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BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …
Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 017 (25 Aprile – 01 Maggio 2016)
BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …
Lunedì, 25 Aprile 2016
S. MARCO EVANGELISTA
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Settimana n. 17
Giorni dall'inizio dell'anno: 116/250
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A Roma il sole sorge alle 05:14 e tramonta alle 19:02 (ora solare)
A Milano il sole sorge alle 05:19 e tramonta alle 19:22 (ora solare)
Luna: 7.24 (tram.) 22.02 (lev.)
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Proverbio del giorno:
San Marco evangelista, maggio alla vista.
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Aforisma del giorno:
Immagina di abbracciare l'immensità del tempo e l'universo,
e poi paragona all'infinito quella che chiamiamo vita umana:
vedrei come è poca cosa questa vita che desideriamo e cerchiamo di prolungare.
(Seneca)RIFLESSIONI
... IL LEMBO DI STOFFA …
...Soffia il vento, a raffiche forti ed è una gioia stare lì a lasciarsi carezare e scuotere da esso. Chiuso in una tasca tira fuori un brandello di stoffa, si sdraia sul prato e si lascia cullare dalle folate generose e sferzanti allo stesso tempo del vento. Mano nella tasca e tira fuori quel brandello di stoffa. Lo apre e pian piano lo porta sulla sua guancia. Delicato gesto, emozione forte; lentamente le folate del vento spostano il lembo di stoffa avvicinandolo al suo orecchio. Lui con gli occhi socchiusi non si accorge di quel leggero spostamento. Mescolato al suono delle raffiche di vento un sibilo, poi una voce flebile. “Grazie per avermi regalato questa gioia”; sorpreso riapre gli occhi cercando intorno qualcuno che avesse proferito quelle parole. Socchiuse di nuovo gli occhi sperando in cuor suo di ascoltare di nuovo quella voce nel vento e capire chi fosse. Un’altra folata di vento, il cuore batte forte. “Non temere sono io il lembo di stoffa che hai poggiato sul tuo viso”. Incredulo apre di nuovo gli occhi e carezza con un gesto istintivo quel lembo di stoffa; “il vento ha rappresentato nel mio passato la ragione mia di vita”; “sono una parte, quella sopravvissuta al tempo ed all’uomo, di una bandiera”. La sua mente cercava di razionalizzare quanto stava accadendo ma per quanto si sforzasse non comprendeva se stesse sognando oppure stava impazzendo. “ognuno di noi ha un destino, un percorso personale da compiere. Il mio è stato quello di rappresentare con la mia presenza, col mio affrontare il vento, un concetto che riuniva e nel quale si identificavano le persone.” Una bandiera, pensò, questa voce racconta cose giuste voglio ascoltarla ancora. “ Ascolto il tuo cuore, sento che si è aperto all’ascolto. Sono una parte di una bandiera, di un simbolo che univa le persone”. Lui parlò nella sua mente, “Dimmi come mai ti trovi da sola, che fine ha fatto l’altra parte della bandiera?” ti ascolto amico mio, “sono sopravvissuta al tempo, al crollo degli ideali di molti uomini, ma il mio esistere e resistere rappresenta la certezza che niente potrà mai cancellare ciò che sono stata e soprattutto che gli uomini alla fine sanno ascoltare.” Lui restò colpito ulteriormente dalle ultime parole di quel lembo di stoffa; “Dimmi cosa vuoi dire? Il cuore degli uomini che si apre?” Una raffica ancora più forte fece agiare il lembo di stoffa sul suo orecchio, “Tu hai aperto il tuo cuore e mi stai ascoltando. All’inizio eri incredulo, il tuo cuore era chiuso anche all’evidenza. Poi hai iniziato ad ascoltarmi e ora a dialogare.” Un sorriso illuminò il suo viso, “Hai ragione, dimmi cosa posso fare per renderti felice ed ascoltare la tua voce.” “Non devi far altro che lasciare che il vento mi carezzi e la mia voce si diffonderà con esso, perché il cuore dell’uomo non ha mai smesso di attendere di ascoltare le parole che riuscissero a carezzarlo facendolo aprire all’ascolto”.Lui tornò a casa facendo una promessa “Ti porterò sempre nel mio cuore e ogni volta che sentirò il vento soffiare lascerò che esso ti carezzi rendendo felice te e tutti coloro che apriranno il cuore alla tua voce.” Si racconta di un uomo disteso su un prato che sfidava il vento con un lembo di stoffa sul suo viso e del suo sorriso splendente e di quel prato che nel tempo si riempì di uomini distesi in terra che sorridevano.” Se vuoi credere a questo racconto apri il tuo cuore vedrai che tutto sembrerà immediatamente più bello … Buon Aprile amici miei … (Claudio)
Vento e bandiere
La folata che alzò l'amaro aroma
del mare alle spirali delle valli,
e t'investì, ti scompigliò la chioma,
groviglio breve contro il cielo pallido;
la raffica che t'incollò la veste
e ti modulò rapida a sua imagine,
com'è tornata, te lontana, a queste
pietre che sporge il monte alla voragine;
e come spenta la furia briaca
ritrova ora il giardino il sommesso alito
che ti cullò, riversa sull'amaca,
tra gli alberi, ne' tuoi voli senz'ali.
Ahimé, non mai due volte configura
il tempo in egual modo i grani! E scampo
n'è: ché, se accada, insieme alla natura
la nostra fiaba brucerà in un lampo.
Sgorgo che non s'addoppia, - ed or fa vivo
un gruppo di abitati che distesi
allo sguardo sul fianco d'un declivo
si parano di gale e di palvesi.
Il mondo esiste... Uno stupore arresta
il cuore che ai vaganti incubi cede,
messaggeri del vespero: e non crede
che gli uomini affamati hanno una festa.
(Eugenio Montale)CAREZZE AL RISVEGLIO
... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
(Claudio)
POESIE A TEMA
Poesie e racconti sulla Primavera …
La violetta
La violetta,
che in sull'erbetta
s'apre al mattin novella,
tutta odorosa,
dì, non è cosa
tutta leggiadra e bella?
Si certamente,
ché dolcemente
ella ne spira odori;
e n'empie il petto
di bel diletto
col bel de' suoi colori.
Vaga rosseggia,
vaga biancheggia
tra l'aure mattutine,
pregio d'aprile
via piu gentile;
ma che diviene al fine'
Alli, che in brev'ora,
come l'aurora,
lunge da noi sen vola,
ecco languir,
ecco perire
la misera viola.
Tu, cui bellezza
.e giovinezza
oggi fan si superba;
soave pena,
dolce catena
di mia prigione acerba;
deh, con quel fiore,
consiglia il core
sulla tua fresca etate;
ché tanto dura
l'alta ventura
di questa tua beltate.
(G. Chiabrera)
FAVOLE PER LA NINNA NANNA …
La principessa Matilde e la corona d'oro
C'era una volta una principessa di nome Matilde, questa principessa aveva una corona d'oro magica con tre perle blu, rosse e rosa.
Un giorno nella camera della principessa entrò un mago malvagio che rubò la splendida corona magica della principessa Matilde.
La principessa pianse per tutto il giorno, arrivò una fata che le disse:"Cara Matilde per riavere la tua splendida corona devi superare le tre porte della morte in cima alla montagna".
La principessa Matilde arrivò in cima alla montagna e per superare la prima porta doveva saltare sulla pancia dei coccodrilli che vivevano in un freddo e gelido lago.
Matilde ci riuscì e vide la seconda porta, ma per superarla doveva mettere dentro le sue scarpette venti piccoli sassi e salire mille scalini.
Finalmente Matilde arrivò all'ultima porta e vide la sua corona, ma purtroppo doveva dare da mangiare all'orso feroce.
Matilde arrivò al suo traguardo e vide la sua luccicante corona su un cuscino azzurro.
A un certo punto il mago la allontanò dalla sua bellissima corona, ma la principessa vide un libro magico che conteneva incantesimi per sconfiggere i più egoisti e cattivi, la principessa pronunciò la formula e una abbagliante luce di mille colori avvolse il mago che scomparve dicendo alla principessa :" Un giorno mi riprenderò la corona".
Così la principessa tornò al castello accolta dagli applausi del suo popolo e regnò con la sua splendida corona per sempre con un bellissimo principe al suo fianco.
(Francesca 9 anni)
ATTUALITA’
Scoperta una luna' di carbone' intorno a un pianeta nano.
Orbita intorno a Makemake, ai confini del Sistema Solare. Scoperta una luna 'di carbone' attorno a Makemake, uno dei cinque pianeti nani del Sistema Solare. Le immagini scattate dal telescopio spaziale Hubble indicano che la piccola luna, chiamata Mk2, ha un diametro di 160 chilometri e appare scura come il carbone. L'ha scoperta Alex Parker, del Southwest Research Institute di Boulder in Colorado, e l'ha descritta sulla rivista Minor Planet Electronic Circular, pubblicata dall'Unione Astronomica Internazionale (Iau).
Scoperto nel 2005, Makemake è un piccolo mondo ghiacciato che si trova nell'estrema periferia del Sistema Solare, in un'orbita ancora più lontana di quella di Plutone. Makemake, che deve il suo nome a quella che secondo la mitologia dell'Isola di Pasqua fu la divinità che creò l'umanità, è il terzo più grande dei pianeti nani. E' poco più piccolo di Plutone e Eris.
Le recenti foto scattate da Hubble hanno permesso di vedere per la prima volta la presenza di un piccolo oggetto, finora sfuggito a tutte le osservazioni, in orbita attorno al mini pianeta. Secondo i primi dati, la luna avrebbe un diametro di 160 chilometri e un'orbita di 12 giorni e alla distanza di 21.000 chilometri da Makemake.
La debole luminosità della luna, ben 1.300 volte più scura di Makemake, sarebbe dovuta alla sua scarsa forza di gravità, che non le permetterebbe di trattenere le particelle di ghiaccio. Di conseguenza queste ultime sublimano, passando dallo stato solido al gassoso, quando la luce solare è più intensa. Secondo gli astronomi Mk2 avrebbe quindi un aspetto molto simile alle comete scure che orbitano nelle cosiddetta fascia di Kuiper.
(Ansa)
Ha un volto l'Uomo di Altamura, presentata ricostruzione.
Paleo-artisti olandesi svelano faccia dell'uomo di Neanderthal. Un corpo tarchiato, il bacino largo, una statura non elevata - circa 1 metro e 65 cm - la fronte sporgente, il cranio allungato posteriormente, il naso molto grande, anch'esso forse dovuto ad un adattamento alla penultima glaciazione: è l'Uomo di Altamura che da oggi ha un volto.
Lo scheletro dell'antico Neanderthal ritrovato nella grotta di Lamalunga è stato infatti ricostruito a grandezza naturale dai paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis, fra i più qualificati al mondo in ricostruzioni paleoantropologiche. La ricostruzione iperrealistica, con tanto di capelli lunghi, baffi e barba incolta, è stata presentata in un incontro con i giornalisti, ad Altamura.
"La ricostruzione è totalmente ispirata alle informazioni raccolte finora dagli scienziati. Siamo solo all'inizio di un percorso", ha detto il paleoantropologo Giorgio Manzi della Sapienza Università Roma, che con il prof.David Caramelli Università di Firenze, coordina le ricerche sul mistero dello scheletro fossile scoperto da speleologi nel 1993 e ancora incastrato nella roccia.
Il progetto della ricostruzione voluto dal Comune di Altamura e gestito in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Puglia - ha detto il sindaco, Giacinto Forte - rappresenta una "anteprima della Rete museale Uomo di Altamura, di prossima inaugurazione". L'operazione di ricostruzione iperrealistica dell'Uomo di Altamura, che si è avvalsa di tutti i dati raccolti dai ricercatori in 5-6 anni di lavoro e dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia, è costata circa 80-90mila euro ed ha impegnato i due esperti paleo-artisti olandesi per diversi mesi. Quello di Altamura è forse il più antico Neanderthal del mondo scoperto finora, vissuto circa 150mila anni fa.
"Gli artisti - sottolinea il prof.Manzi - lo hanno rappresentato così, con una espressione che rivela quasi un ghigno, quasi voglia dirci 'sto aspettando che mi venite a liberare dalla mia prigione di calcare'". "E' una ricostruzione - aggiunge Manzi - straordinaria, molto suggestiva. Ma non significa che questo Neanderthal lo abbiamo capito totalmente. Lo scheletro, questo reperto di straordinaria importanza, deve ancora dirci tante cose".
Nel corso dell'incontro è stata anche mostrata la ricostruzione 3D del cranio dell'Uomo di Altamura, estratto virtualmente dal suo scrigno carsico nell'ambito dello stesso progetto di ricostruzione. Un primo e unico frammento dello scheletro, estratto fisicamente nel 2009 da una scapola, ha consentito di raccogliere dati sul Dna, quantificare alcuni aspetti sulla morfologia e risalire ad una data: è stato così possibile collocare cronologicamente l'Uomo di Altamura in un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra i 172 e i 130mila anni.
(Ansa)
Il clima sconvolto 53 milioni di anni fa.
Impennata di CO2 e temperature 14 gradi sopra la media. Le alte concentrazioni di anidride carbonica sono state all'origine del drammatico cambiamento climatico avvenuto fra i 53 e 34 milioni di anni fa, nell'epoca dell'Eocene, con una temperatura di 14 gradi superiore a quella attuale. Lo hanno scoperto i ricercatori dell'università di Southampton grazie alle testimonianze conservate nei resti fossili dei microrganismi che allora popolavano gli oceani.
Pubblicata sulla rivista Nature e coordinata da Eleni Anagnostou, la ricerca è importante sia per comprendere il clima del passato sia per prevedere quello futuro. Analizzando gli antichi sedimenti oceanici e i livelli di CO2 tuttora presenti, i ricercatori hanno confermato l'ipotesi che l'anidride carbonica ha causato l'estremo riscaldamento in quell'epoca remota. Quando i livelli si sono ridotti è avvenuto un raffreddamento che ha portato alla formazione delle attuali calotte polari.
''Non possiamo misurare direttamente le concentrazioni di CO2 di un tempo così lontano, ma dobbiamo affidarci in via indiretta a ciò che rimane negli attuali resti geologici", precisa Anagnostou. "In questo caso - prosegue - abbiamo usato la composizione chimica dei fossili di plancton rimasti nei sedimenti per ricostruire gli antichi livelli di anidride carbonica''.
I fossili, chiamati foraminiferi, erano minuscole creature marine che vivevano vicino la superficie dell'oceano nel'Eoceno. Le loro conchiglie hanno 'catturato' la composizione chimica dell'acqua marina in cui vivevano. ''La sensibilità del clima alla CO2, che ha portato al riscaldamento nell'Eocene - aggiunge Gavin Foster, coautore dello studio - è simile a quella prevista dall'Ipcc (Intergovernamental Panel on climate change) per il nostro futuro''.
(Ansa)ANDIAMO AL CINEMA!!!!
Sole alto
Un film di Dalibor Matanic. Con Tihana Lazovic, Goran Markovic, Nives Ivankovic, Mira Banjac, Slavko Sobin.
Un lavoro sincero, che guarda oltre la guerra dei Balcani e si iscrive nel ristretto gruppo di opere che hanno colto nel profondo lo specifico del conflitto.
Giancarlo Zappoli
1991. Jelena e Ivan si amano stanno per lasciare i paesi in cui vivono per trasferirsi a Zagabria. Ma lei è serba e lui croato e i primi segnali dell'esplodere dell'odio etnico non aiutano questo loro progetto. 2001. Dopo il conflitto la giovane serba Nataša torna con la madre nella casa in cui avevano vissuto e in cui la guerra ha lasciato profonde ferite che segnano anche gli animi. Ante, croato, accetta di lavorare nell'edificio per riattarlo ma la ragazza non sopporta la sua presenza. 2011. Luka, croato, torna al paese in occasione di una festa dopo una lunga assenza. Va a trovare i genitori che non vede da tempo ma, soprattutto, decide di recarsi a casa di Marija, serba con la quale ha avuto molto di più di una relazione.
Sembra appartenere ad un lontano passato il conflitto che ha insanguinato i Balcani tanto che le generazioni più giovani spesso ne sanno poco se non addirittura nulla. È a loro in particolare che si rivolge Dalibor Matanic con questo film che si inscrive, senza ombra di dubbio, nel ristretto gruppo di opere che hanno saputo cogliere nel profondo lo specifico del conflitto che tra il 1991 e il 1995 insanguinò in maniera orribile l'ex Jugoslavia ma anche, e questo è il suo straordinario pregio, le dinamiche che sono proprie di ogni guerra civile. Lo fa attraverso tre storie in cui il rapporto amoroso diviene cartina al tornasole per evidenziare la sofferenza ma anche la possibilità di una speranza che tragga origine dall'accettazione dell'altro visto come persona e non come appartenente a questa o quella etnia o a questo o quello schieramento politico.
Si potrebbe lecitamente pensare ad un archetipo narrativo classico, a un Romeo e Giulietta rivisitati nella contemporaneità ma non è così. Perche Matanic ha conosciuto sulla sua pelle la realtà che porta sullo schermo ed era pienamente consapevole del fatto che, nei Balcani, il film avrebbe potuto avere un'accoglienza contrastata perché i lutti non sono stati dimenticati e non tutte le ferite si sono rimarginate. Ma proprio perché questo film guarda oltre ha il coraggio di ricordarci, in un periodo in cui l'intolleranza sembra tornare a dominare le dinamiche mondiali, che si può guardare alla realtà in modo diverso. Lo fa con una scelta anche cinematograficamente non facile. Perché sceglie gli stessi due straordinari giovani interpreti per tutte e tre le storie costringendo lo spettatore a pensarli come diversi (con un diverso passato, con differenti modi di guardare al presente e al futuro in periodi cronologicamente ben distinti). Al contempo però ci chiede anche di pensarli 'uguali', uguali a milioni di ragazzi e ragazze che vivono o hanno vissuto in situazioni di conflitto in cui chi preferisce odiare pensa di semplificare la vita appiccicando ad ognuno un etichetta che lo renda immediatamente riconoscibile come amico o nemico e su questa base (e solo su questa) decidere se eliminarlo o affiancarglisi.
Matanic non ci propone un embrassons nous retorico o quantomeno utopico. Conosce il prezzo che tutti debbono pagare prima, durante e dopo un conflitto ma pensa anche che sia possibile andare oltre pur non dimenticando il passato. Per fare questo è necessario che la luce sia allo zenit, che il sole sia alto, nonostante tutte le nubi che lo possono nascondere alla vista della società e dei singoli.
Video(Lussy)
... CURIOSANDO E RACCONTANDO …
«Sorella cara, so che è un vecchio luogo comune,
ma è vero..
La prima vittima della guerra è sempre la verità. […]»Il caso Jane Eyre
di Jasper Fforde
C’è un 1985 diverso: i libri sono il bene più prezioso, il tempo tende a flettersi all’improvviso e i confini tra realtà e fantasia sono molto morbidi.
È il mondo di Thursday Next, trentaseienne dolce e coraggiosa, di professione Detective Letteraria.
Thursday ha le sue ombre: non riesce a dimenticare il fratello Anton, caduto in Crimea (dove la guerra non è mai finita) e rimpiange un amore perduto. Ma è una donna piena di risorse. Fa bene il suo lavoro; la rallegrano gli incontri fortuiti con il padre, disertore della CronoGuardia, e le visite al laboratorio del vecchio e stravagante zio Mycroft.
Zio Mycroft è un inventore, affascinato dall’elasticità del tempo, dello spazio, della realtà. Dopo lunghi esperimenti, ha trovato la chiave per entrare e uscire (fisicamente!) da un’opera letteraria. Ma l’invenzione cade nelle mani sbagliate.
Acheron Hades, criminale diabolico, il terzo uomo più ricercato del pianeta, se ne appropria. Sottrae il manoscritto di Jane Eyre dalla casa natale di Charlotte Brontë, piomba nel romanzo sul più bello e rapisce la povera Jane Eyre in camicia da notte. Poi chiede un riscatto insostenibile… Milioni di fan di Charlotte Brontë sono disperati. Scende in campo Thursday Next. Le indagini la riportano a Swindon, dove vive il suo antico amore. Tra dilemmi sentimentali, pressioni della potentissima Goliath Corporation, sfide all’ultimo sangue con Acheron Hades… riuscirà a portare in salvo Jane Eyre e a rimettere in sesto la sua vita?
(www.marcosymarcos.com/)"Scorrendo l’elenco telefonico di Londra si trovavano circa quattromila John Milton, duemila William Blake, un migliaio di Samuel Coleridge, cinquecento Percy Shelley, altrettanti Wordsworth e Keats, e una manciata di Dryden. Questi cambiamenti di nome di massa poetavano creare problemi ai tutori dell’ordine. Dopo un fattaccio in un pub in cui l’aggressore, la vittima, il testimone, il proprietario, l’agente che aveva eseguito l’arresto e il giudice si chiamavano tutti Alfred Tennyson, fu promulgata la legge che imponeva a ogni omonimo di farsi tatuare un numero di registrazione dietro l’orecchio. La legge non era stata accolta bene – i provvedimenti legislativi più sensati non lo sono mai."
...recensione...
Sin dalle prime pagine il lettore viene catapultato in quella che è un’ucronia (ovvero un mondo in cui la storia ha seguito un corso alternativo rispetto al nostro) condita con invenzioni incredibili sempre a metà tra la scienza vera e propria e la fantasia più sfrenata. Come potrete immaginare, questo porta a sviluppi socio-politici ben diversi da quelli del nostro mondo: Fforde è bravissimo nell’introdurre i vari elementi in modo naturale, senza fare la parte del “maestrino” e senza risultare eccessivo.
Lucas de Alcântara
Un ottimo stratagemma che gli permette di delineare meglio il suo mondo, evitando l’infame infodump (ovvero la sensazione di leggere gli sproloqui di un autore sul mondo da lui creato), è l’inserimento di citazioni tratte da pseudobiblia all’inizio di ogni capitolo: interviste ai personaggi, biografie, manuali e saggi danno una sensazione di profondità e di credibilità, risultando spesso anche molto divertenti.
Un concetto-cardine dell’universo di Fforde è quella che, leggendo, ho ribattezzato “follia letteraria”: in questa versione alternativa del nostro mondo, infatti, le questioni letterarie sono molto più che semplici dibattiti culturali – fanno parte della vita sociale quasi al livello di questioni di etica e morale, talvolta persino con delle sfumature religiose.[..]
C’è da dire, tuttavia, che questo mondo può essere apprezzato totalmente solo se si ha almeno un’infarinatura di letteratura inglese, direi quella che si può ottenere con un buon professore al liceo. In questo modo si riescono ad apprezzare alcuni dei discorso e varie allusioni. E’ ovvio, inoltre, che chi ha letto Jane Eyre parte “avvantaggiato” e sicuramente si divertirà di più nel vedere certe modifiche che Fforde ha apportato…
Tuttavia, le avventure di Thursday non sarebbe così piacevoli da leggere se lei non fosse una protagonista che vale la pena seguire: la nostra Detective Letteraria, infatti, è una donna molto sicura di sé, decisa e indipendente, simpatica sin dalle prime pagine. La storia è narrata principalmente dal suo punto di vista e questo ci permette di conoscerla meglio, di capire le sue reazioni e di iniziare a scavare nel suo passato; ho trovato l’approfondimento psicologico buono, anche se non eccellente. Thursday è sicuramente tridimensionale, ma in un certo senso mi è sembrato che l’autore abbia volutamente evitato di addentrarsi troppo in certi lati della nostra detective. Tuttavia, ho fiducia nel fatto che questo ottimo lavoro si approfondirà nei prossimi capitoli della saga.Inoltre, credo che questa mia impressione si sia creata anche a causa dello stile dell’autore, che è medio, piano: è perfetto, per la sua scorrevolezza e la semplicità, per descrivere, per le scene d’azione, per l’umorismo, mentre si presta meno a rendere le scene più drammatiche, o comunque riflessive.
jake weidmann
Altro personaggio che impedisce di staccarsi dalle pagine è Acheron Hades che, con un nome così, non può che essere il cattivo della storia. Assolutamente senza scrupoli, malvagio per il puro gusto di esserlo, le sue battute sono semplicemente mitiche e il compiacimento con cui porta a termine le proprie nefandezze è tale da risultare quasi comico. Si vede che l’autore spinge sull’acceleratore quando questo personaggi entra in scena: la sua caratterizzazione richiama fortemente quella dei cattivi dei cartoni animati della nostra infanzia, ovvero quegli antagonisti che non possono fare a meno di strapparci delle risate, pur ostacolando i buoni. Allo stesso tempo, però, alcune delle azioni di Hades sono tali da ridimensionare questa dimensione più comica, dandogli sfumature particolarmente inquietanti. Anche i suoi scagnozzi sono caratterizzati da questa duplicità: tra l’altro, la scena in cui li presenta mi è rimasta impressa per la sua ironia e mi ha fatto ridacchiare apertamente!
I comprimari (il fratello di Thursday, suo padre, i colleghi, i già citati scagnozzi, eccetera) sono tutti molto interessanti, tratteggiati quel che basta per dargli personalità e renderli simpatici al lettore...aggiungeteci pure una trama non esente da colpi di scena e momenti di pathos (anche se è chiaro come il sole che si punta al classico “e vissero felici e contenti”), resa ancora più piacevole dalla natura quasi “episodica” del romanzo – ogni capitolo, come gli episodi di una serie tv, danno inizio e fine a certe avventure che portano, man mano, ad un avanzamento complessivo della trama principale.
(http://bibliomaniarecensioni.blogspot.it/)Jasper Fforde
Figlio di John Standish Fforde, ventiquattresimo cassiere capo della Banca d’Inghilterra (la cui firma appariva sulla cartamoneta britannica) e cugino dell’autrice Katie Fforde. Ha studiato presso la Dartington Hall School.
Ha trascorso i primi anni della sua carriera come assistente operatore per l’industria cinematografica, dove ha lavorato per una serie di film, tra i quali Agente 007 – GoldenEye ed Entrapment.
I romanzi di Fforde sono caratterizzati da allusioni letterarie, giochi di parole, una trama serrata e aderenza al genere tradizionale. I suoi lavori contengono di solito elementi di metanarrazione, parodia e fantasy.(Gabry)
La musica del cuore
I Grandi Cantautori Italiani
foto: ilgiorno.it
Alice
Alice, nome d'arte di Carla Bissi (Forlì, 26 settembre 1954), è una cantautrice italiana.
Alice inizia la carriera giovanissima, con il suo vero nome, partecipando a vari concorsi per nuovi talenti: il primo di cui si ha notizia è il V Festival Internazionale dei Ragazzi, che si tiene a Sanremo il 17 e 18 luglio del 1965.
È poi da ricordare Fuori la voce, tenutosi a Cesenatico nell'agosto 1967, in cui la non ancora tredicenne Bissi riesce a farsi notare e ad ottenere il primo trafiletto su uno dei più prestigiosi settimanali italiani, specializzato in musica beat e pop, Giovani.
In questi anni è allieva di pianoforte e musica di Rosa Nisi, madre di Checco Marsella dei Giganti, nonché nota pianista e compositrice.
Nel 1971 vince il Festival di Castrocaro con una personale interpretazione di Tanta voglia di lei, classico dei Pooh; la stampa le attribuisce, grazie ai suoi grandi occhi scuri, il soprannome la cerbiatta di Forlì.
L'anno successivo partecipa di diritto al Festival della Canzone Italiana di Sanremo con la canzone Il mio cuore se ne va, ma non arriva in finale. La cantante affermerà più volte che il pezzo non la entusiasmava. Sempre nel 1972, con il brano La festa mia (scritto da Franco Califano), viene premiata con la "Gondola d'Argento" alla Mostra internazionale di musica leggera di Venezia.
Nel 1973 incide la canzone "Il giorno dopo", versione italiana di "The Morning After", che l'anno precedente aveva vinto il premio Oscar come colonna sonora del film "L'avventura del Poseidon". Ritorna a cantare nel 1975 pubblicando per la CBS il suo primo album, La mia poca grande età, col nome di Alice Visconti. Seguono due singoli quali Io voglio vivere e Piccola anima, di Carla Vistarini e Luigi Lopez, che entrano in classifica. In quel periodo Alice si cimenta anche in veste di co-conduttrice radiofonica del programma L'uomo della notte, trasmesso dalle stazioni del Secondo Canale di Radio Rai.
Nel 1978 viene pubblicato il secondo LP Cosa resta... un fiore, dal quale vengono estratti altri due singoli (…E respiro e Un'isola). Un'isola è scritta da Carla Vistarini e Luigi Lopez, come molti dei brani dell'album, la voce presenta un timbro particolare con i caratteristici toni bassi.
Nel 1980 Alice abbandona il cognome Visconti, firma per la EMI e si affianca ad un nuovo team di lavoro, col produttore Angelo Carrara, lo stesso di Franco Battiato: dall'incontro con quest'ultimo, la giovane cantante inizia a perfezionarsi nella composizione delle sue canzoni; ed è assieme a Giusto Pio ed a Francesco Messina, che firma "Il vento caldo dell'estate", suo primo vero successo, che la spinge nelle zone alte dell'hit-parade. Esce anche un album dal titolo Capo Nord: chiaramente riconoscibile il tocco di Franco Battiato, presente come autore e negli arrangiamenti, particolarmente all'avanguardia.
Nel 1981, Alice scrive assieme a Battiato e a Giusto Pio il pezzo "Per Elisa". Battiato suggerisce ad Alice di presentarlo al Festival di Sanremo e, come da pronostico, la canzone si classifica al primo posto, arrivando anche al vertice dell'hit-parade. Parte il suo primo tour europeo; Per Elisa e l'album Alice (uscito alcuni mesi dopo il Festival, frutto ancora una volta della collaborazione con Battiato), vengono pubblicati con successo anche in Germania, dove l'artista raggiunge subito una notevole popolarità: si può dire che Alice abbia venduto più dischi in Germania che in Italia. Nell'estate del 1981, infatti, la cantante ottiene un'altra importante affermazione con un altro brano, Una notte speciale, che rimane nelle classifiche tedesche per ben due anni.
Nell'estate 1982 esce il singolo Messaggio, che raggiunge il quarto posto in hit-parade: autori, ancora una volta, Alice, Giusto Pio e Franco Battiato, che stavolta si cela sotto lo pseudonimo di Albert Kui. In autunno, Alice e Battiato duettano nel brano Chan-son egocentrique, ennesimo singolo di successo tratto dall'album Azimut. Nel 1983 vince, in coppia con Nada, la manifestazione televisiva Azzurro. In autunno esce l'album Falsi allarmi, nel quale spicca Notte a Roma, mentre il primo singolo estratto è Il profumo del silenzio.
Nel 1984 Alice vende oltre un milione di copie, duettando col cantautore tedesco Stefan Waggershausen nel brano Zu nah am Feuer, e partecipa all'Eurofestival a Lussemburgo in coppia con Franco Battiato, presentando I treni di Tozeur, che si classifica al quinto posto nella rassegna. Il singolo raggiunge il terzo posto della hit-parade italiana, rimanendo ad oggi il più venduto di Alice nel suo Paese.
Nel 1985 pubblica l'album Gioielli rubati, registrato tra Milano e il Power Station di New York, per l'ultima volta con la produzione di Angelo Carrara. Si tratta di un tributo a Franco Battiato, arrangiato con la collaborazione di Roberto Cacciapaglia: tra le riletture spicca la sua personale interpretazione di Prospettiva Nevski, il singolo estratto. L'album riscuote un buon successo: entra in classifica anche in Austria e Germania ed Alice ottiene il Premio Tenco quale migliore interprete dell'anno.
Nel 1986 la svolta è rappresentata dall'album Park Hotel, primo frutto del sodalizio artistico e personale con Francesco Messina, che in questo periodo si occuperà della produzione di molti dei lavori di Alice. Uno dei singoli è Nomadi, brano di Juri Camisasca originariamente scritto per Giuni Russo. Nell'album hanno suonato musicisti di fama internazionale come Jerry Marotta, Phil Manzanera, Tony Levin e Lory Pallot, ex bassista dei Fenomenals. L'interesse del pubblico nei suoi confronti sembra ora essere maggiore all'estero, più che in Italia: infatti Park Hotel riesce a piazzarsi nelle top 20 degli LP più venduti in molti paesi europei, come Austria, Germania e Svezia.
Nel 1987 la cantante realizza Elisir (Premio della critica, sempre in Germania): l'album raccoglie alcuni brani tratti dai precedenti lavori, rivisitati attraverso nuovi arrangiamenti, e due inediti. Vince in Germania il Goldene Europa per i successi ottenuti in terra tedesca e altri Paesi, mentre in Giappone esce un'altra raccolta, Kusamakura, che attinge proprio dagli ultimi due LP.
Nello stesso anno l'artista si avvicina ad un repertorio ancora più colto attraverso alcuni concerti (come quello tenuto alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano) con l'accompagnamento al pianoforte di Michele Fedrigotti, nei quali Alice esegue composizioni di Satie, Fauré e Ravel: l'album Mélodie passagère (1988) è il risultato di quest'esperienza.
Nel 1989 esce Il sole nella pioggia, album che apre le porte ad una dimensione maggiormente spirituale grazia anche all'apporto autorale di Juri Camisasca. Spiccano Tempo senza tempo, L'era del mito e Anìn à gris (da una poesia di Maria Grazia Di Gleria), uno stupendo omaggio al Friuli, dove l'artista vive tuttora. Visioni è il primo singolo estratto: l'album staziona in classifica per diverse settimane. Partecipano, tra gli altri, anche Paolo Fresu, Steve Jansen e Richard Barbieri (ex Japan), Dave Gregory degli XTC, John Hassell, Kudsi Erguner. Inoltre Alice duetta con Peter Hammill in Now and Forever, a conclusione dell'album. Seguirà il tour europeo, nel 1990.
Nel 1992 esce Mezzogiorno sulle Alpi, album più ermetico, nel quale l'artista raggiunge il punto più alto, fino a quel momento, della propria maturazione artistica, e nel quale interpreta anche La recessione, un testo di Pier Paolo Pasolini musicato da Mino Di Martino. Segue una lunga tournée europea, che accresce la schiera di collaboratori internazionali: musicisti quali Danny Thompson, Gavin Harrison, Jakko Jakszyk dei Level 42. Il singolo di lancio dell'album è In viaggio sul tuo viso col quale Alice partecipa al Festivalbar.
A maggio del 1994 è protagonista di alcuni concerti con l'orchestra sinfonica di Arturo Toscanini per il progetto Art & Decoration, che comprende musiche di Fauré, Ravel, Ives, Montsalvage e altri: il progetto non è mai stato pubblicato su disco.
Dopo aver lasciato la EMI (che aveva pubblicato un remix di Chan-son egocentrique senza la sua approvazione), Alice approda alla WEA con l'album Charade (1995), mantenendosi sulla scia dei lavori precedenti: testi introspettivi (i singoli Non ero mai sola e Dammi la mano amore portano la firma dell'artista), melodie essenziali, suoni curatissimi[senza fonte] e parecchi musicisti di fama internazionale: (Trey Gunn, Steward Gordon, ancora Paolo Fresu, e il California Guitar Trio).
Nel 1996 nuova tournée europea, accompagnata da Robby Aceto, Ben Coleman, Mick Karn e Steve Jansen. Nello stesso anno partecipa come interprete e coautrice all'album di Trey Gunn The third star, per quanto concerne il brano omonimo. Il 1997 è un altro anno di collaborazioni, con Francesco Messina e altri, nel progetto Devogue e nell'album Metallo non metallo dei Bluvertigo (Troppe emozioni).
Nel 1998 esce Exit, album nel quale viene dato ampio spazio all'elettronica. Open Your Eyes, cantata in duetto con Skye dei Morcheeba, è il fortunato singolo di lancio. Il videoclip del brano viene registrato a Londra con la regia di Nick Small.
Subito dopo nasce il progetto God Is My DJ, un percorso attraverso il quale l'artista intende ricondursi al sacro tramite la musica; all'album appartengono anche canzoni scritte da Battiato; molti concerti in questo periodo sono stati tenuti direttamente nelle chiese. Nel 1999 God Is My DJ diventa un album.
Nel 2000 Alice partecipa al Festival di Sanremo con un brano di Juri Camisasca dal titolo Il giorno dell'indipendenza, classificandosi nona. Viene pubblicato l'album Personal Juke Box che, oltre alla canzone sanremese e ad altri due inediti, comprende i successi di Alice, alcuni dei quali riarrangiati (spicca la nuova versione di Chanson Egocentrique in duetto coi Bluvertigo).
Nel 2002 nasce il progetto live Le parole del giorno prima: il programma, che spazia da Shakespeare a Pasolini (passando per Léo Ferré e molti cantautori italiani), è incentrato sull'importanza della parola e della poesia nell'attività musicale, e getta le basi per la realizzazione del successivo album.
Nell'autunno del 2003 infatti viene pubblicato per l'etichetta indipendente Nun Entertainment Viaggio in Italia, un omaggio a cantautori quali Franco Battiato, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Giorgio Gaber, Ivano Fossati; Alice interpreta anche due brani di Lucio Battisti con testi di Pasquale Panella (Cosa succederà alla ragazza ed Ecco i negozi, quest'ultima in duetto con Morgan). Al disco collaborano anche Paolo Fresu, Jakko Jakszyk e Tim Bowness dei No-Man.
Nel 2004 partecipa al progetto degli Zerouno (con la produzione artistica di Luca Urbani) cantando nel brano Sospesa. Tra il 2006 e il 2008 tiene alcuni concerti con il nuovo progetto Lungo la strada, nel quale Alice pone l'attenzione su alcuni temi quali l'amore, la guerra, la poesia, la ricerca di sé stessi, la fede, costantemente al centro dell'esistenza. Si esibisce con Steve Jansen, Marco Pancaldi e Alberto Tafuri.
Nel marzo 2009, Alice pubblica il suo primo disco dal vivo, intitolato appunto Lungo la strada live. L'album è distribuito dalla EMI, storica etichetta dell'artista. Il 21 giugno 2009 partecipa ad Amiche per l'Abruzzo, concerto benefico svoltosi allo Stadio San Siro di Milano e finalizzato alla raccolta di fondi per la popolazione dell'Abruzzo, a seguito del terremoto del 6 aprile 2009; all'evento hanno partecipato sul palco 43 artiste italiane; Alice si è esibita con Il contatto e Per Elisa. Sempre nel 2009, riceve il "Premio Mia Martini", in riconoscimento di una carriera portata avanti con straordinaria coerenza e con scelte artistiche coraggiose, spesso lontane da logiche commerciali. Partecipa, inoltre, al disco di Claudio Baglioni Q.P.G.A., nella canzone Una storia finita.
Nel 2010, Alice torna a collaborare con Stefan Waggershausen nel brano Was soll ich dir sagen, contenuta nell'ultimo disco del cantautore tedesco, come autrice e interprete della parte italiana del testo.
Nel settembre 2012 esce, dopo 14 anni dall'ultimo disco di inediti, l'album Samsara, il quale viene anticipato dal singolo Nata ieri, scritto da Tiziano Ferro. Il cd, pubblicato anche in Germania, contiene dodici canzoni e debutta alla decima posizione nella classifica FIMI dei dischi più venduti. Per l'occasione, Tiziano Ferro dichiara: "Alice è un emblema di stile e di integrità. È un esempio di come ci si dovrebbe comportare quando si fa musica: seguendo l'istinto e la passione, assecondando i propri tempi e le proprie sensibilità. Scrivere per lei è stata una delle sfide più stimolanti dei miei ultimi dieci anni da autore."
Nell'estate 2013, Alice partecipa in veste di special guest ai concerti di Franco Battiato e Antony con la Filarmonica Arturo Toscanini: duetta con Battiato nella cover di Claudio Rocchi La realtà non esiste e in I treni di Tozeur, per poi eseguire da sola Il vento caldo dell'estate. La registrazione del concerto all'Arena di Verona si concretizza nell'album Antony / Battiato - Del suo veloce volo - featuring Alice, pubblicato a novembre 2013. Sempre nell'autunno del 2013, Luca Carboni celebra i 30 anni di carriera con l'album Fisico & politico; il disco racchiude le hit del cantautore, riproposte in duetto con diversi artisti: Alice partecipa nella canzone Farfallina.
Il 19 e il 20 gennaio 2014, al Teatro Comunale di Bologna va in scena lo spettacolo di Marco Goldin su musiche di Franco Battiato La ragazza con l'orecchino di perla. La protagonista, rappresentata in due età differenti, è interpretata da Alice e Francesca Michielin, le quali duettano nel brano che dà titolo alla rappresentazione. Sabato 31 maggio 2014 partecipa a Sardegna chi_ama, concerto organizzato da Paolo Fresu all'Arena Grandi Eventi del Sant'Elia di Cagliari, i cui ricavati sono destinati alle scuole danneggiate dall'alluvione in Sardegna dell'autunno precedente. Il concerto viene trasmesso in diretta da Rai 3: Alice si esibisce cantando Madre Notte e Prospettiva Nevski. Il 23 settembre 2014 esce il nuovo album di Mario Venuti dal titolo ”Il tramonto dell'Occidente” che vede la partecipazione di Alice nel brano "Tutto appare".
A novembre viene pubblicato l'album Weekend, che vede la collaborazione di Franco Battiato, Luca Carboni e Paolo Fresu. L'album contiene alcune cover (fra cui La realtà non esiste di Claudio Rocchi, in duetto con Battiato), alcuni inediti (come Veleni, brano scritto da Battiato e Manlio Sgalambro e scartato alle selezioni del Festival di Sanremo 2014) e alcune nuove versioni di brani propri (fra cui Da lontano, qui proposta in duetto con Luca Carboni).
Durante l'estate 2015, Alice partecipa allo spettacolo ideato da Caterina Caselli La Dolce Vita, la musica del cinema italiano dove insieme a Morgan, Raphael Gualazzi, Tosca e alla filarmonica Arturo Toscanini esegue le arie più celebri del cinema italiano e internazionale, accompagnata da immagini suggestive e scene dei film. La regia è di Giampiero Solari.
Da febbraio ad aprile 2016 Alice è impegnata con Franco Battiato in un tour italiano di trentadue date (quasi tutte sold out), accompagnati dalla Ensemble Symphony Orchestra. Lo spettacolo alterna momenti in cui i due artisti si esibiscono singolarmente a numerosi duetti (fra cui E ti vengo a cercare, Tutto l'universo obbedisce all'amore, I treni di Tozeur).
fonte: wikipedia.org(Ivana)
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(Redazione)
L’ISOLA NELLO SPORT
CRONACA SPORTIVA
Giochi Olimpici 2016: Pellegrini portabandiera. Malagò: "Scelta a furor di popolo".
Lo ha comunicato il presidente del Coni, Giovanni Malagò. "È stata una scelta a furor di popolo e mi scuso se ci siamo attardati fino all'ultimo per questa decisione ma volevo essere all'infinito sicuro che non poteva essere che lei ad avere l'onore di essere portabandiera". Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sulla decisione di affidare a Federica Pellegrini il ruolo di portabandiera azzurro ai Giochi olimpici di Rio. "Sono molto felice perché anche se ci sono quasi 30 anni di differenza, Federica ha l'età delle mie figlie, siamo cresciuti insieme - ha aggiunto Malagò parlando al salone d'onore del Coni con al fianco la nuotatrice azzurra -. Io spero da buon dirigente sportivo, lei come atleta, come una campionessa sempre più affermata".
Essere stata scelta come portabandiera azzurra ai Giochi olimpia di Rio "è il coronamento di anni e anni di carriera fatti di grandi sconfitte e grandissime vittorie, momenti dove mi sono persa e momenti dove mi sono ritrovata o altri...dove ho perso qualcuno di importante!". Lo scrive Federica Pellegrini sul proprio profilo Instagram postando una sua foto con in mano la bandiera dell'Italia. La nuotatrice azzurra conclude il messaggio postato sui social sottolineando come "nonostante tutto ogni volta che vado a letto la sera mi dico che ne è valsa la pena perché ho saputo combattere sempre, senza mai mollare, pronta per ricominciare tutto la mattina successiva!".
(Ansa)
Scherma, Vezzali si ritira: "E' tempo per nuove sfide".
Ai Mondiali di Rio l' ultima gara della campionessa. "Nella scherma oltre il senso della misura e' fondamentale una buona scelta di tempo. C'e' un tempo per tutto e credo che questo sia il giusto tempo per togliere la maschera, appendere il fioretto al chiodo ed avviare un nuovo inizio". Cosi' Valentina Vezzali, l'azzurra piu' vincente della storia dello sport italiano, annuncia, in una intervista a sportface.it il suo ritiro da Rio de Janeiro, dove domani gareggerà nell'ultima gara a squadre nel corso dei Mondiali.
"La scherma e' stata la mia vita, il fioretto mi accompagna da quando avevo poco piu' di sei anni ed insieme abbiamo condiviso emozioni, delusioni, medaglie, infortuni, lacrime di gioia e lacrime di rabbia'' le parole della Vezzali in un video che sara' diffuso nelle prossime ore''. ''Lascio la pedana con la consapevolezza di aver dato tutto quello che potevo dare a questo affascinante sport - prosegue Vezzali - e la certezza di aver ricevuto almeno altrettanto. Ho due splendidi figli e una famiglia meravigliosa e da tempo ho cominciato a misurarmi nella vita anche al di fuori della pedana, ma lasciare questo grande amore comunque non e' facile. Ma di una cosa sono certa: la scherma mi ha insegnato a battermi e a non mollare mai. Ha formato il mio dna e nella vita dopo ogni fine c'e' sempre un inizio - conclude - ed io non vedo il tramonto, ma l'alba di nuove sfide da affrontare e da vincere".
(Ansa)
Ranieri, ecco i segreti del Leicester.
Il tecnico, la chimica tra me e la squadra e l'ambiente sereno. "Le chiavi di lettura di quello che sta succedendo sono tante: ad esempio, avere un'ottima società, buoni giocatori e anche un campionato particolare perché le grandi non hanno fatto della continuità la loro forza, cosa che invece abbiamo fatto noi. E poi il feeling, la chimica che si è instaurata tra me e i giocatori". Claudio Ranieri, a Radio 105, spiega così la favola del Leicester. "È stata un'annata particolare: ora siamo in Champions League e manca poco al grande sogno - precisa il tecnico - Ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra e vedere cosa riusciamo a fare".
E la serenità un altro elemento chiave del calcio inglese. "In Italia l'unico momento di tranquillità sono i 90 minuti della partita; qui, invece, c'è serenità, è tutto un altro modo di vivere, di concepire lo sport, di essere tifosi della propria squadra. Qui anche se retrocedono, lo stadio è pieno: loro vogliono vedere che tu dai tutto per la maglia e allora accettano qualunque risultato: non ci stanno quando vedono che non ti impegni".
(Ansa)(Gina)
GOSSIPPANDO!!!
Belen cancella il tatuaggio dedicato a Stefano De Martino: «Non mi piace più»
«Non voglio dimenticare, ma nulla è indelebile». Così Belen, rispondendo a una fan su Instagram, ha (finalmente) spiegato la rimozione del tatuaggio dedicato a Stefano De Martino, che sta gradualmente scomparendo fino a non vedersi quasi più. Una scelta criticata da alcuni follower, ai quali Belen ha deciso di rispondere per spiegare le sue ragioni.
«Non voglio nascondere i sentimenti sotto il letto, io non mi sono mai nascosta, è nella mia indole non farlo, affronto tutto a furia di spaccarmi la testa contro il muro, anche perché dopo avrò imparato - ha spiegato - Un tatoo è un disegno sulla pelle, come può esserlo su un foglio di carta. Non si tratta di cercare di rimuovere il dolore della perdita di un essere umano, non cerco di cancellare passione, amore, sguardi, ricordi, questo non si può fare, è impossibile. Non esiste un laser per rimuovere il dolore o la felicità. Ma esiste per rimuove un disegno che non ti piace più. L’importante è saper pesare le cose, l’importanza è importante. Nulla d’irremovibile è indelebile. Il resto si!». Le sue parole allontanano però la tanto chiacchierata ipotesi di un riavvicinamento con l'ex compagno, infrangendo le speranze di molti.
fonte:http://www.msn.com/(Lussy)
… TRA CURIOSITA’ E CULTURA …
Punto d’ombra.
Fotografie di Teju Coledal 27 aprile al 19 giugno 2016
Il 27 aprile alla galleria Forma Meravigli di Milano sarà inaugurata la mostra “Punto d’ombra. Fotografie di Teju Cole“, una raccolta di 70 immagini accompagnate da parole che raccontano i viaggi di Cole in diverse parti del mondo. Punto d’ombra è un progetto iniziato nel 2011 e sviluppato dopo una parziale e temporanea cecità di Cole: a causa di una piccola perforazione della retina, Cole passò un periodo senza vederci da un occhio e la sua percezione dello spazio circostante cambiò. La mostra è curata da Alessandra Mauro ed è accompagnata dal libro Punto d’ombra, pubblicato dalla casa editrice Contrasto per la collana “In parole”.
Teju Cole è uno scrittore, fotografo e critico del New York Times. Nato nel 1975 nel Michigan, è cresciuto in Nigeria, paese natale dei suoi genitori, che ha lasciato a 17 anni per tornare negli Stati Uniti, dove vive. In Italia il suo esordio letterario è Città aperta, romanzo che lo fa apprezzare dalla critica internazionale. Nel 2007 Cole aveva pubblicato "Ogni giorno è per il ladro, ma solo in Nigeria".
La scrittura di Cole è fatta di immagini, scattate mentalmente o con una macchina fotografica durante i suoi viaggi.
Immagini e parole che, come le pagine di un diario visivo, seguono e testimoniano i suoi diversi viaggi e peregrinazioni per il mondo. Punto d’ombra è il primo libro fotografico di Teju Cole. Nel libro replica la sua straordinaria capacità di meditare sulla memoria, l’amore, l’amicizia, affidando il suo racconto alle sue immagini. Un lavoro originale e coraggioso che combina la poetica fotografia di paesaggio dell’autore con la sua prosa, lirica, allusiva e impegnata.
“Una strada non è solo la superficie asfaltata, i palazzi ai lati, le macchine veloci o lente, la gente intorno a te. È anche il modo in cui tutte quelle cose sono in relazione, come si compongono e ricompongono.”
Il libro è introdotto da un testo della scrittrice Siri Hustvedt.FESTE e SAGRE
"Ti ricordi quando dicevamo del mondo che gira attorno a noi?
E' come quando si è bambini; la prima volta che ti dicono che il mondo gira,
tu non riesci a crederci,perché sembra che tutto rimanga fermo.
Io posso sentirlo. Il mondo che gira...
Il terreno sotto ai nostri piedi sta girando a duemila chilometri all'ora;
l'intero pianeta sta ruotando attorno al sole a 110mila chilometri all'ora...
e io posso sentirlo..."DOCTOR WHO, serie televisiva
Doctor Who è una serie culto di fantascienza, della televisione britannica, prodotta dalla BBC a partire dal 1963. Ha per protagonista un Signore del Tempo (Time Lord), un alieno viaggiatore del tempo, che si fa chiamare semplicemente Il Dottore. Il Dottore esplora l'universo a bordo del TARDIS, una macchina senziente capace di viaggiare nello spazio e nel tempo attraverso il cosiddetto vortice temporale. Il Dottore è quasi sempre accompagnato da dei compagni di viaggio terrestri, insieme ai quali affronta nemici, salva intere civiltà e aiuta chi è in difficoltà.
Nel 1989 il programma venne chiuso e nel 1996 ci fu un tentativo, infruttuoso, di far ripartire la serie tramite un episodio pilota sotto forma di film per la televisione. Nel 2005, lo sceneggiatore Russell T Davies ripropose la serie con successo, producendola a Cardiff tramite la BBC Wales.
La serie, con i suoi 52 anni di programmazione e più di 800 episodi, detiene il record di serie televisiva di fantascienza più longeva al mondo e di maggior successo in termini di ascolti televisivi, vendite di libri e DVD e traffico su iTunes. Per questi motivi è citata nel Guinness World Records.
La serie ha ricevuto moltissimi riconoscimenti: ha vinto nel 2006 il premio BAFTA per la miglior serie drammatica e per cinque volte consecutive (2005-2010) il National Television Award sotto la produzione esecutiva di Russell T. Davies. Nel 2011, Matt Smith è stato il primo attore della serie a essere nominato per il BAFTA come miglior attore protagonista.
Tredici attori hanno finora interpretato il ruolo del Dottore. Il passaggio, da un attore a un altro, viene descritto nella trama come una "rigenerazione", un processo vitale dei Signori del Tempo attraverso il quale il Dottore continua a vivere in un nuovo corpo, diverso dal precedente, ma che comporta anche un cambiamento nella personalità
Doctor Who fece la sua prima comparsa sullo schermo il 23 novembre 1963, dopo un anno di discussioni e progetti. Il programma prevedeva una trasmissione settimanale, di una durata di circa 25 minuti. Il direttore, responsabile degli sceneggiati BBC,il canadese Sydney Newman, era il principale responsabile dello sviluppo della serie, assieme al capo sceneggiatore Donald Wilson e a C. E. Webber. Lo sceneggiatore Anthony Coburn, il redattore David Whitaker e la produttrice Verity Lambert contribuirono in maniera rilevante nello sviluppo della serie. La serie era originariamente pensata per un pubblico di famiglie, come un programma educativo con l'obiettivo di esplorare fenomeni scientifici e momenti importanti della storia tramite l'espediente del viaggio nel tempo. Il tema musicale dei titoli fu composto da Ron Grainer e realizzato da Delia Derbyshire della BBC Radiophonic Workshop; è una delle sigle musicali più ricordate, tanto da finire come estratto nella celeberrima canzone dei Pink Floyd One of These Days.
Il 31 luglio 1963 Whitaker commissionò a Terry Nation una storia con il titolo The Mutants. Nella sceneggiatura originale, i Dalek e i Thal erano le vittime di un attacco alieno tramite una bomba a neutroni ma poi Nation eliminò gli alieni e diede ai Dalek il ruolo degli aggressori. Quando lo script fu presentato a Newman e Wilson fu immediatamente rifiutato in quanto non si voleva che il programma contenesse mostri dagli occhi di insetto. Il primo episodio era stato completato e la BBC riteneva che fosse fondamentale il successo del successivo, ma l'unica sceneggiatura pronta era quella di The Mutants e quindi fu usata. I Dalek divennero poi gli antagonisti più importanti e popolari della serie, e portarono al primo grande sviluppo del merchandising della BBC.
Una volta cessata la serie televisiva, la produzione di romanzi e racconti registrati, inizialmente su cassette e successiva-
mente su CD, portò avanti le storie del Dottore e dei suoi compagni. Nello speciale mini episodio The Night Of The Doctor del 2013, l'Ottavo Dottore menziona alcuni compagni appartenenti a queste opere, confermandone quindi la canonicità. Il programma televisivo fu abbandonato fino al 2003: nel settembre di quell'anno la BBC annunciò la produzione interna di una nuova serie. La paternità della nuova versione della serie è del produttore e sceneggiatore Russell T. Davies assieme a Julie Gardner, supervisore della valutazione delle serie TV di BBC Wales. La prima stagione della nuova serie ha debuttato con l'episodio Rose sulla BBC il 26 marzo 2005 ed è stata seguita da altre nove stagioni.
Doctor Who ha un gran numero di fan, anche tra le celebrità, tra gli altri, la Regina Elisabetta, Tom Hanks, Johnny Depp, Robert Downey Jr., il padre dei Simpsons, Matt Groening, che lo ha omaggiato svariate volte, Patrick Stewart, Craig Ferguson, i registi Steven Spielberg, George Lucas e Peter Jackson, il quale ha ammesso che non gli dispiacerebbe dirigerlo, e il professor Stephen Hawking.TRAMA
La serie narra delle avventure di un viaggiatore del tempo e dello spazio noto come Il Dottore. Egli è un Signore del Tempo, razza aliena proveniente dal pianeta Gallifrey. Come ogni Signore del Tempo, si muove su un TARDIS, un veicolo in grado di mantenere insieme diversi piani di realtà (l'interno è estremamente grande, mentre l'esterno può assumere diverse fattezze ed essere più piccolo dell'interno, grazie alla sovrapposizione di due differenti piani dimensionali interno/esterno) e di viaggiare nello spazio e nel tempo, grazie alla capacità del TARDIS, di nutrirsi di radiazioni temporali scorrendo lungo il flusso del tempo, e si sposta nello spazio squarciando il tessuto spazio-tempo in un punto, probabilmente in ossequio alla teoria M, e congiungendolo ad un altro, nel quale riappare. Il Dottore si muove su un vecchio TARDIS, Modello 40. I Signori del Tempo, in origine, erano simili alla razza umana. La loro evoluzione morale e scientifica li ha portati a compren-
dere alcuni dei processi intrinseci dei meccani-
smi del tempo e dello spazio. La presenza sul loro pianeta d'origine Gallifrey di un vortice temporale che è un punto di tangibilità del tempo, come uno squarcio su una dimensione parallela formata da eventi passati, presenti e futuri di energia, fisicamente visibili come un flusso energetico continuo. I Signori del Tempo, creature sapienti, ingannano la morte poiché conoscono la vera natura delle cose ed in particolare del tempo. Sono una specie leggendaria nell'Universo, la loro straordinaria tecnologia e comprensione della natura dell'universo li pone nella condizione di essere individui ai limiti dell'inverosimile, anche per le avanzatissime civiltà che si trovano nell'Universo conosciuto.
La rigenerazione, o ciclo rigenerativo, è un processo attraverso il quale, in caso di un infortunio o di una malattia che sarebbe fatale, possono riscrivere la propria struttura cellulare attraverso l'impiego di una ingente fonte di energia interna al loro sistema immunitario, chiamata appunto energia rigeneratrice, ottenendo un corpo nuovo, mutando le loro sembianze fisiche e, in minima parte, la loro personalità. Il ciclo rigenerativo di un Signore del Tempo prevede un massimo di 12 rigenerazioni. Un Signore del Tempo non è immortale e può anche essere ucciso prima della sua fine naturale, poiché se viene ferito una seconda volta durante il processo rigenerativo, può morire come un qualsiasi essere umano. Il protagonista della serie televisiva, il Dottore è l'unico signore del tempo a essersi rigenerato più di dodici volte, grazie all'intervento dei suoi simili, che per gratitudine gli donarono dell'energia rigenerativa.
Il suo vero nome non è mai stato rivelato, Dottore è un nome fittizio legato a una promessa fatta; spesso agli umani si presenta come ''John Smith''. Pur avendo sembianze umane, ha due cuori e facoltà mentali sovrumane, come tutti i Signori del Tempo. Non porta con sé armi, soltanto un cacciavite sonico, da cui non si separa se non è costretto, che utilizza per varie funzioni, tra cui aprire porte, analizzare dati o l'ambiente.
All'inizio della nuova serie pare essere l'ultimo superstite del suo pianeta in seguito all'Ultima Grande Guerra del Tempo, ma dopo lo speciale per il 50º anno della serie si scopre che quest'ultimo, Gallifrey, non è stato bruciato come credeva, ma è stato rinchiuso in un Universo tasca, congelato in un singolo momento nel tempo; i Signori del Tempo riescono però a liberare il pianeta, come si scopre nell'ultima puntata della nona stagione, nascondendolo alla fine del tempo, non rivelando però al Dottore come fossero riusciti nell'impresa.
Il Dottore è solito viaggiare con uno o più compagni per lo più terrestri e di sesso femminile. Con loro affronta molti generi di nemici, generalmente alieni o robot....il TARDIS...
Il TARDIS (Time And Relative Dimension In Space, ovvero "Tempo e Relativa Dimensione nello Spazio") è il veicolo 'senziente' del Dottore; dall'esterno ha le sembianze di una cabina telefonica della polizia degli anni '60, perché il Dottore non ha mai riparato il Circuito Camaleonte, il meccanismo che può modificare la sua apparenza. È costruito per essere pilotato da 6 persone, ma il Dottore lo guida da solo. Il tipico rumore, quando il TARDIS atterra o appare, è dovuto al freno a mano che il Dottore lascia sempre attivato, perché crede che il suono porti speranza nei cuori di chi lo sente.
Nella traduzione italiana il TARDIS viene indicato come di sesso maschile ma nella traduzione originale inglese TARDIS è esplicitamente una figura femminile, come in genere navi e derivati quindi anche le astronavi.
Il TARDIS però non è una semplice macchina: il Dottore infatti afferma che i TARDIS venivano "allevati".
Il TARDIS ha una speciale caratte-
ristica, quella di essere più grande all'interno. Questo permette al Dottore di portare un'intera macchina del tempo dentro una comune cabina telefonica blu. Internamente il TARDIS non ha solo una stanza (la sala della console) ma anche una biblioteca, una piscina, un ampio guardaroba e numerose sale da letto. Nella decima puntata della settima stagione, si viene a conoscenza della capacità del TARDIS di poter modificare a piacimento stanze già presenti, oppure di poterne creare un numero pressoché infinito. Oltre a questa grande qualità ha la possibilità di: tradurre tutte le lingue conosciute nell'universo (tranne il Gallifreyano, la lingua dei Signori del Tempo), diventare invisibile, trasportare con sé persone se a contatto con la superficie esterna e di possedere una sua gravità interna.
Nella parte finale della prima stagione della nuova serie si parla del fatto che il TARDIS abbia una "propria volontà" e nel quarto episodio della sesta stagione della nuova serie (La moglie del Dottore) si apprende che il TARDIS ha un'anima senziente e che ha scelto il Dottore come "mezzo" per esplorare l'Universo.(Gabry)
BALLIAMO!!!
La Danza nel Medioevo
Nel linguaggio comune adoperiamo indifferentemente le parole ballo e danza. Infatti, siamo soliti esprimerci dicendo: “andiamo a ballare”; oppure “ieri ho danzato una serie di balli alla moda”.
La formazione di codesta terminologia risale al Medioevo.
Velocemente ricordiamo che per i Greci la danza era orchèsis, donde orchestra era la porzione semicircolare del teatro dinanzi alla scena in cui agiva il coro e, di qui, l’altro termine coreutico per indicare, ancora sotto diversa forma, la danza in quanto proprio il coro eseguiva gli stasimi della tragedia cantando e danzando.
Nel mondo romano, all’arcaica Béllicrepa istituita da Romolo come esercizio preparatorio alla guerra (Bellicrepus = Bellum-Crepitare cioè “grido feroce misto a rumore delle armi”), si affermò e si diffuse la Pantomima, denominata più propriamente Fabula Saltica perché derivata da un’altra arcaica danza: la Saltatio, di tipo rurale che, da saltus = luogo selvoso, indicava un rituale legato alla crescita delle piante.
Il Medioevo assiste al declino della Pantomima, sotto l’incalzare dei popoli barbarici che premono ai confini dell’Impero e che riportano in auge danze ancestrali, dal forte sapore pagano contro cui la Chiesa dell’Alto Medioevo invano si opporrà.
Ricompaiono così le “Danze della fertilità”, con il loro corredo di motivi erotici e di significati magici, ed al loro seguito, nel volgere dei secoli, via via si diffondono le “Danze mascherate”, le “Danze demoniache”, le “Danze del fuoco”, le “Danze delle spade”.
Eventi apocalittici quale il flagello della peste nera (anno 1348), sulla scia di precedenti e sfrenate “baladoires” (letteralmente “baldorie”), daranno l’occasione allo svilupparsi di balli turbolenti, con ritmi ossessivi che conducono all’estasi collettiva (“Danza Macabra”; “Ballo di San Vito”, e i corali deliri delle “Tarantole” o “Taratolate”).
Si torna a prediligere il nudo con danzatrici vergini e con la finzione del sesso, mentre tutte le feste vengono mano a mano a collocarsi ed a concentrarsi in determinati periodi dell’anno: calendimaggio; solstizio d’estate; San Giovanni; vendemmia; carnevale.
Il passaggio dal mondo classico a quello medio viene contrassegnato da una mutazione lessicale: il classico saltare viene sostituito dal nuovo ballare che fa la sua prima apparizione in Sant’Agostino. Quindi la denominazione ballo per indicare l’evento orchestico, dal francese antico baler.
Comunque la tradizione “saltatoria” non scompare del tutto, essa diviene appannaggio dei joculatores, i giullari, che la eseguono nelle piazze e sul sagrato delle chiese e, al tempo stesso, essa viene favorita e praticata dentro la chiesa, in onore di Dio (Lodate Iddio nel suo santuario…lodatelo con timpani e con la danza. Salmo 150)
Numerose descrizioni di balli liturgici ci sono pervenute: a Sens, in Francia, la notte di Pasqua, l’arcivescovo onorava il suo appellativo di “presule” (etimologicamente prae silit = colui che inizia il ballo o che balla davanti) conducendo una danza rituale nel chiostro e poi nel coro, innanzi all’altare (choròs, il “coro orchestico” di greca memoria).
Successivamente, sempre all’interno della cattedrale, al ballo si associava il gioco. I canonici, a passo di danza e cantando la sequenza Victimae paschali laudes, si lanciavano l’un l’altro una grossa palla, seguendo un percorso a forma di labirinto disegnato sul pavimento della navata centrale.
Gli stessi Padri della Chiesa, Tertulliano, San Gregorio Nazianzeno, San Basilio, non condannavano il ballo. Gregorio Magno consigliava al vescovo inglese Meletius di permettere di ballare ai catecumeni del suo paese dentro o intorno alla chiesa, mentre San Basilio esaltava il ballo come occupazione prediletta degli angeli in cielo.
La stagione “saltatoria”, a causa di inevitabili degenerazioni, contaminazioni tra sacro e profano (orge del popolo sulle tombe, le “feste dei folli”, le “feste dell’asino” ecc.), fu troncata da proibizioni stabilite dai concili di Laodicea, di Agde, di Toledo fino al rigore dell’anatema e della scomunica contro i canti diabolici sulle tombe dei morti e joca et saltationes ispirate dal demonio o inventate dai pagani.
Dopo l’anno mille, a cavallo dei secoli XII e XIII, nel periodo storico legato ai Trovatori, alle Crociate, alla nascita dei Comuni, assistiamo al rifiorire, con nuova ricchezza di forme e di ritmi, dell’arte coreutica che assume ancora un altro nome: danza (dal germanico danezzan, antico francese dencier, spagnolo danzar, tedesco tanzen, antico slavo tanec) che, nei linguaggi romanici, viene a collocarsi accanto alla vecchia dizione ballo ed a distinguersi ed a contrapporsi ad altre voci germogliate in ambito europeo:
carola (da corolla; francese carole)
ronda (francese ronde; latino rotundus)
brando (germanico brand; francese brande)
ridda (alto tedesco ridan)
tresca (germanico threskan)
Sin qui abbiamo seguito l’evolversi di un processo semantico, abbiamo cioè visto come, sotto l’effetto di vari eventi, cambiava la nomenclatura di una medesima manifestazione artistica: la danza nella lunga stagione del Medioevo europeo.
Cerchiamo ora di scoprire cosa ci resta della danza medievale.
Se diamo uno sguardo alla trattatistica sul tema ci accorgiamo che essa non può soccorrerci in quanto quella conservataci è molto tarda; siamo quasi alle soglie del Rinascimento. Intendiamo riferirci ai famosi trattati De arte saltandi et choreas ducendi (ca. 1420) di Domenico da Piacenza (o Domenichino da Ferrara), De praticha seu arte tripudii vulgare opusculum (conservato in sei redazioni diverse variamente datate tra il 1460 e il 1475) di Guglielmo Ebreo e Libro dell’arte del danzare (1465) di Antonio Cornazano, gli ultimi due discepoli del primo.
Indirettamente ci viene incontro Johannes de Grocheo, teorico musicale francese della seconda metà del sec. XIII, con il suo singolarissimo trattato De musica nel quale, delle tre specie di musica (mundana, humana e instrumentalis) codificate da Boezio, rifiutò le prime due e circoscrisse il suo studio solo all’instrumentalis. Buon per noi in quanto, parlando della musica profana strumentale, ci riporta nomi di danze e, sia pure sommariamente, ce ne descrive le forme.
Pertanto, la ricerca delle informazioni dobbiamo orientarla su altre fonti e non sempre pertinenti alla materia oggetto della nostra indagine. Tali fonti sono rappresentate dai preziosi codici miniati della letteratura cortese, e da quelli altrettanto importanti della musica profana.
Utili segnalazioni le ricaviamo inoltre dagli apparati iconografici: affreschi, dipinti, miniature, che riproducono scene di ballo, al chiuso o en plein air, che, talvolta in maniera elementare, altre volte con dovizia di particolari, ci mostrano la composizione cavalieri-dame, il loro atteggiamento e le loro movenze, nonché la formazione strumentale che esegue le musiche del ballo.
fonte:http://www.jongleurs.it/danza.html(Lussy)
Salute e Benessere
foto:saunamecum.it
Terme di Bad Ischl
Bad Ischl di trova a 50 chilometri da Salisburgo, immersa in un meraviglioso paesaggio di laghi e montagne e ospita le terme più antiche dell’Austria.
foto:cusoon.at/photos
La fama di questa località termale aumentò vertiginosamente dopo che la principessa Sofia si sottopose qui a una cura contro la sterilità nel 1828.
Nel giro di due anni diede alla luce Francesco Giuseppe, seguito a breve termine da altri due figli.
Francesco Giuseppe ogni anno vi tornava e infine la scelse come residenza estiva portando con sé molta dell'aristocrazia europea.
La Kaiservilla era la residenza estiva dell’imperatore Francesco Giuseppe, nel parco della villa si trova anche il Marmorschlößl che oggi ospita un museo di fotografia.
Da oltre 175 anni Bad Ischl è un apprezzato centro termale a livello internazionale: le sue acque vantano, fra l'altro, un considerevole successo nel trattamento delle patologie delle vie respiratorie, dell'apparato motorio e del sistema cardio-circolatorio.
La località mette a disposizione dei più sportivi maneggio, campo da tennis coperto, campo da golf, piscina termale riscaldata all'interno del parco, eliobalneoterapia con sauna.
Da alcuni anni, accanto alle cura tradizionali, anche i trattamenti di bellezza e antistress hanno conquistato fama internazionale.
Per i più golosi da non dimenticare la pasticceria Zauner, una delle più famose d'Austria, inaugurata nel 1832.
Cose interessanti da vedere:
foto:viaggio-in-austria.it
la Kaiservilla e il parco che la circonda,
Il Marmorschlössl (castelletto di marmo), uno dei rifugi dell'imperatrice Sissi, oggi ospita un museo della fotografia,
la villa di Franz Lehár, oggi un museo dedicato al celebre musicista,
la piazza centrale Auböckplatz con la Trinkhalle, il padiglione delle terme e il monumentale Postamt che fu il primo albergo della città,
la chiesa St. Nikolaus, in stile classicista (1771), il campanile gotico è del 1490
foto:austria-forum.org
la Kurhaus, lo stabilmento termale che sfrutta le acque saline,
l'Esplanade (vedi la foto), il famoso lungofiume che segue il fiume Traun
la torre sul monte Siriuskogl, da lì si ha una bellissima vista panoramica sulla città
da-saunamecum.it(Ivana)
... PARLIAMO DI ...
"Il cinema deve essere spettacolo,
è questo che il pubblico vuole.
E per me lo spettacolo più bello è quello del mito.
Il cinema è mito."SERGIO LEONE
Leone nacque a Roma il 3 gennaio del 1929, figlio di Roberto Roberti (nome d'arte di Vincenzo Leone), un regista e attore originario di Torella dei Lombardi, considerato uno dei pionieri del cinema muto italiano, e di Bice Waleran (nome d'arte di Edvige Valcarenghi), un'attrice romana nata da una famiglia milanese di remote origini austriache. Leone iniziò a lavorare nell'ambiente cinematografico già a diciotto anni. Ebbe infatti una piccola parte, come comparsa, in Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Successivamente Leone inizierà ad interessarsi del genere peplum basato su azioni eroiche ed epiche di soldati e imperatori sia greci che romani.
I primi lavori di un certo rilievo lo videro come assistente regista o direttore della seconda unità in alcune produzioni hollywoodiane di grande importanza, girate agli studi di Cinecittà a Roma, nel periodo della cosiddetta Hollywood sul Tevere: quelli degni di nota sono Quo vadis? (1951) e soprattutto il colossal Ben-Hur (1959). Nel 1959 subentra a Mario Bonnard, colpito da una malattia che lo costrinse ad abbandonare il set, alla regia di Gli ultimi giorni di Pompei, al quale aveva collaborato alla sceneggiatura.Tuttavia i titoli di apertura del film non riportano il suo nome ma solo quello di Bonnard. Quando finalmente ebbe la possibilità di debuttare da solo come regista con Il colosso di Rodi (1961), grazie alla lunga esperienza, Leone riuscì a produrre il film con un basso budget che sembrasse tanto spettacolare quanto un vero e proprio kolossal di Hollywood. La vicenda, ambientata nell'isola di Cipro, aveva come protagonisti due amanti: un viaggiatore e la figlia del re di Rodi, finanziere della costruzione di un enorme gigante di bronzo in grado di versare braci ardenti sui viaggiatori nemici che osavano avvicinarsi troppo all'isola.
Nei primi anni sessanta, la richiesta di peplum si esaurì, e Leone fu fortunato a essere tra i primi pionieri del genere che prese il loro posto nelle preferenze del largo pubblico: il western, dando vita al genere spaghetti-western. Il primo fu "Per un pugno di dollari" del 1964, uno dei più famosi della storia del genere. Con questo film Leone fa rivivere l'epoca di questo genere che aveva successo soprattutto in America negli anni trenta e quaranta con i film di John Ford e John Wayne. Sergio Leone ha lanciato nel firmamento delle star Clint Eastwood, che fino ad allora era rimasto un modesto attore televisivo statunitense con pochi ruoli al suo attivo. Per la regia Leone si firmò Bob Robertson, un'anglofonizzazione del nome d'arte usato dal padre Vincenzo, Roberto Roberti.
I due film seguenti, Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966), completano quella che è conosciuta come la "trilogia del dollaro". Tutti e tre i film si avvalsero delle notevoli colonne sonore di Ennio Morricone, compositore reso noto proprio grazie a queste opere, che accompagnerà Leone nella realizzazione di tutti i successivi film fino a C'era una volta in America (1984). Nel 1967 Leone dirige quello che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere il suo ultimo western: C'era una volta il West. Girato negli scenari della Monument Valley, in Italia e in Spagna, il film risultò come una lunga, violenta e quasi "onirica" meditazione sulla mitologia del West. Al soggetto collaborarono anche due altri grandi registi, Bernardo Bertolucci e Dario Argento. La sceneggiatura fu scritta da Sergio Donati, insieme a Leone.
Prima dell'uscita nelle sale, tuttavia, il film fu ritoccato e modificato dai responsabili dello studio; infatti di esso esiste una versione più accorciata di circa 165 minuti. La pellicola è stata riscoperta e rivalutata solo anni dopo, con il montaggio del regista che dura complessivamente circa 175 minuti. Oggi la pellicola è considerata, insieme a Il buono, il brutto, il cattivo e C'era una volta in America, tra le migliori del regista, ed è uno dei capisaldi del genere western.
Successivamente, Leone diresse "Giù la testa" nel 1971, un progetto messo su in poco tempo con un budget medio, interpretato da James Coburn e Rod Steiger. La pellicola è quella dove forse Leone manifesta maggiormente le sue riflessioni sull'umanità e la politica. Secondo alcuni si tratterebbe di un film scomodo, bombarolo, visto il messaggio politico prima dei titoli di apertura tratto dai pensieri di Mao Tse-tung ed anche il titolo statunitense: A Fistful of Dynamite, ovvero "un pugno di dinamite". Leone scrisse varie sceneggiature e soprattutto diresse varie sequenze del film di Tonino Valeri "Il mio nome è Nessuno" con Terence Hill e Henry Fonda ma, si fece accreditare solo come produttore esecutivo e soggettista. Sergio Leone collaborò, nello stesso periodo, con il regista Damiano Damiani nella pellicola "Un genio, due compari, un pollo", girandone le scene iniziali e diventandone assieme a Claudio Mancini il produttore esecutivo. Anche durante la lavorazione di questo film, il nome di Sergio Leone non fu accreditato nei titoli di apertura. Successivamente con la sua casa di produzione Rafran produsse anche Il gatto del (1977) di Luigi Comencini e Il giocattolo del (1979) di Giuliano Montaldo.
Dopo aver rifiutato un'offerta per dirigere Il padrino, Leone produsse due film di Carlo Verdone: Un sacco bello (1980) e Bianco, rosso e Verdone (1981). Il regista era molto amico del padre di Carlo: Mario Verdone, noto critico romano di cinema, e come un padre Leone aiutò Carlo nella realizzazione dei suoi primi due film, consigliandolo nelle scelte di regista. Dalla seconda metà degli anni sessanta fino agli anni ottanta Sergio Leone lavorò per circa dieci anni a un proprio progetto epico, questa volta incentrato sull'amicizia di due gangster ebrei a New York: C'era una volta in America (1984): era un'idea nata prima ancora di C'era una volta il West. Il film ebbe grande successo di pubblico e critica in tutto il mondo, tranne che negli USA in cui fu proposta dalla produzione una versione ridotta nella durata (140 minuti anziché 220) e sconvolta nella struttura temporale. Il rimontaggio dell'opera causò dunque un flop sul mercato americano, anche se la versione originale proposta anni dopo sia in VHS che in DVD riscosse grande apprezzamento.
Il film è considerato l'ultimo capolavoro del regista. Nel 2011 i figli di Sergio Leone hanno acquistato i diritti del film per l'Italia e hanno annunciato un'opera di restauro della pellicola. L'operazione ha previsto anche l'aggiunta di 25 minuti di scene eliminate, presenti nel primo montaggio realizzato dal regista, e il ripristino del doppiaggio originale. La pellicola, restaurata dalla Cineteca di Bologna, è stata proiettata il 18 maggio 2012 al 65º Festival di Cannes, con la presenza in sala di Robert De Niro, James Woods, Jennifer Connelly, Elizabeth McGovern ed Ennio Morricone. Il film in versione restaurata è stato proiettato al cinema dal 18 al 21 ottobre 2012 e dall'8 all'11 novembre 2012. È uscito in DVD e Blu-Ray il 4 dicembre 2012.
Nel 1986 Sergio Leone si ritrova di nuovo a lavorare con l'amico Carlo Verdone, questa volta nella realizzazione del film Troppo forte con Verdone, Mario Brega e Alberto Sordi protagonisti. Leone ne scrisse il soggetto e la sceneggiatura assieme a Verdone e a Rodolfo Sonego.
Quando morì il 30 aprile 1989 per un attacco di cuore, il regista era al lavoro su un progetto che avrebbe dovuto riguardare l'Assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale. Il film avrebbe dovuto raccontare oltre che le pagine più drammatiche della guerra in Russia, una storia d'amore tra un giornalista americano e una ragazza russa, in un ideale messaggio di pace fra le due superpotenze. L'URSS di Gorbaciov, in piena perestrojka, aveva già concesso alla casa di produzione del regista un'autorizzazione di massima per le riprese sul suolo sovietico ma la morte di Leone fece sfumare tutto.
Protagonista indiscusso della cinematografia italiana e della sua storia. Un uomo, un regista, un narratore. Sergio Leone è stato, a suo tempo, ingiustamente accusato di aver troppo elogiato la violenza nella sua messa in scena. Tutto sbagliato. Il vero intento di Leone era quello di comprendere e far comprendere allo spettatore la vera cognizione del dolore, l'agonia che separa l'attesa dell'uomo da questo stato d'animo e l'accettazione di un destino non sempre intelligibile, ma conosciuto. Le sue storie erano fatte di campi lunghissimi, primissimi piani, di accelerazioni e rallentamenti, di dialoghi scarni e di quel rapporto contraddittorio fra suono e immagine del quale solo lui riusciva a carpirne i segreti. Un uso preordinato della musica e della fotografia, coadiuvavano la sua tecnica in grado di creare un universo autonomo e personale, all'interno del quale anche i silenzi colpiscono (e questa fu una delle prime lezioni che imparò un giovane Dario Argento dal grande maestro), all'interno del quale nulla si svela. Solo certi flashback gradualmente rendono accessibili allo spettatore quei fatali segreti che, sul piano narrativo, mescoleranno il genere nel quale Leone lavorava con le caratteristiche di altri generi, il tutto con una verosimiglianza necessaria. La verosimiglianza. Sergio Leone ne era ossessionato: «...sia pure inserita in una cornice fiabesca. [...] Molti mi hanno definito un autore barocco: ecco, se per barocco si intende una pienezza dei ritmi, di composizione, di emozioni, allora posso anche accettare la definizione». Una composizione, un ritmo e un'emozione che guardava costantemente verso il West, verso l'America, mostrandoci luoghi riconoscibili, ma simbolici. Brulle praterie popolate da eroi immaginari, ma che allo stesso tempo riuscivano a essere più veri del vero. Amati e conosciuti da tutti noi, proprio perché ammantati di quella misteriosa oscurità che Leone aveva infuso nelle loro vite inventate, consapevole del fatto che il cinema era solo una visione. Anzi, era una visione di una sua visione. Un racconto. Una storia che inizia con un antichissimo "C'era una volta...", ma riflette su un senso che fino ad allora era appartenuto solo alle grandi opere letterarie epiche. Colossali mezzi, colossali ambizioni, colossali brutalità, ma anche tutte le suggestioni estetiche di chi vuol fare "solo grande cinema". Da ammirare per la preparazione, la fatica, l'impegno profuso nel rendere la più cruda e realistica possibile la cronaca di stupefacenti viaggi nella memoria, con una vaga seduzione per il mondo onirico. Leone era proprio come i suoi personaggi, come quel Clint Eastwood con poncho e pistola sempre in mano, stretto in un'espressione di abbronzata rigidità facciale, che cavalcavano irruenti non tanto alla ricerca dei dollari, ma indagando sul senso del tempo che tutto "determina, smussa e muta". Dai pistoleri spietati ai gangster che vogliono il guadagno facile e illecito, è un passo brevissimo. Entrambi, del resto, rincorrono la mitologia della loro triste e sanguinaria, ma incredibile, vita. La filmografia di Leone è così: è poesia non facile da comprendere, una lirica sconsolata, amara, bollente che decanta la solitudine al posto di una salda e sincera amicizia, vero punto fermo di un altro grande regista del western: John Ford. Più duttile, più sognatore del collega americano, Leone affronta il mondo con durezza, avidità, concretezza, forgiando sub eroi e anti eroi da venerare. Personaggi che si muovono in un'America insolita e datata, fatta di scorci e colori di qualità, accompagnati dalle colonne sonore di Ennio Morricone. Ed è così che Sergio Leone è entrato nella Storia. In nome di quella sua nostalgia, in nome della memoria tenera e blandita dal rimpianto, fra Proust e lo sguardo di Charles Bronson.
(Fabio Secchi Frau, www.mymovies.it/)(Gabry)
STRISCIA FUMETTO
... LA NATURA SULL'ISOLA ...
Con te, nel Deserto -
Con te nell'arsura -
Con te nel bosco di Tamarindo -
Il leopardo respira - finalmente!
(Emily Dickinson)IL TAMARINDO
Il Tamarindo (Tamarindus indica L.) appartiene alla Famiglia delle Papilionaceae. Questo gruppo botanico comprende specie tipiche delle zone tropicali, con fusti poco sviluppati, mentre i rami raggiungono anche i 25 metri di altezza.
Il Tamarindus indica è una pianta originaria dell'India, a crescita lenta e longevo, può vivere fino a 15 anni; alto fino a 30 metri, con diametro alla base che raggiunge gli 80 cm. Ha una chioma folta con numerose branche. Il legno ha un cuore duro, rosso scuro, intorno è più tenero e giallastro. Le foglie, lunghe circa 2 cm, sono opposte, in numero di 10-12 paia, di colore verde-chiaro. Come accade in altre specie di Leguminose, le foglie si richiudono durante la notte. Le foglie sono caduche durante la stagione asciutta solo nei luoghi che hanno una stagione secca particolarmente prolungata.L'albero rimane invece un sempreverde nelle regioni dove i periodi siccitosi sono assenti. I fiori sono grandi e gradevolmente odorosi, giallo-verdastri, irregolari, riuniti in infiorescenze a racemo. L'albero produce un frutto che è un legume di colore nocciola, indeiscente, quasi cilindrico, lungo 10-15 cm, largo 2 cm; ha forma ricurva e contiene polpa e semi duri.
Il tamarindo ha molteplici utilizzi, è usato sia per l'alimenta-
zione e per scopi ornamentali che per le sue proprietà medicinali. I frutti del tamarindo sono commestibili e viene impiegata la polpa del frutto. Viene purificata mediante dissoluzione in acqua bollente, quindi setacciata; il liquido ottenuto si concentra a bagnomaria e viene essiccato al sole; contiene saccarosio, acido tartarico, acido citrico, acido malico, tartrato di potassio, sostanze gommose e resinose, amido, ecc. I frutti del tamarindo sono molto amati anche dalle scimmie.
La polpa di tamarindo può essere utilizzata per uso medico e per la prepara-
zione di bevande e sciroppi (o come frutta essiccata). Nei frutti acerbi è molto aspra ed è quindi adatta a piatti di portata, mentre i frutti maturi sono più dolci e possono essere usati per dessert, bevande o spuntini. E' anche usata come spezia sia nella cucina asiatica che in quella latino-americana, ed è un importante ingrediente delle salse Worcester e HP. Il tamarindo è un componente fondamentale della dieta dell'India Meridionale, dove è usato per preparare il Sambhar, zuppa di lenticchie speziata con molte verdure, e il riso Pulihora. In Messico è consumato come dolce. È usato come ingrediente nel cocktail Poko Loko.
In Italia è conosciuto soprattutto come sciroppo.Il Tamarindo Erba è stato un prodotto di grande diffusione e successo sin dal suo esordio nel 1898, quando in estate il consumatore voleva offrire agli ospiti un dissetante raffinato e squisito, che si prepara allungando lo sciroppo con acqua ghiacciata. Altrettanto famosa è la sua confezione: un’elegante bottiglia quadrata, con una etichetta che racconta, in rossi caratteri “d’altri tempi”, la storia e le virtù del prodotto, autografati con firma originale dell’autore: l’Ingegner Carlo Erba.
I frutti hanno proprietà mediche e in Asia, le foglie sono utilizzate per contrastare le febbri malariche. In India è usato nella medicina Ayurvedica per problemi gastrici o digestivi e contro il mal di denti. In Italia le sue proprietà erano già note ai tempi della Scuola medica salernitana, Pietro Andrea Mattioli (1500) lo definiva utile "per far muovere il corpo". A basse dosi regola la funzione intestinale, mentre a dosi più alte ha un effetto lassativo. Recentemente sono state scoperte all'interno della sua polpa alcune sostanze ad azione antiossidante come l'acido ellagico, il clorogenico, il caffeico ed alcuni diversi flavoni.
Grazie alla sua densità e durabilità, il cuore del legno del tamarindo può essere usato per fare mobili e soffitti. Le foglie vengono usate in India e in Africa per nutrire bachi da seta dei generi Anaphe o Hypsoides, che producono una seta considerata di qualità superiore. Foglie e fiori trovano applicazione anche come mordenti per stoffe e cappelli di paglia. L'estratto acquoso delle foglie viene utilizzato per combattere il parassita Schistosoma.... storia, miti e leggende ...
La parola "tamarindo" è derivata dal Arabo "tamar hindi" che significa "la data dell'India" - un riferimento al fatto che l'albero è stato coltivato per i suoi frutti, o per i gusci, fin dai periodi preistorici. Di là fu trasportato nella vicina Persia, nell'Arabia, nelle Isole di Java, Bima, Timor,
Nella mitologia Hindu il tamarindo è associato con il matrimonio di Krishna che viene celebrato con una festa a novembre. Ai tempi della regina Vittoria, gli inglesi che vivevano a Goa in India, tenevano un baccello di tamarindo nell’orecchio quando si recavano nei quartieri dei nativi per tenerli lontano. Infatti essi pensavano che i baccelli fossero abitati da demoni. Da allora i coloni furono chiamati “ teste di tamarindo”.(Gabry)
POESIE DI STAGIONE
APRILE
Stornelli di Aprile
Fiorin d'aprile,
fra l'erba nuova, la violetta ride
con la corolla timida e gentile.
Fiore di spina,
accanto le fiorisce, tutta trine
bianche e rosate, la margheritina.
Fior di giaggiolo,
le rondini s'inseguono nel cielo
i passeri cinguettano nel volo.
Fior fioretto,
salta nel prato, candido l'agnello
accanto alla sua mamma ed il capretto.
Fiore di rosa,
fiorisce la finestra d'ogni casa..
aprile rende la vita festosa. ....(Dal Web)
... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...
... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...
(La redazione)
scatto dal web"Serenamente contemplava la corrente del fiume; mai un’acqua gli era tanto piaciuta come questa, mai aveva sentito così forti e così belli la voce e il significato dell’acqua che passa. Gli pareva che il fiume avesse qualcosa di speciale da dirgli, qualcosa ch’egli non sapeva ancora, qualcosa che aspettava proprio lui."
(Hermann Hesse). -
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Buon Giovedì, un abbraccio a tutti.
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Buon Venerdì, un abbraccio a tutti.
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tomiva57.
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Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
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Buona Domenica, un abbraccio a tutti.
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Buon inizio settimana, un abbraccio a tutti.
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Buon Martedì, un abbraccio a tutti.
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Sorellone mio e a tutti isolani/e,pusaaa Attached Image. -
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Buona giornata, un abbraccio a tutti.
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Buon Giovedì, un abbraccio a tutti.
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Ferrari Andrea.
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Sorellone mio e a tutti isolani/e,pusaaa :312y5a8_th: :14cgntk:
Scusate sono un amico di Franca Corbelli autrice del portale ilpaesedeibambinichesorridono.it scrivo io perché lei è fuori Italia e seguo le pratiche. Vengo al punto...avete pubblicato pagine del portale senza autorizzazione alcuna e siccome c'è una pratica legale in corso contro il nuovo "proprietario" vi pregherei di togliere le pagine suddette onde evitare sgradite sorprese grazie Geom. Andrea Ferrari. -
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Buon Venerdì, un abbraccio a tutti.
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.Sorellone mio e a tutti isolani/e,pusaaa :312y5a8_th: :14cgntk:
Scusate sono un amico di Franca Corbelli autrice del portale ilpaesedeibambinichesorridono.it scrivo io perché lei è fuori Italia e seguo le pratiche. Vengo al punto...avete pubblicato pagine del portale senza autorizzazione alcuna e siccome c'è una pratica legale in corso contro il nuovo "proprietario" vi pregherei di togliere le pagine suddette onde evitare sgradite sorprese grazie Geom. Andrea Ferrari
Grazie Andrea, per favore mi scriveresti di che pagine si tratta e dove sono state pubblicate, così li tolgo..