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BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …
Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 014 (04 Aprile - 10 Aprile 2016)
BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …
Lunedì, 4 Aprile 2016
S. ISIDORO VESCOVO
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Settimana n. 14
Giorni dall'inizio dell'anno: 95/271
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A Roma il sole sorge alle 05:47 e tramonta alle 18:39 (ora solare)
A Milano il sole sorge alle 05:56 e tramonta alle 18:55 (ora solare)
Luna: 3.55 (lev.) 15.11 (tram.)
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Proverbio del giorno:
Chi fila grosso, si vuol maritar tosto; chi fila sottile, si vuol maritar d'aprile.
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Aforisma del giorno:
Bisogna sempre andare avanti e mai indietreggiare nella vita spirituale;
sennò succede come alla barca, la quale se invece di avanzare si ferma,
il vento la rimanda indietro.
(S. Pio da Pietrelcina)RIFLESSIONI
...“Ascoltami e sorridi per favore”…
... “Ascoltami e sorridi per favore”. Il soffio leggero del bambino lo carezzò e fece sentire di nuovo vivo. In quel grande libro chiuso da un tempo senza fine aveva iniziato a disperare di vedere di nuovo la luce. Una mattina una dolce manina sollevò quel grande libro e…fu luce forte, aria pura. Lontano da quel cassetto sentiva di nuovo quella sensazione oramai perduta nel tempo, quel sentirsi utile ammirato, in attesa di uno sguardo e di una carezza. Ricordava di essere stato creato per quello, di trovare soddisfazione e realizzazione negli sguardi ammirati di chi lo sceglieva, lo guardava. Era il solo mezzo che permettesse alle persone di ricevere messaggi da lontano. Da persone che legavano alla sua presenza un pensiero da trasmettere a chi lontano sentiva la mancanza. Sentiva un senso di nobiltò nel suo esistere e i tanti anni trascorsi in quel libro al buio lo avevano fatto riflettere sulla sua esistenza. Ricordi, leggende erano legati ai tanti compagni che aveva incrociato nella sua vita. Ammirati non solo per la bellezza delicata, ma soprattuto perché erano il lasciapassare verso il sogno, quello di mandare a distanza pensieri a persono che non aspettavano altro. “Ascoltami e sorridi per favore”, il bimbo sgranò gli occhi, “sai chi sono?”. Il bambino lo carezzò ancora una volta ed un'altra ancora. “Non so chi sei, ma vedo sei bellissimo”. “Hai mai scritto una lettera?”. Il bambino arriciò il naso e disse “Cosa è una lettera?”, “intendi quelle dell’alfabeto?”. Lui sorrise nel sentire quella bellissima e genuina ammissione di non sapere. “La lettera è quel foglio sul quale gli umani scrivono pensieri; poi dopo aver terminato di scrivere si mette il foglio in una busta e poi ci sono io…” Noi scriviamo sul computer, i tablet” rispose il bambino incuriosito. “E poi cosa vuol dire e poi ci sono io ?” Teneramente lui ascoltò il bambino e rispose: Amico mio dolce, io ero il via che permetteva alla lettera di viaggiarre. Cosa fai dopo aver finito di scrivere sul pc o sul tablet per inviare la lettera con quegli strumenti?”. Il bambino divertito: “Spigno il pulsante invio e spedisco.” “Tutto qui? Spingi un pulsante e hai finito. Io appartengo ad un’epoca in cui era poesia, in cui ogni cosa necessitava di tempo di attesa di ansia e di felicità nascosti in piccoli gesti, in delicati oggetti. Ai miei tempi gli umani scrivevano su un fogli bianco, che veniva poi chiuso in una busta. Poi prendevano uno dei miei simili e lo incollavano sulla busta. Immagina per incollarlo leccavano la parte posteriore. Gesti semplici, intrisi di umiltà e di poesia. Poi dovevano recarsi presso un ufficio postale o una buca della posta e lasciare lì la busta chiusa e con un mio simile in bella evidenza. Il postino avrebbe preso cura di quella busta e l’avrebbe portata a destinazione.” Era così tanto concentrato in quella spiegazione che non si accorse che il bambino lo aveva poggiato sul cuore. “ Come ti chiami?” disse il piccolo; “sono un francobollo, mi chiamo francobollo”. Senti inumidito il suo lato disegnato, aprì gli occhi e vide le labbra del piccolo allontanarso dopo averlo baciato. “la storia che mi hai raccontato è bellissima, me ne racconti ancora?”. “Quella non è una storia, è la verità, ciò che accadeva nel passato.” Il bimbo aprì un libro che aveva sul comodino vicino al suo letto e poggiò il francobollo al suo interno. “Ti tengo qui vicino a me, ogni sera prima di addormentarmi mi racconti delle storie?””Giovane amico mio, ti aspetterò ogni sera pronta a portarti nel mio mondo fatto di cose semplici, di gesti belli intrisi di umanità; un tempo in cui il tempo era un alleato un compagno di vita e non un nemico da battere o superare.” Buon Aprile amici miei … (Claudio)
Invenzione dei francobolli.
Non capisco perchè
la colla dei francobolli
la fanno sciapa,
sapor di rapa.
Avanti, chi inventa
i francobolli al ribes
e quelli alla menta?
Oh, che passione
i francobolli al limone…
Che delizia, che rarità
i francobolli al ratafià.
(Gianni Rodari)CAREZZE AL RISVEGLIO
... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
(Claudio)
POESIE A TEMA
Poesie e racconti sulla Primavera …
Nel giardino
Nel bel giardino, sotto il sole d’oro,
un ragno tesse la sua tela fina
fra stelo e stelo; alla sua casettina
porta un chicco di grano la formica.
Un’ape succhia il nettare di un fiore
e, con voli felici, il suo nidietto,
fa un passero canoro sotto il tetto.
Una gallina insegna ai suoi pulcini
come si becca… Ognuno ha il suo lavoro
nel bel giardino, sotto il sole d’oro..
(Cesare Bettelloni)
FAVOLE PER LA NINNA NANNA …
Tutti a cena alla tana della talpina
C’era una volta una piccola trattoria che si chiamava “La Tana della Talpina” ed era frequentata da strani personaggi. Fra gli avventori si annoverava il famoso Topolino che si dava un sacco di arie perché era l’idolo indiscusso dei più piccoli. Topolino, che era sempre circondato da bambini adoranti che gli chiedevano l’autografo, si presentava alla Tana della Talpina tutte le sere alle 20 con una puntualità che spaccava il secondo e ordinava un piatto di formaggi con confetture miste. Più tardi lo raggiungeva Eta Beta, il suo amico proveniente dal futuro, che essendo perennemente squattrinato, si faceva offrire la cena. La spesa per Topolino, che non era certo famoso per la sua generosità, era comunque contenuta perché la cena di Eta Beta era piuttosto frugale, consistendo in cinque palline di naftalina accompagnate con acqua distillata d’annata.
Dopo circa mezz’ora si presentava Carletto, il camaleonte verde divoratore di sofficini, che si muoveva tutto traballante, essendo sempre in overdose da crema al formaggio. In realtà lui non era interessato a mangiare perché quando arrivava si era già rimpinzato del suo cibo preferito ma, essendo decisamente logorroico, aveva bisogno di una platea di strani personaggi cui raccontare le sue storie senza capo né coda. Raccontava di aver viaggiato per tutta l’Europa con lo zaino in spalla e di essere pieno di spasimanti e di amici ma, in realtà, il suo vizio di parlare troppo senza ascoltare mai gli aveva alienato tutte le amicizie e solo gli avventori della Tana della Talpina riuscivano a sopportarlo facendo finta di essere interessati ai suoi sproloqui sulla politica, sulle camaleontesse e su presunti detrattori del sofficino al formaggio. La categoria di individui che odiava di più e su cui si concentravano gran parte delle sue invettive era quella dei salutisti che propugnavano insalate e semini come panacea di tutti i mali.
Certe sere al tavolo di Carletto si univa Filippo, un orsetto della nanna con il pelo marrone che era molto stressato perché l’avevano affidato ad una dormigliona tremenda che lo costringeva a ritmi di lavoro stressantissimi. In genere ordinava una camomilla e sorseggiandola pensava all’orsetta della sua vita, Margherita, che sognava di sposare quando si fosse liberato dalla sua padrona sempre in pigiama.
Filippo, contrariamente a Topolino, odiava i bambini perché una volta era stato preso dal nipotino della sua padrona che gli aveva ciucciato il medaglione rosso che teneva sempre al collo come pegno del suo amore per Margherita.
Il gruppo degli sciroccati era composto anche da Chopper, una renna parlante con velleità da pirata, che litigava puntualmente con tutti e aveva sempre da lamentarsi sul livello del locale che, a suo dire, proponeva ogni sera i soliti piatti.
Di fronte alle lamentele di Chopper la cuoca, che era un donnone sulla sessantina con un bel paio di baffi neri sui quali spalmava un rossetto rosso fuoco, cominciava a dare in escandescenza e sparava invettive su tutti invitandoli a cambiare ristorante se non erano soddisfatti della sua cucina. Ma in realtà Teresa, così si chiamava la cuoca, sapeva che la sera successiva si sarebbero ripresentati tutti perché la Tana della Talpina, più che una trattoria, era una famiglia dove chiunque era accettato con i suoi pregi e le sue stranezze.
Topolino, Eta Beta, Carletto, Filippo e Chopper si sarebbero sentiti persi senza Teresa e la sua Trattoria che oramai era diventata la loro seconda casa.
(Barbara La Mastra)
ATTUALITA’
L'Istat: Italia un Paese di vecchi, non ci sposa e non si fanno figli. Pil al Sud è la metà che al Nord.
Lo rivela un rapporto Istat. Non studiano e non lavorano 2,3 milioni di giovani. Povertà relativa il 10% delle famiglie. Scendono i consumi elettrici. Pochi matrimoni, ancor meno figli e tanti, tanti anziani. L'Italia è un Paese di vecchi, almeno a guardare le statistiche. Al 1 gennaio 2015 - secondo il rapporto Istat diffuso oggi - si registra un deciso sorpasso: ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani. E 55,1 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa; valori in continua ascesa negli ultimi anni. A fronte di ciò, secondo le prime stime relative al 2015, per la prima volta negli ultimi 10 anni, la speranza di vita alla nascita arretra, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7). Nel Mezzogiorno i valori della speranza di vita si confermano al di sotto della media nazionale. Nel Belpaese hanno poi perso appeal i fiori d'arancio. Con 3,2 matrimoni ogni mille abitanti, l'Italia rimane uno dei paesi dell'Ue28 in cui si va meno a nozze. Nel corso del 2014 in tutte le regioni si é verificata una stasi o un calo, fatta eccezione per il Trentino-Alto Adige. Resiste la tradizione del Mezzogiorno con la nuzialità più alta mentre il Nord-ovest è l'area con meno matrimoni rispetto alla popolazione. Se si pronunciano pochi "sì" è pure vero che ci si dice addio meno che altrove. L'incidenza di divorzi è bassa: 8,6 ogni 10mila abitanti nel 2014; a livello europeo solo Irlanda e Malta registrano valori inferiori (anno 2013). Per le separazioni si sta verificando una convergenza tra le varie aree del Paese (14,8 e 14,6 ogni 10mila abitanti nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno) mentre il divario Nord-Sud per i divorzi resta ancora evidente (rispettivamente 9,8 e 6,6). La fotografia scattata dall'Istat mostra, infine, una scarsa propensione ad allagare la famiglia. Continua, infatti, a diminuire il numero medio di figli per donna: nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale. Se si considera l'età della madre, le regioni del Mezzogiorno si confermano, mediamente, quelle con le mamme più giovani.
Il Pil pro capite nel Mezzogiorno (16.761 euro) è quasi la metà di quello del Nord Ovest (30.821) e poco cambia se si guarda al Nord Est (29.734 euro). E' quanto emerge dalle tavole Istat, nel rapporto 'Noi Italia'. I dati sono del 2014, con una media nazionale che a 25.256 euro, la più bassa, stando alle serie riportate, almeno da 10 anni, ovvero dal 2004. I numeri sullo spaccato territoriale non vanno oltre il 2014, lasciando fuori il 2015, anno in cui, almeno a livello nazionale, il Pil è salito dello 0,8%. Facendo invece un passo indietro, l'Istat ricorda che "nel 2013, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto (esclusi i fitti imputati) pari, in media, a 29.473 euro, circa 2.456 euro al mese. Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica (il valore medio è decisamente superiore a quello mediano), il 50% delle famiglie ha percepito un reddito non superiore a 24.310 euro, corrispondente a 2.026 euro al mese".
Secondo il rapporto, sono oltre 2,3 milioni (il 25,7% del totale) i giovani 15-29enni che nel 2015 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un'attività lavorativa. L'incidenza è più elevata tra le donne (27,1%) e nel Mezzogiorno (in Sicilia e Calabria sfiora il 40%). Tuttavia la quota è in calo rispetto all'anno prima: nel 2014 i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, erano il 26,5%. Il primo ribasso dall'inizio della crisi.
Tra chi ha da poco varcato la soglia dei trenta anni risulta laureato uno su quattro. Nel 2015, rileva, "il 25,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, un livello di poco inferiore al 26% stabilito come obiettivo per l'Italia ma lontano dal 40% fissato per la media europea".
Quindi la quota di chi ha un titolo accademico sale, nel 2014 era al 23,9%, ma il target Ue, fissato nella Strategia Europa 2020, è distante.
Sale al 14% l'incidenza del lavoro a termine nel 2015, più alta nelle regioni meridionali (18,4%) rispetto al Centro-Nord (12,5%). Si tratta del livello più alto dal 2004, guardando alle tabelle che fanno parte del dossier (nel dettaglio nel 2014 l'incidenza era pari al 13,6%). L'Istituto spiega come la quota dei dipendenti a termine si ottiene dal rapporto percentuale tra i dipendenti a tempo e il totale dei dipendenti. A scendere invece è il "Il tasso di mancata partecipazione:rallenta per la prima volta dal 2006. Sul fronte occupazione "Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10, ma è forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno". "Nella graduatoria europea relativa al 2014, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori a quello italiano mentre la Svezia registra il valore più elevato (74%).
Tra il 2013 e il 2014 l'incidenza della povertà, relativa e assoluta, è risultata sostanzialmente stabile. La povertà relativa coinvolge circa un decimo delle famiglie residenti, quella assoluta il 5,7%.
Nel 2014 l'indicatore di grave deprivazione materiale, spia delle difficoltà economiche, segna una riduzione ma il problema riguarda ancora 4 milioni di persone. La quota delle persone colpite scende infatti all'11,6% (era del 12,3% nel 2013). Nel dettaglio, spiega l'Istituto, il valore del Mezzogiorno, 19,9%, equivalente ad oltre 4 milioni di individui, "per quanto in forte diminuzione, è più elevato di quello rilevato in tutto il Centro-Nord (7,2%, quasi 3 milioni di individui).
Il tasso di motorizzazione, in flessione nel 2012 e 2013, segna un lieve aumento, con quasi 610 autovetture per mille abitanti. Nel confronto europeo l'Italia è di gran lunga uno dei paesi più motorizzati, preceduta solo da Lussemburgo e Lituania. Non a caso, viene evidenziato nel Rapporto, nel 2015 l'87,3% degli occupati e il 74,1% degli studenti utilizzano un mezzo di trasporto per recarsi al luogo di lavoro o studio, privilegiando l'automobile.
(Ansa)
Huawei P9, parte la sfida a Apple e Samsung.
Smartphone con superfotocamera Leica. Un tempo era conosciuta come "la cinese dei telefonini economici", ma quell'epoca è ormai finita: Huawei punta in alto e, forte del terzo posto nella classifica mondiale delle vendite di smartphone, vuole accreditarsi come brand di fascia alta, sfidando a viso aperto Samsung e Apple che occupano i primi due posti della top five.
Lo fa con un evento mondiale in grande stile al Battersea Evolution Londinese, portando sul palco il nuovo Superman, l'attore Henry Cavell, e ingaggiando come testimonial Scarlett Johansson per presentare i suoi nuovi smartphone con cui conquistare i mercati occidentali. Il P9 e il P9 Plus, questi i nomi dei dispositivi da 5,2 e 5,5 pollici, sono in aperta competizione con l'iPhone 6S e il Galaxy S7, di cui si dichiarano superiori per durata della batteria, spessore più sottile o soprattutto per qualità foto e video.
Punto di forza degli smartphone sono infatti le due fotocamere posteriori frutto della collaborazione con l'azienda tedesca Leica, nome storico della fotografia. Una 'Rgb' che cattura il colore e l'altra monocromatica per catturare la luce. Risultato: 270% di luce in più rispetto all'iPhone 6S e il 96% in più rispetto al Galaxy S7, assicura Huawei. Insieme alla messa a fuoco selettiva e ai controlli manuali dei parametri per scattare, che "fissano il nuovo standard della fotografia su smartphone".
Il P9 sarà prenotabile dal 7 aprile in Italia, che per Huawei è il secondo mercato mondiale dopo la Cina con oltre 2 milioni di smartphone venduti nel 2015.
Obiettivo per l'anno in corso - spiega Daniele De Grandis, direttore esecutivo di Huawei Italia per la divisione consumer - è raddoppiare le vendite portandole a 4 milioni di unità nel 2016, e per questo ci sarà un investimento in pubblicità "significativamente superiore" ai 10 milioni di euro vociferati, intorno ai 15 milioni.
Le risorse non mancano. Huawei ha chiuso il 2015 con oltre 100 milioni di smartphone venduti al mondo, quarto brand a riuscire storicamente nell'impresa dopo Nokia, Samsung e Apple. Il fatturato della compagnia è cresciuto del 37% a 60,8 miliardi di dollari, per un utile netto di 5,7 miliardi (+33%).
(Ansa)
Scoperto un buco nero da record, a 200 milioni di anni luce dalla Terra.
Scoperto da Università California, ha la massa di 17 miliardi di Soli. Scoperto un super buco nero da record a 200 milioni di anni luce dalla Terra: la sua massa supera di 17 miliardi di volte quella del Sole e la sua presenza è considerata un segno di come simili mostri cosmici potrebbero essere molto più comuni di quanto si possa immaginare. Pubblicato sulla rivista Nature, il risultato si deve al gruppo guidato dall'Università della California a Berkeley.
Il record attuale è detenuto dal buco nero della massa di 21 miliardi di Soli scoperto nel 2011 nell'Ammasso della Chioma, che si è guadagnato un posto d'onore nel Libro dei Guinnes. Finora si riteneva che buchi neri di queste dimensioni fossero 'insediati' nel cuore delle grandi galassie in zone dell'universo molto 'affollate', ma il nuovo buco nero contraddice questa ipotesi. Si trova infatti nella galassia NGC 1600, che si trova nella parte di cielo opposta rispetto all'Ammasso della Chioma e in una zona relativamente deserta, ha osservato il coordinatore della ricerca, Chung-Pei Ma. E' stata individuata nell'ambito del progetto di ricerca Massive, il cui obiettivo è studiare grandi galassie e buchi neri per ricostruire il loro processo di crescita.
La domanda che viene spontanea ai ricercatori è se l'aver trovato un buco nero in una zona dell'universo scarsamente popolata non possa essere la punta di un iceberg. Chung-Pei Ma non esclude che i 'mostri cosmici' possano essere molto più numerosi del previsto e disseminati anche nelle zone meno popolate dell'universo.
(Ansa)ANDIAMO AL CINEMA!!!!
Heidi
Un film di Alain Gsponer. Con Anuk Steffen, Bruno Ganz, Isabelle Ottmann, Quirin Agrippi, Katharina Schüttler.
Un adattamento curato e riuscito, che guarda al romanzo ottocentesco e all'esempio di Belle e Sebastien.
Marianna Cappi
La piccola Heidi, rimasta orfana, è stata cresciuta dalla sorella della madre, ma viene il giorno in cui la zia Dete trova lavoro a Francoforte e Heidi viene perciò affidata all'unico parente che possa occuparsi di lei, il padre di suo padre, un uomo solitario che vive in una baita di alta montagna. Nonostante un primo rifiuto, il vecchio si affeziona alla bambina e llei mostra di amare moltissimo la vita dura dei monti e il pascolo delle capre con l'unico amico, Peter. Il nonno, però, si rifiuta di mandarla a scuola e così Dete torna a prenderla e la porta a Francoforte perché faccia compagnia a Klara, la rampolla di casa Seseman costretta in sedia a rotelle, e venga istruita dal suo stesso precettore.
La storia di Heidi, pubblicata nel 1880 e nata dalla penna della scrittrice svizzera Johanna Spyri, appartiene a quell'età del mondo, durata millenni, durante la quale i bambini non nascevano per vivere al centro della vita dei loro genitori, ma dovevano sperare di sedurre gli adulti per non finire troppo male. La Spyri, che aveva a cuore la loro condizione svantaggiata e quella delle giovani donne, crea con Heidi il personaggio di una bambina irresistibile, grata e coraggiosa, capace di sciogliere il cuore indurito del vecchio nonno, di arrivare a capire da sola l'importanza dell'alfabetizzazione, ma anche di non lasciarsi abbindolare dalle seduzioni della vita borghese e cittadina, dove il lusso e il calore rimano in realtà, rispetto ai bisogno di un bambino, con oscurità e prigionia.
Il film di Gsponer, fedelissimo al romanzo, lavora su questa collocazione storica: sul peso delle dicerie (rispetto al vecchio dell'Alpe) e delle superstizioni (il sovrannaturale) che animano un mondo agli albori della rivoluzione industriale, così come sulla formalità delle relazioni umane e sull'esistenza, fortunatamente, di piccole sacche di resistenza, dentro la società classista (la nonna di Clara, che capisce la malattia dell'anima di Heidi) o fuori di essa (il nonno di Heidi, che ha scelto l'isolamento dal volgo). Sono note di contorno, che non distraggono rispetto al cuore del racconto, sulla carta più prettamente pedagogico e sullo schermo più indirizzato a valorizzare il rapporto con la natura.
Alain Gsponer, già regista di Un fantasma per amico, guarda chiaramente al recente successo di Belle & Sebastien e, come in quel caso, indovina la scelta della giovane protagonista, mentre Bruno Ganz interpreta il nonno, in un riuscito incontro tra icone svizzere.
Video(Lussy)
... CURIOSANDO E RACCONTANDO …
Ho dei gusti semplicissimi;
mi accontento sempre del meglio.
(Oscar Wilde)LO ZABAJONE
Lo zabajone (zabaione o zabaglione) è una crema dolce e spumosa a base di tuorli d'uova , zucchero e vino o vino liquoroso. Diede origine, in Italia, a noti liquori come il Vov e lo Zabov, due marchi registrati: il primo prodotto, Vov, è del 1845, lo Zabov è del secondo dopoguerra.
Lo zabaione ha parecchi secoli di storia. La provenienza delle sue origini ed del suo nome sono incerte. Qualunque sia l'origine dello zabaione la ricetta si è diffusa ovunque, legata ai diversi vini liquorosi tradizionali Porto, Marsala, Xeres, Rivesaltes. La parola Zabaione potrebbe provenire, in assenza di altre etimologie, dal termine dell’antica Illiria sabaja, o zabaja, derivante da sabaium, che era una bevanda molto diffusa.
Gli ateniesi la conobbero come zhytos e fu importata specialmente da Pelusio, in Egitto. Era la birra, molto simile alla bevanda sumera, che sia i greci che i popoli mesopotamici, trovandola torbida, la sbiancarono aggiungendo farina o latte. Era una bevanda a metà tra bere e mangiare,con l'aggiunta di farina, o latte, o uova, o tutto assieme, e fermentata fino a raggiungere un certo tenore alcolico.
Era amata anche dagli Illiri e dai Romani, che la chiamavano sabaja. Il nome deriva da un Dio chiamato Sabatius, o Sabazius, un antico popolo dell’Anatolia, adorato dai Frigi . I Greci cominciarono pian piano a presiedere alcuni culti misterici legati all’ebbrezza di questo dio, che col tempo diverrà un aspetto di Dioniso, poi Bacco per i Romani.
Il sabatium arrivò in Italia molti secoli prima al seguito delle Legioni di uno dei tanti imperatori illirici.
La più antica attestazione di una preparazione dello Zabaglione viene da Napoli: “Per fare quatro taze de Zabaglone, piglia .xii. rossi de ova frasca, tre onze de zucaro he meza onza de canella bona he uno bucale de vino bono dolce, he fallo cocere tanto che sia preso como uno brodeto. Et poi levalo fora he ponello in uno grando piatello davante alli Compagnone. Et se vorai, gli potrai ponelre uno pezo de butiro fresco.” Questa ricetta compare in un manoscritto risalente alla metà del XV secolo ed è oggi conservata nel Ms. Bühler, 19, ff 1-76, presso la Pierpont Morgan Library di NY.(1450 ca.).
Grazie alla reperibilità degli ingredienti una bevanda simile allo zabaione sembra fosse già nota nel 1533, quando era servito in forma ghiacciata alla corte di Caterina de' Medici. Sul finire del XV secolo, la ricetta venne riproposta in un famoso ricettario di Maestro Martino da Blenio, per diventare successivamente patrimonio dei principali testi gastronomici italiani.
Nel celeberrimo “Opera di Bartolomeo Scappi”, in sei libri, pubblicato a Venezia nel 1570. DaI libro di Bartolomeo Scappi “(…) Per fare brodetto detto zambaglione. Piglinosi sei rossi d’ova senza chiare crude, e fresche, e oncie sei di malvagia amabile, oncie tre di zuccaro, un quarto di cannella pista, oncie quattro d’acqua chiara, mescolisi ogni cosa insieme, e passili per lo colatoro o foratoro, facciali cuocere nella caldarina con acqua bollente (…)”. Specifica persino i vini da usare: Malvasia o Trebbiano di Pistoia.
La precisione dello Scappi fu tale che a distanza di oltre 500 anni si può seguire la ricetta passo passo. La ricetta dello zambaglione è nel sesto libro, quello dedicato alle preparazioni più adatte agli infermi e ai conva-
lescenti; Scappi era molto ferrato sull’ argomento, essendo il cuoco personale di un Papa e avendo ristorato molti anziani prelati. In verità, si pensa che lo zabaione sia nato proprio come cibo ricostituente, forse nelle campagne e derivi dal semplice uovo sbattuto, proprio come la maggior parte delle creme. In contraddizione, il fatto che nella sua preparazione ci sia lo zucchero, lo pone su tavole molto ricche, specie fino ad inizio ‘600, quando lo zucchero era solo di canna e di importazione. Ma lo zucchero nella ricetta originale non era indispensabile: la ricetta di Scandiano parla di farina, e ancora oggi a Reggio Emilia si usa sbriciolare nello zabaione pane secco.
La sensazione è che si sia partiti da un miscuglio di farina o pane di vario genere, uova e vino, più o meno dolce, forse nemmeno cotto; poi si sia raffinata la ricetta. Così, lo zabaione ha preso due strade diverse: ricostituente casereccio, e dolce raffinato; in un libro del 1622 si trovano le due diverse vocazioni, ben distinte.
Bartolomeo Stefani, cuoco di corte dei Gonzaga di Mantova, pubblica nel 1662 “L’Arte di ben cucinare” dedicato ad Ottavio Gonzaga, nel quale si legge:
«Per far un zambalione: Si pigliarà ova fresche sei, zuccaro fino in polvere libra una e meza, vino bianco oncie sei, il tutto si sbatterà insieme, e poi si pigliarà un tegame di pietra vitriato a portione della detta composizione, si mettarà due once di butiro a disfar nel tegame, quando sarà disfato si butterà la composizione dandogli fuoco sotto e sopra. Se si vorrà mettere nella composizione cannella pista se ne mettarà un quarto, se si vorrà ammuschiar conforme il gusto, avertendo però alla cottura che non si intostisca troppo. Puoi fare ancora il zambalione in questa maniera: pigliarai oncie due di pistacchi mondi, pellati e poi pistati nel mortaio e stemprali con il vino, che va fatto il zambalione, e questo zambalione serve assai per i cacciatori, perché alla mattina, avanti vadino alla caccia, pigliano questo; se per sorte perdessero il bagaglio possano star così sino alla sera; se può fare con il latte di pignoli, come di sopra, e per convalescenti, che non possono pigliar forza, si fa col seme di melone.»
Nel libro di Giorgio Maioli, “I racconti della tavola a Reggio Emilia (GES, 1980)”, si racconta di Paolo Panciroli secondo il quale lo Zabajone sarebbe stato inventato a Reggio Emilia, per la precisione nei dintorni di Scandiano. Il termine Zabaione, secondo Panciroli, sarebbe di estrazione francese: da buillon (brodo), uno dei lasciti delle tante occupazioni militari delle nostre terre. La stessa versione è ripresa anche da Athos Nobili e Numa Ciripiglia, al secolo Luigi Camparini. Pare che nel 1471 un capitano di ventura, Giovanni Buglione, si accampò vicino Scandiano e sguinzagliati i vivandieri per procurare il cibo per le truppe ebbe la sorpresa di vederli tornare solo con poche uova, farina e vino bianco data la povertà che regnava nelle campagne dell’epoca, dovute al saccheggio degli eserciti. Buglione fece mescolare gli ingredienti in un calderone e ottenne così una crema calda semiliquida, che da quel giorno fu chiamata Brodo di Giovanni; poi, di lì a Jean Bouillon, Zvàn Bujon, zambujon e zabaione il passo venne naturale, man mano che il nome veniva assorbito dal dialetto del reggiano.
Un'altra traccia si ha a Torino, dove nel 1722, la Pia Associazione di Cuochi Privati e Famigli d’ambo i Sessi creò lo squisito dolce, battezzandolo Crema di San Baylon, poi Sanbayon; ancora oggi, in Piemonte lo si chiama sanbajon, e un ricettario del 1923 di Giuseppe Ciocca cita: “(…)Vuolsi eziandio che questo delizioso camangiare fosse stato servito, per la prima volta, alla mensa del prefato duca di Savoia, sullo scorcio del XVI secolo, e che al duca fosse tornato assai gradito (…)”, credendo potesse essere una derivazione della “rossumada lombarda. Fra’ Pasquale de Baylon (1540-1592), del Terzo Ordine dei Francescani, approdato a Torino per il suo apostolato presso la Parrocchia di San Tommaso, consigliava alle sue penitenti che si lamentavano delle prestazioni del consorte, una sua ricetta che, sintetizzata in 1+2+2+1, avrebbe restituito vigore al soggetto.
Santificato nel 1680 da Papa Alessandro VIII entrò rapidamente nella leggenda, probabilmente più per la crema portentosa che per la sua virtù, tanto che le donne torinesi si scambiavano la sua ricetta per beneficiare del miracolo del Santo il cui nome, in dialetto torinese, fu subito abbreviato in San Bajon (o=u).(Gabry)
La Musica del Cuore
I Grandi Cantautori Italiani
foto: liberoquotidiano.it
Umberto Balsamo
Umberto Balsamo (Catania, 10 marzo 1942) è un cantautore italiano
Nasce a Catania nel 1942, ultimogenito di una famiglia numerosa, la passione per la musica si manifesta molto presto in Balsamo il quale, dopo essersi comprato la prima chitarra, a sedici anni comincia a prendere lezioni di musica da Vito Falcone. Nel 1963 si stabilisce a Milano, dove muove i suoi primi passi nell'ambiente musicale collaborando per un paio d'anni con l'affermato paroliere Luciano Beretta. Due dei più noti brani nati da questa collaborazione sono La prima lettera d'amore scritto nel 1966 per Orietta Berti, e Vita (incisa nel 1977 da Iva Zanicchi).
Nel 1968 Umberto tenta una prima volta anche la carriera di cantante incidendo per la Ri-Fi, con lo pseudonimo di Bob Nero, il 45 giri contenente i brani Il mio cuore riposa e Tutte, che passa praticamente inosservato. Nello stesso anno il suo brano Primo amore viene selezionato da Gianni Sanjust, direttore artistico presso Ricordi, per la manifestazione Un disco per l'estate. Primo amore, che verrà interpretato da Milva l'anno successivo, frutta a Balsamo il suo primo contratto importante in qualità di compositore proprio con la Ricordi.
Nel 1969 Umberto compone la musica di Occhi neri, occhi neri, testo di Alberto Testa, la canzone, presentata da Mal a "Canzonissima", diviene una delle maggiori hit dell'artista inglese. Nel 1971, con Amare di meno, sigla di Rischiatutto, firma il rilancio discografico di Peppino di Capri. Del 1972 è invece Domani si incomincia un'altra volta, brano che Umberto scrive per Domenico Modugno, suo mito di sempre. Scaduto il contratto con Ricordi, quello stesso anno Umberto firma un contratto con la Las Vegas non solo come autore ma anche come cantante e si presenta a Un disco per l'estate: la sua Se fossi diversa ottiene un buon successo di critica e di pubblico.
Al Festival di Sanremo 1973 Umberto è presente in qualità di autore con ben 3 canzoni: Amore mio (interpretata dallo stesso Balsamo), Dolce Frutto (Ricchi e Poveri) e Tu, nella mia vita (Wess e Dori Ghezzi). Passato alla Polydor, al successivo Un Disco per l'estate presenta Bugiardi Noi che diverrà una delle sue hit più conosciute. Sempre nel 1974 Balsamo vince il Telegatto come rivelazione dell'anno. Nel 1975 il cantautore catanese scrive e incide Natalì, in gara a Un disco per l'estate, canzone che per la tematica affrontata (il triangolo amoroso), subisce una censura da parte della Rai.
Mentre in Italia il brano passa inosservato, all'estero ne vengono realizzate più versioni, eseguite, in lingue differenti, da diversi artisti. Nel 1976 Balsamo propone a Mina la canzone L'angelo azzurro, da lui scritta insieme a Cristiano Malgioglio. Rifiutato dalla cantante cremonese, il brano diviene uno dei maggiori successi dello stesso Balsamo che l'include nel suo album Malgrado tutto...l'angelo azzurro (1977). Nel 1978 pubblica il suo quarto album Crepuscolo d'amore, cui venne estratto il 45 Crepuscolo - Amore.
Il 1979 è l'anno di Balla, il brano più noto dell'artista catanese, che, a dispetto dei dubbi della Phonogram, con il suo ritmo da tarantella conquista il pubblico e vende più di un milione di copie. Negli anni ottanta Balsamo pubblica Pianeti e Mai più per poi prendersi una pausa di una decina d'anni durante i quali si rifugia in un paesino della Brianza (Usmate Velate). L'inattività viene però interrotta per scrivere qualche canzone fra cui: Nun chiagnere, Nascerà Gesù e Italia presentate al Festival di Sanremo 1988 rispettivamente da Peppino di Capri, i Ricchi e Poveri e Mino Reitano. Ha scritto un grande successo di Orietta Berti "Futuro" presentato da lei al Festival di Sanremo 1986.
Ha scritto insieme a Malgioglio Chi mi darà portata da Iva Zanicchi al Festival di Sanremo 1984. La canzone Italia presentata da Mino Reitano a Sanremo 88 doveva essere cantata da Pavarotti. Negli anni ottanta diventa produttore e autore di canzoni per Orietta Berti, la quale inciderà 3 dischi: nel 1984 Le mie nuove canzoni, nel 1986 Futuro (album), nel 1989 Io come donna. Negli anni novanta Balsamo realizza Respirando la notte luna e propone una nuova versione di Balla. Dopo quasi un altro decennio di silenzio, nel 2003 pubblica Vorrei aprire il cielo sabato sera a spina di rosa. Poco dopo, tuttavia, quest'ultimo lavoro viene ritirato dal mercato dallo stesso Balsamo che, stando al sito ufficiale, "essendo perfezionista, non è soddisfatto appieno del prodotto definitivo"
fonte: wikipedia.org(Ivana)
RUBRICHE
(Redazione)
L’ISOLA NELLO SPORT
CRONACA SPORTIVA
Montezemolo: "Schumacher ha grande forza, sono certo del recupero".
Ritiro Vettel? come Schumacher poi vincemmo. "Meglio che si rompa un motore prima di partire in seconda fila che non subire nessuna rottura partendo sempre in ottava. Ricordo che Schumacher nel '96 appena arrivato alla Ferrari ruppe il motore a Magny Cours nel giro di ricognizione, una grande delusione, ma poi noi vincemmo a Spa e a Monza. Mi auguro che quello di domenica sia un segnale che ci riporta a quegli anni lì, sia di buon auspicio. C'e' molto, molto da lavorare, come sempre in Formula 1". Lo ha detto l'ex presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo, in un forum all'Ansa, sul ritiro di Vettel prima della partenza del Gp del Bahrain.
"Sono molto fiducioso nel recupero di Michael. Lo dico con forza e convinzione". Luca di Montezemolo, presidente del Comitato promotore per Roma 2024, parla in un forum all'Ansa di Michael Schumacher, da tre anni in una fase di lenta ripresa.
"Michael - aggiunge l'ex presidente della Ferrari - è ancora oggi per me un compagno di vita: per 11 anni abbiamo vinto tanto e avuto "figli" con le nostre vittorie. La sua forza è la grande capacità di reagire e sono molto fiducioso, lo voglio dire con forza perché in passato alcune mie parole sono state male interpretate. Sono convinto che abbia dentro di sé la forza di reagire e stare a casa circondato dagli affetti della famiglia sarà fondamentale per il suo recupero".
(Ansa)
Malagò, Schwazer? Ora deve meritarsi Rio.
N.1 Coni 'la giustizia ha fatto il suo corso'. "Mi farebbe piacere vedere Alex Schwazer in gara perché non gli è stato regalato niente, anzi". Il presidente del Coni Giovanni Malagò commenta il prossimo rientro alle gare di Alex Schwazer, ai prossimi campionati del mondo di marcia a Roma il 7 e 8 maggio. Dopo che il marciatore altoatesino ha scontato la lunga squalifica per doping "la giustizia sportiva ha fatto il suo corso - dice ancora - ora è un atleta che deve dimostrare di meritarsi la qualificazione per Rio".
(Ansa)
Motogp: per Lorenzo alla Ducati annuncio imminente.
Marca, ufficialità potrebbe arrivare già nel Gp delle Americhe. L'annuncio del matrimonio tra Jorge Lorenzo e la Ducati è imminente. Lo scrive 'Marca', aggiungendo che l'ufficialità potrebbe arrivare già nel fine settimana, al termine del Gp delle Americhe, in Texas. Confermando una notizia che circola da tempo, il quotidiano spagnolo scrive che decisiva sarebbe stata l'offerta di 12 milioni di euro a stagione (per due anni) avanzata dal marchio italo-tedesco. Cifra superiore di quella offertagli dalla Yamaha per il rinnovo. Ma a convincere lo spagnolo, campione del mondo MotoGp in carica, è stato anche il prolungamento di due stagioni appena firmato da Valentino Rossi, compagno di squadra mai amato, ma con il quale i rapporti sono ormai ai minimi storici. Un segnale che la casa di Iwata punta ancora molto sul 37enne pilota pesarese. E che Lorenzo non ha gradito. Sempre secondo 'Marca', la Yamaha lasciata libera andrà quasi certamente a Maverick Vinales.
(Ansa)(Gina)
GOSSIPPANDO!!!
Giorgia Meloni aspetta una bambina
Roma - Giorgia Meloni diventerà mamma di una bambina. Lo ha detto la stessa candidata sindaco a Roma in una intervista a “Visto”. Meloni, a quanto dice al giornale, avrebbe forse preferito un maschio, ma alla notizia di una femmina l’ha avvertito come un “segno” dell’impronta matriarcale: una famiglia “rosa”.
Meloni non è sposata e il padre della bimba è il suo compagno Andrea Giambruno, autore di programmi Mediaset come Quinta Colonna e Mattino Cinque. A “Chi” aveva detto: «Sono felice e innamorata – racconta – Io non credo a quelle storie con un sacco di premesse tipo ‘Ci dobbiamo frequentare, conoscere, esplorare’. Ma quando? Se uno ti piace lo senti di pancia, di stomaco, di tutto. Io sogno e vivo di emozioni».
fonte:http://www.ilsecoloxix.it/(Lussy)
… TRA CURIOSITA’ E CULTURA …
Street Art – Banksy & Co.
L’arte allo stato urbanoPalazzo Pepoli, dal 18 marzo al 26 giugno 2016
La mostra Street Art – Banksy & Co. è un modo originale e unico per scoprire la storia dell’arte di strada nella New York degli anni ’70 e ’80, per capire che le città vivono e comunicano anche attraverso un sovrapporsi non regolato di parole e per apprezzare una selezione di opere che offrono un ampio campionario della street art degli anni 2000.
Le oltre 250 opere e i documenti, riuniti negli spazi espositivi di Palazzo Pepoli, raccontano una tappa importante della storia di Bologna e invitano i visitatori a scoprire un nuovo modo di guardare e di relazionarsi allo spazio urbano. L’evento porterà inoltre per la prima volta in Italia la collezione donata nel 1994 dal pittore statunitense Martin Wong al Museo della Città di New York.
Ma la mostra pone anche altri interrogativi: quali tracce di queste culture stiamo trasmettendo al futuro? Quali modalità e quali approcci sono da prediligere per salvaguardare questo fenomeno? Che ruolo avrà il museo in questa prospettiva? Emerge evidente l’esigenza di una ridefinizione delle politiche culturali nello spazio urbano, perché queste esperienze artistiche – oggi più di ieri – influenzano il mondo della grafica, il gusto delle persone, l’Arte intera di questo secolo.
(www.genusbononiae.it/)
Sul finire degli anni Sessanta nuove pratiche artistiche urbane sono apparse in diverse città del mondo occidentale che, eredi delle Avanguardie storiche, hanno lentamente ridefinito la nozione di arte pubblica. Nasce così la street art, che discende direttamente dalla pop art e dal graffitismo, ponendosi in un panorama a cavallo tra comunità sociale e mondo dell’arte, utilizzando la strada come luogo di ribalta e vettore comunicativo.
A decenni dalla comparsa, il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività contemporanea e ha portato la città di Bologna, dagli anni ottanta a oggi, ad affermarsi come punto di riferimento a livello europeo: molti artisti – da Blu, a Cuoghi Corsello – hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro segno sui muri.[...]La mostra, prodotta e organizzata da fondazione cassa di risparmio in bologna, genus bononiae. musei nella città e arthemisia group, curata da luca ciancabilla, christian omodeo e sean corcoran (curatore del museo della città di new york), intende spiegare il valore culturale e l’interesse artistico della street art.
Il progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art, con l’obiettivo di recuperare e conservare i murales per salvarli dalla demolizione e preservarli dall’ingiuria del tempo.
Il progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art, con l’obiettivo di recuperare e conservare i murales per salvarli dalla demolizione e preservarli dall’ingiuria del tempo.
(www.mostrastreetart.it/)FESTE e SAGRE
CURIOSITA' STORICHE
AMORE E POTERE
ALLA CORTE DI ELISABETTA I
Nell’estate del 1592 il capitano delle guardie di Elisabetta I, Walter Ralegh, e la damigella d’onore Bess Throckmorton vennero rinchiusi nella Torre di Londra dopo che la regina ebbe scoperto il loro matrimonio clandestino e la nascita di un figlio. Non fu né la prima né l’ultima volta che Elisabetta punì membri della sua corte per essersi sposati in segreto, ma in quel caso fu particolarmente severa. Ralegh venne rilasciato dopo alcuni mesi, ma perse l’incarico, fu allontanato dalla corte e dovette attendere 5 anni prima che la regina acconsentisse a dargli di nuovo udienza. Bess rimase in carcere fino alla fine dell’anno e venne bandita a vita dalla corte. Nell’ottobre del 1599 Roberti Devereux, secondo conte di Essex e anche lui persona molto vicina a Elisabetta finì agli arresti domiciliari per essere entrato precipitosamente nelle stanze della regina sorprendendola in abiti da notte, senza parrucca e senza trucco. Il conte era arrivato di fretta perché voleva giustificarsi per aver fallito nel soffocare una rivolta in Irlanda, ma Elisabetta non lo ascoltò neppure: ordinò subito di arrestarlo e si rifiutò di dargli udienza per almeno un anno, nonostante le sue reiterate suppliche. Disperato, privato delle sue cariche e delle remunerative patenti reali, nel febbraio del 1601 Essex tentò una sollevazione nelle strade di Londra, con l’intenzione di costringere la regina ad ascoltarlo o forse addirittura con l’idea di invadere il palazzo reale. Ad aiutarlo nell’impresa c’era il suo amico Henry Wriothesley, terzo duca di Southampton, un altro ex favorito di Elisabetta caduto in disgrazia per aver sposato una damigella. Alla fine furono accusati entrambi di tradimento: il duca venne poi graziato, ma Essex finì al patibolo.
In genere si tende a giudicare molto ingiusto il trattamento che Elisabetta riservò a queste persone. Nel caso specifico di Ralegh e il duca di Southampton, di solito si accusa Elisabetta di meschina vendicatività verso due uomini che mancarono di offrirle quella venerazione assoluta che tanto desiderava, e di pura e semplice gelosia sessuale verso le giovani e graziose damigelle che le avevano “rubato” l’attenzione dei suoi favoriti. Chi lo fa, in genere dipinge Essex come una figura tragica: costretto per anni a danzare ai balli di corte quando avrebbe preferito combattere le guerre dell’Inghilterra, e convinto che i suoi rapporti stretti con la regina gli dessero il permesso di entrare nelle stanze reali senza invito: un errore fatale. Se si vogliono vedere le cose in quest’ottica, Elisabetta ne esce piuttosto male. Storici che simpatizzavano con Essex hanno ritenuto irragionevole che gli fossero state tolte a quel modo le sue cariche e persino la libertà, ma pure i suoi detrattori non hanno mancato di criticare l’assurda infatuazione della regina per un uomo che come età, avrebbe potuto essere suo nipote. Secondo questi fu colpa della stessa Elisabetta, che in passato aveva mancato di tenere il conte a briglia corta, se questo si sentì libero di ignorare i suoi ordini in Irlanda e di rompere il protocollo di corte al proprio ritorno.[…] Nonostante le dicerie in merito, è assai poco credibile che Elisabetta abbai avuto relazioni sessuali con i suoi favoriti: era una persona troppo cauta e accorta per voler correre il rischio di venir scoperta o rimanere incinta. Tuttavia, sebbene sia innegabile che a volte Elisabetta abbia manifestato davvero emozioni intense, è probabile che in realtà la regina non avesse una vera vita privata. Qualunque cosa dicesse o facesse era materiale di pubblico dominio, e di ciò lei stessa era acutamente consapevole: proprio per questo ogni suo gesto o parola era guidato da intenti politici e si doveva conformare alle norme della politica stessa. Elisabetta deviò di rado a questa regola, e il caso più eclatante fu quando si innamorò di Robert Dudley, verso la fine del suo regno, Ma i suoi rapporti con i parenti, i consiglieri e i membri della corte si attenne abitualmente a un contegno politico, persino in quelle circostanze che a noi possono sembrare personali. Di fatto non solo per lei ma per tutti i regnanti del XVI secolo , la sfera personale coincideva sempre con quella politica.
(Storica)(Gabry)
SALVIAMO LE FORME!!!!
ESERCIZI PER IL MAL DI SCHIENA: COMBATTERE IL DOLORE A PASSO DI DANZA
Sapevi che la danza è in grado di alleviare i dolori alla schiena migliorando anche la postura? Ecco alcuni modi alternativi per combattere il mal di schiena!
La danza – oltre ad essere un rimedio antistress efficace e una disciplina perfetta per divertirsi e tornare in forma smagliante – è anche un’ottima terapia per combattere il mal di schiena. Secondo gli esperti infatti, alcuni tipi di danza aiutano a rinforzare i muscoli della schiena alleviando così alcuni tipi di dolori che si manifestano solitamente quando la zona lombare risulta essere piuttosto debole.
Una di queste discipline è la danza del ventre, che – con i suoi movimenti sinuosi – riesce a rafforzare la muscolatura dorsale e a dare sollievo a chi soffre di disturbi lombo-sacrali, cervicali e dorsali. Gli esercizi della danza del ventre che combattono il dolore alla schiena sono molto simili a quelli dello stretching. Altri balli molto efficaci – oltre che estremamente divertenti – per rafforzare la muscolatura della colonna ed alleviare così i dolori alla schiena sono le danze latino americane che insegnano a tenere il busto eretto, la testa alta e tesa, le spalle in fuori.
Tra questi troviamo il tango, la salsa e la bachata, ma anche lo swing, il boogie-woogie e la samba. In generale, gli esercizi adatti a contrastare il mal di schiena sono quelli che coinvolgono i muscoli della colonna, del collo e del braccia. Questi muscoli – una volta in tensione – tendono a rafforzarsi e a coinvolgere a loro volta i muscoli del pavimento pelvico, che saranno fondamentali per eseguire gli esercizi di bacino molto diffusi sia nella danza del ventre, sia nei balli latino americani.
Ma non è tutto, perché uno dei segreti dell’efficacia della danza nel combattere i dolori alla schiena è nella capacità di concentrarsi sui passi, sul movimento giusto da compiere e sulla corretta postura da assumere. La concentrazione sull’esercizio aiuterà ad allentare le tensioni della mente e del corpo, a distrarsi dalle problematiche e dalle ansie di tutti i giorni, a divertirsi in compagnia e tutto questo, inevitabilmente, avrà degli effetti benefici sia sulla schiena che su tutto il corpo.
fonte:http://www.donnad.it/(Lussy)
Salute e Benessere
Terme Dobrna
Le Terme Dobrna sono le terme attive piu antiche della Slovenia. Le sue sorgenti, gia note ai
tempi dei Romani, vengono riportate nei documenti scritti del 1403. Lo Zdraviliški dom (in fase di ristrutturazione), fu costruito nel 1624. Sono famosi i suoi bagni di marmo che si sono conservati fino ad oggi! Nel suo glorioso passato incontriamo persone come Maria Teresa, il conte Hoyosh, il fratello di Napoleone e tanti altri personaggi illustri.
L’ideale punto naturale che concentra le energie
Il parco che circonda le Terme, e stato creato rispettando gli antichi principi della scienza cinese feng shui che insegna come l’ordine dell’ambiente aiuta a ripristinare l’equilibrio energetico del corpo. Gli specialisti dicono che il parco delle Terme Dobrna e uno dei piu ideali punti naturali del mondo! Le Terme vantano una disposizione ideale (Trono imperiale) e un’ottima combinazione dei cinque elementi importanti (legno, fuoco, terra, metallo, acqua).
Ispirazioni feconde di bella vita
L’efficace acqua termale, il salubre clima, adatto ai trattamenti bioclimatici e i peloidi naturali sono i fattori che aiutano a risolvere vari problemi. Dobrna e particolarmente nota e da un mezzo secolo riconosciuta come luogo dove trattare i disturbi delle donne. Programmi speciali sono destinati alla fertilita.
Punto d'eccellenza
La scelta giusta per chi e alla ricerca di particolari luoghi del mondo
- partner della donna di ogni fascia d’eta
- piu di 600 anni di benessere
- sentite le energie del parco, che secondo i maestri del feng shui, ha una disposizione ideale, chiamata trono imperiale
Trattamenti sanitari
Fattori curativi
- acqua termale con temperatura da 35 a 36,5° C alla sorgente
- peloidi organici e inorganici
- trattamenti bioclimatici
Indicazioni
malattie ginecologiche, malattie urologiche (dei reni e delle vie urinarie), reumatismi, lesioni degli organi locomotori, malattie neurologiche, reumatismo degenerativo extraarticolare, disturbi di microcircolazione, lesioni, stress, sovrappeso, lesioni sportive
Terapie
- servizi ambulatoriali: visite mediche, laboratorio di base, cure sanitarie 24 ore su 24, inalazioni, diagnostica con ultrasuono
- fisioterapia: idrocinesiterapia, cinesiterapia, elettroterapia, meccanoterapia
- terapia occupazionale
- agopuntura o agopuntura con laser
- massaggi
- impacchi e bagni
Programmi
- programmi per migliorare la fertilita
- programmi preventivi
- programmi ginecologici (stati postoperatori, endometriosi, infiammazioni ginecologiche, disturbi del ciclo mestruale, post cancro)
- agopuntura in gravidanza
- programmi preventivi per manager
- incontinenza
Benessere
Centro di massaggi e di bellezza “hiša na travniku”
- massaggi manuali benefici: al cioccolato, al miele, tibetano, thailandese, mediterraneo, tui–na; nove tipi di massaggi ayurvedici, massaggi per le future mamme, massaggi per i piu piccoli etc.)
- linfodrenaggio del viso
- aromaterapia clinica secondo »Eve Taylor«
- cura del viso e del corpo
- pedicure e manicure
- lifting non chirurgico “caci”, radiofrequenza
- capsula Oxy
- apparecchiature slim up di prim’ordine
- programmi di relax, dimagrimento, modellazione del
corpo, eliminazione della cellulite
- salone per il trattamento dei capelli
“Dežela savn”
sette differenti saune sia a vapore che finlandesi; programmi Kneipp (percorso, vaschette, docce, piscine fredde-calde), stanza ghiacciata per il raffreddamento, bar vitaminico, grande terrazza, adatta anche per naturisti
Indicazioni
malattie reumatiche, malattie neurologiche, disturbi neurotici, lesioni del sistema locomotore, malattie ginecologiche, malattie renali e delle vie urinarie
Tempo libero e svago :
- piscine termali coperta e all’aperto, whirpool, piscina per bambini, terrazza, solarium, terrazza per naturisti
- aquagym, ginnastica mattutina sotto la guida professionale
- vari bagni (romantico, Cleopatra, azzurro, etc.)
- campo da tennis, nordic walking, percorso »Vita«, escursionismo, ciclismo, passeggiate e gite organizzate nei dintorni
Segnavia per escursionisti : Resti del castello Dobrna o del Kačji grad (Castello dei serpenti), Novi grad con maniero di Dobrnica
Hudičev Graben e Paški Kozjak, agriturismo,
resti della certosa di Žiče, curiosita storiche di Celje,
Velenje con il castello del sec. XII.
Celje(Ivana)
... PARLIAMO DI ...
UN LIBRO ....UN AUTORE
"Ci mette così tanto tempo, il tempo, a rispondere.
Che gli uomini potrebbero superarlo in velocità."L'UOMO DEI TULIPANI
di Lorenzo Marini
Una storia d'amore vissuta quattrocento anni fa che potrebbe rivivere domani... La bussola del sentimento varia dalla malinconia struggente al grottesco divertito, ricordando certi personaggi di Calvino o di Flaubert, passando per gli ossimori di Baricco. Queste storie incrociate rappresentano le nostre vite, immaginate e mai vissute. Nell'Olanda del Seicento, una serie di storie che incrociano i propri destini. Il protagonista è un pittore di tulipani, il maestro Napilut, che dipinge solamente tulipani e lo fa copiando una modella, Assentia. I suoi quadri sono adorati da tutti, forse grazie a uno strano fenomeno: profumano. La gente pensa che profumino di tulipano e invece profumano d'amore, poiché Napilut ama Assentia. La quale non può ricambiare, avendo promesso a un marinaio partito per la Compagnia delle Indie Orientali che lo avrebbe aspettato. Nello stesso momento il dottor Claudius sta scrivendo un libro di catalogazione delle nuvole ma, pur avendolo iniziato sette anni prima, non riesce a terminarlo per colpa di una costante modificazione del soggetto: le nuvole cambiano forma continuamente. A metà libro arriva l'antagonista, il veneziano Mario De Ros, pittore specializzato in rose. Con uno stile spettacolare e lontano dalla cultura calvinista del tempo ucciderà a colpi di moda e bugie la mania dei tulipani sostituendoli con le rose. Napilut ricordando Assentia, raccoglie un tulipano selvatico e lo copia, dipingendo così il più bel ritratto di donna del seicento olandese....recensione...
Ogni pagina, un petalo, ogni petalo un personaggio; il tutto sintetizzato in una sorta di book, quale è il nuovo romanzo di Lorenzo Marini, con un unico protagonista indiscusso: il tulipano, molto più di un fiore, quasi fosse il simbolo dell’unicità. Insolito il romanzo, come insolita la scelta di impaginazione: in una sorta di duetto stilistico trovano il loro spazio sia l’espressione visiva che la descrittiva del romanzo.
Alla sua sinistra, il libro lascia che siano i tulipani a raccontarsi, concedendosi agli scatti fotografici di Riccardo Rietti, che con delicata passione sa cogliere la loro essenza e renderla evidente in immagini. Giochi di luce ed inquadrature suggestive rendono piacevole anche solo sfogliare questo libro. Non delude, però, le aspettative passare alla fase successiva e posare lo sguardo sul lato destro del libro e lasciare a Marini lo spazio del suo racconto: la sua penna narra di Amsterdam nel 1600, di vite che non possono non sovrapporsi in un intrigo di fili e incroci; perché Amsterdam è questo: vicoli e canali, ma soprattutto un disegno unico come la tela del ragno. Con un stile maturo e consapevole, Marini ci introduce così in un caleidoscopico mondo i cui personaggi sembrano incastrarsi perfettamente in un gioco fatto di colori, profumi e suoni, il cui filo comune sia lo scandire del tempo ed il tentativo di mantenere fede alle promesse.
Ogni personaggio ha un nome che racconta la sua storia, intrisa di grottesca follia, attesa, assenza, silenzi e disperazione.
Incontriamo così il maestro Napilut: come il suo nome lascia intuire è il pittore di tulipani, i cui quadri sembrano parlare per effetto del “tocco Napilut” che instilla ai quadri una sorta di soffio vitale. Un segreto, il tocco Napilut, fatto di fusioni di colori e sostante rare, miscelate con cura da Blu, la sua assistente cieca, che vede oltre il nero dei suoi occhi. A questo si vanno ad aggiungere le tonalità passionali che la sua modella genera in lui: Assenzia, la donna che ama e da cui è riamato, in una sorta di impossibile amore a causa di una promessa d’attesa, una promessa che Assenzia ha regalato al suo marinaio.
Una promessa è diventata anche la ragione di vita dell’orologiaio Van der Clock: ha promesso alla sua principessa che ci sarà e da quel giorno la sua vita è scadenzata da attimi ed attese. Così come il dottor Claudius, catalogatore di nuvole ha fatto delle stesse il senso del proprio esistere, nella ricerca costante della loro essenza.
Allo stesso modo il dottor Van Der Calm ha una promessa, quella di fermare il tempo, in una sorta di donchisciottesca ed altrettanto rocambolesca lotta con i suoi Mulini Controvento. Molti altri i personaggi, molte altre le promesse che arricchiscono questa Amsterdam i cui tulipani resteranno unici, almeno fino a che la loro malattia non sarà curata, che poi, in fondo, è il destino di ogni folle.
(Monica Pintozzi il Nov 25, 2010, www.recensionilibri.org/)"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Ma lui non sentiva.
La nave era già troppo lontana e loro due potevano solo vedersi.
Due figure precise in mezzo a tante ombre.
"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Le erano fermentate nel cuore tutta la notte, erano rimaste in gola tutto il tempo della partenza, salite alla lingua durante l'ultimo abbraccio. Come sempre, anche questa volta le parole erano rimaste impigliate nella bocca. Assentia sapeva sempre cosa voleva, sapeva benissimo cosa dire, sapeva perfettamente come dirlo, ma si bloccava un attimo prima di parlare. Zitta. Così.
Parlava poco, Assentia, ma quando lo faceva erano perle.
"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Gridato, con tutto il fiato, con tutto il cuore, con tutto il destino avverso, con tutta la disperazione che un'attesa può portare.
[...]
Parlava poco con le parole. Molto con gli occhi.
Le sue frasi d'amore più belle erano lacrime.
[...]
"Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
Era diventato un urlo contro il cielo, ritornato sul mare, avvolto dalle onde, mangiato dalle acque, conservato negli abissi.
Era la dichiarazione d'amore più tenace che il porto di Amsterdam avesse mai ascoltato.
Era la dichiarazione incontrovertibile della loro unità. Erano fatti l'uno per l'altra.
E niente li avrebbe separati.
Era un arrivederci. Certi anni passano come gli attimi.
Era un addio. Certi attimi non passano mai." Per Napilut dipingere e vedere era la stessa identica cosa. Per lui, credere e amare non faceva alcuna differenza. Dipingeva con accanimento, paura, rabbia, acuta precisione, fuorviante rapimento, eccessiva sensibilità, fatale capacità, libera irrequietezza. I suoi quadri, criticati e amati, erano comunque un punto di riferimento. E i suoi ammiratori la vedevano questa bellezza eterna, godevano della poesia interiore che i suoi tulipani, e solo i suoi, riuscivano a trasmettere. Li aveva dipinti sovrapponendo l’immagine della donna amata ai fiori stessi, le curve del suo corpo alla dolcezza dei petali, le lacrime alla goccia di rugiada. Ora, per la prima volta, copiava dal vero, trasportando la bellezza agrodolce del corpo di Assentia sui suoi quadri. Ora, per la prima volta, doveva superare se stesso."
(Gabry)
STRISCIA FUMETTO
... LA NATURA SULL'ISOLA ...
Ho bisogno di conoscere la storia di un alimento.
Devo sapere da dove viene.
Devo immaginarmi le mani che hanno coltivato,
lavorato e cotto ciò che mangio.
(Carlo Petrini)LA MELANZANA
La pianta della melanzana appartiene alla famiglia delle Solanaceae, questa specie di pianta infatti comprende al suo interno almeno 85 generi e 2200 specie di piante diverse. Ha fusto eretto, rigido e ramificato, leggermente spinoso, che può raggiungere gli 80 cm di altezza. Ha radici fittonanti, ed ha bisogno di un terreno piuttosto profondo. Le foglie sono grandi, lobate e di colore verde brillante, colore dato dalla clorofilla, un elemento che aumenta di quantità man mano che la foglia si accresce, facendola diventare di conseguenza anche di un colore più scuro. I fiori sono piccoli e spinosi, e possono essere di colore violetto oppure bianchi; presentano corolle a forma di campane con 5 stami, dalle antere di colore giallo che sbocciano tra giugno e settembre. Nelle varietà di melanzana più tradizionali i fiori sono solitamente ermafroditi e solitari, e possono avere fecondazione autogama o fecondazione incrociata, che avviene per mezzo di insetti.
La melanzana, il cui nome scientifico è Solanum Melongena, è collegato alla pianta da un lungo peduncolo, legnoso a volte, e ricoperto di spine, terminante con il calice che avvolge la parte superiore della melanzana; può assumere, a seconda della varietà di melanzana coltivata, diversi tipi di forme e colore. Le melanzane possono infatti essere di forma tonda, oblunga od ovoidale, ed essere di colore bruno violaceo , rosato o bianco. E' una bacca carnosa con polpa biancastra e spugnosa. La buccia della melanzana può essere liscia, lucida o a coste.spesso dal sapore amarognolo e piccantino; all’interno della polpa vi sono più o meno numerosi semi schiacciati dal colore bianco, ambrato o giallo.
E' un ortaggio tipicamente mediterraneo; La buccia della melanzana si presenta liscia e tesa; la polpa, al tatto deve presentarsi soda. La presenza di una piccola protuberanza alla base della melanzana indica generalmente che la polpa è compatta e con pochi semi.
E' un prodotto orto-
frutticolo che viene consumato solo previa cottura poichè se cruda, contiene la solanina, una sostanza tossica, presente anche nelle patate e nei pomodori ancora verdi.
Ha un valore nutritivo piuttosto basso, ha poche calorie e un basso contenuto di grassi, proteine, glucidi e pochi zuccheri;
è inoltre ricchissima di acqua, di potassio, di vitamina A e C, di fosforo, di calcio e tannino.
La buccia della melanzana contiene sostanze benefiche per fegato, pancreas e intestino; non contiene glutine.
La polpaviene utilizzata anche in cosmesi, nella preparazione di creme e maschere per il viso.
Tra i produttori mondiali di melanzane nel mondo, il maggiore produttore di melanzane presente sul mercato ortofrutticolo mondiale è la Cina, che produce annualmente oltre 16 milioni di tonnellate di questo prodotto ortofrutticolo fresco, circa il 60% della coltivazione mondiale di questo ortaggio, seguita dall'India, con circa il 30% della produzione di melanzane a livello mondiale, e dalla Turchia, con una produzione annua che si aggira attorno al 5%Sono molte le varietà di melanzana, si distinguono generalmente per forma, oltre che per il sapore, che può essere molto delicato oppure più deciso e piccante.
Le più conosciute sono:
Di forma rotonda
• SABELLE RZ F1: melanzana Violetta, precoce e dalla forma tondeggiante, produce frutti uniformi che hanno il calice di medie dimensioni e pochissime spine. Il colore di questo tipo di melanzana è di un viola brillante.
• BLACK BEAUTY (O BELLEZZA NERA): melanzana medio-tardiva di forma tonda-ovoidale e dalla buccia lucida di colore viola molto scuro. Ha polpa compatta, con pochi semi e poco amara al gusto.
• TONDA COMUNE DI FIRENZE (o "Melanzana violetta pallida"): melanzana dalla forma rotondeggiante; ha polpa tenera, compatta e poco acida, che si presenta con pochissimi semi. La buccia è di colore viola chiaro.
• MELANZANA TONDA NERA: melanzana a pianta piuttosto produttiva; di grosse dimensioni (dai 300 ai 600 gr. circa), di forma tonda o leggermente ovale con buccia di colore viola scuro.
• MELANZANA TONDA BIANCA: melanzana a pianta piuttosto produttiva, dalla forma rotonda e dimensioni piuttosto grosse. Ha la buccia di colore bianco e polpa dal sapore delicato con pochi semi.
• MELANZANA TONDA BIANCA SFUMATA DI ROSA: melanzana dalla forma rotonda e dimensioni piuttosto grosse. Ha la buccia liscia ma lievemente costoluta, di colore bianco leggermente sfumato di rosa, e la polpa è soda, di colore bianco e con pochi semi.
• MELANZANA TONDA LILLA: melanzana a pianta mediamente produttiva, di forma tonda con superficie leggermente a coste e buccia di colore lilla. Ha la polpa dal sapore delicato e pochi semi.
• PROSPEROSA: melanzana a frutto tondo ma leggermente ovoidale e di medie dimensioni. La superficie è leggermente costoluta, con calice di colore nero che forma un "colletto bianco", il resto ha la buccia di un intenso color viola chiaro. La polpa è di colore bianco, morbida e di lenta ossidazione.
• MELANZANA DI MURCIA: melanzana dalla forma rotonda, con superficie leggermente a coste e buccia di colore viola chiaro. Questa varietà di melanzana nasce da una pianta piuttosto resistente con foglie e fusto spinosi.
• BAFFA: melanzana a pianta vigorosa e dal portamento eretto. L'ortaggio ha una superficie a coste e buccia è di colore nero brillante.
• PALERMITANA (o tunisina): melanzana a pianta di media vigorosità. Produce melanzane dalla forma tonda con superficie liscia, e calice di colore nero che forma un "colletto bianco", il resto ha buccia di un lucente colore viola intenso.
Alcune varietà di melanzana dalla forma ovale:
• BIANCA OVALE: melanzana che nasce da una pianta vigorosa; ha forma ovoidale di piccole dimensioni con buccia liscia e lucente di colore bianco avorio, priva di pigmenti vegetali. La polpa è molto soda e con pochissimi semi.
• JERSEY KING: melanzana che produce frutti di forma ovale e di notevoli dimensioni. La superficie è liscia e la buccia di colore viola scuro.
• MELANZANA GIOTTO: melanzana prodotta da una pianta piuttosto robusta e con una buona resistenza alle malattie; si presenta con forma ovale e buccia di colore viola scuro.
• MOSTRUOSA DI NEW YORK (detta anche "Gigante bianca di New York"): melanzana il cui nome deriva dalla dimensione dell’ortaggio stesso, oltre che dalla sua origine americana; questa varietà di melanzana infatti è tipica di New York. Ha la caratteristica forma a borsetta, il colore della buccia può variare dal bianco, al bianco sfumato di violetto.
• LARGA MORADA: melanzana di origine spagnola, dalla forma ovale ma abbastanza allungata, ha la buccia liscia di colore rosato striata di viola ed un gusto delicato.
• DURONA CALICE NERO: (detta anche "a peduncolo nero"): melanzana dalla forma ovale, leggermente allungata e con calice bronzato. La superficie è liscia, leggermente costoluta, con buccia di colore nero.
• SETA VIOLETTA LUNGA: melanzana a pianta molto vigorosa, produce dei frutti dalla forma ovale allungata, con superficie liscia e calice di colore nero che forma un "colletto bianco" per il resto ha la buccia di un intenso color viola.
Di forma allungata:
• VIOLETTA DI NAPOLI: melanzana dalla forma allungata, ha la polpa di sapore forte e piccante
• VIOLETTA LUNGA PALERMITANA: varietà di melanzana di dimensioni piuttosto grandi e forma allungata e claviforme con buccia di colore viola scuro.
• VIOLETTA NANA PRECOCE: melanzana molto precoce e dalla forma tonda e assai più piccola rispetto alla Violetta lunga palermitana e alla Violetta di napoli. La superficie di questa melanzana non è liscia ma si presenta a coste, schiacciata alle estremità, e con la buccia di un brillante colore viola chiaro.
• MELANZANA MORELLA: melanzana a pianta vigorosa che può arrivare ad una altezza di 70/80 cm. I frutti che produce hanno forma allungata, cilindrica, circa 22/24 cm di lunghezza per 5/6 cm di larghezza, e leggermente claviforme. Il calice di questa varietà è di colore verde, mentre la buccia è di colore violetto scuro.
• PERLINA: varietà di melanzana a pianta di taglia medio-bassa, ha la forma allungata ed è di piccole dimensioni, in media pesa solo 35gr.
Da segnalare anche un'altra specie di melanzana, del tutto diversa dalle altre:
• MELANZANA ROSSA DOP di ROTONDA: questa varietà di melanzana è un prodotto ortofrutticolo proveniente dall'Africa e dall'Asia e completamente diverso da tutte le altre varietà di melanzane.
Questo particolare ortaggio si presenta con la forma molto simile a quella di un pomodoro, e con la buccia di colore rosso-arancione. Melanzana dalla polpa fruttata che non annerisce nemmeno dopo ore dal taglio. Il profumo è piuttosto intenso e ricorda quello del fico d'India, mentre il sapore è leggermente piccante....storia, miti e leggende...
Sembra che questo tipo di ortaggio si sia diffuso inizialmente nelle zone calde dell'Asia meridionale e più precisamente in India, oltre che in Cina, dove è probabile che questo prodotto ortofrutticolo fosse coltivato già in epoca preistorica.
Non si fa menzione della melanzana per lungo tempo e non si conoscono nomi greci o romani che indichino l’etimologia di questo prodotto ortofrutticolo: per questo è più probabile che la melanzana non fosse ancora conosciuta in Europa in epoca Greco-Romana, ma si ha invece menzione di questo ortaggio fresco nel XIII secolo, quando la melanzana inizia ad essere coltivata nel nord Africa. E’ solo attorno al 1400 che la melanzana venne introdotta, dagli arabi, nelle regioni occidentali e in Europa.
In Italia arrivò alla fine del Quattrocento, ed è anche per questo che la melanzana non deve il suo nome ai latini o ai greci, ma all’unione del termine arabo badingian. In alcune zone italiane la parola araba "badingian" venne invece preceduta dal prefisso "Petro", e, per questo motivo, fino ai primi anni del 1800 in alcuni testi ove era menzionata la melanzana, questo ortaggio veniva identificato col nome di petronciano. Per evitare fraintendimenti sulle sue proprietà, la prima parte del nome venne mutata in mela dando così origine al termine melangiana e poi melanzana. Il nome melanzana, in particolare, veniva popolarmente interpretato anche come mela non sana, proprio perché non è commestibile da cruda. Dalla forma araba con l'articolo (al-badingian) derivano invece la forma catalana (albergínia) e francese (aubergine).
Tempo fa si credeva che il nome derivasse da malum insanum, cioè frutto non sano, dovuto al fatto che non è commestibile se non viene cotto o trattato in modo adeguato (contiene solanina, un alcaloide glicosidico tossico, presente anche nelle parti verdi delle patate e dei pomodori e che queste piante producono per difendersi dagli insetti.
Nel medioevo si riteneva che il consumo di questo ortaggio potesse provocare la pazzia. Si fa menzione dell’uso della melanzana in un testo del 1550 (trattato della coltura degli orti e giardini) ad opera del naturalista italiano Soderini.
Nell'antichità la Melanzana veniva conservata e consumata in salamoia, arricchita di spezie aromatiche e piccanti; più recentemente, durante la seconda guerra mondiale, le foglie di melanzana venivano essiccate al sole ed usate dai contadini in sostituzione del tabacco, allora introvabile, per la confezione di sigarette e di sigari.
Un piatto turco di melanzane viene chiamato Imam Bayeldi, che significa "l'Imam trapassato". L'Imam in questione fu così sopraffatto dal sapore glorioso di questo piatto servitogli dalle concubine, che trapassò immantinente.(Gabry)
POESIE DI STAGIONE
APRILE
Stornelli di Aprile
Fiorin d'aprile,
fra l'erba nuova, la violetta ride
con la corolla timida e gentile.
Fiore di spina,
accanto le fiorisce, tutta trine
bianche e rosate, la margheritina.
Fior di giaggiolo,
le rondini s'inseguono nel cielo
i passeri cinguettano nel volo.
Fior fioretto,
salta nel prato, candido l'agnello
accanto alla sua mamma ed il capretto.
Fiore di rosa,
fiorisce la finestra d'ogni casa..
aprile rende la vita festosa. ....(Dal Web)
... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...
... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...
(La redazione)
scatto di Izabela Urbaniak
“L’allegria è la miglior cura,
ridere aiuta a sentirsi meglio ...”
(Pach Adams). -
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Buon Venerdì, un abbraccio a tutti.
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barbarart.
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Ciao!
A tutti voi lascio un saluto colorato e un sorriso!
Vi auguro un..... -
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Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
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Buona Domenica, un abbraccio a tutti.
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Buon inizio settimana, un abbraccio a tutti.
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barbarart.
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Quando la propria città è motivo di orgoglio!
PIAZZA PLEBISCITO a Napoli
è stata protagonista, il 9 Aprile, dalle 16,30 alle 18,30!
E' stata infatti «La Piazza InCantata» per un giorno,
infatti si sono riversati in piazza tredicimila studenti circa,
provenienti da tutta Italia, per dare vita ad un coro polifonico,
il più grande della STORIA DELLA MUSICA!
I ragazzi, 6mila campani, gli altri provenienti da 17 regioni d'Italia,
hanno dato vita ad uno spettacolo, la cui preparazione è iniziata
circa un anno fa, condotto da Michele Mirabella
e dalla giornalista di Rai News Daiana Paoli.
Il progetto, ideato e diretto da Renato Parascandalo
e dal maestro Sergio Siminovich, è stato promosso e sostenuto
dal Comune di Napoli, dalla Regione Campania,
dal ministero dell'Istruzione, che ha espresso il suo sostegno
attraverso una lettera del ministro Stefania Giannini,
dal Comitato nazionale per l'apprendimento pratico della musica,
dalla Rai, dalla Feniarco e dal Conservatorio di San Pietro a Majella
la cui orchestra ha accompagnato il coro.
La manifestazione ha ricevuto un riconoscimento
dal Capo dello Stato Sergio Mattarella
che ha inviato una targa come segno di apprezzamento.
Piazza Plebiscito, una delle piazze più suggestive d'Italia,
si è trasformata, nonostante il tempo bello a "singhiozzo",
in un teatro a cielo aperto di suoni, voci e musica.
Così il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini racconta
"La piazza incantata".
Un evento che il ministro definisce in una lettera
«unico per la sua portata e per il suo valore».
«Il mondo della scuola e i nostri studenti
- prosegue Giannini - hanno bisogno di luoghi
e di occasioni come 'La piazza incantata',
un'agorà di arte, di espressione e di incontro
che mette in piazza il talento dei nostri ragazzi e porta fuori
dalle classi la loro esperienza, il loro sapere.
Il modello del flauto dolce delle scuole medie pur semplice
e accessibile, non ha certo portato risultati apprezzabili
in termini di capacità di diffusione della cultura musicale.
Eppure le iscrizioni ai licei musicali crescono».
Da qui, spiega Giannini,
«nella Buona Scuola abbiamo puntato molto sul potenziamento
delle competenze nella pratica e nella cultura musicale,
concependo più in generale l'educazione alle arti come leva
per abituare alla bellezza e alla buona cittadinanza.
Per questo abbiamo voluto dare un grande segnale agli studenti
dei Conservatori con un contributo di mille euro per l'acquisto di
uno strumento musicale».
Secondo il ministro, 'La piazza incantata' e l'abbraccio
di piazza Plebiscito «rappresentano un
acuto in sintonia con la nostra idea di scuola,
una nota lieta suonata al Sud grazie a una positiva
e sensibile collaborazione istituzionale».
Dal ministro, un ringraziamento al Comitato nazionale
per l'apprendimento pratico della musica e al suo presidente
Luigi Berlinguer, già ministro dell'Istruzione.
«Da Napoli, città in cui la musica
non è solo tradizione, ma anche identità
- conclude Giannini - è partito un inno
all'amore per il bello che non solo salverà il nostro Paese,
ma lo farà crescere culturalmente ed economicamente».
Guardate!
Video
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I ragazzi provano
Michelle dei Beatles
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Bello vero?
Mi fa sempre piacere condividere con voi le mie emozioni
e iniziare con la musica una nuova settimana!
Ciao a tutti isolani!
Barbara. -
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Buon Martedì, un abbraccio a tutti.
Barbara l'ho visto in TV veramente molto bello.. -
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Buon Mercoledì, un abbraccio a tutti.
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