UOMINI PIU' RICCHI...."PAPERONI" NELLA STORIA

gli uomini più ricchi

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  1. gheagabry
     
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    1000 anni di PAPERONI

    Una classifica del sito americano Celebrity Net Worth



    312 miliardi di euro

    MANSA MUSA (1280-1337)


    Mansa Musa è stato il nono imperatore del Impero del Mali e il primo della dinastia Laye, incoronato nel 1312. Fu uno dei primi musulmani alla guida dell'impero. Cercò di diffondere l'Islam presso la nobiltà (senza imporlo al popolo) e istituì una festa nazionale per la fine del ramadan. Sapeva scrivere in arabo e fu affascinato da Timbuktu, annessa all'Impero proprio durante il suo regno, insieme a Gao, importante centro culturale dell'epoca, che alla fine riuscì a inglobare pacificamente al suo impero, nel 1324. Fondò università islamiche nel regno.
    Tutte le strade portavano a Timbuctù. La città del Mali rappresentava la località remota per eccellenza, ma nel XIII-XIV secolo era il punto di riferimento delle rotte commerciali africane e il cuore pulsante di un ricchissimo impero. Per questo Mansa Musa I, che governò Mali e Ghana dal 1312 per 25 anni, è risultato essere l’uomo più ricco dell’ultimo millennio con 312 miliardi di euro di oggi. Mansa Musa I era già celebre in Europa nel Medioevo: nell’Atlante Catalano, la principale carta nautica dell’epoca, la sua immagine troneggia nel cuore dell’Africa con in mano una pepita.
    L’oro, il sale ma anche gli schiavi e altri beni, costituivano la fonte della sua immensa ricchezza. Si calcola che metà dell’oro e metà del sale commerciati allora passassero dalle sue dogane. Particolarmente celebre fu il pellegrinaggio alla Mecca di Mansa Musa (1324-1326), descritto tra l'altro dallo storico arabo Ibn Khaldun. Musa partì con un enorme seguito di 60.000 uomini, 12.000 schiavi (carichi a testa di 4 libbre d'oro in barre), con araldi vestiti dei seta con cavalli con staffe d'oro e 80 cammelli, ciascuno con una soma di 50-300 libbre d'oro in polvere, donato a ciascun povero egli avesse incontrato sul suo cammino. Lungo il tragitto per La Mecca, che gli fece attraversare Il Cairo, dove incontrò il Sultano mamelucco al-Nasir Muhammad, e Medina, egli distribuì a vario titolo un'enorme quantità di oro, oltre a far edificare ogni venerdì una nuova moschea per pregarvi. Si dice che egli distribuì talmente oro da causare in Egitto un periodo di inflazione che durò per 12 anni. Fu a causa di questo straordinario viaggio e dell'impressione che fece la ricchezza di Musa, che il nome dell'Impero del Mali iniziò a diventare noto e apparire sulle carte geografiche sia del mondo arabo sia di quello europeo. Durante il viaggio, Musa conobbe il poeta e architetto di al-Andalus, Abū Isḥāq al-Sāhilī, che al ritorno lo seguì ed ebbe l'incarico di costruire alcuni degli edifici più imponenti dell'impero, soprattutto a Timbuktu.


    273 miliardi di euro

    FAMIGLIA ROTHSCHILD (1744-1812)


    I Rothschild sono una famiglia europea di origini tedesco-giudaiche, che istituì il sistema bancario e finanziario europeo a partire dal tardo XVIII secolo. Cinque linee del ramo austriaco della famiglia sono stati elevati alla nobiltà austriaca, avendo ricevuto baronie ereditarie dell'Impero asburgico dall'Imperatore Francesco II nel 1816. Un'altra linea, del ramo inglese della famiglia, fu elevata alla nobiltà britannica su richiesta della regina Vittoria.
    La famiglia Rothschild per molti è tutt’ora la più ricca del pianeta: la sua fortuna cominciò a inizio ‘800, quando il capostite Mayer Amschel Bauer, divenuto Rothschild (in tedesco “scudo rosso”, insegna del banco dei pegni del padre) fondò il sistema bancario e finanziario moderno.
    Nato del ghetto ebraico di Francoforte sul Meno nel 1744. Bauer esordì commerciando lana, seta, vestiario, antiquariato e monete, fino a diventare l’amministratore dei beni del langravio (una sorta di conte) Guglielmo d’ Assia, attraverso il quale conquistò il monopolio dell’emissione di banconote e il controllo delle finanze pubbliche.
    La forza della famiglia furono però le cinque frecce del suo rinnovato stemma, ossia i cinque figli di Amschel – Amsshel jr., Salomon, Nathan, Kalman e Jacob -. Trattenuto il primo genito con sé, il capofamiglia mandò gli altri discendenti ad aprire filiali a Londra, Parigi, Napoli e Vienna. I Rothschild possedevano già un patrimonio molto significativo prima dell'inizio delle guerre napoleoniche, e la famiglia aveva ottenuto preminenza nel commercio dei lingotti da questo periodo. Da Londra nel 1813 al 1815, Nathan Mayer Rothschild fu determinante quasi da sé nel finanziare gli sforzi bellici britannici, finanziando la spedizione di lingotti agli eserciti del Duca di Wellington attraverso l'Europa, così come nell'organizzare il pagamento di contributi finanziari britannici ai loro alleati continentali. Nel 1815 da soli, i Rothschild fornirono 9,8 milioni di sterline (in valuta del 1815, pari a circa 566 milioni di sterline) in prestiti per sovvenzionare gli alleati continentali della Gran Bretagna. Nathan a Londra, grazie alla sua rete di conoscenze, seppe della disfatta di Napoleone a Waterloo nel 1815, un giorno prima del governo inglese, e la speculazione sui titoli di Stato gli sfruttò moltissimo. Dopo aver finanziato l’industrializzazione e le ferrovie in tutto Europa e anche il Canale di Suez, a fine 800 la famiglia di Rothschild aveva costruito almeno 41 palazzi di lusso.


    265 miliardi di euro

    JOHN D.ROCKEFELLER (1839-1937)


    John Davison Rockefeller è stato un imprenditore e filantropo statunitense. Influente capitalista e industriale americano, fu il riformatore mondiale dell'industria petrolifera e la portò a una espansione senza precedenti: in questo settore fondò la Standard Oil, una delle più grandi compagnie di sempre. Fu anche un grande filantropo e, al suo ritiro definitivo dagli affari, donò gran parte del patrimonio in beneficenza e ai suoi familiari, tenendo per sé soltanto 20 milioni di dollari, donando all'incirca 540 milioni di dollari prima della sua morte.
    E’ il ricco per antonomasia, tanto che in molti scommetterebbero che sia lui l’uomo più ricco della Storia, come infatti è stato sostenuto nel libro del Guiness dei primati. Ma nella classifica di Celebrity Net Worth, John Davison Rockefeller deve accontentarsi del terzo posto con un patrimonio personale di “appena” 265 miliardi di euro. E’ stato il primo re dell’energia, fondatore nel 1870 della Standard Oil che ottenne il monopolio del petrolio negli Stati Uniti, finchè fu scorporata in 37 compagnie. Ma nel suo portafoglio non mancavano miniere di carbone e speculazioni finanziarie. Fu il primo uomo ad avere un patrimonio superiore al miliardo di dollari (valore dell’epoca) – traguardo raggiunto nel 1916 – e secondo la rivista economica americana Forbes avrebbe controllato da solo una sessantacinquesimo del prodotto interno lordo statunitense. A 16 anni aveva iniziato come assistente contabile a 50 centesimi al giorno. Le sue miniere furono teatro di una violenta repressione degli scioperi, ma Rockfeller è noto anche un modello di filantropia.
    Nel 1911 la Corte Suprema degli Stati Uniti sancì l'illegalità del monopolio di Rockefeller, che controllava il 64% del mercato, e ordinò ai dirigenti di spaccare la compagnia. Fu così che nacquero 34 compagnie separate. J.D. Rockefeller rimase azionista di tutte queste compagnie con quote di minoranza. Morì all'età di 97 anni e fu sepolto a Cleveland.
    A lui è ispirato, almeno nel nome, il ricchissimo personaggio disneyano Rockerduck.


    242 miliardi di euro

    ANDREW CARNEGIE (1855-1919)


    Andrew Carnegie è stato un imprenditore britannico naturalizzato statunitense. Carnegie rappresentò il sogno americano in voga nei primi dell'Ottocento: egli infatti partì giovanissimo dalla natia Scozia per andare in America in cerca di fortuna, e dopo aver svolto vari lavori, alcuni di questi molto umili e faticosi, ma riuscì ad arricchirsi grazie al suo talento negli affari.
    Certamente più celebre di Andrew Carnegie è Paperon de’Paperoni, ma sono in molti a credere che il famoso papero sia ispirato al riccastro scozzese in carne e ossa. Emigrato a 13 anni negli Usa, Carnegie da adolescente lavorò in una fabbrica di cotone, poi come fattorino in una compagnia di telegrafi, ma grazie al suo fiuto per gli affari passò di successo in successo fino a fondare la Carnegie Steel Company, la più grande industria metallurgica della storia americana. Di fatto Carnegie è l’incarnazione dell’800 “sogno americano”. Nel 1901 cedette l’attività al banchiere Johm Pierpont Morgan per 480 milioni di dollari dell’epoca, che gli valgono il quarto posto in classifica con il controvalore attualizzato di 242 miliardi di euro. Da lì in poi si dedicò ad attività filantropiche tenendo per sé “solo” 30 milioni di dollari di allora, donando il resto per attività benefiche e per fondare università, musei e ben 2.509 biblioteche.


    234 miliardi di euro

    NICOLA II ROMANOV (1868-1918)


    Nicola II Romanov fu l'ultimo imperatore di Russia. Il suo titolo ufficiale era: «Per Grazia di Dio, Imperatore e Autocrate di tutte le Russie, Zar di Polonia, di Mosca, di Kiev, di Vladimir, di Novgorod, di Kazan', di Astrachan' e della Siberia; Granduca di Finlandia e di Lituania; Erede di Norvegia; Signore e sovrano di Iberia, dell'Armenia e del Turkestan; Duca dello Schleswig-Holstein, dello Stormarn, di Dithmarschen e dell'Oldenburg».
    Fu, de facto, l'ultimo Zar dell'Impero russo. Ha conosciuto numerosi appellativi: Nicola il pacifico durante gli anni di regno; la letteratura sovietica comunista lo ha dipinto invece come Nicola il sanguinario; attualmente, la tradizione popolare russa lo conosce come Nicola, il santo, grande portatore della Passione.
    Nel 1898 Nicola II, ispirato dalle teorie di Ivan Bloch, il quale aveva pubblicato un'approfondita ricerca sulle possibili conseguenze di una guerra mondiale - su consiglio del ministro Vitte - lancia a tutti i paesi un appello al «disarmo e alla pace mondiale», riferendosi alle «conseguenze commerciali, finanziarie e morali della corsa agli armamenti». Nel 1899 lo zar sceglie la città dell'Aja per una conferenza internazionale tesa a discutere questo problema.
    Le altre potenze imperiali e imperialistiche come l'Inghilterra e la Germania accolgono freddamente l'invito; venti nazioni europee, tuttavia, partecipano all'incontro accanto a Stati Uniti, Messico, Giappone, Cina, Siam e Persia alla presenza di esperti di diritto internazionale di vari paesi. La proposta di disarmo è respinta, ma si ottiene una Convenzione sulle regole belliche, che prevede la tutela di persone e strutture civili e la proibizione di gas venefici. Il risultato più importante ottenuto dallo zar e i suoi collaboratori è però la creazione della Convenzione dell'Aia, per la mediazione e composizione dei conflitti tra gli stati. In questa iniziativa, Nicola II è sostenuto principalmente da Bertha von Suttner, fondatrice del movimento pacifista tedesco, e da Henry Dunant, fondatore della Croce Rossa
    Nel 1913 si celebrarono i trecento anni della dinastia Romanov al potere. Nel 1613, infatti, il boiardo Michele Romanov era stato eletto, appena sedicenne, zar di tutte le Russie. In occasione del tricentenario, Nicola II e la famiglia presenziano a numerose cerimonie in loro onore in tutto il paese; in quell'occasione inoltre posano per una serie di ritratti rimasta a tutt'oggi come il più celebre documento fotografico dell'ultima famiglia imperiale russa, e contribuiscono a fornire un'immagine ufficiale dei suoi membri alla società, che raramente è entrata in contatto con la zarina o le granduchesse, proprio a causa dell'atteggiamento riservato e restio a contatti con l'alta società dei sovrani.Il 23 febbraio 1917 a Pietrogrado il popolo insorge per la mancanza di rifornimenti alimentari, e la polizia zarista si schiera questa volta dalla sua parte. Il 15 marzo, nel vagone privato dello zar e in presenza di due deputati della Duma, viene firmato il manifesto dell'abdicazione. Le intenzioni iniziali di Nicola II sono di trasmettere il trono al figlio Aleksej. Tuttavia, prima di firmare chiede di cambiare il successore al trono nella persona di suo fratello Michail; questo perché, spiegherà in seguito, teme che il figlio malato possa essere separato dalla famiglia (per la quale è possibile sia previsto l'esilio). Durante l'atto, fa inoltre richiesta, per lui e per la famiglia, di essere trasferiti nella sua residenza vicino a Jalta, in Crimea, confessando il desiderio di dedicarsi all'agricoltura. Dopo l'abdicazione, mantenne solo il titolo di colonnello e si trova in stato di arresto. Fu ucciso, con tutta la sua famiglia, dai rivoluzionari bolscevichi nel 1918, riabilitato dalla Corte Suprema russa nel 2008, fatto santo dalla Chiesa ortodossa, l’ultimo zar di Russia entra nella top ten dei più ricchi del millennio con un capitale accumulato di 900 milioni di dollari di inizio Novecento, equiparati a 234 miliardi di euro di oggi. Salì al trono nel 1894 e gesti fasi politiche alterne di modernizzazione e di conversazione, di liberalizzazione e di repressione. Quel che gli costò molto furono le guerre, anzi le sconfitte: con i giapponesi (1904-1905) e con i tedeschi nella prima fase della Prima guerra mondiale. Nonostante gli eventi tragici che hanno caratterizzato il suo regno e la sua vita, e nonostante i tentativi di sconfiggere l’arretratezza della Russia, Nicola II è da tempo considerato il sovrano e il capo di Stato più ricco della Storia (ora superato da Mansa Musa): lo zar non solo ereditava 300 anni di ricchezza imperiale, ma era al vertice di un sistema che attribuiva a lui personalmente e non allo Stato molte proprietà, dai gioielli della corona a vasti latifondi terrieri.


    184 miliardi di euro

    OSMAN ALI KHAN


    Osman Ali divenne Nizam di Hyderabad alla morte del padre nel 1911. Lo stato di Hyderabad era il più grande degli stati principeschi dell'India non ancora indipendente. Con un'area di 223.000 km², esso aveva più o meno la stessa grandezza del Regno Unito. Il suo regnante aveva il più alto titolo principesco in India ed era uno dei cinque più alti principi indiani a godere del saluto di 21 colpi di cannone a salve. Osman Ali fu il monarca assoluto del proprio stato, anche se egli non si distinse mai nel proprio governo come un tiranno, preferendo di gran lunga essere benevolente e patrono dell'educazione, dello sviluppo sociale e delle scienze. i suoi 37 anni di governo videro l'introduzione dell'elettricità e delle ferrovie, oltre ad un maggior sviluppo di strade e e delle vie irrigue, derivate in particolare dal lago Nizamsagar presso la città di Hyderabad. Nel 1941, Mir Osman Ali Khan iniziò anche la costituzione di una propria banca, la Hyderabad State Bank (oggi State Bank of Hyderabad) concepita per essere la banca centrale di stato, che amministrava anche la "rupia di Hyderabad" in quanto questo era l'unico stato autorizzato ad avere una propria coniazione monetaria, che era differente dal resto dell'India.

    Si narra che come fermacarte utilizzasse una pietra preziosa da 184 carati, il diamante Jacob, il cui valore odierno è stimato superiore a 100 milioni di euro. Il suo hobby era collezionare oro e gioielli tanto che raccolse quella che è considerata la più grande collezione privata della Storia. Osma Ali Khan fu “nizam” cioè governatore del regno dell’Hyderbad dal 1911 al 1948 quando lo stato fu incorporato in India. Perso il trono, Osman si accontentò di fare il deputato e vide dimezzata la sua ricchezza a “solo” un miliardo di dollari di allora, che però equivaleva all’intero bilancio dell’India indipendente. Il picco lo aveva raggiunto qualche hanno primannel 1937 il settimanale Time gli aveva dedicato la copertina indicandolo come l’uomo più ricco del mondo.
    Mir Osman Ali Khan Bahadur morì venerdì 24 febbraio 1967. Il suo funerale fu il più maestoso e il più grande di tutta la storia dell'India e secondo la sua volontà egli venne sepolto nella Judi Mosque di fronte al King Kothi Palace.


    179 miliardi di euro

    GUGLIELMO I (1028-1087)


    Il valore economico del regno del fondatore dell’Inghilterra equivarebbe a 179 miliardi di euro di oggi. Guglielmo I, conosciuto anche come Guglielmo il Conquistatore, fu il sesto signore della Normandia con il nome di Guglielmo II, il quarto ad ottenere formalmente il titolo di Duca di Normandia dal 1035 e fu anche re d'Inghilterra dal 1066 alla propria morte. Fu il primo re d'Inghilterra della dinastia dei Normanni e regnò dal 1066 al 9 settembre 1087. Prima della conquista dell'Inghilterra era chiamato anche Guglielmo il Bastardo perché illegittimo. Era conosciuto come "il Conquistatore" già prima del 1066 per le sue vittorie sui Bretoni e per la conquista del Maine. Possedeva vasti feudi nella Francia del Nord, finchè un disputa sulla successione al trono di Inghilterra gli diede l’occasione di ottenere anche quella corona vincendo nel 1066 la celebre Hastings. Nella cattedrale di Westminster, Guglielmo fu incoronato re d'Inghilterra, il giorno di Natale del 1066.
    Guglielmo si adoperò per una politica di conciliazione e confiscò solo i beni di coloro che gli si erano opposti con le armi, mentre coloro che erano rimasti neutrali o si erano schierati con lui, mantennero titolo e proprietà. L'elemento innovativo che Guglielmo portò in Inghilterra fu il censimento delle proprietà fondiarie, beni immobiliari, del bestiame, del numero dei vassalli e dei contadini, da cui scaturì la riscossione di tasse utilizzabili in imprese militari, il rafforzamento del legame fra centro e periferia e la frammentazione e la ripartizione dei possedimenti, con lo scopo di ridurre la forza e l'autonomia dei Baroni. I dati furono raccolti nel Domesday Book, una specie di registro catastale, scritto in latino sulla base di dichiarazioni giurate nei tribunali delle Contee, previa divisione dello Stato in otto circondari, il cui esame reddituale venne svolto da aristocratici, provenienti da zone diverse, ed i cui risultati venivano elaborati a Winchester e conservati nel Tesoro
    Che Guglielmo con l'avanzare dell'età fosse diventato avido lo sostennero anche i cronisti suoi contemporanei ed è dimostrato dal fatto che non volle mai riconoscere al figlio Roberto (un poco spendaccione) una posizione ed un reddito adeguati alle sue aspettative, poi, nel 1083, triplicò le tasse senza un motivo plausibile, ed infine, nel 1086, ordinò la compilazione del Domesday Book.Ciò lo portò ad avere a disposizione un enorme ricchezza.


    156 miliardi di euro

    MUAMMAR GHEDDAFY (1942-2011)


    Muʿammar Muḥammad Abū Minyar ʿAbd al-Salām al-Qadhdhāfī, semplificato in lingua italiana come Mu'ammar Gheddafi , è stato un dittatore libico. Per quarantadue anni è stato la massima autorità della Libia, fino alla sua deposizione da parte del Consiglio nazionale di transizione (CNT) durante la guerra civile libica del 2011, senza ricoprire stabilmente alcuna carica ufficiale ma fregiandosi soltanto del titolo onorifico di Guida e Comandante della Rivoluzione della Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista. Gheddafi è stato infatti la guida ideologica del colpo di stato militare che il 1º settembre 1969 portò alla caduta della monarchia del re Idris I di Libia e del suo successore Hasan.
    La pistola d’oro che amava esibire sarebbe stata solo un simbolo della sua richezza smondata e molto ben dissimulata. Dopo la morte di Muammar Gheddafy durante l’inserrezione di un anno fa, 1l 20 ottobre 2011, il successivo governo libico ha iniziato a indagare sulle ricchezze del rais salito al potere in libia nel 196, e avrebbe scoperto che il suo patrimonio superava i 156 miliardi di euro, scavalcando tutti i più ricchi contemporanei che compaiono nella classifica annuale Forbes. Tra i conti bancari, investimenti e proprietà, Gheddafy spediva all’estero decine di miliardi formalmente appartenenti a istruzioni libiche di cui però lui e la sua famiglia avevano il pieno controllo. La sua ricchezza corrisponde a quella della Libia, cresciuta in gran parte grazie all’esposizione di petrolio e gas. Il colonello aveva investito molto del suo patrimonio anche in Italia. Nel 1970, tre l’altro, aveva espulso gli italiani (ex colonizzatori) dal suo Paese confiscandone tutti i beni.


    155 miliardi di euro

    HENRY FORD


    Henry Ford è stato un impren-
    ditore statuni-
    tense. Fu uno dei fonda-
    tori della Ford Motor Company, società produttrice di automobili, ancora oggi una delle maggiori del settore negli Stati Uniti e nel mondo.
    Rivoluzionando il mondo dell’industria con la catena di montaggio e guidando la crescita esponenziale del mercato dell’auto nel momento del suo massimo boom, Henry Ford si piazza di diritto nella top ten dei più ricchi del millennio. Anche la sua storia fu quella di un self made man (l’uomo che si è fatto da solo), che aveva iniziato come operaio nella ditta elettrica di Thomas Edison: Avendo come hobby quello di costruire automobili, riuscì a farsi assumere dalla Detroit Automobile Company. Nel 1903 fondò la Ford Motor Company. Con le sue innovative catene di montaggio e l’automatizzazione riuscì ad abbattere i costi di produzione e quindi il prezzo, allargando il mercato e rendendo l’automobile un prodotto di massa. Della mitica Ford T, sempre di colore nero, furono prodotti 15 milioni di esemplari. I suoi operai, tra l’altro, grazie a salari superiori alla media, erano i più pagati al mondo.
    Dal 1967 il suo nome è inserito nell'Automotive Hall of Fame che raggruppa le maggiori personalità distintesi in campo automobilistico, premio assegnato da una associazione la cui sede attuale è nella sua città di nascita. Pare che Henry Ford fosse un estimatore della casa automobilistica italiana Lancia: sua è infatti la famosa frase «Quando vedo un'Alfa mi tolgo il cappello» (Alfa era il nome di un modello della Lancia). In occasione del suo 75º compleanno, nel 1938, Adolf Hitler lo insignì della Gran Croce del Supremo Ordine dell'Aquila Tedesca, che è la più alta onorificenza del regime nazista che si poteva conferire ad uno straniero, per l'impegno della sua filiale Ford in Germania, nel rifornire l'esercito nazista di mezzi blindati e nel donare tutti gli utili alla causa Nazista. Inoltre Ford, per diversi anni durante il regime Nazista, si impegnò a versare 50'000 USD. di allora, come sostegno al Partito di Hitler. Nel 1938 Ford lasciò la direzione dell'impresa nelle mani del figlio Edsel, che già dal 1922 dirigeva la Lincoln, marchio di lusso del gruppo Ford. Tuttavia, l'anziano patriarca manteneva comunque il controllo delle attività, seppure da dietro le quinte: aveva infatti passato il comando all'ex capo della sicurezza Harry Bennett, rendendo perciò la carica di Edsel meramente di facciata.
    Quando il figlio morì di tumore il 26 maggio 1943, il giorno prima del funerale Henry Ford (già ottantenne e plurinfartuato) rese note le sue volontà: Bennett avrebbe continuato a gestire l'attività per suo conto finché i suoi nipoti non avessero compiuto 32 anni. La moglie Clara e la nuora Eleanor lo convinsero, però, a trasferire immediatamente i poteri direttivi al nipote ventiseienne Henry Ford II.


    144 miliardi di euro

    CORNELIUS VANDERBILT (1794-1877)


    Cornelius Vanderbilt è stato un impren-
    ditore statuni-
    tense. Costruì passo dopo passo, cominciando dal basso, il suo impero di trasporti su acqua e rotaia. A 11 anni lavorò a New York nei traghetti, ma a 16 anni aveva già messo in piedi una sua ditta di trasporti tra Staten Island e Manhattan. Durante la guerra angloamericana del 1812 ottenne l’appalto per rifornire i forti di New York con golette a vela. La sua passione per le banche e l’impero navale gli valsero il soprannome con cui è conosciuto: “commodoro”. Riuscì ad entrare nel mercato dei battelli a vapore con prezzi inferiori ai concorrenti, che perciò gli fecero causa: fu la sua vittoria legale ad affermare definitivamente il principio della libera concorrenza. Cornelius arrivò a schierare una flotta di cento vaporetti tra Manhattan e Albany, assumendo più dipendenti di qualunque altro imprenditore in tutti gli Stati Uniti. L'avvenimento che avvicinò Vanderbilt al mondo delle ferrovie non fu molto fortunato: l'11 novembre 1833 rimase coinvolto in uno dei primi incidenti ferroviari degli Stati Uniti: la carrozza su cui viaggiava deragliò per la rottura dell'asse di un carrello. Sullo stesso treno in un vagone vicino a quello deragliato viaggiava il Presidente degli Stati Uniti John Quincy Adams, che ne uscì illeso mentre Vanderbilt dovette trascorrere un mese in ospedale. Non furono tutti successi, ma il bilancio finale parla di vero impero. Tra l’altro, fu lui a volere la costruzione nel 1871 della Grand Central Deport, la stazione di New York, come terminal delle linee delle sue società ferroviarie. Spietato negli affari, Cornelius Vanderbilt, giudicato pubblicamente un uomo volgare e meschino, ebbe molti nemici nella sua vita e tra questi i suoi stessi figli che diseredò tranne William, ritenuto l'unico capace di mantenere in vita il suo impero. In effetti William fu come suo padre spregiudicato nel mondo degli affari. Al momento della sua morte, all'età di circa 82 anni, Cornelius Vanderbilt lasciò una fortuna. Vanderbilt elargì molto poco della sua grande fortuna a opere caritative, lasciando invece un milione di dollari per l'università che porta il suo nome.
    (focus storia, web)

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