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BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …
Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 010 (07 Marzo - 13 Marzo 2016)
BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …
Martedì, 8 Marzo 2016
S. GIOVANNI DI DIO
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Settimana n. 10
Giorni dall'inizio dell'anno: 68/298
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A Roma il sole sorge alle 06:32 e tramonta alle 18:09 (ora solare)
A Milano il sole sorge alle 06:47 e tramonta alle 18:20 (ora solare)
Luna: 6.04 (lev.) 17.38 (tram.)
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Proverbio del giorno:
La nebbia di marzo non fa male, ma quella d'aprile toglie il pane e il vino.
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Aforisma del giorno:
In quanto alle prove spirituali, alle quali la paterna bontà del celeste Padre ti va assoggettando, ti prego di star rassegnata e possibilmente tranquilla alle assicurazioni di chi tiene il luogo di Dio, in cui ti ama e ti desidera ogni bene e nel cui nome di parla. Soffri, è vero, ma rassegnata; soffri, ma non temere, perché Dio è con te e tu non l'offendi, ma l'ami; soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te. Gesù non ti ha abbandonata quando fuggivi da lui, molto meno ti abbandonerà adesso, ed in seguito, che vuoi amarlo. Dio tutto può rigettare in una creatura, perché tutto sa di corruzione, ma non può giammai rigettare in essa il desiderio sincero di volerlo amare. Quindi se non vuoi convincerti ed essere sicura della celeste pietà per altri motivi, devi assicurarti almeno per questo e star tranquilla e lieta.
(S. Pio da Pietrelcina)RIFLESSIONI
... LA STORIA DI UNA MIMOSA …
... Questa mattina c’è il sole; un vento lieve come il soffio agita le fronde come un gigantesco saluto. “Chissà se quella legenda è vera”, un brusio tra le fronde si diffonde e si mescola al suono del soffiare del vento. “A me non piace la legenda di quel giorno in cui ci strappano e portano via”; una voce da un altro ramo rispose “ma noi rappresentiamo qualcosa di grande, siamo il simbolo di emancipazione, di libertà e forza di una intero popolo”. Da quando era fiorita su quel ramo aveva sentito parlare della importanza simbolica che il suo esistere aveva. Inizialmente aveva accolto questo ruolo come un dono, come una missione nella vita. Poi però le voci che ascoltava da quel ramo provenienti dal basso, dagli uomini che passavano tutti i giorni sotto di lei, portavano a racconti su violenze maltrattamenti e assenza di rispetto verso coloro che sarebbero dovute.ricnoscersi ed essere rappresentate da lei. “Provo imbarazzo, non capisco perché dovrei essere raccolta da mani che poi sono le stesse che maltrattano le persone che io rappresento”. Viveva con fastidio, con dolore quella sua condizione. “Io con la mia purezza rappresento le persone vessate e maltrattate, spesso le mani che mi colgono e portano in regalo sono le stesse che maltrattano negli altri giorni dell’anno”. Un giorno dedicato al rispetto con lei come simbolo di quel giorno, e poi gli altri giorni dell’anno discriminazione e maltrattamento. Una notte stellata, di quelle che volano via tra silenzio e tiepide folate di vento, guardano le stelle disse “Vorrei tanto essere come voi, una stella che illumina la strada delle donne, un punto di riferimento costante per tutta la vita”; durante il giorno passò un donna sotto di lei, poi un'altra ed un'altra ancora; al loro passaggio arrivò a lei il loro profumo, la loro energia ed il loro pensiero positivo. Un pensiero “vorrei essere profumo, energia, pensiero nella mente; vorrei essere qualcosa di forte che resta e resterà sempre”. Un’altra notte udì un suono venire da lontano; il silenzio tutto intorno favoriva il viaggiare dei suoni. “Sono le onde del mare; loro sono meraviglia corrono fino alla riva e da essa si rigenerano all’infinito.” Le stava stretto quel destino da oggetto, quel vivere in attesa di quel giorno fatidico nel quale essere colta con la consapevolezza che quel gesto, la sua presenza sarebbero svaniti nelle violenze e nel mancato rispetto. Giunse la notte prima del giorno fatidico. Sotto di lei prima un flebile lamento, poi un pianto dirotto. Guardò in basso, era una donna. Sentì un dolore forte, un senso di impotenza e voglia di ribellarsi. Arrivò una folata di vento improvvisa fortissima, le fronde si agitarono più del solito. “Voglio essere stella per divenire punto di riferimento costante, vorrei essere onda del mare per dare a tutte le donne la forza di rigenerarsi ogni sempre; vorrei essere impercettibile e forte come un profumo; vorrei essere amore per far smettere tutte le donne di piangere”. Ci furono più folate di vento e alla fine si staccò dall’albero e cadde sulla guancia della donna bagnate dalle lacrime. Al contatto con esse svanì in un breve bagliore che si spostò in cielo divenendo stella. La donna alzò gli occhi al cielo e sorrise. Da quel momento sapeva che avrebbe avuto una stella a guidarla e darle forza … Buon Marzo amici miei … (Claudio)
Oggi dovrebbe essere un giorno della memoria e non una festa. Si dovrebbero ricordare quelle donne che hanno dato la vita, che hanno sofferto e ne sono uscite fuori più forti ma, soprattutto, quelle che non ce l'hanno fatta. Piuttosto che ostentare l'orgoglio d'essere donna si dovrebbe essere fiere di esserlo. La diversità, tra orgoglio e fierezza, va ben oltre la semantica, è qualcosa riposto nell'onomatopea che disegna queste due parole. Orgoglio suona come un gorgoglio, un ribollire interno che, alle volte, non si riesce a contenere e deve essere fatto esplodere in qualche modo manifestandolo, ostentandolo, all'esterno. La fierezza suona invece come un vento caldo e calmo, una fiamma che risplende del proprio calore e si alimenta dei valori e della morale che rendono ognuno, e non solo le donne, degne del titolo di essere umano. Siate la fiamma e non ciò che bolle in pentola.
Tutto questo non prendetelo come un giudizio ma semplicemente ricordate ciò che siete e da dove arrivate prima di festeggiare. Cosa intendo da dove arrivate? intendo proprio da quelle donne che hanno lottato per i propri diritti e che vi hanno consegnato non solo la libertà di essere ma anche una tradizione di valori e coraggio che nel tempo si è andata disperdendo, confondendosi con la necessità di una uguaglianza che non ci potrà essere da uomo e donna. La parità, non è uguaglianza, la parità è considerare l'altro, i propri valori, la propria esistenza, al pari della nostra prescindendo questo dal sesso, dalla cultura o dalla religione di appartenenza. Dico poi agli uomini di fare in modo che le donne non si sentano in dovere di l’ ottare, (scusate l'infelicità grammaticale che vuole fare un po' il verso a un motteggio che circola in questa ricorrenza e che, ulteriormente, né priva del senso storico e sociale convogliandolo verso quello individuale), ogni giorno per essere ascoltate, di dover redigere un muro difensivo per i vostri insulti e le vostre incomprensioni. Anche noi uomini viviamo male certi silenzi, certe incomprensioni come ogni essere umano, ma è nel dialogo che ognuno può incontrarsi e non è impossibile, anche se è vero che alle volte ci apriamo con le persone sbagliate, non bisogna demordere, occorre mantenere la propria sensibilità e il proprio essere senza tenerlo in gabbia, maturare attraverso le delusioni e non farle marcire nel ventre della propria anima. Questo vale per tutti, uomini e donne, e per ogni età.
Non firmerò questo testo affinché non resti solo il pensiero di un singolo, l'opinione di un uomo che semplicemente vuol vedere una donna, un essere umano, splendere piuttosto che bruciare e bruciarsi.
(Dal Web)[/color]CAREZZE AL RISVEGLIO
... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
(Claudio)
POESIE A TEMA
Poesie e racconti sull’Inverno…
Marzo
Poi, quando arriva marzo che daffare!
Tutto vuole pulire e lucidare;
con le scrosciate di pioggerellina
lustra nei prati l’erba fina;
pulisce l’aria, lava il rosso ai tetti,
rinnova l’acqua dentro ai ruscelletti,
con la corsa del vento spazza i cieli,
per portar via i grigi ragnateli.
Quando nell’orto del sole ridente
tutto scintilla, nitido e lucente,
marzo, allora, si volge indietro a dire:
«Oh, primavera, adesso puoi venire.»
(Piera Antico)
FAVOLE PER LA NINNA NANNA …
Elenir e la Polvere di Stelle
La storia che sto per raccontare, accadde molto tempo fa, quando le foreste erano sparse ovunque e nessuno osava distruggerle.
A quel tempo, le fate erano molto diffuse e per tutto il giorno vagavano tra fiori, alberi e animali indisturbate. Un giorno, mentre una nube di fatine luccicanti colorò tutte le cose (perché un tempo i colori svanivano con la notte ed il giorno dopo tutto era in bianco e nero), la Fata Blunessa, si imbatté in un fiore nuovo, appena germogliato, che conteneva una graziosa fatina, con grandissimi occhi color nocciola e morbidi capelli color genziana, la pelle color oro ed il naso all’insù. La piccola guardò stupita la sua mamma, poi ebbe un fremito e le ali d’argento si stesero incominciando a battere lievemente nell’aria. Mano nella mano, madre e figlia volarono nel cuore del bosco, dove il popolo delle fate era solito a riunirsi per fare colazione.
La piccola fatina fu sballottata di mano in mano e questo non le piacque, così, non essendo ancora capace di parlare, per liberarsi da loro, emise un fascio di luce che accecò persino una famiglia di bruchi che passava di lì per caso. Quando smise di brillare come una stella, il Regina delle Fate si avvicinò a lei e le disse “Tu ti chiamerai Elenir, Fata della luce”.
I giorni trascorsero lieti, Elenir giocava con fatine della sua età. La sua migliore amica si chiamava Milles e con loro due giocava sempre Tocili, un simpatico maschietto che non si tirava mai indietro di fronte alle avventure.
Passato un altro anno, una delle fate più anziane radunò tutte le giovani fatine sotto l’Albero Saggio e le portò dalla Regina Mitribel, che donò loro una piccola bacchettina color argento, perché imparassero l’arte di colorare il Mondo. Non era facile apprendere le magie, ma Elenir si impegnava davvero molto per essere la prima della classe.
Una giorno, la Regina chiamò a sè Elenir, Milles e Tocili per presentare loro lo gnomo Momozu, che era venuto a cercare aiuto perchè
“So che voi avete uno spiccato gusto per l’avventura ed avete imparato in fretta ad usare i vostri poteri, perciò mi affido a voi per questo particolare incarico” disse la Regina “Momozu è il capo di una miniera di gnomi ed ha bisogno di qualcuno che ripristini i colori dei cristalli per poterli distinguere. Pensate di potercela fare?”
La risposta fu piena di entusiasmo: Elenir ed i suoi amici avevano l’occasione di mettere a prova le loro capacità ed esplorare il mondo oltre i confini del loro bosco.
Momozu li condusse al suo villaggio, i cui tutto era in bianco e nero. In effetti, quel posto sembrava un po’ tetro, ma Elenir si diede da fare e con i suoi amici colorò tutto l’ambiente. Persino gli gnomi tirarono un respiro di sollievo: l’aria sembrava più fresca e profumata e gli uccellini ebbero di nuovo voglia di cantare a squarcia gola.
“Sulla montagna sopra di noi, c’è un ghiacciaio perenne e di sera le prime stelle fanno cadere dal cielo una polvere dorata che brilla per giorni e giorni, ma non si può trasportarne molta, perché è molto pesante. Per diversi anni ne abbiamo sparsa per la miniera e per i prati, che si illuminavano come piccoli cieli stellati. Purtroppo, da diverso tempo il ghiacciaio è abitato da uno stregone malvagio, che ci impedisce di prendere la nostra polvere dorata e nessuna fata vuole più vivere con noi, perché la Natura sta morendo” raccontò Momozu.
“Andremo noi a recuperare la polvere!” scattò in piedi Elenir.
“Che cosa?!” chiesero Milles e Tocili, stupiti per l’affermazione dell’amica.
“Andremo su quel monte a sconfiggere l’ombra e riprenderemo la polvere di stelle, che è tanto preziosa per questo posto. Siamo o non siamo fate di primavera? La nostra luce e la nostra polvere riusciranno a sconfiggere le tenebre!”
Si misero così in volo ed incominciarono la salita lungo il pendio della montagna. Nella giornata di sole, una brezza frizzantina anticipò l’annuvolamento del cielo e, quando i tre amici erano giunti a metà della strada, incominciò a nevicare. Una vera e propria tormenta si abbattè su di loro, che si rifugiarono nell’incavo di una roccia. Il vento presela forma di una faccia brutta e minacciosa.
“Lasciate la montagna, oh voi servitori della luce, perché qui non c’è spazio alcuno per voi!”
“No! Mai!” rispose Tocili gridando.
“Chi sei?” domandò Elenir, un po’ spaventata.
“Sono Komolus, Signore delle Tenebre! Non potete fare niente contro di me! Abbandonate la montagna se non volete perdere la vita!” e detto questo si dileguò.
I tre amici non si fecero intimorire: arrivarono in punta alla montagna e si guardarono bene attorno. L’aria era pesante, avvolta dal fumo di nubi nere, ed i loro piedi affondavano nella neve che sembrava volesse arrestarli di passo in passo.
Entrarono in una caverna fredda e buia che aveva stalattiti di ghiaccio che pendevano dal soffitto. Con molto coraggio i tre amici avanzarono nell’esplorazione giungendo in una sala che conteneva una poltrona imponente adornata da corna e pellicce. “Ma bene, vedo che gli avvisi non funzionano” cominciò a parlare Komolus, pacatamente.
“Tu hai privato gli gnomi e le fate della Polvere di Stelle!” accusò Tocili puntando il dito contro di lui.
“E non solo! Ho fatto morire i fiori e presto ne risentiranno anche le piante! Il mio dominio si estenderà poco alla volta finchè non dominerò il Mondo con la mia perfidia. Le fate e gli gnomi non contano nulla per me, sono soltanto un impiccio in più” spiegò il malvagio.
“Non te lo permetteremo! La vita e la luce sono fondamentali per il nostro pianeta, e tu non ce le porterai via!” urlò Elenir, lanciandosi verso di lui. Due mostri nascosti nell’oscurità saltarono verso di lei, ma invano, così Komolus si prese un pugno in un occhio. La fatina virò e tornò indietro, evitando gli attacchi dei mostri ed uscendo dalla grotta. Lei ed i suoi amici sprangarono la porta facendovi crescere dei rampicanti, che si insinuarono fino a dove Komolus si stava lamentando per il suo occhio, imprigionando tutti i malvagi per semrpe. Elenir trasferì un po’ della sua luce a queste piante, così mille fiori sbocciarono dentro la caverna oscura, brillando intensamente di luce d’oro, lacerando gli occhi dei cattivi abituati all’oscurità. Komolus non resistette a tale splendore ed esplose, così come esplose la punta della montagna, riversando in aria la polvere dorata che le fatine stavano cercando.
La polvere dorata si sparse in tutto il Mondo e da quel giorno i colori non svanirono più, ma sbiadirono solo un po’, facilitando così il lavoro del popolo delle fate, che dovevano solo più donare loro brillantezza. Elenir ed i suoi amici furono premiati per questo, la Regina Mitribel come ricompensa insegnò loro come si fabbricavano le bacchette magiche, cosa che non era mai stata concessa a nessuno.
(Sara Quero)
ATTUALITA’
8 marzo, il cielo lo saluta con un asteroide.
Anche Giove sarà luminoso come non mai. Un asteroide in passaggio ravvicinato alla Terra, ma in completa sicurezza e senza alcun rischio, e Giove in opposizione al Sole e ben visibile: questi i due 'eventi' che animeranno il cielo dell'8 marzo, 'celebrando' cosi' la giornata della donna. L'asteroide 2013 TX68, con un diametro stimato di circa 30 metri, dovrebbe 'sfiorare' la Terra all'1.06 di notte ad una distanza di 5 milioni di chilometri, dunque lontanissimo.
''Non e' escluso - precisa Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope - che possa passare più vicino, fino a 24.000 chilometri dalla superficie terrestre, ma si tratta comunque di una distanza di assoluta sicurezza per la Terra''. Sempre per la festa della donna, ''Giove torna in opposizione l'8 marzo a partire dalle 12, ora italiana - continua Masi - Significa cioe' che visto dalla Terra sara' in direzione opposta a quella del Sole. A mezzogiorno non potremo vederlo, ma il momento migliore per osservarlo sara' a mezzanotte, quando sara' a Sud, ben visibile e luminoso perche' sara' in alto nel cielo''.
Giove raggiungerà quindi la minima distanza dalla Terra, la massima luminosità e il massimo diametro apparente per l'anno in corso. Dall'8 marzo in poi il pianeta anticipera' gradualmente la sua finestra di visibilita', assicura Masi, ''nella prima parte della serata. Quindi niente paura se non si riesce ad osservarlo domani, ci sara' tempo anche nei giorni successivi''. Ed e' probabile che Giove regali un altro spettacolo celebrando l'inizio della primavera, dal momento che il 21 marzo dovrebbe trovarsi in congiunzione con la Luna.
(Ansa)
Funziona il tatto bionico, con un polpastrello artificiale.
Test su una persona amputata, ha percepito la superficie rugosa. Funziona il tatto bionico, sperimentato per la prima volta al mondo da una persona amputata, che grazie al polpastrello artificiale collegato agli elettrodi impiantati nel braccio, ha percepito la rugosità di una superficie, anche nei più piccoli avvallamenti. Descritto sulla rivista eLife, il risultato si deve alla collaborazione fra Italia e Svizzera, con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e il Politecnico di Losanna. Alla ricerca hanno partecipato anche università di Pisa, Istituto San Raffaele Pisana, Campus Biomedico e Università Cattolica di Roma.
“Siamo riusciti a dare a una persona amputata la percezione della rugosità di un oggetto e stiamo andando verso una maggiore capacità di dare tutta la ricchezza che la sensazione normale del tatto riesce a dare”, ha detto all’ANSA il coordinatore della ricerca Silvestro Micera, che lavora fra Scuola Superiore Sant’Anna e Politecnico di Losanna. Il prossimo passo della ricerca, ha aggiunto, sarà sperimentare il polpastrello bionico su altre due o tre persone per un periodo compreso fra nove e 12 mesi.
“E’ il primo risultato del genere al mondo e il prossimo obiettivo è sperimentare in più soggetti la percezione di superfici che si percepiscono normalmente nella vita quotidiana”, ha osservato il primo autore dell’articolo, Calogero Oddo, dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna. “Abbiamo studiato gli impulsi naturali – ha aggiunto - e li abbiamo riprodotti nel tatto artificiale”
Il primo a sperimentare il polpastrello bionico è stato il danese Dennis Aabo Sørensen, che nei test è riuscito a distinguere le superfici ruvide rispetto a quelle lisce nel 96% dei casi.“Percepivo la stimolazione - ha detto - quasi come quella che avrei potuto sentire con la mia mano. Con il dito artificiale ho sentito le sensazioni sulla punta del dito indice della mia mano fantasma”. Lo stesso test è stato fatto su persone non amputate, nelle quali l’informazione sensoriale era stata inviata agli stessi nervi del braccio con sottilissimi aghi, con il riconoscimento delle caratteristiche delle superfici nel 77% dei casi.
L’elettroenecefalogramma ha poi dimostrato che sia nelle persona amputata sia nelle altre erano state attivate le stesse regioni del cervello. “È entusiasmante aver dimostrato che possiamo restituire la sensazione della rugosità stimolando i nervi del braccio, in sistemi nervosi sia lesionati che intatti,” ha osservato Stanisa Raspopovic, co-primo autore dello studio, del Politecnico di Losanna e della Scuola Sant’Anna. Raspopovic aggiunge che “la ricerca sta finalmente spostando l’attenzione principale dal solo interrogarsi su quali elettrodi impiegare verso il loro utilizzo in modo ottimale, per ottenere sensazioni naturali tramite le protesi”.
(Ansa)
Ricostruita devastante eruzione Campi Flegrei 39.000 anni fa.
La più catastrofica avvenuta in Europa in ultimi 200 mila anni. Trentanovemila anni fa il supervulcano dei Campi Flegrei generò un'eruzione catastrofica che devastò l'area dell'attuale Campania e parte del sud d'Italia. Quella eruzione, la più devastante in Europa negli ultimi 200 mila anni è stata adesso ricostruita dal gruppo di scienziati coordinato da Antonio Costa dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e pubblicata sulla rivista Scientific Reports. ''È stata l'eruzione più devastante degli ultimi 200.000 anni in Europa - ha detto all'ANSA Costa - e per fortuna eruzioni di questo tipo sono rarissime, ma studi come questo ci aiutano a prevedere che cosa potrebbe accadere nel caso di nuove eruzioni dei Campi Flegrei in futuro''.
I ricercatori sono riusciti a ricostruire l'eruzione di 39.000 anni fa grazie a simulazioni e ad analisi di dati archeologici sui livelli di cenere trovati in tutta Europa. E' stato scoperto che l'eruzione ha generato una colonna di ceneri e gas alta 44 chilometri che è collassata e ha inondato con una nube infuocata tutto il territorio circostante. Subito dopo la prima colonna di ceneri se ne è alzata un'altra, alta 37 chilometri, e si sono formati fiumi di lava, ceneri e gas che sono arrivati fino a 70 chilometri di distanza, nell'Appennino a Nord di Napoli.
L'eruzione ha devastato la Campania e parte del Sud Italia, ma l'impatto è stato globale: per esempio le ceneri in atmosfera hanno bloccato i raggi solari generando un 'inverno vulcanico' durato almeno due anni. Le temperature si sono abbassate di due gradi in tutto il mondo e in Europa di circa 6-9 gradi. Inoltre, in atmosfera, le ceneri ricche di cloro hanno generato piogge acide che hanno ulteriormente devastato l'ambiente. L'impatto è stato enorme. L'eruzione ha probabilmente spazzato i Neanderthal che vivevano in vivevano in Campania e c'è voluto forse un secolo perché l'ambiente recuperasse e l'area fosse ripopolata. ''Sono stati i Sapiens che hanno ripopolato le aree devastate e - ha detto Costa - forse si sono concentrati a colonizzare questi territori invece di avanzare verso ovest, garantendo così la sopravvivenza prolungata Neanderthal nella penisola Iberica''.
(Ansa)ANDIAMO AL CINEMA!!!!
Room
Un film di Lenny Abrahamson. Con Brie Larson, Megan Park, William H. Macy, Jacob Tremblay, Joan Allen.
Un dramma ad alto tasso di emozione. Merito della scelta del punto di vista, della regia ad immersione e della sceneggiatura.
Marianna Cappi
Jack vive nella stanza. La stanza è la sua casa. Il lavandino, il lucernario, la lampada sono i suoi amici. E Ma' è sempre con lui. La notte, quando irrompe Old Nick per infilarsi nel letto di suo madre, Jack sta nascosto nell'armadio, ma poi è di nuovo mattina e tutto va bene. Quando compie cinque anni, però, la mamma lo sorprende con una rivelazione sconcertante: c'è un mondo al di là della porta blindata di cui non conoscono il codice, fatto di cose e persone reali, e loro devono uscire da lì e devono ad ogni costo tornare a casa, quella vera.
È un film potente, Room , di una potenza sfaccettata, che può rimare col disagio, anche estremo, che prende lo spettatore alla primissima sequenza, quando gli viene chiesto di credere con Jack che la prigione di pochi metri in cui un maniaco ha rinchiuso una ragazza di diciassette anni e poi suo figlio fin dalla nascita, sembri ampia e accogliente, una vera casa, che non manca di nulla. Oppure può rimare con tensione, speranza, paura, gioia immensa o immenso sollievo, come accade nella scena sul furgone, una delle più emozionanti del cinema recente, così forte da lasciare in apnea. Merito della scelta del punto di vista, quello di Jack, appunto, il più inconsapevole tanto del male quanto del bene, ma anche della regia ad immersione e della sceneggiatura ad opera della stessa scrittrice del romanzo di partenza, Emma Donoghue, che conosce quei personaggi meglio di chiunque altro.
La stessa scena del furgone segna una cesura importante: da quel momento la stanza non è più il luogo fisico in cui si muovono (per così dire) Jack e Ma', ma diventa un luogo mentale e le sue dimensioni subiscono un'ulteriore distorsione. Una sorta d'istinto di autodifesa spinge a questo punto lo spettatore a sussurrare idealmente nelle orecchie di Abrahamson: "fermati qui, o rovinerai tutto", imboccando un'altra storia, un altro film. Invece il regista ci sorprende, rivelando un progetto più completo e complesso rispetto al thriller emotivo di partenza: un dramma psicologico che ritaglia, in realtà, con grande sapienza la porzione di racconto che pone sotto l'obiettivo, una porzione in cui la seconda metà è speculare alla prima, in una continuità perfetta di tono e di tocco, nonostante la radicale diversità del setting.
Brie Larson e Jacob Tremblay si rimbalzano il testimone di una maratona attoriale ad alto tasso di emozione, optando sempre con grande giudizio per la soluzione in levare. Dal loro legame dipende l'intera impalcatura del film e loro sanno reggerla con grazia e solidità.
Video(Lussy)
... CURIOSANDO E RACCONTANDO …
La CATTEDRALE di BURGOS
La cattedrale di Burgos è una cattedrale gotica situata a Burgos, in Spagna. È dedicata alla Vergine Maria ed è famosa per la sua architettura unica e per le dimensioni. Il 31 ottobre 1984, l'UNESCO la inserì tra i Patrimoni dell'umanità, unica cattedrale spagnola ad averne l'onore.
Nello stile, anche se predomina il gotico, la cattedrale fonde mirabilmente anche altri stili artistici, visto che la sua costruzione si prolungò dal 1221 fino al 1765. Nella facciata principale si apre la Porta del Perdón, impreziosita da un rosone a stella e da un gruppo di statue che rappresentano i re di Castiglia. Su entrambi i lati si elevano le torri, alte 84 metri, sormontate da guglie frastagliate del XV secolo. La facciata è su tre piani. Al piano superiore si trovano le finestre ogivali a doppio arco e le statue su piedistalli, coronate da una balaustra con le lettere scolpite nella pietra "PULCHRA ES ET DECORA", al centro della quale si trova una statua della Vergine Maria. Sulle torri si trovano molte balaustre e terrazze, con altre scritte incise.
La parte occidentale in stile gotico francese, risalente al XV secolo, è costeggiata da torri a sezione quadrata sovrastate da guglie ottagonali coperte da opere in pietra. Il portone setten-
trionale del transetto, noto come "portada de la Coronería", presenta le statue dei dodici apostoli. Sopra le statue alcune finestre ogivali e due guglie contornano il portone. il complesso scultoreo più bello è quello della Porta del Sarmental, con l’immagine di un Cristo Pantocratore circondato dagli apostoli e dagli evangelisti . La cattedrale ha una pianta cruciforme, con tre navate, un transetto e un deambulatorio. Misura 84 metri di lunghezza, 59 di larghezza e la navata centrale, che è più grande di quelle laterali, raggiunge gli 11 metri di altezza. La navata centrale e il transetto sono percorsi dal triforio, al di sopra del quale si trovano delle grandi finestre con vetrate e con un rosone superiore. Nella Capilla Mayor è collocata una pala d'altare rinascimentale, iniziata da Rodrigo de la Hague nel 1562 e alla sua morte terminata dal fratello Martin. Il coro ligneo, situato in mezzo alla navata centrale, presenta degli stalli di particolare valore, realizzati in noce nel 1505 da Philip Bigarny. Ha 103 stalli e si trova al centro della navata principale, è chiuso da una massiccia cancellata seicentesca e contiene la tomba del fondatore della chiesa, il vescovo Mauricio (1240), realizzata in legno ricoperto da rame sbalzato. Gli intagli degli stalli rappresentano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento ed altre scene cristiane.
La grande cappella ottagonale del connestabile è costruita in stile gotico flamboyant, piena di cavalieri, angeli ed araldica. Era destinata ad ospitare le spoglie di Pietro Fernando III di Velasco, del connestabile di Castiglia e della sua famiglia. All’interno di notevole bellezza il tamburo della navata centrale, sormontato da una splendida volta mudéjar, sotto la quale giacciono i resti di Rodrigo Díaz de Vivar, El Cid Campeado, e di sua moglie Donna Jimena. Molto vicino si trova la Scala Dorata opera di Diego de Siloé, realizzata nel XVI secolo e ispirata al rinascimento italiano.
L’altare maggiore è un capolavoro e vari artisti vi contribuirono, a dirigere i lavori furono i fratelli Rodrigo e Martín de la Haya. Lo stile è rinascimentale con tre corpi orizzontali, un quarto di coronamento, sette zone verticali decorate da statue di Santi ed Apostoli, il tutto inquadrato da colonne decoratissime, timpani spezzati e bassorilievi dettagliatissimi: la dedica è ovviamente a santa Maria Maggiore, la cui immagine centrale fu realizzata in argento da Cristóbal de Valladolid (1464).
Altre particolarità presenti sono: l’orologio del Cinquecento che si incontra entrando sulla sinistra, con la figura popolare del Papamoscas che apre la bocca al battere di ogni ora; il ligneo Santo Cristo di Burgos di fine Seicento situato nella capilla del Santissimo Cristo; la capilla de la Visitación dove vi è la tomba di don Gonzalo di Lerma, opera cinquecentesca di Vigarny, e la pala della Sacra Famiglia opera di Sebastiano del Piombo.…storia, miti e leggende…
Nel 1075 Burgos divenne, grazie al re Alfonso VI, sede episcopale.
La costruzione della cattedrale fu ordinata da Ferdinando III di Castiglia e da Maurizio di Burgos, vescovo di Burgos, inglese per nascita. L'intenzione del re era quella di ampliare il tempio in cui si sarebbero celebrate le sue nozze con Beatrice di Svevia. Il re contava sulle sue buone relazioni con il vescovo che, con un viaggio in Francia, era andato a prendere ed accompagnare dal suo re la futura regina Beatrice. Il 20 luglio 1221, i lavori iniziarono sopra una precedente cattedrale romanica, partendo dall'abside che venne completata in nove anni. Alla morte del vescovo Maurice nel 1238, il suo corpo venne sepolto nel presbiterio. La cattedrale venne consacrata nel 1260. Nel 1277 morì Maestro Enrique e il suo posto fu preso dall'architetto Johan Pérez. Tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo vennero portate a termine le cappelle delle navate e venne costruito il chiostro. Da questo momento ci fu un vuoto di almeno due secoli prima che la costruzione riprendesse. La cattedrale venne completata nel 1567 con la costruzione della guglia posta all'incrocio ("crucero") del transetto e della navata principale. I principali architetti furono un francese del XIII secolo ed un tedesco del XV. Nel 1417 il vescovo di Burgos presenziò al concilio di Costanza tornando con il capo mastro Giovanni di Colonia (Juan de Colonia), il quale terminò le torri con guglie di pietra.
Nel 1919 la cattedrale divenne il luogo di sepoltura di Rodrigo Díaz conte di Bivar ("El Cid"), e della moglie Doña Jimena. I loro corpi però sono stati traslati nel 1921 nel Monasterio de San Pedro de Cardeña
All'interno della Cappella del Santissimo Cristo di Burgos vi è il crocifisso considerato miracoloso e molto venerato, costituito da un corpo in legno rivestito da pelle di vacca, con barba e capelli umani.“EL CID”
Rodrigo Díaz conte di Bivar, o Vivar (1043 – 1099) fu signore di Valencia e condottiero spagnolo, figura leggendaria della Reconquista spagnola: fu soprannominato Campeador, vincitore, quando per risolvere una disputa sull’attribuzione di alcuni castelli di frontiera, vinse in duello, per conto di Sancho II di Castiglia, conJimeno Garcés che parteggiava invece per Ramiro I. Esiliato dal re di Castiglia Alfonso VI, dopo varie vicissitudini divenne appunto signore di Valencia nel 1093 e morì nel 1099, adorato da tutti gli amici, rispettato da tutti i nemici, chiamato el Cid per i primi, el-Sidi per i secondi: solo allora poté rientrare in patria.
La moglie Jimena resistette per tre anni agli attacchi portati alla città di Valencia dal figlio dell’emiro Yūsuf ibn Tāshfīn, alla fine chiese aiuto ad Alfonso VI e nel 1102 abbandonarono la città, dopo averla data alle fiamme. Rodrigo fu quindi tumulato a Burgos, nella chiesa di San Pietro di Cardeña: dopo la Guerra d’Indipendenza Spagnola i resti furono traslati nella cappella della Casa Concistoriale della stessa Burgos.(Gabry)
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La musica del cuore
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I Grandi Cantautori Italiani
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Pierangelo Bertoli
Pierangelo Bertoli nasce a Sassuolo (MO) il 5/11/1942 .
Sposato con la moglie Bruna, ha avuto tre figli, Emiliano, Petra (alla cui nascita Bertoli aveva dedicato un album col suo nome ) e Alberto, anche lui cantante.
Molto legato alla sua terra,era spesso impegnato in iniziative di solidarietà e beneficenza.
1973/5
Produce dei 33 giri e 45 giri con etichette locali tra cui ROCABLUES e ROSSO COLORE DELL'AMORE
1976
Esce il primo disco targato CGD dal titolo "Eppure soffia",il primo album della discografia ufficiale. L'album lo fa conoscere al grande pubblico, e con la canzone che da il titolo ,affronta il problema dell'inquinamento.
Contiene dodici canzoni, tra le quali due in dialetto sassolese.
1977
Incide l'album dal titolo "IL CENTRO DEL FIUME". Sarà proprio quest'ultima canzone durante un concerto di Bertoli a far innamorare Pierangelo e Bruna la sua futura moglie.
1978
Esce l'album interamente in dialetto sassolese dal titolo "S'AT VEN IN MEINT"
1979
Esce "A MUSO DURO" che contiene otto canzoni. "A MUSO DURO" ,che sarà il riassunto della sua vita,è un
successo, vende 60.000 copie, raddoppiando le vendite dell'anno prima. Aumentano le richieste: tiene 142 concerti.
1981
Pubblica il disco Certi Momenti primo vero successo di pubblico in cui oltre alla famosa "Pescatore", con la voce di Fiorella Mannoia, trova posto il pezzo che da il nome al disco "Certi momenti", canzone a sostegno delle libertà personali.
Pescatore, fu un successo enorme, il disco vendette praticamente 200.000 copie.
Questo è l'album che lo porta in classifica grazie anche al successo di quella canzone.
1982
Esce Album: riconferma con otto canzoni il talento di Angelo, che oramai è costantemente in classifica. Viene realizzato il videoclip della canzone "Caccia alla Volpe"
1983
E' il momento del disco "FRAMMENTI" che contiene dieci canzoni. (tra cui la piu famosa è Cosi che descrive benissimo il carattere di Bertoli)
1984
Esce l'album "DALLA FINESTRA"
1985
Esce l'album "PETRA" titolo dedicato alla figlia: contiene nove canzoni .
1986
Per festeggiare i dieci anni di carriera, Pierangelo Bertoli produce un doppio album antologico, " Bertoli Studio & Live".
1987
Con l'album "Canzone d'autore" rende omaggio ad alcuni colleghi (tra cui Conte e De Andrè) interpretandone dei brani.
1988
Nel disco "Tra me e me", Bertoli canterà anche una canzone dell'allora sconosciuto Luciano Ligabue, "Sogni di rock'n'roll".
1989
Esce l'album "Sedia elettrica".
Vince un telegatto per lo spot televisivo della "Lega per l'emancipazione dell'handicappato".
Nello stesso anno partecipa alla registrazione di un 45 giri " Per te Armenia" ideato da Charles Aznavour, i cui
introiti verranno poi devoluti a favore della popolazione armena.
1990
Esce "Oracoli", in cui è presente anche Fabio Concato, con cui Bertoli interpreta il singolo "Chiama piano".Vende, con la prima pubblicazione, 100.000 copie. (disco d'oro)
1991
Bertoli decide di presentarsi a San Remo, manifestazione lontanissima dalla concezione musicale dell'artista, ma palcoscenico dove presentare un saggio di musica d'autore italiana: "Spunta la luna dal monte", cantata col gruppo sardo dei Tazenda, raccoglie consensi di critica, pubblico e vendite. .(ottiene il 5° posto)
Uscirà anche l'album omonimo, una raccolta impreziosita dal brano portato all'Ariston.(250.000 copie fruttando a Bertoli il disco di platino).
1992
Bertoli è di nuovo al festival nazionale con "Italia d'oro", un'accusa pesante alle truffe politiche e sociali italiane che anticipa la tangentopoli che sarebbe scoppiata poco tempo dopo.(ottiene il 4° posto)
"Italia d'oro" esce subito dopo Sanremo con nove canzoni tra cui nuovamente "Spunta la lune dal monte". Viene girata anche una VHS dal titolo "Italia d'oro",
1993
Sempre dalla Ricordi esce con tredici canzoni il disco "GLI ANNI MIEI" : sarà
l'ultimo vero album con la storica casa discografica. Al suo interno presenze importanti come quella di Demo Morselli, Lele Melotti, Lucio Fabbri.Il brano di punta è “Bersagli mobili” di cui viene girato un video clip.
1995
Esce l'album "UNA VOCE TRA DUE FUOCHI" che è una raccolta di successi precedenti in cui compaiono due testi inediti. L'album raccoglie diciassette pezzi, molti dei quali riarrangiati per l'occasione. "Pescatore" viene così eseguita senza la voce femminile di Fiorella Mannoia e di conseguenza cambiano anche alcune parole, "Dille dille tu signore…", "la sua pelle bianca…", "una rosa lui le ha dato…", "una rosa rossa lì tra le sue dita…". Arrangiate nuovamente sono anche "Il centro del fiume" e "Non finirà".
Rimangono invece invariate "Spunta la luna…" e "Chiama piano" le quali si appoggiano alle voci dei Tazenda nella prima e di Fabio Concato nella seconda.
Arriva la rottura con la Ricordi
1997
Ancora dalla CGD viene fatta una raccolta "Frammenti di…" con 17 canzoni tra le più note, divenuta "Tracce
di…" nel 2001
1998
Angelo è quindi senza contratto, quando gli si presenta l'occasione di una nuova incisione con Romolo Ferri.ANGOLI DI VITA" : viene girato un video del brano “Il potere”.
Nello stesso anno esce anche “Juvecentus”, l’inno della Juventus. Nel frattempo, fa anche da produttore con l'album "BLEZ", ovvero Bonaffini Luca ed Ermanno Zanfi.Insieme ad altri artisti sassolesi (NEK, CASELLI..) dà alla luce un progetto comune che è "I GIARAUN D'LA LUNA", ovvero i sassi della Luna.I proventi sono destinati all'ospedale di Sassuolo. Bertoli ha poi anche partecipato ad una compilation che voleva essere un omaggio al club Tenco, con varie canzoni tradotte in italiano di un cantautore cubano, Pablo Milanes, molto famoso in sud America. ( Una verde mattina è il brano interpretato da Bertoli)
2002
A fine agosto, esce il suo ultimo album "301 guerre fa", con quattordici canzoni delle quali quattro inedite. Incide con il gruppo sardo degli Istentales 3 singoli che usciranno post-morte. Pippo Baudo aveva bocciato la canzone: «Viene per noi». Testo forte, firmato Bertoli-Sanna, contro la guerra in Afghanistan, contro qualsiasi guerra nel mondo per Sanremo 2002 (incredibile vista la sua bellezza!)
Scrive con Andrea Rompianesi 10 brani che però non fa in tempo a cantare.
Tra le sue ultime apparizioni quella in primavera per il programma di Rete 4 "La domenica del villaggio".Muore nella notte fra il 6 e il 7 ottobre al Policlinico di Modena a soli 59 anni.A novembre viene ricordato con la trasmissione "Buon Compleanno Pierangelo "su Video Italia.
2003
A Giugno c'è spazio per un dibattito su Sorrisi e Canzoni: perchè vi siete dimenticati di Pierangelo?In agosto viene mandato in onda su rai due il video "Madre Terra" fatto dalla sua ultima casa discografica.Il brano è scritto ed interpretato da Bertoli insieme a una giovane cantante Erica Tozzi.Purtroppo mentre altre idee sembravano poter nascere dalla FantasticFly di Andrea Rompianesi quest'ultimo muore a novembre.
2004
Nasce il sito www.bertolifansclub.org che viene riconosciuto a Gennaio 2005 come sito ufficiale dalla famiglia
2005
Esce il cd tributo ...A PIERANGELO BERTOLI dove la canzoni di Pierangelo sono ricantate da altri artisti come Nomadi,Nek Stadio e Fiorello . Tra le canzoni anche un brano scritt da Ligabue ed interpretato dal figlio di Pierangelo, Alberto.
2006
Esce il cofanetto PAROLE DI RABBIA,PENSIERI D'AMORE: 3 cd con un'inedito dal titolo Adesso, ritrovato casualmente tra le cose di Pierangelo.
2007
Escono varie raccolte ed antologie sulla musica di Bertoli. In occasione del Live Earth Ligabue incide una versione di Eppure Soffia.
2008
27 settembre: primo raduno ufficiale dei fans di Pierangelo Bertoli a Sassuolo (Mo)
2009
Luca Carboni ricorda Bertoli incidendo nel suo cd Musiche Ribelli la canzone Eppure Soffia
2010
Alberto Bertoli incide il suo primo lavoro discografico e realizza la cover di A muso duro e reincide la canzone le cose cambiano scritta da Ligabue per Pierangelo
A luglio la canzone A muso duro viene premiata con il premio Lunezia per il testo: a ritirare il premio ed a reinterpretarla sul palco Alberto Bertoli
fonte:bertolifansclub.org(Ivana)
RUBRICHE
(Redazione)
L’ISOLA NELLO SPORT
CRONACA SPORTIVA
Tennis: Sharapova positiva ad antidoping in Australia.
La campionessa russa: "Ho assunto una sostanza, non sapevo fosse vietata. Non voglio chiudere così la carriera". Maria Sharapova positiva ad un controllo antidoping eseguito agli Australian Open dello scorso gennaio. E' stata la stessa tennista russa a darne annuncio nel corso di una conferenza stampa a Los Angeles, dove vive. "Ho commesso un grosso errore - ha detto la Sharapova, visibilmente provata - Non voglio chiudere così la mia carriera, spero che mi sia data un'ulteriore possibilità".
Dopo l'annuncio, la Nike ha deciso di sospendere il proprio rapporto di sponsorizzazione con la tennista russa. "Siamo rattristati e sorpresi dalle notizie su Maria Sharapova - si legge in un breve comunicato del colosso Usa dell'abbigliamento sportivo, citato dai media americani -. Abbiamo deciso di sospendere il nostro rapporto con Maria durante le indagini. Continueremo a monitorare la situazione".
(Ansa)
All star game, lo show dell'NBA ha 65 anni.
La prima gara, composta da una selezione dei migliori giocatori dell'Est e dell'Ovest, si tenne a Boston il 2 marzo del 1951. Equilibrismi, salti con la moto o indossando il costume di Superman: sono cosi le spettacolari schiacciate agli All Star Games NBA, uno degli eventi più importanti e affascinanti del basket mondiale. Un weekend di gare strepitose, come quella delle schiacciate o quella del tiro da tre punti. La domenica sera poi la grande sfida tra due squadre composte dalle selezioni dei migliori giocatori di Eastern e Western Conference. Il giocatore che ha accumulato il maggior numero di voti è stato Kobe Bryant, bandiera dei Los Angeles Lakers.
Il primo All Star Game si tenne a Boston il 2 marzo 1951 ed ha poi cambiato sede ogni anno. La selezione avviene secondo due modalità: i giocatori che iniziano la partita vengono scelti tenendo conto dei ruoli, mediante il voto dei tifosi che avviene sul sito web della NBA per tutta la prima parte della stagione regolare.
Le riserve, invece, vengono selezionate dagli allenatori delle squadre di ogni Conference tramite votazione, sempre con le limitazioni dei ruoli disponibili. Ogni coach non può votare per giocatori appartenenti alla propria squadra. Al termine della partita tra Eastern e Western Conference viene scelto il giocatore meritevole dell'NBA All Star Game Most Valuable Player Award. Allo All Star Game hanno preso parte tutti le più grandi star dell'NBA.
(Ansa)
Parigi-Nizza: Matthews vince prologo.
E' stato più veloce di Dumoulin, Felline primo degli italiani. Michael Matthews è il primo leader della Parigi-Nizza di ciclismo. L'australiano della Orica GreenEdge ha vinto il prologo di Conflans Sainte Honorine, superando per meno di un secondo l'olandese Tom Dumoulin e per 2" il campione neozelandese della crono, Patrick Bevin. Tra gli uomini di classifica, il migliore è stato il britannico Geraint Thomas (Team Sky), che ha accusato un ritardo di 7". Miglior italiano Fabio Felline, che si è piazzato al 12/o posto, alle spalle di Richie Porte, e ha accusato un ritardo di 13" dal vincitore.
(Ansa)(Gina)
GLI STILISTI E LA MODA!!!
Gianfranco Ferrè
Gianfranco Ferré (Legnano, 15 agosto 1944 – Milano, 17 giugno 2007) è stato uno stilista italiano, esponente tra i più conosciuti del made in Italy.
Biografia
Dopo una laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1969, Ferré aveva fatto il suo ingresso nel settore della moda negli anni settanta, ottenendo un primo successo, in circostanze abbastanza casuali, come creatore di bigiotteria e accessori. Iniziò da allora a collaborare con nomi già affermati come Walter Albini e Christane Baily.
Seguono presto la lezione fondamentale dell'India dove vive e lavora per diversi anni, con ricerche, ideazione e produzione della collezione "Ketch", la nascita del suo prêt-à-porter femminile e la fondazione della società che porta il suo nome, il lancio dell'abbigliamento maschile e la creazione di una gamma articolata di accessori e prodotti realizzati su licenza, l'esperienza dell'Alta Moda Ferré e la straordinaria avventura nel nome di Christian Dior, avvenuta nel 1989 per la linea femminile di Haute Couture, prêt-à-porter e Fourrure e la creazione della linea di conformato femminile "FORMA O BY GFF".
Nel 1978 fonda la sua maison, la Gianfranco Ferré Spa e nel 1989 assume la direzione artistica della celebre maison francese Christian Dior. Nel 1982 crea la linea di abbigliamento e accessori uomo "Gianfranco Ferrè". Nel 1984 crea il primo profumo femminile. Nel 1986 la prima fragranza maschile e la prima collezione "Gianfranco Ferrè Couture". In questi anni viene creata la linea "Gianfranco Ferrè Jeans" e viene siglato con la Italiana Manifatture SpA di San Benedetto del Tronto un accordo di licenza per la produzione e distribuzione nel mondo delle linee Gianfranco Ferrè Jeans (uomo, donna), Gianfranco Ferrè Junior e successivamente le linee Gianfranco Ferrè Fans e Gianfranco Ferrè Rhinosaurex. Sempre con la Italiana Manifatture SpA sigla una delle prime co-branding nel settore moda con il marchio Oaks by Ferrè. Nel 1991 esce sul mercato il profumo "Ferrè by Ferrè". Nel 1998 c'è l'inaugurazione della nuova sede nell'ex palazzo Gondrand di Via Pontaccio 21, a Milano. Nel 2000 esce la linea per bambini alla quale segue un preliminare accordo tra Gianfranco Ferrè Spa con la IT Holding del cav. Tonino Perna, ora in amministrazione controllata, per l'acquisizione del 90% della società milanese da parte del gruppo molisano, concretizzata nel 2002. Attualmente la società Ferrè è in vendita.
Il 15 giugno 2007, in seguito ad un'emorragia cerebrale, della quale viene data notizia solo il giorno successivo, viene ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale San Raffaele di Milano, dove muore il 17 giugno alle 21. I funerali si svolsero nella Basilica di San Magno a Legnano. In tale occasione cantò il coro Jubilate, i cui abiti erano di tale stilista. La salma venne tumulata nella tomba di famiglia nel Cimitero Monumentale di Legnano.
Lo stile
Oggi il nome di Gianfranco Ferré è riconosciuto a livello internazionale come uno dei migliori esempi di case di moda che uniscono qualità e stile. L'azienda Ferrè è in costante crescita: decine di collezioni presentate ogni anno, un gran numero di licenze, oltre quattrocento punti vendita nel mondo, un export che sfiora il 75%, un fatturato globale che nel 1998 ha raggiunto i 1.520 miliardi di lire.
Il suo stile era caratterizzato da un'identità forte e trasversale. Culture ed esperienze differenti che si confrontano e si incontrano annullando distanze e proiettando un'immagine sempre rivolta al futuro.
Nel futuro era prevista una crescita dell'espansione già in atto della sua griffe verso nuovi mercati, operata attraverso una serie molto variegata di linee. Da GFF a Gianfranco Ferrè Jeans, da Gianfranco Ferré Studio a Gianfranco Ferrè Forma, a Gianfranco Ferré Sport.
fonte:wikipedia(Lussy)
… TRA CURIOSITA’ E CULTURA …
Andy Warhol by the Book
New York, fino al 15 maggio 2016
Non solo ritratti, serigrafie e grandi tele, ma anche illustrazioni per libri e disegni per riviste. C’è un universo di Andy Warhol che non ha ancora vissuto i suoi “quindici minuti di celebrità”, nato prima dell’esordio come pubblicitario e che lo accompagnò per tutta la vita. “Warhol By The Book”, così si intitola la mostra dedicata all’altro volto del padre dell’arte Pop alla Morgan Library&Museum di New York fino al 15 maggio: un distillato del Warhol illustratore, centotrenta oggetti ripescati dall’infanzia all’età adulta, dagli anni delle autoproduzioni a New York fino ai libri pop dei 60, 70, 80ies, quando il settimanale newyorkese “The Village Voice” arrivò a chiedersi se il nuovo Hemingway non fosse proprio lui.
La passione per il disegno, Warhol, la ereditò forse dalla madre. I primi lavori (presenti anch’essi nell’esposizione) risalgono all’infanzia, tra cui quello mai concluso realizzato insieme pittore Philip Pearlstein. Nel 1949, data dello sbarco nella Grande Mela, il promettente illustratore si dedicò a manifesti pubblicitari e illustrazioni di moda, background che gli servirà per cedere al rango d’artista, quando inizierà a riprodurre oggetti di consumo in serie, come le famose lattine di Campbell’s soup. Ma parliamo del poi, quel momento non è ancora arrivato. I disegni newyorkesi comprendono all’inizio un delizioso repertorio di angeli paffuti e fate, corredati da testi a mano che riproducono la scrittura eccentrica della madre. Giornali e fotografie diventano fonti per i propri collage e Warhol realizza copertine di libri su commissione.
Dal 1953 al 1960 accanto al lavoro per altri editori, il futuro genio della Pop Art dà vita a diverse autopubblicazioni a tiratura limitata da regalare agli amici. Un centinaio di copie per libri difficilmente categorizzabili che suggellano i fruttuosi sodalizi artistici con scrittori minori, suoi amici intimi o persone che su di lui esercitavano un forte ascendente. In “A is An Alphabet” o “Love is A Pink Cake” la relazione tra parole e immagini è spesso oscura, come se i volumi fossero espressione di un linguaggio segreto tra gli autori. Anche qui alle scritte tipografiche Warhol preferiva la calligrafia, vissuta come estensione del proprio stile. Ma i tentativi di agganciare il mondo dell’arte mainstream attraverso l’esposizione in piccole gallerie, non diedero i frutti sperati.
Negli anni Cinquanta è la volta dei libri colorati a mano, con frivolezza: “5 Cats Name Sam and One Blue Pussy”, “Wild Raspberries”, “In The Bottom Of My Garden” costellati da figure spiritose, talvolta anche erotiche, ispirate a opere dell’Ottocento come “Les fleurs animées” di J. J. Grandville o del Seicento come “Les jeux et Plaisirs de L’Enfance” di Jacques Stella.
Dieci anni dopo, finalmente, Warhol sveste i panni dell’artista di successo ancora imbrigliato nelle logiche commerciali e viene eletto capofila della Pop Art. Gli anni Sessanta sono un periodo prolifico in cui si esprime al meglio tutta la sua versatilità: pittura, incisione, fotografia, film. Scrive anche un libro di filosofia, un saggio e un diario. L’era delle autopubblicazioni è finita, le maggiori case editrici si contendono la vulcanica celebrità in grado di concepire un libro come “Andy Warhol’s Index (Book), esperienza multisensoriale, 3D ante litteram: alle fotografie dei Velvet Underground si aggiungono elementi non convenzionali, come flexi disc (un supporto in vinile) o oggetti tridimensionali legati alle pagine da un nastrino. “Un’invenzione comparabile alla macchina da scrivere di Gutenberg’s”commentò il suo editore. Nell’ultima fase della sua carriera da illustratore, Warhol si dedicò a scrittura e fotografia: “The Philosophy of Andy Warhol”, “America” , “Andy Warhol’s Exposure”, in cui dice, bulimico di riconoscimento, “Andrò all’inaugurazione di qualunque cosa, anche di un gabinetto”. A chiudere il cerchio della mostra “Andy Warhol’s Children’s Book”. Eccolo qui, il fanciullino è tornato.
(Silvia De Santis, L'Huffington Post
Pubblicato: 13/02/2016 - www.huffingtonpost.it/)FESTE e SAGRE
Ci dev'essere qualcosa di stranamente sacro nel sale.
Lo ritroviamo nelle nostre lacrime e nel mare.
(Kahlil Gibran)LA SALIERA
Fino dai tempi antichi la saliera fu parte un importante del corredo della tavola, perché il sale rappresen-
tava la vita, il sale era conser-
vazione, ha stimolato scienziati e inventori, religiosi e pagani, e personaggi come Omero o Platone lo hanno perfino definito una sostanza divina. Dal sale sono nate nuove rotte del commercio, venne usato per preparare farmaci, per tingere tessuti o come semplice moneta di scambio. Perfino la Bibbia accenna al fatto che nel lontano passato serviva alla mummificazione dei defunti. Per questi motivi le saliere venivano realizzate in materia nobile dato il valore attribuito alla sostanza che avrebbe contenuto. I romani usavano una saliera rituale, il “salinum” che serviva per le offerte di sale, ai Penati, le divinità protettrici della casa.
Nel Medioevo se ne hanno o se ne ricordano esempi artistici in metalli preziosi, special-
mente in argento, non destinate all'uso quotidiano. Nell’uso quotidiano di usavano più comunemente quelle di piombo, di vetro e, nell'uso rustico, di legno. Nel '500, nell'Europa settentrionale si ebbe l'uso delle saliere in metallo e cristallo a forma cilindrica, a campana o quadrate, a coperchi sormontati da figure, che cederanno poi il passo a quelle più basse e semplici, circolari od ottagonali. In Italia sono citate, negli inventari quattrocenteschi, saliere d'argento come "una saliera coperchiata con 6 saliere dentro" come nell'inventario di Piero di Cosimo de' Medici, e ancora "una saliera di vetro di più colori" ibidem o di cristallo montate in argento talvolta dorato. Sebbene i Paesi orientali siano stati i primi a cimentarsi nel campo delle decorazione, l’Italia del Rinascimento poteva contare su abili artigiani, decoratori di maioliche che erano considerati veri pittori e che raggiunsero livelli estetici ed espressivi senza pari, influenzando il gusto di tutta l’Europa. Da Urbino a Faenza, da Gubbio ad Albissola o San Quirico d’Orcia, a quei tempi fu tutto un fiorire di smalti e arzigogoli, di putti, donzelle, trafori floreali, stemmi araldici, scene mitologiche, draghi: una vera gara creativa, attraverso la quale forme complesse e sempre più ornate entrarono a far parte del corredo da tavola di ogni famiglia agiata. Nel'500, si hanno molti esempi di saliere in maiolica, specie della fabbrica di Urbino che abbondò in forme plastiche ricche di motivi angolari, di coronamenti e su piedi. Famosa è la saliere di B. Palissy e quelle decorate a smalto dipinto di Limoges, o in avorio con montatura d'argento, nelle Fiandre.
Le saliere erano monumentali ed erano di due tipi: montate in recipienti aperti come conchiglie o foglie in oro oppure chiuse a forma di navicella o cofanetto. Le saliere chiuse nacquero dall’esigenza di proteggere il prodotto e anche per la paura di eventuali avvelenamenti.
Nel Rinascimento le saliere divennero più piccole ed assunsero una valenza simbolica poiché la loro preziosità era direttamente proporzionale all’agiatezza dell’anfitrione. La disposizione dei commensali intorno alla tavola seguiva un rigido protocollo, la saliera – posta al centro – segnava la demarcazione fra i convitati più o meno importanti. Nei secoli XVII e XVIII, le forme si fanno più variate (ovali, a navicella, ecc.) e sono frequenti, per l'uso comune, saliere piccole e semplici da mettersi presso il piatto di ogni convitato. Queste forme continueranno poi quasi costanti nello stile Impero e nel sec. XIX. Fu nel ‘600 che nacquero i contenitori con diversi scomparti, destinati a sale, pepe ed altre spezie...in Russia..
La saliera che fu manufatto comune alle culture contadine di tutto il mondo, in Russia, verso la metà dell’Ottocento, si vestì d’argento e al valore intrinseco del materiale si aggiunge anche l’elaborata interpretazione dei maestri argentieri. Le classi sociali più elevate fecero a gara nel regalare questo piccolo capolavoro, simbolo di buon augurio e fertilità per i giovani sposi. Così per la prima volta nella storia dell’argenteria russa, l’arte e la vita del popolo diventano modelli artistici.
La saliera d’argento a forma di trono divenne un manufatto tipico delle case di alto livello sociale, anche se il suo uso si limitò ad un arco temporale relativamente modesto: dalla metà circa del XIX sec. fino alla Rivoluzione del 1917. La spalliera del minuscolo trono evocava la classica isba russa con un evidente riferimento alla casa come simbolo degli affetti familiari, mentre i decori geometrici simboleggiavano la perfezione dell’unione matrimoniale. Spesso sullo schienale o incisi sotto la seduta erano decorati un gallo o una gallina a rappresentare la fertilità e l’amore. Però questo augurio non si ostentava all’esterno: appariva molto spesso, solo quando si apriva il sedile. Le saliere a volte vi erano incise o inserite a smalto, verità inconfutabili o detti popolari come: “Mangia pane e sale, però ascolta i consigli” oppure “Senza pane e sale il pranzo è a metà
Questi pezzi misurano in genere dai tre ai venti centimetri di altezza e molti recano incise dediche o date commemorative, a ricordare momenti particolari. E' il caso della saliera proveniente dall’impresa di Aleksandr Ful’d, recante la scritta XX, l’incisione della dedica “A sua Serenità la principessa Marija Olimpievna Apakidze da parte di V.A. Tarantin” e la data 1.X.1897. La principessa Apakidze, moglie del consigliere di corte Ivan Davidovič Apakidze, possedeva un atelier di abiti per signora che gestiva insieme a sua figlia. Ed è probabilmente in occasione del ventesimo anniversario dall’inaugurazione dell’atelier che le venne regalata la saliera. Con la rivoluzione del 1917 si sono perse le tracce di molte persone ed anche di beni a loro appartenuti. La principessa Marija venne in Italia dove morì nel 1922, l’anno dopo morì anche sua figlia, sepolta insieme a lei a Roma. In Italia arrivò la saliera citata, acquistata da un antiquario di Londra nel 1995, quasi a volersi ricongiungere idealmente con la sua proprietaria.La saliera di Cellini
La Saliera di Francesco I è un'opera scultorea in ebano, oro e smalto, realizzata da Benvenuto Cellini durante il suo soggiorno in Francia, tra il 1540 e il 1543. E’ di piccolo formato, alta 26 cm, è considerata universalmente il capolavoro d'oreficeria dell'artista. In Francia, Cellini trascorse uno dei momenti più prolifici e sereni della sua esistenza, grazie alla presenza colta e disponibile di re Francesco I di Francia.
Il progetto iniziale della saliera fu di parecchi anni antecedente al soggiorno francese. Cellini ricevette una commissione simile dal cardinale Ippolito d'Este che aveva richiesto allo scultore una saliera «che avrebbe voluto uscir dall'ordinario di quei che avean fatto saliere». Per indirizzarlo sul tema, il cardinale avrebbe interpellato due colti letterati come Luigi Alamanni e Gabriele Cesano affinché potessero consigliargli l'iconografia più opportuna.
Cellini, sebbene leggermente influenzato da alcuni suggerimenti del Cesano, finì col progettare l'opera interamente da solo, ribadendo il concetto di "fare", tipico degli artisti, contrapposto all'astratto "dire" dei letterati. L'artista eseguì quindi un modello in cera della saliera che avrebbe suscitato la meraviglia del cardinale e dei suoi consiglieri. Ma Ippolito, stupito dalla complessità dell'invenzione, rifiutò di mettere in pratica un simile progetto, giudicandolo troppo costoso e meritevole solo di un committente come Francesco I.
Cellini, non dimenticò il consiglio del cardinale, e approfittò della sua nuova posizione presso la corte del re per realizzare la sua saliera.
La saliera giunse alla casa d'Asburgo come dono da parte di Carlo IX di Francia all'arciduca Ferdinando del Tirolo, per ringraziarlo del suo ufficio di procuratore del matrimonio con Elisabetta d'Austria.
Custodita all'interno del Kunsthistorisches Museum di Vienna, fu trafugata l'11 maggio del 2003, ma dopo una fallita richiesta di riscatto, di 10 milioni, l'opera fu recuperata il 22 gennaio 2006, all'interno di una scatoletta, in un bosco presso Zwettl, a circa 90 km dalla capitale austriaca.(Gabry)
SALVIAMO LE FORME!!!!
Cominciare a correre: i tuoi primi 10 passi
E così hai deciso di cominciare a correre per mantenerti in forma. Benissimo, ma prima di allacciare le scarpe e scendere in strada a sgambettare, ci sono un po’ di cose che devi sapere. La prima è che all’inizio non sarà facile né divertente (ma la curva del miglioramento è velocissima, e devi solo resistere i primi giorni). Le altre 10 le trovi nel nostro decalogo della corsa per principianti.
1.Alterna corsa e camminata veloce.Puoi farlo in modo sistematico (per esempio facendo 5′ di corsa e 2 di camminata), oppure fermandoti quando il fiatone è eccessivo e riprendendo non appena te la senti. Quando cominci a correre da zero, la cosa fondamentale è aumentare progressivamente il tempo in cui stai in giro.
2. Riposa e corri a giorni alterni. Ogni metro è un piccolo trauma per muscoli, legamenti e articolazioni: quando cominci a correre dopo mesi o anni di inattività devi lasciare il tempo al tuo fisico di recuperare dallo sforzo e adattarsi alla nuova attività.
3. Impara a riconoscere i dolorini. Inevitabile: dopo le prime corse saranno più i dolori delle gioie. Ma se passano nel giro di 24 ore è tutto normale: sono fisiologici dolori di adattamento per cui serve il giorno di recupero. Se invece i dolori non ti abbandonano per giorni e giorni, significa che stai tirando troppo la corda: cammina o corri in modo blando senza traumatizzare il tuo corpo.
4. Rinforza le gambe. Certo, la corsa in sé rinforza i muscoli delle gambe, ma qualche esercizio semplice semplice come delle spinte sulle punte dei piedi, dei piegamenti in accosciata o degli affondi portando una gamba alla volta in avanti aiutano i tuoi muscoli a diventare più tonici. Non dimenticare che i muscoli delle gambe assorbono tutto il peso del tuo corpo, e per farlo devono almeno essere tonici.
5. Sciogli le articolazioni. Più che lo stretching, prima di uscire a correre può essere utile fare qualche esercizio di mobilità articolare per le anche, la schiena, le caviglie e le ginocchia. Quando hai finito di correre fai stretching: ti aiuterà a recuperare più in fretta.
6. Usa scarpe da running. La seconda causa più frequente di infortunio per un runner è dovuta all’uso di scarpe inadatte. Quindi se hai deciso di correre evita le sneaker e compra un paio di scarpe specifiche per il running.
7. Sii onesto con te stesso. Se non hai mai corso, potrebbe essere già impegnativo fare il giro dell’isolato. Quindi fai programmi che sei sicuro di poter mantenere: voler fare 10 km la prima volta che allacci le scarpe è il modo migliore per farti passare la voglia di correre.
8. Corri sul morbido. L’asfalto e i marciapiedi sono duri e altamente traumatizzanti: per le prime corsette cerca parchi, parchetti, giardini o, se vivi fuori città, anche sentieri e sterrati. Vuoi sapere quali sono i posti più belli dove andare a correre?
9. Non mangiare prima di correre. Digerire e correre sono funzioni e attività che richiamano sangue: se va alle gambe non ne hai per digerire (e vomiti); se lo usi per la digestione non ne hai per far andare le gambe.
10. Bevi, poco ma spesso. Il meccanismo della sete è sempre inevitabilmente in ritardo rispetto all’insorgere del bisogno. Quindi se hai programmato di andare a correre, bevi 2 se non 3 litri d’acqua nel corso della giornata. E poi reidrata ancora una volta tornato a casa.
fonte:http://www.msn.com/it-(Lussy)
foto:campania.evolutiontravel.it
Contursi
Conciliare il benessere del corpo con il nutrimento dello spirito: questo potrebbe essere l’obiettivo di chi si reca alle Terme di Contursi, trovandosi al centro di un ambiente naturale rimasto pressoché integro e a breve distanza da alcuni dei luoghi più rinomati d’Italia dal punto di vista storico, culturale e paesaggistico, da Paestum a Pompei fino alla costiera amalfitana.
Un po’ di storia
Le prime testimonianze delle sorgenti di Contursi Terme risalgono al I secolo a.c.; in particolare la sorgente di acqua ipertermale S. Antonio al Monte è citata negli scritti di Strabone, di Plinio il Vecchio (il quale annotò che le sue capacità erano quelle di “pietrificare rami e foglie”) e di Silio Italico. Le sue capacità terapeutiche, però, furono messe in luce per la prima volta nel 1231 da uno scritto, il “Balnea Contursi”, oggi conservato nella Sala diplomatica dell’Archivio della Badia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni. Nella seconda metà del Settecento, quindi, vengono eseguiti accurati esami della sorgente da parte del Prof. Saverio Macrì dell'Università di Napoli, che concludeva i suoi studi segnalando lo scopo terapeutico dei bagni termali. Le successive analisi dell’acqua datano 1890 (Arnaldo Cantani) e 1909 (Eugenio Caloria) finché nel 1947 non fu possibile utilizzare criteri di analisi più moderni per aggiornare i dati fin lì acquisiti.
foto:turismoinsalerno.it
L’acqua termale
Le analisi più recenti effettuate sulla sorgente termale di Contursi hanno evidenziato che le acque contengono la più alta percentuale di anidride carbonica in tutta Europa, una caratteristica che la rende particolarmente utile per curare la forma cronica delle Vascolopatie.
foto:cittadicava.it
Le sorgenti termali che sgorgano dal fiume Sele sono quindici, distinte in tre gruppi in base alla composizione: salso-bromo-iodiche, solfuree e bicarbonato-alcaline. Ognuna delle sorgenti ha quindi una sua peculiarità terapeutica.
Le acque delle Fonti di S. Antonio, ad esempio, le prime ad essere scoperte e descritte nell’epoca romana, sono ricche di sostanze sulfuree, bicarbonato, alcaline e radioattive. Esse sgorgano dalla terra ad una temperatura di 40° e sono indicate per la cura delle malattie delle mucose, dell’apparato genitale, nel recupero di fratture e lussazioni ma anche per l’anemia, l’asma bronchiale e il linfatismo; le acque della Fonte di Pruno Sottano, invece, sgorgano a 31° e sono ricche di sostanze carboniche, alcaline, calcaree e boriche, ciò che le rende indicate per la cura delle affezioni croniche dell’apparato respiratorio, delle malattie reumatiche, per l’artrosi e le artriti. La Fonte Radium, la cui acqua sgorga a 23° è utile per le malattie della pelle, per i reumatismi, la artrosi, l’obesità, le malattie respiratorie e la cura dell’apparato genitale femminile. L’acqua della fonte del Volpacchio, 12° di temperatura, è alcalina e ricca di sostanze oligominerali e bicarbonato, risultando utile per la cura di malattie epatiche, pancreatiche, gastrointestinali, uricosuriche, dell’apparato respiratorio e per le malattie dermatologiche. Quest’ultima acqua viene usata essenzialmente per le cure idropiche, per aerosol, inalazioni e per il recupero riabilitativo dei motulesi.
I fanghi che vengono utilizzati a scopo terapeutico e cosmetico negli stabilimenti termali fuoriescono direttamente con le acque e vengono fatti decantare sul fondo di apposite vasche, prima di essere utilizzati. Essi si presentano di colore bianco, di matrice naturale, e dunque differenti dai fanghi argillosi di colore grigio che vengono normalmente usati negli altri stabilimenti termali.
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Gli stabilimenti termali
Presenti dalla fine dell’800, gli stabilimenti termali di Contursi hanno conosciuto uno sviluppo incessante fino al 1980, quando il terremoto dell’Irpinia non distrusse buona parte degli impianti. Con la ricostruzione, le terme sono state potenziate e modernizzate: oggi sono attivi sul territorio cinque stabilimenti termali con annesse strutture ricettive confortevoli e ben organizzate: le Terme Capasso, le Terme Cappetta, le Terme Forlenza, le Terme Rosapepe e le Terme Vulpacchio.
foto:superdossier.com
Turismo nei dintorni
foto:turismoinsalerno.it
Le origini del Paese di Contursi Terme risalgono al periodo eneolitico, come provato da una scultura rupestre che si trova ancora nella grotta del Rosario, nei pressi del fiume Tanagro. Il primo insediamento conosciuto aveva il nome di Saginara e si trovava a valle dell’attuale posizione del Paese; le invasioni barbariche del ‘400 spinsero la popolazione dell’insediamento a salire su una collina che dette origine ad un centro urbano dopo la caduta dell’impero romano. Fu il conte del Gastaldo di Conza Orso a costruire un castello per difendersi dai saraceni nell’839 e sembra che il nome del Paese abbia origine dal casato del nobile. Più volte rifatto, il Castello non conserva molte tracce del suo passato, a parte qualche anfratto e le grandi murature laterali che arrivano al primo piano. Il Paese, invece, conserva la sua cinta muraria e le sue tre porte d’accesso, nonché l’assetto urbanistico tipico dei borghi medievali, con le case costruite attorno al Castello. La presenza di antichi palazzi dai bellissimi portali e di diverse chiese di valore architettonico, rendono Contursi Terme meritevole di una visita.
Va senz’altro visitata Paestum, fondata dai greci nella piana del Sele nel VII secolo a.c.: qui sono ottimamente conservati i resti dell’antica città come il Tempio di Nettuno, che alcuni studi fanno risalire al V secolo a.c., la cosiddetta Basilica che era in realtà un tempio dedicato a Hera e il tempo di Cerere, che nella tarda antichità fu trasformato in Chiesa cristiana, oltre a diverse abitazioni di epoca romana.
foto:cilentonaturaltravel.com
Da non perdere, quindi, la Certosa di San Lorenzo, nei pressi del paese di Padula, che è uno dei più grandi monasteri del mondo e il cui impianto originario risale al ‘300;
foto:quasimezzogiorno.org
le Grotte dell’Angelo, che si estendono tra i Comuni di Pertosa e Auletta; il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, uno dei più importanti complessi biogeografici d'Italia con circa 1.800 specie di piante, delle quali molte rare e centinaia di specie d'animali, tra i quali il Lupo Appenninico.
Non molto distante dalla cittadina di Contursi Terme vi è la costiera amalfitana, una lingua di terra stretta tra mare e montagna dal quale si possono ammirare scenari mozzafiato; infine Pompei, il sito archeologico più famoso del mondo che offre una rappresentazione fedele e completa di un’antica città romana.
foto:comune.contursiterme.sa.it
fonte: benessere.com
(Ivana)
... PARLIAMO DI ...
LE NUOVE ARTI....
Malena Valcárcel
Malena Valcarcel è artista delle Canarie, attualmente residente ad Alicante, che ha sviluppato autonomamente il suo lato creativo con vari materiali di carta. Ha riproposto vecchi libri, pezzi di carta e di altri materiali di recupero che diventano le principali materie prime utilizzate nelle sue sculture.Molti dei suoi pezzi includono materiali riciclati. Lei dice che questo non è solo una dichiarazione etica, ma perché aggiungere autenticità e fascino.
Una delle sue principali fonti di ispirazione è la natura, soprattutto il mare. Il suo negozio Etsy dove si vendono molte delle sue opere, è chiamato Tesori del Mediterraneo.
Le sue suggestive sculture sono spesso ispirati dalla vita di tutti i giorni. Alcune sono illuminate dall'interno. Da citare ci sono "Un libro", che riporta una poesia di Emily Dickinson, "Into the Unknown" e "Fairytale".
"Fiori, alberi, farfalle, le case, le nuvole ... senza dimenticare il mare, davvero mi affascinano. Muto i libri in sculture, taglio e sagomo carta in forme diverse o forme astratte che non mi cessano di stupire e quando il lavoro è finito, basta contemplarlo mi porta un sorriso."Andy Yoder
Andy Yoder è un artista scultore americano. Ha lavorato meticolosamente per 2 anni per creare un pezzo incredibile fatto di centinaia di migliaia di fiammiferi. Ogni fiammifero è stato dipinto a mano singolarmente ed incollato su un telaio di schiuma, cartone e compensato. Per precauzione, ha trattato l’intera scultura con ritardanti di fiamma.
"ll mio lavoro è un esame delle diverse forme e il pensiero che sta dietro di esso. Io uso oggetti domestici come denominatori comuni del nostro ambiente personale. Alterarli è un modo di mettere in discussione gli atteggiamenti, le paure e le regole non scritte che hanno formato l'ambiente e il nostro comportamento all'interno di esso."
Andy Yoder si è laureato presso l' Istituto d'Arte di Cleveland e Skowhegan Scuola di Pittura e Scultura nel Maine.Peter Gentenaar
Peter Gentenaar è un artista della carta che vive nei Paesi Bassi. Egli esplora il potenziale scultoreo della carta fin a creare delle sculture galleggianti amorfe che richiamano, enormemente ingranditi, forme organiche che le strutture di petali e bozzoli. Utilizzando un processo che lo ha portato negli anni alla perfezione, Gentenaar utilizza pasta di carta e costole di bambù per creare le sue installazioni di carta.Un processo talmente raffinato al un punto di poter controllare con maggiore precisione la contrazione della pasta di carta e la sua traduzione in una scultura finale. Ha anche progettato e costruito il proprio battitore di carta, che non solo continua ad utilizzare nella propria arte, ma che è ora utilizzato da persone in tutto il mondo. Anni di ricerca e perfezionare hanno dato a Gentenaar una profonda comprensione del processo di fabbricazione della carta, e lui spiega, "alla base di tutte le mie forme rimane la natura della polpa. La fabbricazione della pasta è la mia vera arte ".(Gabry)
STRISCIA FUMETTO
... LA NATURA SULL'ISOLA ...
Una delle cose più affascinanti nei fiori
è il loro meraviglioso riserbo.
(Henry David Thoreau)LA SCILLA MARITTIMA
La scilla marittima, (Drimia maritima) è nota anche come cipolla marina. In inglese è detta squill, in francese è la scille marittime, i tedeschi la chiamano blaustern mentre in Spagna è la esquila. E’ una pianta che appartiene alle Liliaceae (o alle Asparagaceae secondo la classificazione APG), molto comune che vive allo stato selvatico lungo le coste sabbiose. Pianta erbacea perenne caratterizzata da un grosso bulbo tunicato, dal diametro compreso fra 10 e 20 cm, il cui peso può arrivare a diversi chili. In agosto, nella macchia mediterranea costiera, appaiono dei pennacchi di colore violaceo che terminano in un lungo grappolo di fiori bianchi, peduncolati e formati da sei tepali ovali bianchi, che ondeggiano nel vento: è l'infiorescenza del bulbo della scilla marittima, che cresce non lontano dal mare dove si interra nella sabbia o fra le rocce. Le foglie, molli e carnose, crescono dopo la fioritura nella rosetta basale, e durano fino all'estate seguente. Il frutto è una capsula membranacea, che contiene diversi semi di colore nero.
Il genere comprende un centinaio di specie. Alcune sono rustiche altre sono solo da serra. E’ diffusa dall'Europa alla Cina, attraverso la Persia e l'Asia, con una punta in Algeria. In Italia diverse specie sono spontanee: l'italica, la bifolia, l'amoena, la campanulata, l'intermedia, la marittima, la hyacinthoides oltre alla natans o non-scripta, alla peruviana e alla autumnalis che sono molto interessanti per il giardino. Ne esistono due varietà: la scilla femmina o bianca, di dimensioni minori, e la scilla rossa il cui bulbo può arrivare a 3–4 kg e le dimensioni di un melone. La distinzione si riferisce al colore delle squame bulbari.
La Scilla maritima è originaria del Sudeuropa e spontanea in Sicilia. E' una specie velenosa.
La Scilla non-scripta è una pianta spontanea o inselvatichita in alcune regioni del centro-nord. Cresce generalmente nei boschi e a primavera forma bellissimi tappeti azzurri, molto estesi. Ha foglie verde pallido, lunghe e sottili, fiori penduli, a forma di campana, portati in gran numero su steli rigidi, alti fino a 40 cm, con sepali azzurri. Ne esistono anche con fiori bianchi o rosa, generalmente profumati.
La Scilla peruviana cresce nei luoghi aridi e sassosi delle regioni mediter-
ranee. Ha fiori in spiga color lilla o bianchi, a forma di stella, e foglie lanceolate, piuttosto carnose.
La Scilla siberica è una specie originaria dell'Asia Minore, è coltivata fin dal Settecento. E’ chiamata Falso Giacinto per i suoi fiori con tonalità che vanno dall’azzurro scuro all’azzurro vivo fino al bianco puro.
Nella cultura popolare, segna la fine dell'estate e le prime piogge autunnali. La parte interessante è il bulbo, che viene raccolto in agosto, prima della fioritura, tagliato a fette ed essiccato. Il bulbo è velenoso, specie fresco. La varietà rossa contiene lo scilliroside che era usata per la pesca di frodo nei torrenti. Il succo ottenuto dal bulbo veniva mischiato con formaggio o ricotta ed usato come topicida. Veniva impiegato anche per quagliare il colostro.
La scilla presenta proprietà simili a quelle della digitale. Le proprietà diuretiche sono più potenti della digitale, ma il loro effetto è di breve durata. Gli scillareni presentano azione cardiotonica. La proscillaridina , la sostanza più attiva, esercita effetti diuretici che si sommano favorevolmente alle proprietà tonico-cardiache. L'utilizzo della scilla come cardio-tonico è tuttavia desueto in quanto la concentrazione dei principi attivi può variare fortemente a seconda della preparazione e della qualità della droga. Questa pianta fornisce una droga molto pregiata con cui si fanno dei preparati come lo Scillaren di Sandoz, assai stimato in terapia.….storia, miti e leggende….
Il nome Scilla è un'antica parola greca usata da Ippocrate e significa ferire, nuocere, con allusione alla velenosità dei bulbi di alcune specie. Linneo la classificò nel Genere Scilla, ma poi Baker la riposizionò nel Genere Urginea, ma ormai la sua popolarità con il nome scilla era ormai radicata e le rimase. Il nome Urginea detiva dal fatto che cresce in abbondanza nel territorio della tribù araba Beni Urgin, presso Bonav in Algeria, dove fu raccolta e studiata per la prima volta nel 1834.
È una pianta molto velenosa, gli antichi greci lo capirono ben presto a proprie spese e le diedero il nome di skiullein: dilaniare, da cui poi schilla e infine scilla. I Greci piantavano la scilla sulle tombe e le attribuivano la proprietà di guarire la follia.
Teofrasto (IV-III sec. a.C.) descrive che la pianta era impiegata in cerimonie espiatorie e per allontanare i sortilegi. Plinio (I sec. d.C.) narra che veniva appesa come amuleto universale sopra la soglia di casa per tenere lontano i malefici: "il bulbo della scilla , generalmente sporgente dal terreno e molto grosso (pesa in media 1-2 chili, ma può arrivare anche a 8) capace di sopravvivere alla siccità estiva e da cui spunta coi primi freddi autunnali, lo scapo alto circa un metro, terminante in un grappolo di fiori, simboleggia la forza vitale, che con la sua magia s'intende trasferire agli uomini e alle loro case".
Della pianta erano conosciute anche le proprietà medicinali, presenti nel papiro Ebers la più importante testimonianza della scienza medica egizia(1550 a.C.).
Il famoso tossicologo Orfila Matheo José Bonaventura (1787-1853), che si occupò in modo particolare degli effetti dei veleni inorganici e organici sull'uomo, segnalava di usare con prudenza la pianta, in quanto: "riesce... un veleno narcotico acre, potendo produrre, presa in troppa dose per bocca, la stranguria, il mitto sanguigno, delle nausee e vomiti, diarrea, coliche, sudori freddi, convulsioni e, in qualche caso, se non sempre, la morte."
Nella tradizione sarda, nel giuramento fatto in forma di ordalia, che in Barbagia si praticava fino alla prima metà del '900, la si mescolava nell'acqua con cui il colpevole si bagnava gli occhi e che gli avrebbe procurato la cecità in caso di spergiuro. A Ghilarza, la scilla veniva impiegata in aggiunta o in alternativa alla pervica, al rito impetratorio della pioggia al Dio Maimone e che si svolgeva in periodo di siccità.
Nel XX secolo le proprietà della scilla verranno meglio definite anche grazie agli studi farmacologici che ne individuaranno i principi attivi. La pianta si presenta in due varietà, che si differenziano sia morfologicamente che per i principi attivi: scilla bianca o femmina (var. alba), contenente scillareni, e scilla rossa o maschio (var. rubra). A Olmedo era usata a carnevale. Ogni anno si costruiva il pupazzo da bruciare in piazza, e la testa di questo Giosi Bullittadu, così lo chiamavano gli adulti, era il bulbo della bellissima urginea, sulla quale si praticavano due buchi e vi si inserivano gli occhi, in genere biglie vecchie o due sassi rotondi, e aveva la bocca e il naso. Lo si vestiva di vecchi stracci, e quando il fuoco divorava tutto, la testa, formata dal bulbo risultava appena bruciacchiata. Gli anziani sapevano della sua pericolosità e al ragazzo che andava a coglierla, raccomandavano vivamente di non toccarla con le mani, specie la bava, perché era velenosa. La scelta del bulbo come testa del Giosi Bullittadu, pare fosse legata al potere che la scilla avrebbe di allontanare le influenze maligne e liberare l'intera comunità dalla malasorte.(Gabry)
POESIE DI STAGIONE
MARZO
Marzo
Ecco Marzo, il terzo mese,
che, scrollando i folli ricci,
un pò matto e un pò cortese
fa le smorfie ed i capricci.
Tutto nervi e argento vivo,
muta umore ogni momento
ed annunzia il proprio arrivo
con la grandine e col vento.
Fischia e morde, piange e ride,
ed ingemma il colle e il prato
mentre,ancora, il vento stride..
Ma l'inverno è terminato,
Quanta luce nel creato,
dopo i tuoni e la bufera!
marzo è il paggio scapigliato
della dolce primavera.(P. Ruocco)
... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...
... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...
(La redazione)
The Pillars of the Earth II by David Martín Castán
La curiosità è il motore dell’intelligenza,
è una robusta stampella con cui sorreggersi,
è la porta aperta sulla vita.
(Cesarina Vighy). -
barbarart.
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Il mio Buongiorno va a tutti gli isolani,
ma oggi 8 Marzo, lascio un pensiero solo.......
E questo non vale solo un giorno,
ma tutti i giorni!
Non dimenticatelo mai!. -
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Buon Mercoledì, un abbraccio a tutti.
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Buongiorno Amici del nostro Diario di Bordo ... Buongiorno Barbara, Buongiorno Augusto ... Buongiorno e buona giornata a tutti ... . -
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bok sorellone mio e a tutti isolani,pusaaaaa . -
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Buongiorno Claudio, buon Giovedì, un abbraccio a tutti.
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barbarart.
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A Claudio, Augusto, Lussy, Gina, Gabry
e a tutti gli isolani...... -
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Buon Venerdì, un abbraccio a tutti.
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barbarart.
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Oggi mi sento così...
...ho solo bisogno di relax!
Barbara. -
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Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
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Buona Domenica, un abbraccio a tutti.
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Buon Lunedì, e buona settimana, un abbraccio a tutti.
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barbarart.
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Aspetti una settimana intera
il week end per rilassarti
e invece non sai mai cosa ti aspetta
dietro l'angolo...
...la tristezza è sempre in agguato!
Una vita se ne va e a noi restano i ricordi!
Che sia una buona settimana per tutti!
La vita va avanti!
Barbara. -
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Buon Martedì, un abbraccio a tutti.
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