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BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …
Edizione Giornale Anno 6° SETTIMANA 035 (24 Agosto – 30 Agosto 2015)
BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …
Lunedì, 24 Agosto 2015
S. BARTOLOMEO AP.
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Settimana n. 35
Giorni dall'inizio dell'anno: 236/129
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A Roma il sole sorge alle 05:28 e tramonta alle 18:57 (ora solare)
A Milano il sole sorge alle 05:35 e tramonta alle 19:15 (ora solare)
Luna: 14.34 (lev.)
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Proverbio del giorno:
L'ospite è come il pesce: dopo tre giorni puzza.
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Aforisma del giorno:
Chi ha carico di casa non può dormire quando vuole.
(G. Verga)RIFLESSIONI
... LACCI INVISIBILI …
... Sognare è la forza che fa vivere; perseguire una strada, per quanto essa sia irta e cosparsa di difficoltà, fino alla fine affrontando avversità ed insidie sempre col sorriso sulle labbra e lo stesso sguardo luminoso che ispira sorriso e allegria è tipico di chi sognando vive e non abbassa mai la guardia, non si butta mai giù. L’aveva vista crescere in quel prato vicino alla mamma che amorevolmente la accudiva. Aveva seguito ogni su passo; spesso con un laccio legato al suo collo, doveva essere leggero come un soffio e lieve come una piuma per non farle sentire la stretta del comando e l’umiliazione della sudditanza. Quel laccio era soltanto una guida per impedirle di smarrirsi in strade sconosciute e lasciare il fianco di quello che era divenuto col tempo il suo amico. In quelle lunghe passeggiate nei boschetti intorno casa, lui parlava tanto, le raccontava la sua vita, le sue gioie e dolori pur consapevole che lei non poteva rispondere con la parola degli umani, ma era perfettamente in grado di comprendere le parole e le emozioni che attraverso esse prendevano le forme. Nel paese dove vivevano tutti parlavano di quel giovane che passeggiava con la sua piccola mucca uniti da un laccio lieve come una nube, leggero come il soffio, tenero come una carezza. Quando giunse il momento in cui la sua giovane amica poteva donargli il latte, scattò ancora più forte quel legame; solo lui poteva mungerla perché lui aveva la mano delicata come quel laccio, e quel latte era il dono della sua giovane amica per tutti quei racconti che lui le faceva nelle passeggiate. La mattina appena sveglio il giovane beveva quel latte, e come per magia ad ogni sorso un brivido lo riportava a quei racconti; questa volta erano visti con gli occhi della giovane mucca e attraverso essi lui riusciva a vedere soluzioni oppure le emozioni che essa provava. In questo c’era la magia di quel sogno, al delicato laccio col quale il giovane ragazzo guidava delicatamente con rispetto ed amore la giovane amica, lei utilizzava un “laccio” altrettanto delicato per dialogare con lui, il latte, frutto del suo affetto attraverso il quale poteva comunicare e mostrare le sue emozioni. Gli anni passarono e questo magico legame aumentò, chi vedeva l’uomo andare tra i boschi con la sua mucca, sembrava scoregere tra i due un bagliore, una luce bella, attraente. Un laccio ed una strada fatta di candido latte erano il simbolo di quella immagina. Finalmente giunse il giorno. Sveglia! Risuonò una voce nella casa; la moglie lo svegliò; si vestì lentamente, felice di ciò che doveva fare da lì a poco; nella stalla lievi rumori, la mucca stava preparandosi e salutava i giovani vitellini; riapparve il “magico” laccio, uno zaino sulle spalle e iniziò il viaggio. Ottocento chilometri da fare insieme per partecipare ad una gara di mungitura. Ci sarà tempo per parlare, per dare attraverso il latte le risposte e contracambiare le emozioni. Il sogno continua dando senso e peso alla vita. Felici scomparsero all’orizzonte, legati da quel sogno comune; perché ognuno di noi è lagato con un laccio lieve ed invisibile a qualcuno con cui condividere sogni ed emozioni. Il segreto della felicità è riconosce e trovare tutti i lacci che ci lagano alle persone. Buona ricerca e… Buon risveglio … Buon Agosto amici miei … (Claudio)
800 km con la vacca per partecipare al campionato di mungitura
Il 20 settembre a Lenna (Bergamo) la seconda edizione del campionato mondiale; tra i concorrenti che arriveranno col proprio animale un mungitore foggiano. Dall'estero attesi indiani, olandesi, svizzeri, romeni e austriaci“.800 km con la vacca per partecipare al campionato di mungitura
Arriverà direttamente da San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, dopo aver percorso con la sua vacca 800 chilometri: a poco più di 30 giorni dall'evento, un ventisettenne pugliese è a oggi il concorrente “vacca – munito” che arriverà da più lontano per partecipare alla seconda edizione del Campionato del mondo di mungitura a mano. Attraverserà l'Italia con la sua fedele mucca pur di poter mungere il proprio animale alla sfida mondiale che si disputerà il 20 settembre all'agriturismo Ferdy di Lenna, in Val Brembana, provincia di Bergamo. Perché, come ben sa ogni mungitore, la vacca riconosce il proprio padrone ed è certo meglio disposta a fornirgli latte.
L'anno scorso presero parte concorrenti anche da India, Romania e Svizzera e da una decina di regioni italiane, Sicilia compresa. Con le vacche, per evidenti ragioni di distanza e per i problemi legati al superamento delle dogane, fornite dal comitato organizzatore.
E l'eco mediatica del campionato fu internazionale, dall'America all'Australia. Quest'anno il parterre di concorrenti stranieri si arricchirà di mungitori olandesi e di lingua tedesca.
Obiettivo: superare gli 8,7 litri munti in due minuti, performance di Gianmario Ghirardi di Malonno (Brescia), vincitore lo scorso anno del trofeo “Secchio d'oro – Formaggi Principi delle Orobie”. Patrocinato dal padiglione Italia di Expo 2015 e organizzato dall'associazione “San Matteo – Le Tre Signorie”, il campionato mira a valorizzare una pratica antica, quindi un'agricoltura sana e sostenibile. Vacche, mungitori e formaggi saranno i protagonisti. Quest'anno la sfida si inserirà in una due giorni di festa, dedicata alla biodiversità delle Prealpi Orobie (vacche, capre e mais autoctoni), con contorno di sapori e tradizioni.
(bresciatoday.it)CAREZZE AL RISVEGLIO
... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
(Claudio)
POESIE A TEMA
Poesie e racconti sull’Estate…
Arriva l'estate
Arriva l'estate. E' incoronata di spighe mature
e tutta vestita d'oro; i suoi grandi occhi color
del fiordaliso sfavillano. Diffonde intorno a sé
lo splendore e allegria del sole.
Dinanzi a lei tutti si presentano con fiducia, e
i poveri specialmente la tengono per loro grande
amica: il buon caldo allora non costa nulla!
Quando arriva nell'aia, l'estate si siede
su un mucchio di grano falciato e canta.
Gli uomini la guardano e le dicono:
«Benedetta, tu ci porti il pane! ».
(Giuseppe Fanciulli)
FAVOLE PER LA NINNA NANNA …
Come il cavallo perse le ali
Tanto tempo fa, in un paese molto lontano, viveva il re Lulù che aveva una figlia che desiderava un cavallo alato.
Il papà andò da suo cugino Nepele, per chiedergli se aveva un cavallo alato.
Nepeò le rispose di averne uno ma che doveva regalarlo a suo figlio il giorno successivo visto che era il suo compleanno. Quella sera il papà Lulù andò di nascosto nella stalla del cugino Nepele prese il cavallo alato e con lui volò verso casa.
La mattina la figlia di Lulù vedendo il cavallo si meravigliò molto e cominciò ad accarezzarlo, poi chiese al padre se pensava che il nome Pegaso fosse adatto al cavallo e il padre rispose di sì!
Essendo il compleanno del figlio Nepele andò nelle stalle ma non trovò il cavallo, ebbe subito il sospetto che suo cugino l'avesse rubato e quindi andò da Lulù e gli chiese se aveva visto il suo cavallo. Lui rispose di no, perché non voleva restituirlo, sapendo che la figlia si era affezionata molto a Pegaso e lui non sopportava di vederla soffrire.
Un giorno il cavallo, stanco di stare rinchiuso, volò nella foresta vicina e lì incontrò un uccello che non aveva più le ali e che zoppicava: - Sto male! - disse - Non posso né volare, né camminare; come farò a procurarmi il cibo? Se solo potessi aiutarmi!
Pegaso ebbe compassione di lui, lo mise in groppa e lo portò a casa sua, poi gli diede le sue ali che si rimpicciolirono e così il piccolo potè volare via ed essere libero.
Quando la ragazza vide Pegaso senza le ali fu molto contenta perché così le piaceva di più.
Nepele, non trovando più il suo cavallo, regalò al figlio l'uccello con le ali e, da quel giorno, i cavalli non ebbero più le ali.
(isaefrenk)
ATTUALITA’
Nuova casa Ronaldo a New York ha ispirato '50 sfumature di grigio'.
In condominio su Quinta Strada. Investimento da 18,5 mln di dlr. E' una casa con vista su New York e soprattutto il lussuoso appartamento che ha ispirato la famosa scena del 'bondage' nel film 'Cinquanta sfumature di grigio': anche il New York Post dà spazio al gossip sul nuovo acquisto immobiliare di Cristiano Ronaldo, già noto sui media europei come segnale di un possibile futuro calcistico nel soccer Usa. Secondo il giornale di New York, il calciatore portoghese, attaccante del Real Madrid e considerato uno dei più' forti al mondo, ha acquistato l'immobile al prezzo di 18 milioni e mezzo di dollari. L'appartamento e' stato di proprietà' dell'immobiliarista italiano Alessandro Proto e si trova in un condominio Trump sulla Quinta Strada con vista su Central Park. Secondo indiscrezioni, sembra che la scelta di Ronaldo di acquistare un appartamento a New York sia dovuta ad un suo desiderio di giocare in una squadra di calcio americana una volta che nel 2018 sarà' scaduto il suo contratto con il Real Madrid. Proto, tra le altre cose partner di Donald Trump, ha trovato case per Tom Cruise, Leonardo Di Caprio, Madonna, Brad Pitt e il principe William.
(Ansa)
Uruguay si prepara alla sua festa.
Commissario Carambula annuncia concerti, parate, tamburi. Martedì 25 agosto si celebra la festa nazionale dell'Uruguay, in occasione dell'anniversario della dichiarazione di indipendenza della piccola Nazione sudamericana, e sarà "festa grande" anche a Expo. Lo ha annunciato il commissario del padiglione uruguaiano, Antonio Carambula, che è anche segretario esecutivo di Uruguay XXI, l'organismo ufficiale responsabile della promozione del Paese.
"In questa giornata celebreremo il nostro orgoglio di essere uruguaiani, e per questo abbiamo pensato di invitare tutti gli uruguaiani di Milano perché si avvicinino e festeggino con noi", ha detto Carambula all'ANSA, sottolineando che per l'occasione "dopo le cerimonie protocollari, la sera faremo festa insieme a due artisti molto celebri e amati nell'Uruguay ma anche nel mondo".
Si tratterà infatti di un concerto di Jorge Drexler, il cantautore uruguaiano che ha vinto l'Oscar per la miglior canzone originale nel 2005 - per "Al otro lado del rio", dal film "I diari della motocicletta" - accompagnato da Luciano Supervielle, tastierista e DJ del noto gruppo Bajofondo (ex Bajofondo Tango Club).
"Drexler è l'ambasciatore del brand 'Uruguay Natural', e questo concerto rappresenta allo stesso tempo un riconoscimento del suo lavoro artistico e del ruolo che disimpegna come emissario della nostra cultura", ha spiegato Carambula, che ha promesso uno "spettacolo che sarà un momento di emozione per i compatrioti, ma anche per tutti gli altri".
Comunque, ha aggiunto, "ore prima del concerto, dopo la cerimonia ufficiale al mattino, tutti sono invitati a sfilare lungo il Decumano insieme a una delle più note delle nostre 'cuerdas de tambores", le batterie di percussione che suonano il candombe, il ritmo originale della comunità afro-uruguaiana.
In quanto all'impegno di Uruguay XXI nella Expo Milano 2015, Carambula lo ha definito "un grande orgoglio e una grande responsabilità", perché anche se l'organismo ha coordinato la presenza uruguaiana per le Expo di Shanghai 2010 e Yeosu nel 2012 "qui la sfida era più importante, perché per prima volta avevamo un padiglione costruito da noi e inoltre ci potevamo inserire comodamente nell'asse tematico della Expo, l'alimentazione e l'energia. Due temi che sembrano fatti apposta per l'Uruguay".
"Il cosiddetto brand paese è quello che differenzia ogni paese, lo rende unico. E noi, con questa identità insostituibile, vogliamo festeggiare insieme alla diversità di tutte le culture e la nazioni presenti alla Expo, riaffermando il nostro impegno a favore dell'equità, la qualità della vita, con quel gusto così uruguaiano del saper conciliare tradizione e tecnologia all'avanguardia, per potere guardare il futuro senza perdere i valori del passato", sottolinea Carambula, secondo il quale "questi non sono valori nuovi, sono quelli che ci hanno segnato dai nostri inizi, e consideriamo che sia giusto celebrarli".
(Ansa)
Arriva dagli Usa la prima fibbia intelligente salva-bambini.
Mamma-ingegnere risolve problema dei piccoli dimenticati in auto. Si chiama Nabi, è la prima fibbia-allarme intelligente destinata ai seggiolini per bimbi.
Grazie a un sensore e a un sistema miniaturizzato di comunicazione Bluetooth, questo semplice elemento aggiuntivo del seggiolino può 'dialogare' con un normale smartphone avvertendo - se per distrazione - si è lasciato il piccolo passeggero legato con le cinture all'interno dell'auto. L'invenzione è di una mamma-ingegnere a Intel, è stata presentata al Ces di Las Vegas e sarà in commercio dall'inverno.
L'allarme scatta se dalla lettura di diversi parametri (come la temperatura all'interno dell'abitacolo, il movimento del bambino e la chiusura della fibbia) viene rilevata la presenza di un piccolo passeggero a bordo. Il dispositivo è ora in fase di pre-industrializzazione e sarà a breve in commercio ad un prezzo non superiore ai 50 dollari, permettendo a chiunque utilizzi un seggiolino per bambini nella propria automobile di fare un 'upgrade' e rendere così le cinture intelligenti e a prova di distrazione. Questa importante invenzione arriva dagli Stati Uniti e si deve ad un'intraprendente ex ragazza pon pon della squadra degli Arizona Cardinals, Marcie Miller, ora ingegnere alla Intel nel settore dell'internet delle cose. Sulla spinta emotiva dei molti incidenti che accadono nel mondo a seguito della 'dimenticanza' del bambino nelle auto parcheggiate (uno di questi ha proprio riguardato un collega della Miller alla Intel) è così nato questo interessante progetto che per la sua semplicità supera l'efficacia degli altri dispositivi in vendita.
(Ansa)ANDIAMO AL CINEMA!!!!
Quando c'era Marnie
Un film di Hiromasa Yonebayashi. Con Sara Takatsuki, Kasumi Arimura, Nanako Matsushima, Susumu Terajima, Toshie Negishi.
Quintessenza di uno stile filosofico, emotivo e morale dai colori e dai giochi di luci e ombre che raggiungono vette stupefacenti.
Emanuele Sacchi
Anna soffre di asma, ma i suoi problemi sono di natura psicologica: non riesce ad accettare se stessa e ad amare la propria madre adottiva. Quest'ultima manda Anna in vacanza da dei parenti in Hokkaido, nella speranza che ritrovi salute e serenità. Inspiegabilmente attratta da un maniero che si vocifera sia infestato dai fantasmi, la ragazza vi conoscerà Marnie, una coetanea che sembra provenire da un'altra epoca.
Solo il futuro potrà rivelare se Quando c'era Marnie sarà destinato a rappresentare il testamento dello Studio Ghibli, l'atto finale di un'epopea impareggiabile. Primo titolo (e forse ultimo) privo di ogni contributo da parte delle due anime dello studio, Takahata Isao e Miyazaki Hayao, il film rimane quintessenza di uno stile filosofico, emotivo e morale forgiato nei decenni e via via perfezionato dal punto di vista tecnico. I colori e i giochi di luci e ombre in Quando c'era Marnie raggiungono vette stupefacenti, come esige una ghost story britannica, scritta da Joan G. Robinson nel 1967 e trapiantata da Yonebayashi Hiromasa (Arrietty - Il mondo segreto sotto i pavimento) nel paesaggio naturale dell'Hokkaido.
Come già negli ultimi capolavori dello studio, Si alza il vento e La storia della principessa splendente, i personaggi sono scossi da emozioni profonde e brutali, quando non autodistruttive. Il primo segmento di Marnie è scioccante per il verismo con cui racconta di uno stato di depressione e di incapacità di interagire con l'altro da sé; ma il secondo non è da meno, mettendo in scena un'amicizia tra le due ragazze che ha tutte le caratterisitiche della storia d'amore e che sembra indirizzare la vicenda verso un epilogo imprevedibile e spiazzante. Il prosieguo spiegherà le ragioni di un legame così profondo, ma l'impressione di un'analisi psicologica audace e senza precedenti, specie per un film di animazione, resta.
Anna e Marnie, un tomboy e una bambina bionda di un'altra epoca, sono apparentemente opposte per aspetto e ambiente di appartenenza ma complementari come lo yin e lo yang e si attraggono inesorabilmente in un mondo che non accetta l'una per la sua singolarità e l'altra perché non appartiene al piano convenzionalmente inteso come realtà. In Marnie vivono un po' di Cenerentola e un po' della sua omonima hitchcockiana, nella sua famiglia la Belle Époque spettrale di Shining e il gotico delle sorelle Brontë; ma per quanti riferimenti cinematografici o letterari si possano cogliere Quando c'era Marnie è soprattutto Studio Ghibli, bildungsroman di una ragazzina più difficile di Chihiro e Kiki, più sola e malinconica di Kaguya. E, benché si avverta in qualche momento l'assenza della supervisione dei due maestri, segreto dell'incolmabile sarebbe quello di un mondo senza più Ghibli.
Video(Lussy)
... CURIOSANDO E RACCONTANDO …
"Non tutti possono diventare grandi artisti,
ma il grande artista può trovarsi ovunque.".RATATOUILLE
Titolo originale Ratatouille
Lingua originale inglese
Paese di produzione USA
Anno 2007
Durata 117 min
Colore colore
Audio sonoro
Rapporto 2,39:1
Genere animazione, commedia
Regia Brad Bird, Jan Pinkava
Soggetto Jan Pinkava, Jim Capobianco, Brad Bird, Emily Cook e Kathy Greenberg
Sceneggiatura Brad Bird
Produttore Brad Lewis
Casa di produzione Walt Disney Pictures, Pixar Animation Studios
Distribuzione (Italia) Buena Vista Distribution
Art director Harley Jessup
Animatori Pixar Animation Studios
Fotografia Sharon Calahan, Robert Anderson
Montaggio Darren T. Holmes
Musiche Michael Giacchino
Doppiatori originali
Patton Oswalt: Rémy
Lou Romano: Alfredo Linguini
Janeane Garofalo: Colette Tatou
Peter Sohn: Émile
Brad Garrett: Auguste Gusteau
Ian Holm: Skinner
Brian Dennehy: Django
Peter O'Toole: Anton Ego
Will Arnett: Horst
Julius Callahan: Lalo, Francois
James Remar: Larousse
John Ratzenberger: Mustafà
Teddy Newton: Avv. Talon Labarthe
Tony Fucile: Pompidou
Jake Steinfeld: Git
Brad Bird: Ambrister, domestico di Anton Ego
Stéphane Roux: narratore tv
Premi
2008 - Premio Oscar
Miglior film d'animazione a Brad Bird
2008 - Golden Globe
Miglior film d'animazione
2008 - Premio BAFTA
Miglior film d'animazione a Brad BirdTRAMA
Il protagonista del film è un topo di nome Remy che ha un sogno impossibile, quello di diventare un rinomato cuoco in un ristorante francese a cinque stelle. Assieme allo sguattero, Linguini, percorre il proprio percorso creativo per diventare il maggiore cuoco di Parigi.
Per tutta la vita, Remy ha mostrato un olfatto dotatissimo e il sogno più inusuale possibile per un topo: cucinare in un ristorante rinomato. Senza preoccuparsi dell'evidente difficoltà di emergere nella professione che ha maggiore paura dei topi al mondo, per non parlare degli inviti della sua famiglia ad accontentarsi del suo stile di vita (fatto di mucchi d'immondizia), le fantasie di Remy sono ricche di flambé e sauté. Ma quando le circostanze fanno arrivare Remy nel ristorante parigino reso famoso dal suo eroe culinario, Auguste Gusteau, il cui motto "chiunque può cucinare" ha ispirato Remy per tutta la vita, capisce improvvisamente che venire scoperto in una cucina può essere decisamente pericoloso se si hanno dei baffi e una coda.
Nel momento in cui i sogni di Remy sembrano sul punto di andare in fumo, trova quello di cui ha bisogno, un amico che crede in lui: l'addetto alle pulizie del ristorante, un ragazzo timido e isolato che sta per essere licenziato. Ora, non avendo nulla da perdere, Remy e Linguini formano la più improbabile delle coppie, con il goffo corpo di Linguini che canalizza la mente creativa di Remy, mettendo Parigi completamente sottosopra e si ritrovano entrambi a vivere un'incredibile avventura fatta di svolte comiche, sviluppi emotivi e il più improbabile dei successi, che i due non avrebbero mai potuto vivere senza l'aiuto reciproco.....recensione....
La storia è quella di Remy, un ratto che vive in campagna, insieme al padre, al fratello Emil e a tutta la loro colonia, ma che, come il gabbiano Jonathan Livingston, non si accontenta di quello che ha, né di quello che è, vorrebbe di più. Lui non vuole mangiare spazzatura, né avanzi, vuole mangiare bene e per questo impara a cucinare.
La fortuna o la sfortuna lo faranno arrivare in uno dei migliori ristoranti di Parigi, dove riesce a far diventare chef, Linguini, un semplice sguattero che di cucina non capisce nulla.
La storia del ratto che volle farsi cuoco ha un ritmo e una verve irresistibili, che faranno ridere moltissimo i bambini ma che conquisteranno anche gli adulti con una storia intelligente, originale e creativa. La sceneggiatura è scritta benissimo, divertendo tocca temi non banali: la volontà di affermare se stessi, l’importanza della famiglia, la discriminazione femminile, l’importanza di apprezzare ciò che ci circonda, non ingoiando distrattamente tutto ciò che ci viene dato, ma gustando e assaporando lentamente. Niente è inserito forzatamente nella narrazione, non ci sono momenti morti, né personaggi o avvenimenti inutili. I personaggi sono tutti ben delineati e sfaccettati, non è scontato che l’imbranato Linguini perda la testa quando diventa famoso e rinneghi il suo burattinaio, pensando di poter fare da solo. Meraviglioso il ritratto del terribile critico Anton Ego, la sua epifania è degna di una madeleine di Proust e le sue considerazioni sul ruolo del critico fanno riflettere. A tanta cura nella creazione dei personaggi e della storia si aggiunge altrettanta perfezione tecnica. La realizzazione di Ratatouille è impressionante: la colonia di ratti che deve scappare dalla casa che sta crollando è fin troppo realistica, i movimenti, i peli della pelliccia sono realizzati con una tale precisione che sconcertano. Le scene di inseguimento nella cucina con una visuale a livello topo sono fantastiche, con un ritmo incalzante e mozzafiato.
(Elisa Giulidori, http://filmup.leonardo.it/
Ratatouille: piatto tradizionale provenzale a base di verdura stufata, origina-
riamente consumato da contadini poveri, preparato prevalen-
temente in estate con verdure fresche. Ricetta culinaria fatta di sapori ed odori che è difficile immaginare più semplici e genuini. "Ratatouille", opus n. 8 realizzata in computer grafica dalla Pixar, dice cose semplici e profonde utilizzando, però, mezzi visivi che di semplice hanno ben poco.
La fluidità ottenuta dall'animazione digitale, attraverso i movimenti di Remy in casette di campagna, sotterranei umidi e cucine chic, raggiunge inauditi livelli adoperando determinate tecniche cinematografiche inedite fino a qualche anno fa.
Dietro la maniacale cura del dettaglio c'è un cuore, proprio della famosa casa di produzione, difficilmente riscontrabile su pellicola, non solo di fattura animata. Temi noti, si dirà, eppure affrontati con nuove chiavi di lettura, attraverso trovate geniali, che appartengano al cinema comico dell'era muta, omaggiato con rispetto ed originalità, o direttamente all'attuale iper-tecnologico mezzo filmico.
Sono pochi i film statunitensi che hanno fornito un quadro personale e credibile di Parigi (ma il discorso potrebbe estendersi alla gran parte delle città europee): guardando "Ratatouille", passando da citazioni colte come quelle dedicate a "Cyrano de Bergerac" (partendo dall'enorme naso di Alfredo Linguini) è impossibile non pensare a "Un americano a Parigi" di Vincente Minnelli. Sebbene i riferimenti alla capitale francese siano concentrati soprattutto nei relativamente piccoli spazi del ristorante, geniale è la carrellata che accompagna il primo impatto di Remy con la grande città, dove fulminee e taglienti annotazioni (la coppia di amanti che passano in un istante dal tentato delitto al bacio passionale) la dicono lunga sul dono della sintesi di cui è capace la Pixar.
Eppure il film non ha paura delle pause, di fermarsi a guardare l'alba che affianca la Torre Eiffel, di mettere in dubbio la bontà del più buono degli umani o di scavare tra documenti in un legame filiale vivissimo anche se mai veramente vissuto in prima persona. Remy come Gene Kelly, quando corregge la sua prima zuppa: carrelli circolari, il valzer dell'ottimo Michael Giacchino ad accompagnare il movimento leggiadro ed elegantissimo del topolino che sa ergersi ad icona del recente cinema d'animazione.
"Ratatouille" rischia sin dal principio, in un'idea che può dirsi semplice, ma comunque arrischiata e di non facile gestione: il profondo accostamento di un animale come il ratto ad una delle cucine mondiali più raffinate e apprezzate al mondo è folle e poteva avvenire soltanto se retta da dilaganti idee, soprattutto se pensiamo che Remy (così come la sua nutrita compagnia di amici e parenti) è tratteggiato con una tipologia animale meno cartoonesca rispetto ad un Mickey Mouse, Bianca e Bernie, Speedy Gonzales e Jerry (antagonista di Tom): non che sia sinonimo di disegno realistico, ma l'adesione con alcuni movimenti propri di quel regno animale è totale come dimostrano anche i più impercettibili movimenti del pelo dell'irresistibile Remy.
Gli autori, il veterano Brad Bird ("Gli Incredibili") e il debuttante Jan Pinkava, non proponendo con insistenza l'ovvio parallelo tra umani e ratti, riescono ad essere altrettanto infallibili nel delineare la natura umana di una schiera di personaggi, molti dei quali possiedono una psicologia sfaccettata e talvolta imprevedibile: l'oscuro e misterioso passato di alcuni dei membri della cucina del Gusteau's (quest'ultimo, deceduto maestro di cucina, protagonista come saggio fantasmino bonario) e l'ambivalente e severissimo critico culinario Anton Ego, a cui appartiene la scena più alta dell'opera: con un'occhio a Marcel Proust, ed in particolar modo al celeberrimo passaggio della sua "Ricerca del Tempo Perduto" dedicato alla Madeleine, il salto temporale in un vecchio passato, risorto in un'anima ormai impolverata da una casa buia e quasi lugubre, apre in pochi secondi squarci di grande commozione, di Ego come nostra, improvvisamente spettatori più attivi che mai, alla ricerca del proprio struggente ricordo d'infanzia.
(Diego Capuano, www.ondacinema.it/)(Gabry)
I Tormentoni dell'Estate 1975 al 1979
La musica del cuore
foto:michaela.it
Ti Amo - Umberto Tozzi
Con questa canzone Tozzi partecipò al Festivalbar 1977, vincendolo.
La canzone, incisa anche dai Ricchi e Poveri nel loro album di cover Allegro italiano del 1992, fu tradotta in francese da Pascal Sevran e Claude Carmone ed interpretata da Dalida e poi, nel 1984, fu tradotta in inglese da Diane Warren ed incisa da Laura Branigan, la cantante statunitense che portò al n° 1 della charts USA Gloria, nel suo album Self Control. In Germania, invece, ne fece una cover Guildo Horn; un'altra cover in tedesco è stata incisa dal sudafricano Howard Carpendale.
Negli anni 2000 il brano è stato la colonna sonora del film "Asterix", ed interpretata da Tozzi in coppia con Monica Bellucci ha venduto centinaia di migliaia di copie nel Paese transalpino.
Il disco ottenne all'epoca un grande successo di vendita, in Italia e all'estero: certificato doppio disco di platino in Italia per le 120.000 copie vendute, venne premiato con il disco di platino in Belgio (50.000 copie) e ricevette il doppio disco di platino in Francia (500.000 copie).
fonte: wikipedia.org(Ivana)
RUBRICHE
(Redazione)
L’ISOLA NELLO SPORT
CRONACA SPORTIVA
Atletica: giamaicana Fraser oro nei 100.
Mondiali, precedute olandese Schippers e statunitense Bowie. 4/oro consecutivo Kemboi nei 3000 siepi. Ibarguen oro triplo donne. Lavillenie ancora niente oro nell'asta. La giamaicana Shelly-Ann Fraser-Pryce, pluricampionessa olimpica e mondiale, si conferma regina dei 100 metri imponendosi nella finale dei Mondiali di atletica di Pechino con il tempo di 10.76. Argento all'olandese Dafne Schippers in 10.81, bronzo all'unica statunitense in gara, Tori Bowie (10.86).
La colombiana Caterine Ibarguen, imbattuta da 29 gare, ha prolungato la sua striscia vincente imponendosi nella finale del triplo donne dei Mondiali di Pechino, con la misura di 14.90. L'iridata, che conferma il titolo di Mosca 2013, ha perso nell'ultima volta all'Olimpiade di Londra 2012, quando fu argento dietro alla kazaka Olga Rypakova. Nella finale di Pechino l'argento è andato all'israeliana Hanna Knyazyeva-Minenko (14.78), il bronzo alla Rypakova (14.77)
Continua la 'maledizione' mondiale per il re del salto con l'asta Renaud Lavillenie, l'uomo che ha tolto il record a Sergei Bubka e non è ancora riuscito a vincere un oro iridato nel salto con l'asta. Nella finale di Pechino si è dovuto accontentare del bronzo a pari merito con il polacco Pawel Wojciechowski, con la misura di 5.80. L'oro è andato al canadese Shawnacy Barber, l'argento al tedesco Raphael Marcel Holzdeppe.
Quarto oro mondiale consecutivo nei 3000 siepi per il fenomenale keniano Ezekiel Kemboi, 33enne che in carriera ha vinto anche due titoli olimpici. Nella finale di Pechino 2015 si è imposto correndo in 8:11.28, dopo un'impressionante accelerazione finale. Anche l'argento e il bronzo sono andati al Kenya,grazie a Conseslus Kipruto (8:12.38) e Brimin Kiprop Kipruto (8:12.54).
(Ansa)
Ciclismo: Nibali espulso da Vuelta, mi scuso ma basta fango.
Italiano cacciato per traino ammiraglia: 'succede in ogni gara'. Per quello che é successo alla Vuelta chiedo veramente a tutti le scuse pubbliche, per chiunque sia indignato o vergognato per me!!". Vincenzo Nibali, vincitore del Tour 2014, interviene sull'espulsione subita dal Giro di Spagna per essere stato trainato dall'ammiraglia dopo una caduta. "E' uno sbaglio che mi costa caro - il messaggio postato da Nibali su Facebook - una trainata di 150 metri e molti che sono pronti a gettare del fango. Ma succede in ogni gara". "Molti di voi non hanno mai corso in bici, altri sono grandi tifosi ed altri ancora si sono avvicinati negli ultimi anni - e' il messaggio di Nibali - La bici, il ciclismo è passione, amore, giornate lontano dalla famiglia con allenamenti estenuanti, sacrifici troppi che iniziano già all'età di 16 anni circa!! Quello che è successo alla Vuelta succede in ogni gara: ciò non deve dimostrare che non è sbagliato e devo restare impunito!!! La giusta punizione da scontare la dettano i giudici". L'italiano parla della sua stagione no: "Un anno andato male per mille motivi; arrivo alla Vuelta con la voglia di riscatto da una stagione infame, mi ritrovo alla prima tappa scusando l'espressione con il culo per terra, ti rialzi aiutato da un compagno sperando di non esserti fatto male, ti guardi le ferite lasciate addosso dall'asfalto rovente e cerchi la tua bici che andata distrutta , panico e caos nel gruppo, tardo a partire ...tanto... - il racconto di Nibali - Troppo, al punto che quando risalgo sulla mia bici ho un ritardo di 1:20, mi fiondo all'inseguimento senza paura, senza acqua, da solo, piano piano guadagno terreno e trovo i miei compagni che mi aspettano lungo la strada, la testa che pensa che devo andare e devo rimanere davanti in corsa per quelle persone che mi guardano, per quelle che mi amano, per mia moglie, mia figlia e per quelli che si staranno domandando come sto, vado avanti per far vedere che non mi sono fatto niente, fino a quello sbaglio che mi costa caro". E qui il centro della vicenda: "Una trainata di 150 metri di cui molti sono pronti a gettare del fango, (è rientrato per che si è attaccato) nessuno sottolinea che è caduto, è stato attaccato, è da solo all'inseguimento contro 18 corridori che spingono a tutta davanti!! no signori, nel ciclismo la corsa è corsa nessuno ti aspetta!! Nel ciclismo episodi come questi ce ne sono molti a maggior ragione dopo una caduta!! Alla fine tutto avrei pensato, una multa salata da pagare ed una penalizzazione come si usa fare per restare fuori classifica!!! Avrei accettato anche una penalità di dieci minuti!! Dopo tutto IO non sarò il primo ne l'ultimo di questa vicenda. Mi scuso ancora - la conclusione - per avervi rubato del tempo e grazie del sostegno o meno che mi date. A presto".
(Ansa)
IndyCar, morto il pilota britannico Justin Wilson.
37enne colpito in testa da pezzo altra auto finita in pista contro il muro. Il pilota di Formula Indy Justin Wilson, britannico di 37 anni con un passato in F1 nel 2003 con Minardi e Jaguar, e' morto. Era rimasto in coma dopo l'incidente occorsogli due giorni fa durante una gara a Pocono, in Pennsylvania, nel campionato IndyCar.
Il decesso, spiegano i medici, e' avvenuto a causa delle gravi ferite causate dai detriti che lo hanno colpito in seguito alla collisione. Il pilota correva con un contratto per sette gare per il team Andretti Autosport. E' stato colpito sul casco da un pezzo della vettura, sembra il musetto, di Sage Karam, finito sul muro poche centinaia di metri davanti a lui. Il pilota ex Minardi ha perso conoscenza e non avendo il controllo della vettura è finito contro il muro che delimita la pista. La sua vettura è stata poi 'alzata' con una gru e Wilson è stato trasportato in elicottero al Cedar Crest.
In passato Wilson era stato protagonista di altri incidenti in F.Indy, nel 2011, 2012 e 2013, riportando ogni volta fratture varie. Ma poi era sempre tornato a gareggiare: "Ne ho parlato con mia moglie Julia - aveva spiegato - e abbiamo concluso che nel mio mestiere si corrono dei rischi. Ma fa parte del gioco e io ne sono consapevole".
(Ansa)(Gina)
STRUMENTI MUSICALI
Lo Stilofono
Lo stilofono (Stylophone) è uno strumento musicale elettronico di ridotte dimensioni. È formato da una tastiera metallica collegata attraverso un resistore ad un piccolo oscillatore interno a bassa tensione. La tastiera è controllata da una piccola penna elettronica (detta stilo, da cui il nome) il cui contatto con i tasti genera il suono.
Storia dello strumento
Lo stilofono è stato creato nel 1967 da Brian Jarvis. È stato venduto (tra i vari testimonial pubblicitari dello strumento vi era anche il musicista Rolf Harris) in circa tre milioni di esemplari sotto il marchio Dubreq, soprattutto come strumento musicale giocattolo. Lo strumento è stato utilizzato da diversi gruppi musicali o da musicisti nelle loro incisioni: tra questi vi sono per esempio David Bowie, per i brani Space Oddity, After All, Slip Away e i Kraftwerk, che lo hanno utilizzato nella prima versione di Pocket Calculator per ottenere i bassi.
Tra gli italiani che usano questo strumento vi è il gruppo italiano The Transistors (Maurizio Mansueti e Luca Cirillo) che utilizza abitualmente lo Stylophone per le proprie incisioni e negli spettacoli dal vivo e Marco Castoldi, in arte Morgan, che lo usa prettamente nei live e in alcune apparizioni televisive.(Lussy)
… TRA CURIOSITA’ E CULTURA …
ACQUA E CIBO A VENEZIA.
STORIE DELLA LAGUNA E DELLA CITTÀDal 26 Settembre 2015 al 14 Febbraio 2016
I fascinosi ambienti dell’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale ospitano, dal 26 settembre 2015 al 14 febbraio 2016, in concomitanza con EXPO 2015 e il suo tema portante “Nutrire il pianeta. Energia per la Vita”, una mostra ricca ed eterogenea dedicata a Venezia e alla complessa rete di sistemi di sussistenza che la città ha sviluppato nel corso dei secoli per mantenersi, crescere e prosperare. Prodotta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, con la Fondazione di Venezia, l’esposizione – posta sotto il patrocinio dell’Ufficio sito Unesco “Venezia e la sua Laguna” e di EXPO 2015 – a cura di Donatella Calabi, con il coordinamento scientifico di Gabriella Belli e con un comitato scientifico che annovera alcuni tra i più importanti studiosi ed esperti in questo ambito, offre un quadro onnicomprensivo della vita in laguna attraverso un innovativo percorso multimediale e interattivo e un approccio multidisciplinare che si accosta al tradizionale utilizzo di carte storiche, dipinti e incisioni. A quasi mezzo secolo dalla celebre rassegna di Palazzo Grassi (Mostra storica della laguna veneta, 1970) la straordinaria documentazione archivistica, iconografica e testuale si arricchisce del valore aggiunto dello strumento digitale, grazie al lavoro svolto da un gruppo di giovani ricercatori dell’Università Iuav di Venezia. Alle opere esposte, oltre un centinaio, provenienti per lo più dalle principali collezioni veneziane – Archivio di Stato, Biblioteca Nazionale Marciana, Fondazione Musei Civici, Fondazione Querini Stampalia, Gallerie dell’Accademia – e dall’Istituto Storico di Cultura dell’Arma del Genio di Roma, si accompagnano dunque anche “narrazioni digitali” di dipinti, videoproiezioni su modelli tridimensionali della laguna, ricostruzioni virtuali, elaborate dal Laboratorio di Fotogrammetria e Cartografia e dal Laboratorio VISU dell’Università Iuav di Venezia che “immergono” il visitatore in un’esperienza altamente suggestiva e coinvolgente. Il percorso si articola in cinque sezioni tematiche con l’obiettivo di sottolineare l’unicità di Venezia e gli sforzi costanti dei suoi cittadini per renderla la città che oggi tutti conosciamo.
La prima sezione, La laguna si trasforma, illustra attraverso plastici tridimen-
sionali il processo di trasfor-
mazione morfologica e idraulica del territorio che ha endemi-
camente condizionato la produzione alimentare, l’approvvigionamento idrico e le vie di comunicazione da e per la terraferma. Le grandi cartografie storiche presenti in questa sezione (Anzolo Emo, Disegno della laguna di Venezia, 1763) accompagnano la narrazione delle complesse modificazioni territoriali.
Nella seconda, Acqua e cibo in laguna e in terraferma, si vuole da un lato proporre una panoramica sulla non facile produzione alimentare in territori lambiti dalle acque salse e dall’altro raccontare la vendita al minuto e i suoi protagonisti frutaroli, pistori e pescatori. Il monumentale dipinto del Tintoretto in prestito dalle Gallerie dell’Accademia (Jacopo Tintoretto, La Creazione degli animali, 1550-1553) offre inoltre un campionario delle specie presenti nell’ambiente anfibio veneziano caratterizzato da una incredibile varietà di pesci e uccelli.
La terza sezione Banchetti, parate, giochi e feste utilizza molteplici fonti d’archivio per inquadrare il tema dell’alimentazione dal punto di vista sociale, tema come mai attuale nell’anno dell’Expo milanese. Le sagre, gli eventi mondani e le occasioni nelle quali il cibo diviene pretesto di aggregazione e di confronto sono illustrate da una serie di dipinti rappresentativi, come il Convito in Casa Nani alla Giudecca (Pietro Longhi, attr., 1775). Architettura e alimentazione pone quindi l’accento sui manufatti edilizi che fungevano da luoghi di raccolta e distribuzione delle risorse alimentari: monasteri, presidi militari, ospedali e osterie.
I numerosi documenti proposti raccontano un articolato sistema di scambi e di regole che scandivano la vita dei veneziani e ne garantivano la prosperità (Insegna dell’arte dei Pestrineri, XVI sec). La ricostruzione virtuale della Cantina Do Spade, ancor oggi esistente nel sestiere di San Polo a Venezia, offre poi al visitatore la possibilità di vivere in soggettiva l’esperienza fedele dell’accoglienza di un cliente che avesse domandato vitto e alloggio alla storica osteria nel 1754.
La quinta e ultima sezione, In mezzo all’acqua/senz’acqua, racconta del paradosso di una città che, per citare Marin Sanudo, “è in aqua e non ha aqua”. Il sistema dell’approvvigionamento idrico è raccontato attraverso una serie di immagini cartografiche e iconografiche che illustrano il trasporto dell’acqua dalla terraferma alla laguna (Giovanni Grevembroch, Deficienza provveduta, seconda metà del XVIII sec.). A corredo della mostra il catalogo – edito da Marsilio – vanta l’importante prefazione di Salvatore Settis, che ricorda l’intimo legame tra la città e la sua laguna “intesa come una viva cintura di mura d’acqua la cui sacralità è esplicitamente paragonata e assimilata a quella delle sacre mura della patria di una città di terra”.
(www.arte.it)FESTE e SAGRE
"Immagina una fiera, una grande fiera negli Stati Uniti di fine 800, creata per celebrare i quattrocento anni dalla scoperta dell’America. Immagina che a questa fiera, che si tiene a Chicago, vada moltissima gente ogni giorno, uomini e donne. I fast food ancora non esistono e la maggior parte delle persone, generalmente, si porta il pranzo da casa per poter trascorrere fuori l’intera giornata. Ma come fa una signora di classe a mangiare un dolcetto senza sporcarsi le mani e senza fare brutta figura attentando una fetta di torta?"
I BROWNIE
Il brownie è noto anche come chocolate brownie o Boston brownie. È una torta tagliata a piccoli quadrettini. Possono essere ricoperti con della glassa e possono contenere delle scaglie di cioccolato o nocciole o aromatizzati a vari gusti, come ad esempio vaniglia o menta.
I principali ingredienti sono farina, zucchero, cioccolato generalmente fondente, o in abbinamento al cioccolato al latte e al cioccolato bianco, burro, uova e facoltativamente nocciole. Nella ricetta originale non è previsto il lievito. Esistono comunque molte ricette differenti per i brownie tra cui una versione bianca del brownie, chiamata blondie, preparata senza cacao, spesso con del cioccolato bianco al suo posto. La consistenza del brownie è molto particolare, qualcosa che viene definito “a metà tra una torta e un biscotto” e può essere più asciutto o più morbido e fondente a seconda degli ingredienti e delle loro quantità.
Brownie è il folletto più famoso d'Inghilterra, alto 60 cm e ricoperto di peli scuri, nudo o rozzamente vestito. Brownie è servizievole nei lavori di casa e aiuta l’uomo in cambio di dolci e latte, ma come tutti i folletti è un po’ permaloso, ma l'origine del dolce si pensa sia statunitense e che il nome deriva dal colore scuro. Esistono varie versioni sull'origine del dolce, quella classica racconta di un cuoco sbadato che dimenticò di mettere il lievito nella torta al cioccolato che stava preparando.
Secondo la tradizione, i brownies nascono dall’esigenza di trovare un dolce “pratico”: più semplice da mangiare rispetto a una fetta di torta e abbastanza piccolo da stare in una lunchbox. E che fosse anche pieno di gusto. A porsi il problema per prima fu la signora Bertha Palmer, filantropa e donna d’affari nonché presidentessa del Board of Lady Managers della World’s Columbian Exposition, del 1893. Le indicazioni della signora Palmer furono precise: bisognava creare un dolce con la consistenza di una torta ma più piccolo, e che fosse poco “sbricioloso”. Così, dopo molto confabulare con lo chef del Palmer House Hotel nacque il primo brownie. Che, in realtà, di “brown” aveva ben poco: nelle primissime versioni, questo dolce aveva un glassa all’albicocca e un impasto al sapore di nocciola.
Il nome brownie è comparso per la prima volta nel Boston Cooking School Cookbook, nel 1896, dove furono descritti come piccole torte cucinate con della melassa. E' un dolce sono abbastanza “moderno” da avere una carta di identità piuttosto precisa: la prima ricetta, che compare nel 1904 sul celeberrimo ricettario American Cookery, dà tutte le indicazioni per cucinare una torta non lievitata da tagliare a quadretti.
Solo dopo il 1920, avviene la svolta per mano di Maria Williet Howard, che modifica la ricetta aggiungendo più uova e più cioccolato, creando un brownie più ricco e morbido, quasi più simile al fudge. I brownies entrano subito in cima alla classifica degli snack e dei dolcetti più amati dagli americani per non uscirne mai più.(Gabry)
SAI PERCHE'???
Perché si festeggia il Ferragosto?
La festa più attesa dell'estate ha origini antiche che affondano nella storia dell'Antica Roma. E che si sono poi intrecciate con la tradizione cattolica.
Il nome della festa di Ferragosto deriva dal latino feriae Augusti (riposo di Augusto), in onore di Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, da cui prende il nome il mese di agosto.
Era un periodo di riposo e di festeggiamenti istituito dall’imperatore stesso nel 18 a. C., che traeva origine dalla tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso che, nella religione romana, era il dio della terra e della fertilità.
In tutto l’Impero si organizzavano feste e corse di cavalli, e gli animali da tiro, inutilizzati per i lavori nei campi, venivano adornati di fiori. Inoltre, era usanza che, in questi giorni, i contadini facessero gli auguri ai proprietari dei terreni, ricevendo in cambio una mancia.
Anticamente, come festa pagana, era celebrata il 1 agosto. Ma i giorni di riposo (e di festa) erano in effetti molti di più: anche tutto il mese, con il giorno 13, in particolare, dedicato alla dea Diana.
DA FESTA PAGANA A FESTA CATTOLICA.
La ricorrenza fu assimilata dalla Chiesa cattolica: intorno al VII secolo, si iniziò a celebrare l’Assunzione di Maria, festività che fu fissata il 15 agosto. Il dogma dell’Assunzione (riconosciuto come tale solo nel 1950) stabilisce che la Vergine Maria sia stata assunta, cioè accolta, in cielo sia con l’anima che con il corpo.
fonte:http://www.focus.it/(Lussy)
Salute e benessere
foto:portaleterme.com
TERME DI STABIA
Castellammare di Stabia oltre a essere una città termale è anche una città di mare, d'arte, d'archeologia e di sport. Disposta in un'incantevole posizione panoramica, si allarga ad anfiteatro davanti al mare del golfo partenopeo nel punto in cui la sua riva meridionale s'incurva per dare origine alla penisola sorrentina. Il tepore del clima, la salubrità dell'aria, la fertilità dei campi, il favoloso scenario naturale, la varietà delle sorgenti, le ampie spiagge, le magnifiche passeggiate sulle sue colline e sui suoi monti, la ricchezza del patrimonio artistico ed archeologico sono così straordinariamente amalgamati da costituire da sempre la seducente attrattiva della città.
"Città delle acque" è famosa fin dall'antichità per la presenza di 28 sorgenti naturali di acque minerali, tutte diverse per composizione e virtù terapeutiche, che, sgorgando spontaneamente dalle pendici del Monte Faito, hanno dato vita a due stabilimenti termali.
Storia
Nate nel 1833 come centro climatico e termale, meta dei soggiorni della nobiltà italiana ed europea che veniva a Castellammare a "passare le acque", le Terme si sono arricchite anche di altri servizi che ne hanno allargato sensibilmente il bacino di utenza. Accogliendo pienamente il concetto di "salute globale" la struttura, oltre al Centro per la Sordità Rinogena, si è dotata anche di un Centro di Pneumologia e di un Centro di Fisioterapia in grado, sotto la guida di un' equipe sanitaria, di fornire le risposte mediche più appropriate a molte patologie respiratorie, bronchiali e riabilitative.
Oggi le Terme di Stabia si trovano in una delicata fase di passaggio: da struttura fortemente connotata a carattere sanitario si sta gradatamente trasformando in centro termale e turistico, tornando cioè a proporsi come meta di viaggiatori che vogliono coniugare un programma di benessere con le visite alle principali località turistiche della Campania.
In quest'ottica, le manifestazioni serali, gli intrattenimenti pomeridiani e le escursioni nei centri turistici vicini sono il valore aggiunto alla ricchezza delle 28 fonti di acque minerali ed alle terapie connesse. Oggi dunque lo stabilimento termale stabiese è tra i protagonisti della trasformazione stessa della città, che da centro industriale in crisi sta riscoprendo la sua forte vocazione turistica.
Le Terme di Stabia hanno varcato il confine del 2000 portandosi dietro tutto un bagaglio di conoscenze che le hanno portate, nel corso degli anni, a diventare un punto di riferimento costante per il termalismo centro meridionale.
foto:incampania.com
Le acque
Le acque scaturiscono da vent'otto sorgenti, le quali, essendo di diversa composizione chimica, sono di supporto terapeutico a molte patologie. Sono cloruro-sodiche sulfuree (isotoniche, ipotoniche o ipertoniche), ferruginoso-carboniche e bicarbonato-calciche. I trattamenti terapeutici coprono tutte le necessità dall'idropinoterapia ai fanghi, alle inalazioni...
Si curano malattie respiratorie, otorinolaringoiatriche, artroreumatiche, cutanee, ginecologiche, urinarie, gastroenteriche ed epatobiliari. Il complesso termale è attrezzato per le cure riabilitative motorie e funzionali
Acqua bicarbonato-calcica
si origina per attraversamento di rocce calcaree, è la tipologia di acqua minerale più diffuse in natura e può essere classificata in due grandi categorie: le bicarbonato-alcaline, nelle quali prevalgono il sodio e spesso il potassio, e le acque bicarbonato-alcalino terrose, più ricche di calcio e magnesio. All'interno di questa suddivisione nelle bicarbonate possono essere rintracciati altri elementi (solfati, cloro, ferro, bromo, iodio, ect) che, se presenti in quantità considerevoli, dotano queste acque delle caratteristiche proprie delle stesse. Le acque bicarbonate sono utilizzate prevalentemente per bibita; rientrano in questa classe molte acque da tavola a media o bassa mineralizzazione. Acque ad alta o medio-alta mineralizzazione sono utilizzate oltre che in terapie idropiniche anche con metodiche di crenoterapia esterna, compresa la preparazione di fanghi, inalatorie ed irrigatorie. In generale curano malattie dell'apparato digerente, malattie epatiche, malattie del ricambio.
Acqua Cloruro-Sodica
ha la stessa origine delle salso-bromo-iodica ed è un'acqua in cui prevalgono il sodio ed il cloro. In essa sono spesso presenti, in quantità significativa, i solfati; alternativamente possono essere presenti bicarbonati di sodio, di calcio, di magnesio (in questo caso l'uso prevalente è quello idropinico) o iodio (impiegate più spesso nella crenoterapia esterna). Trova indicazione, utilizzata con metodiche idropinoterapiche, sopratutto nelle patologie dell'apparato digerente, curano obesità, gastrite, piccola insufficienza epatica, diarrea. Non è indicata nella cura dell'ulcera e della colite spastica.
Acqua solforosa
ha una quantità di sali disciolti intorno ai 12 gr/litro. E' un'acqua che trova vastissimo impiego terapeutico; il suo elevato grado solfidrometrico la rende efficacissima nella cura delle patologie delle vie respiratorie in forma cronica e in quelle dermatologiche. Utilizzata nella cura idropinica, sotto il diretto controllo del medico idrologo, risulta efficace nelle alterazioni intestinali, nelle patologie epatiche e gastroenteriche.
Acqua Medio Minerale
e' l'acqua meno mineralizzata e rientra tra quelle medio minerali. Viene utilizzata per uso idropinico per il suo eccezionale potere diuretico e per gli ottimi risultati nei casi di calcolosi renale. Le qualità terapeutiche dell'acqua Acetosella sono ricordate da Plinio (I secolo a.C.) nella sua "Naturalis Historia"; già 19 secoli fa, dunque, quest'acqua si riteneva utile per la cura della calcolosi renale.
Il centro benessere
Il Centro Benessere delle Terme di Stabia è il piacere di una pausa rigenerante all'insegna del relax e del recupero fisico. Un rilassante ed irrinunciabile appuntamento con la salute e la bellezza.
I Bagni Minerali ed i Fanghi del Centro, oltre a svolgere un'azione tonificante grazie alle proprietà delle acque minerali, depurano la pelle e la predispongono in maniera ottimale a tutti gli altri trattamenti di bellezza: idromassaggi, trattamenti dimagranti, estetici e antiacne. Applicazioni mirate e personalizzate, in grado anche di combattere gli inestetismi più diffusi come le impurità della pelle e di contrastare i segni del tempo.
Il Solarium , insieme ai cicli di bagni minerali, garantisce vantaggi al benessere della pelle, e la doccia di acqua minerale affiancata alla sauna finlandese o al bagno turco libera il corpo dalle tossine.
Preziosa alleata della pelle del viso è l'acqua minerale vaporizzata, impiegata per i vapozono e i trattamenti viso, la cui azione purificante moltiplica l'efficacia dei cicli antiage, antiacne ed antirughe.
foto:incampania.com
Le cure
Nei due stabilimenti delle Terme di Stabia si possono praticare, tutte le cure fisioterapiche, da quelle strumentali (elettroterapia, magnetoterapia, laserterapia, ecc.) a quelle manuali (massoterapia, ginnastica correttiva ecc.), tutta la gamma delle crenoterapie grazie alla varietà di acque minerali ed ogni tipo di trattamento dermatologico ed estetico grazie alle proprietà delle acque solforose.
Assumono particolare importanza sia la cura idropinica che quella dermatologica ed estetica. La cura idropinica, che consiste nel sorseggiare le acque, permette di utilizzare 19 acque tutte diverse tra loro la cui scelta viene stabilita dal medico idrologo in base alla particolare patologia del soggetto.
Questa terapia risulta particolarmente efficace per curare la funzionalità epatica, per le patologie renali e intestinali e
per combattere l'obesità.
Diverse sono le cure che si possono praticare:
Cure Idropiniche:
consistono nel bere a digiuno le acque minerali delle Terme. L'acqua va bevuta in bicchieri da 1/4 di litro, passeggiando e sorseggiando, nella dose di 2-8 bicchieri, impiegando per ogni bicchiere circa 15 minuti, con un intervallo di 5 minuti tra un bicchiere e l'altro.
Cure Inalatorie:
consistono di inalazioni di acque solforose. Praticare le cure inalatorie significa aggiungere alla efficacia delle terapie termali in genere, i benefici delle proprietà medicamentose delle acque stabiesi.
Cure Ginecologiche:
in campo ginecologico le acque delle Terme di Stabia trovano indicazioni nelle malattie flogistiche croniche delle vie genitali.
Balneo-Fango-Massoterapiche:
la Balneo-Fango-Massoterapia, rimessa in luce da recenti studi, si rivolge ai soggetti che desiderano conservare uno stato di buona funzionalità all'apparato locomotore. Se ne giovano le patologie artrosiche, le forme artritiche in fase di remissione, le rigidità post-traumatiche, gli esiti di patologie infortunistiche delle ossa e dei tessuti molli. Possono essere vantaggiosamente integrate dalla Fisiokinesiterapia
Medicina Fisica e Riabilitativa:
ambiente ideale per svolgere un programma di riabilitazione psico-motoria, le Terme di Stabia offrono la possibilità di curare le patologie artrosiche, reumatiche, post-traumatiche e del Sistema Nervoso Centrale e Periferico. Sotto la guida di una equipe di medici fisiatri e terapisti della riabilitazione e con moderne attrezzature elettromedicali, vengono praticate molteplici terapie. Cure Eudermiche ed Estetiche: lo zolfo, principale componente delle acque sulfuree, è alla base delle terapie estetiche e dermatologiche. I trattamenti per le malattie cutanee e vascolari, come i bagni solfurei, le cure eudermiche ed estetiche come i bagni di schiuma, i massaggi estetici, le fangature al seno ed al volto e gli idromassaggi, sono la risposta naturale per risolvere i più comuni problemi di acne e seborrea, per combattere le rughe e l'adiposità, per attenuare la cellulite e rassodare i tessuti.
foto:lasentinellaonline.it
Turismo: i luoghi
Dopo le cure, decidere come impiegare il vostro tempo libero vuol dire scegliere, oltre alle tante opportunità che offrono le Terme, il patrimonio unico di arte, storia e natura che le circondano.
Le escursioni, alla scoperta dei dintorni della città di Castellammare di Stabia e dei suoi scavi archeologici, le visite che per voi saranno organizzate nelle più belle e famose località dei dintorni, renderanno il vostro soggiorno termale davvero completo.
Dalle brezze marine della spiaggia e della costa, con soli sette minuti di funivia, si raggiunge la frescura del monte Faito, per unire i vantaggi di un soggiorno balneare a Castellammare di Stabia a quelli della vacanza in montagna in un ambiente ancora incontaminato, dove è possibile praticare equitazione, trekking, free climbing, per vivere il benessere a trecentosessanta gradi.
A pochi passi dalle Terme di Stabia troverete la magia di Pompei, gli scavi di Stabia e altre rovine lasciate dal Vesuvio, l'incanto del mare di Sorrento, Positano e Amalfi, la poesia di Ravello e Capri. Itinerari di grande suggestione, che ancora oggi riescono ad affascinare e coinvolgere il visitatore con le loro bellezze naturali e con la varietà delle manifestazioni che ne fanno il centro del turismo della Campania. Per citarne solo alcune, il "Festival di musica classica" di Ravello, il "Festival del cinema" di Sorrento, i "Monumenti Porte Aperte" di Napoli e di tutta la costiera.
foto:decumani.com
scavi di ercolano
foto:upload.wikimedia.org
da:benessere.com(Ivana)
... PARLIAMO DI ...
UN LIBRO..UN AUTORE
"Un gatto per tenermi compagnia.
Un Cappello per nascondermi.
Un nastro per legare un sogno."UN GATTO, UN CAPPELLO E UN NASTRO
di Joanne Harris
Un gatto, un cappello e un nastro. Tre oggetti in apparenza comuni che all’occorrenza sono in grado di far scaturire una miriade di immagini e di storie. I racconti di Joanne Harris raccolti in Un gatto, un cappello e un nastro sono legati tra loro come scatole cinesi: basta aprirne una per scoprirne infinite altre, nascoste a una prima occhiata e per questo ancora più preziose. Storie popolate da personaggi profondamente umani, alle prese con difficoltà come il dolore di un lutto o lo svanire di un desiderio da tempo inseguito. Personaggi che nella fantasia e nella parola trovano non solo una via di fuga, ma anche una risorsa inesauribile di speranza e di forza di volontà. È il caso di Ngok e Maleki, due ragazzine africane che rifiutano di piegarsi a un destino di privazioni. O di Faith e Hope, anziane signore che, escluse dalla gita al mare della casa di riposo in cui vivono, si vendicano smascherando, con passione da detective, un grave sopruso. O di Maggie, che nella pasticceria troverà la dolcezza che la vita le ha negato. E ancora, ragazzini abituati a viaggiare più nella rete che nella realtà; una madre a caccia del figlio perduto fra le maglie insidiose di Twitter; un attore alla ricerca di una nuova vita e di una nuova casa che si rivelerà già occupata da una famiglia di fantasmi; un aspirante investigatore più portato all’avanspettacolo. Ancora una volta dopo Profumi, giochi e cuori infranti Joanne Harris torna alla forma, a lei più che congeniale, del racconto. Mondi lontani e vicini, atmosfere calde e coinvolgenti, personaggi ironici e incredibilmente veri.
Cookie, la bambina biscotto...recensione...
La fatica dovuta all'organizzazione del libro è stata ampiamente ricompensata dallo stile dell'autrice che sa, anche in poche pagine, arrivare dritta al lettore permettendogli di entrare in sintonia con i personaggi e con le storie che ci racconta; era la prima volta con la Harris, quindi non avevo precedenti esperienze da cui aspettarmi uno stile piuttosto che un altro, e devo dire che è stata un'esperienza assolutamente positiva.
Ho pensato finendo il libro che in queste pagine credo possano esserci diversi spunti estremamente interessanti per creare dei veri e propri romanzi. Alcuni esempi:
Faith e Hope volano al sud o ancora Faith e Hope pareggiano i conti: racconti dedicati a due vecchiette in casa di riposo - Faith e Hope appunto - a cui l'autrice aveva anche già dedicato uno spazio in "Profumi, giochi e cuori infranti". Credo infatti che queste due vecchiette sarebbero in grado di fare faville in un libro tutto loro.
E' Faith che racconta, rivolgendosi direttamente al lettore, le loro peripezie all'interno di quello che visto da fuori potrebbe sembrare un accogliente luogo di ricovero per anziani ma che, visto dall'interno, si rivela il lager in cui nessuno vorrebbe pensare di trascorrere anche un solo giorno della propria vita. Hope è cieca, una ex professoressa colta che nella coppia ha il ruolo di fare da gambe per tutte e due, mentre Faith è in carrozzina ma ci vede benissimo, quindi il suo ruolo è quello di fare da occhi per entrambe. Una coppia in cui una non può fare a meno dell'altra sia fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Gli avvenimenti, per quanto a volte traumatici, vengono raccontati in modo allegro e coinvolgente e questo mi ha permesso più volte di sorridere."Lasciate che vi spieghi. Qualche mese fa, Hope e io siamo scappate dalla casa di riposo, un viaggetto di un giorno a Londra, tutto qui, ma per il personale della Meadowbank è stato come se fossimo fuggite di prigione." "Hope è la mia più cara amica. In gioventù era professoressa di letteratura inglese, e ha ancora quel modo di fare di Cambridge, un certo tono sbrigativo, un'inclinazione del capo quasi militare, pur essendo cieca da quindici anni e non ricevendo una visita dal giorno in cui è entrata qui. Ma ha ancora tutte le rotelle in testa, di più, a dire il vero, di quante ne abbia alla nascita la maggior parte della gente, e riesce, con un aiutino da parte della mia sedia a rotelle, a conservare la dignità e l'umorismo essenziali per sopravvivere in un posto come questo."
Ma penso anche a Giorni di pioggia, il racconto dedicato al dio della pioggia. La Harris ci racconta di come gli dei amino mescolarsi tra le persone comuni senza che queste ultime si accorgano del loro ruolo. Il Dio della pioggia ci racconta quindi, in prima persona, il trascorrere della propria vita. Vive a Manhattan, un luogo dove la vita scorre di fretta, e dove ultimamente, grazie alla sua presenza, piove ancora più del solito. Quando un giorno, per caso, incontra una ragazza che illumina lo spazio che attraversa e che attira l'attenzione di tutti, si innamora perdutamente. Lei è la dea del sole, depressa per quella pioggia insistente. Il Dio della pioggia farà quindi tutto ciò che è nelle sue possibilità per far tornare il sole provocando non pochi problemi al mondo intero."Ci si aspetterebbe di dover fare domanda per essere un dio della pioggia. Quando qualcuno stava distribuendo gli attributi celesti, avrebbe dovuto fermarsi per un momento per pensare a cosa avrebbe significato per chi li avesse ricevuti: bagnarsi di pioggia, un giorno dopo l'altro, inverno ed estate, mattino e sera. Anche se, a essere giusti, non è soltanto la pioggia; vale per ogni genere di precipitazione, compresi neve, nevischio, pioggerella, acquerugiola, acquazzoni improvvisi, bruma scozzese, nebbia londinese, piogge primaverili, temporali, grandine, monsoni tropicali e naturalmente la semplice vecchia pioggia: leggera, moderata, forte, e tutte le altre possibili varianti al riguardo."
Per non parlare poi del racconto Driade con protagonista la signora Josephine Clarke, seduta sulla "sua" panchina, con in mano il suo album da disegno e tanti ricordi nel cuore. Lei innamorata di un faggio - sì avete capito bene, un faggio, un albero - che ha saputo in un primo momento farmi ridere a crepapelle per la stranezza della scelta ma che poi ho apprezzato con l'evolversi della storia."In un angolino tranquillo del Giardino Botanico, dfra un boschetto di alberi antichi e una folta siepe di agrifoglio, c'è una piccola panchina di metallo verde. Quasi invisibile contro lo sfondo della vegetazione, viene usata da poche persone, dato che non prende sole e offre solo una vista parziale dei prati. Una targa al centro recita: IN MEMORIA DI JOSEPHINE MORGAN CLARKE, 1912-1989. Dovrei saperlo - sono stata io a farla mettere - eppure la conoscevo appena, la notavo appena, tranne per quell'unico giorno piovoso di primavera quando le nostre strade si sono incrociate e siamo quasi diventate amiche"
Per ultimo penso al racconto che forse più mi è rimasto nel cuore: Fantasmi nella macchina. Due schermi, due persone praticamente fantasmi per il resto del mondo, che attraverso internet ma grazie alla musica entrano in contatto, dolcemente, senza aspettarsi nulla l'uno dall'altro ma con la consapevolezza che l'altro c'è, nonostante tutto."La maggior parte delle persone trova difficile guardarlo alla luce del giorno. Non tanto per la forma del volto, che è eccentrica, niente di più, ma per la voglia che lo sfigura, uno schiaffo in faccia da parte di un Dio arrabbiato. Alcune persone nascondono le proprie reazioni meglio di altre. Alcune lo fissano e basta, come se tentassero di compensare. Altre non lo guardano mai in modo diretto, e fissano perennemente lo sguardo su un punto appena oltre la sua testa. Alcune sono esageratamente cordiali, altre fanno di tutto per evitare di stargli vicino. Le donne e i bambini sono i peggiori: i bambini per via della paura nei loro occhi, le donne per via della loro compassione. Si è accorto che certe donne sembrano curiosamente attratte da lui e ha finito per odiare soprattutto queste. Tipi di mezza età, sovrappeso, materni, che sognano di domare un mostro. Queste sono le peggiori di tutte, pensa lui, e fa il possibile per allontanarle, amche se sono tanaci come erbacce, vedendo nella sua rudezza il germe di qualcosa pronto per la redenzione. Internet è la sua fuga. Qui nessuno ha bisogno di vederlo. Può esistere come avatar, parole sullo schermo, una voce nel buio. Qui il mondo è suo e lo può esplorare; un mondo nel quale nessuno ha una faccia, non solo lui."
(http://libroperamico.blogspot.it/)
Un gatto, un cappello e un nastro è un'antologia di racconti che l'autrice di Chocolat regala al lettore. In passato ci aveva incantato con un mondo sospeso, aromatizzato e alchemico e adesso la Harris ci conduce, ancora una volta, in piccoli universi compiuti, scorci di mondi che sembrano vivere oltre le brevi pagine del racconto. Ogni racconto è una perla, uno scrigno di vite. Avvertiamo con Ngok la corrente del fiume e ci commuoviamo con @MTnestgirl, seguendo con gli occhi i movimenti di personaggi che quasi ci sfuggono, rapiti dalla celerità di un libro, che come il tempo, scorre e vola via...e volti già l'ultima pagina.
Nonostante la formula del racconto ti strappi troppo presto alle storie appena abbozzate, forse è proprio questo il fascino di Un gatto, un cappello e un nastro. La magia sta nella sospensione, in una passione fugace che resta racchiusa in qualche pagina. A volte le storie ritornano, i personaggi ci regalano un'altra cometa, in questo cielo stellato composto dalla Harris, altre volte invece ci lasciano sulla lingua un retrogusto dolce, che permane, intatto. Ogni narrazione è introdotta da una nota dell'autrice che spiega come è nata quella storia, da quali suggestioni o con quali intenti. Un piacevole alternarsi tra l'autore e i protagonisti in prima persona dei racconti.
(http://laragazzacheannusavailibri.blogspot.it/)Joanne Harris
Joanne Michèle Sylvie Harris, nata a Barnsley il 3 luglio 1964, è una scrittrice britannica. Nata da madre francese e da padre inglese nel negozio di dolciumi dei nonni, è cresciuta a cibo e folklore. La sua bisnonna era una strega e una guaritrice. Tutto ciò è stato un ingrediente essenziale per lo sviluppo dei suoi romanzi.
Ha studiato presso la scuola media di Wakefield e si è laureata presso il St Catharine's College di Cambridge, in Lingue medievali e moderne. Dopo la laurea si è dedicata all'insegnamento di lingua e letteratura francese. Nel 1989 ha pubblicato il suo primo romanzo, Il seme del male (The Evil Seed), e nel 1999 Chocolat, che l'ha resa famosa e che è diventato un film della Miramax, diretto da Lasse Hallström con Juliette Binoche e Johnny Depp. Nel 2007 pubblica "Le scarpe rosse", il seguito di Chocolat.(Gabry)
STRISCIA FUMETTO
... LA NATURA SULL'ISOLA ...
MAQUI, il mirtillo della Patagonia
Il Maqui, nome scientifico Aristotelia chilensis, appartiene alla famiglia delle Eleocar-
paceae, che conta 10 generi con circa 400 specie diffuse nei climi tropicali e temperati dell’Asia, Australasia, zona pacifica e Sudamerica, eccetto Africa.
È un arbusto sempreverde dioico di 4-5 m, originario del Cile, endemico dei boschi subantartici. Cresce fino ai 2.500 m, nelle isole di Juan Fernández e in Argentina. E' una pianta eliofila e dioica dai fiori bianchi, pioniera delle zone disboscate o incendiate. Cresce in terreni umidi con abbondante humus. s. Il fusto può arrivare fino a 5 metri di altezza con una corteccia liscia; le foglie sono di colore verde brillante, variegate di giallo all’esterno, opposte e lanceolate. I fiori sonoraggruppati in grappoli e la fioritura avviene tra settembre e dicembre. I frutti sono delle bacche di colore rosso scuro o violaceo, dal sapore dolciastro, molto simili al mirtillo e maturano da dicembre a gennaio. Una pianta adulta di Maqui produce appena 10 kg di frutti ogni 7 anni, e questo nonostante sia un arbusto sempreverde, molto ramificato ed esteso. Ciò avviene a causa delle condizioni proibitive in cui si sviluppano tali frutti: temperature fredde, esposizione all'ozono, e venti violenti. Le bacche sono ricche di antocianine (cianidine e delfinidine), sostanze antiossidanti responsabili della loro colorazione purpurea e, con tutta probabilità, di molte delle proprietà medicinali che gli vengono attribuite.
In Cile non si realizza una produzione industriale e la maggior delle bacche viene raccolta da piante selvatiche (90.000 kg all’anno). Il sapore del frutto è dolce e assomiglia al sambuco. Fu introdotta nella zona sud-est dell’ Inghilterra nel 1700 e all’inizio del ‘900 negli Stati Uniti, a Seattle, Washington nel 1952 e in California, dove la chiamano “Chilean wineberry”. Viene coltivata prima in vivaio, poi viene piantata in suoli acidi o leggermente alcalini al sole e a mezz’ombra. Può resistere a temperature minime fino -10. Si propaga per seme o per talea.
Le sue innumerevoli qualità rendono le Bacche di Maqui il sovrano indiscusso della famiglia delle cosiddette "superbacche", sopra a goji, mirtili, cranberry, sambuco, ribes ed acai, nonchè il miglior alleato a tua disposizione per contrastare l'infiammazione cellulare, di ossa e articolazioni. Anche alle foglie sono riconosciute proprietà officinali per via degli alcaloidi. In Cile le bacche del Maqui vengono usate per preparare succhi di frutta, marmellata e gelati. Sono commercializzate sotto forma di succhi e infusi.
E' una pianta usata abitualmente nella medicina popolare mapuche, popolo precolombino del sud del Cile. I frutti del Maqui, oltre a essere un alimento, sono l’ingrediente base di una bibita alcolica chicha, che in mapuche è chiamata teku e vengono usati per colorare il vino. Questa pianta è sacra per i mapuche e simbolizza le intenzioni pacifiche.
Dai frutti si estrae un colorante naturale a partire delle antocianine, pigmenti rossi delle bacche. Recentemente si è scoperto che la bacca e le foglie del Maqui hanno un’importante attività antitumorale e antibatterico. Ricerche recenti hanno riscontrato una capacità antiossidante dell’infuso delle foglie.
"Esiste un’isola montuosa al largo della costa della Patagonia cilena che preserva un tesoro. È un dono che viene direttamente dalla natura e l’isola è quella di Robinson Crusoe, celebre personaggio della letteratura ispirato alla storia di un naufrago vero, che appunto in questo isolotto soggiornò. Il tesoro è il maqui: un bacca ricchissima di polifenoli, potenti antiossidanti contro i radicali liberi e valido aiuto contro l’infiammazione cellulare.
Stando all’atlante, l’isola in questione fa parte dell’arcipelago delle Isole Juan Fernandez: fino al 1966 si è chiamata Isla Mas a Tierra, in italiano “più verso terra”, poi in quella data il governo cileno le cambiò il nome in “Isla Robinson Crusoe” in onore del personaggio che l’ha resa celebre al mondo, mentre l’isola vicina, originariamente detta Isla Mas a Fuera, divenne “Isla Alejandro Selkirk”, dall’identità del naufrago, Alexander Selkirk.
Selvaggia e impervia, l’Isola di Robinson Crusoe è lunga circa 20 chilometri. “Le coste, molto frastagliate e irregolari, sono per lo più alti dirupi a picco sul mare, disseminati di profonde spaccature e anguste insenature. [..]Di origine vulcanica, l’isola è caratterizzata da un continuo sovrapporsi di monti, picchi, creste e vette dalle pareti proibitive e strapiombanti, alternate a valli profondamente incise dall’erosione”.
Così la descrive Alberto Zampetti nel suo libro “I Polifenoli del Maqui”, un volumetto edito da Sanihelp.it ...Grandi mangiatori di maqui sono gli indiani Mapuche, che abitano il Cile. I Mapuche sono gli unici indiani d'America mai sottomessi dai conquistatori europei, durante la grande colonizzazione delle Americhe. Si narra che sia stato proprio il maqui a fare di questi indiani degli instancabili e fortissimi guerrieri. Pare, infatti, che queste tribù facessero un grande uso non solo del frutto, ma anche delle foglie."(Gabry)
POESIE DI STAGIONE
AGOSTO
Un bambino al mare
Conosco un bambino così povero
che non ha mai veduto il mare:
a Ferragosto lo vado a prendere,
in treno a Ostia lo voglio portare.
Ecco guarda gli dirò
questo è il mare, pigliane un pò!
Col suo secchiello, fra tanta gente,
potrà rubarne poco o niente:
ma con gli occhi che sbarrerà,
il mare intero si prenderà.
(Gianni Rodari)
... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...
... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...
(La redazione)
scatto di Graham McGeorge
E soprattutto,
guardate con occhi scintillanti tutto il mondo intorno a voi,
perché i più grandi segreti sono sempre nascosti
nei posti più improbabili.
Coloro che non credono nella magia non potranno mai trovarla.
(Roald Dahl). -
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Buon Mercoledì, un abbraccio a tutti.
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Buon Giovedì, un abbraccio a tutti.
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Buon Venerdì, un abbraccio a tutti.
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Buon Sabato, un abbraccio a tutti.
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Buona Domenica, un abbraccio a tutti.
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Buon inizio di Settembre, un abbraccio a tutti.
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Buona giornata, un abbraccio a tutti.
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