6 gennaio LA BEFANA

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  1. gheagabry1
     
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    Epifania


    Arriva la Befana!

    M'avevan detto, la Befana
    non é più tanto lontana
    sulla scopa è già per via
    giungerà all'Epifania.
    Porterà ai bimbi buoni
    chicche dolci ed altri doni.
    La Befana qui passò
    tutto questo mi portò!
    Se sia brutta vecchia e storta
    non lo so e non me ne importa,
    so soltanto che il suo arrivo
    rende il cuore più giulivo !





    Quando è l'ora, la Befana alla scopa salta in groppa. D'impazienza già trabocca: l'alza su la tramontana, fra le nuvole galoppa. Ogni bimbo nel suo letto fa l' esame di coscienza: maledice il capriccetto, benedice l' ubbidienza: La mattina al primo raggio si precipita al camino. Un bel dono al bimbo saggio, al cattivo un carboncino!

    befana




    zitti_zitti_befana


    Arriva la Befana
    Zitti, zitti bimbi buoni,
    presto, presto giù a dormire:
    la Befana è per venire
    col suo sacco pien di doni.

    La Befana è una vecchina
    che discende dalla luna
    sulla scopa di saggina
    non appena il ciclo imbruna.

    E si accosta pian pianino
    alle calze e alle scarpette
    messe in fila sul camino
    e, ridendo, mette e mette...

    Fuori soffia tramontana
    e vien giù la neve bianca,
    ma pei bimbi la Befana




    Come fare i lavoretti per la festa della Befana

    Anche per quest’anno le feste di Natale sono quasi finite: manca l’Epifania e saranno definitivamente archiviate. Come allietare i bambini che fra un po’ dovranno tornare a scuola? Con i lavoretti della Befana, ovviamente! Qualche esempio? La calza di carta, i Re Magi di legno e i disegni della Befana da stampare e colorare.

    Come fare la calza della Befana di carta
    Procuratevi un po’ di carta, anche riciclata va benissimo, stropicciatela bene, dopodiché appiattitela e ricavatene la sagoma di una calza della Befana delle dimensioni che preferite, magari aiutandovi con un cartamodello. A questo punto avrete ottenuto la prima parte della calza; disegnatene e ritagliane un’altra uguale.

    Non vi resta che cucire insieme le due parti della calza con una rifinitura a zig-zag con del cotone resistente, applicare un nastrino per appenderla e riempirla con i dolci che preferite oppure con il carbone dolce. A piacere potrete decorare la vostra calza di carta con i pennarelli o con i glitter.

    Re Magi di legno
    Occorrente: 3 mollette di legno, tempere, colla vinilica, pannolenci di colori diversi, colla a caldo, pennarelli, perline e nastrini dorati.

    Preparazione. Con le tempere colorate le estremità delle mollette in modo da formare le teste dei Re Magi; dal pannolenci ritagliate tre rettangoli per coprire le mollette di legno lasciando fuori la testa e incollateli al “corpo” delle mollette con la colla vinilica. Con un pennarello disegnate gli occhi, il naso e la bocca dei Re Magi. Dai nastrini dorati ricavate le tre corone dei Re Magi e incollatele. Infine attaccate con la colla a caldo le perline colorate in modo da abbellire i vestiti dei vostri Re Magi.

    Disegni della Befana da stampare e colorare
    Infine, per allietare l’attesa della Befana dei vostri bambini potete stampare dei disegni a tema Epifania e farglieli colorare. Vi basterà andare sui principali motori di ricerca e digitare le parole “disegni della Befana da colorare” per trovare molti modelli pronti per essere colorati dai più piccoli.






    La Befana è da sempre una figura molto amata e attesa a Roma, e lo era ancora di più prima dell'importazione di Babbo Natale, avvenuta nel dopoguerra: era infatti la Befana l'unica dispensatrice di doni per grandi e piccini.
    Il giorno della Befana si chiamava il giorno di “Pasqua Bbefanìa” in quanto ancora fino alla fine dell'800 tutte le feste venivano definite con la parola “Pasqua”.

    Befana deriva dalla parola Epifania, apparizione, ed è legata alla visita dei Magi a Gesù, ma l'origine di questa festa sembra avere origini molto più antiche, legate alle antiche feste agresti pagane: la befana rappresenterebbe la conclusione reale dell'anno vecchio e il suo aspetto di vecchia, e quasi di strega, potrebbe essere legato a questa antica origine.
    Giggi Zannazzo (1860 – 1911) scrive che la Befana ai bambini “ortre a li ggiocarèlli, s'ausa a ffaje trovà a ppennolone a la capa der cammino du' carzette, una piena de pastarelle, de fichi secchi, mosciarelle, e un portogallo e na' pigna indorati e inargentati; e un'antra carzetta piena de cennere e ccarbone pe' tutte le vorte che sso' stati cattivi”.
    L'arrivo della Befana era festeggiato dai romani per le strade della città in modo moto chiassoso. Sempre Zannazzo ci racconta che i festeggiamenti si facevano a “Ssant'Ustacchio e ppe' le strade de llì intorno. In mezzo a ppiazza de li Caprettari se ce faceva un gran casotto co ttutte bbottegucce uperte intorno intorno, indove ce se venneveno un sacco de ggiocarelli, che era una bbellezza. Certi pupazzari mettevano fòra certe bbefane accusì vvere e brutte che a mme, che ero allora regazzino, me faceveno ggelà er sangue da lo spavento”.

    In un sonetto il Belli scrive, in modo piuttosto polemico, come i commercianti si approfittino del clima festivo per aumentare ingiustamente il prezzo delle merci, per svenderle poi a poco prezzo alla fine della festa (Mò oggnuno scerca de caciavve l'occhi: ma cquanno sémo ar chiude er butteghino, la robba ve la danno pe bbajocchi).

    L'attuale sede dei festeggiamenti della Befana, Piazza Navona, fu scelta solo dopo l'Unità d'Italia



    Incisione di Bartolomeo Pinelli
    da Roma Sparita , facebook

    LA VIGGIJJA DE PASQUA BBEFANIA (G.G. Belli)

    La bbefana, a li fijji, è nnescessario
    de fajjela domani eh sora Tolla?
    In giro oggi a ccrompa’ cc’è ttroppa folla.
    A li mii je la fo nne l’ottavario.
    A cchiunque m’accosto oggi me bbolla:
    e ccom’a Ssant'Ustacchio è cqui ar Zudario.
    Dunque pe st’otto ggiorni io me li svario;
    e a la fine, se sa, cchi vvenne, ammolla.
    Azzeccatesce un po’, d’un artarino,
    oggi che ne chiedeveno? Otto ggnocchi;
    e dd’una pupazzaccia un ber zecchino.
    Mò oggnuno scerca de cacciavve l’occhi;
    ma cquanno sémo ar chiude er butteghino,
    la robba ve la dànno pe bbajocchi.
    6 gennaio 1845


    La vigilia di Pasqua Epifania. La befana (cioè i doni che si fanno per l'Epifania, Vigolo), ai figli, è necessario fargliela domani eh signora Tolla (diminutivo di Vittoria)? In giro oggi a comperare c’è troppa folla. Ai miei figli gliela faccio tra otto giorni. Qualunque bottega a cui mi avvicino oggi, mi dà una batosta: è così ovunque, a Sant’Eustachio come qui al Sudario. Dunque per questi otto giorni io li distraggo (i figli, con qualche scusa); e alla fine, si sa, chi vende deve cedere. Indovinate un po’ per un altarino oggi che cosa m’hanno chiesto? Otto scudi; e per una bambola scadente un bello zecchino. Ora ognuno cerca di cavarvi gli occhi (prendervi per il collo, scrive il Vigolo); ma quando saremo alla chiusura del botteghino, la roba ve la danno per pochi baiocchi..



    da Roma sparita, facebook




    Nelle campagne, la notte dell'Epifania era considerata una notte magica, durante la quale gli animali potevano parlare.

    Di questo è rimasto il proverbio: "La notte di Befana nella stalla parla l'asino, il bove e la cavalla".

    Si dice che i contadini accudissero senza risparmio i loro animali, così che non potessero lamentarsi dei loro custodi.

    Sempre nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, in alcune regioni c'era, e forse ancora c'è, l'usanza dei "befanotti" e delle "befane", giovani che accompagnati da una sorta d'orchestrina, vanno di casa in casa a cantar strofette chiedendo in cambio generi alimentari con i quali fare festa: un po' come nella festa di Hallowen.

    In alcune regioni del nord, in particolare Friuli e Venezia Giulia, si preparano i pignarui, grandi falò, e dalla direzione che prende il fumo, gli anziani traggono previsioni.

    Nel Medioevo, nel giorno dell'Epifania si consacravano le pietre preziose che avrebbero adornato i paramenti e gli oggetti sacri.




    www.settemuse.it/

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    Parole In Musica




    La Befana Trullallà





    Trullala' Trullala' Trullala'.

    La Befana vien di notte

    con le scarpe tutte rotte,

    con la calza appesa al collo,

    col carbone, col ferro e l'ottone.

    Sulla scopa per volare.

    Lei viene dal mare.

    Lei viene dal mare.

    E la neve scendera'

    sui deserti del Maragia',

    dall'Alaska al Canada'.

    E partire lei dovra'

    e cantando partira'

    da ciociara si vestira',

    con il sacco arrivera',

    la bufera vincera'.

    E cantando trullala',

    la Befana arrivera'.

    Trulalla' Trullala' Trullala'.




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    ... LA SEDIA A DONDOLO …
    ... La sedia a dondolo cigolava un pochino su nella grande veranda. Uno, due, tre, quattro, ogni volta una vocina contava uno ad uno i gradini che portavano dal salone al primo piano della piccola casa persa nella campagna. Quella sedia aveva accompagnato le notti della donna. Un riparo dal quale fare volare la mente e raggiungere luoghi inimmaginabili. Un anno intero passato ogni notte a scrutare il cielo, a guardare le stelle. Bella sensazione pensava; vorrei toccarne una e poi correre felice tra le nubi. Candide e soffici da quaggiù, meravigliose fantasie che popolavano il cielo che poi quando faceva notte si illuminava con quei dardi di luce che erano le stelle. Mi piacerebbe tenerne una tra le mani pensava; sembrano così piccole da quaggiù. Spostava a volte lo sguardo e vedeva salire la luna; quando era uno spicchio soltanto pensava, mi piacerebbe adagiarmi su di lei, sembra una culla luminosa, e da lì cullandomi mi piacerebbe addormentarmi così forte da lasciarmi scivolare sulle candide nubi portando nelle mani una stella ad illuminare la caduta. Faceva miracoli quella sedia a dondolo; davanti la finestra di quella veranda aveva passato tutte le notti della sua lunga vita attendendo il fatidico giorno. Si, le notti erano trascorse nell’attesa di un avvenimento che puntuale come il sole che sorge, arrivava e faceva accadere la magia. Il suo destino era quello che doveva passare le notti a sognare e desiderare luoghi, oggetti oppure emozioni e poi in una sola notte rendeva sogni e desideri a tutti. Stramba vita la sua; come un vaso comunicante, desiderava per un intero anno accumulando tanta di quella energia e magica soddisfazione da essere poi lei stessa desiderio di altri. Magnifica rappresentazione di giustizia e di sogno; così ogni anno, all’avvicinarsi della data fatidica, iniziava a sentire desideri e sogni nell’aria, li catturava e li faceva suoi. Scrutava i cieli perché aveva il dono di vedere, di sentire ciò che tutti nel mondo, soprattutto i bambini, desideravano. Poi come ogni anno la sua mente iniziava a formare versi, e una settimana dopo l’altra le parole divenivano ossessiva e delicato refrain, finchè il giorno prima di quello fatidico, come fosse un appuntamento inderogabile quelle parole divenivano da strofe in poesia ed iniziava a recitarla emozionata e divertita.
    La Befana vien di notte
    ha i capelli un po' arruffati,
    guanti neri un po' bucati,
    un grembiule con le toppe...
    in un giorno quante tappe
    col suo sacco pieno zeppo,
    scavalcando ogni greppo,
    per portare i regalini
    ai più grandi e ai più piccini!

    La Befana vien di notte,
    con le calze sbrindellate
    grande scialle sulle spalle...
    per qualcuno non ha niente,
    delusione un po' cocente,
    vi consiglio di sperare,
    seguitare ad aspettare
    anche a voi lo porterà,
    dentro l'anno arriverà,
    se restate a fare i buoni,
    quel regalo tanto atteso
    che fra tutti gli altri doni
    non ha messo, per il peso!
    D’incanto il 6 gennaio arrivava e così quello sciogli lingua prendeva significato e senso. In volo tra quelle stelle e quelle nubi, vicino alla luna sfrecciava nel cielo a portare ai bambini di tutto il mondo regali e desideri coronati. Il suo destino era portare felicità, tanta di quella felicità che poi le occorreva un anno per ricaricare energie ed entusiasmo su quella sedia a dondolo nella veranda della sua piccola casa persa nella campagna. Alzate gli occhi al cielo, se vedrete sfrecciare la donninna pensate che ogni sguardo che le riceverà lo trasformerà in felicità per tutti i bambini del mondo … Buona Epifania amici miei…
    (Claudio)






    6 gennaio, è il giorno dell’Epifania: le origini della Befana tra storia e leggende
    L’Epifania, che per i Cristiani è la manifestazione di Cristo all’umanità, è ricordata attraverso la visita dei Magi alla mangiatoia. Le origini della Befana, invece, sono antiche e controverse, ricche di storia e leggende. Il termine Epifania deriva dal greco “Tà Epiphan(e)ia” e significa manifestazione. Per i Cristiani è la manifestazione di Cristo all’umanità, ricordata attraverso la visita dei Magi alla mangiatoia. A guidare i Sapienti da Oriente verso la grotta per adorare il Bambin Gesù, come raccontato dal Vangelo di Matteo, è la stella cometa. Secondo una versione cristianizzata di una leggenda risalente al XII secolo, i Re magi, diretti a Betlemme per rendere omaggio a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni a una vecchia. Malgrado la loro insistenza affinchè li seguisse per far visita al piccolo, la donna non li accompagnò.

    BEFANA ORIGINI 1In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli ma invano. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora, per millenni, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, girerebbe per il mondo, elargendo doni ai bimbi per farsi perdonare. I bambini usavano, poi, mettere delle scarpe e/o delle calze fuori dall’uscio di casa proprio perché sarebbero servite come ricambio durante il lungo errare della vecchietta, ma se quest’ultima non ne avesse avuto bisogno, le avrebbe lasciate lì, riempite di dolci. Le origini della Befana sono antiche e controverse. Potrebbe discendere da tradizioni magiche celtiche che, per onorare le loro divinità, bruciavano grandi fantocci di vimini. All’interno dei fantocci capitava che si legassero vittime sacrificali, animali e, talvolta, prigionieri di guerra.

    BEFANA ORIGINI COPAnticamente, la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti, figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. A guidarle secondo alcuni era Diana, dea lunare legata alla vegetazione, secondo altri una divinità minore chiamata Satia (=sazietà) o Abundia (= abbondanza). La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni che sfociarono, nel Medioevo, nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione della strega.

    BEFANA ORIGINI 2L’aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell’anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare, così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all’inizio dell’anno. In molte parti d’Italia l’uso di bruciare un fantoccio a forma di vecchia o di segare un fantoccio a forma di vecchia (in questo caso pieno di dolciumi), rientra invece tra i riti di fine Quaresima, sempre con il significato di porre fine all’anno vecchio. La Befana, che si richiama pure ad alcune figure della mitologia germanica, come Holda e Berchta, sempre come personificazione della natura invernale, ha assunto vari soprannomi:Donnazza (Cadore), Pifania (Comasco), Marantega (Venezia), Berola (Treviso), Vecia (Mantova), Mara (Piacenza), Anguana (Ampezzano), Basara (Liguria).
    (meteoweb)


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    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sull’Inverno…

    La leggenda della Befana

    C’era una volta una casetta che sorgeva un po’ discosta dal villaggio. Era una casetta piccola e un po’ malconcia, e ci viveva una vecchina che usciva ogni mattina per fare legna nel bosco. Poi tornava a casa e si sedeva accanto al focolare insieme al suo gattino. Raramente vedeva delle altre persone: nel villaggio aveva la fama di essere una strana vecchina, un po’ maga, e nessuno si spingeva fino a quella casetta isolata, soprattutto in inverno, quando venti gelidi colpivano a raffica le regione.
    Una sera, una fredda sera di gennaio, la vecchina (che si chiamava Befana) sentì all’improvviso bussare alla sua porta. Naturalmente si spaventò: chi poteva essere, a quell’ora e con quel tempo? All’inizio non voleva aprire, ma poi la curiosità la vinse. E, quando aprì… oh, meraviglia! Davanti a lei c’erano tre orientali riccamente vestiti, che erano scesi dai loro cammelli per chiederle la strada per Betlemme. La vecchina era stupefatta: perché mai volevano andare a Betlemme? I tre viandanti – sì, proprio loro, i Re Magi! – le raccontarono allora che stavano andando a portare i loro doni al Bambino Gesù e la invitarono a unirsi a loro.
    La Befana ci pensò un po’ su, ma… chi se la sentiva di partire con un freddo simile? Così li lasciò andare, dopo aver dato loro le indicazioni che chiedevano.
    Poi però si pentì. Aveva commesso un grande errore! Presto, doveva raggiungerli! Così uscì a cavallo della sua scopa (sì, la Befana un po’ maga lo era davvero!) per cercarli e andare con loro a rendere omaggio a Gesù, ma non riuscì più a trovarli. Perciò ebbe un’idea: si fermò in tutte le case, lasciando un dono a ogni bambino, nella speranza che uno di loro fosse Gesù.
    E da allora ha continuato, anno dopo anno, a portare i suoi doni a tutti i bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.
    (Dal Web)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    La signorina Befana

    La signora Befana si sveglio' spaventata durante una notte di inizio dicembre. Una folla di bambini arrabbiati la stava inseguendo impugnando le lunghe calze rosse, vuote o piene di carbone. Davvero un brutto incubo.
    L'indomani mattina la signora befana, che non aveva affatto dimenticato la paura della notte, decise di iniziare con largo anticipo i preparativi per il 6 gennaio. E non solo. Passeggiando su e giu' per la stanza tra il camino crepitante e il ritratto della trisavola decise che era tempo di rinnovarsi un po'. Sali' in soffitta per rispolverare gli strumenti dopo un anno di ragnatele. Si fece spazio tra sedie sgangherate e valigie sbrindellatele e giunse infine di fronte al baule. Comincio' a tirar fuori tutti gli oggetti che usava ogni anno, da secoli. Le sembravano tutti in gran forma e non riusciva proprio a decidere quale potesse sostituire. Li passava uno a uno tra le mani: vestito, scopa, scialle, cappello, stivali, calze a righe, sacco…sacco, calze a righe, stivali, cappello, scialle, scopa…scopa; ecco la scopa dava chiari segni di usura: manico mangiucchiato, setole inaridite, puntute come aghi di sarta. In fondo la scopa era uno degli strumenti piu' importanti della sua attivita' ed era giusto averne una in ottimo stato. Riscese in salotto, afferro' il portamonete e usci' di gran fretta per andare a comprare una nuova fiammante scopa. Arrivo' al megastore in pochissimi minuti. Era piena di entusiasmo come ogni donna al suo primo shopping. Una commessa, dando per scontato che la cliente stesse cercando una scopa elettrica, la guido' fino all'apposito reparto. Qui l'attenzione della signora befana fu completamente rapita dalla lunga serie di scintillanti manici colorati; estasiata le passo' in rassegna come un generale davanti alle sue milizie schierate. Mentre la commessa illustrava i pregi di ogni tipo di scopa, la signora befana gia' si immaginava sfrecciante in mezzo ai comignoli. Dopo un attento esame si fermo' davanti ad un esemplare di nuovissima generazione, rossa e grigio metallizzato. L'afferro' e si diresse ansiosa verso la cassa ignorando la commessa che le chiedeva se desiderava acquistare anche i sacchetti.
    A casa la scopa occupo' il posto d'onore, nell'angolo sotto il ritratto della trisavola come in attesa di ricevere benedizione.
    I giorni successivi fu impegnata negli altri preparativi. Lavo' il vestito, lo scialle, il cappello, le calze. Impacchetto' ogni regalo e li sistemo' nel sacco.
    I giorni passarono freddi e nevosi, babbo natale aveva gia' fatto il suo dovere, il nuovo anno aveva accompagnato il vecchio all'uscita e la notte del 6 gennaio sopraggiunse. Tutto era in perfetto ordine. Quel brutto incubo non si sarebbe di certo avverato. Dunque vestita e adornata afferro' la scopa e sali' in soffitta, apri' l'abbaino, cavalco' la nuova scopa lucente come una maserati e pronunciando la formula spicco' il volo.

    Re Magi mi avete invitata
    A seguire la stella cometa
    E per non farmi sentire affaticata
    Mi avete donato lei,
    Scopa miracolata

    Come andava spedita con la nuova scopa e notava che era anche piu' comoda da cavalcare dell'altra. Felice come non mai comincio' a disseminare i suoi regali per i comignoli ripuliti. Ad un certo punto pero' comincio' ad accadere qualcosa di strano. Volando nel cielo stellato, sciami di minuscoli puntini confluivano verso la scopa che li ingoiava proprio tutti mentre la sacca sotto il manico continuava a gonfiarsi. La signora befana diventava perplessa, poi preoccupata, infine disperata.
    BOOM!!
    Un gran botto la intonti' e si ritrovo' in groppa ad un comignolo in mattoni rossi, per fortuna con niente di rotto... tranne la scopa, la quale vomitava sui camini la polverina che aveva appena ingoiato, al posto dei regali e andava a ingrassare le calze dei bambini buoni e dei bambini cattivi, appese giu' in salotto. Le luci di tutte le case si accesero e tutti i bambini che videro le loro calze piene di polvere iniziarono a strillare come matti. Loro pensavano che la befana avesse voluto punirli portando cenere invece che macchinine telecomandate e bambole di pezza. Anche i genitori e gli insegnanti, in quanto educatori, se ne ebbero molto a male.
    La mattina seguente ovunque, per le strade, nei negozi, in tv, sui giornali, si parlava della befana e della sua punizione.
    Intanto la signora befana se ne stava chiusa in casa. Aveva dormito tutta la mattinata dopo la nottataccia e ora passeggiando nervosamente su e giu' per la stanza tra il camino crepitante e il ritratto della trisavola, cercava di capire cosa non avesse funzionato con quella benedetta scopa. L'unico modo per scoprirlo era quello di recarsi al megastore e interrogare la commessa. Quest' ultima, reduce dagli straordinari di lavoro e dai veglioni, non aveva la forza di essere paziente e stizzita le urlo' addosso:
    - Nessun difetto di fabbrica signora! Se la scopa si e' rotta e' perch‡ ha usato troppo lo stesso sacchetto. Evidentemente doveva cambiarlo piu' spesso. Ma dica un po', che razza di sporco posto ha dovuto pulire?? -.
    La signora befana un po' imbarazzata, si gratto' la testa, poi usci' di corsa. Ora capiva tutto: la sua efficientissima scopa aveva fatto troppo bene il suo dovere ma trovando il cielo pieno di polvere e fuliggine si era completamente intasata. Poi comincio' a guardarsi attorno e tutto le ricordava l'accaduto, i bambini avevano visi tristi, le luci dei negozi erano state spente e uno schermo gigante in piazza dava a intermittenza “Befana perche' fai questo ai nostri figli?â€. Nessuno poteva immaginare che si era trattato di un banalissimo errore da casalinga imbranata. Si sentiva terribilmente in colpa, pero' che colpa ne aveva lei se l'aria era talmente sporca da mandare in tilt un'ottima scopa moderna?
    Mentre ripensava alla vicenda si accorse che attorno a lei c'era una folla, uomini e donne rivolti verso il podio dove un oratore ripeteva altisonante “salviamo la nostra terra da noi stessi†, “ridiamo il verde alla natura, l'aria pulita ai nostri figliâ€. E tutti ad applaudire. Era una manifestazione di ambientalisti.
    La signora befana dapprima cerc¤ di allontanarsi dalla confusione, poi capi' che questo le capitava proprio a fagiolo. Se voleva spiegare la vicenda della notte prima ai suoi bambini delusi, doveva proprio abbracciare la causa ambientalista. Infatti era solo colpa dell'inquinamento dell'aria se la sua scopa si era rotta in mille pulviscoli. Si fece largo nella folla, fino a piazzarsi davanti ad una delle tante telecamere che stavano riprendendo il comizio. Agguanto' il microfono dalle mani del povero inviato televisivo e inizi¤ il suo comizio personale:
    “Ciao bambini sono qui per scusarmi per l'altra notte. So che siete rimasti molto delusi per aver trovato solo cenere nelle calze. Ma io non volevo punirvi, che anzi siete stati molto bravi quest'anno. Quella non era vera cenere, molto peggio e' una polvere grigiastra che vaga nell'aria che tutti noi respiriamo, e' la sporcizia procurata dall'inquinamento. La mia scopa, diligente come un bravo scolaretto, da un lato trasportava me e dall'altro raccoglieva sporcizia e poiche' era tanta, quando non ce l'ha fatta piu', l'ha sputata fuori. Io avevo preparato per voi bellissimi regali ma visto l'accaduto ho in mente un regalo molto piu' utile. Ho deciso che usero' ancora la mia scopa nelle notti stellate, mentre voi dormite io passero' e ripassero' nel cielo per ripulire l'aria cosi' che ogni mattina potrete spalancare la finestra e respirare una vera boccata d'aria fresca. Non prendetela a male ma vi assicuro che questo e' un regalo molto piu' bello e sano dei tanti giochi che avreste potuto ricevere e in piu' questo durera' per tutta la vitaâ€. Detto cio' riconsegno' il microfono all'inviato e corse al megastore ad acquistare una nuova scopa elettrica, questa volta senza trascurare i sacchetti.
    Il vero regalo la signora befana l'aveva fatto agli altri personaggi apparsi nella storia: la commessa fu nominata caporeparto grazie al fatto di essere stata la “consulente commerciale†della signora befana, per non parlare del business delle scope elettriche; il telecronista era stato promosso a condurre da studio il tg della sera per lo scoop in esclusiva. Il partito degli ecologisti in mezzo a cui la befana aveva fatto il suo discorso, ottenne parecchi seggi in parlamento e per ringraziare la loro benefattrice la candidarono a leader del gruppo ma poiche' risulto' molto arduo rintracciarla, si accontentarono di un mega ritratto nella sede ufficiale del partito e il suo faccione anche sulle spille dei tesserati.
    Per fortuna tutto si risolveva per il meglio ma dall'anno prossimo avrebbe ripreso la vecchia cara scopa a setole..

    (Geremina Leva)

    epifania-buona-befana9


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