IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 7° ... SETTIMANA 027 ...

LUNEDI' 04 LUGLIO - DOMENICA 10 LUGLIO 2016

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    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 027 (04 Luglio – 10 Luglio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 4 Luglio 2016
    S. ELISABETTA , S. ROSSELLA

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 27
    Giorni dall'inizio dell'anno: 186/180
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    A Roma il sole sorge alle 04:41 e tramonta alle 19:48 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 04:40 e tramonta alle 20:14 (ora solare)
    Luna: 4.47 (lev.) 19.38 (tram.)
    Luna nuova alle ore 12.03.
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    A grassa cucina povertà vicina.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Tutte vecchiotte sono le tue amiche, o brutte o più brutte delle vecchie.
    Sono queste le compagne che tu ti tiri dietro nei conviti, pei portici, nei teatri.
    Solo così, Fabulla, tu sei bella, solo così tu appari giovane.
    (Marziale)










    RIFLESSIONI



    ... TI DO IL RESTO …
    ...Si correva ogni giorno, calzonicini corti e maglietta pulita. La mamma raccomandava sempre la stessa cosa; “Mi raccomando non farti male e soprattutto cerca di non sporcarti, perché se arrivi ferito o sporco poi ti do il resto”. Quella frase mi faceva sorridere, “ti do il resto”, ma era un attimo perché poi ricordavo il suo significato e tornavo subito serio. Il mio sedere ricordava bene quel “resto”! Un paio di schiaffoni ben assestati sul mio posteriore e la promessa che non sarei uscito per qualche giorno per punizione. Sapevo il rischio, ma era impossibile non correrlo; eravamo in sette e ogni mattina ci divertivamo ad inventare le nostre giornate. Partite a calcio, fantastiche gare con la bicicletta e giochi di ogni tipo. Quella mattina scesi in giardino, la scuola era finita e tutti eravamo pieni di energie ed idee. La notte aveva piovuto un po’ ed un amico aveva detto che in un prato vicino casa si era formata una enorme pozzanghera. Curiosi andammo su quel prato e rimanemmo immobili a guardare quell’acqua ferma. Lo sapevamo tutti, quel silenzio non nascondeva curiosità, era solo un concentrato di idee spesso “pericolose” da attuare per divertisi. La grande pozzanghera era di forma ovale, quale modo più bello e stimolante di una gara a saltare da un lato ad un altro della grande pozza? Così poco dopo l’idea fu accettata. La gara consisteva nel partire dal lato più stretto della pozzanghera e saltando da un lato all’altro raggiungere l’altro estremo. Ognuno aveva tre tentativi a disposizione. Iniziammo con quella lunga serie di salti; il primo, il secondo, il terzo; man mano che andavamo avanti il salto era più lungo e difficile da fare. Presi la rincorsa, chiusi gli occhi un passo e un salto che sembrava non finiva mai. Riaprii gli occhi al contatto dei piedi col terreno dall’altra parte della grande pozza. Ero oramai vicino al centro della pozzanghera, il punto in cui per saltare da un lato all’altro aveva bisogno di tutte le energie e forse qualcosa di più. Arrivò il mio turno, iniziai a correre, veloce sempre più veloce, ultimo passo, chiusi gli occhi e saltai. In quell’istante il volto di mia madre e la sua frase “ti do il resto”, fu un lampo; le urla dei miei amici mi fecero aprire gli occhi, era troppo tardi ero ad un pelo dall’acqua e ….. sollevai un’unda grande mentre franavo in acqua. Rimasi immobile nell’acqua, fu un attimo fatale, i miei amici presi da “folliia” si tuffarono tutti nella pozzanghera. Ridevamo come pazzi e pensavamo tutti alle conseguenze di qulla situazione, ma eravamo felici. Ci distendemmo in terra al sole sperando che gli abiti potessero asciugarsi, ma non c’era tempo dovevamo tornare a casa. Arrivati al punto in cui dovevamo dividerci ci abbracciammo ridendo, sapevamo che ci saremmo rivisti dopo qualche giorno perché avremmo ricevuto il resto compreso di punizione non appena entrati a casa … Buon Luglio amici miei … (Claudio)






    LA SPIAGGIA di OMBRELLONI VERDI e BLU

    COM’ALI DI FARFALLA
    FRANGE LIEVI
    D’OMBRELLONI VERDI E BLU
    MUOVONO AL VENTO

    E COSI’ IL MIO SGUARDO SU DI ESSI …
    SCONFINATO E CONTENTO

    CORPI DISTESI AL SOLE
    INCURANTI DELL’ONDEGGIAR DEL MARE
    INTENTI SOLO AD ABBRONZARE
    LE LORO NUDITA’

    VOCIAR TRANQUILLO
    DI NONNI E DI BIMBI
    DI MAMME E DI PAPA’

    SABBIA FINISSIMA
    SOTTO I PASSI
    IMPERCETTIBILMENTE S’ALZA,
    INDISTURBATA DANZA
    AL RIFLESSO DEL SOL

    SCHIUMA BIANCA
    ALTA, IMPETUOSA….
    ROTOLANDO VIEN SU LA RENA,
    MESCOLANDOSI AL FONDALE
    E COLORANDO DI GRIGIOLINO IL MARE

    VARIFORMI CASTELLI
    CON PAZIENZA ED INNOCENZA
    VENGON SU’
    ANIMANDO IL MIO PENSIER
    E QUEL PEZZETTIN DI SPIAGGIA
    DAGLI OMBRELLONI
    VERDI E BLU.
    (Carmen Minutoli)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Estate …

    Le lampare

    Brillano le lampare
    a notte, sul mare:
    sembrano formare
    un'isola lontana
    come Fata Morgana.
    È nata dov'era
    stamane l'azzurro,
    dove ora traluce
    la luna, e il sussurro
    del mare nasconde
    una lieve preghiera:
    che i pesci d'argento
    dall'acque profonde
    accorrano a frotte
    alla festa di luce
    nata dalla notte.

    Nell'alba piu chiara
    i pescatori, a gara,
    rivolgon le chiglie:
    li attendono un volo
    di bimbi sul molo.
    Le loro famiglie
    men povere un giorno,
    nel lieto ritorno,
    saranno: gli avanza
    per tutto il domani
    nè a loro rincresce
    un poco di pesce,
    due abili mani..
    e tanta speranza.
    (Dino Volpi)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Sara e la fata dei fiori

    C'era una volta,una ragazzina di 8 anni di nome Sara.
    Amava molto i fiori e aveva un giardino molto curato, ma aveva un piccolo difetto: non voleva far vedere a nessuno le sue piante e quindi poverine si sentivano sole.
    Mentre le piante discutevano arrivò Sara e rimase immobile sentendo le sue piantine parlare. La rosa rossa le disse: "Sara, noi ti vogliamo bene, ma vogliamo essere ammirate da tutti".
    Sara rispose prontamente: "Non ci penso proprio a farvi distruggere da quei bambini pasticcioni" e tornò in camera sua.
    La sera seguente Sara si ritrovò una fatina ai piedi del letto che le disse: "Signorinella, le tue povere piantine stanno male!!" e Sara: "Non è possibile io do sempre a loro tutto il necessario, ma tu chi sei per dire questo?".
    La fatina rispose: "sono Aurora la fatina delle piante e io non dico che tu le maltratti, ma che hanno voglia di essere viste e di essere riempite di complimenti".
    Allora Sara capì e organizzò una festa di ammirazione con cibi e bevande. Quel giorno arrivarono molte persone con le proprie famiglie guardando e ammirando le meravigliose piantine. Sara e le piantine furono molto felici e da allora organizzarono un sacco di feste.

    (Enrika)



    ATTUALITA’


    Il primo 'atlante delle origini' di un individuo.

    Mostra come cellule si specializzano. In che modo un insieme ancora indifferenziato di cellule comincia a specializzarsi, dando origine a un individuo? E' una delle domande alle quali i biologi stanno cercando di rispondere da moltissimo tempo e che adesso ha finalmente trovato una risposta: la sequenza degli eventi che segnano questo passaggio cruciale è pubblicata sulla rivista Nature e costituisce una sorta di "Atlante delle origini" dell'individuo. La ricerca è stata coordinata dall'Istituto di Bioinformatica del Laboratorio Europeo di Biologia Molecolare (Embl-Ebi) e dall'Istituto per le cellule staminali della britannica Wellcome Trust.

    "In che modo si passa da un uovo a un animale, con tessuti di ogni tipo? Molti passaggi che possono andar male e portare a difetti alla nascita dipendono da problemi all'inizio dello sviluppo", ha rilevato osservato Berthold Goettgens, della Wellcome Trust, che ha coordinato la ricerca con l'italiano Antonio Scialdone, che lavora a Cambridge nell'Embl-Ebi e nella Wellcome Trust. "Abbiamo bisogno - ha aggiunto - di avere un atlante dello sviluppo normale per poter avere un termine di confronto che permetta di studiare quando le cose vanno nel modo sbagliato e compaiono anomalie".

    Conoscere in dettaglio che cosa avviene nel momento in cui un individuo comincia a 'prendere forma' significa conoscere tutti i passaggi che portano alla nascita di un individuo sano e, di conseguenza, poter riconoscere eventuali anomalie e, in futuro, intervenire per correggerle.

    L'esperimento, il primo al mondo di questo tipo, si basa sull'analisi di mille cellule prelevate da embrioni di topo a uno dei primissimi stadi dello sviluppo, quello della gastrula. E' lo stadio in cui le cellule embrionali si organizzano in una struttura sferica formata da tre strati concentrici chiamati foglietti embrionali, che daranno origine agli organi, alla placenta e alle strutture necessarie perché l'embrione si impianti nell'utero. E' un passaggio cruciale perchè da questo momento in poi ogni cellula ha un destino segnato. Per i ricercatori "è appena l'inizio" di come la conoscenza del comportamento dei geni in una singola cellula possa riuscire a trasformare la conoscenza delle prime fasi, cruciali, dello sviluppo embrionale.
    (Ansa)





    Topo dal super-olfatto con geni umani.

    Fiuta mine e malattie, aiuterà a capire come percepiamo gli odori. Un topo con un super-olfatto, capace di riconoscere a colpo sicuro uno specifico odore, è stato ottenuto modificando il suo Dna con geni umani ed è così efficiente da poter essere utilizzato in futuro per fiutare le mine o riconoscere le malattie. Aiuterà inoltre a comprendere meglio il modo in cui l'uomo percepisce gli odori. Il risultato, pubblicato sulla rivista Cell Reports, si deve al gruppo dell'Hunter College di New York guidato da Paul Feinstein.

    L'olfatto ''è uno dei nostri cinque sensi, ma non abbiamo quasi idea di come gli odori vengano codificati dal cervello'', commenta Feinstein. Il naso dei mammiferi contiene una serie di cellule nervose sensoriali, ognuna delle quali è dotata di singoli recettori capaci di rilevare un odore specifico. Nei topi, come nell'uomo, ogni neurone seleziona un solo recettore e per capire come questo avviene i ricercatori hanno modificato il Dna dei topi, introducendo un gene umano del recettore di un determinato odore direttamente nel nucleo di un ovocita di topo fecondato. Poi hanno introdotto un'ulteriore sequenza di Dna, per vedere se così veniva modificata la probabilità del gene di essere attivato.

    Dopo qualche tentativo, con sequenze diverse di Dna, alla fine è stata individuata quella più efficiente e sono stati ottenuti topi con un olfatto eccezionale. ''Non sappiamo come il neurone scelga il singolo gene - continua - ma possiamo aumentare la probabilità che venga scelto''.

    I topi ottenuti con questa tecnica sono capaci di rilevare anche gli odori più deboli. Ad esempio sanno riconoscere la presenza di cattivi odori nell'acqua anche a concentrazioni molto più basse rispetto a quelle captate di solito dai loro simili privi del super-olfatto. ‬
    (Ansa)





    L'universo allo 'specchio' rivela il suo lato oscuro.

    Grazie a un nuovo simulatore. Per conoscere meglio il lato oscuro dell'universo, basta metterlo 'allo specchio': lo hanno fatto i ricercatori dell'University College di Londra in collaborazione con i colleghi spagnoli del Centro studi di fisica del cosmo di Aragona (Cefca), sviluppando un nuovo simulatore che permette di ricreare velocemente e con estrema precisione degli universi virtuali speculari per svelare gli effetti della presenza di materia ed energia oscure.

    Il nuovo metodo, pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, permetterà di accelerare la ricerca sulla materia oscura e l'energia oscura, le 'illustri sconosciute' che compongono il 95% dell'universo condizionando profondamente la nascita e l'evoluzione delle stelle e delle galassie.

    ''Per svelare la natura dell'energia oscura e l'origine del nostro universo, dobbiamo confrontare i risultati ottenuti dalle grandi ricerche con modelli computazionali dell'universo'', spiega l'astrofisico Andrew Pontzen dell'University College di Londra. ''All'orizzonte si profilano nuove entusiasmanti imprese scientifiche, come quella del Large Synoptic Survey Telescope e della Javalambre Physics of the Accelerating Universe survey - aggiunge Raul Angulo del Cefca - e noi vogliamo farci trovare pronti per decifrare al meglio i loro risultati''.

    Per mettere il turbo alla ricerca, gli astrofisici hanno abbandonato i vecchi e lenti simulatori che ricostruivano l'universo mettendo a confronto centinaia di modelli, e hanno sviluppato un nuovo metodo che accelera i tempi di ben 25 volte mettendo a confronto solo due universi virtuali speculari: gli spazi vuoti nel primo sono riempiti con galassie nel secondo e viceversa. ''In questo modo - concludono i ricercatori - possiamo fare in un solo giorno delle elaborazioni di dati che altrimenti avrebbero impegnato un super computer per settimane''.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Laurence Anyways




    locandina


    Un film di Xavier Dolan. Con Melvil Poupaud, Suzanne Clément, Nathalie Baye, Monia Chokri, Yves Jacques



    L'opera di Dolan dal tema più estremo, eppure la meno urlata, la più delicata, la più disperata, ma anche quella più intrisa di speranza, la più vera.
    Annalice Furfari


    Montréal, Canada, 1989. Laurence è uno stimato professore di letteratura in un liceo e un apprezzato romanziere esordiente. Nel giorno del suo 35esimo compleanno, confessa alla propria fidanzata - la grintosa regista Frédérique - che la sua vita è una totale menzogna. Laurence ha sempre sentito di essere nato nel corpo sbagliato. Donna costretta in abiti e attributi maschili, Laurence ha finalmente preso consapevolezza del bisogno di non mentire più, agli altri e soprattutto a se stesso. Fred, che sta con lui da due anni, è sconvolta. Ma la loro è una relazione di passione, affinità, complicità, stima, sostegno e un affetto profondissimo. Dopo un iniziale allontanamento, la coppia si ricompone: Laurence ama Fred comunque, a prescindere dal suo desiderio di diventare donna; Fred non può fare a meno di lui e desidera sostenerlo nel difficile percorso di transizione. Inizia, così, una nuova vita. Ma le ostilità e i pregiudizi che i due innamorati dovranno affrontare, nei dieci anni seguenti, metteranno più volte in discussione il loro rapporto straordinario.
    Può l'amore elevarsi così tanto da superare le differenze di genere? Esiste un sentimento talmente puro e accogliente da continuare ad ardere anche quando il corpo smette di diventare uno strumento di richiamo sessuale? Il terzo film di Xavier Dolan - giovane promessa del cinema canadese indie - pone domande a cui è arduo rispondere. Lo stesso regista non sembra interessato a proporre soluzioni ai molti interrogativi suscitati, così come non intende dare giudizi sulla storia narrata e sui personaggi che la abitano, così fuori dall'ordinario. A proprio agio con personaggi marginali, questa volta Dolan getta uno sguardo sulla marginalità più estrema, così poco raccontata anche dal cinema queer.
    La transessualità non è un soggetto facile e il regista, poco più che ventenne, sceglie di trattarlo nel modo più semplice e naturale possibile: filtrandolo attraverso le lenti del sentimento d'amore, che stempera la drammaticità e l'estremizzazione della vicenda di Laurence, uomo affermato che decide, in età non più giovane, di rinunciare a tutte le certezze acquisite, pur di vivere finalmente se stesso. La posta in gioco è altissima, perché Laurence si assume la responsabilità di rischiare tutto ciò che ha costruito: l'affetto della famiglia e degli amici, la stima sociale, un lavoro che lo riempie di soddisfazioni e soprattutto l'amore della sua anima gemella. Improvvisamente solo in una società che, nonostante la dichiarata apertura mentale, non è disposta a rinunciare alla propria facciata di perbenismo e conformismo, Laurence deve affrontare la diffidenza e il pregiudizio di chi un anno prima lo ammirava.
    Dolan rappresenta plasticamente questa condizione di reietto, con la falsa soggettiva che anima la sequenza iniziale del film, in cui il protagonista, vestito da donna, cammina per strada e la macchina da presa immortala gli sguardi stupiti, intimiditi o derisori che lo scrutano. Ma Laurence ha dalla sua la maturità e la consapevolezza di sé, oltre che la forza dell'amore, pur se la ferma volontà di andare fino in fondo comporta la necessità di rinunciare alla totalità di questo amore. Una totalità che i due attori protagonisti - Melvil Poupaud e Suzanne Clément, straordinari nei rispetti ruoli - rendono plasticamente, facendola pulsare davanti ai nostri occhi.
    La tenerezza e la sensibilità con cui il regista guarda a questa storia - da cui la parola "speciale" è bandita, perché indicatore di un perbenismo che non ha neppure il coraggio di manifestarsi apertamente - costituiscono la cifra artistica e insieme umana del film che segna il passaggio definitivo del giovane cineasta alla maturità, dopo le due sorprendenti ma acerbe prove precedenti. Laurence Anyways è l'opera di Dolan dal tema più estremo, eppure è la meno urlata, la più delicata. La più narrata e la meno estetizzante, anche se riconosciamo la consueta cura dell'inquadratura, dei costumi, dei colori, della colonna sonora (rigorosamente anni '80 e '90) e dei dialoghi. La più disperata, ma anche quella più intrisa di speranza. In definitiva, la più vera.


    Video


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    Ma non hai uno scopo nella vita?
    Fai qualcosa... ruba del bestiame...
    assalta una diligenza... rimettiti a giocare,
    magari... una volta eri un ottimo baro!
    Ma fa qualcosa.
    (Bambino a Trinità)

    LO CHIAMAVANO TRINITA'.....



    Paese di produzione Italia
    Anno 1970
    Durata 116 min
    106 min (versione ridotta)
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 2,35:1
    Genere commedia, western, avventura, comico
    Regia E.B. Clucher
    Soggetto E.B. Clucher
    Sceneggiatura E.B. Clucher
    Produttore Italo Zingarelli
    Casa di produzione West Film
    Fotografia Aldo Giordani
    Montaggio Giampiero Giunti
    Effetti speciali Sergio Chiusi, Stefano Seno
    Musiche Franco Micalizzi, Lally Stott
    Scenografia Enzo Bulgarelli
    Costumi Luciano Sagoni

    Interpreti e personaggi

    Terence Hill: Trinità
    Bud Spencer: Bambino
    Farley Granger: Maggiore Harriman
    Steffen Zacharias: Jonathan Swift
    Dan Sturkie: Tobia
    Gisela Hahn: Sarah
    Elena Pedemonte: Giuditta
    Ezio Marano: Faina
    Luciano Rossi: Timido
    Michele Cimarosa: Messicano
    Ugo Sasso: Sceriffo zoppo
    Remo Capitani: Mezcal
    Riccardo Pizzuti: Jeff
    Paolo Magalotti: Bandito
    Antonio Monselesan: Cacciatore di taglie
    Gaetano Imbrò: Cacciatore di taglie biondo
    Luigi Bonos: Oste


    È considerato un "classico" del cinema italiano, sia per gli amanti del genere comico sia di quello western, anche se si tratta princi-
    palmente di una sobria e divertente parodia dei più cruenti spaghetti-western, nata sulla loro proficua scia degli anni sessanta e settanta, di cui ricalca fedelmente lo stile, in cui le consuete sparatorie vengono ben sostituite dalle scazzottate della coppia Bud Spencer e Terence Hill, vero e proprio "marchio di fabbrica", che hanno reso famose nei loro svariati film.

    TRAMA


    Trinità, un pistolero pigro e indolente giunge in un villaggio dove ha la sorpresa di trovare suo fratello, nelle insolite vesti di sceriffo. In realtà costui, che è un ladro di bestiame, ha accettato l'incarico per poter mettere a segno impunemente un furto ai danni di un facoltoso proprietario di cavalli. Ma, i due fratelli si troveranno a dover difendere la comunità mormona dalla prepotenza di Harrison e dei suoi uomini.

    ...personaggi...



    Trinità è "l'anti-
    stereotipo" per eccellenza; se da una parte incarna il criminale pistolero veloce, chiamato "la mano destra del diavolo", dall'altro ridicolizza la figura mostrandosi come un giovane pigro e svogliato tanto da farsi trascinare tutto il tempo su una slitta trainata dal suo cavallo. Nel film spara pochissime volte preferendo come arma l'astuzia per sfruttare il non sveglissimo fratello, Bambino, e raggiungere i suoi scopi dimostrando però affetto fraterno quando serve. È fondamentalmente un provocatore che si appiglia ad ogni pretesto per scatenare risse e soddisfare il "prurito" alle mani che gli viene quando vede un abile pistolero. All'inizio non vorrà saperne di trattenersi in paese ma, dopo aver visto le ragazze mormoni ed essersene innamorato, decide di restare ed aiutarle contro la prepotenza del Maggiore Harriman e del ladrone Mezcal.

    Bambino, fratello di Trinità, è ladro di cavalli per professione nonché abile pistolero, viene definito "la mano sinistra del diavolo" perché spara con la sinistra. Caratterialmente è un "orso", un tipo poco socievole, utilizza modi rozzi e si spazientisce facilmente anche se è un "bonaccione". Scappato dal carcere di Yuma, ha una piccola banda composta dal Timido e Faina separandosi da loro durante l'inseguimento da parte dei Rangers. Dopo aver azzoppato e depredato uno sceriffo si stabilisce in città usurpandone il posto nell'attesa dei suoi uomini per razziare la mandria di cavalli ancora da marchiare del Maggiore Harriman. Con l'arrivo del fratello Trinità, cerca in un primo momento di convincerlo a rimanere per aiutarlo nel suo piano, ma, quando questi assume un atteggiamento provocatorio nei confronti del Maggiore, per paura di attirare l'attenzione dei Ranger tenta di mandarlo via.
    Si crede un abile razziatore ma in realtà è tutt'altro che in gamba, come gli fa notare anche Trinità. Bambino detesta Trinità soprattutto quando lo mette nei guai e non lo vuole intorno, ma nonostante ciò alla fine si lascia convincere e trascinare dalle idee del fratello venendo poi puntualmente raggirato. L'appellativo di Bambino nel copione originale non esisteva, ma venne aggiunto in seguito appositamente per Bud Spencer.

    ...recensione...



    Trinità (Terence Hill) un vagabondo pigro, sornione e a prima vista totalmente innocuo, in realtà è un abilissimo pistolero che non fa che scontrarsi con tutti gli attaccabrighe che incontra, la sua fama nel tempo lo ha fatto soprannominare la mano destra del Diavolo. Trinità è in cerca di suo fratello Bambino (Bud Spencer), soprannominato la mano sinistra del Diavolo, che occupa abusivamente il posto dello sceriffo di una piccola cittadina in attesa dell’arrivo dei suoi due complici, Faina e Timido, con cui ha intenzione di trafugare una mandria di cavalli non ancora marchiati.
    L’arrivo nella cittadina di Trinità creerà non pochi guai a Bambino che non solo vedrà saltare il suo piano, ma lo vedrà, spinto dal fratello, schierarsi con una pacifica comunità di Mormoni minacciata dal losco Maggiore (Farley Granger) che vuole la vallata occupata dalla comunità, per farne zona di pascolo per le sue mandrie. L’intervento di Trinità e Bambino costringerà il Maggiore ad allearsi con il suo rivale Mezcal (Roberto Capitani), capo di una banda di tagliagole che terrorizza la vallata.
    Un vero cult del regista Enzo Barboni, che lavorerà in seguito molto spesso con la coppia, utilizzando l’alias E.B. Clucher, riesce a dosare lo spaghetti-western, vero e proprio genere dall’impronta tutta italiana, con la commedia, sfornando un divertente fumetto che miscela le location, ed i cliché tipici del genere western alle gag tipiche della commedia all’italiana che in questo caso assume un inaspettato e sorprendente respiro internazionale.
    In assoluto la migliore prova del duo, arrivato dopo La collina degli stivali questo è il film che pone le basi per una lunga e fruttuosa collaborazione tra i due attori che ci regaleranno nel corso degli anni tante divertenti pellicole leggere, spassose e adatte a tutta la famiglia. Rivederlo non deluderà, nonostante il film sia del 1970 funziona a prescindere, rivelandosi per l’ennesima volta un evergreen del cinema italiano.
    (Pietro Ferraro, 9 aprile 2009, www.ilcinemaniaco.com/)


    Il tema del pistolero più veloce del west è trito e ritrito nella storia dei film western. Utilizzarlo per creare una sorta di parodia del genere, espandendo ulteriormente la capacitá innovativa dello spaghetti western, è assoluta genialitá.
    Ma spesso non basta l’idea di fondo per garantire un successo immortale a un lungometraggio, per quanto innovativa possa essere. Serve di più. Quel di più ce lo mette la coppia Bud Spencer – Terence Hill, che in questo film raggiunge una delle vette interpretative della carriera. La coppia Bud – Terence è un autentico miracolo della storia del cinema. Il loro incontro, capace di generare quella distonica sintonia, più unica che rara, che ormai chiunque conosce, è uno di quegli avvenimenti che capitano una volta ogni secolo. Di Bud e Terence ne nascono uno ogni secolo, come Messi, Cassius Clay o Picasso. Basta che Bud sbuffi facendo vibrare i labbroni, seccato dal fatto di doversi cimentare nell’ennesima sparatoria.
    Basta che Terence sorrida, marpione, con la sua unica faccia da schiaffi o che si pavoneggi davanti alle due bionde di turno con una teatrale salita a cavallo. Basta così poco per rendere una scena irresistibilmente comica.. più che con una fitta pagina scritta dal più umoristico degli sceneggiatori.
    Lo chiamavano Trinità… é un film insuperabile: lo guardi per la trentesima volta, e sei ancora lì con il volto disteso in un genuino sorriso fanciullesco, quello che avevi la prima volta che lo hai visto, da bambino. E quello che avrai la prossima volta che lo riguarderai..
    (hartman, www.nientepopcorn.it/)

    (Gabry)





    domina-musica


    Le canzoni dell'estate degli anni 78/84


    summermusic0708_header


    La musica del cuore


    village+people+Y+M+C+A+13
    foto:shattalyrics.blogspot.com


    Village People - YMCA


    YMCA è una canzone del gruppo musicale Village People, pubblicata nel 1978.

    Il titolo della canzone fa riferimento all'associazione giovanile cristiana statunitense Young Men's Christian Association. Il testo allude all'abitudine degli uomini omosessuali nell'epoca pre-Stonewall di frequentare le palestre annesse agli ostelli della YMCA, frequentatissime dai giovani proletari, come luoghi di approccio e incontro a scopo sessuale. La canzone si rivolge infatti a un giovane uomo che viene invitato alla YMCA per scoprirne le gioie.

    Come in tutte le canzoni dei Village People, che pur essendo nati all'interno della cultura gay evitavano di trattare esplicitamente il tema dell'omosessualità, anche in questo caso il tema è affrontato per mezzo di doppi sensi e allusioni maliziose, tali da suonare innocenti per coloro che non fossero a conoscenza della valenza omosessuale che aveva la frequentazione di quelle palestre. Il doppio senso è particolarmente evidente nei versi You can do... whatever you feel! (puoi fare tutto quello che vuoi), You can hang on with all the boys (puoi andare in giro con tutti i ragazzi), No man does it all by himself (nessun uomo fa tutto da solo).

    Al di là del suo significato, la canzone è stata un grande successo, probabilmente il maggiore fra i brani della discomusic, e ancora oggi è diffusissima, immancabile in feste, spettacoli musicali e manifestazioni sportive di tutto il mondo. Esiste un vero e proprio ballo su questa canzone, inserita spesso negli spettacoli di vario genere insieme ai noti balli di gruppo latino-americani.



    fonte: wikipedia.org