Oscar 2017: le nomination

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  1. gheagabry
     
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    Oscar 2017: le nomination



    Miglior film

    Arrival
    Barriere
    La battaglia di Hacksaw Ridge
    Hell or High Water
    Il diritto di contare
    La La Land
    Lion
    Manchester by the Sea
    Moonlight

    Miglior regia

    Barry Jenkins (Moonlight)
    Denis Villeneuve (Arrival)
    Damien Chazelle (La La Land)
    Kenneth Lonergan (Manchester by the Sea)
    Mel Gibson (La battaglia di Hacksaw Ridge)

    Miglior attore protagonista

    Andrew Garfield (La battaglia di Hacksaw Ridge)
    Casey Affleck (Manchester by the Sea)
    Denzel Washington (Barriere)
    Ryan Gosling (La La Land)
    Viggo Mortensen (Captain Fantastic)

    Miglior attrice protagonista

    Emma Stone (La La Land)
    Isabelle Huppert (Elle)
    Natalie Portman (Jackie)
    Meryl Streep (Florence)
    Ruth Negga (Loving)

    Miglior attore non protagonista

    Dev Patel (Lion)
    Michael Shannon (Animal notturni)
    Jeff Bridges (Hell or High Water)
    Lucas Hedges (Manchester by the Sea)
    Mahershala Ali (Moonlight)




    Miglior attrice non protagonista

    Michelle Williams (Manchester by the Sea)
    Naomie Harris (Moonlight)
    Nicole Kidman (Lion)
    Octavia Spencer (Il diritto di contare)
    Viola Davis (Barriere)

    Miglior sceneggiatura originale

    Hell or High Water
    La La Land
    Manchester by the Sea
    The Lobster
    2oth Century Women

    Miglior sceneggiatura non originale

    Arrival
    Barriere
    Hidden Figures
    Lion
    Moonlight

    Miglior film straniero

    A Man Called Ove (Svezia)
    Land of Mine (Danimarca)
    Tanna (Australia)
    Il cliente (Iran)
    Toni Erdmann (Germania)

    Miglior film d’animazione

    Kubo e la spada magica
    Oceania
    La mia vita da Zucchina
    The Red Turtle
    Zootropolis

    Miglior fotografia

    Arrival
    La La Land
    Lion
    Moonlight
    Silence




    Miglior scenografia

    Animali fantastici e dove trovarli
    Arrival
    Ave, Cesare!
    La La Land
    Passengers

    Miglior montaggio

    Arrival
    La battaglia di Hacksaw Ridge
    Hell or High Water
    La La Land
    Moonlight

    Miglior colonna sonora

    La La Land
    Lion
    Moonlight
    Passengers
    Jackie

    Miglior canzone

    “Audition” (La La Land)
    “City of Stars” (La La Land)
    “Can’t Stop the Feeling!” (Trolls)
    “How Far I’ll Go” (Moana)
    “The Empty Chair” (Jim: The James Foley Story)

    Migliori effetti speciali

    Il libro della giungla
    Rogue One: A Star Wars Story
    Kubo e la spada magica
    Doctor Strange
    Deepwater Horizon

    Miglior sonoro (“sound mixing”)

    Arrival
    La battaglia di Hacksaw Ridge
    La La Land
    Rogue One: A Star Wars Story
    13 Hours

    Miglior montaggio sonoro (“sound editing”)

    Arrival
    Deepwater Horizon
    La battaglia di Hacksaw Ridge
    La La Land
    Sully

    Migliori costumi

    Allied
    Animali fantastici e dove trovarli
    Florence
    Jackie
    La La Land

    Miglior trucco e acconciatura

    A Man Called Ove
    Star Trek Beyond
    Suicide Squad

    Miglior documentario

    O.J: Made in America (Ezra Edelman)
    I Am Not Your Negro (Raoul Peck)
    Life, Animated (Roger Ross Williams)
    13th (Ava DuVernay)
    Fuocoammare (Gianfranco Rosi)

    Miglior cortometraggio

    La Femme et le TGV
    Silent Nights
    Sing
    Timecode
    Ennemis Interieurs

    Miglior cortometraggio documentario

    Extremis
    Joe’s Violin
    The White Helmets
    4.1 Miles
    Watani My Homeland

    Miglior cortometraggio d’animazione

    Borrowed Time
    Blind Vaysha
    Pear, Cider and Cigarettes
    Piper
    Pearl

     
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  2. gheagabry
     
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    Che cosa vogliono? Da dove vengono?...
    ...So perché sono venuti!



    ARRIVAL



    Titolo originale Arrival
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Stati Uniti d'America
    Anno 2016
    Durata 116 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Genere fantascienza
    Regia Denis Villeneuve
    Soggetto Ted Chiang (libro)
    Sceneggiatura Eric Heisserer
    Produttore Dan Levine, Shawn Levy, David Linde, Karen Lunder, Aaron Ryder
    Produttore esecutivo Glen Basner, Dan Cohen, Eric Heisserer, Tory Metzger,
    Milan Popelka, Stan Wlodkowski
    Casa di produzione FilmNation Entertainment, 21 Laps Entertainment, Lava Bear Films
    Distribuzione (Italia) Warner Bros.
    Fotografia Bradford Young
    Montaggio Joe Walker
    Musiche Jóhann Jóhannsson
    Scenografia Patrice Vermette

    Interpreti e personaggi

    Amy Adams: Louise Banks
    Jeremy Renner: Ian Donnelly
    Forest Whitaker: colonnello Weber
    Michael Stuhlbarg: agente David Halpern
    Tzi Ma: generale Shang
    Mark O'Brien: capitano Marks




    Arrival è un film del 2016. È un film di fantascienza, basato sul racconto Storia della tua vita, incluso nell'antologia di racconti Storie della tua vita (Stories of Your Life) di Ted Chiang.

    TRAMA

    Dodici astronavi extraterrestri atterrano in altrettante zone del nostro pianeta. Il colonnello Weber, dell’esercito USA, forma una squadra d’elite della quale fanno parte la linguista Louise Banks e il fisico teorico Ian Donnelly. Lo scopo del team è quello di entrare in contatto con gli alieni atterrati nel Montana e trovare un modo per comunicare con loro prima che scoppi una guerra globale. Louise Banks, linguista di fama mondiale, è madre inconsolabile di una figlia morta prematuramente. Ma quello che crede la fine è invece un inizio. L'inizio di una storia straordinaria. Eccellenza in materia, Louise è reclutata dall'esercito degli Stati Uniti insieme al fisico teorico Ian Donnelly. La missione è quella di penetrare il monumentale monolite e 'interrogare' gli extraterrestri sulle loro intenzioni. Ma l'incarico si rivela molto presto complesso e Louise dovrà trovare un alfabeto comune per costruire un dialogo con l'altro. Il mondo fuori intanto impazzisce e le potenze mondiali dichiarano guerra all'indecifrabile alieno.



    ...recensioni...

    Arrival tutto può essere tranne che un film di passaggio tra un lavoro e l’altro. Anzi è un’opera molto densa, e la sua complessità è “croce e delizia” di questo film affascinante. Tratto da Storie della tua vita dello scrittore americano Ted Chiang, Arrival è il primo film Sci-Fi di Villeneuve che di recente aveva impressionato con Prisoners del 2013 e poi il noir Sicario. Cambiare completamente genere attesta la sua volontà di osare: decisamente un bene per il Cinema.

    Un rischio anche, però, che si fa più grande quando si entra nel cuore della navicella e nel cuore del film. Arrival ci parla di Linguaggio, Pensiero e Comunicazione. Sposta subito la prospettiva e l’aspettativa: è una storia di invasione, di guerre dei mondi o di catastrofi, sfrutta un tema da blockbuster spinto per farne un film d’autore con tutti i crismi: l’estetica ricercata (in tutte le sedi, dal montaggio alla scenografia), temi importanti e atmosfere corpose. Difatti è la storia fantascientifica di come si possa trovare un contatto tra uomo e alieno. Ha un architrave scientifica decisa: l’ipotesi di Sapir-Whorf cioè, in sostanza, che il modo di parlare determini come si pensa, e poi c’è un’altra base filosofica che ci piace ricalcare. Quella del filosofo tedesco Karl Wilhelm von Humboldt per il quale: “Ogni lingua traccia attorno al popolo a cui appartiene un cerchio dal quale è possibile uscire solo passando nel cerchio di un’altra lingua” ( La variabilità linguistica e lo sviluppo intellettuale, 1836).
    (Luca Marra, http://it.ibtimes.com/)



    Denis Villeneuve è regista di sguardi e di spazi e tali peculiarità hanno accompagnato con coerenza e costanza il suo percorso artistico. Chi lo segue da molti anni non avrà dimenticato le geometrie del politecnico di Montreal, tra le cui mura si svolse la strage raccontata da "Polytechnique" (2009), né gli occhi carichi di paura dei suoi giovani protagonisti; e l'approdo a Hollywood, nonostante la convenzionalità di plot e tempistiche, non ha scalfito la passione per uno sguardo che mappa lo spazio al fine di sagomare l'interiorità dei personaggi, qualità della sua scrittura filmica che si evince anche in "Prisoners" (2013), con le sue cantine, le sue stanze segrete pregne di presagi di orrore e di morte. "Arrival" è il terzo lavoro hollywoodiano, il primo ascrivibile al genere della fantascienza della sua carriera e, uscendo prima del sequel di "Blade Runner", è stato facilmente descritto come una prova generale nella categoria prima di un progetto parimenti ambito e rischioso. "Arrival" è, però, una pellicola di fantascienza dall'impianto minimalista e dai costi produttivi contenuti (50 milioni di dollari), pertanto, appare quasi come un oggetto filmico maggiormente personale, vicino alle ossessioni di Villeneuve, così come lo era stato "Enemy", arthouse movie invisibile in Italia, girato poco prima di "Prisoners", sempre con Jack Gyllenhall protagonista.
    Nel prologo, la voce fuori campo di Louise Banks (una Amy Ryan al massimo della forma) sembra voler raccontare a sua figlia come tutto ebbe inizio: con un montaggio e una regia che rimandano a moduli estetici di chiara marca malickiana, Villeneuve realizza un micro-film che ci apre il cuore di questa donna, straziato dall'amore per una figlia che ha partorito, che ha cresciuto e che ha visto morire a causa di una letale malattia.
    Dopodiché, arrivano "loro". L'atterraggio non è per una volta unico e su suolo americano, bensì multiplo: dodici Ufo dislocati tra i cinque continenti senza apparente razionalità giungono quasi in contemporanea a scombussolare la tranquillità terrestre.
    Le navicelle sono di forma ovulare (ben presto soprannominati "gusci") e la loro posizione sospesa tra cielo e terra, in un paesaggio bucolico (almeno nella collocazione americana), non può che ricordare uno dei quadri della serie "La voce dei venti" di René Magritte, che dipingeva tre enormi sonagli come fossero navicelle venute da un altro mondo. È la sospensione metafisica ad essere l'elemento più perturbante perché si presuppone che dai gusci, così come le sfere magrittiane, dovrebbe scaturire qualcosa, fossero anche i soliti, pacchiani raggi laser. E invece nulla accade, mentre l'isteria collettiva incalza.
    La donna è una docente universitaria e la vediamo tenere un corso sul portoghese e sulle lingue romanze davanti a un parco e distratto uditorio; il giorno dopo l'atterraggio, in un'università deserta, viene assoldata dal colonnello Weber per farsi interprete del linguaggio alieno, perché nel recente passato aveva collaborato col Governo traducendo un dialogo audio in lingua farsi. Dopo pochi minuti, gli ingranaggi di una sceneggiatura non perfettamente oliata iniziano a stridere: se la cinematografia statunitense nella sua declinazione più smaccatamente hollywoodiana ci ha abituati a spiegazioni frettolose, dialoghi esplicativi e didascalici per non far perdere lo spettatore in possibili tecnicismi o passaggi elevati, in "Arrival" si segnalano sequenze che rasentano l'auto-parodia. Perché non può non far sorridere lo sguardo fisso e serissimo con cui il colonnello di Forest Whitaker attende una risposta dalla professoressa, dopo averle chiesto a bruciapelo cosa venisse detto in quella serie di versi e suoni che, da "Alien" al serial "Stranger Things", si susseguono indistinguibili per rappresentare l'espressione vocale extraterrestre. Ci rendiamo conto, altresì, che la semplificazione fa parte del cinema e, in particolare, di quello fabbricato a Hollywood, ma da un'opera con una simile impostazione e nemmeno troppo velate ambizioni, è lecito attendersi un trattamento che lavori più di cesello, visto che non tutto può coprire la perizia visiva del regista. Non possono essere solo casualità e bisogna mettere in conto che la sceneggiatura di Eric Heisserer, tratta da un racconto pluripremiato di Ted Chiang, "The Story of Your Life", scricchioli e ceda laddove una più forte tenuta avrebbe consentito al film un impatto più potente e una riuscita totale. Si possono rubricare allo stesso macro-problema anche i botta-e-risposta for dummies su linguistica vs. fisica (cioè l'eterna lotta tra umanisti e scienziati, come se la cultura ragionasse per blocchi contrapposti) della Banks e del fisico Ian Donnelly (Jeremy Renner); le pressanti richieste di Weber e di un agente della CIA che devono sapere "perché loro sono qui"; le soluzioni drammaturgiche da blockbuster (con la concitata telefonata che salva il mondo da una guerra inter-galattica); i personaggi che per un frangente appaiono come villain (prima di redimersi) che, ancor più delle ottuse forze governative che sembrano non comprendere gli sforzi e i traguardi raggiunti dagli studiosi, rappresentano gli avversari in campo internazionale dell'America, con la Cina in prima fila.
    "Arrival" si sostiene grazie all'intelligenza e all'originalità dell'assunto di fondo, che vorrebbe ripensare quelli che sono i pilastri della civiltà e dell'evoluzione umana insieme al filo conduttore che ci rende appartenenti alla stessa specie; sul piano del genere sembra ingaggiare un dialogo a distanza col colossale "Interstellar" di Christopher Nolan, il titolo che gli si avvicina più di ogni altro nel cinema recente, almeno nell'uso profondo e umanista dei codici della fantascienza. L'arrivo degli alieni e il motivo del loro arrivo rappresentano il mistero che informa lo sviluppo narrativo e il cui lento dipanarsi chiarirà alcuni dettagli, come i flashback che, inizialmente, potevano risultare ridondanti e sfruttati per aumentare la temperatura emotiva del film, anche grazie ai violini di uno Jóhann Jóhannsson in odore di "Schindler's list". Come "Interstellar" anche "Arrival" porta alle estreme conseguenze una teoria scientifica, trattando l'ipotesi Sapir-Whorf che riguarda il rapporto relativo la lingua parlata e la percezione della realtà di chi la parla. L'idea alla base di "Arrival" si connette all'interesse di Villeneuve nell'effettuare uno scandaglio dell'anima della sua eroina, il cui sguardo è smarrito tra il presente che sta vivendo e i frammenti di passato che le affollano la testa, forse sensi di colpa, forse geniali intuizioni o forse qualcos'altro che il racconto svelerà più tardi.
    Dicevamo come l'autore canadese sia un regista di spazi e qui il fascino risiede nel filmare, nell'immaginare il luogo del primo contatto, l'esterno/interno del guscio alieno e questa stanza separata da una barriera dai cui fumi lattiginosi si mostrano gli eptapodi, la razza aliena che è venuta a visitarci e la cui lingua scritta è costituita da simboli circolari semasiografici schizzati come inchiostro nell'aria e che la Banks sarà costretta a decodificare (con singolare rapidità, non avendo alcuno strumento di confronto). Un linguaggio da decriptare per scoprire qualcosa di nuovo in noi stessi, simboli il cui significato, consistendo in un significante circolare, non finisce ma continua in una visione della realtà ubiqua, in cui vita e morte sono caratteri inscindibili.
    La maggiore suggestione cinefila è data da quello schermo abbagliante assimilabile a uno schermo cinematografico, così come la mano che appoggia la Banks, in attesa della reazione dell'extraterrestre, rima con una delle immagini-simbolo del bergmaniano "Persona". Il regista riesce a corporeizzare lo spaesamento che si prova di fronte a un qualcosa che fino a un momento prima sembrava inimmaginabile e che, invece, si staglia maestoso davanti a noi, ed è da questo versante, quella del genuino sense of wonder spielberghiano (e che almeno nella prima parte innervava anche la super-produzione di Nolan), che il lavoro di Villeneuve trae il suo punto di forza.
    E questo squilibrato, imperfetto esperimento di fantascienza è probabilmente l'opera americana più sentita del suo autore, soprattutto se confrontato ai ben più quadrati ma forse inerti thriller che l'hanno preceduto.
    L'ottavo lungometraggio del regista canadese, combinando riflessione umanista e filosofica, si focalizza su due punti solo apparentemente lontani: la comunicazione tra specie diverse e l'amore nella sua declinazione filiale. Se le suddette e fin troppo sbrigative definizioni vi fanno venire in mente il melodramma esploso di "Incendies" (2010) non state errando perché, per certi versi, è il film di Villeneuve che più si avvicina al cuore pulsante di "Arrival". E perché anch'esso ha come twist un'agnizione profonda che ricalibra la percezione della realtà, degli affetti e dell'esistenza, che forse vale più la pena vivere che tentare di cambiare.
    (Giuseppe Gangi, www.ondacinema.it/)



    Riconoscimenti

    2017 - Premio Oscar
    Candidatura al Miglior film
    Candidatura alla Miglior regia a Denis Villeneuve
    Candidatura alla Miglior sceneggiatura non originale a Eric Heisserer
    Candidatura alla Miglior fotografia a Bradford Young
    Candidatura alla Miglior scenografia a Patrice Vermette e Paul Hotte
    Candidatura al Miglior montaggio a Joe Walker
    Candidatura al Miglior sonoro a Joe Walker
    Candidatura al Miglior montaggio sonoro

    2017 - Golden Globe
    Candidatura alla Miglior attrice in un film drammatico a Amy Adams
    Candidatura alla Migliore colonna sonora a Jóhann Jóhannsson

    2017 - Premio BAFTA
    Candidatura al Miglior film
    Candidatura al Miglior regista a Denis Villeneuve
    Candidatura alla Miglior attrice protagonista a Amy Adams
    Candidatura alla Miglior sceneggiatura non originale a Eric Heisserer
    Candidatura alla Miglior colonna sonora a Jóhann Jóhannsson
    Candidatura al Miglior sonoro
    Candidatura alla Miglior fotografia a Bradford Young
    Candidatura al Miglior montaggio a Joe Walker
    Candidatura ai Migliori effetti visivi

    2017 - Screen Actors Guild Awards
    Candidatura alla Miglior attrice cinematografica a Amy Adams

    2017 - Critics' Choice Movie Awards
    Miglior sceneggiatura non originale a Eric Heisserer
    Miglior film fantascientifico/horror
    Candidatura alla Miglior film
    Candidatura alla Miglior regista a Denis Villeneuve
    Candidatura alla Miglior attrice a Amy Adams
    Candidatura alla Miglior colonna sonora a Jóhann Jóhannsson
    Candidatura alla Miglior scenografia a Paul Hotte, André Valade e Patrice Vermette
    Candidatura alla Miglior fotografia a Bradford Young
    Candidatura al Miglior montaggio a Joe Walker
    Candidatura ai Migliori effetti visivi

    2016 - Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia
    Premio Arca CinemaGiovani per il miglior film in concorso
    Premio Future Film Festival Digital Award
    Candidatura al Leone d'oro

    2016 - National Board of Review Awards
    Migliori dieci film dell'anno
    Miglior attrice a Amy Adams

    2016 - American Film Institute
    Migliori dieci film dell'anno

    2017 - Writers Guild of America Award
    Candidatura per la Miglior sceneggiatura non originale a Eric Heisserer

    2017 - Directors Guild of America Award
    Candidatura per il Miglior regista cinematografico a Denis Villeneuve

    2017 - AACTA International Awards
    Candidatura per il miglior film internazionale
    Candidatura per la miglior attrice internazionale ad Amy Adams
    Candidatura per il miglior regista internazionale a Denis Villeneuve

     
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  3. gheagabry
     
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    In un mondo impegnato a farsi a pezzi da solo,
    non mi sembra una cattiva idea
    tentare di rimetterlo insieme pezzo dopo pezzo.




    La battaglia di Hacksaw Ridge

    Titolo originale Hacksaw Ridge
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Stati Uniti d'America, Australia
    Anno 2016
    Durata 139 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Genere biografico, drammatico, storico, guerra
    Regia Mel Gibson
    Sceneggiatura Andrew Knight, Robert Schenkkan
    Produttore Terry Benedict, Paul Currie, Bruce Davey, William D. Johnson,
    Bill Mechanic, Brian Oliver, David Permut, Tyler Thompson
    Produttore esecutivo Michael Bassick, David S. Greathouse, Mark C. Manuel,
    Ted O'Neal, Buddy Patrick, James M. Vernon, Suzanne Warren, Christopher Woodrow
    Casa di produzione Cross Creek Pictures, Demarest Media, Icon Productions,
    Pandemonium, Permut Presentations, Vendian Entertainment
    Distribuzione (Italia) Eagle Pictures
    Fotografia Simon Duggan
    Montaggio John Gilbert
    Musiche Rupert Gregson-Williams
    Scenografia Barry Robison

    Interpreti e personaggi

    Andrew Garfield: Desmond T. Doss
    Vince Vaughn: Sergente Howell
    Sam Worthington: Capitano Glover
    Luke Bracey: Smitty Riker
    Hugo Weaving: Tom Doss
    Ryan Corr: Tenente Manville
    Teresa Palmer: Dorothy Schutte
    Rachel Griffiths: Bertha Doss
    Richard Roxburgh: Colonnello Stelzer
    Luke Pegler: Milt "Hollywood" Zane
    Ben Mingay: Grease Nolan
    Richard Pyros: Randall "Teach" Fuller
    Firass Dirani: Vito Rinnelli
    Damien Thomlinson: Ralph Morgan
    Robert Morgan: Colonnello Sangston
    Nathaniel Buzolic: Harold "Hal" Doss


    TRAMA

    L'attacco alla base americana di Pearl Harbor apre un nuovo fronte delle ostilità in Giappone. Desmond Doss, cresciuto sulle montagne della Virginia e in una famiglia vessata da un padre alcolizzato, decide di arruolarsi e di servire il suo Paese. Ma Desmond non è come gli altri. Cristiano avventista e obiettore di coscienza, il ragazzo rifiuta di impugnare il fucile e uccidere un uomo. Fosse anche nemico. In un mondo dilaniato dalla guerra, Desmond ha deciso di rimettere assieme i pezzi. Arruolato come soccorritore medico e spedito sull'isola di Okinawa combatterà contro l'esercito nipponico, contro il pregiudizio dei compagni e contro i fantasmi di dentro che urlano più forte nel clangore della battaglia.


    Riconoscimenti


    2017 - Premio Oscar
    Candidatura per il Miglior film
    Candidatura per la Miglior regia a Mel Gibson
    Candidatura per il Miglior attore protagonista a Andrew Garfield
    Candidatura per il Miglior montaggio a John Gilbert
    Candidatura per il Miglior sonoro
    Candidatura per il Miglior montaggio sonoro

    2017 - Premio Golden Globe
    Candidatura per il Miglior film drammatico
    Candidatura per il Miglior regista a Mel Gibson
    Candidatura per il Miglior attore in un film drammatico a Andrew Garfield

    2017 - Premio BAFTA
    Candidatura per il Miglior attore protagonista a Andrew Garfield
    Candidatura per la Miglior sceneggiatura non originale a Robert Schenkkan e Andrew Knight
    Candidatura per il Miglior montaggio a John Gilbert
    Candidatura per il Miglior trucco a Shane Thomas
    Candidatura per il Miglior sonoro a Peter Grace, Robert Mackenzie, Kevin O’Connell, Andy Wright

    2016 - National Board of Review Awards
    Migliori dieci film dell'anno

    2016 - Hollywood Film Awards
    Miglior regista a Mel Gibson
    Miglior montaggio a John Gilbert
    Miglior trucco e acconciature

    2016 - AACTA Award
    Miglior film
    Miglior regista a Mel Gibson
    Miglior sceneggiatura originale a Andrew Knight e Robert Schenkkan
    Miglior attore protagonista a Andrew Garfield
    Miglior attore non protagonista a Hugo Weaving
    Miglior fotografia a Simon Duggan
    Miglior montaggio a John Gilbert
    Miglior suono a Andrew Wright, Robert Mackenzie, Kevin O'Connell, Mario Vaccaro, Tara Webb e Peter Grace
    Miglior scenografia a Barry Robinson
    Candidatura alla miglior attrice protagonista a Teresa Palmer
    Candidatura alla miglior attrice non protagonista a Rachel Griffiths
    Candidatura ai migliori costumi a Lizzy Gardiner
    Candidatura al miglior trucco e acconciature a Shane Thomas e Larry Van Duynhoven

    2017 - AACTA International Awards
    Miglior regista internazionale a Mel Gibson
    Candidatura al miglior film internazionale
    Candidatura per il miglior attore internazionale ad Andrew Garfield
    Candidatura alla Miglior attrice non protagonista internazionale a Teresa Palmer
    Candidatura per la miglior sceneggiatura internazionale a Andrew Knight e Robert Schenkkan

    2016 - American Film Institute
    Migliori dieci film dell'anno

    2016 - Critics' Choice Movie Award
    Candidatura al Miglior film
    Candidatura al Miglior attore a Andrew Garfield
    Candidatura al Miglior regista a Mel Gibson
    Candidatura al Miglior montaggio a John Gilbert
    Candidatura al Miglior trucco a Shane Thomas e Larry Van Duynhoven
    Candidatura al Miglior film d'azione
    Candidatura al Miglior attore in un film d'azione a Andrew Garfield

    2017 - Satellite Award
    Miglior attore a Andrew Garfield
    Miglior montaggio a John Gilbert
    Miglior suono
    Candidatura per il Miglior film
    Candidatura per il Miglior regista a Mel Gibson
    Candidatura per la Miglior sceneggiatura non originale a Andrew Knight e Robert Schenkkan
    Candidatura per la Miglior fotografia a Simon Duggan
    Candidatura per la Miglior colonna sonora originale a Rupert Gregson Williams
    Candidatura per la Miglior scenografia a Barry Robinson

     
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    BARRIERE



    Titolo originale Fences
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Stati Uniti d'America
    Anno 2016
    Durata 138 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Genere drammatico
    Regia Denzel Washington
    Soggetto August Wilson (opera teatrale)
    Sceneggiatura August Wilson
    Tony Kushner (non accreditato)
    Produttore Todd Black, Scott Rudin, Denzel Washington
    Produttore esecutivo Molly Allen, Eli Bush, Jason Cloth, Aaron L. Gilbert, Charles D. King, Kim Roth
    Casa di produzione Bron Studios, MACRO, Paramount Pictures, Scott Rudin Productions
    Distribuzione (Italia) Universal Pictures
    Fotografia Charlotte Bruus Christensen
    Montaggio Hughes Winborne
    Musiche Marcelo Zarvos
    Scenografia David Gropman
    Costumi Sharen Davis

    Interpreti e personaggi

    Denzel Washington: Troy Maxson
    Viola Davis: Rose Maxson
    Mykelti Williamson: Gabriel Maxson
    Saniyya Sidney: Raynell Maxson
    Russell Hornsby: Lyons Maxson
    Stephen Henderson: Jim Bono
    Jovan Adepo: Cory Maxson
    Toussaint Raphael Abessolo: padre di Troy


    La pellicola è l'adattamento cinematografico dell'opera teatrale del 1983, vincitrice del premio Pulitzer per la drammaturgia, Fences di August Wilson, accreditato come sceneggiatore del film nonostante sia morto nel 2005. Dopo il successo dell'opera teatrale, August Wilson ha tentato varie volte di portare il progetto sul grande schermo, ma non è mai andato in porto a causa dell'insistenza dello stesso Wilson che il film fosse diretto da un afroamericano.
    Nel 2013, in un'intervista ad Empire, Denzel Washington esprime il desiderio di dirigere ed interpretare l'adattamento cinematografico dell'opera teatrale con Scott Rudin alla produzione.
    Il 28 febbraio 2016 viene avviato il progetto, con la produzione di Scott Rudin, regia e ruolo di protagonista per Washington e Viola Davis come co-protagonista; i due attori hanno interpretato i due personaggi anche nel revival del 2010 dell'opera teatrale, aggiudicandosi il Tony Award al miglior attore protagonista in uno spettacolo e quello per la miglior attrice protagonista in uno spettacolo.



    TRAMA

    Netturbino nella Pittsburgh degli anni '50, Troy Maxson combatte ogni giorno contro le ingiustizie sociali e i demoni interiori. Spirito indomabile e ciarliero, ha una moglie, un'amante, un amico inseparabile e due figli di cui non approva le vocazioni. Lyons suona il jazz e Troy canta il blues, Cory pratica il football e Troy gioca a baseball. Chiuso nel recinto che sta costruendo per Rose e in quello che ha innalzato nel cuore, Troy è un'onda implacabile che frange i suoi affetti. Inviso al figlio minore, a cui tarpa le ali per proteggerlo dalle discriminazioni razziali, e persuaso dall'amico a prendere una decisione sulla sua (doppia) vita, confessa alla moglie il tradimento e spalanca tra loro un abisso di dolore. Rimasto solo nel cortile del suo scontento, Troy ricompone i brandelli esistenziali e aspetta la morte.




    ...recensione...

    Immaginate di essere ciò che non volevate essere da grandi. Iniziate a ricordare le motivazioni per cui il vostro sogno non è diventato realtà. Motivazioni futili come il colore della pelle e genitori inaffidabili che, tuttavia, son state fondamentali per tarpare le ali del successo. Come reagireste?
    Alcuni la prenderebbero con filosofia e tirerebbero avanti guadagnandosi il pane in tutti i modi legali possibili. Altri vorrebbero dimenticare e andrebbero ad annegare i propri dispiaceri nell’alcool o nella droga. Altri ancora creerebbero problemi dalla mattina alla sera ricorrendo alla violenza ogni qualvolta il più piccolo pretesto si presenti alla porta. Al di là di queste tre opzioni, il sentimento comune è uno solo: rabbia. Rabbia perché l’ingiustizia vi ha impedito di coltivare un’ambizione ben sapendo che non sarebbe stato facile e che avrebbe richiesto sacrifici enormi. Ma voi vi sentivate pronti, ma i cancelli erano chiusi a doppia mandata e non c’era alcuna possibilità di aprirli.

    Troy Maxson (Denzel Washington) ha scelto di avere un futuro deludente per dare un calcio alla depressione e alla nemica numero uno: la morte.
    Il massimo impegno dimostrato al di fuori delle mura di casa gli ha permesso di avere un lavoro, una famiglia, un po’ di fortuna a spese di un invalido fratello ed un amico inseparabile e necessario per strappargli un paio di sorrisi per nascondere un malessere inguaribile.
    Nonostante la vita gli abbia regalato qualche piccola soddisfazione, i demoni interiori non hanno smesso di tormentarlo incidendo pesantemente sul rapporto con i figli e con la moglie arrivando a chiudere un’esistenza travagliata, ma che nessuno dei presenti ha dimenticato.

    Nel bene o nel male, Troy Maxson, passato da un’opera teatrale all’adattamento cinematografico, ha lasciato un segno indelebile in quel quartiere di Pittsburgh ed è bastato al regista-protagonista raccontarlo esclusivamente attraverso una sceneggiatura straordinaria (candidata meritatamente all’Oscar) capace di emozionare e comprendere un uomo in fondo buono d’animo che, dietro quella faccia burbera e quel tono da sergente di ferro, ha amato la famiglia proteggendola sempre dalla morsa letale del mondo esterno pur commettendo gravi errori.
    Una storia degli anni cinquanta tipica di un afro-americano in tutta la sua interezza che ci esorta a pensare mille volte prima di formulare giudizi affrettati verso una persona, soprattutto se la conosciamo a malapena.
    (Giovanni Calogero, www.cinemamente.com)



    Riconoscimenti

    2017 - Premio Oscar
    Candidatura per il miglior film
    Candidatura per il miglior attore a Denzel Washington
    Candidatura per la miglior attrice non protagonista a Viola Davis
    Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale ad August Wilson

    2017 - Golden Globe
    Migliore attrice non protagonista a Viola Davis
    Candidatura per il miglior attore in un film drammatico a Denzel Washington

    2017 - British Academy Film Awards
    Migliore attrice non protagonista a Viola Davis

    2017 - Screen Actors Guild Award
    Miglior attore protagonista a Denzel Washington
    Migliore attrice non protagonista a Viola Davis
    Candidatura per il miglior cast

    2016 - American Film Institute
    Migliori dieci film dell'anno

    2017 - Satellite Awards
    Candidatura per il miglior film
    Candidatura per il miglior attore a Denzel Washington
    Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Viola Davis
    Candidatura per il miglior regista a Denzel Washington

    2017 - Critics' Choice Movie Award
    Migliore attrice non protagonista a Viola Davis
    Candidatura per il miglior film
    Candidatura per il miglior attore a Denzel Washington
    Candidatura per il miglior cast
    Candidatura per il miglior regista a Denzel Washington
    Candidatura per la migliore sceneggiatura non originale a August Wilson

    2016 - Variety
    Migliori dieci film dell'anno

    2016 - Entertainment Weekly
    19esimo miglior film dell'anno

    2017 - Writers Guild of America Award
    Candidatura per la miglior sceneggiatura non originale

    2017 - Producers Guild of America Awards
    Candidatura per il miglior film

    2017 - Houston Critics Awards
    Miglior attrice non protagonista a Viola Davis

    2017 - AARP Movies for Grownups Awards
    Candidatura per il miglior attore a Denzel Washington
    Candidatura per la migliore attrice non protagonista a Viola Davis
    Candidatura per il miglior attore non protagonista a Stephen Henderson
    Candidatura per il miglior regista a Denzel Washington
    Candidatura per la migliore sceneggiatura a August Wilson
    Candidatura per la miglior storia d'amore tra adulti a Denzel Washington e Viola Davis
    Candidatura per il miglior film intergenerazionale
    Candidatura per la miglior coppia sullo schermo a Denzel Washington e Stephen Henderson

    2017 - Golden Tomato Awards
    Quarto miglior film drammatico del 2016



    Edited by gheagabry - 21/2/2017, 20:53
     
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3 replies since 24/1/2017, 22:01   69 views
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