di applicazioni, apportando benefici duraturi nel tempo».
    Dal 1600 i frati coltivavano ed utilizzavano per la preparazione dell’Acqua Antisterica.
    Un botanico inglese scriveva che il tanacetum balsamita era molto comune in tutti i giardini; vent’anni dopo, un altro scrittore descriveva di una presenza più rarefatta, tanto da aver reso la pianta molto difficile da reperire.Un unguento preparato facendo bollire l'erba in olio di oliva e filtrando il liquido insieme a cere, resine e trementina, era considerato un rimedio molto prezioso per l'applicazione su piaghe e ulcere.

    Nel 1987, alle proprietà aromatiche di questa pianta è stata dedicata la canzone "L'erba di San Pietro", di Giorgio Conte.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    GIUGNO

    Giugno
    E' il mese dei prati erbosi e delle rose;
    il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare.
    Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano
    sui muri delle case. Nei campi, tra il grano,
    fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri
    fiammanti e la sera mille e mille lucciole
    scintillano fra le spighe.
    Il campo di grano ondeggia al passare
    del vento: sembra un mare d'oro.
    Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora
    pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche.


    (M. Comassi)




  12. .


    Euro 2016, Romania-Albania 0-1: decide Sadiku, De Biasi spera negli ottavi.

    Primo storico successo per le "Aquile" del c.t. italiano agli Europei: scavalcati i romeni al terzo posto, il ripescaggio adesso è possibile. Gianni De Biasi ritira il suo bel bigliettino col numero e si accomoda in sala di attesa. Ancora qualche giorno (e una manciata di partite) e saprà se la sua Albania verrà chiamata al gran ballo degli ottavi di finale di questo Europeo. Intanto se lo potrà leggere e rileggere, quel bigliettino: c’è scritto “3”, come i punti che i suoi ragazzi hanno fatto nel gruppo A. Punti che sono arrivati nella partita della vita, a Lione, dove la Romania è caduta per 1-0 ed è scivolata alle spalle delle “aquile” nella classifica del girone: è bastata un’inzuccata perfetta di Armando Sadiku, centravanti del Vaduz, che si è già guadagnato un posto nella storia a prescindere da come finirà. Ha segnato il primo gol di sempre dell’Albania agli Europei. E ha regalato la prima vittoria, che vale il terzo posto della speranza.





    TEMPISMO — Serviva il gol, ripeteva il c.t. dei miracoli alla vigilia, perché con la Francia il suo piano era saltato solo dopo 90 minuti e un palo per i suoi ragazzi. E il gol è arrivato con tempismo chirurgico sul finire del primo round, quando la Romania sembrava aver perso fiducia e gambe, mentre i De Biasi boys si erano scrollati di dosso la paura che li aveva bloccati a ridosso della propria area per i primi dieci minuti. Certo, Tatarusanu ci ha messo del suo: graziato dai precedenti errori di Lenjani (spara alto tutto solo, ma in fuorigioco, al 13’) e Basha (riceve palla, liberissimo, da corner e la manda alle stelle al 36’), al 43' il portiere della Fiorentina si esibisce in un’uscita horror e manca l’impatto col pallone scodellato da destra da Memushaj, mentre Sadiku lo infila di testa e fa partire la festa in panchina.





    ROMANIA SPUNTATA — Non era facile per Iordanescu allestire la miglior Romania possibile, viste le assenze di uomini chiave come Rat e Pintilii. Ma la vera assenza che spedisce a casa i gialli è quella delle punte: Alibec, un passato nelle giovanili dell’Inter, toppa la sua prima gara da titolare con una prestazione impalpabile, Andone deve arrendersi alla traversa che gli nega il pari al 31’ del secondo tempo dopo una bella ripartenza dei suoi. I romeni provano ad alzare il ritmo e a creare nella seconda metà della ripresa, ma venire a capo della ragnatela allestita da De Biasi e Tramezzani non è facile per nessuno, lo sa bene anche la Francia che vola agli ottavi da prima (Svizzera seconda). Ajeti giganteggia in difesa e dà ragione al suo c.t. che ormai lo preferisce a Cana, relegato inizialmente in panchina dopo aver scontato la squalifica per il rosso con la Svizzera, Memushaj ci mette fosforo e piedi (vedi l’assist del gol e quelli per Basha e Mavraj dalla bandierina) e Sadiku segna. Non è poco, visto gente come Ronaldo è ancora a bocca asciutta e squadroni come il suo Portogallo aspettano ancora di passare a ritirare il bigliettino con il numero “3” stampato...

    (gazzetta.it)

  13. .


    Euro 2016, Svizzera-Francia 0-0: entrambe vanno agli ottavi.

    Finisce 0-0 a Lilla: la squadra di Deschamps colpisce tre traverse, ma passa comunque come prima del girone. Avanti anche gli svizzeri, per la prima volta nella storia.





    La serata di Lilla regala solo sorrisi e Svizzera e Francia. Che pareggiano 0-0 e passano agli ottavi con una certa facilità. Deschamps, che per l'occasione ritrova anche un grande Pogba, passa da primo del girone, Petkovic da secondo. Per la Francia ci sarà una terza, per la Svizzera, alla seconda fase di un Europeo per la prima volta nella sua storia, una tra Germania, Polonia e Nord Irlanda.
    CHE POGBA — La partita è stata molto piacevole nel primo tempo: le due squadre se la sono giocata con la serenità che la loro posizione iniziale gli garantiva. Poi le notizie che arrivavano da Romania-Albania hanno un po' rallentato i ritmi: lo 0-0 non dispiaceva proprio a nessuno. La Svizzera ha giocato un buon calcio, ma le occasioni migliori le ha avute la Francia, fermata per tre volte dalla traversa. In avvio di partita Sommer non è perfetto sul destro di Pogba ma si salva grazie alla barra che gli sta sopra, poi un sinistro meraviglioso dello juventino fa tremare a lungo il legno. Il Polpo esce alla grande da questa prima fase: le prime due partite, tra prestazioni non esaltanti, esultanze che scatenano polemiche e esclusioni iniziali, avevano ridato fiato ai critici. Il suo primo tempo ha offerto estratti di talento, fisico e tecnico, purissimi. Il suo europeo è iniziato davvero: ora dovrà trascinare Deschamps fino in fondo.





    PAYET, QUASI — Ancora più clamorosa la terza traversa, arrivata nella ripresa: Payet, entrato nel finale per Coman, manca il terzo gol in altrettante partite per una questione di centimetri. Nella Svizzera, che si conferma squadra di buon livello, il problema resta quello del centravanti: il giovane Embolo (classe 1997) una delle promesse assolute del calcio mondiale, è ovviamente ancora un po' acerbo a questi livelli, Seferovic sa giocare coi compagni ma manca di lucidità davanti alla porta. Ma per i quarti potrebbe anche bastare, a patto di non incrociare la Germania.

    (gazzetta.it)

  14. .


    Europei 2016, Islanda-Ungheria 1-1. Gol di Sigurdsson, autogol di Saevarsson.

    Sblocca al 40' un rigore di Sigurdsson, gli islandesi si difendono con i denti ma cedono alla pressione ungherese all'87': autogol di Saevarsson. Ungheria a un passo dagli ottavi.





    Non chiamatele cenerentole. Non lo sono affatto. Per cifra tecnica, organizzazione e generosità. Sono gli opposti che alla lunga finiscono per attrarsi. L'Ungheria predilige costruire geometrie, non sprecare mai un possesso, cercare la via del gol attraverso il gioco e ha il merito di restare sempre dentro la partita anche quando sembrava spacciata. L'Islanda è un bel muro solido, una macchina che tende a distruggere discretamente organizzata, contro la quale sbatte spesso l'attacco ungherese. Nel finale (ancora una volta in questo Europeo) il gol dell'1-1 ungherese è sì fortunoso e anche prezioso, perché potrebbe valere l'accesso degli ungheresi agli ottavi, ma è la giusta ricompensa per lo sforzo senza soluzione di continuità esercitato in tutta la ripresa per evitare la sconfitta. Peccato per la "piccola" Islanda: fino all'87' ha assaporato il gusto di una grande impresa.





    POSSESSO CATALANO — C'è un'atmosfera particolarissima al Vélodrome di Marsiglia. Un'elettricità nell'aria mista tra la curiosità di vedere di fronte alla prova del nove l'Islanda capace di fermare il Portogallo di Cristiano Ronaldo, e il desiderio di testare la vera forza di questa Ungheria capace di stupire nella gara di esordio battendo la favorita Austria. In fondo, è l'eterna sfida tra la novità e la storia. Il nuovo islandese che ha fatto irruzione sullo scenario europeo e l'immensa tradizione di questa Ungheria destinataria della grande eredità di un tempo. Per nulla sconfessata nella prima mezz'ora, quando la nazionale di Storck pian piano si distende e prende il controllo del campo, rappresentandosi in un piacevole possesso di palla che, per oltre trequarti del primo tempo, tocca percentuali di stampo catalano (70% a 30%). La manovra è fluida, gli ungheresi cercano sempre la giocata palla a terra e geometrie precise passando per un'apprezzabile cifra tecnica generale e per il senso tattico di Gera e Kleinheisler.
    IL MURO ISLANDESE — L'Islanda, però, non abbocca, si difende da squadra e costruisce un muro compatto davanti a Halldorsson riuscendo a limitare le occasioni dell'Ungheria a episodi sporadici e poco pericolosi: come il colpo di testa al 14' di Priskin (alto) e l'incursione di Dzsudzsák (Gudmundsson salva in angolo). L'Islanda è lì, veloce in contropiede, molto forte nel confronto fisico. L'episodio che cambia l'inerzia dell'incontro è storia del quarantesimo: Kiraly sbaglia l'uscita, e nella confusione che si genera in area Kadar commette l'ingenuità di stendere Gunnarsson. Per l'arbitro russo Karaesev è calcio di rigore che Sigurdsson non fallisce..





    SFORZO PREMIATO — Cambia poco, se non addirittura nulla nel secondo atto. Il copione non cambia: l'Ungheria riallaccia i fili del gioco, produce il solito possesso del primo tempo con l'aggravante di non trovare da subito un cambio di passo efficace. Gli islandesi non si disuniscono, costruiscono una compatta linea difensiva che tutto sommato regge nonostante la pressione ungherese: di spazi e occasioni ne sono regalati pochi all'Ungheria. Anzi, nel primo quarto d'ora tocca all'Islanda sfiorare ancora la via del gol: prima con Bodvarsson (al 55'), poi con Sigthorsson di testa (al 61': palla vicinissima al palo). La reazione ungherese è rabbiosa, condensata in un siluro di Dzsudzsak, parato in due tempi da un titubante Halldorsson. Sfiniti, stanchi, ma duri a morire: l'Islanda prova a non crollare, ma la pressione ungherese è continua e lo sforzo è premiato a tre minuti dalla fine. Quando Saevarsson nel tentativo di bloccare un'azione d'attacco dell'Ungheria beffa Halldorsson. E libera il fiato in gola dei tifosi ungheresi.

    (gazzetta.it)




    Portogallo, con l’Austria solo 0-0. CR7, errori e rigore sul palo.

    Tante occasioni ma nessun gol per Cristiano Ronaldo e i suoi. Il fenomeno sbaglia anche dal dischetto. E’ il secondo pareggio, sarà decisiva la partita del 22 contro l’Ungheria.





    Passaggi, inserimenti, tiri (tanti), cross, occasioni. Persino un rigore. Ha fatto e disfatto di tutto il Portogallo. Se però poi non segni, negli almanacchi finisce solo la delusione, il resto è da buttare, tra rimpianti e imprecazioni. Cristiano Ronaldo, nuovo recordman per presenze in nazionale (128 contro le 127 di Luis Figo), ci ha provato in ogni modo. Un po’ l’imprecisione un po’ il portierone Almer, gli hanno impedito di segnare il gol numero 59 per il suo Paese. Ma quando a un quarto d’ora dalla fine CR7, praticamente ammanettato in area da Hinteregger, si è procurato il rigore, tutti hanno pensato che la sua maledizione in questo Europeo (iniziato col pareggio contro l’Islanda) fosse terminata. Invece. portiere da una parte, palla dall’altra, ma sul palo. Disastro. E la sfida con l'Austria finisce 0-0. Nel terzo e ultimo turno il Portogallo (che ha 2 punti) sfiderà l’Ungheria (4 ) e l’Austria (1) l’Islanda: (2) partite in programma entrambe il 22 giugno alle 18.





    PRIMO TEMPO — Tante occasioni e nessun gol per il Portogallo nei primi 45’, limitato dagli austriaci solo nel quarto d’ora iniziale quando gli uomini di Koller riescono a gestire maggiormente la palla e a sfiorare addirittura il vantaggio. Accade al 3’ quando Harnik, solo a pochi metri di Rui Patricio, anziché schiacciare di testa la spizza soltanto mandando fuori. Da questo momento, pur senza dominare, il Portogallo prende il pallino e non lo molla più. Quaresma è l’opposto dell’ectoplasma ricordato dagli interisti: gioca su entrambe le fasce, è spesso travolgente. Anche nelle proteste, che Rizzoli, colpito dai ricordi lessicali italiani del giocatore, lo ammonisce per una frase di troppo. Le occasioni migliori capitano a Nani e a Cristiano Ronaldo. Il primo trova prima un eccellente piedone di Almer a deviargli il diagonale e poi, al 29’, direttamente il palo a respingere la sua potente zuccata. CR7, invece, prima (al 21’) chiude troppo col destro un bel cross di Guerreiro e poi, al 36’, gira fiaccamente tirando in bocca al portierone austriaco. Poco prima del 45’, dall’altra parte, tocca invece a Vierinha immolarsi per impedire ad Harnik di toccare sotto misura la punizione tirata da Alaba sul lato corto dell’area quasi dalla linea di fondo.





    SECONDO TEMPO — Si riparte con Rui Patricio che si scalda le mani deviando il bel destraccio di Ilsanker al 2’. Poi si torna al copione del primo tempo: palla al Portogallo, giocate interessanti (ottimi Ricardo Carvalho e Guerreiro), i bianchi d’Austria però riescono a difendersi - apparentemente - senza patire troppo. E quando i suoi difensori non ce la fanno, torna alla ribalta Almer, che al 9’ devia in angolo il primo, vero tiro alla Ronaldo di CR7. Sul calcio d’angolo successivo il madridista salta in cielo e schiaccia di testa. il n.1 dell’Austria Vienna non fa una piega. Ormai tra i due è un conto aperto. Poco alla volta, grazie alla velocità di manovra, il Portogallo chiude negli ultimi 30 metri l’Austria, quasi incapace di superare la metà campo. Quando Koller decide di togliere Alaba il copione sembra già scritto, anche perché al 19’ CR7 tira di una foglia sopra la traversa un terra-aria che Almer ammira solamente. Ma il Portogallo non è costante: poco alla volta, pur senza mai arrivare alla conclusione, i Bianchi rimettono fuori la testa e, per tutta la parte centrale del tempo, consentono ad Almer di non vedere più il fantasma di CR7 dalle sue parti. Alla mezzora però un placcaggio prolungato di Hinteregger su CR7 provoca un sacrosanto rigore. Dal dischetto lo stesso Ronaldo spiazza Almer ma centra il secondo palo portoghese di giornata. Peggio di così, dalle parti di Lisbona, mica l’avevano messo in preventivo...

    (gazzetta.it)

  15. .


    Euro 2016, Belgio-Irlanda 3-0: doppio Lukaku e Witsel, l'Italia vince il girone.

    I Diavoli Rossi ripartono dopo il flop con gli azzurri: il centravanti firma 2 gol, si sblocca anche il centrocampista dello Zenit. Wilmots ora è secondo.





    Il Belgio è vivo e l’Italia è prima nel girone: il verdetto di Bordeaux è chiaro e rivaluta la formazione di Wilmots, che con questo 3-0 risistema anche la differenza reti e si candida al ruolo di favorita per il secondo posto, comunque non ancora scontato. Si giocheranno eventualmente il terzo la Svezia e l’Irlanda, crollata nel secondo tempo, quando è emersa in maniera nettissima la differenza di valori tecnici.
    LE SCELTE — Wilmots non fa rivoluzioni, ma un cambio per reparto rispetto alla gara contro l’Italia: in difesa Meunier per Ciman, nella diga centrale c’è Dembélé per Nainggolan e nei tre alle spalle del confermato Lukaku fiducia a Carrasco sulla destra, con De Bruyne che scivola in mezzo. Trazione offensiva dunque, a costo di sacrificare il giallorosso per dare spazio al più ordinato centrocampista del Tottenham. O’Neill ha perso Walters e invece di affidarsi a McClean sceglie di avanzare Brady, facendogli coprire le spalle da Ward. Hoolahan, che aveva fatto diventare matti i difensori svedesi, è stabilmente alle spalle di Long, galleggiando da trequartista e seconda punta.





    PRIMO TEMPO — L’atterraggio sulla partita del Belgio è un’illusione: palla fatta girare a ritmo altissimo e metri guadagnati con velocità proporzionale, ma solo per 5’. Il tempo per l’Irlanda di stringere il suo 4-4-1-1 per ingolfare gli spazi e il possesso palla del Belgio è diventato un già visto esercizio sterile, con inefficaci cambi di posizione degli uomini che in teoria avrebbero dovuto accompagnare lo sperdutissimo Lukaku in porta. Due sole vere occasioni per la squadra di Wlmots, al netto di un gol annullato (25’) per sacrosanto fuorigioco di Carrasco: al 21’ una girata di Hazard, che a porta spalancata ha alzato troppo la mira; al 42’ un colpo di testa di Alderweireld, respinto sulla linea da Hoolahan, il trequartista di O’Neill, simbolo di una squadra con poca incisività offensiva, ma brava a sfruttare la minima esitazione della difesa belga.





    SECONDO TEMPO — Ma le incertezze nella ripresa sono state tutte irlandesi e il Belgio in poco più di un quarto d’ora ha risolto la pratica, chiudendo poi il discorso prima della mezzora. Il gol che ha aperto la partita è nato da uno strappo sulla destra di De Bruyne, con assist per Lukaku quasi libero davanti a Randolph: errori nella fase difensiva in ogni zona del campo, replicati in occasione del raddoppio di Witsel, libero di colpire di testa su cross di Meunier. Ancora in contropiede il 3-0, ed è quasi una fotocopia dell’1-0: fuga a destra di Hazard, ancora il sinistro spietato di Lukaku. E Wilmots, che stavolta ha azzeccato tutto, torna a respirare.

    (gazzetta.it)

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