IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 7° ... SETTIMANA 007...

LUNEDI' 15 FEBBRAIO - DOMENICA 21 FEBBRAIO 2016

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    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 007 (15 Febbraio - 21 Febbraio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 15 Febbraio 2016
    S. FAUSTINO

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    Settimana n. 07
    Giorni dall'inizio dell'anno: 46/320
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    A Roma il sole sorge alle 07:06 e tramonta alle 17:42 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 07:25 e tramonta alle 17:49 (ora solare)
    Luna: 0.43 (tram.) 11.22 (lev.)
    Luna: primo quarto alle ore 08.48.
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    Se febbraio non isferra, marzo mal pensa.
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    Aforisma del giorno:
    Una Costituzione dovrebbe essere breve e oscura.
    (Napoleone Bonaparte)









    RIFLESSIONI



    ... SAGGEZZA …
    ... Lavagna impolverata, un cancellino e un gessetto bianco. Dalle finestre le fronde di un albero segnano il cielo e muovendosi silenziose sembrano vogliano danzare. Emozione forte quando nella stanza risuona il suo nome. Bambina di talento a scuola, vesti antiche e libri grandi quanto il suo desiderio di imparare. Fuori il rumore dei trattori nelle campagne risuona forte insieme allo scandire delle ore del campanile della chiesa del vecchio paesino. Strade impolverate da percorrere cento e cento volte ogni mattina e poi dopo che la campanella ha segnato la fine della giornata scolastica. Lei sempre un po’ in disparte dagli altri in quelle camminate da e verso casa, osserva il mondo lo studia, vuole percepire ogni singolo dettaglio da esso. Un giorno un uomo, il farmacista del paesino, conosciuto dalla comunità per essere persona di cultura e saggezza, ferma quella ragazzina e le dice:”Nei tuoi occhi c’è la curiosità giusta di chi vuole imparare di chi ha milioni di domande a cui vuole dare risposte”. Fu come un segno, la traccia su cui orientò tutta la sua vita trascorsa a trovare le risposte a tutti quei perché nella sua mente. Passavano gli anni, mentre i suoi coetanei lentamente smettevano di cercare le risposte ai personali perché, lei imperterrita aveva in quello sguardo la curiosità di chi non vuole smettere mai di imparare. Un applauso, frastuono intornoa se; smette di vagare tra i ricordi, lo sguardo fisso nel vuoto ora cerca intorno a se di comprendere e realizzare dove fosse fisicamente. Seduta davanti ad un tavolo, una enorme levagna davanti a se, alle spalle di alcune persone che in piedi applaudono guardandola negli occhi. “Applaudono me?”; la persona davanti a lei in piedi le stringe la mano e le dice:”Dottoressa Anna Valanzano Carcaterra si è laureata col massimo dei voti 110 e lode!”.In un attimo il suo percorso di 88 anni diviene un fiume nella sua mente e torna per un attimo a quella lavagna impolverata, col cancellino e gessetto; pensa a quel farmacista saggio nella sua previsione. In un attimo passato e presente si uniscono con quel lungo applauso che ha premiato quella sua incessante ricerca di risposte ai suoi perché .… Buon Febbraio amici miei … (Claudio)






    Si laurea a 88 anni con 110 e lode
    'Scambiata spesso per docente. Conosciuto giovani eccezionali'. Esplode l'applauso per il 110 e lode di Anna Valanzano Carcaterra, 88 anni quasi, da oggi dottoressa in Filologia italiana, con laurea magistrale. Dopo una vita dedicata al suo lavoro di maestra, ai figli e alla famiglia, 5 anni fa la signora Anna ha deciso di realizzare un desiderio: laurearsi. Così si è iscritta alla Facoltà di Lettere dell'Ateneo Federico II. Il primo traguardo è stato chiudere i primi tre anni, poi la laurea magistrale. "Emozionata? Non lo ero, poi ho visto le telecamere, i giornalisti e mi sono detta: 'Allora è una cosa proprio importante'". Con lei oggi ci sono le sue amiche, i figli, i suoi nipoti. Tutti fieri di questa donna che ha mostrato la forza del suo carattere decidendo di laurearsi per realizzare un sogno.
    "Mi hanno scambiata spesso per una docente - racconta - Soprattutto i primi tempi, quando entravo in aula i ragazzi pensavano che avrei tenuto io il corso". Poi l'hanno conosciuta e, con tanti di loro, è nata un'amicizia.
    (Ansa)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sull’Inverno…

    Un giorno d'inverno

    Sempre sul farsi della tacit'ora
    Crepuscolar m'invade una tranquilla
    Malinconia, che dolcemente irrora
    Questi occhi del dolor che da lei stilla.

    Guardo il foco morente, e m'innamora
    Tenervi intenta e risa la pupilla,
    lnsin che appena qualche brace ancora
    Tra la commossa cenere scintilla.

    Il crepitar di quella ultima vita,
    L'ombra addensata e la cadente neve
    Di piu cupa tristezza il cor mi serra.

    E prorompoll dall'anima atterrita:
    Mio Dio, che sogno è questo viver breve!
    Mio Dio, che solitudine è la terra!
    (Giovanni Prati)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Uomini e nuvole

    “Mi capita di veder solo nuvole… e in quei momenti mi sento piccolo e in balia degli eventi...”
    “Pensi che il problema siano le nuvole?
    Ma non farmi ridere… quelle ci sono da sempre: sono l’ombrello della terra durante le giornate di sole e la sua calda coperta nelle notti invernali.
    No, non è colpa delle nuvole se questa notte non vedi le stelle e non sarà colpa loro se domani non vedrai il sole.
    Vuoi sapere come stanno davvero le cose? …Bene, te lo racconto io.”
    …Un tempo gli uomini non erano piccoli e tondi come sei tu oggi.
    Erano veri giganti… magri, atletici e alti. Più alti delle nuvole!
    Qualunque uomo adulto sorpassava con tutte le spalle il confine superiore delle nuvole. Da quell’altezza vedevano ogni giorno il sole e la notte la loro testa era immersa nelle stelle. Erano ottimisti e sognatori.
    Solo i bambini, non essendo alti abbastanza, risentivano della presenza delle nuvole. Così il ruolo dei grandi era proprio quello di parlare ai bambini del sole e delle stelle quando essi, oppressi da un cielo nuvoloso, rischiavano di dimenticare quelle meraviglie.
    A quei tempi, gli adulti erano i portatori dell’ottimismo, della fede e del coraggio.…Capitava ovviamente, camminando con la testa oltre le nuvole, a volte di inciampare…
    Inciampa oggi, inciampa domani… alcuni iniziarono a predicare che fosse più prudente camminare muovendosi al di sotto delle nuvole.
    E ben presto divenne abitudine comune. Quella piccola paura di inciampare portò gli uomini a camminare ricurvi e, ciò che è peggio, a perdere il contatto con il sole e le stelle.
    I loro corpi si affaticarono e si indebolirono… tanto da iniziare a temere la pioggia. Fu così che iniziarono a ripararsi nelle grotte dapprima durante la notte, poi via via sempre più spesso.Quella piccola paura di bagnarsi portò gli uomini a rinchiudersi in luoghi angusti e bui e ad allontanarsi ancora di più dal sole e dalle stelle.
    I loro corpi si atrofizzarono e si indebolirono ulteriormente… essi si sentivano fragili, insicuri, intimoriti.
    Un giorno una piccola scossa di terremoto fece franare qualche sassolino dai soffitti delle grotte. Da allora essi iniziarono a sorreggere il tetto dei loro rifugi come se dovesse crollare da un momento all’altro…
    Quella piccola paura di un terremoto portò gli uomini all’immobilità e ad una vita di fatica e paura.
    Con l’andare del tempo, i loro corpi si logorarono ulteriormente… Le loro gambe e le braccia si accorciarono e poco per volta essi assunsero la formatozza che hanno attualmente.
    Ora capisci perché sorrido vedendoti terrorizzato, stanco e sudato intento a sorreggere con tutte le tue forze il tetto del tuo inutile rifugio?
    Ora capisci perché sorrido quando mi dici che se non vedi il sole è tutta colpa delle nuvole?
    Esci di lì!

    (Favole per Maya)



    ATTUALITA’


    Roman Graffiti: Roma caput della street art.

    Al Quadraro Ron English, noto ai più per 'Abraham Obama', il celebre murales di Boston realizzato durante le presidenziali del 2008, in cui i volti dei Presidenti Obama e Lincoln si sovrappongono, ha disegnato un gigantesco Baby Hulk, The Temper Tot.
    Sorpresa: Roma bellissima, caotica, opulenta, eterna e anche Capitale dell’Arte Urbana. La città con la più alta concentrazione di beni storici e architettonici al mondo, dal 2015 ha una vera e propria mappa di Street Art: “Un nuovo museo gratuito e aperto a tutti, turisti e cittadini, per riscoprire la città”. Il percorso turistico include 13 dei 15 municipi della Capitale e tocca 30 quartieri, da quelli storici e centrali come Testaccio a quelli periferici come San Basilio e Tor Bella Monaca.

    Sono circa 150 le strade interessate, oltre 330 le opere realizzate.

    Roma capitale dell’Archeologia dunque, ma anche dell’arte contemporanea e urbana, al pari delle grandi metropoli mondiali come Londra, Parigi, New York. Il Comune crede fortemente nel progetto. “Cambia prospettiva, la strada è il tuo nuovo museo” recita il claim del sito del turismo, con 50 mila copie della cartina street disponibile in tutti i PIT della città (www.turismoroma.it). Cosa vedere? Fatevi avanti.

    Le opere sono veramente tante e realizzate da artisti internazionali di prima grandezza come Clemens Behr, Hebert Baglione, MOMO e italiani, perlopiù romani, come Hitnes, Alice Pasquini, Sten Lex, Agostino Iacurci, Serico.

    Difficile decidere, ma da qualche parte bisogna pur cominciare e abituati come siamo a ricevere gli input d’oltreoceano, una delle prime opere street da visitare è sicuramente al Quadraro, a firma di un texano D.O.C. Ron English. In via dei Pisoni, storica zona di Roma, che vanta celebri lotte contro la prepotenza dei poteri forti, teatro di resistenza al nazifascismo durante la deportazione, English (noto ai più per aver realizzato Abraham Obama, il celebre murales di Boston realizzato durante le presidenziale del 2008, in cui i volti dei Presidenti Obama e Lincoln si sovrappongono) ha disegnato un gigantesco Baby Hulk, The Temper Tot. Il soggetto ha il volto di un bimbo di due anni e il corpo di Mister Universo ed è in 3D. Il contrasto tra la forza della struttura e l’immaturità del bambino è un richiamo, un monito ai paesi potenti con governi inadeguati. Accanto un inquietante Topolino con una maschera antigas grazie alla quale è immune dall’avidità del mercato, i toni usati sono quelli del pastello amati dai piccoli. La realizzazione del murales sul Baby Hulk rientra in una partnership realizzata da diversi artisti uniti dal progetto M.U.R.O. (museo a cielo aperto) capitanata da David Vecchiato, in arte Diavù ed è stata documentata da SkyArte..
    (Ansa)





    Da Milano a Ny, alla scoperta del bosco in città.

    Da parchi reali a grattacieli-foresta, 10 mete nella natura. Vere e proprie foreste, nascoste tra i palazzi. Polmoni verdi a due passi dal centro dove dimenticare il traffico e riconciliarsi con la natura. Ma anche grattacieli e monumenti trasformati in nuovi paesaggi green. E' la riscoperta dei parchi urbani, che da Milano a New York potrebbero cambiare il volto e lo stile di vita delle metropoli del 2000. Tra il risveglio di una nuova cultura verde e il recupero del bosco nei progetti delle archistar. Se ne parlerà alle XII Giornate internazionali di studio sul paesaggio, il 18-19 febbraio alla Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso. Intanto ecco 10 boschi urbani, dove, in vacanza o nel week end, sarà bellissimo perdersi a contatto con la natura.

    BOSCOINCITTA' e BOSCO VERTICALE - Due modi diversi di vivere il verde, per una stessa città: Milano. Nato nel 1972 per iniziativa di Italia Nostra, Boscoincittà, nella periferia Ovest, è il polmone verde della città, cresciuto da 35 a 110 ettari di terreno, tra boschi, radure, corsi d'acqua, piste ciclabili ed equestri, uno spazio riservato ai cani di 5 mila metri quadrati e la quattrocentesca cascina San Romano. Eletto Migliore Architettura del mondo nel 2015, il Bosco Verticale progettato da Boeri Studio svetta invece nel quartiere Porta Nuova con i due grattacieli ricoperti da più di duemila alberi ed arbusti.

    REAL BOSCO di CAPODIMONTE (Na) - Progettato a metà del '700 dall'architetto Ferdinando Sanfelice tutto intorno al Palazzo reale, oggi Museo nazionale, riserva di caccia sin dai reali di Spagna, poi dei Borbone e dei Savoia, ancora oggi conta oltre 400 varietà di alberi secolari come querce, lecci, olmi, tigli e castagni. Sette i percorsi tra natura, storia e grandi architetture. Da non perdere le zone panoramiche su Posillipo, la collina di San Martino e il Vesuvio.

    PARCO di MONZA - Istituito con decreto napoleonico nel 1805, è ancora il più grande parco circondato da mura d'Europa.
    Affidato al progetto di Luigi Canonica e a lungo destinato anche ad uso agricolo (come testimoniano cascine e mulini) conserva il Bosco Bello, uno degli ultimi esemplari delle antiche foreste di pianura della Lombardia. Si può optare per percorsi lungo il fiume Lambro, alla scoperta delle Ville storiche, degli alberi secolari o della fauna tra scoiattoli rossi, picchi verdi, anatre mandarino e rapaci.

    NATIONAL 9/11 MEMORIAL - L'acqua di due grandi piscine, i nomi delle quasi tremila vittime e un piccolo bosco di 400 querce bianche. Non solo Central Park. A New York non perdete il Reflecting Absence, che l'architetto Michael Arad e il paesaggista Peter Walker hanno realizzato per il Memorial Plaza dell'attacco dell'11 settembre, proprio nel cuore di Manahattan.
    Con gli alberi metafora della vita che cresce e si rinnova.

    QUAI BRANLY - Alberi, colline artificiali, specchi d'acqua e piante di ogni tipo. Siamo a Parigi all'ingresso del Quai Branly, il Museo (totalmente ecosostenibile) delle arti e civiltà d'Africa, Asia, Oceania e Americhe. Una fusione totale con la natura che ha il suo exploit nel muro vegetale di 800 metri quadri e 15 mila piante di 150 differenti specie da Giappone, Cina, Europa centrale e Stati Uniti. L'ideatore, l'artista botanico Patrick Blanc, ne ha creato un altro anche al Caixa Forum di Herzog e de Meuron a Madrid AMSTERDAM BOS - Meta di oltre 4,5 visitatori l'anno, il parco alle porte di Amsterdam alterna aree verdi, prati all'inglese, canali d'acqua percorribili in canoa, una zona dedicata ai nudisti (la Zonneweide) e il monumento in ricordo delle vittime uccise nel campo di concentramento di Dachau.

    GRUNEWALD - Tra le città più verdi d'Europa, Berlino ospita una vera e propria foresta, soprattutto di conifere e betulacee, lungo la riva orientale dell'Havel. D'estate, fate come i tedeschi e tuffatevi nel fiume o nei suoi tanti laghi e stagni.
    Ma non perdete un giro anche al Tiergarten, il parco più frequentato della città, quello del celebre Zoo.

    HYDE PARK - A Londra, uno dei sette parchi reali di Gran Bretagna e uno dei più grandi al mondo, già riserva di caccia di Enrico VIII. Qui hanno suonato tutti, dai Pink Floyd ai Queen fino a Madonna, ma sopravvivono anche tradizioni come la Peter Pan Cup, gara di nuoto nel giorno di Natale nel Serpentine Lake, generalmente appannaggio degli over 60. Passeggiando si incontra la fontana in memoria della principessa Diana e soprattutto, a nord-est, lo Speakers' Corner dove ancora oggi chiunque può tenere discorsi ed esprimere la propria opinione al pubblico.

    MONTELLO (TV) - Dopo molti decenni di uso militare, l'ex polveriera del Montello diventerà un "nuovo" bosco pubblico, restituito ai cittadini del comune di Volpago del Montello. Un nuovo paesaggio ri-creato con la natura, sul quale sta lavorando l'architetto paesaggista Thilo Folkerts.

    GIARDINO DEI GIUSTI - Sin dal 1960 lo Yad Vashem, il modernissimo Museo della Shoah di Gerusalemme, accoglie il primo giardino dei Giusti al mondo. Un vero bosco nel mezzo del deserto per passeggiare e riflettere, dove ogni albero è piantato in memoria di un Giusto tra le nazioni, che salvò la vita ad ebrei negli anni delle persecuzioni. ‬
    (Ansa)





    In vendita a 6.400 euro lo scooter Puch del 1951 di Zucchero Fornaciari.

    Prodotto in Austria è stato completamente restaurato dall'attuale proprietario. Al celebre cantante Zucchero 'Sugar' Fornaciari le due ruote e gli scooter sono sempre piaciuti, come dimostrano una bellissima foto con Luciano Pavarotti a bordo di un 'cinquantino' e - ahimè - una multa di 78 euro che gli venne correttamente elevata nel 2009 dai Vigili di Pontremoli per essere alla guida del suo scooter (che utilizza spesso per muoversi dalla sua tenuta in Lunigiana) senza il regolamentare casco in testa. Ora un prezioso pezzo della collezione di Zucchero va in vendita dopo essere passato nelle mani di un anonimo acquirente, a cui era stato ceduto forse perché un po' troppo 'datato' rispetto alla voglia di ritmo e di movimento del celebre cantante.

    Si tratta di un scooter 125 RL della Puch Motorcycles e prodotto in Austria nel 1951, un mezzo esteticamente molto particolare (secondo alcune fonti gli elementi di carrozzeria erano stati sviluppati in collaborazione con Lambretta) anche se non destinato a un utilizzo sportivo. L'esemplare è in vendita a 6.400 euro presso Classic Mania Garage di Alessandria ed è in perfette condizioni, appena uscito da un completo restauro ed è accompagnato dai documenti che ne possono permettere l'immatricolazione in Italia.

    La Puch Motorcycles è una delle aziende europee produttrici di veicoli più vecchie, essendo stata fondata nel 1891 a Graz, in Austria, come Johann Puch & Comp dedicata allora alla produzione di biciclette. In tempi più recenti (1987) il settore due ruote è entrato a far parte del Gruppo Piaggio, mentre quello automobilistico fa ora parte - dopo diversi passaggi - del colosso della componentistica e della produzione per conto terzi Magna.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Il viaggio di Norm




    locandina


    Un film di Trevor Wall. Con Bill Nighy, Heather Graham, Rob Schneider, Ken Jeong, Loretta Devine.


    l potere universale della storia di base, felicemente eroica, distrae da una fattura non particolarmente brillante.
    Marianna Cappi


    L'orso polare Norm, erede al trono dell'Artico, non sa cacciare una foca, non prova nessun gusto nel dare spettacolo agli umani di passaggio e non sa bene che farsene della sua innata capacità di parlare "l'umanese". Quando, però, la società edile di Mister Greene si presenta sui suoi ghiacci con un prototipo di casa di lusso, intenzionata a colonizzare l'area, Norm capisce che, se qualcuno può scongiurare l'impresa, quello è soltanto lui.
    Il viaggio del titolo porta quindi l'orso bianco dal Polo a New York, dove non fatica a farsi scambiare per un attore un po' bizzoso e ad ottenere il ruolo grazie al quale recapiterà il suo messaggio al mondo. Peccato, a questo punto, che il medesimo messaggio subisca una sorte insolita per un film di questo genere: fatte salve le eccezioni di alto livello, quali L'Era Glaciale e i capitoli successivi, non di rado, infatti, la tematica ambientalista rischia di coprire un peso maggiore, nell'economia del lungometraggio, rispetto alle dinamiche narrative e alle invenzioni visive, come se la gravità del tema scontasse in qualche modo l'impegno nella realizzazione tecnica dell'opera che lo illustra. Qui, invece, la gravità dell'impatto che un insediamento umano causerebbe sull'habitat del grande Nord, è data sostanzialmente per scontata, col risultato che il messaggio di Norm non arriva forte e chiaro come dovrebbe, specie alle orecchie del pubblico più adatto alla visione, quello dei piccoli spettatori, debuttanti del grande schermo come debuttante è la Splash Entertainment, società televisiva al suo primo lungometraggio per la sala.
    E i "purtroppo" non sono finiti, perché anche sul fronte della cura dell'immagine e del plot, Il viaggio di Norm non si rivela un'avventura particolarmente brillante: ancora una volta, le intenzioni (la danza dell'orso, il ruolo comico dei lemming, il capitolo commovente del rapporto col nonno) sono migliori dei risultati finali.
    Ciò detto, nella favola dell'orso senza qualità che riesce a salvare la propria casa alleandosi con una ragazzina tutta cuore e cervello, che lo aiuta a far fruttare il proprio dono di natura, c'è un contenuto di base così universalmente potente che la visione non deluderà in ogni caso i bambini e nemmeno chi, tra di loro, ha già una buona consuetudine con il cinema e non solo con la formula televisiva, normalmente più episodica e sintetica, che caratterizza questo prodotto animato.



    Video


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    Io sono irlandese, lei è tedesco, ma cosa ci rende entrambi americani?
    Una cosa sola, una, una, una: il manuale delle regole,
    lo chiamiamo costituzione e ne accettiamo le regole.
    È questo ci rende americani, solamente questo.
    (James B. Donovan)


    IL PONTE DELLE SPIE



    Titolo originale Bridge of Spies
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Stati Uniti d'America
    Anno 2015
    Durata 141 min
    Colore colore
    Audio Dolby Digital
    Rapporto 2,35 : 1
    Genere thriller, spionaggio, storico, drammatico
    Regia Steven Spielberg
    Sceneggiatura Matt Charman, Joel ed Ethan Coen
    Produttore Kristie Macosko Krieger, Marc Platt, Steven Spielberg
    Produttore esecutivo Jonathan King, Daniel Lupi, Jeff Skoll, Adam Somner
    Casa di produzione Amblin Entertainment, DreamWorks SKG, Fox 2000 Pictures,
    Marc Platt Productions, Participant Media, Reliance Entertainment,
    Studio Babelsberg, Touchstone Pictures
    Distribuzione (Italia) 20th Century Fox
    Fotografia Janusz Kaminski
    Montaggio Michael Kahn
    Effetti speciali Andre Emme, Zoltan Toth
    Musiche Thomas Newman
    Scenografia Adam Stockhausen
    Costumi Kasia Walicka-Maimone
    Trucco Sanja Milic



    Interpreti e personaggi

    Tom Hanks: James B. Donovan
    Mark Rylance: Rudolf Abel
    Amy Ryan: Mary McKenna Donovan
    Alan Alda: Thomas Watters
    Austin Stowell: Francis Gary Powers
    Scott Shepherd: agente Hoffman
    Jesse Plemons: Murphy
    Domenick Lombardozzi: agente Blasco
    Sebastian Koch: Wolfgang Vogel
    Eve Hewson: Carol Donovan
    Will Rogers: Frederic Pryor
    Dakin Matthews: giudice Mortimer W. Byers
    Michael Gaston: Williams
    Mikhail Gorevoy: Ivan Alexandrovich Schischkin
    Peter McRobbie: Allen Dulles
    Stephen Kunken: William Tompkins
    Joshua Harto: Bates
    Billy Magnussen: Doug Forrester
    Burghart Klaußner: Harald Ott
    David Wilson Barnes: Mr. Michener
    John Rue: Lynn Goodnough
    Petra Maria Cammin: Helen Abel
    Jillian Lebling: Peggy Donovan
    Noah Schnapp: Roger Donovan



    TRAMA



    Il titolo del film, Il ponte delle spie, fa riferimento a un ponte realmente esistente a Berlino, che un tempo univa la zona est e quella ovest, oggi noto come Ponte di Glienicke. Il soprannome gli viene dal fatto di essere stato spesso teatro di scambi di prigionieri tra i servizi segreti americani e quelli della Germania Est. Il ponte delle spie racconta la storia di James Donovan (Tom Hanks), un famoso avvocato di Brooklyn che si ritrova al centro della Guerra Fredda quando la CIA lo ingaggia per un compito quasi impossibile: la negoziazione per il rilascio di un pilota statunitense, Francis Gary Powers, abbattuto nei cieli dell'Unione Sovietica mentre volava a bordo di un aereo spia U2.

    ...recensione...



    Basta una sola visione per capire che Il ponte delle spie (Bridge of spies) è una pellicola senza tempo: un nuovo classico che ha tutte le carte in regola per fare incetta di premi, e che dimostra quanto la nostra epoca abbia un disperato bisogno di belle storie ben raccontate. [..] Il ponte delle spie è una spy story basata su fatti realmente accaduti ma è anche un dramma giudiziario intenso e vibrante, contaminato da un inaspettato tocco di black humor dovuto, chiaramente, alla revisione dello script originale di Matt Charman, realizzata dai terribili fratelli Cohen.
    Il film si apre nella New York del 1957, più precisa-
    mente a Brooklyn. Rudolf Abel (Mark Rylance), viene catturato dall’FBI con l’accusa di essere una spia sovietica. A difenderlo è chiamato l’avvocato James Donovan (Tom Hanks), scelto dal suo studio per essere un uomo dai saldi principi, perfetto per salvaguardare l’immagine degli Stati Uniti come del paese che agisce nel pieno rispetto dei diritti di tutti i cittadini, compresi quelli più scomodi.
    Donovan è inizialmente riluttante ad assumere l’incarico per le ripercussioni che il processo potrebbe avere sulla sua immagine e sulla sua vita famigliare: essere l’avvocato di una spia russa, in piena Guerra Fredda, non è certo un compito molto ambito. [..] Se la regia del film è perfetta (incipit e finale lasciano senza fiato) a fare la differenza è certamente la mano dei Cohen brothers. Il loro contributo si palesa nei dialoghi incisivi e brillanti, nel sottile humour nero che permea tutta la pellicola e nella caratterizzazione di tanti comprimari, in particolare nella parte ambientata a Berlino: la pittoresca famiglia di Abel è 100% farina del loro sacco, così come i grotteschi negoziatori con i quali Donovan si trova a contrattare. Ma ad essere “coheniana” sino al midollo è soprattutto la figura del colonnello Rudolf Abel: personaggio sottilmente ironico e dall’aplomb ineccepibile, interpretato da uno stupefacente Mark Rylance, che, con una prova in sottrazione ed un interpretazione magnificamente compassata, rischia spesso di rubare la scena al pur ottimo Tom Hanks. Quest’ultimo, d’altra parte, il ruolo dell’everyman ce l’ha ormai cucito sulla pelle: chi meglio di lui avrebbe potuto interpretare l’avvocato James Donovan? Un uomo giusto che ama il suo Paese ma, ancor di più, i valori che esso dovrebbe incarnare, pronto a rischiare la vita pur di compiere il proprio dovere. Con Il ponte delle spie Spielberg è riuscito a fare incontrare il cinema classico e rassicurante di Frank Capra con la scrittura scoppiettante ed imprevedibile dei Cohen, veicolando un messaggio politico potente senza mai peccare di buonismo o superficialità.
    Perché, quando Donovan legge negli occhi di Abel la sua stessa umanità e decide di fare la cosa giusta.
    (http://sugarpulp.it/)




    SPOTLIGHT



    Titolo originale Spotlight
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Stati Uniti d'America
    Anno 2015
    Durata 128 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 1,85 : 1
    Genere thriller, storico, biografico, drammatico
    Regia Tom McCarthy
    Sceneggiatura Tom McCarthy, Josh Singer
    Produttore Michael Bederman, Blye Pagon Faust, Steve Golin,
    Nicole Rocklin, Michael Sugar
    Produttore esecutivo Bard Dorros, Jonathan King, Peter Lawson,
    David Mizner, Tom Ortenberg, Jeff Skoll, Patrice Theroux, Harold van Lier
    Casa di produzione Anonymous Content, Participant Media, Rocklin / Faust
    Distribuzione (Italia) BiM Distribuzione
    Fotografia Masanobu Takayanagi
    Montaggio Tom McArdle
    Musiche Howard Shore
    Scenografia Stephen H. Carter
    Costumi Wendy Chuck
    Trucco Teresa Young

    Interpreti e personaggi

    Mark Ruffalo: Michael Rezendes
    Michael Keaton: Walter 'Robby' Robinson
    Rachel McAdams: Sacha Pfeiffer
    Liev Schreiber: Marty Baron
    John Slattery: Ben Bradlee Jr.
    Brian d'Arcy James: Matt Carroll
    Stanley Tucci: Mitchell Garabedian
    Jamey Sheridan: Jim Sullivan
    Billy Crudup: Eric MacLeish
    Gene Amoroso: Stephen Kurkjian
    Maureen Keiller: Eileen McNamara
    Paul Guilfoyle: Peter Conley
    Len Cariou: cardinale Bernard Francis Law
    Neal Huff: Phil Saviano
    Jimmy LeBlanc: Patrick McSorley
    Michael Cyril Creighton: Joe Crowley
    Laurie Heineman: giudice Costance Sweeney


    TRAMA



    Il caso Spotlight racconta la storia del team di giornalisti investigativi del Boston Globe soprannominato Spotlight, che nel 2002 ha sconvolto la città con le sue rivelazioni sulla copertura sistematica da parte della Chiesa Cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali, in un'inchiesta premiata col Premio Pulitzer. Quando il neodirettore Marty Baron arriva da Miami per dirigere il Globe nell'estate del 2001, per prima cosa incarica il team Spotlight di indagare sulla notizia di cronaca di un prete locale accusato di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel corso di trent’anni. Consapevoli dei rischi cui vanno incontro mettendosi contro un'istituzione com la Chiesa Cattolica a Boston, il caporedattore del team Spotlight, Walter "Robby" Robinson, i cronisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll cominciano a indagare sul caso. Via via che i giornalisti del team di Robinson parlano con l'avvocato delle vittime, Mitchell Garabedian, intervistano adulti molestati da piccoli e cercano di accedere agli atti giudiziari secretati, emerge con sempre maggiore evidenza che l'insabbiamento dei casi di abuso è sistematico e che il fenomeno è molto più grave ed esteso di quanto si potesse immaginare.

    ..recensione..



    Ha dell’ incredibile il lavoro di scrittura fatto da Thomas McCarthy e Josh Singer su Il caso Spotlight, una minuziosa rico-
    struzione che fonde con eleganza e minimalismo il reale con il finzionale, ciò che è accaduto realmente, i fatti per come si sono svolti nel pieno rispetto delle vittime (e, grande forza, dei carnefici), con la necessità di dargli un andamento narrativo moderno e coinvolgente, la verità plasmata a forma di ragionamento filmico. Perchè è proprio quello che interessa a McCarthy: animare un gigantesco film che non solo mostri ma anche introduca nella testa dello spettatore la portata della sua storia e delle sue implicazioni. Il suo pregio invece è di saper lavorare su tempi lunghi, su una sceneggiatura che utilizza tutte le sue due ore di durata per arrivare al punto, non cercando mai piccoli trionfi o soddisfazioni intermedie. La particolarità di Il caso Spotlight nel cinema moderno sta proprio nell’essere un film-fiume, privo di scene madri e determinato a mettere in ombra se stesso rispetto alla storia.
    In queste due ore sembra ci sia materiale per una serie televisiva, tanto sono dense eppur chiare. Lo scandalo di pedofilia interno alla comunità cattolica di Boston del 2002 (presto allargatosi) è visto dal punto di vista dei giornalisti del Boston Globe che l’hanno smascherato e raccontato, due azioni che nel film coincidono. Non esiste verità se non quella che può tramutarsi in narrazione, non esiste rivelazione che non possa essere raccontata, e così procede anche McCarthy, imitando i suoi giornalisti. La pedofilia è infatti forse l’ultimo degli interessi del film, ciò che ormai tutti sanno; il suo primo obiettivo è invece mostrare un percorso e un piccolo mondo dietro ad un grande scandalo con una commovente economia di retorica che si misura nelle controllatissime interpretazioni.
    Il caso Spotlight racconta Boston, come lì il potere cattolico entri ovunque e penetri ogni struttura, come ogni istituzione dipenda dalle altre, non ultimo il suo giornale (il cui edificio, in una bellissima panoramica, “minacciato” da un gigantesco cartellone pubblicitario di una internet company, del resto era il 2001….). Il film ha un contenuto affascinante e potente ma non è niente rispetto alla posizione di ferro che prende nello scegliere come raccontarlo. Imitando i giornalisti McCarthy e Singer sembrano essersi domandati ad ogni scena come realizzare il massimo con il minimo, anche l’ottimo cast pare impegnato in una gara di sottrazione (tutti tranne Ruffalo, l’unico autorizzato a caricare la propria interpretazione e capace di farlo con maestria impressionante).
    Il risultato è che questo grandissimo film riesce contemporaneamente a delineare un personaggio unico e sobriamente epico come il direttore del giornale di Liev Schrieber (compare poco e parla anche meno, sembra non contare niente ma è il motore di tutto, autorevole e statuario con il minimo sforzo) e architettare una storia molto complicata e complessa da chiarire, con lo scopo di portare a conclusione un ragionamento sulla responsabilità collettiva e individuale, permettendosi addirittura un colpo di scena finale che coinvolge il Robby Robertson di Michael Keaton (uno dei suoi ruoli migliori, finalmente controllato), unico momento di vera e meritata compassione.
    Dall’altra parte invece il controllo sentimentale e il pudore umano nell’approcciarsi ad un tema come la pedofilia infantile sta tutto in uno dei molti colpi di Il caso Spotlight, nel piccolo momento in cui la giornalista di Rachel MacAdams, di famiglia cattolicissima, fa leggere a sua nonna il primo articolo con le grandi rivelazioni, quello che cerca di descrivere scene, abusi e violenze a dozzine ad una comunità che non ne aveva la minima idea. Nell’interpretazione dettagliata, lenta e misurata della comparsa che ha il ruolo della nonna e nella maniera in cui il film arriva a quel punto (con lo spettatore perfettamente conscio di che rivelazione spiazzante possa essere per i personaggi) c’è in sineddoche tutto il film, c’è la forza devastante del sommesso. ( Gabriele Niola, www.badtaste.it/)

    (Gabry)





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    La Musica del Cuore



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    I Grandi Cantautori Italiani




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    foto:ilfattoquotidiano.it


    Rino Gaetano

    Rino Gaetano, all'anagrafe Salvatore Antonio Gaetano (Crotone, 29 ottobre 1950 – Roma, 2 giugno 1981), è stato un cantautore italiano, ricordato per la sua voce ruvida, per l'ironia e i nonsense caratteristici delle sue canzoni, nonché per la denuncia sociale spesso celata dietro testi apparentemente leggeri e disimpegnati.

    Rimasto profondamente legato alle sue origini calabresi, rifiutò ogni sorta di etichetta e, a differenza di numerosi suoi contemporanei, evitò di schierarsi politicamente. Nonostante questo, i suoi componimenti non mancano di riferimenti e critiche alla classe politica italiana: Gaetano arrivò in alcuni suoi brani a fare nomi e cognomi di uomini politici del tempo e non solo e, anche per questo, i suoi testi e le sue esibizioni dal vivo furono più volte segnati dalla censura.

    Crocevia della sua carriera fu l'esperienza sanremese con il successo di Gianna; per molto tempo infatti gran parte del pubblico italiano lo ha ricordato solo per questo episodio e per questa canzone. I suoi lavori precedenti vennero quasi eclissati dal nuovo successo e ciò che giunse al grande pubblico delle sue canzoni – in primis Gianna – fu soprattutto il nonsense e non tutto ciò che si celava dietro di esso. Tragica e prematura la sua scomparsa: un incidente stradale lo portò via a soli trent'anni.

    Il lavoro di Gaetano iniziò ad essere significativamente apprezzato diversi anni dopo la sua morte e molte delle sue canzoni vennero riscoperte soprattutto dopo il 2000, riscuotendo consensi sempre maggiori, in particolar modo tra le nuove generazioni, e conferendo all'ormai defunto cantautore lo status di artista di culto.

    Salvatore Antonio Gaetano nacque a Crotone il 29 ottobre del 1950 da una famiglia originaria di Cutro. In famiglia era chiamato Salvatorino eccetto che dalla sorella maggiore Anna; lei preferiva il diminutivo Rino che in ultimo soppiantò il nome di battesimo. Nel marzo del 1960, quando l'artista calabrese aveva appena dieci anni, la famiglia si trasferì a Roma per motivi legati al lavoro dei genitori. L'anno dopo Gaetano venne mandato a studiare nel seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni, in provincia di Terni. Tale decisione non fu presa col fine di avviare il ragazzo ad una carriera ecclesiastica; l'intento era probabilmente quello di assicurargli una buona cultura e di non lasciarlo troppo solo, visto che entrambi i genitori lavoravano. Lontano dalla famiglia Gaetano compose il poemetto E l'uomo volò e legò soprattutto con un insegnante, padre Renato Simeoni, che ricorda:

    « [Gaetano] sentiva l'importanza dello studio, però aveva anche dei momenti di grande assenza, che non era vuoto. Era molto difficile trovare Rino in situazioni di "vuoto", era sempre mentalmente occupato. C'erano dei gusti, questo mi è sempre sembrato di lui, dei gusti all'interno di questa persona, delle ricerche sue personali che lo tenevano occupato. Lui è stato abbastanza un ragazzo sognante, molto sognante. »
    Nel 1967 Gaetano tornò nella città capitolina dove visse il resto della sua vita, prima in via Cimone nei dintorni di piazza Sempione, nel quartiere di Monte Sacro e successivamente in via Nomentana Nuova. L'anno seguente, insieme a un gruppo di amici creò il quartetto dei Krounks, un gruppo musicale che eseguiva soprattutto cover. Gaetano suonava il basso all'interno della band e nel frattempo si dilettava a scrivere canzoni. I suoi artisti di riferimento in quegli anni erano cantanti italiani come Jannacci, De André, Celentano, i Gufi, Gian Pieretti e Ricky Gianco ma anche star internazionali, quali Bob Dylan e i Beatles, come si può leggere nel frontespizio di un quaderno che contiene accordi e canzoni scritte da Gaetano proprio in questo periodo.

    Nel 1969 Gaetano si avvicinò al teatro e iniziò a frequentare il Folkstudio, noto locale romano dove si esibivano molti giovani artisti. Qui ebbe l'occasione di conoscere Antonello Venditti, Ernesto Bassignano e Francesco De Gregori. In questo ambiente emersero in maniera alquanto precoce quelle caratteristiche che differenziavano Gaetano da altri cantanti. La forte ironia dei suoi brani, il suo modo di cantare e di criticare furono mal sopportati da altri membri del Folkstudio.
    Inoltre Gaetano si dimostrò sin da subito poco interessato agli ideali di sinistra e fu probabilmente anche per questo che faticò ad inserirsi nell'ambiente del Folkstudio: la militanza infatti era quasi un dogma per i cantautori in quegli anni. In quello stesso periodo Gaetano si esibì spesso insieme a Venditti in alcuni spettacoli di cabaret organizzati da Marcello Casco. Tra il 1970 e il 1971 inoltre prese parte a diverse rappresentazioni teatrali: recitò i poemi di Majakovskij e interpretò Estragone in Aspettando Godot di Samuel Beckett e la volpe in Pinocchio di Carmelo Bene.

    Gaetano nel frattempo si diplomò in ragioneria. Per via dei problemi economici della famiglia, il padre cercò spesso di indirizzarlo verso una carriera ben retribuita e per questo motivo gli procurò un posto di lavoro in banca. Tuttavia i progetti di Gaetano per il proprio futuro divergevano profondamente da quelli del padre, col quale raggiunse un compromesso: avrebbe tentato per un ultimo anno a sfondare nel mondo della musica con la ripromessa che in caso di esito negativo avrebbe accettato di lavorare in banca. Nel 1972 si iscrisse alla SIAE e conobbe Vincenzo Micocci, proprietario della casa discografica It. Quello stesso anno incise un primo 45 giri con l'etichetta discografica milanese Produttori Associati, contenente i brani Jacqueline e La ballata di Renzo, ma il disco non venne mai stampato.

    Nel 1973 Gaetano incise un 45 giri con la It, I Love You Maryanna/Jaqueline, prodotto da RosVeMon (acronimo delle iniziali dei cognomi di Aurelio Rossitto, Antonello Venditti e Piero Montanari). Il cantautore tuttavia preferì firmare il singolo con lo pseudonimo di Kammamuri's, in omaggio ad un personaggio dei Pirati della Malesia di Emilio Salgari. Secondo Micocci la scelta di utilizzare uno pseudonimo era probabilmente frutto della timidezza e dell'insicurezza di Gaetano. Il cantautore pareva essere alquanto dubbioso soprattutto riguardo alle sue abilità canore e quindi rispetto all'eventualità di cantare egli stesso i propri brani. Gaetano non era particolarmente intonato, basti pensare che ai tempi delle medie, a Narni, fu escluso dal coro del Seminario, ma è stato, secondo molti esperti del settore, proprio il suo modo di cantare naturale e "sporco" a conferire una tale intensità ai suoi brani.

    Il 45 giri presentava testi comici e goliardici, caratterizzati dalla demenzialità e dal nonsense: Gaetano tentava in tal modo di dissacrare il mondo cantautorale impegnato. Sulla figura di Maryanna, destinataria dell'amore di Gaetano in una delle due canzoni, sono state fatte molte ipotesi. La più accreditata, sostenuta anche dalla sorella del cantautore, Anna Gaetano, è che la canzone fosse dedicata alla nonna Marianna. Secondo altri invece il brano alluderebbe provocatoriamente alla marijuana o ad un altro personaggio salgariano, Lady Marianna.

    Il 1974 fu sicuramente un anno molto importante per Gaetano: scrisse i testi del suo primo album, Ingresso libero, poi pubblicato nel novembre dello stesso anno, ed incontrò Bruno Franceschelli, con il quale nacque poi un'intensa amicizia. Bruno ricorda così il loro primo incontro:

    « Erano gli inizi degli anni Settanta, quando in un bar a Montesacro, il nostro quartiere, io e Rino ci incontrammo per la prima volta. In quel bar io «giocavo a dama» mentre Rino «beveva birra chiara in lattina», quel bar si chiamava il Barone. Potrei definire quell'incontro come il ritrovarsi di due che si cercano da tempo. »

    Gaetano descrisse l'atmosfera del bar menzionato da Franceschelli nel brano Tu, forse non essenzialmente tu. Al momento dell'incisione del disco, però, il cantautore mostrò ancora delle perplessità tanto da arrivare a proporre un altro cantante per i propri testi; Micocci tuttavia riuscì a persuadere Gaetano a cantarli.

    La copertina dell'album ritrae il cantante, in un'immagine volutamente sfocata, mentre cammina davanti a un muro di mattoncini della sua prima casa a Roma e su una porta è appeso un cartello «Ingresso libero». Il titolo allude all'entrata di Gaetano nel mondo della musica. Il disco non riscosse grande successo, mentre il 45 giri tratto dall'album Tu, forse non essenzialmente tu/I tuoi occhi sono pieni di sale ebbe maggior fortuna, catturando soprattutto l'attenzione di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, che inserirono più volte i due brani nella scaletta del loro programma radiofonico Alto gradimento. Rispetto al primo 45 giri, le canzoni di questo nuovo album mostravano un maggiore impegno sociale ed abbracciavano temi quali l'emarginazione e l'alienazione industriale.

    Gaetano, nello stesso anno, tramite la RCA, scrisse tre canzoni per Nicola Di Bari: Prova a chiamarmi amore, Questo amore così grande e Ad esempio a me piace... il Sud, incluse nell'album Ti fa bella l'amore. Nessuna delle tre canzoni ebbe gran fortuna. La canzone Ad esempio a me piace... il Sud partecipò quell'anno a Canzonissima ma venne eliminata nelle prime fasi, al contrario la versione spagnola Por ejemplo ottenne un notevole riscontro in America Latina.

    Il successo arrivò l'anno successivo con il 45 giri Ma il cielo è sempre più blu. Si trattava in realtà di un 45 giri piuttosto atipico: esso conteneva una sola canzone divisa in due parti. Gaetano in questa canzone propose diversi spaccati di vita quotidiana, descrivendoli con ironia, luoghi comuni e contraddizioni.

    Nel 1976 Gaetano incise il suo secondo album, Mio fratello è figlio unico. Con questo disco, il cantautore calabrese cercò di attrarre l'attenzione dell'ascoltatore proponendo argomenti drammatici, soprattutto la solitudine e l'emarginazione, i temi portanti dell'album. Grazie al nuovo linguaggio e alle nuove soluzioni musicali (come l'utilizzo del sitar, del banjo e del mandolino), Gaetano riuscì ad ottenere un album più complesso e maturo del precedente.
    Qualche mese dopo l'uscita dell'album la It organizzò una tournée con i Perigeo. Questa scelta della casa discografica però non convinse il pubblico né la critica. In quello stesso anno Gaetano cedette una canzone inedita, Sandro trasportando, a Carmelita Gadaleta, un'altra cantante della It.

    L'anno successivo Gaetano elaborò e incise il suo terzo album, Aida. La scelta del titolo voleva rifarsi all'opera di Giuseppe Verdi, inoltre per il cantante Aida rappresentava l'incarnazione di tutte le donne italiane e dell'Italia stessa. Tramite la figura di Aida, Gaetano ha effettuato una ricerca storica ripercorrendo taluni momenti della storia italiana con uno sguardo del tutto originale, quasi fotografico. Ad agosto, la rivista Ciao 2001 descrisse l'album come il «frutto di un piacevole incontro fra testi estemporanei, felici anche se un po' amari, e musichetta piacevole, poco invadente, fatta apposta per sottolineare dei momenti particolari».

    Nello stesso anno, il cantante venne affiancato in tournée dai Crash, una band emergente. Per questa band Gaetano produsse l'album Exstasis e scrisse il brano Marziani noi. Con l'aumento della popolarità, arrivarono anche le prime apparizioni televisive per il cantante crotonese: sempre nel '77, infatti, presentò il suo brano Spendi spandi effendi a Domenica in, a quel tempo condotta da Corrado. In tale occasione fu costretto a tagliare la parola «coglione» dal testo della canzone.....

    Il 31 maggio Gaetano fece la sua ultima apparizione in TV cantando E io ci sto nel programma Crazy Bus. In quei giorni incise alcune canzoni insieme ad Anna Oxa come Il leone e la gallina di Mogol e Lucio Battisti.

    La carriera e la vita di Rino Gaetano si interruppero tragicamente il 2 giugno 1981 all'età di trent'anni in seguito ad un incidente stradale. Già l'8 gennaio un fuoristrada contromano aveva spinto la Volvo di Gaetano contro il guard rail: il cantante rimase incredibilmente illeso mentre la sua auto venne completamente distrutta. Gaetano aveva deciso poi di acquistare una nuova Volvo 343 grigio metallizzato. Quel 2 giugno, verso le tre di notte, dopo una serata passata nei locali, stava tornando a casa, da solo, a bordo della sua auto. Alle 3.55, mentre percorreva via Nomentana, a livello dell'incrocio di via Carlo Fea, cadde con la testa sul volante e la sua vettura invase la corsia opposta. Il camionista che sopraggiunse nell'altro senso di marcia provò a suonare il clacson, ma l'urto era ormai inevitabile. La parte anteriore e il lato destro della Volvo vennero distrutti, Gaetano batté violentemente la testa contro il vetro e il petto sul volante e perse conoscenza. L'autopsia rivelò un possibile collasso prima dell'incidente mentre il camionista raccontò di aver visto Gaetano accasciarsi di lato e iniziare a sbandare per poi riaprire gli occhi qualche attimo prima dell'impatto.

    Arrivarono i soccorsi, Gaetano era in coma e giunto al Policlinico Umberto I riportava una frattura alla base cranica, varie ferite a livello della fronte, una frattura malare destra e una sospetta frattura allo sterno. Tuttavia il Policlinico non aveva un reparto per i craniolesi e il medico di turno, il dottor Novelli, tentò invano di contattare un altro ospedale dotato di un reparto di traumatologia cranica. Vennero contattati telefonicamente il San Giovanni, il San Camillo, il CTO della Garbatella, il Policlinico Gemelli e il San Filippo Neri, ma non si riuscì a trovare un posto disponibile. Così, Gaetano alle sei del mattino spirò. Vi furono successivamente molte polemiche per via del mancato ricovero e venne aperta anche un'inchiesta.

    Il 4 giugno si tennero i funerali nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, quella in cui Gaetano avrebbe dovuto sposarsi da lì a poco. Alle esequie parteciparono parenti, amici, personaggi della musica, dirigenti della RCA e fan. Inizialmente venne sepolto nel piccolo cimitero di Mentana, poi il 17 ottobre venne trasferito al cimitero del Verano, dove la sua salma si trova tuttora.

    Drammaticamente profetiche risultano le parole di La ballata di Renzo, una canzone scritta da Gaetano più di dieci anni prima della morte. Questo brano e soprattutto la sua versione iniziale, Quando Renzo morì io ero al bar (presente in uno dei quaderni in cui Gaetano raccoglieva le sue canzoni da adolescente), narrano la storia di un ragazzo di nome Renzo che muore in circostanze molto simili a quelle del cantautore:

    « La strada era buia, s'andò al S. Camillo
    e lì non l'accettarono forse per l'orario,
    si pregò tutti i santi ma s'andò al S. Giovanni
    e lì non lo vollero per lo sciopero. »


    (da Quando Renzo morì io ero al bar - Rino Gaetano)

    Renzo viene investito da un'auto e muore dopo essere stato rifiutato da molti ospedali di Roma per mancanza di posti, mentre i suoi amici sono al bar. Nella canzone vengono citati tre degli ospedali che rifiutarono Gaetano il 2 giugno 1981 per mancanza di letti: il Policlinico, il San Giovanni e il San Camillo.

    Il 27 novembre 2007 Carlo Lucarelli ha parlato della morte del cantautore in DeeGiallo, un breve programma radiofonico in onda su radio DeeJay, nel quale lo scrittore ricostruiva in forma narrativo-documentaristica delitti irrisolti legati al mondo della musica. Nel 2013 viene pubblicato il libro Rino Gaetano. La tragica scomparsa di un eroe dell'avvocato Bruno Mautone. In questo libro Mautone porta avanti la tesi secondo cui Gaetano sarebbe stato ucciso dalla massoneria deviata. Gli elementi che l'avvocato porta a sostegno delle sue tesi sono talune presunte accuse velate ai massoni nelle canzoni di Gaetano e le sospette circostanze della morte del cantautore (anche l'avvocato traccia un parallelo con la canzone La ballata di Renzo).

    Nel 1982, ad un anno dalla morte del cantautore, da un'idea di Pino Scarpettini nacque il premio Rino Gaetano, uno spettacolo per ricordare il cantautore calabrese e lanciare giovani voci nel panorama musicale. Nel corso degli anni l'iniziativa ha ottenuto un successo e un'importanza sempre maggiori.

    Dal 4 all'8 settembre 2002 a Crotone si tenne la prima edizione di un festival in memoria di Gaetano e in tale occasione venne sancita anche la nascita di "Una casa per Rino", centro polifunzionale di musica per la Calabria e il Meridione, aperto ai nuovi artisti. Nel novembre del 2004 la giunta comunale di Roma, città d'adozione del cantante, gli intitolò una via a Vigne Nuove. Il 19 luglio 2008 la città di Crotone inaugurò, nella piazza già intitolata al cantante, una targa e una statua in bronzo. Tale statua raffigura Gaetano in cilindro, frac e ukulele, proprio come il cantautore si era presentato al Festival di Sanremo. Il 3 maggio 2010 a Cutro, paese d'origine della famiglia del cantautore, venne intitolata una piazza alla memoria di Rino Gaetano. Per l'occasione, inoltre, venne dipinta a mano una gigantografia di Gaetano che può essere ancora ammirata all'interno della sala consiliare dello stesso comune.

    Il 7 giugno 2011 venne inaugurata una targa in onore del cantautore in via Nomentana a Roma, proprio all'entrata dell'edificio in cui Gaetano aveva vissuto fino al 1981. La targa recita: «Qui è vissuto dal 1970 al 1981 Rino Gaetano, grande autore e interprete della canzone italiana. Ma il cielo è sempre più blu.»


    fonte: wikipedia,org