IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 7° ... SETTIMANA 023 ...

LUNEDI' 06 GIUGNO - DOMENICA 12 GIUGNO 2016

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    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 023 (06 Giugno – 12 Giugno 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 6 Giugno 2016
    S. NORBERTO VESCOVO

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    Settimana n. 23
    Giorni dall'inizio dell'anno: 158/208
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    A Roma il sole sorge alle 04:36 e tramonta alle 19:42 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 04:35 e tramonta alle 20:09 (ora solare)
    Luna: 6.04 (lev.) 20.57 (tram.)
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    Proverbio del giorno:
    Non si può cantare e portar la croce
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    Aforisma del giorno:
    Se uno non vuole morire, non vuole vivere: la vita ci è stata data
    con la condizione della morte; noi avanziamo verso di essa.
    (Seneca)










    RIFLESSIONI



    ... IL MITO E LE SUE FRASI …
    ... I campioni non si costruiscono in palestra. Si costruiscono dall'interno, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione. Devono avere l'abilità e la volontà. Ma la volontà deve essere più forte dell'abilità. Io sono il più grande. L'ho detto persino prima di sapere di esserlo. L'amicizia non è qualcosa che impari a scuola. Ma se non hai imparato il significato dell'amicizia, non avrai mai realmente imparato nulla. Impossibile è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo. Impossibile non è un dato di fatto, è un'opinione. Impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è uguale per tutti. Impossibile non è per sempre. Muhammad significa degno di lode, e Ali significa altissimo. Clay significa creta, polvere. Quando ho riflettuto su questo, ho capito tutto. Ci insegnano ad amare il bianco [white] ed odiare il nero [black]. Il colore nero significa essere tagliato fuori, ostracizzato. Il nero era male. Pensiamo a blackmail [ricatto]. Hanno fatto l'angel cake [pane degli angeli] bianco e il devil's food cake [torta del diavolo] color cioccolato. Il brutto anatroccolo è nero. E poi c'è la magia nera... Quel che voglio dire è che nero è bello. Nel commercio il nero è meglio del rosso. Pensate al succo di mora: più nera è la mora, più dolce il succo. La terra grassa, fertile, è nera. Il nero non è male. I più grandi giocatori di baseball sono neri. I più grandi giocatori di football americano sono neri. I più grandi pugili sono neri. L'uomo senza immaginazione non ha ali. Volteggia come una farfalla, pungi come un'ape. Le mani non possono colpire ciò che gli occhi non possono vedere. In una sola parola KASSIUS CLAY… Buon Maggio amici miei … (Claudio)






    Alì e quel 'match' con bimba di 3 anni

    A Kinshasa prima di Foreman, Susanna ora è ricercatrice Cagliari. Pochi giorni prima di combattere il celebre incontro di Kinshasa con Foreman, Cassius Clay aveva fatto le 'prove generali' del grande match per il titolo mondiale con una bambina di tre anni. Lei, Susanna Barsotti, oggi ricercatrice all'Università di Cagliari, seduta in grembo ai familiari aveva assestato una serie di destri alla spalla del grande campione. Lui, sorridendo, aveva simulato di essersi fatto molto male. E per tutta risposta aveva finto di mordere la mano della bambina.

    Ecco il video che racconta l’incontro della famiglia Barsotti con il grande campione, si vede la piccola Susanna in braccio alla mamma che scherza con il pugile.



    Tutto era finito in grandi risate e con i guantoni regalati alla vivace bimbetta che aveva tenuto testa al pugile che si preparava a diventare "il più grande". Video, immagini e racconto di quel simpatico siparietto sono tutti nelle pagine web curate dall'Ufficio stampa dell'Università di Cagliari. Era il 1974. "Mi trovavo con la mia famiglia a Maluku, un piccolo villaggio sul fiume Congo - racconta la ricercatrice - a pochi chilometri dalla capitale dell'allora Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), Kinshasa. Mio padre lavorava per la Sosider, acciaieria siderurgica di Maluku, insieme ad altri tecnici ed ingegneri delle Acciaierie di Piombino e dell'Ansaldo di Genova".

    Poi l'incontro. "Qualche giorno prima dell'incontro - ricorda - fu organizzata una cena a casa dell'allora direttore della Sosider insieme agli italiani di Maluku in quell'ottobre del 1974. Io ero la più piccola tra i bambini presenti, Alì si mise a scherzare con me fingendo un combattimento e dicendomi quello che avrebbe fatto da lì a pochi giorni a Foreman. Mi regalò i suoi guantoni da allenamento autografati che ancora conservo. Dopo l'incontro, per ricambiare la cortesia, fummo invitati a cena nella casa di Kinshasa, ma Alì era già partito".
    (Ansa)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Primavera …

    Nel giardino

    Nel bel giardino, sotto il sole d’oro,
    un ragno tesse la sua tela fina
    fra stelo e stelo; alla sua casettina
    porta un chicco di grano la formica.
    Un’ape succhia il nettare di un fiore
    e, con voli felici, il suo nidietto,
    fa un passero canoro sotto il tetto.
    Una gallina insegna ai suoi pulcini
    come si becca… Ognuno ha il suo lavoro
    nel bel giardino, sotto il sole d’oro.
    (Cesare Bettelloni)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    PILLY

    Questa è la storia di Pilly….di come è entrata nella mia vita e di come mi ha insegnato tante cose…è una storia vera, accaduta poco tempo fa e la dedico a Giuseppe, un mio carissimo amico.
    Giuseppe amava vivere in campagna e amava molto gli animali. Viveva quasi ai piedi delle montagne in una grande casa circondata da un bel giardino, e quando lo conobbi insieme a lui c’erano Linda e Bobi.
    Linda era la padrona di casa, una bella cagnona, di colore nero ed era grande, sembrava feroce, ma era dolcissima e le uniche cose che non poteva soffrire era quando i ragazzi venivano coi loro motorini a correre nella strada davanti a casa, cioè, a dire il vero, erano i motorini che non poteva soffrire, e i leprotti che le correvano sotto il naso al di là del recinto, a cui avrebbe dato volentieri la caccia… A fare la guardia era aiutata da Bobi, un bel pastore tedesco, già un po’ avanti con gli anni, ma insieme formavano una coppia formidabile…con due guardiani come loro nessuno si avvicinava a casa senza essere annunciato dal loro abbaiare, e vivevano felici nel loro giardino, liberi di correre e giocare, coccolati e viziati da Giuseppe che li amava moltissimo. Purtroppo un giorno Bobi ci lasciò e andò a giocare al ponte dell’arcobaleno…era già abbastanza anziano, ma lasciò un grande vuoto specialmente a Linda che era stata sua compagna da quando erano cuccioli. Si intristì moltissimo quando rimase sola e perse il suo amico…a nulla valevano le carezze del suo padrone, stava accucciata e indifferente a tutto.
    Io andavo spesso a trovarla e cercavo di farla giocare, ma lei ne aveva perso la voglia, stava accucciata e il suo sguardo era assente e lontano. Giuseppe pensò di trovarle un nuovo amico, forse avrebbe ritrovato la voglia di giocare e correre…
    Fu così che adottammo Pilly.
    Pilly era una deliziosa cagnolina meticcia, bianca a macchie nere, forse era un incrocio con un setter, timida, spaventata e diffidente, e ne aveva ragione, perché era tenuta legata in un piccolo recinto vicino a delle caprette. Non era maltrattata e non aveva patito la fame, ma poche carezze.
    Appena portata a casa si nascose sotto il letto e ci vollero parecchi giorni per conquistare la sua fiducia e amicizia …parecchi giorni, parecchie carezze e paroline dolci e parecchi biscotti, e alla fine la nostra costanza fu premiata… si avvicinava, voleva giocare ma sempre però con un po’ di diffidenza….
    L’unico momento che si riusciva a coccolarla era al mattino, appena sentiva muovere veniva in casa e si lasciava accarezzare, le prendevo il musetto fra le mani e le parlavo e lei lasciava fare, perché sapeva che dopo avrebbe avuto la sua ricompensa…un bel bocconcino o un biscotto. Poi per tutto il giorno si teneva a distanza di sicurezza, pur facendoti capire che voleva giocare…camminava vicino, ma come facevi per prenderla si ritraeva, ma il suo sguardo parlava.
    Linda a vedere un nuovo cane sulle prime si sdegnò e si schivò altezzosa, mentre Pilly la guardava e studiava se poteva fidarsi di lei…anche Linda era già un po’ avanti con gli anni e quel nuovo arrivo forse turbava un po’ la sua tranquillità e sicurezza, ma piano piano in lei prevalse l’istinto materno, si affezionò a Pilly, ritrovò la voglia di giocare e ritornò ad essere la cagnona allegra di prima.
    Un mattino trovammo una sorpresa…Pilly aveva trovato un amico, un piccolo volpino beige…non si seppe mai da dove arrivava, ma si era accucciato vicino al cancello e ci guardava da dietro le sbarre con occhi imploranti e non si muoveva…anzi , riuscì a intrufolarsi nel cortile e non volle più andarsene…Forse aveva fame, forse l’avevano abbandonato o forse era stato maltrattato e aveva deciso lui di andarsene dalla casa in cui abitava e aveva scelto noi…Fatto sta che adottammo anche Lapo e nessuno venne mai a cercarlo o reclamarlo, così la famiglia crebbe.. Lapo era un cane buono e affettuoso, si ambientò benissimo insieme a Pilly e Linda..anzi si nominò capogruppo, del resto era l’unico maschio e si rivelò un ottimo guardiano.
    Ma anche per Linda venne il momento di raggiungere Bobi al ponte dell’arcobaleno…ultimamente era sempre stanca e stava in disparte limitandosi a osservare Pilly e Lapo che giocavano e provammo nuovamente il dolore della perdita… però stavolta il dolore fu mitigato dalla notizia che Pilly e Lapo avrebbero avuto i loro cuccioli e questo ci riempì di gioia e aspettativa… A volte Giuseppe doveva assentarsi da casa per qualche giorno, e io mi fermavo a casa sua coi cani. Avevo notato che Pilly ultimamente era spesso pensierosa e il suo sguardo era diverso dal solito…sembrava volesse dirmi qualcosa…infatti un giorno, proprio mentre il suo padrone era assente ed eravamo sole, si accucciò vicino a me, posando la testa sulle mie ginocchia..
    “Che succede Pilly – le dissi – ti manca il tuo papà, vero….ma vedrai che presto ritorna”
    Lei si allungò…l’accarezzai…e improvvisamente capii quello che voleva dirmi…sarebbe diventata mamma…
    La vita toglie e poi dà…avevamo perso Linda e Bobi da poco e fra poco ci saremmo trovati con una nidiata di cuccioli. Ne nacquero sei …alcuni bianchi e neri come la mamma e alcuni neri e marroni, forse come qualche nonno, di Lapo avevano solo qualche leggera sfumatura beige. Trovarsi con sei cuccioli, vederli nascere, aprire gli occhi, crescere piano piano, fare i primi passi, i primi giochi , le prime corse, le ciabatte rosicchiate… fu un’esperienza nuova. Pilly era una mamma premurosa e affettuosa, non li perdeva di vista, quando ci avvicinavamo stava sempre vigile e attenta, anzi teneva a distanza anche Lapo, perché li lasciasse tranquilli...Però giunse il momento che si dovette pensare a cercare una casa per i cuccioli, ma tre rimasero con noi. Non ho dimenticato lo sguardo di Pilly e la sofferenza che ho visto nei suoi occhi quando si vide portar via tre dei suoi figli… e si dedicò ancora con più amore a quelli rimasti. Rimasero con noi Monfy e Bibina, bianche e nere come la mamma , Talpa, nera e marrone come i nonni.
    Monfy era la più vivace, non stava mai ferma, Talpa la più dolce, cercava sempre coccole e Bibina la più viziata perché era più piccolina di tutti, ma insieme combinavano un sacco di guai, non so quante cose e scarpe sparirono, quante sgridate si presero, ma quanta allegria e risate portarono nella nostra casa . Un giorno Giuseppe dovette nuovamente assentarsi, pensavamo una breve assenza e non ritenemmo necessario trasferirmi, un amico andava tutti i giorni a portare da mangiare ai cani, ma quando capimmo che Giuseppe non avrebbe più fatto ritorno a casa andai e mi fermai.
    Non so cosa pensassero i cani quando videro che il loro papà non tornava a casa, non so se avevano la nozione del tempo che passava, non so se si credettero abbandonati… o se non vedendolo arrivare l’avessero dimenticato, se soffrissero la solitudine e la mancanza delle sue carezze… So solo che lo sguardo che mi rivolgevano mi faceva male, specie quello di Pilly …vedevo tristezza, domande, attesa, fiducia e affetto…e quando piangendo le sussurrai che il suo papà non sarebbe più tornato, che anche lui era al ponte dell’arcobaleno, sono sicura che capì e pianse con me. L’abbracciavo e mi chiedevo cosa sarebbe stato di loro, quale sarebbe stato il loro destino…senza più padrone dove sarebbero finiti, in qualche canile chiusi in gabbia…o da qualche altra parte legati a una catena…li avrebbero separati…loro erano sempre stati liberi e sempre insieme…e penso che fu proprio stare uniti che consentì di sopravvivere nei rimanenti mesi, in attesa di trovare un modo per non dividerli.
    Nei primi giorni passati senza più vedere il loro papà non volevano mangiare, si erano intristiti, ora però li vedevo nuovamente giocare e correre, abbaiare ai leprotti o agli uccelli, fare la guardia, forse si erano abituati alla sua assenza, ma non tutti allo stesso modo penso. Monfy, Talpa e Bibina erano nate lì ed erano sempre state con Pilly e Lapo, ma Pilly che aveva già avuto cambiamenti? E Lapo, arrivato per caso? Si sarebbero sentiti nuovamente persi e soli?
    Fu un periodo difficile per tutti, per i cani e per me che dovetti poi lasciarli e tornare a casa. Senza Giuseppe io non potevo restare in quella casa, passavo a volte a vederli, ma era triste accarezzarli dalle sbarre del cancello. Io non potevo tenere animali, forse uno si, ma quale? La timida Pilly? Separare nuovamente la mamma dai figli? O Monfy, scatenata e birichina? Talpa? Così dolce….o Bibina, più piccolina…o Lapo, il compagno di Pilly e loro papà?... era giusto separarli?…ma era anche difficile trovare chi li avrebbe accolti tutti… Un amico si offrì di prendere uno e scelse Bibina, e almeno lei dopo i primi giorni di smarrimento e distacco trovò una casa, affetto e carezze e altri amici con cui giocare, sono andata a trovarla e ho visto che sta bene e le vogliono bene. Gli altri rimasero nella casa ormai senza abitanti e un parente di Giuseppe portava da mangiare tutti i giorni, in attesa di trovare una soluzione. Così trascorse l’estate, venne l’autunno e quando ormai la situazione sembrava precipitare ed era impensabile continuare a farli vivere così in inverno, una famiglia si fece avanti, accettò di prenderli tutti, di non separarli, di tenerli liberi e sopratutto di amarli…
    So quanto Giuseppe amasse i suoi cani e si preoccupasse e pensasse al loro destino nei suoi ultimi giorni di vita. Io spero che da dove si trova ora e se ci vede non ci giudichi troppo severamente, hanno certamente sofferto in quei giorni, non la fame o maltrattamenti, ma solitudine e mancanza di affetto…Bibina è lontana, in un’altra casa, ma sta bene ed è stato fatto il possibile per non separarli ancora.
    Conosco le persone che li hanno presi…Ogni tanto vado a trovarli nella nuova casa, passo un po’ di tempo con loro e gioco, quando mi vedono arrivare mi fanno le feste, si ricordano di me…e mi chiedo se aspettano sempre di vedere arrivare Giuseppe. Si sono ambientati nel nuovo cortile, corrono e sembrano felici e spero abbiano dimenticato il brutto periodo passato. Monfy, Talpa e Lapo mi coinvolgono nei giochi, poi tornano fra di loro.
    Pilly invece mi viene incontro sempre un po’ timida… l’accarezzo, le parlo, con la sua sensibilità di mamma è quella che si è resa conto più di tutti dei cambiamenti che ci sono stati nella sua vita.
    Ha sopportato tante cose, da cucciola legata ad una catena, in silenzio la sofferenza del parto e quando la separarono dai figli, perdere il padrone e la sua casa, vivere mesi quasi in solitudine senza le carezze a cui era abituata, ma non ha mai dimenticato che era mamma, e ha sopportato tutto con dignità e rassegnazione.
    Mi ha insegnato ad avere fiducia e non perdere mai la speranza e che quando tutto sembra perso e senza soluzione, c’è sempre Qualcuno che provvede a noi. Quando vengo via e li saluto, mi guardano coi loro occhi dolci che dicono tante cose…domande… rimproveri… dolore, speranza e delusione, tristezza e ricordi, …ma tanto amore….perchè quando ti danno il loro amore non te lo toglieranno mai, qualunque cosa succeda… e mentre mi allontano e mi seguono con lo sguardo alcune lacrime scendono sul mio viso.

    (Monferrina)



    ATTUALITA’


    Facebook stile Snapchat, testa i post 'usa e getta'.

    Contenuti visibili nel news feed degli amici ma non sul diario. Facebook sta testando una sorta di post "usa e getta", che vengono pubblicati per essere letti sul momento dagli amici ma che non non vengono memorizzati nella bacheca dell'utente. Come riporta The Newt Web, il social network avrebbe introdotto per un gruppo limitato di membri una nuova opzione, "nascondi dalla bacheca", che può essere attivata nel momento in cui si sta postando qualcosa. Scegliendola, il contenuto pubblicato è visibile dagli altri utenti nel news feed, e può essere trovato tramite ricerca, ma non viene inserito nella propria bacheca, che rappresenta una sorta di storia digitale dell'utente.

    La novità ricorda i messaggi a tempo di Snapchat, quelli che si auto-cancellano dopo alcuni secondi dalla ricezione, e probabilmente punta a incoraggiare gli utenti a condividere più pensieri in modo estemporaneo, senza preoccuparsi che in seguito ne resterà memoria in bacheca. Di questi post, infatti, non rimarrà quasi traccia quando saranno troppo vecchi per comparire nel news feed degli amici.

    In sostanza, dunque, l'utente all'atto di pubblicare potrà scegliere se scrivere quel contenuto nel suo diario digitale, e dunque renderlo leggibile in qualsiasi momento, o se condividerlo sul momento con la rete di amici, come se si trattasse di qualcosa detto a voce.
    (Ansa)





    8 giugno Giornata mondiale oceani, plastica nemico numero uno.

    Ban Ki-moon (Onu), servono azioni urgenti su scala globale. La salute del globo dipende anche dalla salute dei suoi mari: gli oceani coprono tre quarti della superficie terrestre, garantiscono sopravvivenza a 3 miliardi di persone e generano circa 3 mila miliardi di dollari all'anno in termini di risorse e industrie, il 5% del Pil globale. Lo ricorda l'Onu in occasione della Giornata mondiale degli oceani che si celebra l'8 giugno.

    Quest'anno il tema della ricorrenza è "Oceani sani, pianeta sano" e l'impegno delle Nazioni Unite è particolarmente concentrato sulla lotta all'inquinamento da plastica, una delle principali 'piaghe' dei mari dei nostri giorni. "C'è bisogno di azioni urgenti su scala globale per alleviare gli oceani dalle molte pressioni che devono affrontare e per proteggerli da pericoli futuri", ha affermato il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Ogni anno nella acque del pianeta finiscono circa 8 milioni di tonnellate di plastica. Rifiuti che si scompongono in pezzi sempre più piccoli fino a diventare microplastiche.

    L'inquinamento prodotto dalla plastica è una minaccia seria, sottolinea l'Onu, perché ha un impatto notevole sulla salute degli animali marini. Solo pochi giorni fa uno studio su Science evidenziava che le larve di alcuni pesci preferiscono le microplastiche al loro cibo naturale (il plancton), assuefatte come i ragazzi allo 'junk food'. Tendenza che ha influito sul loro sviluppo, portando le larve anche alla morte. ‬
    (Ansa)





    Identificati i trucchi con cui i tumori sfuggono ai farmaci.

    Sono alterazioni genetiche che li rendono resistenti a terapie. Identificati i trucchi con cui i tumori aggirano i farmaci: sono alterazioni genetiche che li rendono più aggressivi e resistenti alle terapie. Li ha individuati il gruppo guidato da uno dei pionieri degli studi del Dna dei tumori, Antonio Iavarone, che da molti anni lavora negli Stati Uniti, nella Columbia University di New York.
    Pubblicata sulla rivista Nature Genetics, la ricerca è stata coordinata anche da Raul Rabadan della stessa università. Per scoprire quali sono le armi che permettono a uno dei più aggressivi tumori del cervello, il glioblastoma, di difendersi e ricomparire generalmente entro un anno dalle prime cure, i ricercatori hanno analizzato il Dna di 114 tumori, già sottoposti a terapie. La scoperta di queste alterazioni, secondo Iavarone, ''potrebbe portare a cure personalizzate e di precisione contro questo tumore, perchè alcune di queste alterazioni possono essere potenzialmente aggredite''.

    Lo stesso gruppo aveva già ottenuto l'identikit molecolare del glioblastoma, analizzando il Dna di 1.200 tumori alla diagnosi, e questi dati sono stati utilizzati per confrontare il Dna del tumore prima e dopo il trattamento. E' stato scoperto che quando il tumore viene colpito da una terapia le sue cellule subiscono un processo di selezione 'darwiniana': alcune vengono eliminate ma un sottoinsieme di cellule più resistenti sopravvive, continua a moltiplicarsi, e si evolve acquisendo nuove alterazioni, per esempio mutazioni e fusioni di geni (molte delle quali non erano state identificate finora) che rendono il tumore più aggressivo.
    Grazie a una simulazione è stato possibile seguire l'evoluzione del tumore passo per passo nel corso delle terapie e, con sorpresa, i ricercatori hanno scoperto che l'evoluzione non segue un processo lineare. E' stato visto, ha osservato Iavarone, che ''il tumore cambia continuamente e deve essere sempre monitorato''. Le alterazioni, ha aggiunto, compaiono in momenti diversi del suo sviluppo: alcune subito dopo la diagnosi, altre in seguito, altre durante la ricaduta, e questo può essere la chiave per sviluppare cure più efficaci e personalizzate.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Fräulein - Una fiaba d'inverno




    locandina


    Un film di Caterina Carone. Con Christian De Sica, Lucia Mascino, Therese Hämer, Irina Wrona, Andrea Germani.


    Una commedia delicata che racconta una fiaba contemporanea e originale.
    Paola Casella


    Fraulein, la signorina, è il soprannome che il paese ha affibbiato alla quarantenne Regina per sottolineare il suo status di "zitellona di montagna", anche se non si sa quale sia l'uovo e quale la gallina: ovvero se Regina sia diventata così dura e mascolina da guadagnarsi sul campo il dispregiativo (per come è usato) fraulein o se si sia adattata ad uno stereotipo che il paese le avrebbe assegnato comunque, con quella compulsione ad etichettare tutti che hanno le piccole comunità. Fraulein vive nel suo albergo dismesso con la sola compagna di una gallina bianca, Marylin, l'ospite più manifestamente femminile del consesso, per il resto disabitato. Fino a quando non si presenta alla porta uno sconosciuto che vuole a tutti i costi soggiornare all'Hotel Regina: Walter arriva da lontano e sembra determinato a vincere la riluttanza di Fraulein a intrattenere rapporti col resto del genere umano, soprattutto maschile. Inutile dire che vincerà ben più della riluttanza della donna, perché questa è una commedia romantica, anche se non convenzionale.
    Il racconto comincia con un C'era una volta, classificando subito Fraulein come una fiaba contemporanea ambientata in un luogo - il Sud Tirolo - che sembra la location classica per una favola tradizionale. Mascino e De Sica giocano contro le aspettative generate dalla loro presenza scenica: l'esile ed eterea Lucia si trasforma nella massiccia e pragmatica Regina, abbassando il tono di voce e mettendosi al volante di un'Ape; Christian abbandona il personaggio dello sbruffone arrogante per diventare un uomo fragile e spaesato, una sorta di Chance il giardiniere perso oltre il giardino dell'Hotel Regina, dove c'è un lago quasi sempre ghiacciato che non vede l'ora di scongelarsi. E Walter sarà all'origine dello scongelamento progressivo di Regina, che avverrà mentre i media annunciano l'arrivo di una tempesta solare che spinge le persone ad assumere comportamenti imprevedibili.
    Caterina Carone debutta alla regia con questa commedia delicata, da lei stessa scritta, che ha dalla sua l'originalità dei personaggi e il desiderio di raccontare due solitudini in modo inconsueto, ma sconta una caduta nella descrizione macchiettistica che non decide mai se spingere sull'acceleratore della commedia o rimanere entro i toni sfumati del racconto fiabesco. C'è una cura evidente nella composizione, nei dettagli e nella ricerca di un'estetica non scontata, ma la trama è esile e la regia esitante. Sicuramente in futuro Carone potrà dimostrare in modo più incisivo le sue innegabili doti.


    Video


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    Sai niente di uno che gira soffiando in un'armonica?
    Se lo vedi te lo ricordi; invece di parlare,
    suona... e quando dovrebbe suonare, parla!
    (Cheyenne)


    C'ERA UNA VOLTA IL WEST


    Lingua originale italiano, inglese
    Paese di produzione Italia, USA
    Anno 1968
    Durata 165 min (versione cinematografica)
    175 min (director's cut)
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 2,35:1
    Genere western, avventura, epico
    Regia Sergio Leone
    Soggetto Dario Argento, Bernardo Bertolucci, Sergio Leone
    Sceneggiatura Sergio Donati, Sergio Leone
    Produttore Bino Cicogna
    Produttore esecutivo Fulvio Morsella
    Casa di produzione Paramount Pictures, Rafran Cinematografica, Finanzia San Marco
    Distribuzione (Italia) Euro International Film
    Fotografia Tonino Delli Colli
    Montaggio Nino Baragli
    Effetti speciali Eros Bacciucchi
    Musiche Ennio Morricone
    Tema musicale "C'era una volta il West"
    Scenografia Carlo Simi
    Costumi Carlo Simi
    Trucco Alberto De Rossi

    Interpreti e personaggi

    Claudia Cardinale: Jill McBain
    Henry Fonda: Frank
    Jason Robards: Cheyenne
    Charles Bronson: Armonica
    Gabriele Ferzetti: Morton
    Paolo Stoppa: Sam
    Woody Strode: Stony
    Jack Elam: Snaky
    Marco Zuanelli: Wobbles
    Benito Stefanelli: Tenente della banda di Frank
    Keenan Wynn: Sceriffo di Flagstone
    Frank Wolff: Brett McBain
    Lionel Stander: Barista



    C'era una volta il West è un film del 1968 diretto da Sergio Leone. È un western all'italiana di tonalità epica prodotto dalla Paramount Pictures. È il primo episodio della trilogia del tempo di Leone, che proseguirà con Giù la testa (1971) e C'era una volta in America (1984). La versione originale del regista era lunga 165 minuti quando il film uscì il 21 dicembre 1968. Questa versione venne proiettata nelle sale cinematografiche europee, e fu un successo al botteghino. Per l'uscita negli Stati Uniti il 28 maggio 1969, C'era una volta il West venne tagliato dalla Paramount fino a una durata di 145 minuti, ricevendo un'accoglienza critica per lo più negativa e fallendo finanziariamente. Il film è oggi considerato tra i migliori mai realizzati.
    Nel 2009 il film venne incluso nel National Film Registry dalla Biblioteca del Congresso per essere "culturalmente, storicamente o esteticamente" significativo.
    La musica è stata scritta dal compositore Ennio Morricone, collaboratore regolare di Leone, sotto la direzione del regista prima dell'inizio delle riprese. Come ne Il buono, il brutto, il cattivo, la musica ossessionante contribuisce alla grandezza del film e, come quella del suddetto film, è considerata una delle più grandi composizioni di Morricone.
    La colonna sonora del film venne pubblicata nel 1972, e includeva originariamente 10 tracce. Nel mondo vennero vendute circa 10 milioni di copie dell'album.

    TRAMA



    Jill, una ragazza dal passato burrascoso, giunta a Red Land, trova il marito, l'irlandese Bret McBain, assassinato dal bandito Frank, il quale ha agito su mandato di Morton, un individuo che, nonostante una grave infermità, continua a perseguire il suo scopo di costruire una ferrovia nel West dall' Atlantico al Pacifico. A proteggere Jill interviene un misterioso meticcio, "Armonica", il quale, deciso a vendicare l'uccisione di suo fratello compiuta da Frank, si allea con un fuorilegge, Cheyenne, sul quale pende una taglia di cinquemila dollari. Per l'intervento di costoro, non essendo riuscito Frank ad uccidere Jill - unica erede della fattoria McBain e del terreno sul quale dovrà passare la ferrovia -, il bandito rapisce la donna e cerca di costringerla a vendere ad una asta pubblica la sua proprietà ai propri accoliti. Ma "Armonica", che d'accordo con Cheyenne ha riscosso la taglia posta su questi, compra i beni di Jill facendo fallire così il piano del bandito. Frattanto Morton per liberarsi di Frank, diventato un incomodo socio, cerca di farlo uccidere dai suoi stessi uomini; ma interviene "Armonica" che gli salva la vita. Deciso a vendicarsi, il bandito cerca di raggiungere Morton ma trova che questo è già stato ucciso da Cheyenne, evaso dalla prigione. Frank raggiunge allora la fattoria di Jill dove già si trovano Cheyenne ed "Armonica" per conoscere da quest'ultimo i motivi dell'intervento in suo favore. Nel successivo duello, "Armonica", dopo aver ferito mortalmente Frank, gli svela di averlo salvato per potersi vendicare di lui. Salutata Jill, "Armonica" si allontana con Cheyenne; ma lungo la strada quest'ultimo, a suo tempo gravemente ferito da Morton, muore.

    ...recensione...


    Per "C'era una volta il west" Leone pretese e ottenne il massimo sfarzo. Non si dovevano vedere le brulle pianure d'Almeria ma le cime della Monument Valley (la cattedrale di Padre John Ford e i suoi confratelli; la sua sabbia rossa trasportata a Roma a tonnellate per legare gli interni girati a Cinecittà, come figure umane gli Statunitensi e non i messicani sombrerati). I set naturali furono Arizona e Utah, e una briciola di Sardegna. Vennero ricostriute intere città chiodo per chiodo uguali a quelle vere; per i costumi, Carlo Simi non dovette più rovistare tra i saldi della Western Costume ma farsi trovare il meglio che si poteva. Il treno su cui Morton si muove è di un decòr di precisione viscontiana. La musica di Enio Morricone tralascia le asprezze beat/contemporanee (a parte il tema di Armonica) e si apre in ouvertoures di stampo wagneriano. Questo film è un melodramma, infatti.
    E il cast. Tutte stelle di prima grandezza e un semisconosciuto dalla faccia giusta: Charles Buchinski, in arte Bronson che divenne una star proprio con questo film, interpretando Armonica, melanconica e pietrosa variante dello straniero eastwoodiano. Per ognuna di esse Leone fece realizzare una serie di flani a grandezza elefante con il loro volto.
    Le celebrità furono Claudia Cardinale, stupenda più che mai e incarnante Jill, la Puttana e la Matriarca; Jason Robards jr., grande attore versatile e misurato (vedetelo anche su Cable Hogue di Sam Pechinpah, un film che in maniera diversa racconta un po' la stessa storia) nel ruolo di Cheyenne, il Bandito; Gabriele Ferzetti, Morton è, l'Imprenditore, l'uomo che con le sue rotaie stese dall'Atlantico al Pacifico e con i suoi nuovi sistemi, sta uccidendo il West degli Uomini Veri.
    E soprattutto Henry Fonda, l'Attore Americano, il Buono, il Presidente democratico, a interpretare Frank, il freddo Killer al soldo di Morton, affascinato dai nuovi mezzi ma in conflitto con essi. La sua esuberante salute fisica lotta contro la tubercolosi ossea del magnate dei treni. Toccherà scoprire che c'è un potere più forte della propria carne e che, nonostante la morte di Morton, le cose non possono più fermarsi.

    Fonda, quando raggiunse il set, si presentò con barba e lenti a contatto nere (gli occhi azzurri di Fonda sono il simbolo dell' Onestà Americana); Leone, pian piano, gli fece scoprire il volto e l'attore capì che più che Frank era Fonda a dover choccare gli spettatori con la sua ferocia (uccide un bambino a inizio film...). Non era la prima volta che l'interprete ricopriva un ruolo ambiguo; vedi l'imbecille generale de "Il massacro di Fort Apache" o l'ambiguo pistolero dalle Colt d'oro dell'importante "Ultima notte a Warlock" ma nessuno aveva avuto il coraggio di presentare il Buono per eccellenza in una luce così perversa e irredimibile.
    Ciò appare evidente nella scena finale: Frank viene ucciso nel duello, poi Armonica se ne va, rifiutando il sorriso di Jill. Lui sa che nonostante il cattivo imprenditore e il suo braccio armato siano morti, non per questo la modernità si può fermare. Tocca ad una sana Jill il compito di portare avanti quelle rotaie, abbeverare gli operai, ricevere qualche pacca sul sedere (come suggerisce Cheyenne).
    Nella storia si sa che le cose non filarono così lisce; quanti saranno stati i Morton che, incuranti della trasformazione anche drammatica, irrimediabile di un Paese, hanno mietuto soldi e potere?

    Quest'epica antimoderna di Sergio Leone presenta, ingranditi, i pregi e i limiti dell'autore: abbiamo le scene madri realizzate con grandissima maestria (l'attesa alla stazione dei tre killers, Elam, Mulloch e Strode) la scena d'amore tra Frank e Jill, la caccia al killer nella città in costruzione, e soprattutto, il duello finale, magnifico, dove è intersecato il celebre flashback completo con lo showdown tra i due.
    I difetti sono nelle parti di raccordo: anche nella versione restaurata (grazie a clavie Salizzato) lo sviluppo della storia, scritta a quattro mani dai giovani Dario Argento e Bernardo Bertolucci, l'andamento è asmatico e farragginoso.

    Le facce degli attori secondari peraltro debilitano la pellicola che vorrebbe essere (e spesso è) di altissima classe ed elevata melodrammaticità. Aldo Sambrel che segue Cheyenne catturato dallo sceriffo (Keenan Wynn) o la scena del vecchietto a cui viene schiacciato il naso quando cerca di puntare per i terreni di Jill, per esempio, fanno di leone un vorrei ma non posso. Il suo vecchio maestro, Luchino Visconti al cui spirito "C'era una volta il west" si avvicina, non avrebbe mai commesso questi errori, curando il grande e il dettaglio allo stesso modo.

    La retorica messa in bocca agli Ultimi Uomini, se da un lato ha battute memorabili, per il resto è davvero ingenua e suona come una nenia alla Mark Knopfler (amante di questo film, non a caso).

    Ci sono tre finali, bellissimi presi uno ad uno ma troppi anche per un superfilm come questo (all'epoca uscì con 4 tempi e tre intervalli).

    Leone è un bambino che sogna alla grande, come si poteva sognare una volta, leggendo Sandokan e andando a vedere i cowboy al cinema parrocchiale. Nella foga di vivere con la fantasia grandi scene, si saltano a piè pari le incongriuenze. Ma: questa voglia di sognare, quest'idea di un cinema grande, più grande della vita, fanno passare in secondo piano le mie critiche.
    Sì, oggi non ci sono più tanti soldi ma neanche il desiderio di riempire gli occhi dello spettatore; ci si assesta sul minimalismo-maxibon e si crede di aver fatto un capolavoro. Siamo depressi e il titanismo leoniano ci manca tanto. Tornatore non ce l'ha fatta a rinverdirlo ma perlomeno ha fatto vedere che volendo i soldi si trovano.

    C'era una volta il cinema italiano?
    ( www.debaser.it/sergio-leone/cera-una-volta-il-west-1968/recensione)

    (Gabry)





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    La musica del cuore


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    I grandi Cantautori Italiani



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    foto:lucabarbarossa.it


    Luca Barbarossa


    Luca Barbarossa (Roma, 15 aprile 1961) è un cantautore e conduttore radiofonico italiano.

    Inizia la gavetta con la strada come palcoscenico, suonando il repertorio folk americano e i classici dei cantautori italiani. In questo periodo formativo dal punto di vista professionale e personale suona con Mario Amici compagno di liceo e collaboratore da sempre del cantautore romano. Nel 1980 viene notato da Gianni Ravera, che lo invita a partecipare al Festival di Castrocaro. In quell'occasione Barbarossa presenta il brano Sarà l'età, firmando il suo primo contratto discografico con la Fonit-Cetra. Come vincitore di Castrocaro partecipa di diritto al Festival di Sanremo 1981 con Roma spogliata, riscuotendo un buon successo classificandosi a sorpresa al quarto posto e primo tra i giovani (Luca scrisse questo brano sui banchi di scuola durante l'ora di italiano). A settembre esce il suo primo e omonimo album, Luca Barbarossa, prodotto da Shel Shapiro, dove vanta la partecipazione di Antonello Venditti e da cui viene estratto il 45 giri Da stasera, che il cantautore romano pubblicizza alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia senza però riscuotere lo stesso successo del singolo sanremese; a fine anno poi parte in tournée come spalla di Riccardo Cocciante.

    Nel 1982 partecipa al disco per l'estate con un nuovo singolo La strada del sole prodotto ancora da Shel Shapiro. La canzone pur entrando in classifica risentì della crisi già in atto alla Fonit-Cetra; questo portò Barbarossa a firmare con la CBS, che prima di dargli la fiducia per un album intero gli fece pubblicare una serie di 45 giri: Colore nel 1984, Vita nel 1985 e Via Margutta nel 1986; quest'ultima segnò l'inizio della collaborazione con Antonio Coggio e il ritorno a Sanremo. Di nuovo al Festival nel 1987 con Come dentro un film, titolo dell'album che finalmente la CBS accettò di pubblicare; pochi mesi dopo vince Un disco per l'estate a Saint Vincent come migliore album e come migliore canzone con Roberto, mentre nel settembre dello stesso anno riceve anche il premio come miglior rivelazione nel concorso Vota la voce.

    Nel 1988 la sua popolarità aumenta, con una nuova partecipazione a Sanremo. Sul palco dell'Ariston presenta L'amore rubato, una canzone che tratta senza remore il tema della violenza sessuale, e che gli vale il terzo posto, e più avanti il primo posto in classifica. Luca ricevette in diretta televisiva i complimenti da Franca Rame e Dario Fo, che gli inviarono un telegramma. Un'altra canzone popolare è Yuppies, satira sui giovani rampanti degli anni ottanta, mentre Fiorella Mannoia partecipa alla canzone Quartiere. Sul finire dell'estate del 1988, dopo aver girato l'Italia in tournée con Paola Turci, Luca si ritrova per la prima volta all'apice del vero successo, l'album Non tutti gli uomini ha infatti venduto 350.000 copie. Sempre nello stesso anno rappresenta l'Italia all'Eurovision Song Contest con Ti scrivo (Vivo). Nel 1989 esce Al di là del muro, album che contiene il singolo omonimo il cui titolo profetico anticipò di pochi mesi l'evento della caduta del muro di Berlino seppure il brano facesse riferimento alle barriere mentali. Nel disco anche una canzone dedicata a Nelson Mandela mentre Eros Ramazzotti collabora suonando la chitarra elettrica in Senza panico, canzone su un improbabile esodo apocalittico. Un altro brano da menzionare è Fine di un amore, una tra le canzoni d'amore più intense scritte dal cantautore romano.

    Nel 1992 passa alla Columbia e partecipa a Sanremo, in cui trionfa con Portami a ballare, brano dedicato a sua madre Annamaria. Sia la canzone, sia l'album Cuore d'acciaio prodotto da Roberto Costa, lo proiettano nelle prime posizioni in classifica. Nel 1993 esce Vivo (titolo ispirato alla omonima canzone del 1988), un album live che è una raccolta dei suoi brani più famosi, dove regala uno spaccato dell'atmosfera che si respira quando Luca sale sul palco. Nell'estate del 1994 esce con il brano Cellai solo te, canzone sui rapporti di coppia, intrisa di ironia (a cominciare dalla grafia volutamente errata del titolo). Nell'album Le cose da salvare, prodotto da Vincenzo Mancuso, spicca la partecipazione alla chitarra di Francesco De Gregori nella canzone Ho bisogno di te, oltre alle cover di Shower the people (sciogli l'amore) di James Taylor e La canzone del sole di Lucio Battisti. Il disco contiene una traccia intitolata Cercautore, dove Luca invita gli acquirenti del suo disco a inviare un testo, indicando che avrebbe scelto i testi migliori per proporli durante i suoi concerti. Il testo prescelto e poi inciso fu Onda controvento scritto da Paolo Audino. Nel 1996 firma con la Sony Music e al Festival di Sanremo presenta Il ragazzo con la chitarra, brano di matrice country. Fa seguito l'album Sotto lo stesso cielo, contenente tra le altre Ali di cartone e Sette candele, che tratta delle persecuzioni razziali verso gli ebrei durante il fascismo. Nell'estate del 1999 pubblica Musica e Parole, canzone che prende il titolo dell'album, prodotto da Romano Musumarra pubblicizzato con il singolo Segnali di fumo, cantato in duetto con Tina Arena.

    Nel giugno del 2001 esce la sua prima raccolta di successi Viaggio di ritorno, con i brani inediti Viaggio di ritorno, Zerosei e Nessuno come noi. Nel 2003 partecipa a Sanremo con Fortuna, inserita nel disco omonimo, che vede come ospiti Marco Conidi e Roy Paci; sempre nello stesso anno compone il brano Il canto per Luciano Pavarotti, che il tenore inserisce nel suo album Ti adoro. In qualità di autore Barbarossa, oltre a Pavarotti, ha scritto per Gianni Morandi, Fiorella Mannoia, Raquel del Rosario, Paola Turci, Tosca, Tina Arena, Alessandro Safina e i Dhamm. Nel giugno del 2007 esce dopo 4 anni di silenzio con il singolo Aspettavamo il 2000, anticipazione dell'album Via delle storie infinite che viene distribuito nell'aprile del 2008. Nel 2009 ha cantato nell'album di Claudio Baglioni Q.P.G.A., nella canzone Mia libertà.

    Tra il 2008 e il 2010, è protagonista con l'attore Neri Marcorè di una tournée teatrale intitolata Attenti a quei due, il cui DVD uscirà il 7 dicembre 2010, mentre nel febbraio del 2011 partecipa al festival sanremese, in coppia con la cantante spagnola Raquel del Rosario, con il brano Fino in fondo; nello stesso mese esce la raccolta Barbarossa Social Club, celebrativa dei suoi trent'anni di carriera, che vede la partecipazione di Max Gazzè, Roy Paci, Neri Marcorè, Fiorella Mannoia e Raquel del Rosario.

    Tra il 2008 e il 2010 è stato protagonista dello spettacolo teatrale intitolato Attenti a quei due (il titolo è ispirato alla serie televisiva omonima), con l'attore Neri Marcorè. Dal gennaio del 2010 è il conduttore di Radio 2 Social Club, programma di Rai Radio 2 in onda dapprima nel weekend e, dal 2015, giornalmente; in questo show radiofonico, ambientato in un immaginario locale dove si chiacchiera, si gioca e si fa musica, Barbarossa è stato affiancato nel corso degli anni da Virginia Raffaele, Paola Minaccioni, Lucia Ocone e Andrea Perroni.

    Il 9 maggio 2012 debutta in televisione, a fianco di Max Giusti, come conduttore del programma Super Club su Rai 2. Nel maggio del 2014 conduce, assieme a Sandrine Testud, la trasmissione Happy Hour sull'emittente SuperTennis, seguendo giornalmente gli Internazionali d'Italia[2].

    Il 17 e 18 dicembre 2015 conduce assieme a Gloria Guida, in prima serata su Rai 3, la trasmissione Il mondo a 45 giri.

    Nel 2016 viene riconfermato da Rai 3 questa volta come conduttore del Concerto del Primo Maggio. Poche settimane più tardi, il 18 maggio, si cimenta per la prima volta come telecronista sportivo, a fianco di Bruno Pizzul in occasione della Partita del cuore.

    Ha scritto la prefazione del libro A est dell'Avana di Roberto Goracci.

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    foto:gossip.it
    Sposato con Ingrid Salvat, è padre di tre figli: Valerio, Flavio e Margot.

    È il capocannoniere della Nazionale cantanti, con cui ha segnato 221 gol in 259 partite giocate.


    fonte:wikipedia.org

    Video

    Se potesse parlare la mia chitarra

    La mia chitarra mi ha seguito
    Senza chiedere dove vai
    È l'unica da quando son nato
    Che non mi ha tradito mai
    Ha suonato le mie canzoni
    Ha sopportato la mia età
    Ha vibrato con l'emozioni della mia felicità
    E quante strade e quanti sogni
    Abbiamo fatto insieme noi
    Pochi soldi ma a monte dei pegni
    Non l'avrei portata mai
    E la gente che abbiamo incontrato
    Nelle piazze delle città
    Le retate al commissariato
    Solamente lei lo sa
    Se potesse parlare la mia chitarra
    Quanti strani ricordi salterebbero fuori
    Le nottate giù al fiume
    Ubriachi dei nostri amori
    Se potesse parlare la mia chitarra
    Se potesse descrivere le emozioni
    Se potesse aiutarmi a ritrovare
    E quante volte mi ha aiutato
    Quante volte mi aiuterà
    A rivivere il mio passato
    A scoprire la verità
    E anche adesso che sto cantando
    La mia chitarra è sempre qua
    Tra le mani miei sta aspettando
    Di dire tutto quello che sa
    Se potesse parlare la mia chitarra
    Quanti strani ricordi salterebbero fuori
    Le nottate giù al fiume
    Ubriachi dei nostri amori
    Se potesse parlare la mia chitarra
    Se potesse descrivere le emozioni
    Se potesse aiutarmi a ritrovare
    Se potesse parlare la mia chitarra
    Se potesse descrivere le emozioni
    Se potesse aiutarmi a ritrovare te


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Calcio: Roma, Totti da Pallotta per il rinnovo del contratto.

    Spalletti incotra il presidente: andrebbero tenuti tutti. È ufficiale: Francesco Totti indosserà la maglia della Roma per un'ultima stagione. Il capitano giallorosso, che il 27 settembre compirà 40 anni, ha firmato il contratto che lo legherà al club per la 25/a stagione della sua carriera. "Ho fortemente desiderato questo contratto, che rappresenta la realizzazione del mio sogno": le prime parole dopo la firma del n.10 alla presenza del presidente James Pallotta. "Ho firmato per tre anni. Se sono contento? Dovete chiederlo al presidente", ha anche scherzato Totti.

    "La Roma ha un bel motore per cui sarebbe bene lavorare su quelli che sono i particolari e non andare a mettere le mani sui 'cavalli' del motore, perché la squadra ha dei bei cavalli che andrebbero mantenuti". Così il tecnico della Roma Luciano Spalletti dopo le quasi due ore passate assieme al presidente James Pallotta, sbarcato ieri nella Capitale, e il dg Mauro Baldissoni. Nell'incontro di lavoro, negli uffici della società a due passi da Piazza del Popolo, si è parlato molto anche del mercato giallorosso. E il riferimento non è solo ai pezzi pregiati come Pjanic, Nainggolan e Ruediger. ""Rassicurato da Pallotta dopo che ha detto che i giocatori più importanti resteranno? Ne stiamo parlando - aggiunge Spalletti - e io penso che sia difficile rassicurare in un mercato aperto come questo qui. La nostra volontà è quella di tenere sia Szczesny sia Digne. Ma nel caso di quest'ultimo bisogna andare a chiedere al Psg se ce lo lasciano un'altra volta, e mi sembra che lo vogliano tenere da quanto ho capito".

    "L'incontro è andato bene - racconta il tecnico giallorosso -. Era tanto che non vedevo il presidente. Ci siamo fatti i complimenti a vicenda, e poi abbiamo parlato un po' in generale di quelle che sono le nostre situazioni". Quanto al rinnovo del contratto di Francesco Totti "ne parlerà Pallotta - spiega Spalletti - perché noi siamo una squadra e ogni componente ha il suo ruolo". Il tecnico dribbla invece sugli obiettivi futuri: "Vincere lo scudetto? E' facile porre questo tipo di domanda, ma il discorso non è semplice da affrontare. La risposta è che noi lavoriamo e stiamo cercando di renderci conto di tutto, anche della crescita degli altri per stare di conseguenza al loro passo. Le difficoltà però ci sono. Le squadre forti ci sono, e quindi bisogna solo lavorare e fare le cose seriamente perché questa piazza lo richiede di fare le cose con professionalità. Se si parla poi di passare davanti alla Juventus nel tentativo di vincere lo scudetto - conclude - bisogna fare delle grandi cose. E noi abbiamo gli uomini giusti nel posto giusto, come Sabatini che fa il mercato".
    (Ansa)




    Pellegrini, a Rio con grande sicurezza.
    Dopo Giochi io e Magnini decideremo se fermarci o continuare. "Il bilancio annuale lo fa la gara che conta però arrivarci dopo delle gare che sono andate bene in inverno ti dà grande sicurezza: così Federica Pellegrini ai microfoni di Premium sport. "Sono soddisfatta - le parole della nuotatrice veneta - perché pur non essendo specialista di vasca corta è andata bene sia agli Assoluti che agli Europei. Mi alleno per arrivare alle Olimpiadi a lottare su tempi di grandissimo livello, che non sono quelli che abbiamo visto a Kazan. Bisogna migliorarsi molto, in cuor mio spero di farlo, poi vedremo lì come andrà. Cosa faremo io e Magnini dopo Rio? L'Olimpiade segna per noi un punto fondamentale della nostra vita - conclude - perché dopo decideremo se andare avanti o se fermarci e dedicarci ad altro. Dopo Rio si snoccioleranno molte cose ma per il momento non è successo niente".
    (Ansa)




    70 anni Nba tra integrazione e spettacolo.
    I neri in campo negli anni '50, Russell e Chamberlain prime star. Settanta anni, ma non li dimostra. Nel bel mezzo di una finale tra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers, che sembra pendere sempre di più verso Stephen Curry, piuttosto che verso LeBron James, la Nba taglia un altro anniversario.

    Il 6 giugno 1946 a New York nacque la National Basketball Association, nota come NBA, la principale lega professionistica di pallacanestro degli Usa. In realtà allora non si chiamava ancora così: fu battezzata Basketball Association of America (BAA), ma tre anni dopo adottò la nuova denominazione, con la fusione con la lega rivale National Basketball League, che da allora non è più cambiata.

    Negli anni della segregazione razziale e della Guerra in Vietnam la NBA si pose all'avanguardia del cambiamento, facendo esordire già nel 1950 i primi giocatori afroamericani (Chuck Cooper, Nat "Sweetwater" Clifton ed Earl Lloyd).

    La prima 'dinasty' a livello di team fu quella negli anni Cinquanta dei Minneapolis Lakers con 5 anelli, ma il primo vero campione fu Bill Russell, che fece grande i Boston Celtics trascinandoli a 11 titoli in 13 stagioni. Con l'arrivo di Wilt Chamberlain ai Philadelphia Warriors nacque una delle più grandi rivalità nella storia dello sport americano e mondiale. Chamberlain dominò tutto il decennio successivo, segnando il record di punti in una sola partita (100 nel 1962) e di rimbalzi (55).

    Almeno fino a quando nel 1967 ad affacciarsi nel firmamento NBA fu Kareem Abdul-Jabbar (ex Lew Alcindor), che insieme a Oscar Robertson guidò i Milwaukee Bucks al titolo nel suo secondo anno nella lega, e che più tardi giocò con i Los Angeles Lakers vincendo altri cinque titoli.

    Intanto nell'ABA, la nuova lega professionistica, poi assorbita definitivamente nel 1976 esplose Julius Irving, meglio noto come 'Doctor J' ai Philadephia 76ers, il primo giocatore spettacolare. La nuova regola dei tre punti mutuata nel 1979 dall'ABA esaltò lo show business e creò i nuovi idoli: Larry Bird e Magic Johnson. Il primo guidò i Boston Celtics a tre titoli, l'altro i Los Angeles Lakers a cinque titoli.

    Ma negli anni Novanta arrivò il ciclone Michael Jordan che rivoluzionò la NBA con i Chicago Bulls (sei anelli e cinque volte mvp). Poi arrivarono gli 'stranieri' (da Olajuwon a Nowitzki, da Pau Gasol a Yao Ming), segno della globalizzazione.

    Nel Duemila fu Kobe Bryant (5 titoli ai Lakers), ritiratosi da poco, l'erede di Jordan. Fino ad arrivare alla cronaca, a James e Curry. Per un finale ancora tutto da scrivere.
    (Ansa)

    (Gina)





    GOSSIPPANDO!!!




    Taylor Swift, amore al capolinea con Calvin Harris




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    Il musicista rompe il silenzio su Twitter




    Dopo quindici mesi d'amore Taylor Swift e Calvin Harris si sono detti addio. Se le prime indiscrezioni parlavano di separazione affrontata in modo maturo, citando come causa troppi impegni di lavoro di entrambi, nuovi rumors sostengono che Calvin non riuscisse a gestire il successo della cantante... e qualche capriccio. Intanto su Twitter lui ribadisce che ciò che rimane tra loro è amore e rispetto.

    Difficile scoprire la verità quando si tratta di personaggi del calibro di Taylor Swift. Una fonte vicino alla cantante ha dichiarato a People Magazine che la storia sia finita perchè il dj era intimidito dai successi della compagna, motivo per cui non si è visto al suo fianco sia al Met Gala sia ai Grammy.

    The Sun conferma che la coppia ha intrapreso strade differenti aggiungendo che il rapporto tra la cantante e il musicista si è concluso perché per lei era prematuro pensare al matrimonio e ad allargare la famiglia, mentre lui sognava un futuro a lungo termine insieme.

    Per continuare, fonti sicure hanno affermato a E! News che Taylor sia rimasta molto delusa da Calvin e che il loro legame non stava proseguendo nel modo in cui lei lo aveva immaginato.

    Di fronte a tutte queste versioni Calvin Harris rompe il silenzio sulla sua pagina Twitter con un post di poche parole: "The only truth here is that a relationship came to an end & what remains is a huge amount of love and respect". Al momento Taylor tace.




    www.tgcom24.mediaset.it/

    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    TAKING CARE.
    PROGETTARE PER IL BENE COMUNE


    dal 28 Maggio al 27 Novembre 2016



    “TAKING CARE, Progettare per il bene comune / Designing for the common good” è il titolo del Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2016. Architettura come servizio alla comunità, cura degli individui, degli spazi, dei luoghi, dei principi e delle risorse. Per un’architettura che faccia la differenza, secondo il proposito di TAMassociati, il team curatoriale di questa edizione del Padiglione, composto da Massimo Lepore, Raul Pantaleo, Simone Sfriso.

    Un’architettura partecipata e intelligente, in grado di scardinare gli status quo e di immaginare un futuro migliore. Un progetto proposto alla Biennale Architettura 2016 con l’intenzione di radicarsi e riprodursi al di fuori di essa, per generare una nuova consapevolezza civica. Un’architettura al servizio del bene comune sociale, baluardo contro le frontiere create da marginalità ed esclusione. “Le periferie sono la vera sfida del XXI secolo, luoghi in cui vive, lavora e sogna la grande maggioranza degli abitanti delle nostre città. Organizzare questi spazi, connetterli ai grandi flussi metropolitani rispettandone le identità, restituire loro bellezza e armonia è il grande ruolo che gioca l’architettura in questo contesto” dichiara Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

    Il tema della 15. Mostra Interna-
    zionale di Architettura della Biennale di Venezia - scelto dal Direttore artistico Alejandro Aravena - indaga la necessità di coniugare l’architet-
    tura con la qualità della vita delle persone. Questo è avvalorato da Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, che dice: “Abbiamo temuto che l’ architettura rischiasse di non avere altre alternative, oltre a quella della realizzazione di interventi spettacolari o di bricolage. Questa Biennale vuol dirci che l’architettura è partecipe di una grande finalità: dar forma allo spazio comune.”
    Le periferie, territori in continua trasformazione e aperti alla sperimentazione, affrontano i cambiamenti della contemporaneità. Ma la cultura può fare molto per le periferie, in particolare nella missione della DGAAP, che vede tra i suoi compiti proprio la promozione di politiche culturali volte a sostenere processi virtuosi di riqualificazione. Federica Galloni, a capo della Direzione generale Arte, Architettura contemporanee e Periferie urbane, sottolinea: "Al di là degli interventi specificatamente urbanistici o di politica sociale sulle periferie, l'architettura può e deve fare molto: è questa la principale missione della Direzione generale che vede tra le sue azioni la promozione della qualità del progetto di architettura e di politiche culturali volte a sostenere processi virtuosi di riqualificazione".
    Un tema – quello dell’“avere cura” - che vuole essere una prova tangibile di come l’architettura possa contribuire a diffondere e rendere efficaci i principi di cultura, socialità, partecipazione, salute, integrazione, legalità in qualsiasi luogo e a qualsiasi scala.

    All’interno del Padiglione Italia, 20 progetti di studi italiani in cui si evidenziano molteplici approcci, varietà di attori, pluralità di obiettivi dei lavori svolti. La selezione spazia in campi come l’abitare, il lavoro, la salute, l’istruzione, la cultura e valorizza il rapporto tra una committenza variegata (pubblica, privata, associativa, civica) e un’architettura parte attiva nel processo di partecipazione e condivisione. Quindi, il percorso espositivo si apre a una rassegna di scatti fotografici che diano forma visibile all’idea di bene comune in Italia. Infine si sviluppa in una sperimentazione sul campo e in un esplicito invito all’azione.
    Nel Padiglione verranno presentati 5 progetti inediti di realizzazioni assegnate ad altrettante associazioni nazionali impegnate nel contrasto alla marginalità in aree periferiche del nostro Paese, 5 artefatti personalizzati in un lavoro congiunto tra progettisti e associazioni, che porteranno - in un progetto complessivo di sussidiarietà sociale -, qualità, bellezza e diritti laddove manchino o risultino limitati.

    “Desideriamo un’architettura che sia motore di nuove visioni, potente mezzo comunicante, strumento attraverso cui le tante periferie dell’abitare possano rivendicare diritti, progresso, opportunità, inclusione”, spiega il team di TAMassociati. Progetti come strumenti per agire nelle periferie e nelle zone di degrado, ausili per azioni di impatto sociale, presidi per l’appropriazione dello spazio collettivo, modelli per la cura e lo sviluppo delle risorse umane e ambientali, supporti alle politiche pubbliche di riqualificazione. Per rendere efficaci queste azioni, gli oggetti saranno finanziati con una raccolta di sponsorizzazioni private e una campagna di crowdfunding lanciata in occasione dell’inaugurazione della mostra.
    L’allestimento di TAKING CARE avviene all’insegna del ‘low-cost’, privilegiando la riduzione del superfluo e la creazione di valore aggiunto, ottimizzando costi, efficienza e riuso.
    Anche quest’anno la DGAAP curerà, grazie di nuovo all’ospitalità del Parco tecnologico di Vega a Marghera, un programma d’iniziative ideate d’intesa con TAMassociati che coinvolgeranno i neoiscritti di alcune Facoltà di Ingegneria e Architettura italiane (Padova, Reggio Calabria, Siracusa ed altre). In linea con il tema della 15.Mostra Internazionale di Architettura, saranno realizzati 3 workshop di formazione sul tema dell’architettura sociale.
    (www.arte.it)

    (Gabry)





    BALLERINI FAMOSI!!!




    Svetlana Jur'evna Zacharova


    svetlana-zakharova


    Svetlana Jur'evna Zakharova (in russo: Светлана Юрьевна Захарова?; Luc'k, 10 giugno 1979) è una danzatrice ucraina.

    Biografia
    A dieci anni entra alla Scuola Coreografica di Kiev dove ha come insegnante Valerja Sulegina. Nel 1995, dopo aver terminato i sei anni di corso alla Scuola di Kiev, vince il secondo premio al Concorso Internazionale per giovani ballerini di San Pietroburgo.

    Viene ammessa alla prestigiosa Accademia di Ballo Vaganova di San Pietroburgo e iscritta direttamente all'ultimo corso avendo come insegnante Elena Evteeva.

    Nel giugno 1996 si diploma dall'Accademia di Ballo Vaganova ed entra a far parte del Balletto del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo.

    Nel 1997 viene promossa prima ballerina nella compagnia del Teatro Mariinskij dove lavora con Ol'ga Moiseeva, figura determinante nella sua evoluzione artistica.

    Dal 1997 al 2003, per il Balletto del Teatro Mariinskij, Svetlana Zakharova danza la maggior parte dei ruoli principali del repertorio della compagnia, spaziando dai balletti classici ottocenteschi ai lavori moderni dell'ultimo Novecento.

    Nel 1999 riceve il premio Golden Mask come migliore interpretazione femminile per Serenade di George Balanchine e nel 2000 per la sua interpretazione di Aurora ne La bella addormentata.

    Dal 1999 è Étoile ospite delle maggiori compagnie di danza del mondo, tra le quali il l'American Ballet Theatre, il Ballet de l'Opéra de Paris, il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, l'English National Ballet, il New York City Ballet, il New National Theatre Ballet di Tokyo. Il 7 febbraio 2014 danza all'apertura dei giochi olimpici invernali

    Nell'ottobre 2003 è prima ballerina del Balletto del Teatro Bol'šoj di Mosca.

    Dal 6 giugno 2005 Svetlana Zakharova è Artista Emerito di Russia. Nello stesso anno riceve il Prix Benois de la Danse.

    Nel 2006 riceve il Premio di Stato di Russia. Due anni dopo, nel 2008, diviene Artista Popolare di Russia e viene eletta alla Duma di Stato della Federazione Russa nelle file del partito Russia Unita. È membro del comitato statale per la cultura della Duma.

    Nell'aprile 2009 è protagonista di "Zakharova Supergame", spettacolo scritto appositamente per lei dal compositore italiano Emiliano Palmieri in collaborazione con il coreografo del Teatro alla Scala di Milano Ventriglia, presentato all'interno del Gala a lei dedicato al teatro Bolshoj. In Italia ha ballato alla Scala con partner Roberto Bolle Il lago dei cigni, Giselle e La Bayadère e a Napoli al San Carlo Don Quixote.

    Il 17 febbraio 2011 dà alla luce una bambina, Anja, avuta dal celebre violinista russo Vadim Repin con cui è sposata. A distanza di un anno dal parto, il 18 febbraio 2012 ritorna sul palco del Teatro alla Scala di Milano interpretando da protagonista Giselle accanto al partner Roberto Bolle.

    Principali interpretazioni

    Svetlana Zakharova e Andreï Merkuriev, 2006
    Lo Schiaccianoci di Vassily I. Vainonen (ancora da allieva all'Accademia Agrippina Vaganova)
    La fille du Pharaon di Marius Petipa nella ricostruzione di Pierre Lacotte
    Giselle di Adolphe Adam nelle versioni coreografiche di Vasil'ev e Grigorovič
    Il lago dei cigni e La Bella addormentata
    Raymonda di Jurij Grigorovič
    Sogno di una notte di mezz'estate di John Neumeier
    In the middle somewhat elevated di William Forsythe
    Carmen di Alicia Alonso
    La Bayadère di Marius Petipa
    Paquita grand pas e La fontana di Bachčisaraj di Rostislav Zacharov
    Romeo e Giulietta di Mikhail Lavrovskij
    Shéhérazade di Michel Fokine
    Serenade, Symphony in C, Apollo e Jewels di George Balanchine
    Études di Harald Lander
    Manon di Kenneth MacMillan
    Now and Then di John Neumeier
    Premi Riconosciuti
    Secondo premio all'International Young Dancer Competition a St Petersburg.
    Premio speciale "Our Hope" dalla St Petersburg brewery "baltika" (1997).
    The Golden Mask Award per la performance in Serenade(1999).
    The Golden Mask Award per la performance in The Sleeping Beauty (2000).
    The Special St Petersburg prize "People of Our City" for her achievements in ballet (2001).
    The Etoile Prize from Italian "Danza&Danza" magazine (2002).
    Benois de la Danse for her performance in A Mildsummer Night's Dream (2005).
    Russiam State Prize for outstanding achievements in ballet (2007).
    Award "Soul of the Dance" from the Russiam magazine "Ballet" (2007).


    (Lussy)





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    foto:svetla.dreamadv.eu



    Salute e Benessere





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    foto:slovenia.info

    Terme Zreče


    Alle Terme Zreče, in ogni momento potete trovare qualcosa per voi e per la vostra salute.
    Grazie alla calda acqua acratotermale, ai rinvigorenti bagni, ai benefici impacchi e alle terapie sanitarie classiche, la vostra salute sara rinforzata e vi sentirete meglio.
    L’unica medicina
    naturale, la torba del Pohorje, eccelle per la sua purezza ecologica ed efficacia nei trattamenti
    di reumatismi ed altre malattie.

    Relax e vizi

    La svariata offerta di massaggi, bagni e programmi di relax che Vi ricaricheranno di nuove energie e rigenereranno il corpo e l’anima, garantiscono un piacere assoluto e un ottimo relax anche all’ospite piu esigente.
    Potete scegliere tra una vasta gamma di massaggi, combinati a erbe
    medicinali, oli eterici, sali e fango.
    E particolarmente importante lo Sawaddee, centro di terapie
    thailandesi tradizionali.
    Tanto godimento e garantito anche dal Villaggio delle saune, dove sarete
    accarezzati dal caldo, dove vi affascineranno gli aromi e rinvigoriranno i colori e i suoni.


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    foto:smokvina.hr

    Le fonti termali nelle possenti foreste del Pohorje

    Nell’abbraccio delle possenti foreste del verde Pohorje, dove il fiume di montagna Dravinja si
    placa e collega questa zona alle colline vinicole dette Dravinjske gorice, si e sviluppata Zreče –
    una giovane, bella e simpatica cittadina slovena. Un’impronta speciale le viene data dal moderno
    centro termale che sfrutta tutti i doni della natura. A meno di mezz’ora di automobile dalle Terme Zreče sorge il Centro climatico, sciistico e sportivo Rogla (1517 m s.l.m.). Grazie al mite clima di mezza montagna e alle illimitate opportunita per lo sport e le attivita ricreative, il Rogla offre, insieme alle terme, un valido e originale arricchimento dell’offerta termale e sanitaria
    in tutte le stagioni.

    Punto d'eccellenza

    Trova il tuo sorriso
    - l’acqua termale salubre rilassa e rinvigorisce
    - i doni della natura del pohorje
    - lo sfarzo del centro delle terapie thailandesi sawaddee
    Lasciatevi abbracciare dall’acqua delle fonti termali, abbandonatevi agli effetti benefici dell’unica torba del Pohorje, toccate il misticismo del Lontano Oriente attraverso le mani di abilitati massaggiatori thailandesi.

    Trattamenti sanitari

    Fattori curativi
    - acqua salubre acratotermale (calcio, magnesio, idrogenecarbonato)
    - fango naturale (bentonite)
    - torba del Pohorje (peloide organico)
    - clima salubre, rilassante di mezza montagna

    Indicazioni

    - stati postoperatori del sistema locomotore
    - stati postraumatici del sistema locomotore
    - traumi e malattie del sistema nervoso
    - periferico e dei disturbi del sistema vascolare periferico
    - reumatismi degenerativo e infiammatorio
    - effetti benefici nel trattamento di malattie del sistema respiratorio, di allergie, della pelle,
    delle malattie del sangue


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    foto:sloveniabenessere.it


    Benessere

    Villaggio delle saune
    600 m2 di saune: bagno turco, sauna finlandese (cristalloterapia, cromoterapia), infrarossa, ruscello di Kneipp, lettini di ceramica riscaldati, piscina di riscaldamento, terrazza solarium, accompagnati da vari programmi, come peeling alle erbe, sale o zucchero, impacchi al miele e aria turbinata.

    Massaggi

    Manuali, riflessoterapia, aromaterapia con massaggio, ayurveda, massaggio Garshan ai cristalli di sale o fango, Udvartana (massaggio sportivo dei muscoli), Jambira Pinda Sveda, Tui-na, Shiatsu, SOY SOY, aromaterapia clinica secondo Eve Taylor, massaggio con miele o cioccolato.

    Bagni
    Alle perle, alle erbe medicinali, al latte, per due con spumante, per la pulizia e il refrigerio del corpo

    Sawaddee – centro di terapia tradizionale thailandese Massaggio tradizionale thailandese, massaggio
    Sawadee, massaggio Siam, massaggio thailandese con erbe medicinali o oli riscaldati, massaggio dei piedi e delle mani, massaggio del dorso contro lo stress, massaggio della testa, del viso, del collo, delle spalle, massaggio thailandese per le future mamme.

    Beauty center
    Cura del viso e del decollete, massaggio profondo e manuale del viso con oli aromatici e ampolle vitaminiche, cura dei piedi, solarium, parrucchiere.



    Indicazioni
    malattie cardiovascolari, malattie reumatiche, lesioni del sistema locomotore, malattie renali e delle vie urinarie, malattie neurologiche, disturbi neurotici, malattie del sistema respiratorio, malattie degli occhi

    Tempo libero e svago :

    - 1600 m2 di superfici acquatiche nelle piscine coperte e scoperte con acqua termale
    - parco acquatico nel bosco
    - centro fitness, palestra
    - sentieri ordinati per escursionismo e ciclismo, camminata nordica
    - pesca, sci sul Rogla
    - golf a Slovenske Konjice


    Segnavia per escursionisti :


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    foto:slovenia.info


    il villaggio di Skomarje con un’antica chiesetta Slovenske Konjice



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    foto:slovenia.info
    con il maniero medievale Trebnik


    e resti del castello Stari grad, galleria d’arte Žiče con


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    foto:slovenia.info
    le rovine di una certosa


    Strada del vino musei dell’artigianato antico: fucine, vetrerie, mulini e segherie pendii del Pohorje con agriturismi curiosita delle citta di Celje, Maribor, Ptuj e Slovenska Bistrica laghetti di Lovrenška jezera, Črno jezero, Jezerc...


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    foto:slovenia.info
    Celje



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    foto:theodora.com
    Maribor


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    foto:slovenia.info
    Ptuj


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    foto:slovenia.info

    laghetti di Lovrenška jezera

    Tr.8
    foto:quotazero.com

    Lago di Crno Jezero



    fonte:slovenia.info

    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    ERMAFRODITO


    Ermafrodito, in greco antico Ἑρμαφρόδιτος, è un personaggio della mitologia greca, figlio di Ermes e di Afrodite. Dalla loro unione nacque un bambino dalla straordinaria bellezza e, proprio per la raggiunta perfezione dei tratti maschili e femminili, fu chiamato Ermafrodito, con la fusione dei nomi di entrambi i genitori.
    Secondo il poeta latino Publio Ovidio Nasone era un ragazzo molto bello che venne trasformato in un essere androgino dall'unione fisica soprannaturale avvenuta con la ninfa Salmace.
    Ermafrodito è unico nel mito greco, nonostante anche il veggente Tiresia aveva vissuto parte della propria esistenza sia come uomo che come donna, ma mai sperimentando i due generi sessuali allo stesso tempo.

    Figlio della Dea dell'amore e del signore delle erme è stato a lungo un simbolo classico di androginia ed effeminatezza, ritratto nell'arte greco-romana come una figura femminile dotata di genitali maschili.
    Teofrasto asserisce che possa sussistere un legame tra Ermafrodito e l'istituzione del matrimonio; data l’ incarnando sia le qualità maschili che quelle più prettamente femminili, simboleggiava l'unione di uomini e donne nella sua qualità di evento sacro.
    I genitori divini sono entrambi figure erotiche e rappresentanti della fertilità, che possiedono sfumature distintamente sessuali. Talvolta "Hermaphroditus" viene denominato ed equiparato ad Afrodito, la versione maschile di Afrodite. Il dio itifallico Priapo in alcune versioni del mito è considerato anch'esso figlio di Ermes, quindi fratello di Ermafrodito; mentre lo stesso dio giovanile del desiderio erotico e della passione amorosa, Eros, lo si considera figlio di Afrodite.
    Il bimbo nacque sul monte Ida, ma Afrodite, colta da tardivo senso di colpa per l’adulterio, si separò presto dal piccolo e lo affidò alle cure delle ninfe Naiadi. Intorno all’età di 15 anni, il giovane decise di lasciare il luogo di nascita e di intraprendere un viaggio attraverso tutta la Grecia. Oltre alla bellezza, aveva ereditato dai genitori la scaltrezza e l’intraprendenza, condite da una robusta curiosità per le cose della vita. Il corpo, attraente e delicato come quello di una donna, non mancava del vigore e della forza maschili. Viaggiò verso le città della Licia fino a giungere in Caria, sulle rive di un grande lago ; per via di una giornata estremamente calda, sentì la necessità di bagnarsi presso una fonte.
    Secondo la versione che Publio Ovidio Nasone racconta nelle sue Metamorfosi, qui, in un boschetto nei pressi di Alicarnasso, lo vide la giovane ninfa Salmace, figlia di Poseidone dio del mare, la quale si innamorò immediatamente di lui, cercò di sedurlo, ma fu respinta.
    Salmace stette di nascosto ad ammirare Ermafrodito, fino a quando egli non si spogliò ed entrò nelle acque vuote; allora questa, appena vide il giovinetto cominciare a bagnarsi nel lago, saltò fuori da dietro un albero e si gettò su di lui. La ninfa, allora, fece quest’ ultimo disperato tentativo: lo abbracciò fortissimo e lo trascinò con sé verso il basso. Il ragazzo provava a divincolarsi dall’abbraccio mortale, ma Salmace era determinata a non lasciarlo andare. Mentre erano così avvinghiati, lei pregò suo padre e tutti gli Dei affinché le concedessero la grazia di restare unita a lui per sempre. Nel frattempo, lui pregò i propri genitori affinché chiunque si bagnasse in quelle acque nel futuro subisse la sua stessa sorte.
    Il suo desiderio venne accolto e i due divennero un essere solo, i loro corpi furono mescolati in una creatura di entrambi i sessi, metà maschio e metà femmina. Ermafrodito ottenne in seguito dagli dei che chiunque si fosse immerso in quella stessa fonte avrebbe subito perduto la virilità.

    Ermafrodito, quindi, rappresenta la perfezione assoluta, la somma delle peculiarità maschili e femminili, sublimate in un essere completo e bellissimo. Non esisteva un vero e proprio culto dedicato a questo personaggio, mutuato sicuramente da antiche tradizioni orientali. Se ne ricordano le fattezze, piuttosto, in opere letterarie e scultoree. Il culto, al massimo, lo vide protagonista in sette misteriche ed iniziatiche, ma non certo presso la maggior parte del popolo.
    La deificazione e le origini del culto di esseri ermafroditi derivano dalle religioni orientali, ove la natura ermafrodita esprime l'idea di un essere primitivo che in origine univa in sé entrambi i sessi. Le più antiche tracce del culto, si ritrovano nell'isola di Cipro. Qui, secondo Macrobio (Saturnalia III, 8) si trovava una statua barbuta con le fattezza di un'Afrodite maschile, chiamata da Aristofane col nome di Afrodito. Filocoro nel suo Atthis ha ulteriormente identificato questa divinità che associa alla Luna, descrivendo il fatto che durante i riti sacrificali ad esso dedicati uomini e donne si scambiavano i vestiti, attuando in tal maniera una forma di travestitismo. Il successivo Ermafrodito sarebbe una diretta prosecuzione di questo Afrodito di Cipro e significherebbe semplicemente "Afrodite in forma di Erma"; in questa sua nuova forma viene menzionato per la prima volta da Teofrasto (Caratteri, 16).
    Anche Platone aveva teorizzato un’origine androgina del genere umano e ne aveva divulgato il significato attraverso uno dei suoi miti più famosi.

    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    LA SYMPLOCARPUS RENIFOLIUS



    La Symplocarpus renifolius è una specie di piante da fiore della famiglia Araceae. Originarie negli Stati Uniti, Canada e Asia orientale in particolare in Corea, Manciuria, Russia e Giappone. In Giappone è chiamata Zazen che significa "seduto in meditazione Zen"; la caratteristica del fiore si presenta come un monaco. E' quasi sconosciuta dai giardinieri europei. Conosciuto anche come il Arum famiglia, si tratta di un gruppo di affini monocotyledonous piante da fiore in cui i fiori sono a carico su un tipo di infiorescenza chiamato un spadice.
    Il genere è caratterizzato da grandi foglie e apparati radicali profondi. Insolitamente producono anche radici contrattili che vengono utilizzate per cambiare il livello della pianta con il terreno. Le loro foglie rilasciano un cattivo odore, se schiacciate. Cresce in luoghi umidi, soprattutto a cielo aperto, anche se a volte è stato trovato sotto gli alberi ma, spesso la si trova lungo ruscelli. Il fiore è in realtà una foglia modificata, conosciuta come spata e nasce all'inizio della primavera. A differenza di molti altre piante sono impollinate dalle mosche. Utilizzando una sofisticata reazione chimica, lo spadice è in grado di produrre calore che aiuta a liberare un profumo piuttosto pungente.
    Il colore della spadice, della spata e cappuccio esterno sono viola; i fiori densamente disposti sono di colore giallo. Tutte le parti della pianta sono tossiche a causa della presenza di calcio oxylate.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    GIUGNO

    Giugno
    E' il mese dei prati erbosi e delle rose;
    il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare.
    Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano
    sui muri delle case. Nei campi, tra il grano,
    fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri
    fiammanti e la sera mille e mille lucciole
    scintillano fra le spighe.
    Il campo di grano ondeggia al passare
    del vento: sembra un mare d'oro.
    Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora
    pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche.


    (M. Comassi)




     
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    Starò via qualche giorno può essere che non ci si sente, a presto.


     
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