-
.
BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …
Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 029 (18 Luglio – 24 Luglio 2016)
BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …
Lunedì, 18 Luglio 2016
S. CALOGERO, S. FEDERICO V.
-------------------------------------------------
Settimana n. 29
Giorni dall'inizio dell'anno: 200/166
-------------------------------------------------
A Roma il sole sorge alle 04:52 e tramonta alle 19:40 (ora solare)
A Milano il sole sorge alle 04:52 e tramonta alle 20:06 (ora solare)
Luna: 3.29 (tram.) 18.21 (lev.)
--------------------------------------------------
Proverbio del giorno:
Dio manda il freddo secondo i panni
--------------------------------------------------
Aforisma del giorno:
Se colpisci un bambino, bada di farlo quando sei arrabbiato, anche a costo di storpiarlo
per tutta la vita: uno schiaffo a sangue freddo non può, né dovrebbe, essere perdonato.
(George Bernard Shaw)RIFLESSIONI
... ANGURIA-COCOMERO …
... Marco aveva sei anni, ed era in vacanza dai nonni in campagna.
Gli piaceva tantissimo zappettare nell'orto, raccogliere i pomodori, tagliare l'insalatina.
Ma la cosa che lo affascinava di più era veder crescere e maturare i cocomeri.
Erano pochi, una decina, ma grandi e turgidi, e aspettava con ansia il momento in cui sarebbero comparsi a merenda sotto forma di fette rosse e gocciolanti.
Le mangiava in calzoncini, tuffandoci la faccia e scolandosi addosso quel succo profumato e appiccicoso che sapeva di estate, e poi correva sotto il getto dell'irrigatore per sciacquarsi.
Poi andava a leggere fumetti appollaiato tra i rami del fico.
Leggeva Topolino, di solito. Ma fu il giorno in cui gli capitò in mano anche un libriccino dei Peanuts di proprietà dello zio che scoprì il Grande Cocomero. Quello che un fiducioso Linus attendeva invano da sempre.
Era la vigilia di San Giovanni, la notte dei fuochi. E Marco pensò fosse quella giusta.
Quando, dopo i festeggiamenti intorno ai falò, tutti se ne andarono a dormire, lui sgattaiolò nell'orto, e si mise ad aspettare.
Lo trovarono lì, la mattina dopo, addormentato abbracciato a un cocomero, il visino sporco di terra rigato da lacrime secche.
''Non è venuto, nonno. Ma perché? Tu sei sempre sincero, e anch'io..''
Lo zio Mario ci mise un po' a spiegargli che i cocomeri in realtà erano zucche, e che la stagione era quella sbagliata, e che quelle cose succedevano solo in America.
In braccio al nonno, la testa che ciondolava, Marco disse solo ''io da grande voglio andarci, in America''. E si riaddormentò.
(Gea)
… Estate, vestiti colorati, leggeri svolazzanti. Estate, mare per chi ama il caldo, i tuffi in mare e le spiagge assolate. Estate, montagna, per chi invece fugge dal caldo cercando, tra paesaggi e silenziosi angoli, un po’ di refrigerio e di tranquillità. Estate fatta di simboli, oggetti, luoghi oppure cibo. Estate = Cocomero o anguria o melone, come meglio siete abituati a chiamarlo. Credo che una fetta di anguria l’abbiamo mangiata almeno una volta nella vita. Colorata, rinfrescante uno dei simboli dell’estate che maggiormente amo … Buon Luglio amici miei … (Claudio)
Il cocomero
Il cocomero bianco rosso e verde
l'ho amato, bimbo, nei barconi quando
lo recavano in Istria a vele aperte,
assumendo il mio stesso avo il comando.
Pianta, strisciando giu per la grillaia
ti contorcevi nel mutarti in frutto,
e il bimbo ti vedeva anche dall'aia
per riportarti nella scia del flutto.
Il trabàccolo aveva la sua pena
come la maggior vela un rosso cuore:
Gesu Cristo, in due nomi: Salvatore
era l'avo e sua sposa Nazzarena.
Il cocomero allora era l'Italia
co' suoi colori bianco rosso e verde. ..
E quanto a me, tornavo ora da balia
con la coccarda bianca rossa e verde.
Oh tempi ancora strani, ancora baldi,
oh i piu bei giorni della nostra vita
quando si ricordava Garibaldi
che viene a noi con la morente Anita.
Egli è fuggiasco, egli ha tutto donato,
tutto perduto ed or la donna perde.
La donna ha sete e non le sarà dato
che un cocomero bianco rosso e verde..
(Marino Moretti)CAREZZE AL RISVEGLIO
... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
(Claudio)
POESIE A TEMA
Poesie e racconti sulla Estate …
Il papavero orgoglioso
In mezzo al biondo grano
spiccava da lontano.
Il vento lo cullava...
lui si pavoneggiava.
La corolla scarlatta
di seta parea fatta,
come lieve vestina
di gaia ballerina.
« Del campo sono il re!
Qual fior simile a me?
Tu umile pianticella
sei troppo miserella! ».
Rispose il fiordaliso
con tremulo sorriso:
« È modesto il mio stelo
ma guardo sempre il cielo.
Il desiderio mio
è lodare il buon Dio ».
I Il papavero con boria
i disse: «lo vo' la gloria! ».
In quella. una ventata...
La corolla è strappata.
E ogni petalo vano
si disperde lontano.
Finì la breve vita:
la superbia è punita.
Il fior modesto, invece,
più degna fine fece;
un bimbo tutto in riso
raccolse il fiordaliso;
e sull'altar di Dio
depose il fiore pio.
(L. A. Carini)
FAVOLE PER LA NINNA NANNA …
Gino, ZimZim e la casa dei sogni
C’era una volta in una casina abbandonata un topino di nome Gino dai baffi lunghi e il pelo nero nero.
Gino se ne stava tutto il giorno a guardare la tv, rosicchiava mobili e non poteva essere più felice, perché aveva trovato finalmente la casa dei suoi sogni. La quiete però non durò a lungo, una mattina mentre squittiva una delle sue canzoni preferite Gino avvertì un rumore dalla cucina, poi dei passi in fondo al corridoio ed ancora delle voci, il cuore gli balzò presto in gola ed andò a nascondersi.
Con tutto il fracasso che facevano i nuovi inquilini il topino si sentiva triste e non poteva più uscire dalla sua tana.
Una notte mentre tutti dormivano la zanzara Zim Zim sentì piangere il topino, che nel frattempo si diceva: “Povero me, non potrò più squittire, rosicchiare mobili o saltare sulle pareti”.
La zanzara premurosa disse: “Non preoccuparti, ti aiuterò io”.
I gatti randagi appropriandosi della casa avevano preparato trappole per topi ed avevano già inquinato l’aria per far morire zanzare ed insetti.
Zim Zim e Gino escogitarono un piano, la mattina seguente andarono alla ricerca di uno sciame d’api in grado di farli scappare via.
La sera quando tutti erano intenti a dormire, le api invasero tutte le stanze dalla soffitta fino al giardino.
Ai gatti ed ai suoi amici non rimase che correre via il più in fretta possibile. Il topino Gino e la zanzara Zim Zim felici della loro impresa ripresero le loro vite nella casa dei sogni.
(Maria Teresa La Porta)
ATTUALITA’
Pronto R1, il robot che entrerà nelle case.
Progettato dall'Iit, per essere prodotto su larga scala. Si chiama R1 il robot destinato alla produzione industriale su larga scala per entrare nelle case per lavorare al fianco dell'uomo. Progettato dal gruppo di Giorgio Metta, nell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), R1 è fatto per il 50% di un materiale economico come la plastica, è alto 125 centimetri e può 'allungarsi' fino a 140, magari per afferrare un oggetto su una mensola con le mani a forma di pinza e rivestite di pelle artificiale; non ha gambe ma ruote, ha un corpo bianco e slanciato e la sua faccia è un display scuro che può assumere espressioni stilizzate, come un emoticon.
Il robot per la casa, rileva l'Iit, , costerà inizialmente come una piccola automobile e in futuro, come prodotto sul mercato, poche migliaia di euro.
Il nome completo del robot domestico è R1-your personal humanoid ed entro il 2017 il è in programma la messa a punto del modello di produzione e commercializzazione su larga scala, la cui produzione è legata al coinvolgimento di investitori privati.
Della squadra dell'Iit che lo ha progettato fanno parte 22 giovani ricercatori e tecnici guidati da Giorgio Metta, il 'papà' di iCub, e un gruppo di designer e esperti di entertainment e illustratori di Milano e Barcellona.
Pesante circa 50 chilogrammi, R1 e è realizzato per il 50% in plastica e per il 50% in fibra di carbonio e metallo. E' il 'fratellino' del famoso iCub, il robot umanoide con il volto di un bambino utilizzato per la ricerca in molti laboratori di robotica di tutto il mondo ed è stato concepito per lavorare nelle case. Potrebbe anche essere utilizzato negli ospedali.
R1 è unico nel suo genere: hardware e software sono stati sviluppati insieme ed è stato progettato 'su misura' per poter interagire con l'uomo nel modo più produttivo, senza suscitare ansia o paure. Anche il suo corpo è frutto della collaborazione con un gruppo di psicologi.
(Ansa)
Al via 'Floranet Life', progetto per salvare 7 fiori rari.
Presenti nei Parchi Abruzzo Appenninico in pericolo d'estinzione. Conservazione nel proprio ambiente, riduzione dell'impatto turistico e una campagna di sensibilizzazione. Da oggi sette fiori in pericolo di estinzione dell'Appenino hanno un alleato in più: è il progetto "Floranet Life" per la salvaguardia e la valorizzazione di sette specie vegetali rare, dal Giaggiolo della Marsica all'Astragalo Aquilano, presenti nei Parchi Naturali dell'Abruzzo Appenninico.
Lo comunica Legambiente tra i partner del progetto, cofinanziato tramite lo strumento LIFE della Commissione Europea, insieme al Parco Nazionale della Majella che ne è il capofila, al Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, al Parco Naturale Regionale Sirente Velino e all'Università di Camerino.
I lavori di 'salvaguardia' si svolgeranno nelle aree Natura 2000 dei tre Parchi dell'Appennino centrale: Majella, Abruzzo e Sirente Velino. Le specie, di interesse comunitario (Direttiva Habitat (92/43/CEE), al centro del progetto oltre al Giaggiolo della Marsica (Iris marsica) e all'Astragalo Aquilano (Astragalus aquilanus) sono: "Scarpetta di Venere" (Cypripedium calceolus); "Adonide Ricurva" (Adonis distorta); "Androsace di Matilde" (Androsace mathildae); "Serratula" con foglie di erba-sega (Klasea lycopifolia); "Senecione" dell'isola di Gotland (Jacobaea vulgaris subsp.gotlandica). Oremo Di Nino, direttore del Parco Nazionale della Majella e responsabile del progetto, ricordando che "si tratta del primo progetto life sulle specie vegetali di Direttiva" nell'Appennino abruzzese spiega che "l'iniziativa rappresenta un concreto passo per la salvaguardia della biodiversità vegetale in Abruzzo, regione verde d'Europa".
Tra le attività sono previste analisi dei processi di germinazione del germoplasma (i semi) delle specie bersaglio, raccolti nei siti dei parchi della regione Abruzzo e nell'ambiente circostante, una riorganizzazione dei flussi turistici vicino ai siti di crescita e attività di formazione nelle scuole, realizzando aiuole con le specie interessate.
(Ansa)
Al via Cantiere d'arte di Montepulciano, Tra natura e tecnologia.
Dedica ricordi a Hans Werne Henze. Si è aperto il quarantunesimo Cantiere Internazionale d'Arte che quest'anno si è dato un tema musicalmente particolare ''Tra natura e tecnologia'', per interrogarsi in che punto siamo noi uomini oggi tra questi due poli, come spiega il direttore artistico Roland Boer, e tra gli eventi più originali è previsto domani sera ''Suoni Stampati Suoni Impressi'', performance allestita presso la Tipografia Madonna delle Querce di Montepulciano, con i tipografi diventano musicisti con le loro vecchie macchine da stampa che interagiscono con un quartetto di ottoni Free Chamber Brass, che ideato e esegue l'evento. Alle ritmiche ostinate delle rotative si accompagnano i suoni improvvisati di trombe, flicorni, corni e tromboni per un concerto inedito: ''La tipografia è il luogo dove si replica il pensiero - spiegano gli autori - e questo processo produce rumore, un rumore che talvolta può essere breve e intenso, talvolta denso, continuo e assordante. La presenza della musica, dei suoni, è allo stesso tempo un collante, un elemento conciliante e una finestra verso la peculiare raffinatezza del pensiero umano. Ogni momento è un momento creativo ed espressivo, la performance sarà la sintesi di un percorso artistico, nel momento in cui accade, un continuum musicale fra improvvisazione e composizione''.
Al centro della manifestazione quest'anno un ricordo del compositore Hans Werner Henze, suo fondatore e creatore scomparso nel 2012 e che avrebbe compiuto quest'anno novanta anni. Tra le altre cose sarà riprposta anche la sua celebre favola in musica ''Pollicino'', nata proprio per Montepulciano nel 1980 e che avrà questa volta la regia di Marina Bianchi il 29, 30 e 31 luglio. Sabato 23 invece sarà al volta del balletto di Henze ''L'usignolo dell'imperatore'' eseguito dall' RNCM-Royal Northern College of Music di Manchester Ensemble diretto da Alessandro Ferrari, con Gioele Del Santo primo ballerino e coreografie e costumi di Maria Stella Poggioni. Altro appuntamento di rilievo sabato 22 luglio, il ''Dido e Aeneas'' di Purcell in un allestimento di quest'opera mitologica pensato per lo stupendo Tempio rinascimentale di San Biagio, ai piedi del colle di Montepulciano, che avrà la regia di Michael Kerstan pensata per coinvolgere e immergere lo spettatore i n modo totalizzante nei suoni dei solisti, del coro e dell'orchestra Modus Ensemble guidata da Mauro Marchetti.
Ad aprire il cartellone è stata il 15 e 16 luglio la prima assoluta al Teatro Poliziano di ''Icarus'', un'opera commissionata dal Cantiere a David Blake (che festeggia gli 80 anni) e Keith Warner (che firma ance la regia) e che vedrà sul podio lo stesso Boer con la Rncm Chamber Orchestra, cui seguirà un recital del soprano Susan Bullock su arie sempre di Blake e Warner. Stessa orchestra e direttore per il concerto di chiusura in piazza con musiche di Beethoven, Honnegger e altri. Per le vie del centro storico di Montepulciano sino al 31 luglio vive l'allestimento di ''Reincarnazioni'', esposizione di sculture realizzate con materiali di recupero dal senese Gianni Fanello, che con lamiere saldate, rame levigato e pezzetti di metallo compone piante bizzarre ed eccentrici animali. Il Cantiere è sostenuto da Comune di Montepulciano, MiBACT, Regione Toscana, Banca Valdichiana, Conad, Consorzio Nobile di Montepulciano, Terme di Montepulciano, Estra, Cantine Contucci.
(Ansa)ANDIAMO AL CINEMA!!!!
Un mercoledì di maggio
Un film di Vahid Jalilvand. Con Niki Karimi, Amir Aghaei, Shahrokh Foroutanian, Vahid Jalilvand, Borzou Arjmand.
Vahid Jalilvand riesce a conferire ai suoi personaggi una statura umana quanto simbolica, senza cadere nella predica fine a se stessa.
Marco Chiani
Su un quotidiano di Teheran appare uno strano annuncio: un uomo di nome Jalal vuole donare una grossa somma di denaro ad un bisognoso. Intanto che la polizia cerca di tenere a bada la folla desiderosa di ricevere il premio, conosciamo le precarie condizioni di vita di due donne: Leila, ex fidanzata di Jalal, ha bisogno di quei soldi per pagare le cure del marito gravemente malato mentre Setareh, una giovane sposata all'insaputa dei suoi tutori, con la stessa somma potrebbe far rilasciare il compagno ingiustamente detenuto in carcere.
La fiducia nell'uomo che, vedendosi nei bisogni dell'altro, tenta di alleviarne le sofferenze è il tema di un film in cui la critica sociale si mescola ad un discorso tanto vasto da sembrare eccessivamente teorico. In due parole, Un mercoledì di maggio è un chiaro invito a fare, ad impegnarsi per superare le mancanze di un ordinamento statale e di una struttura culturale che negano o sono incapaci di assistere e di dare libertà.
Con un pizzico di furberia e una certa scioltezza di racconto, Vahid Jalilvand riesce quasi sempre a conferire ai suoi personaggi una statura umana quanto simbolica, senza cadere nella predica fine a se stessa: un po' meno, in realtà, gli riesce con Jalal, differentemente dalle due donne, più imparentato con una qualità morale tout court che con il respiro di un uomo vero. Ma il sapore dell'allegoria sofferta, alla lunga, si fa sentire ed ingolfa il ritmo di un lavoro troppo alla ricerca di situazioni significative e di caratteri esemplari per dimostrare la sua tesi sulla "social catena". Difatti, più che i percorsi dei tre personaggi principali, tamponati da quello sguardo tipico del cinema iraniano contemporaneo, viene a galla un sentire morale che si riflette sulla descrizione di una contingenza storica e geografica precisa eppure universale. Ognuna delle persone che aspetta sotto all'ufficio di Jalal, del resto, è latrice di una vicenda di ingiustizia o di un bisogno, e potrebbe essere in quello stesso momento e in quel luogo così come in qualsiasi altro.
Ancora un cinema di donne, di storie private che si aprono al pubblico riuscendo invero a rivelarlo fino in fondo, quello di Vahid Jalilvand fa tesoro di situazioni già ampiamente sfruttate dai film di illustri connazionali, spingendo di più sulla partecipazione sentimentale che sul realismo fenomenologico. Peccato che la parte finale, dedicata a Jalal e alle sue motivazioni, sia sfibrata e inadatta a chiudere degnamente il cerchio.(Lussy)
... CURIOSANDO E RACCONTANDO …
UN LIBRO...UN AUTORE
“Dove c’è dolore c’è anche rimedio,
dove c’è solitudine possono nascere nuove amicizie;
dove c’è rifiuto, si può trovare di nuovo l’amore.”Innamorarsi. Istruzioni per l'uso
di Cecilia Ahern
Christine ha trentatré anni, una faticosa rottura sentimentale in corso, qualche difficoltà sul lavoro e un’abnorme fiducia nei consigli dei manuali di autoaiuto. Ma quando sull’Ha’penny Bridge di Dublino, una sera d’inverno, vede un uomo disperato sul punto di buttarsi nel fiume Liffey, le tocca mettere da parte le proprie insicurezze e affrontare quelle altrui. Perché quella notte, nei confronti dello sconosciuto che vuole farla finita, ha una reazione istintiva, e senza neanche sapere come si trova a stringere con lui un patto folle. Il bellissimo Adam accetta di vivere fino al trentacinquesimo compleanno, e Christine ha solo due settimane di tempo per dimostrargli che non è mai troppo tardi per potersi innamorare ancora. Della vita, e forse non solo. Tra ex fidanzate che rivogliono quello che hanno perso e segreti di famiglia rivelati dopo anni, lacrime di commozione e abbracci che comunicano quello che a parole non si riesce a dire, vivremo assieme a Christine le due settimane più inaspettate ed emozionanti della sua vita. E ogni volta che lei avrà addosso lo sguardo blu ghiaccio di Adam, sentiremo il nostro cuore battere forte assieme al suo.“Dove saremmo senza i domani? Ci resterebbero solo gli oggi. E se dovesse succedere questo con te, vorrei che il giorno più lungo fosse oggi. Riempirei il giorno di te facendo tutto ciò che amo. Potremmo ridere, parlare, ascoltare e imparare, e amare, amare, amare. Farei in modo che tutti i giorni fossero oggi e li passerei tutti con te, e non mi preoccuperei mai del domani, di quando non sarò con te. E quando arriverà per noi il temuto domani, sappi per favore che non volevo lasciarti, o essere lasciata indietro, e che ogni singolo istante passato con te è stato il più bello della mia vita.”
..recensione..
Sono convinta che ognuno di noi ha già un destino prestabilito fin da quando nasce. Possiamo ribellarci, far finta di nulla, ma poi lui prepoten-
temente si presenta e a noi non resta altro che piegarci alla sua volontà. Per quanto riguarda Adam, penso che questo sia ciò che lo riguarda. Prendere atto che la vita non è quella che si è sempre pensato fosse, o potesse essere, ma accettare che qualcosa di nuovo, nel suo caso specifico ciò che non si è mai voluto, sia il suo futuro. Una variazione che non è disposto ad accettare ma che invece lo porterà a vedere la vita in modo diverso.
Christine è un’anima che in un momento di cambiamento definitivo della sua esistenza si ritroverà ad essere nel posto giusto al momento giusto (la penso proprio così, non ho sbagliato a scrivere!). Queste coincidenze le permetteranno, sicuramente di aiutare gli altri, ma soprattutto di fare un’attenta valutazione di se stessa.
Affrontare il suo passato, le sue scelte, mettersi a volte in stand by per assistere gli altri, essere sempre disposti a sostenere gli amici in caso di bisogno, essere disposte a esporsi per salvare qualcuno. Ma alla fine chi protegge chi? Ci sono domande che troveranno risposte nel mentre della lettura. Due per me fondamentali. Perché si ritrova in quei posti a tarda notte? Cosa la spinge ad affrontare quelle persone mai viste prima?
Tra calcoli di probabilità e manuali d’istruzione si alterneranno momenti drammatici, in cui è necessario chiedere aiuto e aggrapparsi a qualcuno che non si conosce ma che improvvisamente comprende il proprio dolore, le proprie paure, le proprie sconfitte, a momenti di condivisione delle proprie aspettative e di ciò che si è realmente, a quelli divertenti in cui è impossibile non ridere, per arrivare a quelli infinitamente romantici.
La Ahern come autrice ha una delicatezza nel narrare temi delicati che non infastidiscono la lettura ma anzi la rendono particolarmente affascinante, arrivandoti dritta al cuore. Un viaggio introspettivo, con un tocco di puro romanticismo che l’ha reso ancora più bello. Per nulla scontato sono riuscita dalle parole a fantasticare d’immaginazione e dare “vita” a ciò che accadeva. (http://crazyforromance.blogspot.it/)
CECELIA AHERN è nata a Dublino nel 1981 e ha scritto a soli ventun anni il suo primo romanzo, P.S. I love you, che ha ottenuto uno straordinario successo internazionale e da cui è stato tratto l’omonimo film con Hilary Swank. Da allora Cecelia non ha mai smesso di scrivere. I suoi romanzi, tutti bestseller, sono disponibili nel catalogo BUR: P.S. I love you, Scrivimi ancora, Se tu mi vedessi ora, Un posto chiamato Qui, Grazie dei ricordi, Il dono, Il libro del domani, Cose che avrei preferito non dire e I cento nomi.(Gabry)
Le canzoni dell'estate degli anni 78/84
La musica del cuore
foto:significatocanzoni.it
Renato Zero - Triangolo
Triangolo/Sesso o esse è un singolo di Renato Zero pubblicato nel 1979 dalla RCA Italiana - Zerolandia in formato 7", estratto dall'album Zerolandia.
Triangolo è una delle più celebri canzoni del cantautore italiano. Il brano deve la sua notorietà alla grande presenza di doppi sensi, non nuovi nei testi dell'artista, e alla trasgressività del testo. La prima trasmissione radiofonica del brano risale al 10 ottobre 1978. Il brano rimase in classifica per 13 settimane complessive, fino al 6 gennaio 1979. Il brano, scritto da Renato Zero per il testo e da Renato Zero-Mario Vicari per la musica, è caratterizzato da un ritmo ballabile e una musica pop caratteristica del periodo.
Il testo racconta di un uomo che accetta un invito a casa da parte di una donna. L'uomo immagina che la serata si concluderà con un piacevole rapporto amoroso tra i due («...il pretesto, lo sai, quattro dischi e un po' di whisky...»). Tuttavia, a casa della donna trova anche un altro uomo. Dapprima, il protagonista si mostra scandalizzato dalla proposta indecente dell'esperienza del triangolo sessuale ("Ora spiegami, dai! / l'atteggiamento che dovrò adottare... / mentre io rischierei, / di trovarmi al buio fra le braccia lui... / ... non è il mio tipo!!"), mentre sul finale della canzone si dimostra possibilista («..Si potrebbe vedere... si potrebbe inventare...») e finisce per ammettere "Il triangolo io lo rifarei... / Lo rifarei!".
È stato utilizzato nella colonna sonora del film Ma l'amore... sì!, diretto da Tonino Zangardi e Marco Costa nel 2006.
fonte: wikipedia.org(Ivana)
RUBRICHE
(Redazione)
L’ISOLA NELLO SPORT
CRONACA SPORTIVA
Doping, Mosca, Cio: 'Valutiamo tra bando o stop atleti'.
Esecutivo: serve approfondimento, aspettiamo anche il Tas. Per ora niente bando olimpico della Russia: l'esecutivo del Cio ha deciso di rinviare una sentenza definitiva sul caso doping di Mosca, aprendo una formale procedura disciplinare nei confronti delle persone coinvolte nel rapporto Wada. "Esamineremo con cura il rapporto McLaren - la nota del Cio - valutando le opzionali legali, confrontando il bando totale di tutti gli atleti e il diritto alla giustizia individuale". In particolare, il Cio attende la sentenza tas del 21 luglio sul ricorso degli atleti russi squalificati dalla Iaaf.
"Presunzione di innocenza": la cita l'Esecutivo Cio, riunitosi in teleconferenza per esaminare il rapporto Wada sul doping in Russia. Nella lunga nota finale è ribadito che è "la presunzione di innocenza" a dover essere ribaltata: la partecipazione di ogni atleta a Rio 2016 "dovrà perciò essere decisa dalla federazione internazionale di appartenenza in base alle proprie regole antidoping". Il Cio ha perciò sollecitato la Wada a comunicare i nomi degli atleti coinvolti alla rispettive federazioni internazionali.
Sarebbe sbagliato impedire agli atleti "puliti" di partecipare ai Giochi di Rio: lo sostiene il Comitato olimpico russo all'indomani della pubblicazione del rapporto della Wada sul presunto "doping di Stato" di Mosca tra il 2010 e il 2015, che potrebbe portare all'esclusione di tutti gli atleti russi dalle Olimpiadi. "Siamo categoricamente in disaccordo - afferma ancora il Comitato olimpico russo - con chi ritiene la possibile esclusione dai Giochi di centinaia di atleti russi puliti un'accettabile conseguenza spiacevole delle accuse presenti nel rapporto".
Il viceministro dello Sport russo Iuri Nagornykh è stato sospeso dall'incarico fino alla fine di un'inchiesta interna sullo scandalo doping. Ieri in tarda serata, fanno sapere le agenzie, il premier Dmitri Medvedev ha firmato l'ordine relativo. Sempre ieri, Putin aveva reagito alla pubblicazione del rapporto Wada sul cosiddetto doping di Stato, che rischia di escludere tutti gli atleti russi dai Giochi di Rio, promettendo la sospensione temporanea di quei dirigenti pubblici i cui nomi figurano nel documento dell'Agenzia mondiale antidoping.
Come ha già fatto ieri sera, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, è tornato a difendere il ministro dello Sport Vitali Mutko. Peskov ha ribadito che Mutko non figura nel rapporto come persona "coinvolta direttamente" e quindi non sarà sospeso.
E il ministro dello Sport russo Vitali Mutko nega ogni suo personale coinvolgimento nello scandalo doping oggetto del rapporto della Wada, che rischia di escludere il team russo da Rio 2016. Per la Wada il suo ministero abbia "diretto e controllato" questo programma di doping di Stato e lo stesso Mutko è accusato di aver ordinato di coprire il doping di un calciatore. Secondo il ministro queste accuse sono "irreali e impossibili" e la sospensione di alcuni dirigenti russi deve essere considerata "temporanea".
E il Comitato olimpico russo mette in dubbio il rapporto Wada sul presunto doping di Stato e chiede ulteriori indagini "con la partecipazione di tutte le parti coinvolte". Coloro che "vogliono realizzare il loro sogno olimpico non devono dipendere dalle accuse infondate o dalle azioni criminali di alcuni individui", sostiene il Comitato.
La Russia non boicottera' i Giochi di Rio: lo afferma il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. "Siamo grandi sostenitori delle idee olimpiche e membri della famiglia olimpica e non vogliamo che queste situazioni danneggino il movimento olimpico", ha affermato Peskov all'indomani della pubblicazione del rapporto della Wada.
In una conversazione telefonica con il segretario di Stato Usa John Kerry, il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov "ha espresso tutto quello che pensa delle richieste antirusse e di istigazione dell'agenzia antidoping americana nei confronti del Comitato olimpico internazionale". Lo riferisce il ministero degli Esteri russo.
(Ansa)
Ventura: 'Riparto da squadra Europeo, poi la svecchio'.
Nuovo ct azzurro: 'Possiamo ritagliarci spazio da protagonisti'. Ecco le prime parole del nuovo ct azzurro, Giampiero Ventura, nella conferenza stampa di presentazione a Coverciano: "Sono felice di essere qui ed orgoglioso di essere stato scelto per allenare una delle nazionali più importanti. Ringrazio Antonio Conte che mi ha lasciato una squadra con delle conoscenze, una cultura del lavoro. Per questo parto leggermente avvantaggiato, ho scoperto che con la nazionale c'è pochissimo tempo. Sono comunque convinto che possiamo ritagliarci uno spazio da protagonisti".
"Giampiero Ventura è un maestro di calcio. E' sempre stato nella mia ipotesi di allenatore della nazionale, abbiamo superato tutto quello che c'era da superare per essere qui insieme. Chi diventa ct della nazionale italiana ha raggiunto il top della carriera. Siamo liti di consegnarli la squadra, la bandiera e una prospettiva. Avrà carta bianca. Gli auguro un felice esordio e un percorso importante": così il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, presentando a Coverciano il nuovo ct della nazionale, Giampiero Ventura.
"Ventura è un'ottima persona. Un forte augurio e che faccia bene", ha detto il vicepresidente Uefa Giancarlo Abete al suo ingresso nel centro tecnico di Coverciano nel giorno della presentazione del nuovo ct. "Tutti noi sappiamo che la qualificazione al Mondiale è più complessa rispetto a quella dell'Europeo anche perché - ha aggiunto Abete - ci siamo abituati alla qualificazione a 23, più il paese ospitante, quindi ci troveremo in un girone difficile. Con la Spagna abbiamo dimostrato che siamo all'altezza ma sarà comunque un girone difficile". Quella di Conte sarà un'eredità molto pesante?, è stato chiesto. "E' pesante quella di Conte ma lo sono state - ha ripreso - anche quelle lasciate da Prandelli, Lippi, Donandoni anche perché un Mondiale nel 2006 lo abbiamo vinto, anzi proprio ieri sera in tv ho visto il film del Mondiale; poi Prandelli, in due delle occasioni in cui ha fatto competizioni, ha fatto un secondo ed un terzo posto, Donadoni ha fatto un quarto di finale all'Europeo contro la Spagna che poi ha vinto il campionato d'Europa. Quindi, al di là delle qualità indubbie di Conte, il problema è che è pesante il fardello di essere il tecnico dell'Italia".
(Ansa)
Rio: ecco l'Italia del ciclismo che sogna con Aru e Nibali.
Ct Cassani annuncia i 5 convocati, per lo 'Squalo' anche la crono. Fabio Aru, Damiano Caruso, Alessandro De Marchi, Vincenzo Nibali e Diego Rosa. Sono questi i 5 convocati per la nazionale italiana di ciclismo che correrà la prova in linea su strada dell'Olimpiade di Rio de Janeiro. Lo ha annunciato oggi il ct azzurro Davide Cassani in una conferenza stampa svoltasi a Pescara al termine del Trofeo Matteotti. Cassani, assieme al quale c'era il presidente della Fci Renato Di Rocco, ha precisato che Nibali correrà anche la prova a cronometro.
"È stata una scelta difficile. Cinque posti sono pochi. Si tratta - ha detto il ct azzurro - di una squadra che ritengo forte e che ha le carte in regola per ottenere un risultato positivo anche se non sarà facile considerando la concorrenza agguerrita. Ringrazio la Federazione per tutto quello che sta facendo e per il lavoro che sta portando avanti". Sulle strade della metropoli carioca si correrà già il 6 agosto, giorno successivo alla Cerimonia di apertura al Maracanà, e l'Italia conta di andare subito sul podio, grazie a un percorso che, con le salite della Foresta di Tijuca, sembra adatto in particolare a Nibali ed Aru. Il 27 luglio gli azzurri si raduneranno a Fiuggi (Frosinone) e poi il 30 ci sarà la partenza per Rio de Janeiro.
(Ansa)(Gina)
STRUMENTI MUSICALI!!!
Kayamba
Il kayamba è uno strumento musicale tradizionale del popolo Luo dell'Africa centro-orientale appartenente alla categoria degli idiofoni.
È formato da due tavolette sottili, generalmente in legno, tenute insieme da un particolare intreccio di fili d'erba e di sisal, che serrano uno strato interno fatto di piccoli ciottoli, fagioli o altri semi. Quando lo strumento viene agitato o ruotato dal musicista, produce un suono ritmico delicato, simile per certi aspetti a quello prodotto dal bastone della pioggia. Alcuni kayamba hanno delle maniglie laterali per facilitare il battimento ritmico.
È uno strumento d'accompagnamento delle danze e dei canti cerimoniali, come lo shekere e le krakeb della musica gnawa.
Nella musica africana il ritmo ha un ruolo molto importante, questa caratteristica affonda le sue radici nei riti tribali, diffusi tra le popolazioni indigene africane.
Il ritmo è alla base della musica moderna: le 2 tipologie principali sono
binario e ternario. Nel binario la pulsazione è formata da un battere e un levare, nel ternario è costituita da un battere e due levare.
"Ma che cos'è la pulsazione?"
La pulsazione è l'evento ritmico essenziale in cui tensione e rilassamento si alternano: tensione e rilassamento sono rispettivamente chiamati battere e levare.
La musica africana nel senso di musica originaria dell'Africa, è estremamente eterogenea, in quanto riflette la varietà etnica, culturale e linguistica del continente. È soprattutto caratterizzata dal ritmo frenetico emesso dai suoi tamburi. L'espressione "musica africana" viene talvolta usata anche in modo più specifico per riferirsi alla musica dell'africa subsahariana, essendo la tradizione musicale del Nordafrica essenzialmente sovrapponibile a quella mediorientale. Elementi mediorientali si trovano anche nella musica dei popoli della costa est del continente, che risente anche di influenze indiane, persiane e in generale degli effetti degli scambi commerciali e culturali sull'Oceano Indiano. In ogni caso, anche all'interno di queste tre aree principali (Nordafrica, Africa subsahariana, Africa orientale) esiste una grandissima diversificazione degli stili sia della musica etnica tradizionale che della musica moderna. Quest'ultima risente praticamente ovunque (ma soprattutto nei paesi con una forte eredità coloniale) dell'influenza della musica leggera europea e statunitense. D'altra parte, la diaspora africana e il conseguente diffondersi in America ed Europa della tradizione musicale africana ha influito in modo determinante sullo sviluppo della musica leggera occidentale.
Nell'Africa subsahariana la musica e la danza sono quasi sempre elementi centrali e fondamentali della cultura dei popoli, e sono dotati di grande valore sociale e religioso. Ogni etnia ha una propria tradizione musicale così come ha una propria tradizione letteraria e un proprio insieme di regole e credenze; ogni gruppo sociale possiede un repertorio musicale di riferimento e dei sottogeneri appropriati a determinate celebrazioni (per esempio nascita, passaggio all'età adulta, matrimonio, funerale) o anche semplicemente attività quotidiane come il raccolto nei campi e lo smistamento delle riserve alimentari.(Lussy)
… TRA CURIOSITA’ E CULTURA …
<i>MERAVIGLIE DEGLI ZAR.
CAPOLAVORI DEI ROMANOV
DAL PALAZZO IMPERIALE DI PETERHOF
Dal 16 Luglio 2016 al 08 Gennaio 2017
La mostra presenta 150 tra opere d’arte, quadri, ritratti, abiti, argenti, porcellane, arazzi ed oggetti preziosi vari provenienti dal Palazzo Imperiale di Peterhof, una delle più importanti e prestigiose residenze dei Romanov ed oggi meta principale del turismo culturale in Russia.
Proiezioni di video, immagini e un centinaio di opere tra abiti, dipinti, porcellane, arazzi e oggetti preziosi provenienti dalla residenza di Peterhof rievocano una delle più importanti e prestigiose residenze estive dei Romanov: 430 ettari di parco, più di 150 fontane che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio, 33 musei ospitati.
Il primo palazzo di Peterhof, situato in un grande parco sulle rive del golfo di Finlandia nelle vicinanze di San Pietroburgo, fu costruito da Pietro il Grande, a inizio del 1700 : al primo palazzo, inaugurato nel 1723, si aggiunsero altre importanti costruzioni, meravigliosi giardini con fontane volute dai successivi sovrani russi da Caterina la Grande fino a Nicola II.
La mostra si apre con la presentazione di Peterhof e dei personaggi che vi abitarono; prosegue con una selezione degli oggetti acquistati dai Romanov in Europa durante i loro spettacolari Gran Tour e con quelli commissionati dagli Zar agli artisti e artigiani russi, a testimonianza dello sfarzo della corte russa e dei rapporti intercorsi nel tempo tra i Romanov e i Savoia. Nel 1782 il futuro Zar Paolo I visitò Torino e la Venaria Reale dove, nel 1857, furono ospitati i granduchi Michele e Costantino, figli dell’imperatore Nicola I. L’ultimo incontro ufficiale con i Savoia avvenne nel 1909 quando lo Zar Nicola II fece visita a Vittorio Emanuele nel Castello di Racconigi.
La mostra si compone di una prima sezione dedicata ai ritratti e ai troni degli Zar, prosegue con una selezione significativa degli oggetti acquistati dai Romanov in Europa durante i loro spettacolari Gran tour, si conclude con la rappresentazione della migliore produzione artistica ed artigianale realizzata dagli artisti e dalle manifatture russe per i loro sovrani.
In collaborazione con The Peterhof State Museum-Reserve, San Pietroburgo(Gabry)
foto:quotesideas.com
MARE MARE MARE!!!
Le più belle località balneari italiane... e non solo...
foto:lucianabartolini.net
foto:turistinnpercaso.blogspot.com
Forte dei Marmi
Forte dei Marmi deriva il suo nome dall'unione dei due elementi che ne caratterizzano la storia: il Fortino, sito nel centro del paese ed i marmi delle Alpi Apuane, le cui vette distano appena 20 km dalla città.
Le origini di Forte dei Marmi si possono ricondurre alla costruzione e all'uso di un tracciato viario, la “Via di Marina”, che collegava l'entroterra con uno scalo marittimo posto sulla costa. Questo percorso, che sembra coincidere con quello della “Via del palude”, “Via Nuova” e “Via della Magona”, la cui costruzione fu seguita dal maestro scultore Donato Benti, collaboratore di Michelangelo Buonarroti, fu utilizzato in primis per il trasporto dei marmi e, secondariamente, per il commercio del ferro che, infatti, giungeva via mare e veniva successivamente lavorato nelle ferriere versiliesi.
Il magazzino di muraglia alla Marina della Via Nuova fu realizzato nel 1629 e fu la prima costruzione in muratura di Forte dei Marmi. L'edificio, restaurato, si trova in Via Duca d'Aosta al n. 37.
foto:miramarehotel.org
Durante il governo mediceo si registrò un sensibile incremento nello sfruttamento delle cave di marmo: importanti maestri scultori, come Michelangelo e Giambologna, si recavano personalmente a selezionare i marmi da plasmare nelle loro opere e si avvalevano di maestranze locali.
Il 5 settembre 1765 fu eletto Granduca di Toscana Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena, all'epoca appena diciannovenne, che restò in carica fino al 1790. La sua politica fu attenta e lungimirante, volta all'ottimizzazione delle risorse, alla liberalizzazione di un gran numero di servizi pubblici e alla decongestione di una macchinosa e inefficiente burocrazia, tant'è che il Granduca stesso si recava personalmente a fare sopralluoghi e annotava riflessioni e idee per il miglioramento dei servizi.
L'inizio del processo di antropizzazione della fascia costiera fu facilitato dall'appoderamento della Macchia di Marina, che prevedeva, appunto, la divisione del territorio in poderi; ogni assegnatario avrebbe dovuto provvedere a destinare una parte del terreno alla semina e a lasciare intatta una fetta di zona boschiva.
Dopo aver ridotto la spesa militare, il Granduca decise di smantellare gran parte delle flotte militari marittime: con la sigla dei trattati di pace tra Arabi e Granducato, infatti, erano diminuite anche le incursioni piratesche.
Appariva, tuttavia, opportuno mantenere e rafforzare il sistema difensivo delle torri costiere, che correva lungo la riviera toscana, sotto il dominio pietrasantino. Questi presidi, infatti, pur non perdendo il proprio ruolo di difesa, divennero frontiera di controllo doganale e centro sanitario con il compito di controllare merci, uomini e animali introdotti nello Stato.
Le fortificazioni sul litorale pietrasantino erano a Cinquale e a Motrone, troppo distanti tra loro per permettere un'opportuna difesa e sorveglianza della costa; il luogo più frequentato per il commercio e in posizione strategica era lo Scalo dei Marmi.
Il 23 dicembre 1785 fu, pertanto, ordinato al Segretario delle Reali Fabbriche di procedere al “riattamento” del Motrone, all'edificazione di una nuova torre al Cinquale (dopo l'abbattimento della vecchia) e alla costruzione di un nuovo Forte allo Scalo dei Marmi.
Il progetto di costruzione del Forte allo Scalo dei Marmi del 1785, realizzato dal Governatore di Livorno e Generale Maggiore di tutte le Piazze, Guarnigioni e Presidi del Granducato Federigo Barbolani, prevedeva al piano terra il magazzino della dogana, la stanza per le persone in contumacia, la scuderia e la stanza per riporre i foraggi; al primo piano c'era l'alloggio del castellano e della guardia della dogana e, al piano superiore, la caserma, la cucina, la stanza per il cannoniere, S. Barbera, una piattaforma coperta per le batterie e una batteria scoperta.
Il 6 febbraio 1788, terminati i lavori di costruzione, il Fortino dello Scalo dei Marmi fu ricevuto in consegna dal tenente castellano Nicola Leonetti.
Il Forte dei Marmi, costruito in linea con le esigenze dell'epoca, presentava una compatta struttura multifunzionale, composta da un ampio edificio retrostante al bastione dagli angoli smussati verso il mare e offriva buoni requisiti a livello militare, doganale e sanitario.
Alcune differenze erano riscontrabili tra il progetto iniziale e il manufatto finale, tra cui l'assenza dell'ufficio doganale.
Nel XIX secolo, lo scalo di Forte dei Marmi diventò nevralgico in tutta la Versilia, per cui si rese presto necessario restaurare la Via di Marina. Questo intervento permise un incremento del traffico commerciale sia d'importazione di cereali e di altri generi alimentari, sia di esportazione delle risorse del ricco territorio, quali marmi, olio, ferro, zolfo e salnitro. Per questo motivo lo scalo fortemarmino divenne via via più frequentato e un numero maggiore di persone iniziò a prendere fissa dimora nel territorio adiacente: si stima, infatti, che trecento abitanti si stabilirono a Forte dei Marmi tra il 1821 e il 1822, perlopiù impiegati nella marineria.
A partire dagli anni Venti dell'Ottocento, furono concessi terreni con la facoltà di costruire nelle vicinanze del Forte magazzini e case, destinate anche ad accogliere i bagnanti estivi, nobili toscani che si recavano sulla costa per le “bagnature”. Furono stabilite condizioni e patti, quali limiti d'altezza “a riguardo del Forte” e il termine di un anno per l'edificazione dei fabbricati, salvo proroghe da concedere solo in particolari condizioni. Tra i primi costruttori sono ricordati i fratelli Francesco e Giuseppe Tonini, “Navicellai” di mestiere, occupati presso la Compagnia dei Cannonieri Guardia Costa.
Prospiciente al fortilizio, fu riservata un'area lato monte che costituì “la piazza del Forte”; ivi, ancora oggi, è possibile ammirare, protetta da una lastra di vetro, la pavimentazione dell'antico forno del Fortino.
Nel 1830 fu terminata la costruzione del Deposito delle Polveri a circa 60 metri dal Forte. L'edificazione di questo tipo di edificio generò non poche preoccupazioni negli abitanti del territorio, circa ottocento, che temevano la possibilità di un incendio o di un'esplosione in una zona che contava numerose abitazioni.
Con la conquista dell'Unità d'Italia avvenuta nel 1861, il Fortino e la polveriera passarono dalla dipendenza del Ministero della Guerra a quella del Ministero delle Finanze.
L'anno successivo fu istituito il Corpo delle Guardie Doganali con il compito primario di vigilanza doganale e, in caso di guerra, di concorso alla difesa statale.
Nel 1866, a seguito del riordinamento del servizio sanitario marittimo istituito con Regio Decreto, Forte dei Marmi fu classificato come scalo di seconda classe, atto a rilasciare patenti di sanità per varie destinazioni e permessi sanitari di cabotaggio.
In un documento conservato nell'archivio comunale di Pietrasanta, viene mostrata la statistica dei bastimenti arrivati e partiti dalla spiaggia dello Scalo dei marmi in un solo trimestre nell’anno 1870: ben 167 arrivi e 116 partenze, di cui 5 per l'estero.
Nel 1877 fu terminata la costruzione del punto di imbarco per i blocchi di marmo, il Pontile caricatore, largo 5 metri e protratto in mare 325 m, sorto su robusti pali di legno.
Nel 1881 il Corpo delle Guardie Doganali assunse il titolo di Corpo della Regia Guardia di Finanza; il suo importante compito era impedire e denunciare il contrabbando e le altre trasgressioni alle leggi finanziarie. La sede della Caserma della Finanza a Forte dei Marmi fu per alcuni decenni il Fortino, che subì alcuni rimaneggiamenti soprattutto nella parte superiore del tetto.
Forti aspirazioni autonomistiche animavano intanto il paese alla fine del primo decennio del Novecento. Il 1914 fu l'anno della grande svolta: a seguito della proposta presentata in Parlamento dall'Onorevole Giovanni Montauti, con la legge n. 327 del 26 aprile, infatti, si sanzionò il distacco della frazione fortemarmina dal Comune di Pietrasanta e l'istituzione dell'autonomo Comune di Forte dei Marmi. Nello stemma fu inserito il Fortino come simbolo della comunità.
La vocazione turistica di Forte dei Marmi, già emersa nell'Ottocento, divenne sempre più forte, tanto da farle guadagnare una posizione nella rosa delle migliori stazioni balneari del Mediterraneo. Oltre a turisti, un nutrito gruppo di esponenti del mondo culturale e artistico, della nobiltà, della politica e dell'economia scelsero Forte dei Marmi come meta dei loro soggiorni. In questo clima, la città divenne ben presto un importante punto di riferimento nazionale e internazionale. Negli anni Venti Dazzi, Carrà, Carena, Soffici, Gentile, Pea e Viani si ritrovarono qui nelle sere estive. Nel decennio successivo gli artisti scelsero il Quarto Platano, oggi Caffè Roma, a pochi passi dal Fortino, per i loro incontri.
Nel 1928 la Caserma della Finanza lasciò posto al Palazzo Littorio. Il Fortino subì alcune modifiche, tra le quali una diversa strutturazione del tetto, un complessivo innalzamento dell'edificio e l'inserimento di balconi, uno nella parte anteriore e due all'ingresso dell'edificio.
Durante il secondo conflitto mondiale, il Fortino fu parzialmente danneggiato dai bombardamenti. Alla fine della guerra, lo stesso fu occupato dal Comitato di Liberazione Nazionale e trasformato nel “Palazzo del Popolo”. I lavori di ristrutturazione – necessari alla riparazione del danno estetico subito e finalizzati alla sua destinazione ad uso pubblico – furono terminati il 30 novembre 1946. Nel 1945 e nel 1946 i 17 vani erano stati occupati da sfollati e via via affittati a enti ed associazioni.
Nel 1957 il Fortino divenne Ufficio Postale.
L'anno successivo, dopo la distruzione del Pontile caricatore in legno avvenuta durante la seconda guerra mondiale, fu completata la costruzione del nuovo Pontile in muratura: con i suoi 232 metri di lunghezza è oggi immancabile meta per passeggiate e consente l'acquisizione di un nuovo punto di vista sulla distesa marina, sulla città e sulle vette delle Apuane.
Nel 1997 il Museo della Satira e della Caricatura trovò collocazione al secondo piano del Fortino e nel 1998, a seguito di un atto di permuta con l’amministrazione delle Poste Italiane , il Fortino diviene proprietà del Comune di Forte dei Marmi che lo destina, dopo una profonda ristrutturazione, a sede espositiva.
foto:laversilia.it
Il pontile
Nella seconda metà dell’ottocento Forte dei Marmi è uno snodo cruciale per lo scalo dei marmi. Il materiale veniva portato dalle vicine Apuane fino alla spiaggia per poi essere caricato sui navicelli per mezzo di chiatte, oppure tirando in secca con i buoi i bastimenti. Si avvertì la necessità di costruire un ponte caricatore, che agevolasse il carico dei bastimenti senza che questi dovessero essere tirati in secca, complicando e rallentando le operazioni.
Tra l’agosto 1876 e il febbraio 1877 venne realizzato il pontile caricatore su progeto dell’ing. Giovanni Costantini.La lunghezza del molo raggiunse i 257,75 metri, sostenuto da 216 piloni di pino di 135 cm di diametro ciascuno. In cima venne collocata una potente gru, chiamata “Mancina” perché il suo movimento rotatorio era sempre verso sinistra; aveva una portata di 20 tonnellate per caricare il marmo sulle imbarcazioni. Nel 1932 il ponte fu allungato fino a circa 290 metri dalla battigia.
Il pontile contribuì in maniera determinante alla crescita economica e al conseguente sviluppo demografico di Forte dei Marmi e rimase in funzione anche durante la Seconda Guerra Mondiale ma nel 1943 venne distrutto dai tedeschi a colpi di mitragliatrice e successivamente minando i piloni.
Nell’immediato dopoguerra, la ricostruzione del pontile divenne subito una priorità per la cittadinanza e le amministrazioni comunali.
I lavori per la realizzazione del nuovo pontile, così come lo conosciamo oggi, cominciarono nel 1955 e il 18 maggio 1958 l’allora sindaco Antonio Molino inaugurò la nuova opera.
Il pontile, in cemento armato, misura 275 metri di lunghezza; nei primi 235 metri la larghezza è di 5 metri e di 8 negli ultimi 40.
E’ la meta prediletta dei fortemarmini di tutte le generazioni e passeggiata immancabile per chi soggiorna a Forte dei Marmi.
(Testo tratto da “Il Ponte caricatore” di Giorgio Giannelli, 2008)
foto:versilia.net
Pontile – Vittoria Apuana
Con una piacevole passeggiata si percorre il Pontile per godere della spettacolare vista sul mare e, alle proprie spalle, sulle cime delle Alpi Apuane. Sulla piazza antistante il pontile si possono ammirare le opere in bronzo dell'artista Anna Chromy, dedicate al nocchiero “Controvento” che naviga verso l'ignoto e le varie costellazioni.
Attraversato il Viale Italico, si può osservare in Piazza Falcone e Borsellino la “Mancina”, la vecchia gru utilizzata per caricare sui navicelli i blocchi di marmo da spedire via mare. Questo importante strumento era originariamente posto sul vecchio Pontile in legno, distrutto durante la seconda guerra mondiale per timore di uno sbarco alleato.
Nella stessa piazza sono collocati altri importanti monumenti, quali la lapide in memoria delle vittime delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio, il “Sign” di Mariano Moroni e il tradizionale pattino donato al Comune da Mario Razzanelli, opera del maestro d'ascia Virgilio Aliboni.
Nelle immediate vicinanze dell’Ufficio Locale Marittimo si trova la Piazza Emilio Barberi intitolata al concittadino Capitano di Fregata e Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Proseguendo verso il centro e svoltando a sinistra in Via Matteotti, in direzione del palazzo comunale, è possibile notare sulla sinistra la pineta sede di importanti eventi della rassegna “Estate al Forte”, organizzata dall'Amministrazione Comunale.
Giunti alla sede del municipio, in Piazza Dante, denominata anche “Parco della Rimembranza”, da segnalare il bellissimo giardino all’italiana e il monumento ai caduti di tutte le guerre, realizzato da Mario Figliè.
foto:viareggino.com
Proseguendo lungo Via Mazzini verso Vittoria Apuana, al civico 200, è possibile ammirare la storica Villa Bertelli e il suo bellissimo parco, oggi proprietà dell'Amministrazione Comunale e sede di mostre, eventi e concerti.
foto:italianbotanicalheritage.com
Svoltando sul viale a mare, è possibile ammirare l'oasi naturalistica per la tutela delle dune costiere gestita dal WWF; in questa area i turisti si lasciano incantare dall'antico paesaggio versiliese precedente lo sviluppo turistico-balneare, caratterizzato da dune e dalla Yucca gloriosa o tronchetto della felicità, originaria dai deserti del Centro America.
Forte dei Marmi e la Via Francigena (tappa Pietrasanta – Lucca)
La Via Francigena fu un importante canale di comunicazione per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo. Fu, infatti, molto utilizzata dai pellegrini che, per esempio, la percorrevano per dirigersi a Roma, ed eventualmente proseguire lungo la Via Appia verso i porti pugliesi, dove si sarebbero imbarcati verso la Terrasanta.
La via non tocca direttamente il territorio di Forte dei Marmi, ma il punto di partenza della tappa che giunge fino a Lucca è la vicina Pietrasanta.
Giunti, quindi, in Piazza del Duomo, è possibile prepararsi a percorrere 32,2 km di strade di diversa altitudine per raggiungere la Chiesa di San Michele di Lucca.
Questa tappa è percorsa in circa 7 ore.
Lungo il tracciato, ben delimitato, numerose le meraviglie naturali e culturali che ci aspettano.
Dopo una sosta nel centro storico pietrasantino, in cui è possibile ammirare il Duomo della prima metà del Trecento, la Chiesa di S. Agostino, adiacente al Convento agostiniano della SS. Annunziata, il Battistero di S. Giacinto e la Chiesa di S. Antonio Abate, ci si sposta oltre il centro abitato e si raggiungono Valdicastello e la sua famosa Pieve.
È, poi, la volta di Camaiore, citata con il nome di "Campmaior" come XXVII tappa nell'itinerario dell'arcivescovo di Canterbury Sigerico, che probabilmente soggiornò presso l'attuale Badia della città. Percorrendo la centralissima Via Vittorio Emanuele, da non perdere una visita al Museo d'arte sacra ed alla piccola Chiesa di San Michele.
Dopo la visita alla Badia, si sale verso Monte Magno; da segnalare, nel paese di Pieve a Elici, il castello medioevale e la Pieve di San Pantaleone, datata IX sec. d. C. e ricostruita nel XII sec. d. C.
Giunti a Piazzano, si scende nella valle del torrente Contesola e, dopo aver attraversato il Serchio a Ponte San Pietro, si raggiunge Lucca, città ricca di storia e di bellezza tutte da scoprire.
fonte:comune.fortedeimarmi.lu.it
foto:tuscany-vacation.us
Simbolo del paese, al centro della città, è Fortino, la fortezza granducale sorta alla fine del XVIII secolo, oggi immerso in un contesto urbano moderno costituito da una griglia di strade alberate che dona alla città un aspetto mondano e riposante. L'edificio ha subito una ristrutturazione nel 2004.
Interessante anche l'interno dove al piano superiore è ubicato il Museo della Satira e della Caricatura, uno dei più importanti musei del genere al mondo. A piano terra vengono allestite importanti mostre temporanee. A lato del Fortino, in piazza Garibaldi, si presenta un pozzo risalente al Settecento.
Sul mare si trova il pontile caricatore, a 300 metri dalla costa, che veniva usato per imbarcare i grossi blocchi di marmo in partenza per tutto il mondo ed oggi usato come meta turistica e come punto di attracco momentaneo di un traghetto locale che fa rotta verse le Cinque Terre.
Sopravvalutato è l'intero assetto urbanistico ed in particolare il quartiere Roma Imperiale, dove sono disseminate ville disegnate da architetti come Giovanni Michelucci, Giò Ponti e Giuseppe Pagano. Vi si trovano inoltre la Villa Agnelli, oggi albergo, con il sottopassaggio che porta direttamente in riva al mare, e la famosissima discoteca Capannina di Franceschi, inaugurata nel 1929 e ancora in attività.
foto:ilparcopiubello.it
A Vittoria Apuana si trova Villa Bertelli recentemente acquisita dal Comune e ristrutturata, sede di esposizioni e spettacoli concertistici. Non molto lontano dalla Villa è possibile visitare la casa memoriale dello scultore Ugo Guidi sede di un museo in suo onore, dove è conservata gran parte della sua produzione e dove si tengono esposizioni temporanee.
foto:geoplan.it
Da segnalare anche la Chiesa di Sant'Ermete.
foto:geoplan.it
Più recenti le chiese di San Francesco d'Assisi a Vittoria Apuana, della Resurrezione a Roma Imperiale e di Santa Teresa in Vaiana.
foto:fortedeimarmivillas.com
(Ivana)BALLERINI FAMOSI HIP-HOP!!!
Bill Goodson
BILL GOODSON nasce in California, coreografo e danzatore di successo con una grande carriera internazionale, ha ballato e coreografato i video dei Jackson Five, Michael Jackson, Diana Ross, Steavie Winwood, Gloria Estefan; ha lavorato per i Grammy Awards e per i films "Electric Boogaloo", "Jewel of the Nile" e "Back to School". È uno dei fondatori del Wacking e del Punking, stili di strada vicini ai Funky Styles e all'Hip-Hop che presero forma e importanza negli U.S.A. negli anni settanta. Le innumerevoli esperienze artistiche gli hanno permesso di creare uno stile personale che innesta nelle origini della sua cultura nera le più diverse espressioni della danza.
Svolge un’intensa attività di insegnamento in tutto il mondo: da Los Angeles (Edge Performing Arts-Dupree, Dance Academy), a Parigi (Studio Harmonic), a Stoccolma (Ballet Academien) e a Tokio (Broadway Dance Center), dove conferma la sua fama sia come ballerino che coreografo, mettendo a disposizione la sua esperienza ai numerosi ballerini che partecipano agli stage.
Da anni è il coreografo del Moulin Rouge di Parigi, uno dei teatri più famosi al mondo. In Italia ha realizzato le coreografie del “GB SHOW” del grande Gino Bramieri al Teatro Sistina di Roma e, per il tour di Renato Zero “Cattura il Sogno”. In televisione ha curato le coreografie per gli show: “TORNO SABATO” con Giorgio Panariello; “LA BELLA E LA BESTIA” con Sabrina Ferilli e Lucio Dalla, sempre con la Ferilli ha collaborato in “Anna e i cinque” andato in onda su Canale 5; ha lavorato accanto a Gheorghe Iancu alla realizzazione de “Il Ballo delle Debuttanti” che lo ha visto impegnato in prima persona; “NUMERO UNO” con Pippo Baudo e Paola Barale; “SOGNANDO LAS VEGAS” con Luisa Corna; “TORNO SABATO ...E TRE” e “MA IL CIELO E’ SEMPRE PIU’ BLU” con Giorgio Panariello. È stato ballerino e coreografo del "CHIAMBRETTI NIGHT", coreografo del "GRAND HOTEL CHIAMBRETTI" showcult di Italia 1. Attualmente è coreografo su RAI 1, del programma "SOGNO E SON DESTO 3" con Massimo Ranieri.
Video(Lussy)
foto:vitaesalute.org
Salute e Benessere
foto:giardinaggio.it
Rosmarino
Il rosmarino è un arbusto facente parte della famiglia delle Lamiaceae: molto utilizzato in cucina come spezie, il rosmarino è anche un ottimo toccasana per la nostra salute e il nostro benessere.
E’ possibile reperire molto facilmente il rosmarino sul nostro territorio, in quanto cresce spontaneamente in tutta la costa mediterranea. La pianta del rosmarino è alta quasi 200 cm, presenta dei fusti di colore chiaro che si protendono verso l’alto e ramificano. Le foglie sono verde scuro lucido, lunghe massimo 3 cm e sono opposte mentre i fiori sono piccoli, raccolti a grappolo, di color azzurro-viola con sfumature di lilla. La pianta del rosmarino fiorisce fra marzo ed ottobre: una informazione, questa, molto importante poiché per realizzare le preparazioni erboristiche a base di rosmarino vengono usate le foglie, i fiori ed i rametti giovani.
Il nome della pianta deriva dal latino “rosaemaris” che significa rosa del mare, anche se, secondo altre fonti, in realtà deriverebbe da rosmarinus ovvero rugiada marina. Secondo un’antica leggenda, i fiori del rosmarino erano inizialmente bianchi, poi diventarono azzurro-viola dopo aver assorbito il colore del mantello di Maria. In epoca medievale, il rosmarino veniva utilizzato soprattutto per la costruzione di amuleti magici per scacciare i demoni e pettini contro la calvizie. Successivamente si cominciò ad usare il rosmarino bruciato per purificare le stanze dei malati di peste e per curare mal di testa e stati d’animo depressivi. Nel 1370 fu scoperto che l’olio delle foglie della pianta del rosmarino poteva essere usato anche per curare i reumatismi.
Oggi il rosmarino è molto utilizzato in cucina dove è protagonista assoluto come spezia, soprattutto in abbinamento con la carne.
Rosmarino: le proprietà benefiche per la nostra salute
Il rosmarino oltre ad essere una pianta aromatica, ha svariate proprietà utili al benessere del nostro corpo e alla nostra bellezza. In particolare è un ottimo antiossidante, capace di rallentare l’ossidazione delle cellule, contrastando la diffusione dei radicali liberi. E’ anche un ricostituente naturale in quanto è un aiuto valido per chi è debilitato, soffre di depressione e risente dello stress. Ancora, il rosmarino protegge il fegato e lo aiuta a svolgere le sue funzioni: in pochi infatti sanno che il rosmarino è un buon tonificante e digestivo per tutto l’organismo, soprattutto per la pelle.
E’ un antispastico in quanto combatte i dolori addominali, gli spasmi, i gonfiori ed il meteorismo grazie all'effetto del borneolo. Questa pianta svolge anche un’azione antisettica: l’olio viene utilizzato per combattere gli attacchi dei batteri e debellare i sintomi dell’influenza come la tosse, la febbre e il raffreddore.
E’ un astringente in quanto i tannini contenuti in questa pianta hanno un eccellente potere antidiarroico e aiutano, inoltre, a regolare il flusso mestruale.
Il rosmarino è un ottimo digestivo ed è un rimedio molto efficace contro il reflusso gastroesofageo. Ancora, è uno stimolante: a quanto pare, infatti, il rosmarino riuscirebbe a stimolare tutti gli “appetiti”, compreso quello sessuale.
Infine è un naturale antiparassitario usato per combattere la proliferazione dei parassiti intestinali.
Il rosmarino è un alleato prezioso contro il mal di testa, contro i dolori reumatici, del nervo sciatico e delle contusioni e viene usato come antinfiammatorio ed antidolorifico. Inoltre non tutti sanno che il rosmarino è utile per combattere la caduta dei capelli, la forfora, l’alitosi, per abbassare il colesterolo e la glicemia, per migliorare la memoria e curare la pelle impura e grassa.
Il rosmarino come rimedio naturale
Date le sue numerose proprietà benefiche per la nostra salute, è possibile utilizzare questa pianta aromatica in preparazioni erboristiche specifiche che possono aiutarci a risolvere qualche piccolo problema di salute.
Molto utile è il decotto realizzato con le foglie del rosmarino bollito: questa bevanda è un toccasana per il mal di gola, ma anche per tosse e raffreddore. Non è difficile da preparare: innanzitutto, poniamo 50 gr. di rosmarino in una pentola con circa mezzo litro di acqua, lasciamo bollire per 10 minuti circa, spegniamo e facciamo raffreddare per 5 minuti. Filtriamo attraverso un colino la tisana e la versiamo in una tazza. È consigliato bere almeno una tazza al giorno.
E’ inoltre possibile preparare un particolare decotto per contrastare la ritenzione idrica (prevenendo così la formazione della cellulite). All'uopo, ci serviranno 10 foglie di rosmarino e una tazza d’acqua: verseremo tutto in un pentolino e porteremo ad ebollizione, poi filtreremo il decotto e lo lasceremo intiepidire. Consigliamo di sorseggiare il decotto dopo i pasti, preferibilmente due o tre volte al giorno per un effetto drenante.
E’ possibile utilizzare il rosmarino per combattere la formazione della forfora: all'uopo dovremo preparare una crema tritando gli aghi di rosmarino, a cui andremo ad aggiungere del sale ottenendo così un composto da applicare sui capelli prima dello shampoo. Tale rimedio assolutamente naturale, è ottimo anche per contrastare i capelli grassi e ridurre l’eccesso di sebo. Per coloro che invece hanno problemi di capelli grassi e spenti, sarà possibile preparare un infuso con 5 cucchiai di foglie essiccate di rosmarino e 250 ml di acqua bollente: le foglie devono essere lasciate in infusione per circa 15 minuti. Una volta ottenuto il composto, lo potremo utilizzare per massaggiare il cuoio capelluto prima di procedere al lavaggio con uno shampoo neutro e delicato. Questo procedimento ci aiuterà a ridurre l’oleosità del cuoio capelluto. Se invece, si vuole dare vita a capelli spenti e opachi, basterà semplicemente spruzzare l’infuso, attraverso un nebulizzatore, sui capelli asciutti, per renderli più luminosi.
Il rosmarino può anche essere utilizzato per “arginare” la caduta dei capelli in quanto svolge un’azione stimolante per il follicolo e rinforza i capelli deboli prevenendone la caduta. In questo caso utilizziamo l’infuso come lozione da utilizzare dopo lo shampoo, massaggiamo e lasciamo agire per qualche minuto.
Infine, possiamo preparare uno shampoo anticaduta fatto in casa aggiungendo 20 ml di olio essenziale di rosmarino a 20 ml di shampoo, lasciando riposare per alcuni giorni prima di utilizzarlo.
Rosmarino: le controindicazioni
L’olio essenziale al rosmarino non va mai usato puro per evitare irritazioni, e solo per brevi periodi. Tutti i preparati non vanno mai usati in dosi eccessiva per non risultare tossici. Il rosmarino non può essere assunto dai bambini, dalle donne in gravidanza e dai soggetti affetti da epilessia.
Il sovradosaggio, invece, può causare convulsioni, irritazioni, vomito, difficoltà respiratorie e disturbi gastrointestinali.
Bisogna sempre ricordare che i rimedi naturali vanno assunti nella posologia indicata dallo specialista, senza eccedere e che comunque non sostituiscono i farmaci.
fonte:salutebenessere.tv(Ivana)
STRISCIA FUMETTO
... LA NATURA SULL'ISOLA ...
Ma eccoci alla regina di tutti gli uccelli,
alla terribile e maestosa aquila,
i cui occhi, dicesi, sostengono,
senza restarne abbagliati, lo splendore del sole.
(Ida Baccini)Aquila reale
L'aquila reale è un uccello appartenente alla famiglia degli Accipitridi. Essendo la specie più comune, è diventato il rapace per antonomasia è chiamata semplicemente aquila. E'uno dei più potenti uccelli rapaci del mondo; la robusta struttura le consente di attaccare con successo prede spesso più pesanti di lei e nonostante la mole imponente possiede un volo assai agile.
Un tempo l'aquila reale viveva nelle zone temperate dell'Europa, nella parte nord dell'Asia, nel nord America, nord Africa e Giappone. In molte di queste regioni l'aquila è oggi presente solamente sui rilievi montuosi, ma nei secoli passati nidificava anche nelle pianure e nelle foreste. È assente in Islanda e Irlanda.
Può raggiungere dai 74 - 87 cm di dimensioni, la sua coda misura dai 26 ai 33 cm, ha un'apertura alare di 203-240 cm.
Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg e la femmina è circa più grande del maschio del 20%.
L'aquila è di color bruno castano nella parte superiore, con penne e piume copritrici più pallide, la testa assume un color castano dorato a cui fa riferimento il suo secondo nome "chrysaetos", che in greco vuol dire "aquila d'oro".
Il colore delle piume varia a seconda dell'età e un diventa esemplare adulto a 5 anni di vita. Il pulcino è ricoperto da un fitto piumino biancastro e quando inizia a volare ha un piumaggio bruno nerastro con evidenti macchie bianche a semiluna al centro delle ali e coda bianca bordata di nero.
Ha colonizzato un ampio areale sia in Eurasia, sia in Nord america. In Italia è presente su tutte le più importanti catene montuose. La regolazione della densità dei rapaci avviene in modo complesso ed efficienti, riuscendo a stabilizzare le specie intorno ai livelli compatibili con le risorse localmente fruibili. Un territorio frequentato da una coppia di Aquile reali è solitamente composto da un sito di nidificazione con pareti rocciose che possano ospitare i nidi e da una serie di territori di caccia. I nidi di trovano intorno ai 1700-2200 m. Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale, una volta formata la coppia e conquistato un territorio, rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni, sulle pareti a picco dei dirupi o, più raramente, fra i rami degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di anno in anno, quello che sembra il più adatto...storia, miti e leggende..
La parola Aquila evoca immagini che parlano di vette, di cielo, di altezze, di infinito. Nell'etimologia il termine greco αετος si ricollega a qualcosa di così elevato da non poter essere raggiunto dall'uomo.
La tradizione classica voleva che l'aquila fosse l'unico animale capace di fissare il sole e, di conseguenza, l'unica ad avere la possibilità di contemplare ed assimilare direttamente la luce della conoscenza.
Nella mitologia greca, l'aquila era sacra a Giove e lo avrebbe aiutato in modo risolutivo nella guerra da lui condotta contro il padre Saturno, mitico divoratore dei propri figli. Ma Saturno è anche Kronos, il Tempo che inesorabilmente distrugge e
travolge uomini e cose; la vittoria di Giove conferisce al sacro uccello una connotazione di immortalità che le
consente di superare i limiti temporali e di svettare verso l'eterno. L'aquila è presente, anche nel mito greco di Prometeo dove ogni notte un'aquila, messaggera di Zeus, gli rodeva il fegato, sede, insieme al cuore, dei principi vitali. Ma il fegato martoriato e distrutto ricresceva durante il giorno. Un racconto diffuso nei territori greci del Peloponneso, affermava che l’Aquila era l’unico uccello capace di volare dal mondo materiale a quello soprannaturale. Esso avrebbe divorato il corpo degli eroi moribondi per rifarne il corpo nel proprio ventre, prima di rimetterli di nuovo nel mondo.
Nell'antica Roma, l'aquila venne per la prima volta consacrata da Caio Mario, come insegna militare della legione, come ricordo di epiche guerre che egli combatté, vincitore, contro i Cimbri e i Teutoni nel II secolo a.C. La storia di Roma coincide con quella dell'aquila dalle sacre penne, dalle origini leggendarie, arriva fino al genio militare di
Cesare, alla missione di pace di Augusto, all'epopea di Carlo Magno, imprese, cui Cristo conferì il sigillo della legittimità nei momenti culminanti della sua missione terrena. Con la divisione dell'Impero in due parti decretata dall'imperatore romano Teodosio per i suoi figli, l'emblema dell'aquila romana fu raffigurata con un unico corpo con a due teste che rappresentavano l'oriente e l'occidente.
Con Carlo Magno, capo militare di enorme carisma, "defensor Christianae fidei" e consacrato da papa Leone III "imperatore dei romani" nella mitica notte di Natale dell'anno 800, l'Aquila divenne simbolo del Sacro Romano Impero da lui fondato, espressione di un dominio militare di dimensioni europee, cui per la prima volta l'autorità morale della Chiesa dava il riconoscimento ufficiale e l'appoggio.
In alcune opere d’arte del primo Medioevo, è visibile l’identificazione dell’Aquila con lo stesso Cristo, del quale ne rappresenta l’ascensione al cielo e la regalità suprema. I mistici medievali usarono il concetto d’Aquila per evocare la visione di Dio, paragonando la loro preghiera alle ali dell’uccello regale. Nel Medioevo l’Aquila fu equiparata al leone, da cui la sua evoluzione nel Grifone. Il testo dello Pseudo Dionigi, molto dalla Scolastica religiosa del Medioevo, riporta che “la figura dell’aquila indica la regalità angelica, la tensione degli angeli verso le cime divine. Il vigore dello sguardo verso la contemplazione di Dio, del sole che moltiplica i suoi raggi nello spirito.”
Nell’iconografia del periodo, le sommità delle colonne e gli obelischi furono spesso sormontati dall’immagine di un’Aquila, a significare la potenza spirituale più elevata, la sovranità, l’eroismo e, in generale, ogni virtù trascendente.
Nell'identificazione dell'aquila con la Giustizia, Dante è esplicito nel VI canto del Paradiso, quando, nel condannare i Ghibellini che si appropriano indebitamente del "sacrosanto segno" per farne un'insegna del loro partito, sfogare i loro odi e compiere le proprie vendette, immiserendone bassamente il valore e la funzione."Faccian li Ghibellin, faccian lor arte
sotto altro segno, ché mal segue quello
sempre chi la giustizia e lui diparte"
(Par. VI, vv. 103-105)
Nell'Ottocento, Napoleone sostituì il tradizionale simbolo del Gallo con quello dell'Aquila come emblema della Francia, e
lo zar Pietro I, quando nel 1721 si fece incoronare imperatore, adottò come emblema l'Aquila bicipite, le cui teste guardano rispettivamente al passato e al futuro, fondendo i due aspetti in quello dell'Eternità.
La valorizzazione dell'aquila avvenne anche nella Chiesa cattolica, che la definì un simbolo di spiritualità (l'aquila è simbolo dell'evangelista Giovanni). La sua strumentalizzazione nel corso della storia l'ha portata paradossalmente ad essere vista da alcuni come un'immagine negativa, in quanto utilizzata come simbolo dagli stati totalitari che devastarono l'Europa nel '900. Fu poi spesso ripresa da tutte le nazioni che emulavano l'immagine di del potere; fu utilizzata dagli stati dell'Europa dell'est, da Hitler, da Mussolini e infine dagli USA.
Presso gli Irochesi una popolazione di nativi americani, Oshadagea, la “grande Aquila della rugiada”, è al servizio del dio del Tuono, Hino. Porta sulle spalle un lago di rugiada, con la quale innaffia regolarmente la terra, per permettere alla natura di proseguire la sua opera, anche dopo essere stata attaccata dagli spiriti maligni. Animale psicopompo, accompagna le anime nel loro viaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti. È anche un uccello augurale, di cui gli antichi interpretavano il volo. La piuma dell’Aquila è per gli Indiani simbolo di potere e conoscenza, che richiama al rapporto simbiotico con la Natura e i cicli del tempo lunare. Il fischietto d’osso e il mitico casco di penne d’Aquila, il leggendario “War bonnet”, indicativo del massimo riconoscimento a cui loro aspiravano, erano usati nella propiziatoria e spesso sciamanica, “danza del sole”, comune a molte etnie pellerossa, azteche e perfino nipponiche...una leggenda..
Nel tempo più lontano che ci sia, quando non era apparso ancora il sole, né la luna, né le stelle, né la terra, quando non c’era che l’aria, immensa, infinita, e al di sotto di lei non c’era che il mare, infinito anch’esso ed immenso, la bella Fata della Natura, la figlia dell’aria, si stancò di tanta monotonia.
Scese giù dalla sua casa tutta azzurra ed incominciò a vagare sul mare; sfiorando con i piedi l’acqua chiara giocava con la spuma e con gli spruzzi salsi, scivolava sulle creste dei marosi ed intrecciava corone d’alghe per la sua testa bionda.
Ma poi anche di questo si stancò; si adagiò quindi sulle onde, posò il capo sulla spuma bianca e lasciò che i capelli si sciogliessero e galleggiassero tutt’intorno al suo viso. Un dolce sonno la prese, mentre il mare la cullava e la trasportava lievemente di qua, di là, piano piano, senza svegliarla.
Quand’ecco un’aquila enorme apparve nel cielo, venuta da chissà dove, da quali misteriosi confini dell’aria. Era stanca, cercava un luogo dove posarsi; agitava le ali, spossata, e a quel battito di penne la Dea si svegliò. Aprì i suoi grandi occhi azzurri, sollevò lentamente un ginocchio fuori dalle acque e l’aquila discese, squassando le pesanti ali in un ultimo sforzo e vi si posò.
A lungo la Fata e l’aquila furono sballottate dalle onde. Sul ginocchio della Dea l’uccello fece il suo nido, e vi depose sei uova d’oro e un uovo di ferro, e le covò.
Al quarto giorno il calore delle uova divenne così forte che la Dea non poté più sopportato. Si mosse di colpo ed ecco che le uova rotolarono le une contro le altre e s’infransero. L’aquila con un grido distese le larghe ali e s’innalzò nell’aria.
Ma una cosa meravigliosa accadde allora, nell’infinito universo. Il guscio delle uova d’oro s’ingrandì, si distese, formò la volta del cielo e la superficie ricurva della terra: i rossi tuorli formarono gli astri, il sole, la luna, le stelle, i piccoli frammenti neri dell’uovo di ferro si convertirono in nubi e corsero rapide sui mari.
E il mondo sorse così, per caso, mentre la Dea risplendeva nell’immensità del creato.
Poi essa si sollevò dalle acque, toccò con le agili dita la terra molle e formò i seni e le baie, calcò con i piedi il suolo d’argilla e formò i monti e le valli, si adagiò al sole e con le braccia distese formò le vaste pianure. E là, dove la Dea aveva posato il capo, i capelli grondanti formarono laghi e fiumi e cascate d’argento.
E dove la Fata aveva poggiato i piedi divini, sorse una ghirlanda d’isole brune. Così nacque la Finlandia, la strana terra dai quarantamila occhi azzurri, incoronata d’isole e di scogli. (https://giardinodellefate.wordpress.com)(Gabry)
POESIE DI STAGIONE
LUGLIO
I mesi dell'estate
.... Giugno , Luglio, Agosto.
Sono nudi come l'aria
ma ciascuno porta un suo fregio,
l'uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria;
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti,
spighe il terzo barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi campagnoli.
(Diego Valeri)
. -
.
Buon Giovedì, un abbraccio a tutti.
. -
.
Bok sorellone mio e a tutti isolani,pusaaa . -
.
Buon Venerdì, un abbraccio a tutti gli amici.
. -
.
. -
.
Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
. -
.
Buona Domenica, un abbraccio a tutti.
. -
.
Buon inizio Settimana, un abbraccio a tutti.
. -
.
Buon Martedì, un abbraccio a tutti.
.