IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 7° ... SETTIMANA 010 ...

LUNEDI' 07 MARZO - DOMENICA 13 MARZO 2016

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    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 010 (07 Marzo - 13 Marzo 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Martedì, 8 Marzo 2016
    S. GIOVANNI DI DIO

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    Settimana n. 10
    Giorni dall'inizio dell'anno: 68/298
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    A Roma il sole sorge alle 06:32 e tramonta alle 18:09 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 06:47 e tramonta alle 18:20 (ora solare)
    Luna: 6.04 (lev.) 17.38 (tram.)
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    Proverbio del giorno:
    La nebbia di marzo non fa male, ma quella d'aprile toglie il pane e il vino.
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    Aforisma del giorno:
    In quanto alle prove spirituali, alle quali la paterna bontà del celeste Padre ti va assoggettando, ti prego di star rassegnata e possibilmente tranquilla alle assicurazioni di chi tiene il luogo di Dio, in cui ti ama e ti desidera ogni bene e nel cui nome di parla. Soffri, è vero, ma rassegnata; soffri, ma non temere, perché Dio è con te e tu non l'offendi, ma l'ami; soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te. Gesù non ti ha abbandonata quando fuggivi da lui, molto meno ti abbandonerà adesso, ed in seguito, che vuoi amarlo. Dio tutto può rigettare in una creatura, perché tutto sa di corruzione, ma non può giammai rigettare in essa il desiderio sincero di volerlo amare. Quindi se non vuoi convincerti ed essere sicura della celeste pietà per altri motivi, devi assicurarti almeno per questo e star tranquilla e lieta.
    (S. Pio da Pietrelcina)









    RIFLESSIONI



    ... LA STORIA DI UNA MIMOSA …
    ... Questa mattina c’è il sole; un vento lieve come il soffio agita le fronde come un gigantesco saluto. “Chissà se quella legenda è vera”, un brusio tra le fronde si diffonde e si mescola al suono del soffiare del vento. “A me non piace la legenda di quel giorno in cui ci strappano e portano via”; una voce da un altro ramo rispose “ma noi rappresentiamo qualcosa di grande, siamo il simbolo di emancipazione, di libertà e forza di una intero popolo”. Da quando era fiorita su quel ramo aveva sentito parlare della importanza simbolica che il suo esistere aveva. Inizialmente aveva accolto questo ruolo come un dono, come una missione nella vita. Poi però le voci che ascoltava da quel ramo provenienti dal basso, dagli uomini che passavano tutti i giorni sotto di lei, portavano a racconti su violenze maltrattamenti e assenza di rispetto verso coloro che sarebbero dovute.ricnoscersi ed essere rappresentate da lei. “Provo imbarazzo, non capisco perché dovrei essere raccolta da mani che poi sono le stesse che maltrattano le persone che io rappresento”. Viveva con fastidio, con dolore quella sua condizione. “Io con la mia purezza rappresento le persone vessate e maltrattate, spesso le mani che mi colgono e portano in regalo sono le stesse che maltrattano negli altri giorni dell’anno”. Un giorno dedicato al rispetto con lei come simbolo di quel giorno, e poi gli altri giorni dell’anno discriminazione e maltrattamento. Una notte stellata, di quelle che volano via tra silenzio e tiepide folate di vento, guardano le stelle disse “Vorrei tanto essere come voi, una stella che illumina la strada delle donne, un punto di riferimento costante per tutta la vita”; durante il giorno passò un donna sotto di lei, poi un'altra ed un'altra ancora; al loro passaggio arrivò a lei il loro profumo, la loro energia ed il loro pensiero positivo. Un pensiero “vorrei essere profumo, energia, pensiero nella mente; vorrei essere qualcosa di forte che resta e resterà sempre”. Un’altra notte udì un suono venire da lontano; il silenzio tutto intorno favoriva il viaggiare dei suoni. “Sono le onde del mare; loro sono meraviglia corrono fino alla riva e da essa si rigenerano all’infinito.” Le stava stretto quel destino da oggetto, quel vivere in attesa di quel giorno fatidico nel quale essere colta con la consapevolezza che quel gesto, la sua presenza sarebbero svaniti nelle violenze e nel mancato rispetto. Giunse la notte prima del giorno fatidico. Sotto di lei prima un flebile lamento, poi un pianto dirotto. Guardò in basso, era una donna. Sentì un dolore forte, un senso di impotenza e voglia di ribellarsi. Arrivò una folata di vento improvvisa fortissima, le fronde si agitarono più del solito. “Voglio essere stella per divenire punto di riferimento costante, vorrei essere onda del mare per dare a tutte le donne la forza di rigenerarsi ogni sempre; vorrei essere impercettibile e forte come un profumo; vorrei essere amore per far smettere tutte le donne di piangere”. Ci furono più folate di vento e alla fine si staccò dall’albero e cadde sulla guancia della donna bagnate dalle lacrime. Al contatto con esse svanì in un breve bagliore che si spostò in cielo divenendo stella. La donna alzò gli occhi al cielo e sorrise. Da quel momento sapeva che avrebbe avuto una stella a guidarla e darle forza … Buon Marzo amici miei … (Claudio)






    Oggi dovrebbe essere un giorno della memoria e non una festa. Si dovrebbero ricordare quelle donne che hanno dato la vita, che hanno sofferto e ne sono uscite fuori più forti ma, soprattutto, quelle che non ce l'hanno fatta. Piuttosto che ostentare l'orgoglio d'essere donna si dovrebbe essere fiere di esserlo. La diversità, tra orgoglio e fierezza, va ben oltre la semantica, è qualcosa riposto nell'onomatopea che disegna queste due parole. Orgoglio suona come un gorgoglio, un ribollire interno che, alle volte, non si riesce a contenere e deve essere fatto esplodere in qualche modo manifestandolo, ostentandolo, all'esterno. La fierezza suona invece come un vento caldo e calmo, una fiamma che risplende del proprio calore e si alimenta dei valori e della morale che rendono ognuno, e non solo le donne, degne del titolo di essere umano. Siate la fiamma e non ciò che bolle in pentola.
    Tutto questo non prendetelo come un giudizio ma semplicemente ricordate ciò che siete e da dove arrivate prima di festeggiare. Cosa intendo da dove arrivate? intendo proprio da quelle donne che hanno lottato per i propri diritti e che vi hanno consegnato non solo la libertà di essere ma anche una tradizione di valori e coraggio che nel tempo si è andata disperdendo, confondendosi con la necessità di una uguaglianza che non ci potrà essere da uomo e donna. La parità, non è uguaglianza, la parità è considerare l'altro, i propri valori, la propria esistenza, al pari della nostra prescindendo questo dal sesso, dalla cultura o dalla religione di appartenenza. Dico poi agli uomini di fare in modo che le donne non si sentano in dovere di l’ ottare, (scusate l'infelicità grammaticale che vuole fare un po' il verso a un motteggio che circola in questa ricorrenza e che, ulteriormente, né priva del senso storico e sociale convogliandolo verso quello individuale), ogni giorno per essere ascoltate, di dover redigere un muro difensivo per i vostri insulti e le vostre incomprensioni. Anche noi uomini viviamo male certi silenzi, certe incomprensioni come ogni essere umano, ma è nel dialogo che ognuno può incontrarsi e non è impossibile, anche se è vero che alle volte ci apriamo con le persone sbagliate, non bisogna demordere, occorre mantenere la propria sensibilità e il proprio essere senza tenerlo in gabbia, maturare attraverso le delusioni e non farle marcire nel ventre della propria anima. Questo vale per tutti, uomini e donne, e per ogni età.

    Non firmerò questo testo affinché non resti solo il pensiero di un singolo, l'opinione di un uomo che semplicemente vuol vedere una donna, un essere umano, splendere piuttosto che bruciare e bruciarsi.
    (Dal Web)
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    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sull’Inverno…

    Marzo

    Poi, quando arriva marzo che daffare!
    Tutto vuole pulire e lucidare;
    con le scrosciate di pioggerellina
    lustra nei prati l’erba fina;
    pulisce l’aria, lava il rosso ai tetti,
    rinnova l’acqua dentro ai ruscelletti,
    con la corsa del vento spazza i cieli,
    per portar via i grigi ragnateli.
    Quando nell’orto del sole ridente
    tutto scintilla, nitido e lucente,
    marzo, allora, si volge indietro a dire:
    «Oh, primavera, adesso puoi venire.»
    (Piera Antico)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Elenir e la Polvere di Stelle

    La storia che sto per raccontare, accadde molto tempo fa, quando le foreste erano sparse ovunque e nessuno osava distruggerle.
    A quel tempo, le fate erano molto diffuse e per tutto il giorno vagavano tra fiori, alberi e animali indisturbate. Un giorno, mentre una nube di fatine luccicanti colorò tutte le cose (perché un tempo i colori svanivano con la notte ed il giorno dopo tutto era in bianco e nero), la Fata Blunessa, si imbatté in un fiore nuovo, appena germogliato, che conteneva una graziosa fatina, con grandissimi occhi color nocciola e morbidi capelli color genziana, la pelle color oro ed il naso all’insù. La piccola guardò stupita la sua mamma, poi ebbe un fremito e le ali d’argento si stesero incominciando a battere lievemente nell’aria. Mano nella mano, madre e figlia volarono nel cuore del bosco, dove il popolo delle fate era solito a riunirsi per fare colazione.
    La piccola fatina fu sballottata di mano in mano e questo non le piacque, così, non essendo ancora capace di parlare, per liberarsi da loro, emise un fascio di luce che accecò persino una famiglia di bruchi che passava di lì per caso. Quando smise di brillare come una stella, il Regina delle Fate si avvicinò a lei e le disse “Tu ti chiamerai Elenir, Fata della luce”.
    I giorni trascorsero lieti, Elenir giocava con fatine della sua età. La sua migliore amica si chiamava Milles e con loro due giocava sempre Tocili, un simpatico maschietto che non si tirava mai indietro di fronte alle avventure.
    Passato un altro anno, una delle fate più anziane radunò tutte le giovani fatine sotto l’Albero Saggio e le portò dalla Regina Mitribel, che donò loro una piccola bacchettina color argento, perché imparassero l’arte di colorare il Mondo. Non era facile apprendere le magie, ma Elenir si impegnava davvero molto per essere la prima della classe.
    Una giorno, la Regina chiamò a sè Elenir, Milles e Tocili per presentare loro lo gnomo Momozu, che era venuto a cercare aiuto perchè
    “So che voi avete uno spiccato gusto per l’avventura ed avete imparato in fretta ad usare i vostri poteri, perciò mi affido a voi per questo particolare incarico” disse la Regina “Momozu è il capo di una miniera di gnomi ed ha bisogno di qualcuno che ripristini i colori dei cristalli per poterli distinguere. Pensate di potercela fare?”
    La risposta fu piena di entusiasmo: Elenir ed i suoi amici avevano l’occasione di mettere a prova le loro capacità ed esplorare il mondo oltre i confini del loro bosco.
    Momozu li condusse al suo villaggio, i cui tutto era in bianco e nero. In effetti, quel posto sembrava un po’ tetro, ma Elenir si diede da fare e con i suoi amici colorò tutto l’ambiente. Persino gli gnomi tirarono un respiro di sollievo: l’aria sembrava più fresca e profumata e gli uccellini ebbero di nuovo voglia di cantare a squarcia gola.
    “Sulla montagna sopra di noi, c’è un ghiacciaio perenne e di sera le prime stelle fanno cadere dal cielo una polvere dorata che brilla per giorni e giorni, ma non si può trasportarne molta, perché è molto pesante. Per diversi anni ne abbiamo sparsa per la miniera e per i prati, che si illuminavano come piccoli cieli stellati. Purtroppo, da diverso tempo il ghiacciaio è abitato da uno stregone malvagio, che ci impedisce di prendere la nostra polvere dorata e nessuna fata vuole più vivere con noi, perché la Natura sta morendo” raccontò Momozu.
    “Andremo noi a recuperare la polvere!” scattò in piedi Elenir.
    “Che cosa?!” chiesero Milles e Tocili, stupiti per l’affermazione dell’amica.
    “Andremo su quel monte a sconfiggere l’ombra e riprenderemo la polvere di stelle, che è tanto preziosa per questo posto. Siamo o non siamo fate di primavera? La nostra luce e la nostra polvere riusciranno a sconfiggere le tenebre!”
    Si misero così in volo ed incominciarono la salita lungo il pendio della montagna. Nella giornata di sole, una brezza frizzantina anticipò l’annuvolamento del cielo e, quando i tre amici erano giunti a metà della strada, incominciò a nevicare. Una vera e propria tormenta si abbattè su di loro, che si rifugiarono nell’incavo di una roccia. Il vento presela forma di una faccia brutta e minacciosa.
    “Lasciate la montagna, oh voi servitori della luce, perché qui non c’è spazio alcuno per voi!”
    “No! Mai!” rispose Tocili gridando.
    “Chi sei?” domandò Elenir, un po’ spaventata.
    “Sono Komolus, Signore delle Tenebre! Non potete fare niente contro di me! Abbandonate la montagna se non volete perdere la vita!” e detto questo si dileguò.
    I tre amici non si fecero intimorire: arrivarono in punta alla montagna e si guardarono bene attorno. L’aria era pesante, avvolta dal fumo di nubi nere, ed i loro piedi affondavano nella neve che sembrava volesse arrestarli di passo in passo.
    Entrarono in una caverna fredda e buia che aveva stalattiti di ghiaccio che pendevano dal soffitto. Con molto coraggio i tre amici avanzarono nell’esplorazione giungendo in una sala che conteneva una poltrona imponente adornata da corna e pellicce. “Ma bene, vedo che gli avvisi non funzionano” cominciò a parlare Komolus, pacatamente.
    “Tu hai privato gli gnomi e le fate della Polvere di Stelle!” accusò Tocili puntando il dito contro di lui.
    “E non solo! Ho fatto morire i fiori e presto ne risentiranno anche le piante! Il mio dominio si estenderà poco alla volta finchè non dominerò il Mondo con la mia perfidia. Le fate e gli gnomi non contano nulla per me, sono soltanto un impiccio in più” spiegò il malvagio.
    “Non te lo permetteremo! La vita e la luce sono fondamentali per il nostro pianeta, e tu non ce le porterai via!” urlò Elenir, lanciandosi verso di lui. Due mostri nascosti nell’oscurità saltarono verso di lei, ma invano, così Komolus si prese un pugno in un occhio. La fatina virò e tornò indietro, evitando gli attacchi dei mostri ed uscendo dalla grotta. Lei ed i suoi amici sprangarono la porta facendovi crescere dei rampicanti, che si insinuarono fino a dove Komolus si stava lamentando per il suo occhio, imprigionando tutti i malvagi per semrpe. Elenir trasferì un po’ della sua luce a queste piante, così mille fiori sbocciarono dentro la caverna oscura, brillando intensamente di luce d’oro, lacerando gli occhi dei cattivi abituati all’oscurità. Komolus non resistette a tale splendore ed esplose, così come esplose la punta della montagna, riversando in aria la polvere dorata che le fatine stavano cercando.
    La polvere dorata si sparse in tutto il Mondo e da quel giorno i colori non svanirono più, ma sbiadirono solo un po’, facilitando così il lavoro del popolo delle fate, che dovevano solo più donare loro brillantezza. Elenir ed i suoi amici furono premiati per questo, la Regina Mitribel come ricompensa insegnò loro come si fabbricavano le bacchette magiche, cosa che non era mai stata concessa a nessuno.

    (Sara Quero)



    ATTUALITA’


    8 marzo, il cielo lo saluta con un asteroide.

    Anche Giove sarà luminoso come non mai. Un asteroide in passaggio ravvicinato alla Terra, ma in completa sicurezza e senza alcun rischio, e Giove in opposizione al Sole e ben visibile: questi i due 'eventi' che animeranno il cielo dell'8 marzo, 'celebrando' cosi' la giornata della donna. L'asteroide 2013 TX68, con un diametro stimato di circa 30 metri, dovrebbe 'sfiorare' la Terra all'1.06 di notte ad una distanza di 5 milioni di chilometri, dunque lontanissimo.
    ''Non e' escluso - precisa Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope - che possa passare più vicino, fino a 24.000 chilometri dalla superficie terrestre, ma si tratta comunque di una distanza di assoluta sicurezza per la Terra''. Sempre per la festa della donna, ''Giove torna in opposizione l'8 marzo a partire dalle 12, ora italiana - continua Masi - Significa cioe' che visto dalla Terra sara' in direzione opposta a quella del Sole. A mezzogiorno non potremo vederlo, ma il momento migliore per osservarlo sara' a mezzanotte, quando sara' a Sud, ben visibile e luminoso perche' sara' in alto nel cielo''.
    Giove raggiungerà quindi la minima distanza dalla Terra, la massima luminosità e il massimo diametro apparente per l'anno in corso. Dall'8 marzo in poi il pianeta anticipera' gradualmente la sua finestra di visibilita', assicura Masi, ''nella prima parte della serata. Quindi niente paura se non si riesce ad osservarlo domani, ci sara' tempo anche nei giorni successivi''. Ed e' probabile che Giove regali un altro spettacolo celebrando l'inizio della primavera, dal momento che il 21 marzo dovrebbe trovarsi in congiunzione con la Luna.
    (Ansa)





    Funziona il tatto bionico, con un polpastrello artificiale.

    Test su una persona amputata, ha percepito la superficie rugosa. Funziona il tatto bionico, sperimentato per la prima volta al mondo da una persona amputata, che grazie al polpastrello artificiale collegato agli elettrodi impiantati nel braccio, ha percepito la rugosità di una superficie, anche nei più piccoli avvallamenti. Descritto sulla rivista eLife, il risultato si deve alla collaborazione fra Italia e Svizzera, con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e il Politecnico di Losanna. Alla ricerca hanno partecipato anche università di Pisa, Istituto San Raffaele Pisana, Campus Biomedico e Università Cattolica di Roma.

    “Siamo riusciti a dare a una persona amputata la percezione della rugosità di un oggetto e stiamo andando verso una maggiore capacità di dare tutta la ricchezza che la sensazione normale del tatto riesce a dare”, ha detto all’ANSA il coordinatore della ricerca Silvestro Micera, che lavora fra Scuola Superiore Sant’Anna e Politecnico di Losanna. Il prossimo passo della ricerca, ha aggiunto, sarà sperimentare il polpastrello bionico su altre due o tre persone per un periodo compreso fra nove e 12 mesi.

    “E’ il primo risultato del genere al mondo e il prossimo obiettivo è sperimentare in più soggetti la percezione di superfici che si percepiscono normalmente nella vita quotidiana”, ha osservato il primo autore dell’articolo, Calogero Oddo, dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna. “Abbiamo studiato gli impulsi naturali – ha aggiunto - e li abbiamo riprodotti nel tatto artificiale”

    Il primo a sperimentare il polpastrello bionico è stato il danese Dennis Aabo Sørensen, che nei test è riuscito a distinguere le superfici ruvide rispetto a quelle lisce nel 96% dei casi.“Percepivo la stimolazione - ha detto - quasi come quella che avrei potuto sentire con la mia mano. Con il dito artificiale ho sentito le sensazioni sulla punta del dito indice della mia mano fantasma”. Lo stesso test è stato fatto su persone non amputate, nelle quali l’informazione sensoriale era stata inviata agli stessi nervi del braccio con sottilissimi aghi, con il riconoscimento delle caratteristiche delle superfici nel 77% dei casi.

    L’elettroenecefalogramma ha poi dimostrato che sia nelle persona amputata sia nelle altre erano state attivate le stesse regioni del cervello. “È entusiasmante aver dimostrato che possiamo restituire la sensazione della rugosità stimolando i nervi del braccio, in sistemi nervosi sia lesionati che intatti,” ha osservato Stanisa Raspopovic, co-primo autore dello studio, del Politecnico di Losanna e della Scuola Sant’Anna. Raspopovic aggiunge che “la ricerca sta finalmente spostando l’attenzione principale dal solo interrogarsi su quali elettrodi impiegare verso il loro utilizzo in modo ottimale, per ottenere sensazioni naturali tramite le protesi”. ‬
    (Ansa)





    Ricostruita devastante eruzione Campi Flegrei 39.000 anni fa.

    La più catastrofica avvenuta in Europa in ultimi 200 mila anni. Trentanovemila anni fa il supervulcano dei Campi Flegrei generò un'eruzione catastrofica che devastò l'area dell'attuale Campania e parte del sud d'Italia. Quella eruzione, la più devastante in Europa negli ultimi 200 mila anni è stata adesso ricostruita dal gruppo di scienziati coordinato da Antonio Costa dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e pubblicata sulla rivista Scientific Reports. ''È stata l'eruzione più devastante degli ultimi 200.000 anni in Europa - ha detto all'ANSA Costa - e per fortuna eruzioni di questo tipo sono rarissime, ma studi come questo ci aiutano a prevedere che cosa potrebbe accadere nel caso di nuove eruzioni dei Campi Flegrei in futuro''.

    I ricercatori sono riusciti a ricostruire l'eruzione di 39.000 anni fa grazie a simulazioni e ad analisi di dati archeologici sui livelli di cenere trovati in tutta Europa. E' stato scoperto che l'eruzione ha generato una colonna di ceneri e gas alta 44 chilometri che è collassata e ha inondato con una nube infuocata tutto il territorio circostante. Subito dopo la prima colonna di ceneri se ne è alzata un'altra, alta 37 chilometri, e si sono formati fiumi di lava, ceneri e gas che sono arrivati fino a 70 chilometri di distanza, nell'Appennino a Nord di Napoli.

    L'eruzione ha devastato la Campania e parte del Sud Italia, ma l'impatto è stato globale: per esempio le ceneri in atmosfera hanno bloccato i raggi solari generando un 'inverno vulcanico' durato almeno due anni. Le temperature si sono abbassate di due gradi in tutto il mondo e in Europa di circa 6-9 gradi. Inoltre, in atmosfera, le ceneri ricche di cloro hanno generato piogge acide che hanno ulteriormente devastato l'ambiente. L'impatto è stato enorme. L'eruzione ha probabilmente spazzato i Neanderthal che vivevano in vivevano in Campania e c'è voluto forse un secolo perché l'ambiente recuperasse e l'area fosse ripopolata. ''Sono stati i Sapiens che hanno ripopolato le aree devastate e - ha detto Costa - forse si sono concentrati a colonizzare questi territori invece di avanzare verso ovest, garantendo così la sopravvivenza prolungata Neanderthal nella penisola Iberica''.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Room




    locandina


    Un film di Lenny Abrahamson. Con Brie Larson, Megan Park, William H. Macy, Jacob Tremblay, Joan Allen.


    Un dramma ad alto tasso di emozione. Merito della scelta del punto di vista, della regia ad immersione e della sceneggiatura.
    Marianna Cappi


    Jack vive nella stanza. La stanza è la sua casa. Il lavandino, il lucernario, la lampada sono i suoi amici. E Ma' è sempre con lui. La notte, quando irrompe Old Nick per infilarsi nel letto di suo madre, Jack sta nascosto nell'armadio, ma poi è di nuovo mattina e tutto va bene. Quando compie cinque anni, però, la mamma lo sorprende con una rivelazione sconcertante: c'è un mondo al di là della porta blindata di cui non conoscono il codice, fatto di cose e persone reali, e loro devono uscire da lì e devono ad ogni costo tornare a casa, quella vera.
    È un film potente, Room , di una potenza sfaccettata, che può rimare col disagio, anche estremo, che prende lo spettatore alla primissima sequenza, quando gli viene chiesto di credere con Jack che la prigione di pochi metri in cui un maniaco ha rinchiuso una ragazza di diciassette anni e poi suo figlio fin dalla nascita, sembri ampia e accogliente, una vera casa, che non manca di nulla. Oppure può rimare con tensione, speranza, paura, gioia immensa o immenso sollievo, come accade nella scena sul furgone, una delle più emozionanti del cinema recente, così forte da lasciare in apnea. Merito della scelta del punto di vista, quello di Jack, appunto, il più inconsapevole tanto del male quanto del bene, ma anche della regia ad immersione e della sceneggiatura ad opera della stessa scrittrice del romanzo di partenza, Emma Donoghue, che conosce quei personaggi meglio di chiunque altro.
    La stessa scena del furgone segna una cesura importante: da quel momento la stanza non è più il luogo fisico in cui si muovono (per così dire) Jack e Ma', ma diventa un luogo mentale e le sue dimensioni subiscono un'ulteriore distorsione. Una sorta d'istinto di autodifesa spinge a questo punto lo spettatore a sussurrare idealmente nelle orecchie di Abrahamson: "fermati qui, o rovinerai tutto", imboccando un'altra storia, un altro film. Invece il regista ci sorprende, rivelando un progetto più completo e complesso rispetto al thriller emotivo di partenza: un dramma psicologico che ritaglia, in realtà, con grande sapienza la porzione di racconto che pone sotto l'obiettivo, una porzione in cui la seconda metà è speculare alla prima, in una continuità perfetta di tono e di tocco, nonostante la radicale diversità del setting.
    Brie Larson e Jacob Tremblay si rimbalzano il testimone di una maratona attoriale ad alto tasso di emozione, optando sempre con grande giudizio per la soluzione in levare. Dal loro legame dipende l'intera impalcatura del film e loro sanno reggerla con grazia e solidità.


    Video


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    La CATTEDRALE di BURGOS


    La cattedrale di Burgos è una cattedrale gotica situata a Burgos, in Spagna. È dedicata alla Vergine Maria ed è famosa per la sua architettura unica e per le dimensioni. Il 31 ottobre 1984, l'UNESCO la inserì tra i Patrimoni dell'umanità, unica cattedrale spagnola ad averne l'onore.

    Nello stile, anche se predomina il gotico, la cattedrale fonde mirabilmente anche altri stili artistici, visto che la sua costruzione si prolungò dal 1221 fino al 1765. Nella facciata principale si apre la Porta del Perdón, impreziosita da un rosone a stella e da un gruppo di statue che rappresentano i re di Castiglia. Su entrambi i lati si elevano le torri, alte 84 metri, sormontate da guglie frastagliate del XV secolo. La facciata è su tre piani. Al piano superiore si trovano le finestre ogivali a doppio arco e le statue su piedistalli, coronate da una balaustra con le lettere scolpite nella pietra "PULCHRA ES ET DECORA", al centro della quale si trova una statua della Vergine Maria. Sulle torri si trovano molte balaustre e terrazze, con altre scritte incise.
    La parte occidentale in stile gotico francese, risalente al XV secolo, è costeggiata da torri a sezione quadrata sovrastate da guglie ottagonali coperte da opere in pietra. Il portone setten-
    trionale del transetto, noto come "portada de la Coronería", presenta le statue dei dodici apostoli. Sopra le statue alcune finestre ogivali e due guglie contornano il portone. il complesso scultoreo più bello è quello della Porta del Sarmental, con l’immagine di un Cristo Pantocratore circondato dagli apostoli e dagli evangelisti . La cattedrale ha una pianta cruciforme, con tre navate, un transetto e un deambulatorio. Misura 84 metri di lunghezza, 59 di larghezza e la navata centrale, che è più grande di quelle laterali, raggiunge gli 11 metri di altezza. La navata centrale e il transetto sono percorsi dal triforio, al di sopra del quale si trovano delle grandi finestre con vetrate e con un rosone superiore. Nella Capilla Mayor è collocata una pala d'altare rinascimentale, iniziata da Rodrigo de la Hague nel 1562 e alla sua morte terminata dal fratello Martin. Il coro ligneo, situato in mezzo alla navata centrale, presenta degli stalli di particolare valore, realizzati in noce nel 1505 da Philip Bigarny. Ha 103 stalli e si trova al centro della navata principale, è chiuso da una massiccia cancellata seicentesca e contiene la tomba del fondatore della chiesa, il vescovo Mauricio (1240), realizzata in legno ricoperto da rame sbalzato. Gli intagli degli stalli rappresentano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento ed altre scene cristiane.
    La grande cappella ottagonale del connestabile è costruita in stile gotico flamboyant, piena di cavalieri, angeli ed araldica. Era destinata ad ospitare le spoglie di Pietro Fernando III di Velasco, del connestabile di Castiglia e della sua famiglia. All’interno di notevole bellezza il tamburo della navata centrale, sormontato da una splendida volta mudéjar, sotto la quale giacciono i resti di Rodrigo Díaz de Vivar, El Cid Campeado, e di sua moglie Donna Jimena. Molto vicino si trova la Scala Dorata opera di Diego de Siloé, realizzata nel XVI secolo e ispirata al rinascimento italiano.
    L’altare maggiore è un capolavoro e vari artisti vi contribuirono, a dirigere i lavori furono i fratelli Rodrigo e Martín de la Haya. Lo stile è rinascimentale con tre corpi orizzontali, un quarto di coronamento, sette zone verticali decorate da statue di Santi ed Apostoli, il tutto inquadrato da colonne decoratissime, timpani spezzati e bassorilievi dettagliatissimi: la dedica è ovviamente a santa Maria Maggiore, la cui immagine centrale fu realizzata in argento da Cristóbal de Valladolid (1464).
    Altre particolarità presenti sono: l’orologio del Cinquecento che si incontra entrando sulla sinistra, con la figura popolare del Papamoscas che apre la bocca al battere di ogni ora; il ligneo Santo Cristo di Burgos di fine Seicento situato nella capilla del Santissimo Cristo; la capilla de la Visitación dove vi è la tomba di don Gonzalo di Lerma, opera cinquecentesca di Vigarny, e la pala della Sacra Famiglia opera di Sebastiano del Piombo.

    …storia, miti e leggende…



    Nel 1075 Burgos divenne, grazie al re Alfonso VI, sede episcopale.
    La costruzione della cattedrale fu ordinata da Ferdinando III di Castiglia e da Maurizio di Burgos, vescovo di Burgos, inglese per nascita. L'intenzione del re era quella di ampliare il tempio in cui si sarebbero celebrate le sue nozze con Beatrice di Svevia. Il re contava sulle sue buone relazioni con il vescovo che, con un viaggio in Francia, era andato a prendere ed accompagnare dal suo re la futura regina Beatrice. Il 20 luglio 1221, i lavori iniziarono sopra una precedente cattedrale romanica, partendo dall'abside che venne completata in nove anni. Alla morte del vescovo Maurice nel 1238, il suo corpo venne sepolto nel presbiterio. La cattedrale venne consacrata nel 1260. Nel 1277 morì Maestro Enrique e il suo posto fu preso dall'architetto Johan Pérez. Tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo vennero portate a termine le cappelle delle navate e venne costruito il chiostro. Da questo momento ci fu un vuoto di almeno due secoli prima che la costruzione riprendesse. La cattedrale venne completata nel 1567 con la costruzione della guglia posta all'incrocio ("crucero") del transetto e della navata principale. I principali architetti furono un francese del XIII secolo ed un tedesco del XV. Nel 1417 il vescovo di Burgos presenziò al concilio di Costanza tornando con il capo mastro Giovanni di Colonia (Juan de Colonia), il quale terminò le torri con guglie di pietra.
    Nel 1919 la cattedrale divenne il luogo di sepoltura di Rodrigo Díaz conte di Bivar ("El Cid"), e della moglie Doña Jimena. I loro corpi però sono stati traslati nel 1921 nel Monasterio de San Pedro de Cardeña

    All'interno della Cappella del Santissimo Cristo di Burgos vi è il crocifisso considerato miracoloso e molto venerato, costituito da un corpo in legno rivestito da pelle di vacca, con barba e capelli umani.


    “EL CID”



    Rodrigo Díaz conte di Bivar, o Vivar (1043 – 1099) fu signore di Valencia e condottiero spagnolo, figura leggendaria della Reconquista spagnola: fu soprannominato Campeador, vincitore, quando per risolvere una disputa sull’attribuzione di alcuni castelli di frontiera, vinse in duello, per conto di Sancho II di Castiglia, conJimeno Garcés che parteggiava invece per Ramiro I. Esiliato dal re di Castiglia Alfonso VI, dopo varie vicissitudini divenne appunto signore di Valencia nel 1093 e morì nel 1099, adorato da tutti gli amici, rispettato da tutti i nemici, chiamato el Cid per i primi, el-Sidi per i secondi: solo allora poté rientrare in patria.
    La moglie Jimena resistette per tre anni agli attacchi portati alla città di Valencia dal figlio dell’emiro Yūsuf ibn Tāshfīn, alla fine chiese aiuto ad Alfonso VI e nel 1102 abbandonarono la città, dopo averla data alle fiamme. Rodrigo fu quindi tumulato a Burgos, nella chiesa di San Pietro di Cardeña: dopo la Guerra d’Indipendenza Spagnola i resti furono traslati nella cappella della Casa Concistoriale della stessa Burgos.

    (Gabry)






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    La musica del cuore



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    I Grandi Cantautori Italiani


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    Pierangelo Bertoli



    Pierangelo Bertoli nasce a Sassuolo (MO) il 5/11/1942 .
    Sposato con la moglie Bruna, ha avuto tre figli, Emiliano, Petra (alla cui nascita Bertoli aveva dedicato un album col suo nome ) e Alberto, anche lui cantante.
    Molto legato alla sua terra,era spesso impegnato in iniziative di solidarietà e beneficenza.

    1973/5
    Produce dei 33 giri e 45 giri con etichette locali tra cui ROCABLUES e ROSSO COLORE DELL'AMORE

    1976
    Esce il primo disco targato CGD dal titolo "Eppure soffia",il primo album della discografia ufficiale. L'album lo fa conoscere al grande pubblico, e con la canzone che da il titolo ,affronta il problema dell'inquinamento.
    Contiene dodici canzoni, tra le quali due in dialetto sassolese.

    1977
    Incide l'album dal titolo "IL CENTRO DEL FIUME". Sarà proprio quest'ultima canzone durante un concerto di Bertoli a far innamorare Pierangelo e Bruna la sua futura moglie.

    1978
    Esce l'album interamente in dialetto sassolese dal titolo "S'AT VEN IN MEINT"

    1979
    Esce "A MUSO DURO" che contiene otto canzoni. "A MUSO DURO" ,che sarà il riassunto della sua vita,è un
    successo, vende 60.000 copie, raddoppiando le vendite dell'anno prima. Aumentano le richieste: tiene 142 concerti.

    1981
    Pubblica il disco Certi Momenti primo vero successo di pubblico in cui oltre alla famosa "Pescatore", con la voce di Fiorella Mannoia, trova posto il pezzo che da il nome al disco "Certi momenti", canzone a sostegno delle libertà personali.
    Pescatore, fu un successo enorme, il disco vendette praticamente 200.000 copie.
    Questo è l'album che lo porta in classifica grazie anche al successo di quella canzone.

    1982
    Esce Album: riconferma con otto canzoni il talento di Angelo, che oramai è costantemente in classifica. Viene realizzato il videoclip della canzone "Caccia alla Volpe"

    1983
    E' il momento del disco "FRAMMENTI" che contiene dieci canzoni. (tra cui la piu famosa è Cosi che descrive benissimo il carattere di Bertoli)

    1984
    Esce l'album "DALLA FINESTRA"

    1985
    Esce l'album "PETRA" titolo dedicato alla figlia: contiene nove canzoni .

    1986
    Per festeggiare i dieci anni di carriera, Pierangelo Bertoli produce un doppio album antologico, " Bertoli Studio & Live".

    1987
    Con l'album "Canzone d'autore" rende omaggio ad alcuni colleghi (tra cui Conte e De Andrè) interpretandone dei brani.

    1988
    Nel disco "Tra me e me", Bertoli canterà anche una canzone dell'allora sconosciuto Luciano Ligabue, "Sogni di rock'n'roll".

    1989
    Esce l'album "Sedia elettrica".
    Vince un telegatto per lo spot televisivo della "Lega per l'emancipazione dell'handicappato".
    Nello stesso anno partecipa alla registrazione di un 45 giri " Per te Armenia" ideato da Charles Aznavour, i cui
    introiti verranno poi devoluti a favore della popolazione armena.

    1990
    Esce "Oracoli", in cui è presente anche Fabio Concato, con cui Bertoli interpreta il singolo "Chiama piano".Vende, con la prima pubblicazione, 100.000 copie. (disco d'oro)

    1991
    Bertoli decide di presentarsi a San Remo, manifestazione lontanissima dalla concezione musicale dell'artista, ma palcoscenico dove presentare un saggio di musica d'autore italiana: "Spunta la luna dal monte", cantata col gruppo sardo dei Tazenda, raccoglie consensi di critica, pubblico e vendite. .(ottiene il 5° posto)
    Uscirà anche l'album omonimo, una raccolta impreziosita dal brano portato all'Ariston.(250.000 copie fruttando a Bertoli il disco di platino).

    1992
    Bertoli è di nuovo al festival nazionale con "Italia d'oro", un'accusa pesante alle truffe politiche e sociali italiane che anticipa la tangentopoli che sarebbe scoppiata poco tempo dopo.(ottiene il 4° posto)
    "Italia d'oro" esce subito dopo Sanremo con nove canzoni tra cui nuovamente "Spunta la lune dal monte". Viene girata anche una VHS dal titolo "Italia d'oro",

    1993
    Sempre dalla Ricordi esce con tredici canzoni il disco "GLI ANNI MIEI" : sarà
    l'ultimo vero album con la storica casa discografica. Al suo interno presenze importanti come quella di Demo Morselli, Lele Melotti, Lucio Fabbri.Il brano di punta è “Bersagli mobili” di cui viene girato un video clip.

    1995
    Esce l'album "UNA VOCE TRA DUE FUOCHI" che è una raccolta di successi precedenti in cui compaiono due testi inediti. L'album raccoglie diciassette pezzi, molti dei quali riarrangiati per l'occasione. "Pescatore" viene così eseguita senza la voce femminile di Fiorella Mannoia e di conseguenza cambiano anche alcune parole, "Dille dille tu signore…", "la sua pelle bianca…", "una rosa lui le ha dato…", "una rosa rossa lì tra le sue dita…". Arrangiate nuovamente sono anche "Il centro del fiume" e "Non finirà".
    Rimangono invece invariate "Spunta la luna…" e "Chiama piano" le quali si appoggiano alle voci dei Tazenda nella prima e di Fabio Concato nella seconda.
    Arriva la rottura con la Ricordi

    1997
    Ancora dalla CGD viene fatta una raccolta "Frammenti di…" con 17 canzoni tra le più note, divenuta "Tracce
    di…" nel 2001

    1998
    Angelo è quindi senza contratto, quando gli si presenta l'occasione di una nuova incisione con Romolo Ferri.ANGOLI DI VITA" : viene girato un video del brano “Il potere”.
    Nello stesso anno esce anche “Juvecentus”, l’inno della Juventus. Nel frattempo, fa anche da produttore con l'album "BLEZ", ovvero Bonaffini Luca ed Ermanno Zanfi.Insieme ad altri artisti sassolesi (NEK, CASELLI..) dà alla luce un progetto comune che è "I GIARAUN D'LA LUNA", ovvero i sassi della Luna.I proventi sono destinati all'ospedale di Sassuolo. Bertoli ha poi anche partecipato ad una compilation che voleva essere un omaggio al club Tenco, con varie canzoni tradotte in italiano di un cantautore cubano, Pablo Milanes, molto famoso in sud America. ( Una verde mattina è il brano interpretato da Bertoli)

    2002
    A fine agosto, esce il suo ultimo album "301 guerre fa", con quattordici canzoni delle quali quattro inedite. Incide con il gruppo sardo degli Istentales 3 singoli che usciranno post-morte. Pippo Baudo aveva bocciato la canzone: «Viene per noi». Testo forte, firmato Bertoli-Sanna, contro la guerra in Afghanistan, contro qualsiasi guerra nel mondo per Sanremo 2002 (incredibile vista la sua bellezza!)
    Scrive con Andrea Rompianesi 10 brani che però non fa in tempo a cantare.
    Tra le sue ultime apparizioni quella in primavera per il programma di Rete 4 "La domenica del villaggio".Muore nella notte fra il 6 e il 7 ottobre al Policlinico di Modena a soli 59 anni.A novembre viene ricordato con la trasmissione "Buon Compleanno Pierangelo "su Video Italia.

    2003
    A Giugno c'è spazio per un dibattito su Sorrisi e Canzoni: perchè vi siete dimenticati di Pierangelo?In agosto viene mandato in onda su rai due il video "Madre Terra" fatto dalla sua ultima casa discografica.Il brano è scritto ed interpretato da Bertoli insieme a una giovane cantante Erica Tozzi.Purtroppo mentre altre idee sembravano poter nascere dalla FantasticFly di Andrea Rompianesi quest'ultimo muore a novembre.

    2004
    Nasce il sito www.bertolifansclub.org che viene riconosciuto a Gennaio 2005 come sito ufficiale dalla famiglia

    2005
    Esce il cd tributo ...A PIERANGELO BERTOLI dove la canzoni di Pierangelo sono ricantate da altri artisti come Nomadi,Nek Stadio e Fiorello . Tra le canzoni anche un brano scritt da Ligabue ed interpretato dal figlio di Pierangelo, Alberto.

    2006
    Esce il cofanetto PAROLE DI RABBIA,PENSIERI D'AMORE: 3 cd con un'inedito dal titolo Adesso, ritrovato casualmente tra le cose di Pierangelo.

    2007
    Escono varie raccolte ed antologie sulla musica di Bertoli. In occasione del Live Earth Ligabue incide una versione di Eppure Soffia.

    2008
    27 settembre: primo raduno ufficiale dei fans di Pierangelo Bertoli a Sassuolo (Mo)

    2009
    Luca Carboni ricorda Bertoli incidendo nel suo cd Musiche Ribelli la canzone Eppure Soffia

    2010
    Alberto Bertoli incide il suo primo lavoro discografico e realizza la cover di A muso duro e reincide la canzone le cose cambiano scritta da Ligabue per Pierangelo

    A luglio la canzone A muso duro viene premiata con il premio Lunezia per il testo: a ritirare il premio ed a reinterpretarla sul palco Alberto Bertoli



    fonte:bertolifansclub.org