IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 7° ... SETTIMANA 015 ...

LUNEDI' 11 APRILE - DOMENICA 17 APRILE 2016

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    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 015 (11 Aprile - 17 Aprile 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 11 Aprile 2016
    S. STANISLAO VESCOVO

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    Settimana n. 15
    Giorni dall'inizio dell'anno: 102/264
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    A Roma il sole sorge alle 05:35 e tramonta alle 18:47 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 05:43 e tramonta alle 19:04 (ora solare)
    Luna: 8.46 (lev.) 23.32 (tram.)
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    D'aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie.
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    Aforisma del giorno:
    Noi vegliamo quando dormiamo e
    dormiamo quando siamo svegli.
    (M. de Montaigne)









    RIFLESSIONI



    ...CONFINI…
    ...Scorsi le righe con lo sguardo cercando un confine un limite alla sua corsa. Percorsi miglia a perdifiato insenguendo la linea di quell confine che ogni volta ostinatamente si allontanava e mi chiamava per essere raggiunto. Calamita per i miei occhi, mille passi per le mie gambe, eppure la linea di quel confine era ogni volta distante. Ascoltai discorsi raglionamenti che lambivano ogni volta i confini del buon senso, dell’amore, della follia di ogni tipo di limite che potesse definire quelle parole in un modo oppure nell’altro. Vidi due ragazzi, un uomo ed una donna, che sfiorando col la mano la bocca dell’altro assaporavano il confine tra i sensi e l’abbandono ad essi. Ho visto amori ne ho sentito parlare, che hanno sfidato il tempo, lo spazio, le umane debolezze, gelosie divenendo più forti della passione, più pazzi della pozzia, più pazienti del vecchio che gira la grande ruota del tempo. Quegli amori che hanno sfidato confini, li hanno azzeati, cancellati facendoli divenire molle per rendere ancora più unico e bello quel sentimento. Infine ho sentito persone parlare, arringare la folla, descrivendo ogni volta confini ad un pensiero, ad una idea e su quei confini costruire altre traiettorie che a loro volta generavano confini di comprensione, di sensibilità, di emozione. Viviamo ogni attimo della nostra vita sfiorando confini, cercando di raggiungerli, creandoli quando non ci sono, oppure descrivendoli; ci sentiamo liberi in un mondo fatto di mille confini e, come le tessere di un puzzle, cerchiamo incastri ai nostri personali confini per far si che essi non sembrino tali ma si confondano col mondo intorno a noi. Viviamo una vita fatta di confini, non abbiamo bisogno di frontiere, di barriere, di mura che ci impediscono di vedere quanto lontano sia il nostro prossimo confine da raggiungere… Buon Aprile amici miei … (Claudio)






    Al CONFINI DEL TEMPO

    Non è solo illusione, utopistico sogno:
    forse esiste davvero quella bolla iridata
    dove tutto è sospeso in colori sereni,
    senza fine o principio in un soffice niente;
    forse in questo non luogo ai confini del tempo
    ti conobbi già prima d'imboccare la via
    dell'amara esistenza ora avviata al tramonto.
    Ma perché ho valicato la barriera del sogno
    rinnegando l'eterea realtà immateriale?
    Anche se tutto — quanto poteva essere eterno —
    m'è svanito alle spalle, so che mi riconosci:
    ed allora, ti prego, dammi ancora la mano
    e riportami indietro ai confini del tempo;
    poi — chissà! — troveremo il passaggio alla strada
    che si perde nel nulla e regala l’oblio!
    (Dal Web)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Primavera …

    Mandorlo in fiore

    Ohimè! che cosa è accaduto?
    Il mandorlo è fiorito,
    ed io nulla ho sentito,
    nulla ho veduto!
    S'è guernito e coronato
    d'un diadema di stelle d'argento:
    tutta la notte ha lavorato
    e sull'alba splendeva contento.
    Ed ora le sue stelle le dà al vento:
    ma ghirlandetta fragile e superba
    la sparpaglia sull'erba
    del fresco prato!

    Il miracolo è compiuto:
    ma io nulla ho veduto,
    nulla ho sentito!
    Dov'era questo povero cuore assorto,
    dov'era questo povero cuore muto,
    se il mandorlo è fiorito
    ed esso di nulla s'è accorto?
    (Angiolo Silvio Novaro)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Il gufo dottore, la lumaca e il lumacone

    C’era una volta un Gufo che viveva nel tronco di un albero con la sua famiglia. Gli animali del bosco ne avevano timore anche se ammiravano la sua cultura sconfinata. Era, infatti, il massimo esperto mondiale di gufologia applicata e nell’esercizio della professione medica aveva curato tantissimi animali delle specie più diverse.
    Quando si verificava un’emergenza medica gli abitanti del bosco si rivolgevano a lui che bofonchiava un po’ ma poi accorreva e riusciva a risolvere le situazioni più ingarbugliate.
    Il Gufo aveva una moglie, la Sig.ra Gufa e tre figli, i Gufotti, ma passava poco tempo a casa perché era sempre impegnato in convegni, visite mediche e attività di ricerca. Il suo studio era disseminato di libroni di gufologia e lui passava le giornate a studiare mentre la notte visitava i pazienti.
    Mai una vacanza…mai una distrazione e di questo la Gufa si lamentava anche perché la conduzione della casa era tutta sulle sue spalle e la sera il Gufo rientrava a casa così tardi che i gufotti erano già a letto con i loro pigiamini colorati. Ma del resto Lei aveva sposato un Luminare e questi erano gli svantaggi di avere un marito così stimato e ammirato.
    Per fortuna poteva sfogarsi con la lumaca Camilla che era stata la prima paziente del Gufo e era diventata un’amica di famiglia. Lei e il suo compagno, il Lumacone Luigi, quando avevano qualche malanno telefonavano al Gufo; lui si precipitava con qualsiasi condizione atmosferica e, dopo un’attenta visita, somministrava loro la medicina delle medicine: una notte di sonno.
    Poi si intratteneva a chiacchiera e, fra una birra e uno sformato di vermicelli, si sfogava dicendo che era stressato e voleva cambiare lavoro ma il Lumacone e la Lumaca sapevano che non diceva sul serio perché non sarebbe stato capace di vivere senza la medicina e sognava di tramandare i suoi segreti ai Gufotti ai quali per Natale aveva regalato il Piccolo Chirurgo.
    Le rare volte che stava a casa gongolava nel vederli giocare con il bisturi e indossare i suoi camici dismessi. In fondo era un padre affettuoso anche se un po’ assente e non faceva mancare niente alla sua famiglia. Per il 20°anniversario di matrimonio si era anche presentato a casa con un bellissimo anello di spini di riccio e la Gufa si era messa a piangere per la commozione. In tanti anni di sacrifici e fatiche per mandare avanti la famiglia non aveva mai ricevuto un regalo e solo il pensiero che il Gufo aveva dedicato qualche ora del suo preziosissimo tempo per andare dal Ghiro gioielliere le faceva venire le lacrime agli occhi.
    Di questo regalo la Gufa non disse niente alla Lumaca Camilla perché sapeva che il Lumacone si rifiutava di regalare alla sua amica un anello e per giustificare la sua avversione per i gioielli andava dicendo che gli spini di riccio non andavano più di moda e ormai li portavano solo le serpentesse che avevano un certo gusto del pacchiano.
    Sul punto il Gufo era sostanzialmente d’accordo ma fece presente al Lumacone che le femmine, per qualche recondito motivo,erano molto attratte dagli spini di riccio e , per il quieto vivere, conveniva assecondarle. Del resto il Gufo era un po’ maschilista e riconduceva tutte le manie delle femmine alla loro inferiorità intellettuale rispetto ai maschi.
    Questo, insieme al carattere burbero, era il suo più grande difetto ma gli animalini del bosco ci passavano sopra perché era un grande medico e si faceva in quattro per soccorrere chi aveva bisogno delle sue cure.

    (Barbara La Mastra)



    ATTUALITA’


    Vele solari verso Alpha centauri in cerca di E.T..

    Progetto del miliardario Milner, sostegno di Hawking e Zuckerberg. Un viaggio di 20 anni nello spazio interstellare alla ricerca di E.T. con una flotta di astronavi a vele solari spinte da laser diretta alla stella più vicina, Alpha Centauri. Vorrà dire percorrere 4,37 anni luce (circa 41.000 miliardi di chilometri) viaggiando al 20% della velocità della luce. E' la proposta finanziata con 100 milioni di dollari dal miliardario russo Yuri Milner, e presentata con il sostegno dell'astrofisico Stephen Hawking e del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg.
    "Quello che ci rende umani è la capacità di superare i nostri limiti. E come possiamo superarli? Con la nostra mente e le nostre macchine", ha detto Hawking nella conferenza stampa organizzata da Milner a New York.

    Chiamato "Breakthrough Starshot", il programma si basa sull'idea della vela solare, nota da tempo e basata sulla possibilità di viaggiare nello spazio senza motori, ma utilizzando la luce come forma di propulsione. A guidarlo potrebbe essere Pete Worden, ex direttore del Centro di ricerca Ames della Nasa, andato in pensione nel 2015. L'idea del progetto è utilizzare un razzo convenzionale per lanciare in orbita una flotta di minuscole astronavi; una volta raggiunta la posizione voluta nell'orbita terrestre, le astronavi spiegherebbero le vele e a quel punto ognuna di esse, a turno, potrebbe ricevere una 'spinta' da un fascio di laser molto concentrato, sparato da Terra.

    Piccole come telefonini, le astronavi sono leggerissime ed equipaggiate con micro-dispositivi elettronici e una piccola vela. Questi singolari veicoli spaziali sarebbero in grado di raggiungere i confini del Sistema Solare in soli tre giorni, contro i nove anni impiegati dalla sonda New Horizons della Nasa per raggiungere il pianeta nano Plutone, ai confini del nostro sistema planetario.
    (Ansa)





    Antartide, si rompe una piattaforma di ghiaccio.

    Forma due grandi iceberg, è la terza volta in un secolo. Una gigantesca piattaforma di ghiaccio si è spaccata in Antartide, generando due grandi iceberg. E' la terza volta nell'ultimo secolo che accade un fenomeno simile dalla stessa piattaforma, chiamata Nansen. Con una superficie di circa 160 chilometri quadrati, poco più piccola della Tunisia, questa imponente massa di ghiaccio galleggiante si trova appena a Sud della base italiana per le ricerche in Antartide, la Stazione "Mario Zucchelli".

    La formazione dei due iceberg è stata il punto di arrivo di un processo cominciato da tempo. "Negli ultimi anni in questa piattaforma si era formata una grande frattura, che nel tempo si era allarga ed estesa fino al punto di far presagire un distacco massivo", ha osservato Vito Vitale, dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isac-Cnr). Secondo il ricercatore "le piattaforme galleggianti che circondano le coste del continente Antartico sono soggette a un equilibrio molto più delicato e rispondono con maggiore sensibilità ai cambiamenti climatici rispetto al ghiaccio che si trova sulla terraferma".

    Che la rottura della piattaforma Nansen fosse imminente era stato annunciato nel marzo scorso dalle immagini riprese dai satelliti Sentinel del programma Copernicus dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), e dalla costellazione italiana dei satelliti radar Cosmo SkyMed, dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi). La frattura, che in marzo si era estesa e aveva cominciato ad aprirsi, il primo aprile ha raggiunto la lunghezza massima di 40 chilometri, prima che avvenisse il distacco. Ha osservato il distacco anche uno degli strumenti a bordo del satellite Terra della Nasa.
    Gli iceberg sono alla deriva in direzione Nord-Est e attualmente, secondo gli esperti, non costituirebbero una minaccia immediata per le attività delle basi ricerca che si affacciano sulla costa. ‬
    (Ansa)





    Asta record per Aston Martin di Stirling Moss, valutata 10 mln dollari.

    La DB3S del 1954 nacque come auto personale dell'allora patron della casa inglese. La casa d'aste Bonhams ha valutato fino a 10 milioni di dollari una rara Aston Martin DB3S del 1954 che verrà messa in vendita il 21 maggio. Cifra che la renderebbe una delle Aston Martin più care mai vendute all'asta superando la DB3S che nel 2014 Gooding & Company vendette per 5,5 milioni di dollari. Quinta di 31 esemplari costruiti, questa particolare DB3S fu in origine costruita per l'uso privato dell'allora proprietario dell'Aston Martin David Brown. Ma dopo che tre altri esemplari furono distrutti a Le Mans nel 1954 Brown consegnò la sua auto al reparto corse, dove la carrozzeria in fibra di vetro fu sostituita con una in alluminio, e la mise in gara. Piloti come Sir Stirling Moss, Peter Collins, e Roy Salvadori hanno guidato l'esemplare su circuiti come Nürburgring e alla Mille Miglia.

    La roadster - ricorda Autoblog - negli anni '60 ha fatto anche la comparsa nella commedia britannica degli anni Sessanta 'School for Scoundrels' con Ian Carmichael, Terry-Thomas e Janette Scott. La casa d'aste prevede che venderà il modello per 6.000.000-7.000.000 di sterline - equivalente a 8,5-10.000.000 di dollari al cambio attuale.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Veloce come il vento




    locandina


    Un film di Matteo Rovere. Con Stefano Accorsi, Matilda De Angelis, Roberta Mattei, Paolo Graziosi, Lorenzo Gioielli.


    Con intelligenza, sensibilità e gusto Rovere si butta a rotta di collo lungo un tracciato pieno di curve pericolose tenendo ben saldo il volante.
    Paola Casella


    Giulia De Martino vive in una cascina nella campagna dell'Emilia Romagna con il fratellino Nico. Sua madre se ne è andata (più volte) di casa, e suo fratello maggiore Loris, una leggenda dell'automobilismo da rally, è diventato un "tossico di merda" parcheggiato in una roulotte. Quando anche il padre di Giulia, che aveva scommesso su di lei come futura campionessa di Gran Turismo usando come collaterale la cascina, la lascia sola, Giulia si trova a gestire lo sfratto incipiente, il fratellino spaesato e il fratellone avido dell'eredità paterna. Ma la vera eredità dei De Martino è quella benzina che scorre loro nelle vene insieme al sangue e quel talento di famiglia, ostinato e rabbioso, per le quattro ruote.
    Dopo due regie da rampollo di buona famiglia - Un gioco da ragazze e Gli sfiorati - Matteo Rovere finalmente esce dai Parioli e riscopre le sue radici romagnole, con tanto di unghie sporche di terra e imprecazioni in quel dialetto sanguigno che domina il mondo del motor sport italiano. Con intelligenza, sensibilità e gusto Rovere si butta a rotta di collo lungo un tracciato pieno di curve pericolose tenendo ben saldo il volante, con il sostegno di una bella sceneggiatura scritta a sei mani, oltre che da lui, da Filippo Gravino e Francesca Manieri. Lo spunto è una storia vera raccontata al regista da un meccanico scomparso l'anno scorso, cui sul grande schermo dà il volto segnato e la recitazione misurata l'ottimo Paolo Graziosi. Lo stile è quello del film di genere, ma più che al motor movie stile Rush Rovere attinge all'underdog movie di matrice atletica alla Rocky o alla Flashdance, aggiungendo un pizzico della follia da race movie farsesco alla Quei temerari sulle macchine volanti.
    Volano davvero, le auto da corsa di Veloce come il vento, così come sono davvero matti e disperatissimi i loro piloti (il che ispira la battuta migliore del film), giovani o vecchi, maschi o femmine. Perché uno dei (tanti) pregi del film di Rovere è che racconta (senza mai sottolinearlo con facile retorica e ancor più facile piaggeria nei confronti del pubblico femminile) un mondo dove le pari opportunità sono reali: Giulia gareggia da sempre insieme ai piloti uomini, e tutto ciò che conta è l'asfalto che brucia e la grinta che sa dimostrare al volante.
    Matilda De Angelis, al suo esodio cinematografico, è perfetta nei panni di una 17enne che ha il motore nel dna ma anche responsabilità adulte e piedi ben piantati per terra. Il suo sguardo sotto il casco mescola terrore e adrenalina, il suo corpo acerbo comunica fragilità e determinazione. La sua recitazione sobria e autentica, che ben si sposa con quella di Grazioli e del piccolo Giulio Pugnaghi nei panni di Nico, fa da contraltare e da contenitore a quella sopra le righe di Stefano Accorsi, che sulle prime pare gigioneria e invece conquista gradualmente dignità e carisma, per diventare la brillante caratterizzazione di un uomo in equilibrio su un crinale scosceso, un perdente glorioso degno di quell'universo epico e spaccone che è il mondo delle corse, siano esse su circuito di Formula Uno o su strada sterrata. Passato il mezzo del cammin della sua vita Accorsi sciacqua saggiamente i panni nel Po e non solo rispolvera il suo accento (pre Maxibon) ma acquisisce anche una postura da contadino della Bassa, e attinge alla fame di vita del Vasco prima maniera e alla poesia anarchica del Liga (Antonio, più che Luciano). Le riprese di gara sono convincenti e si lasciano seguire anche da chi non le conosce né le apprezza, e non privilegiano mai l'abilità tecnologica rispetto alla dimensione umanistica del racconto. In questo senso Veloce come il vento è più analogico che digitale, e gli effetti speciali sono vintage come il codice d'onore di Loris De Martino.
    Il film di Rovere fa parte di quella rinascita del cinema italiano che affronta il genere per trascenderlo, e affonda le radici nei localismi dopo aver appreso a fondo la lezione (cinematografica) della globalizzazione. Soprattutto, fa qualcosa di grande: mostra alle giovanissime generazioni, per bocca di un quarantenne che si è bruciato e che ha distrutto l'automobile con cui correva vent'anni fa (una datazione non casuale), che si debba, e si possa, correre dei rischi, che si possa, e si debba, aggiustare ciò che abbiamo (o è stato) fatto a pezzi, che è lecito farsi (del) male ma anche (auto)ripararsi. Dimostra che aver paura di tagliarle il cordolo (o il cordone ombelicale) allontana dal traguardo, e che le ragazze non sono condannate ad essere colibrì dalle ali azzurre, ma possono diventare contendenti.


    Video


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    IL MONASTERO DI TORBA



    Il monastero di Torba si trova a Gornate Olona, nella località di Torba, alle pendici di un’ altura su cui è situato il parco archeologico di Castelseprio. Comprende sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, è stato iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011.

    ...storia, miti e leggende...



    Il primo nucleo, il castrum fu costruito dai romani nel III secolo d.C. per difendere l'Impero romano dalle invasioni barbariche che provenivano dalle Alpi. La zona del fiume Olona dove sorge Torba, detta Sibrium, in età romana costituiva un luogo di importanza strategica sia per l'approvvigionamento delle acque, sia per la posizione lungo un asse fondamentale di comunicazione transalpino.
    Il castrum venne utilizzato nei secoli successivi anche da Goti, Bizantini e Longobardi. Fu proprio durante il lungo periodo della pax longobarda che il complesso di Torba, perdendo il suo scopo militare, acquisì una funzione civile e, in seguito, religiosa, grazie all'insediamento, nell'VIII secolo, di un gruppo di monache benedettine che fece costruire il monastero e che aggiunsero all'edificio originale i locali che ospitavano le celle, un refettorio e una sala di preghiera, oltre a un portico a tre arcate e, nell'XI secolo, una piccola chiesa intitolata alla Vergine. Durante l'epoca franca il Seprio divenne sede di un contado, acquisendo così anche una funzione agricolo-produttiva; nei secoli successivi il sito divenne terreno di scontro fra alcune delle più potenti famiglie milanesi, in particolare tra i Della Torre e i Visconti nel XIII secolo: nel 1287 Ottone Visconti, per eliminare ogni traccia dei rivali, ordinò l'abbattimento di tutto il castrum, ad eccezione degli edifici religiosi che all'interno dei quali era nel frattempo stata inglobata anche la torre romana.
    Le prime testimonianze scritte risalgono al 1049, dai documenti conservati è possibile ricostruire la storia del monastero. Ristabilito l'ordine, molte famiglie nobili si avvicendarono per dar incarico di badessa a una persona della propria stirpe, La famiglia Pusterla trasferì le monache a Tradate, nel 1482, lasciando la cura della terra a massari. Iniziò quindi il cosiddetto "periodo agricolo" del complesso, finché, in epoca napoleonica, nel 1799, con le soppressioni degli ordini religiosi Torba perse definitivamente lo status di monastero. L'intera costruzione venne riadattata alle mansioni agricole: il portico venne murato, l'entrata della chiesa ampliata e trasformata in magazzino per carri e attrezzi e tutti gli affreschi vennero coperti da un nuovo intonaco.
    I secoli successivi furono contrassegnati da numerosi passaggi di proprietà, fino al 1971. Dopo anni di incuria e abbandono, il complesso venne acquistato nel 1977 da Giulia Maria Mozzoni Crespi che lo donò al Fondo Ambiente Italiano, il quale ha provveduto a ristrutturarlo.

    La chiesa di Santa Maria venne costruita in diverse fasi tra l'VIII e il XIII secolo, utilizzando pietre di origine fluviale, raccolte dalla vicina Olona e legate tra loro da sabbia e calce. Al proprio interno ingloba parti di un precedente edificio ecclesiastico: all'interno della chiesa sono infatti ben visibili i resti di un campanile a pianta quadrata presente antecedentemente alla costruzione. La muratura esterna dell'abside, a ciottoloni, è scandita da quattro lesene che delimitano cinque campiture entro cui sono state ricavate monofore strombate. Il perimetro superiore è decorato con archetti pensili in cotto, che creano un interessante gioco cromatico, caro al romanico lombardo. All'interno della chiesa sono poi state rinvenute alcune tombe e una cripta ad ambulacro, riferibile all'VIII secolo, cui si accede da due scale di pietra poste sulle pareti laterali. Di originale forma rettangolare venne in seguito ampliata durante i secoli XII e XIII tramite l'inserimento della parte absidale, eretta con tufo e mattoni. Per restituire il volume originario degli interni, sopra la cripta è stato posizionato un soppalco removibile in legno. I restauri del FAI hanno riportato alla luce anche i grandi archi del portico del corpo del monastero, impostato sulla spina romana della muratura di Castelseprio, è ancora visibile, all'interno del refettorio, il grande camino originario.

    La torre, con funzione di avvista-
    mento all'interno del sistema difensivo romano, fu la punta avanzata verso il fiume Olona, e rappresenta una delle poche testimo-
    nianze rimaste nel nord Italia di architettura romana difensiva del V-VI secolo. Costruita con materiale tratto dalla demolizione di complessi cimiteriali romani, essa è caratterizzata da una struttura possente, ma slanciata. I muri perimetrali infatti si assottigliano progressivamenti dalla base, profondi circa 2 m fino alla copertura della torre, con lo spessore di circa 85 cm, creando una serie di gradini (detti "riseghe") visibili sia all'interno che all'esterno della struttura architettonica, alta più di 18 m. Gli angoli dei muri a valle sono inoltre rinforzati da contrafforti. Gli interni della torre rivelano in modo più evidente la complessa storia dell'edificio: al primo piano infatti, accanto alle finestre a feritoia di epoca militare, figura una finestra ogivale del XV secolo. Gli affreschi conservati sulle pareti e gli incavi ricavati nella muratura testimoniano come, in epoca longobarda, questa stanza fosse adibita a sepolcreto delle badesse della comunità. Sono ancora leggibili la figura di una monaca che riporta nell'iscrizione il nome tipicamente longobardo di Aliberga, e una croce con l'alfa e l'omega sui bracci orizzontali. Fra i materiali reimpiegati per la costruzione del piano spicca una lapide romana in marmo con il rilievo di un elmo crestato.
    Tra l'VIII e l'XI secolo il secondo piano fu adibito a oratorio dalle monache, come testimonia la presenza dell'altare, oggi perduto, e delle raffigurazioni a carattere religioso delle pareti. Sulla parete est vi è una rara testimonianza di velario.

    Pier Giuseppe Sironi, nel suo I Racconti di Torba (1994), riporta una leggenda per la quale, un tempo, un brigante si insediò a Torba, scacciando chi vi abitava e iniziando a depredare i paesi circostanti; a nulla valsero gli interventi di vari mercenari ingaggiati dalla popolazione, e lo stesso conte del Seprio perse la vita duellando contro l'invasore. Una giovane donna di nome Raffa escogitò allora uno stratagemma: si fece trovare dal brigante a fare il bagno nell'Olona e, quando questi la portò nel suo covo, lo accecò con del sale e prese a picchiarlo con un randello; l'uomo, tuttavia, resistette ai colpi e inseguì la ragazza fino in cima alla torre, ove lei lo avvinghiò e si buttò nel vuoto con lui. Il brigante perse la vita, mentre Raffa si salvò miracolosamente, e fece erigere presso la torre stessa una piccola cappella dedicata all'arcangelo Raffaele, ritenuto il proprio salvatore.
    Il Sironi, nella notazione alla fine del racconto, dice che una chiesa dedicata a san Raffaele è segnalata per Castelseprio nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani (cioè alla fine del XIII secolo), della quale però non si è mai avuta altra notizia. Nella mappa del Catasto Teresiano (datata al 1722), tuttavia, una chiesa di San Raffaele è indicata esattamente nel luogo di Santa Maria di Torba, che nello stesso foglio è al contrario ignorata. Esiste dunque il dubbio che la vera dedica di quest'ultima sia stata in origine all'arcangelo, e che la stessa sia andata in quasi obsolescenza dietro l'uso corrente di denominare il luogo con il nome di Santa Maria, posseduto dal monastero cui la chiesetta finì per appartenere. In questo modo, dice sempre il Sironi, la leggenda di Raffa potrebbe essere in parte capita, con qualche incongruenza storica, dato che in quel periodo,forse le monache ancora non erano apparse a Torba.

    Le monache senza volto. Nella parete ovest della Torre vi è l'affresco più bello, significativo e misterioso, un gruppo di otto monache in processione con sopra le loro teste otto sante, che si è sempre pensato fossero le protettrici delle stesse monache, oppure che fossero direttamente le stesse monache riportate nella visione celeste. C'è però un particolare che balza immediatamente all'occhio e cioè che tre di loro sono senza volto. Sono state fatte diverse supposizioni a riguardo, tra le quali, la più plausibile è stata quella in cui si ritiene che la scomparsa sia dovuta alla forte umidità del luogo che ha contribuito alla perdita dei lineamenti. Ma gli altri volti non sono scomparsi totalmente, e si presentano come un ovale perfetto, privo di qualsiasi traccia di pigmento. Una leggenda racconta che mentre veniva realizzato l'affresco, tre monache si allontanarono dal monastero per fatti ignoti, lasciando così incompleti i ritratti, vuoti, nell'attesa di essere completati con l'eventuale arrivo di nuove monache, ma ciò non accadde, perchè il luogo fu abbandonato. Le tre monache "senza identità" morirono nel corso degli anni e dato che non era stato completato l'affresco con le loro corrispettive immagini, si dice che i loro spiriti stiano vagando per i campi di Torba nel tentativo di rientrare nel dipinto. Il giorno in cui ci riusciranno, avranno un'identità e potranno finalmente accedere al Paradiso.

    Nella torre campanaria, che un tempo si trovava all'esterno, resta una figura mefistofelica e un personaggio dal nome di Gioachino, per l'iscrizione Kim.
    Al centro della cripta vi è una pietra molto particolare, quadrata con un inserto rotondo, la sua funzione è ignota e non si sa se è semplicemente una base di una colonna o se fosse stata utilizzata quale pietra sacrificale.

    (Gabry)





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    La Musica del Cuore


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    I Grandi Cantautori Italiani



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    Elisa


    Elisa Toffoli, conosciuta semplicemente come Elisa (Trieste, 19 dicembre 1977), è una cantautrice, compositrice e musicista italiana. Nel corso della sua carriera ha avviato inoltre progetti in qualità di produttrice discografica, regista di videoclip, attrice teatrale, fotografa e scrittrice.

    Nata a Trieste ma originaria di Monfalcone e residente a Gradisca d'Isonzo (provincia di Gorizia), Elisa è una delle poche cantautrici italiane a scrivere la quasi totalità dei suoi testi in inglese; ha cantato anche in spagnolo (nei brani Háblame e Sentir sin embargo), francese (Pour que l'amour me quitte), sloveno (Lintver main theme) e curdo (il brano Kuminist), oltre che in italiano.

    Il successo in ambito discografico arrivò a 19 anni con l'album d'esordio Pipes & Flowers, ma la notorietà al grande pubblico giunse a 23 anni grazie alla vittoriosa partecipazione al Festival di Sanremo 2001 con la canzone Luce (tramonti a nord est).

    Ha due figli, avuti da Andrea Rigonat, suo marito e componente della sua band: Emma Cecile, nata il 22 ottobre 2009, e Sebastian, nato il 20 maggio 2013

    In 19 anni di carriera, dopo la realizzazione di 8 album in studio, 5 compilation, 2 album dal vivo, 5 album video, 51 singoli e altrettanti video musicali, ha venduto oltre 3,5 milioni di dischi certificati da M&D e FIMI, riscuotendo successo anche in Europa e in Nord America. Nelle classifiche di vendita italiana ed internazionali, ha raggiunto 9 volte la top-ten con i suoi album, conquistando 3 volte la prima posizione, mentre per quanto riguarda i singoli, ha raggiunto la top-ten 16 volte, con 6 numero uno, guadagnando complessivamente 1 disco di diamante, 1 disco multiplatino (come membro del gruppo Artisti Uniti per l'Abruzzo), 26 dischi di platino e 5 dischi d'oro.

    In Italia ha ottenuto tutti i principali premi e riconoscimenti in ambito musicale: dal Festival di Sanremo nel 2001 con il brano Luce (Tramonti a nord est), grazie al quale conquistò sei premi, incluso il primo posto nella categoria Big, alla Targa Tenco, da due Premi Lunezia a 14 Italian, Wind & Music Awards, dal Festivalbar al Nastro d'argento, ed un Premio Regia Televisiva. Tra gli altri numerosi riconoscimenti ha inoltre vinto un MTV Europe Music Award. Nel 2013 il brano Ancora qui, colonna sonora del film di Quentin Tarantino Django Unchained, scritta da Elisa e composta da Ennio Morricone, ha fatto parte delle settantacinque canzoni tra cui sono state scelte quelle candidate all'Oscar alla miglior canzone originale. L'album della colonna sonora ha inoltre ricevuto una nomination ai Grammy Awards 2014 nella categoria Best Compilation Soundtrack for Visual Media.

    Nonostante la sua musica sia principalmente descritta come pop e pop rock, nel suo repertorio ha anche attinto da generi quali alternative rock, trip hop e dance.

    A sedici anni Elisa incontra ad un provino Caterina Caselli, la quale, positivamente impressionata dalla sua voce e dai suoi testi, un anno dopo le dà la possibilità di firmare il suo primo contratto discografico con la Sugar Music, etichetta da lei stessa gestita. Nel 1996, a diciotto anni, parte per Berkeley (California) dove, insieme a Corrado Rustici (produttore di Zucchero, Francesco De Gregori, Claudio Baglioni e collaboratore, in passato, di Whitney Houston ed Aretha Franklin), lavora alle canzoni dell'album d'esordio.

    Vista dall'alto di Berkeley, città dove ha inciso Pipes & Flowers, il suo album d'esordio
    L'album viene anticipato di alcuni mesi dal singolo Sleeping in Your Hand, pubblicato alla fine di maggio del 1997. Pipes & Flowers viene infine pubblicato il 22 settembre 1997 e in poco tempo conquista il quadruplo disco di platino in Italia. Elisa è autrice o coautrice di tutti i testi, scritti in inglese, e anche delle musiche. Per questo suo debutto nel 1998 vince la Targa Tenco e il PIM (Premio Italiano della Musica). Elisa comincia poi a farsi conoscere anche attraverso alcune esibizioni dal vivo: alla prima edizione dell'Heineken Jammin' Festival di Imola e in seguito come special guest durante il tour europeo di Eros Ramazzotti, aprendo i suoi concerti.

    Dopo la pubblicazione dell'album in mezza Europa, comincia una serie di collaborazioni con produttori stranieri e italiani che porta alla realizzazione di varie canzoni. La prima ad essere pubblicata è Cure Me, prodotta da Darren Allison (Skunk Anansie, Spiritualized) e pubblicata come singolo alla fine del 1998. Per l'occasione Pipes & Flowers esce in una nuova edizione che comprende anche questa canzone. Le altre, dal sound prettamente elettronico paragonabile allo stile di Björk, verranno invece tenute in serbo per essere poi pubblicate nel secondo album.

    Il 1998 è l'anno in cui comincia una lunga e talvolta fruttuosa simbiosi tra le canzoni di Elisa e il mondo del cinema: le canzoni A Feast for Me e So Delicate So Pure vengono inserite nella colonna sonora del film per la TV Amiche davvero!! di Marcello Cesena, mentre l'anno dopo Cure Me viene inclusa nella colonna sonora del film La prima volta di Massimo Martella.

    Elisa ha dichiarato di aver chiamato il disco Pipes & Flowers data la sua passione per la Street Art e i graffiti, siccome era solita disegnare volti e fiori (flowers) che spuntavano da tubi (pipes) tridimensionali.

    A tre anni di distanza dall'album di debutto, il 5 maggio 2000 esce Asile's World, il secondo album dell'artista. Come anticipato dal singolo Gift, l'album segna una netta quanto inattesa inversione di rotta rispetto alle sonorità di Pipes & Flowers. Asile's World, prodotto da quattro diversi produttori tra cui Howie B e Roberto Vernetti, è infatti un prodotto caratterizzato da arrangiamenti elettronici, composto tanto da semplice synth-pop quanto da pure sperimentazioni elettroniche che si discostano fortemente dal genere pop rock, predominante invece nell'album precedente.

    Nonostante Elisa non apprezzi particolarmente le gare canore, nel 2001 Caterina Caselli le propone di partecipare alla 51ª edizione del Festival di Sanremo. La cantautrice si presenta sul palco del Teatro Ariston con la sua prima canzone in italiano, Luce (tramonti a nord est), brano non pensato per il Festival e scritto dalla stessa Elisa con la collaborazione di Zucchero e prodotto da Corrado Rustici. La cantautrice giuliana, accompagnata dagli archi del Solis String Quartet, arriva al primo posto della competizione e si aggiudica anche il premio della critica, mentre la giuria di qualità, presieduta da Gino Paoli, introduce un premio appositamente per lei, miglior interprete del Festival. Riguardo alla partecipazione al Festival, Elisa ha detto:

    « Sono venuta perché è l'evento musicale italiano più seguito. E io volevo proporre non me, ma la canzone. In questo modo, in cinque minuti, 15 milioni di persone l'hanno ascoltata. Non mi sento in gara. »
    A seguito della partecipazione al Festival esce una nuova edizione dell'album Asile's World contenente anche il brano sanremese. Elisa successivamente tornerà a Sanremo come ospite nel 2007 e successivamente nel 2010, nella serata del giovedì, dedicata a celebrare il sessantesimo anniversario della kermesse.

    Nello stesso anno, in occasione dell'apertura del Futurshow, Elisa canta a Bologna davanti a ventimila persone, inserita in un cast internazionale comprendente Manu Chao e Tricky; si esibirà inoltre al concerto di Natale in Vaticano.

    Anticipato dal singolo Heaven Out of Hell, il 9 novembre 2001 esce il terzo album di Elisa, Then Comes the Sun. L'album, prodotto da Corrado Rustici e caratterizzato da sonorità pop acustiche con alcune evasioni nel rock e nell'elettronica, musicalmente si rivela più semplice del precedente, ma dai testi più intimisti.

    In questo periodo la cantante riceve svariati premi e riconoscimenti: nello stesso giorno del lancio del suo terzo album Elisa viene eletta miglior artista italiana agli MTV Europe Music Awards di Francoforte (tuttora risulta essere l'unica artista femminile ad aver ricevuto questo premio), il 26 novembre 2001 si aggiudica tre premi agli Italian Music Awards, viene poi premiata al Premio Italiano della Musica come miglior artista femminile e miglior singolo Luce (tramonti a nord est) e a dicembre 2002 ottiene tre nomination agli Italian Music Awards.

    Nell'agosto 2002, mentre l'album Then Comes the Sun ottiene il triplo disco di platino in Italia, viene pubblicato un greatest hits della cantautrice per il mercato europeo, intitolato semplicemente Elisa, che contiene canzoni dai primi tre album, in prevalenza da Then Comes the Sun. L'album esce in più di venti nazioni fra cui Germania, Spagna e Paesi Bassi ed è anticipato dal singolo Come Speak to Me, versione inglese di Luce (tramonti a nord est).

    Nel 2003 Elisa torna a cantare in italiano: interpreta una nuova versione di Almeno tu nell'universo, una delle più famose canzoni di Mia Martini, scomparsa nel 1995. La canzone, scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio, è il tema principale del film Ricordati di me di Gabriele Muccino. Il videoclip è firmato dal regista Richard Lowenstein, noto per aver diretto in passato anche gli U2. Almeno tu nell'universo esce il 14 febbraio 2003 in contemporanea con il film e conquista subito il primo posto della classifica italiana.

    Successivamente esce il singolo Nessuna certezza dei Tiromancino, dove Elisa canta con Federico Zampaglione e Meg dei 99 Posse. Sempre nel 2003 Elisa collabora al disco Poco mossi gli altri bacini degli Avion Travel.

    Alla fine del 2003 esce Lotus, il primo album interamente acustico della cantautrice goriziana, anticipato dal singolo Broken. Il nuovo lavoro contiene alcuni dei successi di Elisa in versione acustica, tre cover (Femme Fatale dei Velvet Underground, Hallelujah di Leonard Cohen ed Almeno tu nell'universo, che in quest'occasione viene registrata in una nuova versione acustica) e sei brani inediti. L'album è seguito da un lungo tour acustico che porta Elisa per diversi teatri italiani. All'inizio del 2004 esce un omonimo DVD contenente lo showcase di presentazione dell'album e un documentario sulla sua realizzazione.

    Pearl Days, il quinto album di Elisa uscito il 15 ottobre 2004, presenta sonorità rock più energiche rispetto ai suoi lavori precedenti e in netto contrasto col più intimista Lotus. Il CD, anticipato dal singolo Together il 17 settembre, è prodotto dall'americano Glen Ballard, già produttore di Alanis Morissette e Anastacia, che dà un sound molto internazionale all'album.

    L'anno seguente viene pubblicato il secondo lavoro di Elisa in italiano, Una poesia anche per te, adattamento della canzone Life Goes On, dedicata alla sua famiglia e già contenuta in Pearl Days. Il nuovo singolo viene aggiunto alla nuova edizione del disco uscita lo stesso giorno, il 15 aprile 2005. Il singolo durante la prima settimana raggiunge la posizione numero 7 della classifica italiana e, pur arrivando al massimo in seconda posizione, sarà record di vendite. È il quarto singolo più venduto del 2005.

    Nel 2005 esce l'album di Ron Ma quando dici amore, in cui il cantante dornese è accompagnato da Elisa nel brano da cui l'album prende il titolo. Collabora inoltre con il gruppo Jade incidendo il singolo Opera e con Simona Bencini, che presenta al 56º Festival di Sanremo il brano Tempesta, la cui musica fu scritta da Elisa.

    Verso la fine del 2005 Elisa realizza Swan, il tema portante della colonna sonora del film Melissa P di Luca Guadagnino. La canzone viene prodotta da Michele Centonze (produttore anche di Almeno tu nell'universo) e il singolo, uscito il 25 novembre, rimane per dieci settimane nella Top 10 dei dischi più venduti in Italia.
    Per festeggiare i primi dieci anni di carriera, il 17 novembre 2006 venne pubblicato il primo greatest hits italiano della cantautrice, intitolato Soundtrack '96-'06, contenente molti dei suoi successi dagli esordi di Sleeping in Your Hand alla recente Swan, e anche quattro brani inediti, tutti usciti in radio. L'album è anticipato dal brano Gli ostacoli del cuore, scritto da Luciano Ligabue, che sarà il brano più trasmesso dalle radio di tutta Italia per più di tre mesi consecutivi, secondo la classifica Music Control.
    Nell'estate del 2007 esce Caterpillar, seconda raccolta internazionale di Elisa, che contiene una tracklist molto simile a Soundtrack '96-'06. L'album, anticipato dal singolo Stay, viene pubblicato tra agosto e settembre ed esce anche in Italia in edizione limitata.

    Ai Wind Music Awards dell'anno viene premiata per le vendite del CD/DVD platino Soundtrack Live '96-'06, dove si esibisce live con Stay. Il 15 luglio 2008 viene pubblicato l'album Dancing, che il 25 agosto appare anche in Canada. L'uscita dell'album segue il successo della canzone Dancing, già in vendita su iTunes America sotto forma di EP, che aveva ottenuto un enorme riscontro per esser stata utilizzata in una coreografia del programma televisivo americano So You Think You Can Dance?. Secondo un sondaggio della rivista Billboard, l'album si è piazzato al 5º posto tra i migliori del 2008.

    Tra aprile e giugno del 2009 Elisa partecipa a due iniziative a favore della ricostruzione dell'Aquila a seguito del terremoto. Il 21 aprile 2009 partecipa alla registrazione del singolo Domani 21/04.2009 voluto da Jovanotti e da Giuliano Sangiorgi. Successivamente, il 21 giugno allo Stadio Giuseppe Meazza di Milano, è stata una delle madrine del concerto Amiche per l'Abruzzo insieme a Laura Pausini, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia e Giorgia, progetto nato da un'idea della stessa Laura Pausini; al cast, composto da sole donne, hanno aderito centododici artiste italiane, di cui quarantasei si sono esibite sul palco.. Del mega concerto è stato anche realizzato un DVD uscito il 22 giugno 2010 a un anno di distanza dall'evento

    Il 13 novembre 2009 viene pubblicato Heart, sesto album di inediti di Elisa, anticipato dal singolo Ti vorrei sollevare cantato con Giuliano Sangiorgi, in radio dal 16 ottobre. L'album contiene quattordici tracce e unisce canzoni rock quali Your Manifesto e Lisert, a melodie più pop come il duetto con Antony Hegarty Forgiveness. Nell'album è presente anche una reinterpretazione di Mad World dei Tears for Fears, che Elisa aveva già eseguito live durante il Mechanical Dream Tour. L'album è prodotto da Elisa stessa e dal suo compagno Andrea Rigonat, chitarrista della band.

    Il 30 novembre 2010 è stato pubblicato un nuovo album di Elisa, Ivy. Come Lotus, il disco si compone di diverse rivisitazioni di lavori precedenti della cantautrice, cover e brani inediti arrangiati in chiave acustica. Ivy comprende anche un film-documentario girato in Trentino in cui Elisa illustra il senso del disco ripercorrendo la sua carriera e il lavoro compiuto per la realizzazione del progetto. La pubblicazione dell'album è stata anticipata dal singolo inedito Nostalgia, in lingua inglese. La cover del brano di Camille Pour Que l'Amour Me Quitte è cantata con Giorgia Todrani ed è una bellissima ninna nanna dedicata alla figlia, cover che era già stata eseguita dal vivo nel Heart Alive Tour alcuni mesi prima. A supporto dell'album è stato intrapreso un nuovo tour tra marzo e maggio 2011.

    A fine maggio 2011 Elisa è stata premiata nella nuova edizione dei Wind Music Awards per il disco di platino vinto da Ivy.

    Il 15 ottobre 2013 viene pubblicato L'anima vola, ottavo album d'inediti di Elisa. Figurano un incontro vocale con Tiziano Ferro in E scopro cos'è la felicità, il cui testo è stato scritto dallo stesso Ferro, e la partecipazione in veste di autori di Ligabue in A modo tuo, di Giuliano Sangiorgi in Ecco che e di Ennio Morricone, compositore di Ancora qui, brano facente parte della colonna sonora del film di Quentin Tarantino Django Unchained, del cui testo Elisa è autrice. Il 24 ottobre alla prima settimana di uscita, l'album si piazza in testa alla Classifica FIMI Album; l'anno 2013 si chiude con la certificazione di disco di platino per L'anima vola.
    Nel 2015 Elisa è il direttore artistico della squadra blu nel programma Amici di Maria De Filippi. Il 19 maggio dello stesso anno i The Kolors, band che fa parte della sua squadra e vincitrice della categoria canto(vincitori anche del premio della critica), pubblicano il loro nuovo album Out, contenente un duetto proprio con Elisa nel brano Realize. Inoltre la squadra di Elisa porta anche la vittoria della categoria ballo, vinto dalla ballerina Virginia Tomarchio. Il 7 ottobre dello stesso anno è stata ospite insieme ad Emma Marrone della seconda puntata dello show televisivo Capitani coraggiosi di Gianni Morandi e Claudio Baglioni esibendosi con questi ultimi nelle note finali di E tu e poi in Ma chi se ne importa e Si può dare di più.

    l 15 gennaio 2016 viene pubblicato il singolo inedito No Hero, che anticipa il suo prossimo album. Il 12 febbraio, superospite della quarta serata del Festival di Sanremo, conferma che il suo nuovo album si intitolerà On e che uscirà il 25 marzo. Nello stesso anno duetta in E la luna bussò con Loredana Bertè, nel suo album Amici non ne ho... ma amiche sì!.

    Fonte: wikipedia.org