IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 7° ... SETTIMANA 028 ..

LUNEDI' 11 LUGLIO - DOMENICA 17 LUGLIO 2016

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    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 028 (11 Luglio – 17 Luglio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 11 Luglio 2016
    S. BENEDETTO, S. OLGA, S. FABRIZIO

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 28
    Giorni dall'inizio dell'anno: 193/173
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    A Roma il sole sorge alle 04:46 e tramonta alle 19:45 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 04:46 e tramonta alle 20:11 (ora solare)
    Luna: 11.55 (lev.) 23.46 (tram.)
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    Il giusto pecca sette volte al giorno
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Io sono un uomo: non considero nulla
    che sia umano estraneo a me
    (Terenzio)










    RIFLESSIONI



    ... LA FIABA DEL TRENINO …
    ... C’era una volta un gruppo di farfalle che viveva vicino ad un fiume. Le farfalle avevano per amiche coccinelle e libellule. Tutte insieme sognavano che un giorno avrebbero fatto un bel viaggio tra i paesi della loro valle; desideravano scoprire le storie più belle degli abitanti dei borghi, sentire dalle loro voci i racconti e le fiabe che iniziavano sempre con: “C’era una volta…”.

    Ma non avevano ancora trovato un modo per poterlo fare tutte insieme; le farfalle svolazzavano veloci, le libellule si lanciavano in cielo, ma le coccinelline non riuscivano mai a stare al loro passo. Un giorno, camminando vicino al fiume un ragazzo si mise ad ascoltare le loro storie e i viaggi che le farfalle, le libellule e le coccinelle speravano di fare. -Io ho un’idea per aiutarvi!, disse il ragazzo.
    Potremmo prendere un carretto ed io potrei spingervi fin dove desiderate. Conosco molto bene questa valle, passeggio tutti i giorni per questi boschi insieme al mio cane San Bernardo, potrei portarvi a conoscere nuovi amici, nascosti tra gli alberi più fitti, e ad annusare gli odori e i profumi che solo il bosco può regalare. -Sarebbe meraviglioso! Ma con un carretto faresti troppa fatica. Potremmo invece pensare a qualcosa di diverso, di magico, che nessuno in queste valli ha ancora visto, disse la farfalla arcobaleno. -Certo, ribatté la falena viola, qualcosa di divertente, in modo che anche i bambini possano venire ad ascoltare storie fantastiche. - Sì, conosco la persona che potrebbe aiutarci, le piace tantissimo leggere e chissà quante fiabe è in grado di raccontarci, disse emozionato il ragazzo.

    E fu così che il giovane raccontò a sua moglie dell’incontro che aveva avuto e dell’idea di poter viaggiare per la valle alla scoperta di tutto quello che così, con una prima occhiata fugace e frettolosa, non si riesce mai a vedere. Bisognava però risolvere il problema di come riuscire a spostare le amiche volatili tutte insieme e di come poter accompagnare i bambini al limitare del bosco per ascoltare le storie. Ci voleva il mezzo adatto, piccolo ma soprattutto abbastanza lento da poter consentire ai bambini di vedere tutto con una certa calma. I giorni passarono, arrivò il primo freddo invernale; ormai nessuno pensava che il giovane avrebbe trovato una soluzione quando invece ebbe un’idea tanto improvvisa quanto fantastica! Un treno! Anzi un trenino! Non stava pensando al classico trenino su rotaia, quello c’era già. Aveva in mente un trenino su gomma, piccolino, con solo due vagoncini.
    Ma doveva essere colorato, dinamico, divertente, allegro, spiritoso, guidato da un autista altrettanto gioioso e sorridente. L’idea cominciò a delinearsi sempre più; la giovane moglie, prima scettica e poi sempre più convinta, parlò con le farfalle e le libellule. Le amiche, insieme anche alle piccole coccinelle, decisero che tutti nel bosco si sarebbero impegnati per regalare ai bambini della valle il più bel dono di Natale che avrebbero potuto desiderare. Non solo, sarebbe stato il più bel regalo mai ricevuto anche per gli animali stessi. E così i due giovani iniziarono a girare alla ricerca della locomotiva perfetta.
    La trovarono e la chiamarono Dottolina, in onore della grande fabbrica che l’aveva costruita. Furono realizzati presto due vagoncini rossi e marroni come la locomotiva, piccoli ma abbastanza grandi da scarrozzare in giro tutti i bambini. Le coccinelle non potevano credere ai loro occhi quando gli abitanti dei borghi si meravigliarono a sentire il suono inconfondibile del trenino; le farfalle svolazzavano sopra la locomotiva sorridendo alle volpi e alle lepri, i conigli non vedevano l’ora di salire a bordo insieme ai bambini per sentire la loro storia preferita: “La fiaba del trenino”.
    Da allora sono passati solo sei anni, Dottolina continua a girare per le valli e tanti bambini sono ancora felici di fare un giretto sul trenino, in compagnia di quel giovane sorridente che ha avuto un’idea magica e ha creato una storia fantastica perché ci ha messo tutto il suo cuore.
    (dal web)

    … Non parlo mai di tragedie, o meglio quando lo faccio poi mi pento perchè in questo luogo vorrei parlare di cose belle, di carezze; oggi uso questa fiaba per parlare di treni … la cronaca ci ha dato molto da parlare di treni e tregedia … questo è il mio modo di ricordare e dare una carezza ed un pensiero a ciò che è accaduto ieri … Buon Luglio amici miei …
    (Claudio)






    Il treno

    Il treno corre
    dentro la valle.
    Attraversa una giornata
    splendida e duratura.
    Al cellulare
    mi racconti
    dei tuoi piani
    per noi due,
    ed io ti ascolto
    mentre guardo dal finestrino
    il paesaggio:
    i riflessi sul fiume,
    i cipressi,
    i casolari distanti.
    Buio.
    Un colpo.
    Una galleria.
    La tua voce scompare
    dal palmo della mia mano.
    Fuori dal vetro
    il nero assoluto.
    Il nulla.
    Guardo dentro la carrozza
    per la prima volta.
    Sono solo.
    Come mai?
    Poco fa,
    credo di ricordarmi,
    c’erano altri.
    Quando sono scesi?
    Dove sono andati
    tutti?
    Cerco in fretta
    di rifare il numero
    ma ormai non c’è campo.
    Quando tornerà?
    Fuori dal treno
    dalle tenebre
    viene un rumore
    assordante
    di ferro che taglia l’aria,
    di aria che taglia roccia.
    Dentro il mio vagone
    le luci balenano
    e poi si spengono.
    Ora ci sono io
    e quel ruggito nel buio.
    Dentro il mio corpo
    gli organi faticano.
    I treni
    quando penetrano la montagna
    spariscono per sempre.
    I treni
    quando perdono i freni
    non si levano in volo.
    (Dal web)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    Grano e pane

    Il grano verde diventato giallo
    ondeggia all'aria come un mare d'oro:
    rossi, come rametti di corallo,
    i papaveri adornano il tesoro.
    O mietitori, all'opera! Ecco la messe
    che deponeste nella terra scura
    tra zolle arate, ricche di promesse.
    Ecco la messe provvida e sicura!
    Benedetta la terra ai grani amica
    E benedette le fatiche umane
    che accompagnano il crescer della spica
    e benedetto il grano che dà pane.
    (Edvige Pesce Gorini)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Miky, il cane pastore

    C’era una volta un pastore che aveva un bellissimo ovile. In quell’ovile vivevano cento pecore pregiate, che ogni giorno si recavano al pascolo dirette dall’abilissima Lela, un cane eccezionale.
    C’era però anche Miky, un cucciolone che seguiva sempre il gregge e imparava da Lela i preziosi trucchi del mestiere.
    Ma un giorno Lela, stanca e demotivata, se ne andò improvvisamente, lasciando il pastore solo con le sue pecore.
    “E adesso che cosa farò?” diceva quell’uomo preoccupato. “A chi affiderò gli agnelli che hanno bisogno di una guida per raggiungere il pascolo? Non basto io!”.
    Un mattino all’alba, non avendo dormito tutta la notte perché tormentato da mille pensieri, il pastore raggiunse un punto della montagna, circondato da un panorama mozzafiato, in cui spesso si trovava solo a riflettere. E lì come per incanto si ricordò di un episodio che lo aiutò a risolvere quel problema apparentemente senza soluzione.
    Rivide, in una magica sequenza di immagini, Miky alle prese con la pecorella più cocciuta del gregge, che non voleva mettersi in fila e si fermava continuamente a brucare l’erba del sentiero. Miky le si avvicinò, iniziò ad abbaiare con decisione e senza troppa fatica la ricondusse nel gruppo.
    Il pastore si destò dal sogno ad occhi aperti e corse a casa colmo di entusiasmo. Raggiunse la cuccia di Miky, lo chiamò e abbracciandolo gli disse: “Caro Miky, sarai tu il nuovo conduttore del mio gregge, affiderò a te gli agnelli pregiati affinché tu possa insegnare loro come raggiungere al meglio i pascoli più lontani.”
    Miky se stava senza parole… ehm, senza abbaiare…. era felicissimo perché il pastore si fidava di lui.
    Arrivò il giorno tanto atteso e tanto temuto, Miky doveva mettere in fila il gregge da solo: le pecore adulte davanti, insieme al pastore, e gli agnelli inesperti dietro. Molte pecore però non erano contente e borbottavano: “È troppo giovane, non ha esperienza, non mi fido a lasciargli gli agnelli, ci sono troppi pericoli!”. Altre invece le rassicuravano: “Vedrete che saprà cavarsela molto bene!”.
    E fu proprio così. Miky si impegnò moltissimo, aveva capito che per condurre al meglio le pecore non era sufficiente indicare soltanto il cammino, ma era importante condividere con loro fiducia, affetto e responsabilità.
    Intanto gli agnellini crescevano, crescevano… e imparavano tanto!

    (Mirko Montini)



    ATTUALITA’


    Scoperta una nuova specie di orchidea con 'cuore demoniaco'.

    Il suo pistillo ricorda il volto del diavolo. E' rarissima. Scoperta una nuova e rarissima specie di orchidea in Colombia, il cui pistillo, circondato da petali screziati di venature violetto-rossastre, ricorda nella forma il volto del diavolo. Una somiglianza così spiccata che le ha fatto meritare il nome di Telipogon diabolicus.

    A individuarla i ricercatori polacchi Marta Kolanowska e Dariusz Szlachetko, dell'università di Gdansk, il cui lavoro è pubblicato sulla rivista Phytokeys. Si tratta di un unico gruppo di 30 orchidee, che crescono solo su un piccolo fazzoletto di terra ai confini tra due province colombiane.

    Visto l'habitat limitato ad una sola popolazione di fiori nelle foreste del sud del Paese, tra Putumayo e Narino, questa 'diabolica' orchidea è stata inserita tra le specie a rischio di estinzione nella lista rossa dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Il suo stelo misura dai 5,5 ai 9 centimetri di altezza.

    Anche se può essere confusa con altre specie, ha alcune caratteristiche che la fanno risaltare facilmente: oltre al volto demoniaco nascosto in mezzo ai suoi colori, gli stessi petali sono dotati di artigli. Un tratto che finora non era stato riscontrata in nessun'altra specie colombiana del genere.

    ''Nel più recente catologo delle piante colombiane, sono presenti quasi 3600 specie di orchidee che rappresentano circa 250 generi - sottolineano gli autori - Tuttavia, non c'è dubbio che centinaia di specie presenti nel paese siano ancora da scoprire. Solo nel 2015 oltre 20 novità sono state individuate e pubblicate sulla base del materiale raccolto in Colombia''.
    (Ansa)





    Brexit: il gatto Larry restera' a Downing Street.

    Incaricato di dar la caccia ai topi, è 'funzionario dello Stato'. Il gatto Larry resterà a Downing Street, malgrado i Cameron, la famiglia con cui vive dal 2011, si preparino domani a sbaraccare dal civico numero 10 per far posto a Theresa May e consorte.

    La precisazione, ripresa dal Guardian, arriva direttamente dallo staff del governo: Larry, incaricato di dar la caccia ai topi nella residenza del primo ministro britannico, non è un animale privato di David e Samantha Cameron e dei loro figli, ma e' "un impiegato dello Stato", come ha tenuto a puntualizzare un portavoce.

    Prelevato 5 anni fa nella casa per cani e gatti di Battersea, a Londra, Larry fu scelto per il ruolo grazie al suo "forte istinto predatorio". La sua nomina riprese una tradizione interrottasi nel 1997 con il gatto Humphrey, ultimo cacciatore ufficiale di topi a Downing Street.

    In seguito il compito era stato affidato a Sybil, gatto privato del cancelliere dello Scacchiere pro tempore Alistair Darling. Ma Sybil non si era ambientato e nel 2007 era stato rispedito in Scozia, lasciando l'incarico vacante: fino, appunto, all'avvento di Larry. ‬
    (Ansa)





    Minority Report, arriva serie Spielberg.

    Su Fox, ambientata nel 2065, tra visioni e Lou Reed un classico. Visioni, un sistema di sicurezza alla Orwell, Lou Reed considerato sempre un classico anche nel 2065 e i Simpson arrivati alla 75/a stagione: il futuro secondo Steven Spielberg. Minority Report, la nuova serie tv firmata da Spielberg e Max Borenstein, adattamento e sequel televisivo dell'omonimo romanzo di Philip K. Dick e del film del 2002, arriva in Italia in prima visione assoluta dal 13 luglio, il mercoledì alle 21.00 su FOX (canale 112 di Sky).

    La serie tv è ambientata a Washington nel 2065, a dieci anni di distanza dagli eventi narrati nel film e dalla chiusura dell'Unità Pre-Crimine: un'agenzia fondata sui precogs, tre fratelli adolescenti in grado di prevedere i crimini prima che vengano commessi. Dash (Stark Sands), uno dei precogs, decide di collaborare con la polizia e la detective Lara Vega (Meagan Good) per dare un senso alle sue visioni: la sua capacità precognitiva è infatti condivisa con gli altri due precogs, il fratello gemello Arthur e la sorella Agatha.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    La canzone del mare




    locandina


    Un film di Tomm Moore. Con David Rawle, Brendan Gleeson, Fionnula Flanagan, Lisa Hannigan, Lucy O'Connell.


    Un film d'animazione per ragazzi che invita anche i più grandi a riflettere sui temi della solidarietà, della generosità e della purezza.
    Francesco Giuseppe Trotta


    Saoirse è una bambina particolare, a 6 anni ancora non riesce a parlare e prova una strana e fortissima attrazione per il mare. Vive nella casa sul faro con il papà e il fratello maggiore Ben, spesso imbronciato e antipatico con la sorellina che ritiene responsabile della scomparsa dell'amata madre. La casa sul faro nasconde tanti segreti e oggetti magici, e quando Saoirse scopre due di questi, una conchiglia regalata dalla mamma a Ben per sentire il suono del mare e un vecchio mantello della madre, innesca un magnifico viaggio negli abissi marini tra foche e personaggi fantastici. Scopriamo così che Saoirse è una delle "selkies", creature magiche che vivono a metà tra terra e mare e che con il proprio canto possono risvegliare le vittime della strega Macha, private di emozioni e trasformate in pietra. Saoirse è la prescelta e con questo suo compito inizia un immaginifico cammino in cui Ben metterà in gioco la propria vita per salvare quella della sorellina.
    Song of The Sea è l'ultimo affascinante lavoro del regista nordirlandese Tomm Moore, già candidato all'Oscar per The Secret of Kells. Attraverso personaggi e mondi magici, Moore indaga l'aspetto strettamente umano delle emozioni e dei ricordi. La strega malvagia che svuota le creature dei sentimenti negativi crede di agire in buona fede aiutandole ad eliminare il dolore. Saranno due bambini a farle comprendere che non bisogna mai privarsi delle emozioni, siano esse positive o negative, perché la vita è la storia delle nostre esperienze che, collegandosi l'un l'altre come pezzi di un puzzle, restituiscono all'uomo la sua unicità ed essenza. Ed è proprio dal dolore che parte la rinascita, quella della famiglia di Ben e Saoirse che troverà nella sensibilità e nell'audacia dei suoi più giovani componenti la forza per ripartire e tornare a vivere serenamente.
    Con un'incantevole alternanza di semplicità grafica nella pittura dei personaggi e uso raffinato della tecnica per scenografie e paesaggi, Moore dà vita ad un film d'animazione per ragazzi che invita anche i più grandi a riflettere sui temi e sulle virtù tipicamente fanciullesche della solidarietà, della generosità e della purezza delle azioni.


    Video


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    "Io penzo ch’ar monno nun ce sia ‘na città più bella d’Orvieto mia! Chi vo’ a riposà la mente da tutte le penziere passeggi pe’ le su’ viuzze silenziose e austere. Je s’ariposarà ‘r pensiero, s’accorgiarà ch’è ‘n vero amore: da tutte le finestrelle je sorrideronno le fiore....Ntramezzo a ‘na piazza, ch’è ‘n tesoro, s’innarza, maestoso, verzo ‘r celo de le Cattedrale ‘r Gijo d’oro...."



    ORVIETO



    Orvieto sorge su una rupe di tufo, tra i 280 e i 325, che domina la valle del fiume Paglia, affluente di destra del Tevere e che proprio sotto la città riceve da sinistra il Chiani, la Chiana Romana proveniente dalla Valdichiana.
    Si ritiene che la odierna rupe su cui oggi poggia la città di Orvieto sia proprio uno di questi grandi ammassi di rocca tufacea scagliato, secondo alcune ipotesi, dal grande cratere che oggi è "riempito" dal vicino Lago di Bolsena e con gli anni erosa e modellata dall'acqua. In effetti studi geologici hanno evidenziato che il materiale che compone la rupe della città è di origine vulcanica ed ha diversi tipi di consistenza, alcuni punti più solidi altri meno solidi. Ciò ha anche permesso all'uomo di "lavorare" e modificare questi materiali creando delle cavità, come testimoniano oggi la consistente presenza di antiche grotte, cunicoli e pozzi in passato utilizzati come luoghi per il riparo, "butti" e come luoghi per l'allevamento di volatili.

    In base ad un decreto del 1928, lo stemma del Comune di Orvieto è costituito da uno scudo ripartito in quattro sormontato da una corona. Nelle quattro ripartizioni sono rappresentati quattro simboli: la Croce, l'Aquila, il Leone e l'Oca. La croce rossa in campo bianco simboleggia la fedeltà del Comune alla fazione dei Guelfi e fu riconosciuto al Comune di Orvieto dal papa Adriano IV nel 1157. L'aquila nera con una corona d'oro in campo rosso fa riferimento alla dominazione dei Romani. Il lambello d'oro con cinque pendenti fu posto al collo dell'aquila quando Carlo d'Angiò concesse ad Orvieto il titolo di “città”, dopo essere stato incoronato nella cattedrale di Orvieto re del Regno di Sicilia da parte del papa Clemente IV. Il lambello richiama quello rosso della casa d'Angiò.
    Il leone in campo rosso tiene una spada d'argento con la zampa destra e le chiavi di San Pietro con la sinistra. Esso richiama il leone fiorentino, a ricordo della storica alleanza fra le due città. Le chiavi, con il motto fortis et fidelis, sono una concessione del papa Adriano IV come riconoscimento della lunga fedeltà di Orvieto al papato. L'oca, con una zampa sollevata sopra un sasso, rimanda alle leggendarie oche del Campidoglio che, con il loro schiamazzo, salvarono Roma dall'attacco dei nemici.


    Andare ad Orvieto è come attraversare la storia, perché vi si ritrovano, stratificate e concentrate, le tracce di ogni epoca per quasi tre millenni. Orvieto è nota per essere costruita interamente su uno sperone di tufo, facilmente erodibile; al borgo in superficie se ne affianca un'altra città sotterranea interamente ricavata dalle cavità scavate dagli abitanti nel corso dei secoli....
    il magico Pozzo di San Patrizio, struttura architettonica unica al mondo, con le sue due scalate ellittiche che non si incontrano mai salendo e scendendo il pozzo, opera di ingegneria di Antonio da Sangallo, risalente alla prima metà del 1500 e voluto dal papa Clemente VII.....la Torre del Moro, che con i suoi 47 metri si erge dominando la città....Palazzo del Capitano del Popolo, dimora del Capitano del Popolo, importante figura medievale che si faceva portavoce e sostenitore delle ragioni del popolo non nobile.....la Chiesa di Sant'Andrea con la bella torre dodecagonale....il Duomo, la cui costruzione inizia nel 1290: gli affreschi della Cappella Nuova (eseguiti dal 1499 al 1504 da Luca Signorelli, che vi raffigurò Paradiso e Inferno, eletti e reprobi, scene con profeti, angeli e santi) lasciano senza parole per la loro bellezza e la luminosità dei loro colori; nellla cappella posta sul lato opposto della chiesa, si trova il Reliquiario del Corporale, un celebre capolavoro d'oreficeria eseguito nel 1337-1338 dal senese Ugolino di Vieri, che custodisce il Corporale che nel 1263 si macchiò di sangue allorché un prete boemo, celebrando la Messa senza fede, spezzò l'ostia consacrata, da cui fuoriuscì il sangue. A tal proposito si ricorda che nel 2013 ricorre il 750° anniversario di tale evento – conosciuto come Miracolo di Bolsena. La chiesa di San Franscesco, costruita nel 1240 sopra i resti di un tempio etrusco, nel punto più alto della rupe orvietana. Si tratta di una costruzione imponente che ebbe molta importanza in passato e dove nel 1297 si tenne la canonizzazione da parte del papa Bonifacio VIII di Luigi IX re di Francia. Tutto il centro cittadino è costellato da numerose chiese più o meno grandi costruite in epoche e con stili diversi fra loro. La più antica è quella di San Giovenale, la cui costruzione risale al 1004, situata in un quartiere medievale rimasto quasi inalterato nei secoli.

    ...la storia...


    Orvieto fu città di grande lustro nelle diverse epoche storiche trascorse ed in particolare a partire dal IX secolo a.C. con la civiltà etrusca conobbe un periodo di grande splendore ed importanza tali da diventare il fulcro e l'abitato più importante del vasto territorio dell'Etruria. Difatti, la città che in epoca etrusca si chiamava Velzna conobbe un periodo unico ed irripetibile, di grande prosperità e sviluppo. A ulteriore testimonianza di questa sua centralità sarebbe, secondo il parere di alcuni importanti archeologi e storici, il ritrovamento, secondo alcuni studiosi, in una zona sottostante la rupe, del famoso "Fanum Voltumnae": l'antico santuario etrusco vero e proprio centro socio-spirituale e di ritrovo dei principali esponenti della dodecapoli etrusca. Orvieto rimase per lungo tempo terra degli Etruschi fin quando gli stessi non subirono l'invasione dei Romani e la città di Orvieto venne distrutta e saccheggiata perdendo molto del suo prestigio e mantenendo un ruolo territoriale più marginale.
    Dopo una forte rivolta, i servi di Velzna (Orvieto) erano riusciti a prendere il potere. Gli aristocratici etruschi, allora, chiesero in segreto aiuto ai romani, che inviarono nella città un esercito guidato dal console Quinto Fabio Massimo. Gli scontri furono durissimi e portarono alla morte del console stesso, provocando così la più violenta repressione romana, che portò all'assedio della città per parecchi mesi, fino alla sua distruzione nel 264 a. C. I pochi superstiti, furono "esiliati" a Volsinii, l'odierna Bolsena, e riuscirono a ritornare sulla rupe dove ancora oggi sorge Orvieto solo dopo la fine dell'Impero Romano. La rupe si spopolò e fu lasciata all'abbandono mentre, i territori sottostanti, beneficiando della presenza di fiumi come il Paglia ed il Tevere, mantennero un ruolo più vitale e più legato a Roma stessa. Con la fine dell'impero romano e le invasioni barbariche, l'intero territorio orvietano fu lasciato all'abbandono con il susseguirsi di brevi dominazioni da parte di svariate popolazioni. Questo periodo perdurò fino all'alto medioevo finchè la città iniziò ad essere sempre più segnata dalla presenza del Papa e quindi tornò ad assumere nuovamente un ruolo storicamente più significativo. Così, mentre la città, seppur tra contrasti interni si stava consolidando come libero Comune, nel 1157 una delegazione papale firmò un trattato con Orvieto formalizzandone cosi l'investitura; nel 1199 il nobile romano Pietro Parenzo fu scelto dal Papa come rettore e podestà di Orvieto, evento questo che sanciva l'"assoggettamento" della città umbra al Papato. Se da una parte il legame con la chiesa dava nuovi impulsi allo sviluppo ed al prestigio della città, dall'altra alimentava i mai sopiti contrasti interni tra varie fazioni (in particolare anticlericale dei Patari). Lo stesso Parenzo fu vittima di una congiura e assassinato. Nonostante i contrasti interni il corso dello sviluppo e di crescita della città era però intrapreso e di fatti è in quest'epoca medievale (1200) che Orvieto come moderna città stato legata alla chiesa visse un periodo di grande benessere ed espansione arrivando ad assoggettare i territori circostanti fino alle coste del mar Tirreno, fino alle odierne città di Orbetello e Talamone.
    Ed è a questo periodo medievale in cui la città si chiamava Urbs-Vetus (città vecchia), che probabilmente si deve l'odierno nome di Orvieto. Tale periodo di benessere e prosperità durò fino al 1348 anno in cui l'epidemia di peste e le continue lotte politiche interne tra le grandi famiglie nobili (in particolare i guelfi Monaldeschi ed i ghibellini Filippeschi) posero fine all'esperienza di Orvieto come comune libero e città-stato. Così, in breve, Orvieto rimase comunque sotto l'egida dello Stato Pontificio. In questo periodo e fino agli anni 1600 -1700, Orvieto subì delle profonde trasformazioni dal punto di vista architettonico, di questo periodo sono la ricostruzione della Fortezza Albornoz (la cui prima edificazione risalirebbe al 1364), il Pozzo di San Patrizio (1527) e furono restaurati, modificati o costruiti molti dei bei palazzi rinascimentali che oggi fanno bella mostra lungo le strade della città. In questo periodo la città, ormai provincia pontificia, ritrova un certo benessere economico anche grazie alla sua alta considerazione da parte di papi e cardinali, come tranquilla e sicura località di soggiorno.
    Al di fuori della rupe, invece, l'eredità di Orvieto come potente comune medievale è ben visibile in quello che in passato furono veri e propri presidi e avamposti assoggettati dalla città e cioè tutti quei borghi e castelli abitati da vecchie famiglie nobiliari che si ergevano nelle campagne intorno alla città. Oggi di essi restano intatti e visibili alcuni borghi e castelli come: il Castello di Tordimonte, il Castello di Corbara, il Castello di Prodo, il Castello di San Quirico, il borgo di Torre San Severo ed il Castello di Sugano. (orvietoviva.com)

    (Gabry)





    domina-musica


    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


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    La musica del cuore



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    foto:hitparade.ch



    La Bionda - One for you, one for me


    One for You, One for Me è un brano musicale di genere disco inciso tra il 1977 e il 1978 dai La Bionda e facente parte dell'album eponimo del duo (pubblicato anche con il titolo One for You, One for Me). Autori del brano Michelangelo La Bionda, Carmelo La Bionda e Richard W. Palmer-James.

    Il singolo, uscito su etichetta discografica Baby Records, raggiunse il primo posto delle classifiche in Belgio, il secondo in Germania e il terzo in Svizzera e rappresenta il maggior successo discografico del duo

    Il brano fu inserito anche come Lato B del singolo There for Me.



    fonte: wikipedia.org