ITALIA 150 ANNI FA

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    VIAGGIARE IN ITALIA 150 ANNI FA
    Dalle guide turistiche della casa editrice tedesca
    Baedeker dal 1867-1872





    La moneta.

    Poco dopo l’unificazione, non tutti i problemi pratici di denaro sono ancora risolti per il viaggiatore, ma l’adozione del “sistema monetario francese” ha semplificato le cose. Di che cosa si tratta? Di un tentativo di unione monetaria inaugurato in Francia, Italia, Svizzera e Belgio, ed esteso più avanti ad altri paesi europei, naufragato con la I guerra mondiale e poi ufficialmente abbandonato nel 1925. I principi di base di questo sistema erano il rapporto fisso di valore tre le monete d’oro e quelle d’argento, inizialmente basato sul reale valore dei due metalli, e il cambio fisso tra le monete nazionali, regolamentate per peso e composizione.



    Arrivano le banconote. Le monete in circolazione erano soprattutto d’argento da 1 e 2 lire (chiamate franchi e scambiate alla pari con l’equivalente francese) e da 5 mentre quelle d’oro valevano 10 e 20 lire. La moneta di rame da 5 centesimi era nota come “soldo”. Ma non era tutto qui, perché il governo aveva iniziato a emettere banconote, che stavano rapidamente sostituendo le monete ed erano scambiate con queste solo a costo di provvigioni elevate.
    Piastre e palanche. Ad aumentare la confusione c’erano le banconote locali, prive di valore fuori dalla zona in cui erano emesse; mentre a Venezia circolava anche valuta austriaca e a Genova e Napoli, le classe più povere usavano rispettivamente il soldo genovese (5 soldi erano una “palanca) e piastre e carlini. Se si aggiunge che le ferrovie non davano il resto quando il pagamento avveniva in banconote, il quadro è completo: per questo si suggeriva di portarsi un po’ d’argento, per le emergenze.

    I trasporti



    Non è facile muoversi in Italia. Però, in linea di massima, i collegamenti tra le grandi città d’arte sono garantiti dal rapido sviluppo delle ferrovie.
    Pericolo di bora. Non mancano avvenimenti persino eccessivi, come quando si mette in guardia dal vento di bora, che a volte “ha ribaltato intere carrozze cariche” di treni diretti a Trieste.
    Affidabili anche le navi, con l’avvertenza di comprare il biglietto negli uffici delle compagnie di navigazione e di non curarsi dei “perditempo che offrono trasporti nei dintorni”.


    Vetturini. Dove mancano questi mezzi, una buona soluzione sono i vetturini che, pur offrendo un trasporto non particolarmente comodo né veloce, hanno prezzi abbordabili e sono in genere onesti. Una volta conclusa la trattativa, va versata una “caparra” e firmato un contratto di cui la guida offre una traccia, in modo da non rischiare richieste di denaro extra o danni al bagaglio. D’altronde, la richiesta di mance è una delle abitudini italiane più radicate, tanto che la guida ne propone un elenco di varianti. A seconda dei casi, una mancia può andare da un minimo di 2-3 soldi a un massimo di un franco ed è consigliabile avere sempre con sé una buona riserva di monete di rame per elargirla.
    Meglio con l’asino. Sono scoraggiate, infine, le lunghe camminate, soprattutto d’estate, quando il clima le rende troppo faticose: “Un cavallo o un asino, la cui differenza di prezzo è spesso irrilevante, offrono un mezzo di locomozione piacevole ed economico, specialmente nelle zone di montagna, e la persona che se ne occupa funge spesso allo stesso tempo da servitore e da guida turistica”.

    Hotel, ristoranti e caffè




    “in nessun altro Paese il trattamento che il viaggiatore sperimenta negli hotel varia così tanto come in Italia” premette la guida, per poi segnalare che i buoni alberghi di prima categoria rispondono agli standard diffusi in tutto il resto d’Europa (e hanno spesso proprietari tedeschi), mentre è ai livelli inferiore che la comodità comincia a calare e la sporcizia a crescere “Forse, secondo i suoi abitanti, lo splendore del clima del Sud annulla la sporcizia”.
    Non fidarsi. Tra i suggerimenti dati, il primo è chiedere il conto ogni 3-4 giorni, in modo da trovare più facilmente eventuali errori “siano essi accidentali o voluti”. E mai pagare senza aver controllato “E’ una pratica abituale trattenere il conto fino all’ultimo istante, quando fretta e confusione rendono il sovrapprezzo meno probabile da scoprire”


    Se il menù non arriva.. Le trattorie, frequentate soprattutto da italiani, sono una buona soluzione per chi viaggia senza donne. Naturalmente, mai ordinare nulla che non sia indicato in lista con relativo prezzo specie al Sud. Se il menù “non arriva, come capita spesso, andatevene ignorando i risolini o le urla dei camerieri”. Nei caffè, oltre al caffè (anche con latte, volendo a parte), si può ordinare un “mischio”, ovvero caffè e cioccolato, ma soprattutto gelati e, nel pomeriggio, granite. Occhio, naturalmente, perché “il cameriere si aspetta una mancia proporzionata al conto; a volte sbaglia a dare il resto, se non osservate attentamente”. Nel caso in cui un turista si sentisse infastidito dal comportamento dei camerieri, comunque la soluzione è facile. Basta apostrofarli con un chiare “Non seccarmi”!


    (Storia 2013)
     
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  2. gheagabry
     
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    “Loro permettono?..”

    “Ogni tempo e fatica che il viaggiatore abbia dedicato allo studio a casa dell’italiano sarà ampiamente ricompensato durante il suo viaggio”. Non è solo una questione di godersi al meglio la vacanza e comprendere gli usi, la storia e l’arte, ma anche di evitare fregature e sovrapprezzi, che gli italiani applicano appena ne vedono l’occasione. In alternativa va be anche il francese, “perché gli italiani hanno un vero debole per questa lingua e non perdono occasione per utilizzarla”: un’affermazione che oggi appare quasi impossibile da credere. Nel rivolgersi alla persone di ceto istruito, il consiglio è di usare il”lei” (“loro” se si tratta di più di una), mentre per camerieri, guidatori e facchini va bene il “voi, a Napoli usato indiscriminatamente. Il “tu” è riservato solo a chi ha confidenza con la lingua.

    Comunicazioni

    L’Italia è spesso ancora considerata “la terra di Fra diavolo”(un brigante) e non mancano lettere ai giornali e racconti a sostegno di quest’idea; ma la situazione è in netto miglioramento, specie al Nord a al Centro “accattonaggio, tollerato e incoraggiato dal vecchio sistema politica italiano, continua ad essere una di quelle usanze nazionali cui il viaggiatore deve abituarsi”, ma sempre più spesse è sanzionato. Quanto ai servizi, è importante conoscere i prezzi medi per contrattare al meglio, cosa da fare sempre in anticipo, in nome del proverbio “patti chiari, amicizia lunga”. Lo stesso vale per i negozi, dove non sempre sono in uso i “prezzi fissi”. Come regola massima, si può presumere che il prezzo corretto sia due terzi o tre quarti di quello richiesto.



    I pericoli ed i contrattempi

    “Viaggiare nel Nord e nel Centro Italia è raramente più pericoloso di quanto non lo sia in qualsiasi Paese del Nord Europa, e anche l’Italia del sud non può essere considerata poco sicura se si escludono i luoghi più sperduti”: questo giudizio generale della guida Baedeker, che poi scende nel dettaglio. Meglio evitare taverne e pensioni poco frequentate, per esempio, soprattutto nelle città e in particolare a Roma e Napoli “famose per le loro locande di dubbia reputazione”.

    Senza armi.

    Quanto al rischio di rapina, riguarda più gli italiani benestanti, che viaggiano spesso con grandi cifre, che gli stranieri. Sconfitto quasi ovunque il brigantaggio. Basta ricordare che per le armi serve regolare licenza e che, oltre ad essere un peso, “ in caso di un incontro con i briganti servono solo ad accrescere enormemente i pericoli”. Per il resto, non è quasi più necessario portare il passaporto, anche nelle zone più remote, dove i controlli di polizia sono più rigidi, “il viaggiatore che non può dimostrare le sue credenziali, rischia l’arresto”


    Occhio alle truffe.

    I problemi più concreti che il viaggiatore può sperimentare sono nel trattare con le persone di ceti più bassi, che per di più vedono un imbroglio riuscito. “come una dimostrazione di grande sagacia”. E chi ci casca è perfino deriso per la sua ingenuità. Meglio, poi, non offrire sigari o alcolici a compagni di viaggio occasionali, per evitare di “risvegliare maggior avidità e scontento”. Ma il vero segreto è di non perdere la pazienza. E non discutere mai con un italiano, imbattibile a parole. Se capitasse, “ non bisogna curarsi minimamente del loro intenso gesticolare o con contegno offensivo”


    (tratto dalle guide Baedeker dell’epoca – Focus Storia 9/2013)
     
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  3. gheagabry
     
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    TORINO 1867



    “Le strade più animate sono in via Nuova, via di Dora Grossa, e soprattutto la bella e ampia via di Po, che porta da piazza Castello al ponte sul Po ed è costeggiata da entrambi il lati da portici. I migliori negozi sono in piazza castello”. Torino, che ha appena perso il ruolo di capitale del Regno d’Italia, è tutta qui. E’ una città moderna, che ha visto “la gran parte degli edifici più antichi distrutti durante l’assedio del 1706”, durante la guerra per la successione al trono di Spagna e la cui “unica struttura medioevale che può vantare” è Palazzo Madama.
    La presenza del Re.
    L’attrattiva citata come la più interessante è nella stessa piazza, ed è l’Armeria reale. D’altra parte, nella logica dell’epoca, degni di visita sono soprattutto palazzi o monumenti storici, oltre ai musei. Tant’è che gli altri luoghi da non perdere sono la Pinacoteca, il “Museo egiziaco e d’antichità”, le statue del Duomo, il cimitero e il panorama dal Monte dei Cappuccini. Prima di entrare nell’Armeria, con la sua “collezione molto varia e magnificamente organizzata” di armi e armature, si possono visitare gli appartamenti reali, “generalmente aperti durante l’assenza del sovrano”, per ammirare “la raccolta di opere genealogiche e storiche e l’eccellente collezione dei disegni”. E riguardo il Duomo, il consigli è di procurarsi un permesso per vedere la Cappella di SS. Sudario “illuminata dalla cupola sovrastante in una maniera tutta particolare, che ne accresce l’effetto”, dove è conservata la Sindone. Fuori città, vale la pena la passeggiata di un paio d’ore lungo la strada che porta alla Basilica di Superga, “una bella struttura preceduta da un colonnato e sormontato da una cupola”
    Cosa è cambiato
    La Mole, oggi icona della città, all’epoca è ancora in costruzione, mentre le grandi arterie che partono da piazza Castello non esistono o non hanno ancora un’ identità precisa. Siamo alle soglie del boom industriale, che vedrà la città espandersi rapidamente, soprattutto con quartieri popolari, a ovest intorno alle Officine Grandi Riparazioni e alla Lancia, e al sud attorno allo stabilimento Fiat del Lingotto. Nell’elenco dei palazzi da vedere non compare la Reggia di Venaria, all’epoca adibita a caserma.


    DOVE SI DORMIVA
    - Hotel Trombetta
    Via S.Francesco di Paola 8, vicino all’angolo con via Po
    - Bonne Femme
    Via dei Guardinfanti.
    - Hotel d’Angleterre
    Piazza Carlo Felice 85
    DOVE DI MANGIAVA
    - Cambio
    Piazza Carignano 2: “buoni vini”.
    - Caffè San Carlo
    Piazza San Carlo 2

    CHE COSA SI FACEVA
    - Il nuovo giardino pubblico, con ristorante e concerti la sera, vicino al castello di San Valentino.
    - Le parate di fronte a Palazzo Madama e al Palazzo Reale, tutti i giorni alle 12.00 alle 17.00
    - La musica militare in Piazza d’Armi ogni domenica pomeriggio
    - I grissini “cilindretti lunghi e sottili, che si dice siamo particolarmente salutari

     
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    GENOVA 1867



    “La città di Genova, chiamata semplicemente ‘la superba’ per la sua splendida collocazione e i suoi numerosi palazzi di marmo, sorge dal mare lungo il pendio della montagna, come un enorme anfiteatro”. E’ cinta da due ordini di fortificazioni, il più esterno dei quali è appena stato rinforzato: qui si raccomanda una visita guidata a cavallo.

    Grandi arterie come boulevard parigini, la circondano e ospitano le chiese e i palazzi più importanti, a proposito dei quali “nessuna città può competere con Genova per numero e bellezza”. Molti sono quelli progettati da Galeazzo Alessi a metà del XVI secolo, che serviranno da esempio per tutti gli altri. Proprio da un suo edificio vale la pena cominciare: la chiesa di S.Maria di Carignano, in cima all’omonima collina che dalla sua cupola permette un invidiabile sguardo d’insieme sulla città. Tra le altre menzionate: la cattedrale S.Lorenzo e S.Annunziata, la più sontuosa negli interni. Altri edifici di rilievo sono Palazzo Ducale, che all’epoca ospitava il municipio, il Teatro Carlo felice, Palazzo Pallavicini, Palazzo Brignole (o Palazzo Rosso dal colore della sua facciata) e il Palazzo del Principe Doria.
    Inevitabile una passeggiata nel “labirinto di stradine e viottoli più antichi, che scende verso il porto”, (piazza Caricamento, sul mare nel 1870). Tra le escursioni, invece, imperdibile a quella a Villa Pallavicini e ai suoi giardini, comodamente raggiungibili con 35 minuti di treno.

    Cosa è cambiato.

    Trasformazioni e allargamenti sono all’ordine del giorno fin dall’inizio del XX secolo, a partire dalla costruzione di via XX settembre e di via Vittoria, a scapito di parte delle mura. Queste opere spostano il cuore della vita cittadina, condannando il centro storico a un progressivo degrado, prima del recupero operato a partire dagli anni ’80. Il resto lo fanno l’allagamento del porto, poi definitivamente risistemato da Renzo Piano nel 1992, la costruzione della sopra-elevata, che costeggia il centro, il porto e l’annessione alle città dei comuni limitrofi. Le mura alte, ancora visibili, fanno oggi parte di un parco naturale.

    Dove si dormiva
    - Hotel Feder (in seguito divenuto Hotel Trombetta
    - Hotel de la Ville
    Dove si mangiava
    - Lega Italiana, vicino al Teatro Carlo Felice.
    - Trattoria della Confidenza Via Carlo felice, 9
    - Restaurant Michel, di fronte all’ingresso di Villa Pallavicini
    Che cosa si faceva
    - I bagni in via delle Grazie e in Piazza Sarzana. Non esistono stabilimenti balneari a Genova e quelli di Pegli sono mediocri. Meglio tuffarsi al largo uscendo con una barca.
    - I giardini dell’Acqua sola, su un’altura a nord-est oggi incorporata nel tessuto urbano.

    (tratto dalle guide Baedeker dell’epoca – Focus Storia 9/2013)

     
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  5. gheagabry
     
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    MILANO 1867




    “Nessuna città d’Italia è migliorata altrettanto dagli eventi del 1859” dice la guida, riferendosi alla Seconda guerra d’indipendenza che aveva liberato la Lombardia dagli austriaci. E il simbolo della rinascita è la Galleria Vittorio Emanuele II, appena aperto al pubblico e ancora in fase di completamento: “Occupata dai migliori negozi, illuminata di sera da 2.000 lampade a gas”, le sue decorazioni “testimoniano il buon gusto dei milanesi”.

    Piazza pulita!

    La Galleria collega due attrazioni classiche: piazza della Scala con il suo imperdibile teatro che ospita spettacoli durante l’autunno e il Carnevale, e il Duomo “definito dai milanesi l’ottava meraviglia del mondo”. Obbligatorio salire sul tetto, non solo per studiarne architettura e statue, ma anche per godere, soprattutto alla mattina presto (apertura alle 05.00), di una vista impagabile sulle Alpi. La piazza sta appena iniziando a definirsi, dopo che sono state demolite molte stradine laterali, per essere “ valorizzata come prolungamento della cattedrale” Tra gli altri luoghi da non perdere nella città, che all’epoca è quasi interamente racchiusa nella cerchia dei navigli: la Pinacoteca di Brera, la basilica di Sant’Ambrogio e S. Marie delle Grazie, con ”l’Ultima cena” di Leonardo “sfortunatamente in cattivo stato di conservazione”. Segnalata anche la più recente S.Alessandro, “la più sontuosa delle chiese”. E poi piazza dei Mercanti, l’Ospedale maggiore, L’arco della pace appena costruito, il Castello e l’Areana, “una specie di circo per le corse voluto da Napoleone”.

    Cos’è cambiato

    Oggi la città ha completamente cambiato volto, ma rimangono i monumenti e musei principali citati nelle guide. Dalle antiche mura sopravvivono porte e pochi resti. Mentre l’Ospedale maggiore, dopo esser stato raso al suolo, è stato ricostruito e oggi ospita l’Università statale. Non c’è più l’antica stazione centrale “con affreschi di Pagliano, Induno, Casnedi e le sculture di Vela, Strazza, Magni e Tabacchi”, che sorgeva in Piazza della Repubblica: dal 1931 è stata sostituita dall’attuale struttura.

    DOVE SI DORMIVA
    - Gran Hotel de Milan, via del Giardino 29
    - Hotel Reichmann & Gran Bretagna, via Torino

    DOVE SI MANGIAVA
    - Cova, via San Giovanni, con giardino e concerti alla sera.
    - Rebecchino, Via S. Margherita
    - Biffi e Gnocchi, Galleria Vittorio Emanuele.
    - Birreria Nazionale, via Carlo Alberto

    CHE COSA SI FACEVA
    - Shopping nei negozi di seta, nella Galleria e in corso Vittorio Emanuele
    - Una passeggiata per vedere i cervi nei Giardini di Porta Venezia
    - Un tuffo al Bagno di Diana, dove oggi sorge l’omonimo hotel, vicino a Porta Venezia

    (tratto dalle guide Baedeker dell’epoca – Focus Storia 9/2013)

     
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  6. gheagabry
     
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    TRIESTE 1867



    Per raggiungere Trieste, la ferrovia da Vienna, terminata da pochi anni, “attraversa una pianura tetra e inospitale, disseminata di blocchi di calcare, chiamata Carso”, ma poi “regala straordinaria vista del blu dell’Adriatico, di Triste e della costa dell’Istria (sedili migliori sulla destra)”. Siamo in Austria, non va dimenticato, anche se “gli abitanti sono di molti paesi differenti: italiani, tedeschi, americani, inglesi, greci, armeni ecc. Predominano gli italiani. E’ quel crocicchio di culture che produrrà di lì a poco uno dei fermenti culturali più vivaci d’Europa, partendo dai caffè, ai quali però le guide dell’epoca non danno particolare risalto.
    Il cuore della vita è il porto, ben diverso dall’attuale, e non solo perché sono proprio questi gli anni in cui si comincia a crescere. A spiccare è la città Nuova o Bosco Teresiano, che si sviluppa intorno a canal Grande, chiuso dalla chieda di San Antonio Nuovo, il cui stile, definito “greco, si rifà in realtà al Pantheon di Roma. Altri luoghi d’interesse sono la chiesa di San Nicolò dei greci, sul lungo porto, e il Tergesteo che accoglie molti negozi e la Borsa, oltre agli uffici del Lloyd Austriaco, che a breve edificherà un proprio palazzo.
    Proseguendo oltre, verso l’Istria, il primo luogo segnalato lungo le “coste ondulate, ricoperte da ulivi” è la “pittoresca” pirano. Ma il centro più interessante, benchè all’epoca piccolo e usato dagli austriaci come porto militare, è Pola per i suoi resti d’epoca romana, in particolare l’arena, il cui “esterno è mirabilmente conservato mentre l’interno è in uno stato desolante”. A Fiume (definita “di nessun interesse”) il consiglio è di recarsi al castello di Tersatto e al vicino santuario per la bella vista della baia di Quarnero con le sue isole.

    Cosa è cambiato

    All’epoca, e quindi anche nella guida, a Trieste manca l’immagine più tipica della città, il suo “salotto”: piazza Unità d’Italia. In quel periodo, infatti, nome e parte, la piazza è molto più piccola e solo alcuni degli attuali palazzi esistono già: il municipio, per esempio, prenderà il posto del Plazzo pubblico, demolito nel 1871.

    Dove si dormiva
    - Hotel de la Ville
    - Locanda grande, demolita nel 1872 per creare spazio per quella che per oggi è piazza Unità d’Italia
    - Hotel Delome

    Dove si mangiava
    - Berger
    - Caffè degli Specchi
    - Caffè Stella polare

    Che cosa si faceva
    - Ottimo pesce: sardoni, branzino e tonno.
    - Vini: il prosecco leggermente frizzante, e il Refosco “vino dolce molto scuro
    - I vini popolari sono il Terrano e l’Istriano “entrambi rosso scuro generalmente mischiati con l’acqua




    (tratto dalle guide Baedeker dell’epoca – Focus Storia 9/2013)
     
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  7. gheagabry
     
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    FIRENZE 1867




    “Una incredibile abbondanza di tesori d’arte, come non ne esiste in nessun altro posto in un area così piccola” e “ gli incantevoli dintorni della città concorrono a rendere Firenze uno dei luoghi più affascinanti al mondo”: Firenze, nell’800, è meta turistica per eccellenza. Ma Bisogna fare attenzione all’acqua: “è cattiva, e non dovrebbe essere bevuta se non bollita o mischiata al vino”.
    Cattedrale con cantiere. La visita inizia da piazza della Signoria, con Palazzo Vecchio, la Loggia dei Lanzi e il Portico degli Uffizi, dove “ la seconda porta a sinistra conduce alla scala” che porta alla Galleria degli Uffizi, al secondo piano del palazzo che al primo ospita la Biblioteca Nazionale. Poi ci si può dirigere verso piazza del Duomo, con il Battistero di San Giovanni e la Cattedrale che, nella lunga storia di edificazione e rifacimenti, è in quel momento priva di facciata: “Nell’aprile 1860, Vittorio Emanuele ha posto la prima pietra per una nuova facciata. Nel 1863, sono stati presentati 42 progetti e diverse idee sono state avanzate in seguito, ma nessun passo decisivo è stato ancora intrapreso”. Gli altri luoghi da visitare, sono Santa Croce, S.Lorenzo, Santa Maria Novella, Palazzo Pitti con la sua raccolta di quadri e i giardini di Boboli. Tra via dei Calzaiuoli e piazza S. Giovanni ci sono ”numerosi invitanti negozi, caffè ben frequentati ecc”. Per belle vedute sulla città, l’abbazia di S. Miniato, Bello Sguardo e la collina di Fiesole. Una curiosità: nel 1865, per il 600mo anniversario della sua nascita, è stata collocata in piazza S.Croce la statua di Dante.

    Cosa è cambiato

    Non solo la cattedrale, la cui facciata è stata completata nel 1887, a essere diversa da oggi, anche la piazza della Signoria si trasforma a fine ‘800, con il Palazzo delle Assicurazioni Generali che prende il posto della Loggia dei Pisani e della chiesa di Santa Cecilia. Si forma anche la piazza della Repubblica, con la demolizione di torri medioevali, palazzi di nobili famiglie e botteghe artigiane. La loggia del Pesce del Vasari, viene smontata e ricostruita in piazza dei Ciompi. Anche parte delle mura antiche della città viene abbattuta. Quanto agli Uffizi, sono stati ampliati e tuttora si stanno arricchendo di nuove sale.

    Dove si dormiva
    - Hotel Italia nell’ex palazzo Murat
    - Hotel New York nell’ex palazzo Ricasoli

    Chi si ferma a lungo può scegliere un garni o un appartamento in affitto su lato destro dell’Arno o in piazza Pitti. In luglio ed agosto, il caldo è opprimente meglio prendere una villa in collina.

    Dove si mangiava

    - Antiche carrozze, Borgo SS.Apostoli
    - Caffè DONEY

    Che cosa si faceva

    - Le pasticcerie Castelmur, Doney e Giocosa
    - I negozi di via Calzaiuoli e via Tornabuoni
    - Gli oggetti in alabastro in vendita sul lungarno






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  8. gheagabry
     
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    ATTRAVERSANDO LA MAREMMA 1867



    Andare da Firenze a Roma passando per la Maremma è “la via più diretta, ma anche la più faticosa”. Si può prendere il treno, ma la linea si interrompe per riprendere a Civitavecchia. Senza contare la malaria, che rende la zona impraticabile tra giugno e la fine di ottobre. Eppure non mancano i paesaggi interessanti, non sempre considerati nelle guide quanto i monumenti e palazzi.
    La prima sosta è a Piombino, da dove “una torre sul porto battuta dagli elementi impone uno sguardo meraviglioso sul mare” e sulle isole d’Elba, Cerboli, Palmarola, Giglio e, in distanza, la Corsica. Ma il vero obiettivo è l’antica Populonia, alla quale si accede attraverso un sentiero nei boschi da non percorrere assolutamente senza una guida. La cittadina va vista soprattutto per il suo castello medioevale e per i resti romani mentre, sorprendentemente “le tombe etrusche nei dintorni sono di scarso interesse”. Più avanti, dopo aver attraversato foreste e acquitrini – terre un tempo riccamente coltivate dagli etruschi, ma ormai abbandonate a causa del declino dell’agricoltura.- il panorama regala sulla destra altri meravigliosi scorci sulla costa e le isole. Si superano Follonica, “piccola città industriale abbandonata durante l’estate”, il promontorio di Castiglione, Massa Marittima e Grosseto, “briosa cittadina di 3.000 abitanti.” Altra tappa interessante è Orbetello, da dove intraprendere la salita al Monte Argentario per un altro indimenticabile panorama, ma anche un’escursione verso le rovine, ben preservate della città di Cosa (Ansedonia). Ripreso il viaggio si passa infine il confine italiano per entrare nello Stato Pontificio. E, prima di Roma, l’ultima sosta suggerita è Corneto, graziosa cittadina importante soprattutto per la vicina necropoli di Tarquinia, scoperta per caso nel 1823.

    Cosa è cambiato

    L’area della maremma è un perfetto esempio di come non sempre i cambiamenti, nel nostro Paese, siano stati peggiorativi. Non solo la bonifica delle paludi ha trasformato cittadine semi-deserte in frequentate località di villeggiatura, ma gli scavi hanno valorizzato le necropoli etrusche all’epoca spesso trascurate.

    Dove si dormiva

    - Albergo Orlandi, all’ingresso di Civitavecchia (all’epoca detta anche Civita Vecchia).
    Vanta tra gli ospiti Giuseppe Garibaldi.
    - Europa, più economico, sempre a Civitavecchia.
    Non sono indicati altri luoghi dove fermarsi lungo il percorso.

    Dove si mangiava

    - Ristorante della Stazione di Civitavecchia
    - Trattoria del Buon gusto o Saccoccione, a Orbetello

    Cosa si faceva

    - L’area etrusca nella zona di piombino.
    - La collezione di antichità del curato Chelli, a Grosseto.
    - L’escursione all’isola d’Elba e alle sue miniere di ferro.
    - Palazzo Vitelleschi, noto come “Palazzacio” a Corneto (Tarquinia).


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  9. gheagabry
     
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    ROMA 1867



    Letteralmente sterminato l’elenco di luoghi da non perdere, che fa somigliare la città a un museo a cielo aperto. Anche se, dice la guida, nell’Urbe (che fino al 1870 non appartiene all’Italia ma allo Stato pontificio) non c’è molto altro: “teatri a parte, Roma offre poche possibilità di moderno divertimento, una carenza che naturalmente i suoi monumenti classici e tesori d’arte, antichi e moderni, compensano ampiamente” Figurano in testa alla lista, ovviamente, i Fori Imperiali, il Colosseo e la Cloaca Maxima, la olonna Traiana e piazza del Campidoglio, piazza San Pietro e la Basilica, i Musei Vaticani e la Cappella Sistina, il Pantheon, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura, ma anche, meno prevedibilmente, molti palazzi con le loro collezioni d’Arte, e pure singole opere come la Madonna dipinta da Leonardo da Vinci a Sant’Onofrio, il trionfo di Galatea di Raffaello a villa Farnesina o i cavalli di marmo della fontana dei Dioscuri, che un tempo ornavano le Terme di Costantino, nella piazza di Monte Cavallo, oggi Quirinale.

    Dove si dormiva

    - Albergo d’Inghilterra
    - Albergo di Minerva, un tempo palazzo Conti

    Dove si mangiava

    - Nazzari, piazza di Spagna
    - Caffè Greco

    Cosa si faceva

    - Osterie di Monte Testaccio, per un contatto ravvicinato con la vita popolare
    - Foro o ritratti con persone in costume tipico, particolarmente intorno alla scalinata di piazza di Spagna.
    La maggior parte viene dai Monti Sabini, mentre sotto Natale si possono incontrare gli zampognari abruzzesi.
    - Nota: per disegnare copie di opere di musei o collezioni private bisogna chiedere un permesso.



    (tratto dalle guide Baedeker dell’epoca – Focus Storia 9/2013)

     
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