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BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …
Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 030 (25 Luglio – 31 Luglio 2016)
BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …
Lunedì, 25 Luglio 2016
S. GIACOMO AP.
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Settimana n. 30
Giorni dall'inizio dell'anno: 207/159
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A Roma il sole sorge alle 04:58 e tramonta alle 19:35 (ora solare)
A Milano il sole sorge alle 05:00 e tramonta alle 19:59 (ora solare)
Luna: 10.55 (tram.) 22.54 (lev.)
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Proverbio del giorno:
Tal ti guarda la coppa, che non ti vede la borsa
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Aforisma del giorno:
Per "non" scrivere un libro nessuna medicina è più efficace che leggerne molti
(F.Martini)RIFLESSIONI
... La leggenda del Lago di Misurina…
... Viveva una volta un re che governava un largo tratto di territorio compreso tra le Tofane, l'Antelao, le Marmarole e le Tre Cime di Lavaredo. Era un uomo di statura gigantesca, rimasto vedovo, con una bimba cui era stato imposto il nome di Misurina. Questa aveva ormai compiuto sette od otto anni, ma era rimasta talmente piccola che stava comodamente seduta sul palmo della mano del suo gigantesco papà. Ma tanto era piccola ed anche graziosetta d'aspetto, quanto dispettosa e capricciosa. Combinava guai a non finire, faceva dispetti a tutti coloro che andavano alla corte, dalle dame ai cavalieri, dai cortigiani alla servitù. E malgrado tutte le lamentele che gli giungevano, il re, accecato dall'amore per la figlioletta, sempre e comunque la scusava: "E' tanto piccola...! E' tanto carina...! Poverina, è rimasta senza mamma, bisogna perdonarla...! Rimedierà...! Abbiate pazienza...!" E più cresceva, più dispettosa ed impertinente diventava e mai che il buon Soràpis (così si chiamava il re) osasse rimproverarla. Ora avvenne che un giorno, chissà come, Misurina venne a sapere che la fata che abitava il monte Cristallo possedeva uno specchio magico: bastava che qualcuno vi si specchiasse per potergli leggere persino i suoi pensieri. Figuratevi la piccola! Tanto fece e tanto pregò, tanto supplicò e tanto pestò i piedi per terra per entrare in possesso di quello specchio meraviglioso, che strappò al padre la promessa di andare dalla fata a comprarglielo, a qualunque prezzo. Il vecchio Soràpis si recö dalla fata per soddisfare il desiderio della sua bambina. Quella, però, ben conoscendo Misurina e le sue debolezze, dapprima non cedette poi, impietosita dalle lacrime e dall'insistenza del padre, accondiscese a cedergli lo specchio ad un solo patto. Si deve sapere che la fata, sui versanti del Cristallo possedeva uno stupendo giardino, ma il troppo sole appassiva ben presto i suoi splendidi fiori, che Soràpis, dunque, accettasse di essere trasformato in una montagna la cui ombra avrebbe protetto giardino e fiori e Misurina... avrebbe avuto lo specchio. Il re implorò, si disperò, pianse perfino, ma la fata fu irremovibile. L'unica cosa da fare e da sperare era che Misurina, di fronte a tale richiesta, rinunciasse al suo desiderio. La fata, pertanto, consegnò al re lo specchio fatato con il patto di restituirglielo se la figlia... Rientrato nella sua reggia, nel consegnare lo specchio alla figlia, Soràpis le disse dell'unica sola condizione imposta. Cosa credete abbia fatto Misurina? Tenendo ben stretto l'oggetto dei suoi desideri, comodamente seduta sul palmo della mano del padre, esclamò: Ooohh, che bello ! Sarebbe proprio bello che tu diventassi una montagna! Pensa un pò quante capriole potrei fare lungo i tuoi pendii, potrei ricercare funghi e mirtilli, risposarmi all'ombra dei tuoi alberi . . . ! " Ma, mentre pronunciava queste parole, non si accorse che suo padre diventava più grande, sempre più grande. Si gonfiava, la sua pelle cambiava colore, i suoi capelli diventavano alberi, le rughe del suo volto burroni e crepacci... Ad un tratto la bambina, distogliendo lo sguardo dallo specchio, volse il suo sguardo all'ingiù... si vide tanto in alto, fu presa da un capogiro e precipitò. Soràpis, ormai montagna, ma con gli occhi ancora aperti, vide tutto e pianse. Le sue lacrime formarono due rivoli che ai suoi piedi un piccolo lago, appunto formarono l'attuale lago di Misurina, sovrastato dal monte Soràpis. E dello specchio cosa accadde ? Lo specchio, urtando sulle rocce, si ruppe... ma i suoi frammenti sono ancora visibili. Dove ? Ma nei meravigliosi riflessi delle acque di questo piccolo laghetto alpino, riflessi di tutti i colori... come "di tutti i colori" sono i pensieri delle persone..
(dal web)
… Estate è tempo di vacanze; spesso si abbina la parola Estate con Mare … eppure non è così per tutti! Estate a volte, e sempre più spesso fa rima con pace, riposo e frescura. Così sempre più spesso si vedono villeggianti sui sentieri ad arrampicarsi tra il verde dei boschi di montagna, saltellare tra i rivoli ed i fiumi in altura. E’ estate, il tempo della libertà dei viaggi e delle mete più disparate. Quinti evvviva l’Estate in montagna, al mare, che sia festa e felicità per tutti … Buon Luglio amici miei … (Claudio)
IL CUORE LIMPIDO DELLA MONTAGNA
L'uomo della pianura quassù
cerca il tempo passato
e la sua identità.
La purezza è rimasta intatta
nelle pieghe remote
del volto della montagna.
Il cuore della montagna
aveva un battito profondo
come il cuore del montanaro
battevano in accordo,
come ali di farfalla.
L'alba richiama zampilli d'acqua,
dai ruscelli
nascosti nell'intrigo dei pini
rovescia zaffate di luce
sulle vecchie lose
cementate dalle lente stagioni.
La luce del giorno
scopre un muro,
una porta cigolante.
Da quella porta
un tempo correva lo sguardo
sull'arco immenso che la valle
aprendosi al cielo
lasciava scoprire.
Oltre il manto dei boschi
volavano, nubi, farfalle,
fagiani di monte.
Dietro quella porta
si intravvede controluce
un tavolino massiccio di noce
con il cesto del pane raffermo,
pane scuro di segala.
Una ciotola vuota,
latte raggrumato,
mezza candela spenta.
(E. Dulevant)CAREZZE AL RISVEGLIO
... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
(Claudio)
POESIE A TEMA
Poesie e racconti sulla Estate …
Oh estate
Oh estate
abbondante,
carro
di mele
mature,
bocca
di fragola
in mezzo al verde,
labbra
di susina sevatica,
strade
di morbida polvere
sopra
la polvere,
mezzogiorno,
tamburo
di rame rosso,
e a sera
riposa
il fuoco,
la brezza
fa ballare
il trifoglio,entra
nell'officina deserta;
sale
una stella
fresca
verso il cielo
cupo,
crepita
senza bruciare
la notte
dell'estate.
(Pablo Neruda)
FAVOLE PER LA NINNA NANNA …
La fiaba del lupo buono
Un giorno il Signore si svegliò, e passeggiando tra le strade del creato, noto' un bosco particolarmente verde e prolifico; di una flora alta e rigogliosa, attraverso la quale scorrevano torrenti e fiumi che, con le loro limpide acque, bagnavano terreni fertili, una ricca fauna e la moltitudine di frutti e fiori che rendevano, con i loro colori, quella parte del creato, particolarmente bella e luminosa.
Egli aveva, nel frattempo, gia' donato all'uomo buona parte delle terre; la maggior parte delle acque ai pesci, il cielo agli uccelli e, non sapendo a chi donare quel lembo di paradiso, lo regalo’ ad una coppia di lupi i quali, abituati a vivere nei boschi e a cacciare per sfamarsi, trovarano in quella generosa concessione il luogo ideale dove poter condurre una vita felice; e cosi' fecero dando vita nell'arco di tre anni a tre piccoli lupetti ai quali,man mano che questi crescevano, spiegarono l’origine di tutto quel bene, ma soprattutto gli inculcarono il rispetto per tutte quelle fantastiche concessioni; affinche’ il tutto potesse vivere e proliferare in funzione dell'equilibrio necessario.
Mentre tutto procedeva in considerazione di cio' che era stato a loro spiegato e man mano che i lupetti crescevano; si cominciarono a delineare anche i caratteri di ciascuno di loro e, come spesso capita in ogni famiglia, c'e' sempre il figliolo che emerge, per una caratteristica diversa, rispetto agli altri fratelli, positiva o negativa che essa sia, e questo fu il caso di Lex, che rispetto a Tavi e Max, era il piu' curioso, il piu' impiccione ed anche il piu' sfrontato, tanto da rischiare molto spesso la sua stessa incolumita', ma con il senno opportuno di non mettere mai in discussione quella dei suoi fratelli.
Cio' nonostante restava il fatto che il suo carattere, impetuoso ed istintivo, fosse spesso fonte di preoccupazione per mamma e papa' lupo; il quale non disdegnava verso Lex toni e modi piu' duri rispetto ai due fratelli Tavi e Max, convinto che questo suo fare avesse potuto riportare Lex ad un atteggiamento più riflessivo e rispettoso delle regole che nell'ambito famigliare erano state impostate; sortendo suo malgrado un risultato diverso da quello che egli stesso prospettava come riscontro.
Con il tempo Lex divenne ancora piu' ribelle e le lezioni sempre piu’ dure e restrittive che papa' lupo gli imponeva, divennero il motivo scatenante dei continui guai di cui Lex puntualmente si rendeva artefice; allorche' mamma lupa, che come ogni mamma prende le parti dei propri figli, specie quelli piu' difficili, anche a costo di continui dissensi e malumori che inmancabbilmente coinvolgevano l'intera famiglia, cercò di fungere da mediatrice, nel rapporto sempre piu' difficile tra Lex e papa' lupo , senza riuscirvi, dato il rapporto difficile che nel frattempo fra i due sempre era venuto a crearsi.
A quel punto mamma e papa' lupo, preoccupati che l'atteggiamento di Lex avesse potuto mettere in discussione quell'equilibrio famigliare tanto faticosamente cercato e voluto, cercarono di imporgli delle regole piu' ferree anche a costo di metodi piu’ drastici.
Nel frattempo, gli insegnamenti che Lex aveva ricevuto dai genitori e dalla natura, relativi alla sopravvivenza ed alla convivenza con il resto della natura stessa, furono dallo stesso assimilati in tempi brevi, data la sua precocità, ma non trovarono adeguata collocazione nell'equilbrio mentale del lupetto,nonostante lo stesso li recepisse prima e meglio rispetto ai suoi due fratelli,che vivevano in maniera piu' tranquilla ed equilibrata il rapporto familiare, e quello con la natura.
Questo fece si’ che l’ossessiva curiosita' che animava la mente di Lex, alla continua ricerca di scoperte e nuove emozioni, che fino a quel momento gli erano state opportunamente proibite, lo portarono alla prima occasione, ad inoltrarsi oltre il confine di quel paradiso che il signore aveva destinato a lui ed alla sua famiglia; la sfrontatezza e la struggente curiosita’ che, come gia’detto, particolarmente lo animava, lo portarono a superare quel limite che per la sua natura animale, ma pur sempre fragile rispetto all’ignoto verso cui per la prima volta si affacciava, gli avrebbero procurato solo danni e condizioni negative. Arrivo' ad avventurarsi ai confini di quel mondo fino ad allora da egli tanto ambito e ricercato, quello degli umani, del quale aveva sempre sentito parlare in termini assolutamente negativi ma suggestivi, data la sua indole.
E li' vi incontro' un folletto, che pareva lo stesse aspettando da chissà quanto tempo, gli si rivolse dopo un primo impatto di sorpresa, con una gentilezza di modi e di azioni che in Lex sortirono l'effetto di una ulteriore sfida a se stesso; fino a quel momento non aveva mai avuto nessun contatto diverso da quelli che gli insegnamenti della famiglia, della natura e del signore stesso gli erano stati posti come un confine invalicabile, e qui fu pervaso da un senso contemporaneo di disorientamento e di disagio, tanto da affidarsi a quel folletto tanto gentile verso di lui in quel momento, come l'unico essere in grado di capirlo e soddisfarlo, tanto da fargli tornare, con un senso di sollievo misto a rabbia il ricordo delle parole e delle discordie avute col padre,cercando e, soprattutto, trovando nel suo spirito di contestazione, la ragione che lui aveva sempre ostentato rispetto al disappunto del genitore.
In un primo momento il folletto gli chiese da quale luogo egli venisse e cosa lo avesse spinto cosi' lontano dal suo bosco e dalle sue origini e Lex, con un crescente spirito di adattamento a quella nuova situazione, comincio a parlargli dei limiti e degli atteggiamenti angusti impostogli dal mondo pieno di limiti e pregiudizi da cui proveniva, sembrando oltremodo soddisfatto e felice dall'aver raggiunto quella meta tanto sospirata che cosi brutta e crudele gli era stata descritta e che, invece, da quel poco che aveva potuto concepire, era lo stesso che lui aveva sempre immaginato; al che' il folletto, figlio della cattiveria del mondo umano, sul quale peraltro il signore sembrava avesse perso ogni controllo, gli propose di conoscere quel mondo da piu' vicino descrivendogli tutti i divertimenti ed i piaceri di cui nel tempo, contro il parere del signore era riuscito a crearsi stimolando cosi', sempre di piu', la gia' fervente curiosita' di quel lupetto che, di fronte a quei racconti, pareva trepidante e voglioso di viverli.
Il folletto allora gli spiego' che in quel mondo non poteva presentarsi con le sue attuali sembianze e gli propose di trasformarsi in umano; e per farlo avrebbe soltanto dovuto rinnegare le sue reali origini, cosi' come gia' tanti altri esseri provenienti dal mare e dal cielo, avevano fatto.
Di fronte a questa scelta Lex non ebbe alcuna titubanza e il folletto subito gli descrisse di quali divertimenti per lui inimmaginabili, il mondo che gli si prospettava, potesse essere capace; cio' accrebbe l’interesse di Lex per tutte quelle novita’ allontanandogli qualsiasi possibile diffidenza, pur di vivere anche un solo momento di tutto cio' che gli era stato appena proposto, cosicche' il folletto con un rito magico lo trasformò in un essere umano.
Lex all'impatto non ebbe la reale cognizione di cio' che stesse succedendo, ma preso coscienza delle sue nuove sembianze, parve sentirsi subito a suo agio e lo fu ancor piu' quando, specchiandosi nelle acque di un fiume notò il suo aspetto piacente, qualita’ che, a detta del folletto, gli avrebbe facilitato l'inserimento nel nuovo mondo.
Il folletto accompagnò Lex ai margini di una grande citta' e gli disse: - ora scoprirai cio' che hai trovato a dispetto di cio' che hai perso - e lo lasciò andare all'avventura in quel mondo, che Lex tanto desiderava conoscere.
Comincio' a camminare fra una moltitudine di gente che sembrava non vederlo, ne' sentirlo e subito, tutto questo, creo' in lui, abituato alla leggi della foresta, dove era sempre stato protagonista sia per le sue prede che per la sua stessa famiglia, un senso negativo.
Tutto gli pareva strano e non riusciva a capire quell'indifferenza, man mano che proseguiva nella conoscenza diveniva sempre piu preda mortificata della sua stessa coscienza, l'insensibilita' di quel mondo, il disenteresse di fronte alla sofferenza della gente che vedeva per strada mentre elemosinava un soldo, o un pezzo di pane,la diffidenza, che notava negli sguardi apparentemente tutti ugualmente persi, che incrociava e il movimento veloce ed esasperato di un mondo che non capiva, gli fecero subito tornare in mente cio' che aveva barattato: la solidarieta’ e la tranquillita' del bosco con il movimento caotico e senza una verosimile meta, ne' fine concreto, di un mondo che immaginava felice e divertito, e che invece vide perso nella propria tristezza, apparentemente senza un reale motivo, l'amore della sua famiglia con l'indifferenza della gente che quasi lo calpestava senza notarlo, e l'inganno cominciato con le promesse di un folletto, che gli aveva rubato le origini e l'anima.
Piu' andava avanti e piu' tutto questo gli procurava paura e una incommensurabile voglia di tornare al suo cosi' caro bosco, cosi' facilmente abbandonato, per qualcosa che gli sembrava un sogno irraggiungibile, ma che poi si era rivelato solo il frutto marcio, di un terribile inganno .
Cammino’ per giorni, nella vana speranza di trovare quel divertimento che il folletto ingannevolmente gli aveva promesso, ma non lo trovo': ovunque vedeva indifferenza cattiveria e tentazioni fasulle, come quella che il folletto gli aveva propinato.
Cosi' in maniera rabbiosa e decisa riprese il cammino inverso alla ricerca di quel folletto, deciso a riprendersi cio' che aveva perduto.
La ricerca fu da subito ardua e difficile, in quel mondo assomigliavano tutti incredibilmente a quel folletto e spesso si trovò a scontrarsi con folletti che, nonostante la incredibile somiglianza, non erano colui che egli cercava, ma la sua decisione ebbe soddisfazione solo quando, camminando a ritroso, si ritrovo' sulle sponde di quel fiume che fu specchio delle sue iniziali illusioni, e li decise di aspettarlo quel dannato folletto.
Finchè dopo qualche giorno di disperata attesa lo stesso si presentò con un atteggiamento sornione e di sfida gli chiese beffardamente se si fosse divertito abbastanza nella citta'.
Lex irretito dall'atteggiamento del folletto ebbe uno scatto che ricordava vagamente le sue origini e lo azzanno'; tenendolo ben stretto gli intimo' la restituzione delle sue sembianze e l'annullamento dell'impegno preso in funzione del baratto.
Il folletto pur di liberarsi, si mostro' subito disponibile e, una volta libero, riprese quell'atteggiamento sicuro e beffardo, e con il piglio sicuro di chi ha il coltello dalla parte del manico; gli disse - lasciami i tuoi migliori anni e io ti restituisco al tuo mondo - .
Lex pur di tornare al suo mondo accetto' e in men che non si dica si trovo' ritrasformato in lupo: non aveva piu' la freschezza di quando aveva lasciato il bosco, ne' i riflessi che insieme agli anni lasciati erano andati persi anche quelli, ma aveva nel frattempo acquisito la saggezza e l'esperienza che prima non aveva, ed insieme a quelle anche il rispetto per il padre e la madre, che avevano cercato di indirizzarlo verso quella che era la realta', e non le banali ed inutili fantasie, con le quali il folletto gli aveva rubato gli anni migliori.
Lex tornò a casa e tutti furono felici di accoglierlo, ritrovò la sua natura ed i suoi cari e per ognuno ebbe un pensiero, che espresse cosi':
- Caro padre ho impiegato molti anni per capire cio' che avreste voluto insegnarmi ed erano saggezza e conoscenza; ora, grazie a voi, sono qualita' che ho acquisito, vi amerò per sempre per questo fantastico dono.
Cara Madre mi avete insegnato l'importanza della bonta', ma ero troppo arrogante per comprendere il significato, ed il senso delle vostre parole; ora sono piu' saggio per comprenderle e farne parte fondamentale del mio bagaglio di vita -.
Ed infine, rivolto ai fratelli, disse:
- Cari fratelli sarei dovuto esservi d'esempio, ed invece vi ho abbandonati lasciandovi l'esempio peggiore, ma ora sono qua ed insieme daremo vita al grande disegno del quale il Signore ci ha voluti protagonisti.
(Alessio Ianora)
ATTUALITA’
Solar Impulse, aereo solare vince sfida giro del mondo.
Atterrato all'aeroporto di Abu Dhabi, in totale 43mila km di volo. L'aereo svizzero Solar Impulse ha vinto la sfida di realizzare il primo giro del mondo senza una sola goccia di carburante utilizzando esclusivamente energia solare: Solar Impulse ha infatti portato a termine stanotte l'ultima tappa del giro del mondo atterrando alle 04:05 ora locale all'aeroporto di Abu Dhabi (Emirati Arabi), dopo più di 43mila chilometri percorsi in oltre un anno e quattro mesi e 17 tappe attraverso quattro continenti, pilotato in alternanza dai due promotori del progetto, gli svizzeri Bertrand Piccard e André Borschberg.
L'impresa senza precedenti di un aereo alimentato solo dal sole e in grado di volare molti giorni e notti di fila senza carburante ha dimostrato che che "le tecnologie pulite possono raggiungere l'impossibile", afferma un comunicato di Solar Impulse.
(Ansa)
Il cinema 3D senza occhiali.
Realizzato il prototipo, grazie a un gioco di lenti e specchi. Guardare un film in 3D al cinema senza usare scomodi occhiali: sarà possibile grazie alla tecnologia messa a punto all'Istituto di Tecnologia del Massachusetts (Mit), che permette di vedere le immagini tridimensionali focalizzate sulle singole poltrone grazie a speciali configurazioni di lenti e specchi. Il prototipo, chiamato Cinema 3D, viene presentato nella conferenza di computer grafica di Anaheim, in California.
Vedere un film in 3D è un'esperienza davvero avvolgente, che permette lo spettatore di sentirsi quasi all'interno del film, ma il suo grande limite è quello di dover usare speciali occhiali, spesso fastidiosi. Un inconveniente che ha ridimensionato molto il boom commerciale di questa tecnologia e il sogno cui si sta lavorando da anni è quello di creare il 3D liberando lo spettatore dagli occhiali.
Successi per piccoli display se ne sono ottenuti già da tempo, ma riuscire a realizzare schermi più grandi è stata finora una sfida impossibile. I televisori più innovativi riescono, , grazie a speciali lenti, a inviare immagini differenti a ciascun occhio, creando così la profondità, e a migliorare l'effetto con sistemi che riconoscono la posizione dello spettatore e calibrano continuamente le lenti. Il tutto però ha costi molto alti e obbliga lo spettatore a rimanere fermo il più possibile sul proprio divano di casa.
Partendo da un principio analogo, i ricercatori americani sono riusciti ad adattarlo alle sale cinematografiche, dove sì ci sono più persone e dove gli spettatori sono fermi ciascuno la suo posto.Hanno messo a punto così uno speciale schermo che ha la capacità di proiettare immagini in 3D focalizzate esattamente verso le singole poltrone.
Le difficoltà tecniche per ora sono molte, ma i ricercatori si dicono fiduciosi di riuscire a superarle nei prossimi anni per trasformare in realtà il cinema 3D.
(Ansa)
Il primo robot-microbo, si muove come un batterio.
Potrà entrare nel corpo umano per consegnare farmaci e operare. Costruito il primo robot che si muove come un batterio: soffice, flessibile e senza motore, in futuro potrà 'navigare' nel corpo umano per trasportare farmaci ed eseguire piccoli interventi, come la pulizia delle arterie bloccate da coaguli.
E' fatto di un leggerissimo materiale biocompatibile, chiamato idrogel, in cui sono immerse delle nanoparticelle magnetiche che gli danno forma e lo muovono quando viene applicato un campo magnetico esterno. Lo dimostrano le immagini pubblicate su Nature Communications dal Politecnico Federale di Losanna (Epfl) in collaborazione con il Politecnico di Zurigo (Ethz).
I primi esemplari di 'robot-microbo' imitano i movimenti del batterio che causa una malattia infettiva, la tripanosomiasi africana, meglio nota come malattia del sonno. Questo particolare parassita si muove grazie alla spinta propulsiva di una piccola coda (chiamata 'flagello') che normalmente viene nascosta, come meccanismo di sopravvivenza, quando il batterio si trova nel circolo sanguigno della persona infettata. Allo stesso modo, il microbo-robot nasconde la sua coda arrotolandola intorno al corpo principale quando viene colpito con un laser e riscaldato.
Per ora il robot-microbo è un prototipo in via di sviluppo. Prima di un suo possibile ut:lizzo in ambito medico ''bisognerà valutare molti aspetti per esempio - affermano i ricercatori - dovremo accertarci che non causi effetti collaterali''.
(Ansa)ANDIAMO AL CINEMA!!!!
A Dragon Arrives!
Un film di Mani Haghighi. Con Amir Jadidi, Homayoun Ghanizadeh, Ehsan Goudarzi, Kiana Tajammol, Ali Bagheri.
Haghighi si consente delle libertà stilistiche straordinarie muovendosi sul non facile confine tra realismo e finzione dichiarata.
Giancarlo Zappoli
22 gennaio 1965. Il giorno dopo un attentato che ha provocato l'uccisione del Primo Ministro iraniano una Chevrolet Impala di colore arancione attraversa un cimitero abbandonato in una zona desertica del Paese. L'ispettore di polizia Babak Hafizi è incaricato di indagare sull'apparente suicidio di un prigioniero esiliato nella zona. Sulle pareti del luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere si leggono scritte di diversa provenienza (frasi di derivazione letteraria e appunti diaristici). Assistito da un ingegnere del suono e da un geologo (nella zona si verificano terremoti quando qualcuno viene sepolto nel cimitero) Hafizi indaga ma è anche stato indagato?
Ci sono film che acquisiscono un loro specifico significato e valore non in quanto tali ma in quanto sensori di un mutamento della società che li esprime. È il caso di questo A Dragon Arrives! realizzato da Mani Haghighi che, dopo aver studiato filosofia in Canada nel 2003 decise di tornare in Iran diventando regista e attore (in questa veste ha partecipato alle riprese dell'interessantissimo About Elly di Asghar Farhadi).
Haghighi non si è discostato dalle linee canoniche del cinema iraniano dal punto di vista del rispetto delle regole più cogenti ma ha dato al suo film un'impronta sia sul piano visivo che su quello della colonna sonora che rappresenta una svolta (che è da sperare sia seguita da altri registi). Ambientando il film in una zona dell'Iran che ricorda quella, altrettanto affascinante, scelta da Valerio Zurlini per situarvi la Fortezza Bastiani del suo Il deserto dei Tartari Haghighi si consente delle libertà stilistiche straordinarie muovendosi sempre sul non facile confine tra realismo e finzione dichiarata. Ci si trova così per la prima volta dinanzi a un film iraniano che mostra e dimostra che i vincoli narrativi si sono allentati e che un cinema nuovo è possibile anche nella terra degli ayatollah.
Siamo ancora all'inizio con inevitabili alti e bassi ma la strada comincia ad essere tracciata e questo segnale non può che essere accolto in modo positivo.
Video(Lussy)
... CURIOSANDO E RACCONTANDO …
La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi:
essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove,
può aiutare il bambino a conoscere il mondo.
(Gianni Rodari)LA STRADA DELLE FIABE
La "deutsche Märchenstraße", la Strada tedesca delle fiabe è nata nel 1975 e rappresenta una delle mete di viaggio più antiche e amate della Germania. Percorrendo oltre 664 km da Hanau fino a Brema/Bremenhaven, la Strada collega luoghi di interesse culturale e paesaggistico che appartengono e rimandano alla storia dei fratelli Grimm e alle loro fiabe: da Raperonzolo a Cappuccetto Rosso, dal Gatto con gli stivali a Biancaneve e i sette nani, da Hansel e Gretel al Principe Ranocchio.
La Strada conduce a città medievali, castelli e palazzi, oltre a musei, gallerie, concerti e teatri, associa tradizione regionale e arte locale. Tra i paesaggi che si possono incontrre vi sono le montagne medie della Germania, con la valle del fiume Kinzig tra il Vogelsberg e lo Spessart, l'ameno fiume Schwalm, il boscoso monte Knüll, la storica regione di Chattengau, situata a sud-ovest di Kassel, l´idilliaca area di Eichsfeld e la regione montuosa del Weser, con la incantevole valle della Fulda; oltre le fertili paludi del fiume Weser e la sua foce vicino a Brema.
Favole, saghe e leggende prendono vita..e si susseguono una dopo l'altra come le feste nei fienili, i banchetti principeschi e le specialità medievali.
1a tappa: Brema - "I musicanti di Brema". Brema è una città situata vicino al mare del Nord e sulle rive del fiume Weser. Al centro della città si trova la piazza del mercato e del municipio ed è qui che sorge il monumento in bronzo che evoca le gesta dei famosi quattro musicanti: un asino, un cane, un gatto e un gallo che nelle pagine dei Grimm fuggono di casa per arruolarsi nella banda musicale di Brema e che riescono a vincere una banda di briganti. Vi è anche il fiabesco quartiere medievale di Schnoor con le sueantiche casette di pescatori, botteghe e viuzze.
2a tappa: Bad Oeynhausen - Il Museo delle fiabe e L'Aqua Magica. Attraverso la regione del Mittelweser con sfondi e scenografie naturali praticamente incontaminati, si raggiunge Nienburg e successivamente Bad Oeynhausen, con le terme, i suoi giardini all’inglese e le sue magnifiche costruzioni reali d’epoca prussiana. Vi è anche un museo delle fiabe il "Deutsches Märchenmuseum" e il parco Aqua Magica.
3a tappa: Hameln - "Il pifferaio magico". Hameln, la località famosa per la fiaba del Pifferaio magico,"Der Rattenfänger von Hameln", basata su una leggenda medievale che voleva la città invasa da topi. la città si salvò grazie ad un giovane, che con il suo piffero allontanò i ratti verso il fiume e li fece annegare.
4a tappa: Bodenwerder - "Le avventure del Barone di Münchhausen". Bodenwerder è una cittadina rurale della Bassa Sassonia. La zona antica è costituita da storiche dimore di epoca medievale; romanica è invece la chiesa di Kemnade che custodisce la salma del famoso Barone di Münchhausen. La cui fama è in gran parte dovuta alla penna dello scrittore tedesco Rudolf Erich Raspe che ne fece il protagonista del romanzo "Le avventure del barone di Münchhausen". Ma il vero Barone non fu solo un personaggio letterario; nacque nel 1720 a Bodenwerder ed era conosciuto per i suoi inverosimili racconti: tra cui un viaggio sulla luna, un viaggio a cavallo di una palla di cannone ed il suo uscire incolume da delle sabbie mobili tirandosi fuori per i propri capelli.
5a tappa: Burg Polle - "Cenerentola". Per incontrare Cenerentola ("Aschenputtel") bisogna continuare per qualche chilometro verso sud, precisamente al castello Burg Polle. Dalle possenti rovine del castello rinascimentale si può ammirare la valle del Weser.
6a tappa: Oberweser - "Biancaneve e i sette nani" e "Il gatto con gli stivali". Nella regione del Reinhard-
swald, con i suoi boschi e ambienti inviolati, la località di Oberweser (a circa 30 km da Göttingen), fu usata dai fratelli Grimm per l'ambientazione per Biancaneve e i sette nani ("Schneewittchen und die 7 Zwerge"), e per il Gatto con gli stivali ("Der gestiefelte Kater").
7a tappa: Hofgeismar e Trendelburg - "La Bella Addormentata" e "Raperonzolo". Hofgeismar è una piccola cittadina il cui vero gioiello è il castello di Sababurg, tra le cui mura nasce la storia della Bella Addormentata, risvegliatasi dopo un profondo sonno grazie al bacio del suo bel principe. Il castello ha ai suoi piedi la foresta del Reinhardswald e il parco degli animali di Sababurg fondato nel 1571, lo zoo più antico d’Europa. Il maniero fu costruito nel 1334 e destinato a riserva di caccia. Ad una manciata di chilometri, a Trendelburg, c’è la torre di Raperonzolo.
8a tappa: Kassel - Il Museo dei Fratelli Grimm. Kassel è una delle ‘capitali’ della strada delle fiabe. Ed è qui nel cuore dell’Assia, sul fiume Fulda che sorge il museo dedicato ai Fratelli Grimm presso il Palais Bellevue. Il museo fu fondato nel 1959 con l’intendo di conservare documenti sulle opere e sulla vita di Jacob e Wilhelm, evidenziando la loro fama non solo in quanto scrittori di fiabe, ma anche come filologi, linguisti e ricercatori di fama ormai mondiale.
9a tappa: Schwalmstadt - "Cappuccetto Rosso" . Superata Kassel in direzione sud, la rotta da seguire è quella di Cappuccetto Rosso, una dolce bambina che attraversava i fitti boschi della zona di Schwalmstadt nella regione del Bergland. Le rievocazioni storiche ci introducono nella fiaba attraverso la frase di rito: "Es war einmal ein kleines Mädchen. Die Großmutter schenkte ihm ein Käppchen von rotem Samt ..." - C’era era una volta una bambina. La nonna le diede un cappuccetto di velluto rosso…-. Tutto svolge su sfondi incantevoli come antichi castelli, chiese, costruzioni medievali in particolare nei due quartieri storici di Ziegenhain e Treysa, anche nel museo locale di Schwalmstadt con i costumi tipici di Cappuccetto.
10a tappa: Marburg, Christenberg e Alsfeld - "Cappuccetto Rosso", Hansel e Gretel" e "Frau Holle". Marburg, una città medievale che sorge in un'ansa del fiume Lahn. Il suo centro storico, con la piazza del mercato e il Rathaus del XVI secolo, è costituito da un intricato groviglio di vie contornate da case a graticcio e dominate da un castello che si erge sulla collina della città vecchia e risalente al XII secolo. Marburg è famosa per la sua prestigiosa università, fondata nel 1527. In questa città i fratelli Grimm hanno studiato legge e iniziato le loro ricerche sulla letteratura popolare. Vicino a Marburg, a Christenberg, sono ambientate le fiabe di Hänsel e Gretel e quella di Frau Holle. A circa cinquanta chilometri c'è Alsfeld, uno scrigno medievale, la piazza vecchia del mercato, il municipio, il castello di Romrod e vi è il museo Alsfelder Märchenhaus, dedicato in particolare al "Capuccetto rosso", rendono questo luogo degno di una sosta.
11a tappa: Steinau - Il Museo dei fratelli Grimm. Steinau an der Straße è una cittadina dove i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm hanno vissuto da bambini. Così scriveva i Jacob Grimm: “Al mio paese sono legato, lo sento, i miei impulsi e stimoli più vivi. Ho trascorso lì la parte più felice e più fresca della mia vita”. Nella piazza del mercato davanti al comune, è stata progettata nel 1985 in loro onore una fontana delle favole il Märchenbrunnen. Brüder Grimm-Haus Steinau ospita il museo sulla vita, le opere e le attività dei fratelli Grimm.
12a tappa: Hanau - città natale dei Fratelli Grimm. Ultima tappa del viaggio, Hanau, la città natale dei Grimm.
Dal 1896 esiste in piazza del mercato, il monumento nazionale ai due celebri scrittori. Dal 1975 la città rappresenta il punto di partenza del viaggio nell’universo fiabesco; nel 1983 viene istituito un premio letterario che porta il nome dei due fratelli, il Brüder Grimm-Literaturpreis, e dal 1985 viene organizzato il Brüder Grimm-Festspiel, un festival in loro onore.(Gabry)
Le canzoni dell'estate degli anni 78/84
La musica del cuore
foto:musiclovesilence.it
Tu Sei L'Unica Donna Per Me - Alan Sorrenti
Tu sei l'unica donna per me è una canzone pop, scritta ed incisa nel 1979 dal cantautore napoletano Alan Sorrenti e facente parte dell'album L.A. & N.Y. , nonché canzone vincitrice del Festivalbar di quell'anno.
Il disco, uscito in Italia su etichetta EMI/Edizioni Ala Bianca e prodotto da Jay Graydon, rappresentò un grande successo dell'estate di quell'anno: in Italia, risultò il singolo più venduto dell'anno, rimase in vetta alla classifica praticamente per tutta la durata della stagione (per 14 settimane consecutive, dal 23 giugno al 22 settembre) e nella "Top Ten" per ben 22 settimane consecutive (dal 16 giugno al 10 novembre 1979).
Oltre all'incisione originale di Alan Sorrenti, il brano ha avuto numerose cover, tra cui quella del 2009 di Gianni Morandi.
Il testo è una dichiarazione d'amore di un uomo per la sua donna: dice che lei è l'unica sua ragione di vita e non le chiede nient'altro che essere ricambiato. E il sentimento è reciproco: lei infatti, ogni mattino, non vorrebbe mai che lui debba andarsene.
fonte: wikipedia.org(Ivana)
RUBRICHE
(Redazione)
L’ISOLA NELLO SPORT
CRONACA SPORTIVA
Rio: il Cio dice no alla russa Stepanova.
Niente pass come 'neutrale' e nel 2013 fu sospesa per doping. Niente Rio per Iulia Stepanova. L'Esecutivo del Comitato olimpico internazionale ha deciso di negare alla mezzofondista il pass per le Olimpiadi, cui aveva chiesto di partecipare sotto bandiera neutrale, stante il bando imposto dalla Iaaf a tutti i componenti della squadra russa di atletica leggera a causa dello scandalo doping. La Stepanova aveva avuto dalla Iaaf il permesso di partecipare da 'neutrale' riconoscendo il suo ruolo fondamentale nell'alzare il velo sull'uso indiscriminato del doping tra gli sportivi del suo Paese. Il Cio ha valutato che l'atleta non non può comunque partecipare sotto bandiera neutrale - "lo impedisce la Carta olimpica", spiega il Cio - e che inoltre non rispetta uno dei cinque requisiti stabiliti dalla Commissione etica per una eventuale ammissione di un russo (non essere mai stato squalificato per doping), essendo stata sanzionata con un bando di due anni nel 2013.
(Ansa)
Tour de France 2016: Chris Froome passerella a Parigi, e ora i Giochi.
Ultima tappa a Greipe, britannico in parata. Italia senza acuti. Parigi si è inchinata per la terza volta al britannico Chris Froome, il dominatore annunciato del Tour de France 2016 che ora alza gli occhi verso il podio olimpico di Rio. Lì tornerà a confrontarsi con altri protagonisti della corsa francese e con gli italiani Fabio Aru e Vincenzo Nibali, che cercheranno il riscatto dopo una corsa senza acuti. Il campione di origine keniana ha voluto rendere omaggio alla sua squadra nella tradizionale passerella finale sugli Champs Elysees, arrivando abbracciato in parata con gli uomini del Team Sky quando già da almeno un minuto si era conclusa la volata vinta dal tedesco Andrè Greipel, davanti allo slovacco Peter Sagan e al norvegese Alexander Kristoff. Per il velocista della Lotto-Stoudal è stata la prima vittoria in questo Tour, un bis del successo ottenuto sotto l'Arco di trionfo un anno fa. Un bis è stato anche per Chris Froome che oggi ha eguagliato Miguel Indurain, l'ultimo ad aver vinto la Grande Boucle per due anni consecutivi, e ha concluso un tris cominciato solo nel 2013. All'ultimo chilometro, dopo che una rovinosa caduta ha spezzato in due il gruppo lanciato ad alta velocità, il 'Gorilla' ha sfruttato il lavoro della sua squadra e ha rimontato su Kristoff, riuscendo a tenere a bada la rimonta di Sagan. Lo slovacco si è confermato tra i protagonisti assoluti di questa Grande Boucle, e non solo per aver portato a casa la maglia verde dei velocisti davanti allo stesso Kristoff e all'australiano Matthews, oggi quinto. La classifica finale, con Froome che ha chiuso con quattro minuti di vantaggio sul francese Romain Bartet e sul colombiano Nairo Quintana, e che oggi ha festeggiato bevendo sia champagne che birra, non lascia dubbi sul successo del britannico, mai in difficoltà nelle tre lunghe settimane di corsa, nonostante avesse tutti contro, le cadute e le insidie delle ultime tappe di montagna. Discorso inverso per gli italiani, che si trovano dopo 21 tappe senza una vittoria nè un giorno in maglia gialla, uno dei bilanci peggiori della propria storia ciclistica.
(Ansa)
Doping, Schwazer: "Mi hanno rubato oro, Tas ultima speranza".
Donati: "Piano studiato da Iaaf per far fuori Alex". "Mi hanno rubato la possibilità di vincere una medaglia? No, di vincere la gara, che è diverso".
Così il marciatore altoatesino Alex Schwazer commenta ai microfoni di Radio Capital la decisione della Iaaf di rinviare la discussione sul suo ricorso contro la squalifica per doping al 4 agosto, un giorno prima dell'inizio delle Olimpiadi di Rio.
"Se l'udienza è il giorno prima dell'apertura dei giochi olimpici, con assenza di dibattito e con il giudice già stabilito c'è poco da dire - ha aggiunto l'atleta -, l'unica cosa che posso fare è continuare ad allenarmi: se il Tribunale arbitrale dello sport si comporterà da Tas saranno loro e non la Iaaf a stabilire quando ci sarà l'udienza. La mia speranza è quella". "Cosa farò se mi impediranno di andare a Rio? Ne parlerò quando sarà il momento".
Donati, piano studiato da Iaaf per far fuori Schwazer - "La Federazione internazionale di atletica leggera ha portato a compimento un piano di eliminazione nei confronti di Schwazer che è stato studiato a tavolino fin dal primo gennaio, quando ha programmato uno strano controllo antidoping: una sorta di bomba a orologeria che ha poi fatto esplodere a giugno, così tardi che a quel punto è diventato difficilissimo difendersi". Così l'allenatore di Alex Schwazer, Sandro Donati, ha commentato ai microfoni di Mediaset Premium la scelta della Iaaf di spostare il 4 agosto a Rio de Janeiro l'udienza relativa al marciatore altoatesino. "Questa mossa finale è di un'arroganza e di una viltà senza limiti - ha attaccato Donati -. Un'indagine giudiziaria francese ha dimostrato che questa federazione è corrotta gravemente, ma nonostante questo il Cio continua a lasciarla operare e commettere ulteriore danni gravi. "Alex è stato distrutto nel morale e nelle energie nervose. Ha tentato con tutte le sue forze di reagire e di allenarsi al meglio ma ora siamo arrivati alla parola fine, viene eliminato con gli imbrogli un atleta di grande talento e con lui stanno provando a mettere a tacere per sempre anche me".
Legale Schwazer, Iaaf vuole udienza Tas il 4/8 a Rio - "La Iaaf ha chiesto al Tas che l'udienza relativa ad Alex Schwazer si svolga il 4 agosto a Rio de Janeiro, un giorno prima del'apertura delle Olimpiadi. Si tratta di un comportamento arrogante che ostacola i diritti di Alex". Lo ha affermato l'avvocato Gerhard Brandstaetter, legale del marciatore altoatesino. "In questo modo i tempi sono strettissimi. Mi sembra studiato a tavolino per impedire ad Alex di partecipare ai Giochi - ha proseguito il legale, contattato dall'Ansa -. Serve un'intesa tra le parti per stabilire una data. Noi chiediamo e insistiamo affinché l'udienza si svolga prima ad a Losanna ma dalla federazione internazionale di atletica leggera affermano che la loro richiesta è giustificata dalla necessita' di studiare le carte".
(Ansa)(Gina)
STRUMENTI MUSICALI!!!
Kayamba
Il kayamba è uno strumento musicale tradizionale del popolo Luo dell'Africa centro-orientale appartenente alla categoria degli idiofoni.
È formato da due tavolette sottili, generalmente in legno, tenute insieme da un particolare intreccio di fili d'erba e di sisal, che serrano uno strato interno fatto di piccoli ciottoli, fagioli o altri semi. Quando lo strumento viene agitato o ruotato dal musicista, produce un suono ritmico delicato, simile per certi aspetti a quello prodotto dal bastone della pioggia. Alcuni kayamba hanno delle maniglie laterali per facilitare il battimento ritmico.
È uno strumento d'accompagnamento delle danze e dei canti cerimoniali, come lo shekere e le krakeb della musica gnawa.
Nella musica africana il ritmo ha un ruolo molto importante, questa caratteristica affonda le sue radici nei riti tribali, diffusi tra le popolazioni indigene africane.
Il ritmo è alla base della musica moderna: le 2 tipologie principali sono
binario e ternario. Nel binario la pulsazione è formata da un battere e un levare, nel ternario è costituita da un battere e due levare.
"Ma che cos'è la pulsazione?"
La pulsazione è l'evento ritmico essenziale in cui tensione e rilassamento si alternano: tensione e rilassamento sono rispettivamente chiamati battere e levare.
La musica africana nel senso di musica originaria dell'Africa, è estremamente eterogenea, in quanto riflette la varietà etnica, culturale e linguistica del continente. È soprattutto caratterizzata dal ritmo frenetico emesso dai suoi tamburi. L'espressione "musica africana" viene talvolta usata anche in modo più specifico per riferirsi alla musica dell'africa subsahariana, essendo la tradizione musicale del Nordafrica essenzialmente sovrapponibile a quella mediorientale. Elementi mediorientali si trovano anche nella musica dei popoli della costa est del continente, che risente anche di influenze indiane, persiane e in generale degli effetti degli scambi commerciali e culturali sull'Oceano Indiano. In ogni caso, anche all'interno di queste tre aree principali (Nordafrica, Africa subsahariana, Africa orientale) esiste una grandissima diversificazione degli stili sia della musica etnica tradizionale che della musica moderna. Quest'ultima risente praticamente ovunque (ma soprattutto nei paesi con una forte eredità coloniale) dell'influenza della musica leggera europea e statunitense. D'altra parte, la diaspora africana e il conseguente diffondersi in America ed Europa della tradizione musicale africana ha influito in modo determinante sullo sviluppo della musica leggera occidentale.
Nell'Africa subsahariana la musica e la danza sono quasi sempre elementi centrali e fondamentali della cultura dei popoli, e sono dotati di grande valore sociale e religioso. Ogni etnia ha una propria tradizione musicale così come ha una propria tradizione letteraria e un proprio insieme di regole e credenze; ogni gruppo sociale possiede un repertorio musicale di riferimento e dei sottogeneri appropriati a determinate celebrazioni (per esempio nascita, passaggio all'età adulta, matrimonio, funerale) o anche semplicemente attività quotidiane come il raccolto nei campi e lo smistamento delle riserve alimentari.(Lussy)
… TRA CURIOSITA’ E CULTURA …
GIANNI BERENGO GARDIN.
"VERA FOTOGRAFIA".
REPORTAGE, IMMAGINI, INCONTRIDal 19 Maggio al 28 Agosto 2016
"Vera fotografia” intende ripercorrere la lunga carriera di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure 1930), il fotografo che forse più di ogni altro ha raccontato il nostro tempo e il nostro paese in questi ultimi cinquant'anni. La sua vita e il suo lavoro costituiscono una scelta di campo, chiara e definita: fotografo di documentazione sempre, a tutto tondo e completamente.
In mostra saranno esposti i suoi principali reportage. Accanto alle celebri immagini, ve ne saranno altre poco viste, addirittura inedite in modo da offrire nuove chiavi di lettura per comprendere il suo lavoro e, attraverso questo, il ruolo di visione consapevole della realtà che una “vera fotografia” può offrire.
Essere fotografi per Berengo Gardin significa assumere il ruolo di osservatore e scegliere un atteggia-
mento di ascolto partecipe di fronte alla realtà, così come hanno fatto i grandi autori di documentazione del Novecento. In questi anni, del resto, l’autore è stato sempre in prima linea per raccontare, come avrebbe detto il sociologo e fotografo statunitense, Lewis Hine, quel che doveva essere cambiato, quel che doveva essere celebrato. Con la sua macchina fotografica si è concentrato a lungo soprattutto sull’Italia, sul mondo del lavoro, la sua fisionomia, i suoi cambiamenti, registrati come farebbe un sismografo. Oppure sulla condizione della donna, osservata da nord a sud, cogliendo le sue rinunce, le aspettative e la sua emancipazione. O sul mondo a parte degli zingari, cui l’autore ha dedicato molto tempo, molto amore e molti libri. “Quando fotografo - ha detto Berengo Gardin - amo spostarmi, muovermi. Non dico danzare come faceva Cartier-Bresson, ma insomma cerco anch’io di non essere molto visibile. Quando devo raccontare una storia, cerco sempre di partire dall’esterno: mostrare dov’è e com’è fatto un paese, entrare nelle strade, poi nei negozi, nelle case e fotografare gli oggetti. Il filo è quello; si tratta di un percorso logico, normale, buono per scoprire un villaggio ma anche, una città, una nazione. Buono per conoscere l’uomo”.
Rispettando la successione temporale dei reportage realizzati nel corso della lunga carriera di Berengo Gardin, la mostra sarà divisa in sei ampie sezioni intrecciate tra loro in un unico percorso: Venezia; Milano e il lavoro; Manicomi, zingari e foto di protesta; Italia e ritratti; Le donne; Visioni del mondo: paesaggi e Grandi Navi.
Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. Dopo essersi trasferito a Milano si è dedicato principalmente alla fotografia di reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Nel 1979 ha iniziato la collaborazione con Renzo Piano, per il quale ha documentata le fasi di realizzazione dei progetti architettonici. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award. È molto impegnato nella pubblicazione di libri (oltre 250) e nel settore delle mostre (oltre 200 individuali). Contrasto ha pubblicato di recente Il libro dei libri (2014) che raccoglie tutti i volumi realizzati dal maestro della fotografia (oltre 250), Manicomi (2015) e Venezia e le grandi navi (2015). L’intera produzione e l’archivio di Gianni Berengo Gardin sono gestiti da Fondazione Forma per la Fotografia di Milano.
(www.arte.it)FESTE e SAGRE
Città leggendarie...
IRAM DEI PILASTRI
Iram dei Pilastri è una leggendaria città, che secondo alcune fonti dovrebbe trovarsi nella penisola Arabica, nell’attuale Oman. In molti libri si parla di una città mercantile situata nel deserto di Rub’ al-Khali, a sud est della penisola, edificata più di 5mila anni fa, importante via per lo scambio tra Medio Oriente ed Europa.Alla fine del diciannovesimo secolo il famoso tenente colonnello T.E. Lawrence, conosciuto come Lawrence d’Arabia, gli coniò il nome “Atlantide del deserto”.
Negli anni ’90 un team di ricercatori ha portato alla luce alcune rovine nel deserto dell’Oman, grazie a dei sensori satellitari della NASA, esattamente il punto in cui convergevano le antiche vie carovaniere. Le vie erano usate per il commercio dell'incenso tra il 2800 a.C. e il 100 a.C.Hanno trovato un avamposto di una civiltà perduta, quella di Ubar, "la Città d'Ottone". La città scomparve non a causa di un’epidemia, né della furia divina e neanche di una catastrofe naturale, ma semplicemente il tempo la seppellì, La sabbia del deserto l’aveva piano piano ricoperta. Il più antico avamposto era costruito sopra una caverna di calcare che poteva contenere una fonte d'acqua, rendendolo un'importante oasi lungo la via commerciale per Iram. Ma il livello dell'acqua si abbassò e la struttura si indebolì, la caverna crollò tra il 300 e il 500 d.C. distruggendo l'oasi. Non è ancora stato accertato se la città di Ubar corrisponde all’antica Iram....storia, miti e leggende...
Negli antichi scritti arabi viene citata Iram, si stima che sia esistita dal 3000 a.C. al I secolo d.C. Secondo le leggende divenne favolosamente ricca attraverso il commercio tra le regioni costiere e i centri del Medio Oriente e dell'Europa.
Nel Corano (89, 6-8) è scritto che Iram fu punita assieme alla tribù di 'Ad. Nella tradizione araba la tribù di 'Ad erano i pro-pronipoti di Nuh (Noè), suoi successori (Corano, 7, 69). Saddad sfidò gli avvertimenti del profeta Hud e Allah scatenò una tempesta di sabbia che cancellò la città. E' presente nel libro de “Le mille e una notte“, la celebre raccolta di novelle composta nel X secolo. In uno dei racconti si narra della bella Zobeide che durante il suo viaggio verso Bassora si perde e arriva casualmente in una città dove gli essere viventi sono tutti stati tramutati in pietra.
Cinquecento chilometri ad est, in pieno deserto del Rub al-Khali, si apre una profonda voragine costituita dal wadi di Hadramawt. Dal color ocra si passa al verde intenso degli orti e dei palmeti, dalla solitudine assoluta alla vita festosa di caratteristici paesini costruiti con mattoni di fango crudo, dipinti di calce bianca. Questo luogo ricco di acqua e riparato dai forti venti che periodicamente spazzano il deserto, ha visto nascere in tempi antichissimi una favolosa civiltà stanziale. Si racconta che i primi abitanti, gli Aditi, fossero una razza di giganti che non aveva rivali in fatto di ricchezza. Invece di essere grati a Dio per la loro fortuna, vivevano in dissolutezza e adoravano dei profani come viene descritto nella sura coranica dedicata al profeta Hud. La punizione divina arrivò con tempeste di sabbia che spazzarono via tutto e formiche grandi come cani che fecero a pezzi i giganti. La loro città sarebbe stata Iram che il romanziere dell’occulto H.P.Lovecraft descrive così: “… una città antichissima, abbandonata, "remota nel deserto d'Arabia", "le basse mura quasi sepolte dalle sabbie di età infinite", senza nome perché "nessuna leggenda è così antica da risalire fino ad essa per darle un nome, o per ricordare che fu mai viva un giorno… V'erano grandi locali e ciclopiche mura e lastre spaccate e statue scolpite di esseri ignoti vissuti in ere perdute, di molto più antichi del mondo ove l'uomo dimora” e la cui storia, nell’immaginifico universo lovecraftiano, si intreccia con quella dell’autore del Necronomicon Abdul Al-Alhazred il quale non segue la religione islamica, ma adora strani dèi dai nomi inquietanti, come Yog e Cthulhu.
Durante queste peregrinazioni Alhazred afferma d'aver visitato Irem (Iram dhāt al-ʿImād, la città "dalle Mille Colonne") e di aver scoperto fra le rovine di un villaggio innominabile le prove dell'esistenza di una razza pre-umana, di cui apprende i segreti e le cronache.
Si narra che la città sopravvisse dal 3000 a.C. fino al I secolo d.C., arricchendosi anno dopo anno grazie a un florido commercio.Le rovine della Città delle Mille Colonne si troverebbero ancora sotto le sabbie del deserto, dimenticate anche dal tempo. Durante il II secolo d.C., Claudio Tolomeo, astronomo e geografo greco, disegnò la mappa di una misteriosa regione che, a suo dire, era abitata da un altrettanto enigmatico popolo, gli Ubariti, ovvero gli antichi abitanti di Ubar.(Gabry)
foto:quotesideas.com
MARE MARE MARE!!!
Le più belle località balneari italiane... e non solo...
foto:lucianabartolini.net
foto:sanvitovacanze.it
San Vito Lo Capo
San Vito Lo Capo (Santu Vitu in siciliano) è un comune italiano di 4.180 abitanti della provincia di Trapani in Sicilia.
Rinomata località balneare della Sicilia, nota per la sua spiaggia, considerata da un sondaggio turistico di Tripadvisor del 2012 tra le migliori d'Italia. Sul suo territorio è compresa la parte più occidentale della Riserva dello Zingaro.
Si trova sulla costa occidentale della Sicilia, nella penisola omonima che si conclude con Capo San Vito, con a occidente il Golfo di Macari e a oriente la Riserva dello Zingaro e il Golfo di Castellammare. Vi è una spiaggia di sabbia dorata lunga tre chilometri.
foto:bed-breakfast-sanvito.it
Il faro
foto:paesionline.it
Tonnara di Macari
foto:sanvitoweb.com
Tonnara del Secco
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Il santuario fortezza
foto: siciliano.it
Cappella di Santa Crescenzia
foto:trapani.blogsicilia.it
Spiaggia del Bue Marino, nominata la spiaggia più bella d'Italia da un sondaggio di Legambiente del 2015.
foto:marsalanews.it
Calampiso, posizionato tra San Vito e la Riserva dello Zingaro; contiene al suo interno una spiaggia e un villaggio turistico ampio 160.000 metri quadri.
foto:sanvitoweb.com
Grotta dell'Uzzo
foto:promosud.com
Grotta dei Cavalli
fonte: wikipedia.orgFamosa come poche, la spiaggia di San Vito Lo Capo, è sicuramente di una bellezza disarmante… ma, insieme ad essa, vi sono molti angoli nascosti da scoprire!
foto:casevacanzatraletorri.it
Chi giunge qui per la prima volta non potrà fare a meno di rimanere incantato dalla bellezza del Golfo che si apre all'improvviso dopo la piccola frazione di Castelluzzo; un azzurro senza eguali…un paesaggio di mare racchiuso in uno scrigno di vegetazione mediterranea.
Ancora pochi minuti e vi trovate alle porte di San Vito Lo Capo… case basse tappezzate di rampicanti e in fondo una macchia azzurra… vi siete già innamorati!
La spiaggia è proprio come ve la immaginavate, lunga, bianca, solare…un’atmosfera di eterna vacanza l’avvolge anche fuori stagione…!
Il mare cristallino, caraibico, dai mille toni di azzurro …stupendo!!!
foto:qualecefalu.it
Il paesaggio circostante riempie l’anima, Monte Monaco ad est, imponente e protettivo e la Piana dell’Egitarso e il Faro ad ovest.
Le sue acque degradano dolcemente verso il largo e le correnti sono praticamente assenti , ciò rende questa spiaggia ideale per chi non è un esperto nuotatore e per i più piccoli, mentre al largo i fondali sono un paradiso per i subacquei.
Godetevi lunghe giornate in totale relax, in spiaggia sono disponibili servizi di doccia, noleggio ombrelloni e lettini, e una vasta scelta di punti ristoro su tutto il Lungomare.
Anche la sera potrete vivere l'emozione di passeggiare lungo la battigia, la spiaggia è infatti ben illuminata e a due passi dal centro storico.
In estate è previsto un bus navetta gratuito per arrivare in spiaggia dalle zone più lontane del paese e dai parcheggi auto.
foto:sanvitoweb.com
A chi ama andare alla scoperta di spiaggette solitarie, lontano dalla folla, consigliamo la Spiaggia di Baia Santa Margherita e le numerose calette di ciottoli sulla costa, a 10 minuti di auto dal paese in direzione della frazione di Castelluzzo; da vedere la tonnara del Secco e l’impareggiabile Riserva dello Zingaro.
foto:sanvitoweb.com
fonte:sanvitoweb.com(Ivana)
[/CENTER]INTERVISTA A...!!!!
Wonder Laura
Con questa foto, lady Pausini prende in giro se stessa e chi la chiama Wonder Woman: «Io penso sempre di non aver fatto abbastanza». Eppure: 70 milioni di dischi, 4 Grammy, il tour dei record. E, come per ogni supereroe, c'è una kryptonite: «La solitudine». Che non è una canzone
Wonder Woman studiava nella cucina di un ristorante: «Mentre mio padre preparava le serate di piano bar e io correggevo i compiti di matematica con il cuoco o con il cameriere». Wonder Woman non era mai stata a Milano: «Ero la versione femminile di Renato Pozzetto nel cugino di campagna, la vidi e mi sembrò gigantesca. Le ragazze indossavano abiti che io avrei messo solo per andare a un matrimonio». Wonder Woman, figlia di Gianna e Fabrizio, si chiamava Laura Pausini, abitava in un paese di quattromila abitanti e cantava Romagna mia: «A Riolo Terme, nei pomeriggi in cui i miei compagni si mettevano in fila per prendermi per il culo».
70 milioni di copie vendute, i tour mondiali tra Toronto e Medellín, la Tv, gli stadi pieni, i talent, il disco Simili, uscito in 60 Paesi e in classifica da novembre, quattro Grammy Award, decine di riconoscimenti e poi il premio più importante. Quello che la emossiona. Paola ha tre anni e mezzo: «Ed è arrivata nella mia vita, scioccandomi, quando dopo averla tanto cercata, mi stavo abituando all’idea che il mio vero sogno non si sarebbe mai realizzato». Pausini non le ha ancora mostrato la foto della mamma in costume da Wonder Woman. «Che è un modo di prendermi in giro e di rispondere a tutti quelli che mi chiamano Wonder e mi chiedono sorpresi: “Ma quanta roba fai?”. Io sono stupita del loro stupore, e mi pare sempre di essere un passo indietro a quel che potrei davvero fare». Marco se ne è andato più di vent’anni fa e Laura ha cercato altre stazioni. Non si è mai sentita un supereroe: «Veramente io sognavo di restare dov’ero nata, a Solarolo, vicino a Faenza».
Lucio Dalla, Anidride Solforosa, 1974: «Sono andata via perché non è che rimanere sempre a Faenza mi interessasse troppo».
«Non sono io e non è la mia storia. Io non avevo nessuna aspirazione di andarmene. Volevo suonare, accompagnare mio padre nelle sue serate da piano bar, cantare le mie cinque canzoni e tornarmene a casa a dormire. A casa stavo benissimo. Una volta io e il mio babbo andammo a suonare in Germania, a Treviri, la città di Marx. C’era una festa della birra, dormimmo in albergo per una settimana. Soffrii per ogni singolo giorno che passammo lì».
Per l’albergo?
«Il posto era lontano e l’albergo era tremendo, ma il punto era che io stavo male anche se mi toccava dormire a Cervia. Quando a Sanremo vinsi tra le Novità, andai dal mio babbo molto preoccupata: “Adesso che succede? Mica mi toccherà andare a dormire negli hotel?”».
Oggi praticamente negli alberghi ci vive.
«Di 365 giorni, 300 li spendo passando da un posto all’altro. Agli inizi, quando
potevo, tornavo sempre a dormire a casa. Ora l’inquietudine l’avverto quando a casa passo troppo tempo».
E per cos’altro la avverte?
«Per la solitudine. Mi fa e mi ha sempre fatto paura. Forse cerco sempre di stare in compagnia anche per questo. Quando finiscono i concerti, svaniscono le mani che ti hanno toccato e le voci che hanno gridato il tuo nome, sei solo e si crea un grande vuoto».
Lei ha vissuto con la sua famiglia per molti anni.
«Da un lato volevo camminare con le mie gambe, dall’altro temevo che andandomene da casa avrei distrutto per sempre la mia famiglia, e non riuscivo a sopportarlo. A un certo punto presi e, senza dir niente a nessuno, me ne andai. I miei si arrabbiarono moltissimo: per la prima volta in vita mia non gli avevo chiesto il permesso».
Lo chiedeva sempre?
«Per tutto, anzi per tuttissimo. Quando a ventotto anni mi ritrovai completamente sola a Milano dopo un rapporto finito male, però, l’angoscia fu così intensa che andai dallo psicologo per parlarne. Emanciparsi non è stato semplice. Così come non è stato facile riuscire a liberarsi dell’ingenuità».
Era ingenua?
«Di più. Da ragazza non vedevo mai il brutto nelle persone che mi si muovevano intorno e nelle cose che mi succedevano. Per distinguere c’è voluto tempo. E per un certo periodo, a forza di prudenze, ero diventata così controllata e guardinga da non riuscire più a essere spontanea. Nei sentimenti l’equilibrio non è una cosa automatica. Per fortuna la leggerezza è tornata e, con lei, anche l’ingenuità. Conosce quella canzone di Gianna Nannini intitolata America?».
Lei che scende e che sale e si tocca l’America.
«Ecco, quella. Fino al 2009 ho sempre pensato che si trattasse veramente di una canzone sugli Stati Uniti. Ero con Gianna alle prove per il concerto di solidarietà per l’Abruzzo colpito dal terremoto e lei disse: “America non la canto perché è troppo erotica”. Io, seria, chiesi: “Perché?”».
Quando cantò per la prima volta?
«Nella mansarda di casa nostra, dove il babbo teneva gli strumenti. Quando non provava il repertorio salivo, facevo partire la base e cantavo. Con lui ho girato per anni. I panini degli autogrill della bassa li conosco uno a uno».
Suo padre, pianista di piano bar, non riuscì a vederla debuttare a Sanremo. «Aveva trovato un buon ingaggio, suonava a una festa privata. A un certo punto il proprietario fermò la musica e chiese un momento di attenzione. E il babbo mi vide nello schermo a cantare La solitudine. Alla fine di quella festa, prese la macchina e mi raggiunse in Liguria. Non averlo avuto accanto, dopo tanti anni passati fianco a fianco, fu molto strano. Prima di allora eravamo stati sempre insieme».
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Salute e Benessere
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Peperoncino piccante
Il “rosso” per eccellenza, dal sapore deciso, che dona colore e consistenza ai piatti della cucina mediterranea, è sicuramente il peperoncino piccante. Le proprietà di questa spezia sono moltissime: il peperoncino piccante è conosciuto soprattutto per le proprietà afrodisiache, ma ha anche tantissimi altri benefici.
Questa straordinaria spezia appartiene alla famiglia delle Solanacee, originario dell’America Latina, fu importato in Europa nel 1493 da Cristoforo Colombo. Poiché era facile da reperire nel paese, anche i poveri, lo usavano come condimento dei cibi. La pianta del peperoncino è molto diffusa in Calabria, in quanto, proprio in quei luoghi, vi è il clima ideale per la sua coltivazione. Svariate sono le tipologie di peperoncino piccante, tutte caratterizzate da vari gradi di “piccantezza”.
Peperoncino piccante: le proprietà
Il gusto vivace del peperoncino è dato dalla capsaicina che è concentrata nella polpa e non nei semi, come solitamente si crede. Il peperoncino contiene nutrienti molto importanti: vitamine A, C, E e Beta Carotene, da cui derivano importanti effetti antiossidanti. Questa spezia è particolarmente ricca di sodio e potassio ma non solo: il peperoncino piccante contiene anche altri sali minerali come calcio, fosforo, ferro, magnesio e selenio che possono aiutarci a preservare la nostra salute e a far funzionare alla perfezione il nostro metabolismo. Il peperoncino piccante contiene, inoltre, steroli vegetali che non vengono sintetizzati spontaneamente dall’organismo: essi sono molto importanti perché servono a contrastare la formazione del colesterolo cattivo nel sangue, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari. Il peperoncino piccante ha un apporto di calorie molto basso, circa 26 per ogni 100 gr, per cui è consigliato per mantenersi in forma. È utile anche per stimolare la digestione.
Peperoncino piccante: i benefici per la salute
L’assunzione di peperoncino piccante è un toccasana per la nostra salute. Questa straordinaria spezia ha infatti proprietà analgesiche dettate dalla presenza della già citata capsaicina, che è in grado di alterare la produzione di un neuropeptide responsabile della sensazione di dolore. Inoltre, riduce i livelli dell’insulina nel sangue e dà modo al pancreas di lavorare meglio, quindi è ottimo per i soggetti che soffrono di diabete.
Il peperoncino piccante è anche un ottimo rimedio naturale contro il raffreddore, poiché ricco di vitamina C, perfetto per curare lievi stati influenzali. Usato spesso anche per contrastare depressione ed insonnia, il peperoncino piccante rilascia ossitocina, ovvero una sostanza che aiuta a conciliare il nostro sonno. È inoltre un valido protettore per l’apparato gastrointestinale contro malattie e putrefazioni, grazie alla sua azione disinfettante e antifermentativa. A suo modo, riesce a contrastare l’arteriosclerosi, in quanto con la sua funzione vasodilatatrice, riesce a mantenere elastiche e pulite le arterie.
Gli utilizzi del peperoncino piccante
Le numerose proprietà del peperoncino piccante lo rendono un prodotto dai più svariati utilizzi. Alimento perfetto in cucina, può essere mangiato tranquillamente, anche ogni giorno, sia cotto che crudo, al naturale: l’importante, come al solito, è non esagerare. Si stima che la dose consentita sia tra gli 0,3 grammi e 1 grammo al dì per persona, ma è assolutamente soggettivo. Molto diffuso già nell’antichità, insieme al sale, il peperoncino piccante è uno dei condimenti più amati in cucina dagli italiani. Un pizzico, diluito in una tazza con camomilla calda con po’ di miele, è un digestivo naturale, assolutamente efficace. Da provare un’ottima variante realizzata mettendo in infusione la polvere del peperoncino piccante nell’alcool insieme alla buccia di cedro. Per chi, invece, ha voglia di dolcezza mixata con un retrogusto singolare, ci sono i vari gusti di cioccolato al peperoncino, dal sapore molto intenso.
Il peperoncino piccante è una spezia estremamente versatile: i suoi estratti sono utilizzati anche nel settore della bellezza e del make-up. La capsaicina, infatti, riesce anche a prevenire la caduta dei capelli ed è anche un ottimo alleato di bellezza. Grazie ai suoi principi attivi, il peperoncino piccante viene adoperato per finalità cosmetiche sin dai tempi più antichi e, ad oggi questa “tradizione”, si tramanda di generazione in generazione. Grazie alle sue molteplici proprietà benefiche si realizzano creme ricche di vitamina C ed E, particolarmente utili per preservare la nostra pelle e con notevoli caratteristiche antiossidanti e rigeneranti: queste creme aiutano il ricambio cellulare dell’epidermide svolgendo anche una spiccata azione anti-age.
Numerosi, poi, sono gli shampoo e le lozioni a base di peperoncino in vendita tra gli scaffali dei centri commerciali o in erboristeria. La ormai famosa caspaicina ha “magici” poteri vasodilatatori, che favorisco la ricrescita del cuoio capelluto: essa, se applicata con parsimonia in zone ben localizzate, aiuta a contrastare l’alopecia, donando forza e lucentezza, migliorandone l’aspetto dei capelli.
Il peperoncino piccante è utilizzato anche nella produzione di creme anticellulite, poiché stimola la circolazione sanguigna ed è utile nel trattamento degli inestetismi cutanei come la fastidiosissima pelle a buccia d’arancia.
Il peperoncino piccante è, ovviamente, conosciuto in tutto il mondo, soprattutto per le sue proprietà afrodisiache che sviluppano sensazioni ed emozioni particolari. Se assunto, il peperoncino piccante può provocare l’irritazione delle mucose (comprese quelle genitali) e la vasodilatazione dei tessuti erettili che si trovano nel pene e nel clitoride. Ed è per questo motivo che il peperoncino piccante è considerato una valida alternativa naturale al viagra, famosissima pillolina blu, che “soccorre” i maschietti in caso di problemi di disfunzione erettile.
Peperoncino piccante: le controindicazioni e gli effetti collaterali
Quando “esageriamo” con il peperoncino piccante, siamo assaliti da una forte sentore di bruciore, che può essere arginato facilmente con l’assunzione di latte o latticini, perché contengono una sostanza, la caseina, che è capace di bloccarne e “spegnerne” il fastidio.
Il peperoncino non ha molte controindicazioni, a meno che lo si usi in dosi moderate. Deve, però, essere assolutamente evitato dalle donne durante la gravidanza e durante l’allattamento.
In linea di massima, se ne sconsiglia l’uso anche in presenza di cistite, gastrite e candida, perché tende ad infiammare le mucose. Da tenere fuori dalla portata dei soggetti allergici, perché concausa di sfoghi cutanei ed irritazioni sulla pelle. Non usare in caso d’infezioni orali, ulcera o malattie croniche dell’intestino.
In conclusione, se a tavola vogliamo mangiare con più gusto, possiamo farlo tranquillamente, senza crearci troppi problemi, perché il peperoncino fa più che bene alla nostra salute.
fonte:salutebenessere.tv(Ivana)
STRISCIA FUMETTO
... LA NATURA SULL'ISOLA ...
Ma eccoci alla regina di tutti gli uccelli,
alla terribile e maestosa aquila,
i cui occhi, dicesi, sostengono,
senza restarne abbagliati, lo splendore del sole.
(Ida Baccini)Aquila reale
L'aquila reale è un uccello appartenente alla famiglia degli Accipitridi. Essendo la specie più comune, è diventato il rapace per antonomasia è chiamata semplicemente aquila. E'uno dei più potenti uccelli rapaci del mondo; la robusta struttura le consente di attaccare con successo prede spesso più pesanti di lei e nonostante la mole imponente possiede un volo assai agile.
Un tempo l'aquila reale viveva nelle zone temperate dell'Europa, nella parte nord dell'Asia, nel nord America, nord Africa e Giappone. In molte di queste regioni l'aquila è oggi presente solamente sui rilievi montuosi, ma nei secoli passati nidificava anche nelle pianure e nelle foreste. È assente in Islanda e Irlanda.
Può raggiungere dai 74 - 87 cm di dimensioni, la sua coda misura dai 26 ai 33 cm, ha un'apertura alare di 203-240 cm.
Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg e la femmina è circa più grande del maschio del 20%.
L'aquila è di color bruno castano nella parte superiore, con penne e piume copritrici più pallide, la testa assume un color castano dorato a cui fa riferimento il suo secondo nome "chrysaetos", che in greco vuol dire "aquila d'oro".
Il colore delle piume varia a seconda dell'età e un diventa esemplare adulto a 5 anni di vita. Il pulcino è ricoperto da un fitto piumino biancastro e quando inizia a volare ha un piumaggio bruno nerastro con evidenti macchie bianche a semiluna al centro delle ali e coda bianca bordata di nero.
Ha colonizzato un ampio areale sia in Eurasia, sia in Nord america. In Italia è presente su tutte le più importanti catene montuose. La regolazione della densità dei rapaci avviene in modo complesso ed efficienti, riuscendo a stabilizzare le specie intorno ai livelli compatibili con le risorse localmente fruibili. Un territorio frequentato da una coppia di Aquile reali è solitamente composto da un sito di nidificazione con pareti rocciose che possano ospitare i nidi e da una serie di territori di caccia. I nidi di trovano intorno ai 1700-2200 m. Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale, una volta formata la coppia e conquistato un territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni, sulle pareti a picco dei dirupi o, più raramente, fra i rami degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di anno in anno, quello che sembra il più adatto...storia, miti e leggende..
La parola Aquila evoca immagini che parlano di vette, di cielo, di altezze, di infinito. Nell'etimologia il termine greco αετος si ricollega a qualcosa di così elevato da non poter essere raggiunto dall'uomo.
La tradizione classica voleva che l'aquila fosse l'unico animale capace di fissare il sole e, di conseguenza, l'unica ad avere la possibilità di contemplare ed assimilare direttamente la luce della conoscenza.
Nella mitologia greca, l'aquila era sacra a Giove e lo avrebbe aiutato in modo risolutivo nella guerra da lui condotta contro il padre Saturno, mitico divoratore dei propri figli. Ma Saturno è anche Kronos, il Tempo che inesorabilmente distrugge e
travolge uomini e cose; la vittoria di Giove conferisce al sacro uccello una connotazione di immortalità che le
consente di superare i limiti temporali e di svettare verso l'eterno. L'aquila è presente, anche nel mito greco di Prometeo dove ogni notte un'aquila, messaggera di Zeus, gli rodeva il fegato, sede, insieme al cuore, dei principi vitali. Ma il fegato martoriato e distrutto ricresceva durante il giorno. Un racconto diffuso nei territori greci del Peloponneso, affermava che l’Aquila era l’unico uccello capace di volare dal mondo materiale a quello soprannaturale. Esso avrebbe divorato il corpo degli eroi moribondi per rifarne il corpo nel proprio ventre, prima di rimetterli di nuovo nel mondo.
Nell'antica Roma, l'aquila venne per la prima volta consacrata da Caio Mario, come insegna militare della legione, come ricordo di epiche guerre che egli combatté, vincitore, contro i Cimbri e i Teutoni nel II secolo a.C. La storia di Roma coincide con quella dell'aquila dalle sacre penne, dalle origini leggendarie, arriva fino al genio militare di
Cesare, alla missione di pace di Augusto, all'epopea di Carlo Magno, imprese, cui Cristo conferì il sigillo della legittimità nei momenti culminanti della sua missione terrena. Con la divisione dell'Impero in due parti decretata dall'imperatore romano Teodosio per i suoi figli, l'emblema dell'aquila romana fu raffigurata con un unico corpo con a due teste che rappresentavano l'oriente e l'occidente.
Con Carlo Magno, capo militare di enorme carisma, "defensor Christianae fidei" e consacrato da papa Leone III "imperatore dei romani" nella mitica notte di Natale dell'anno 800, l'Aquila divenne simbolo del Sacro Romano Impero da lui fondato, espressione di un dominio militare di dimensioni europee, cui per la prima volta l'autorità morale della Chiesa dava il riconoscimento ufficiale e l'appoggio.
In alcune opere d’arte del primo Medioevo, è visibile l’identificazione dell’Aquila con lo stesso Cristo, del quale ne rappresenta l’ascensione al cielo e la regalità suprema. I mistici medievali usarono il concetto d’Aquila per evocare la visione di Dio, paragonando la loro preghiera alle ali dell’uccello regale. Nel Medioevo l’Aquila fu equiparata al leone, da cui la sua evoluzione nel Grifone. Il testo dello Pseudo Dionigi, molto dalla Scolastica religiosa del Medioevo, riporta che “la figura dell’aquila indica la regalità angelica, la tensione degli angeli verso le cime divine. Il vigore dello sguardo verso la contemplazione di Dio, del sole che moltiplica i suoi raggi nello spirito.”
Nell’iconografia del periodo, le sommità delle colonne e gli obelischi furono spesso sormontati dall’immagine di un’Aquila, a significare la potenza spirituale più elevata, la sovranità, l’eroismo e, in generale, ogni virtù trascendente.
Nell'identificazione dell'aquila con la Giustizia, Dante è esplicito nel VI canto del Paradiso, quando, nel condannare i Ghibellini che si appropriano indebitamente del "sacrosanto segno" per farne un'insegna del loro partito, sfogare i loro odi e compiere le proprie vendette, immiserendone bassamente il valore e la funzione."Faccian li Ghibellin, faccian lor arte
sotto altro segno, ché mal segue quello
sempre chi la giustizia e lui diparte"
(Par. VI, vv. 103-105)
Nell'Ottocento, Napoleone sostituì il tradizionale simbolo del Gallo con quello dell'Aquila come emblema della Francia, e
lo zar Pietro I, quando nel 1721 si fece incoronare imperatore, adottò come emblema l'Aquila bicipite, le cui teste guardano rispettivamente al passato e al futuro, fondendo i due aspetti in quello dell'Eternità.
La valorizzazione dell'aquila avvenne anche nella Chiesa cattolica, che la definì un simbolo di spiritualità (l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni). La sua strumentalizzazione nel corso della storia l'ha portata paradossalmente ad essere vista da alcuni come un'immagine negativa, in quanto utilizzata come simbolo dagli stati totalitari che devastarono l'Europa nel '900. Fu poi spesso ripresa da tutte le nazioni che emulavano l'immagine di del potere; fu utilizzata dagli stati dell'Europa dell'est, da Hitler, da Mussolini e infine dagli USA.
Presso gli Irochesi una popolazione di nativi americani, Oshadagea, la “grande Aquila della rugiada”, è al servizio del dio del Tuono, Hino. Porta sulle spalle un lago di rugiada, con la quale innaffia regolarmente la terra, per permettere alla natura di proseguire la sua opera, anche dopo essere stata attaccata dagli spiriti maligni. Animale psicopompo, accompagna le anime nel loro viaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti. È anche un uccello augurale, di cui gli antichi interpretavano il volo. La piuma dell’Aquila è per gli Indiani simbolo di potere e conoscenza, che richiama al rapporto simbiotico con la Natura e i cicli del tempo lunare. Il fischietto d’osso e il mitico casco di penne d’Aquila, il leggendario “War bonnet”, indicativo del massimo riconoscimento a cui loro aspiravano, erano usati nella propiziatoria e spesso sciamanica, “danza del sole”, comune a molte etnie pellerossa, azteche e perfino nipponiche...una leggenda..
Nel tempo più lontano che ci sia, quando non era apparso ancora il sole, né la luna, né le stelle, né la terra, quando non c’era che l’aria, immensa, infinita, e al di sotto di lei non c’era che il mare, infinito anch’esso ed immenso, la bella Fata della Natura, la figlia dell’aria, si stancò di tanta monotonia.
Scese giù dalla sua casa tutta azzurra ed incominciò a vagare sul mare; sfiorando con i piedi l’acqua chiara giocava con la spuma e con gli spruzzi salsi, scivolava sulle creste dei marosi ed intrecciava corone d’alghe per la sua testa bionda.
Ma poi anche di questo si stancò; si adagiò quindi sulle onde, posò il capo sulla spuma bianca e lasciò che i capelli si sciogliessero e galleggiassero tutt’intorno al suo viso. Un dolce sonno la prese, mentre il mare la cullava e la trasportava lievemente di qua, di là, piano piano, senza svegliarla.
Quand’ecco un’aquila enorme apparve nel cielo, venuta da chissà dove, da quali misteriosi confini dell’aria. Era stanca, cercava un luogo dove posarsi; agitava le ali, spossata, e a quel battito di penne la Dea si svegliò. Aprì i suoi grandi occhi azzurri, sollevò lentamente un ginocchio fuori dalle acque e l’aquila discese, squassando le pesanti ali in un ultimo sforzo e vi si posò.
A lungo la Fata e l’aquila furono sballottate dalle onde. Sul ginocchio della Dea l’uccello fece il suo nido, e vi depose sei uova d’oro e un uovo di ferro, e le covò.
Al quarto giorno il calore delle uova divenne così forte che la Dea non poté più sopportato. Si mosse di colpo ed ecco che le uova rotolarono le une contro le altre e s’infransero. L’aquila con un grido distese le larghe ali e s’innalzò nell’aria.
Ma una cosa meravigliosa accadde allora, nell’infinito universo. Il guscio delle uova d’oro s’ingrandì, si distese, formò la volta del cielo e la superficie ricurva della terra: i rossi tuorli formarono gli astri, il sole, la luna, le stelle, i piccoli frammenti neri dell’uovo di ferro si convertirono in nubi e corsero rapide sui mari.
E il mondo sorse così, per caso, mentre la Dea risplendeva nell’immensità del creato.
Poi essa si sollevò dalle acque, toccò con le agili dita la terra molle e formò i seni e le baie, calcò con i piedi il suolo d’argilla e formò i monti e le valli, si adagiò al sole e con le braccia distese formò le vaste pianure. E là, dove la Dea aveva posato il capo, i capelli grondanti formarono laghi e fiumi e cascate d’argento.
E dove la Fata aveva poggiato i piedi divini, sorse una ghirlanda d’isole brune. Così nacque la Finlandia, la strana terra dai quarantamila occhi azzurri, incoronata d’isole e di scogli. (https://giardinodellefate.wordpress.com)(Gabry)
POESIE DI STAGIONE
LUGLIO
I mesi dell'estate
.... Giugno , Luglio, Agosto.
Sono nudi come l'aria
ma ciascuno porta un suo fregio,
l'uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria;
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti,
spighe il terzo barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi campagnoli.
(Diego Valeri)
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Buon Mercoledì, un abbraccio a tutti.
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Buon Giovedì, un abbraccio a tutti.
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Buon Venerdì, un abbraccio a tutti.
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Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
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bok sorellone mio e a tutti isolani,pusaaaaaa . -
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Buona Domenica, un abbraccio a tutti.
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Buon Lunedì, buon inizio settimana e buon Agosto.
Un abbraccio a tutti.
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Buon Martedì, un abbraccio a tutti.
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Buon Mercoledì, un abbraccio a tutti.
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Bok sorellone mio e a tutti isolani,pusaaa . -
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Buon Venerdì, un abbraccio a tutti.
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Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
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Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
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