PEDRO ALMODOVAR

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. gheagabry
     
    .

    User deleted


    PEDRO ALMODOVAR



    'Nel curriculum di un artista creativo viene sempre riportato qualche fatto traumatico. Naturalmente anch'io ne ho avuti. Uno di questi è l'aver lavorato per dieci anni nel sottosuolo del PTT (Poste e Telefoni).'
    Per il suo primo grande successo, Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988), Pedro Almodovar utilizzò le sue precedenti competenze professionali per intrecciare destini amorosi e fatti quotidiani sul nastro di una segreteria telefonica. Nato a Calzada de Calatrava (Ciudad Real) nella Mancia, il 24 settembre 1949, ancora bambino si trasferisce con la famiglia a Caceres dove frequenta il liceo presso un collegio salesiano. Finiti gli studi, va a vivere a Madrid e lavora come impiegato nella Compagnia Nazionale dei Telefoni, ma i suoi interessi artistici lo spingono presto a scrivere sceneggiature per fumetti e a pubblicare racconti su riviste underground quali Star, El Vìbora, Vibraciones.
    Dopo un breve soggiorno londinese ritorna a Madrid ed inizia ad avvicinarsi al cinema realizzando con una cinepresa Super8 alcuni cortometraggi muti a basso costo. Durante le proiezioni, offerte ad un pubbico composto esclusivamente da amici, è lui stesso ad improvvisare dal vivo la colonna sonora. In seguito, in veste di attore, entra a far parte della compagnia di teatro indipendente Los Goliardos. Nel 1976, dopo la morte del dittatore Franco, i suoi cortometraggi vengono presentati alla Segunda Semana Nacional/Film Super8 di Barcellona dove destano subito un notevole interesse. Successivamente dirige il suo primo lungometraggio, sempre in Super8, dal titolo Folle...Folle...Folleme...Tim (1978), da lui stesso interpretato insieme a quella che sarà poi una delle sue attrici preferite, Carmen Maura.
    Senza rinunciare alla passione per la scrittura, pubblica un romanzo breve, un fotoromanzo porno e continua a collaborare con i più importanti giornali, periodici e riviste come El Pais, Diario 16 e La luna de Madrid, dove immortala le memorie di un personaggio femminile di sua creazione, Pathy Diphusa. Indubbiamente sembra conoscere bene le donne. Anche quando sarà diventato, dopo Luis Buñuel e Carlos Saura, il regista spagnolo più celebre e stimato, mostrerà di prediligere l'universo femminile, forse perchè, come lui stesso dichiara, 'per me l'origine della finzione, del teatro, dello spettacolo è vedere più di due donne che stanno parlando. Questo è lo spettacolo.' Donne, per il suo primo vero film (girato in 16 mm e poi 'gonfiato' a 35) Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio (1979-1980), che desta grande scandalo al Festival di San Sabastian e che gli consente di ottenere i capitali per realizzare il suo secondo lungometraggio Labirinto di passioni (1982), dove descrive l'ambiente, 'la movida', di Madrid all'inizio degli anni '80. Donne, sotto tuniche monacali per L'indiscreto fascino del peccato (1983), presentato al Festival di Venezia che lo impone subito all'attenzione del pubblico internazionale.



    Contemporaneamente, è capace di mettere in luce seducenti talenti al maschile, destinati a future glorie hollywoodiane, come Antonio Banderas in Matador (1986). In seguito fonda con il fratello Augustin la casa di produzione El Deseo con cui può realizzare il suo cinema in totale autonomia. Come miglior film straniero, Tacchi a spillo (1991) riceve un César, Carne Tremula (1997) un Nastro d'argento e Tutto su mia madre (1999) un Oscar come miglior film straniero mentre Parla con lei uscito anche in America ha vinto l'Oscar come miglior sceneggiatura originale. Il suo unico neo in una carriera ricca di riconoscimenti è non aver vinto ancora il Festival di Cannes, dove è stato presidente di giuria e dove ogni volta partecipa con i suoi nuovi film. Nel 2006, sulla Croisette, ha vinto con Volver il premio per la migliore sceneggiatura e quello assegnato allo splendido cast al femminile del film. Nel 2009 ancora a Cannes ha presentato il film Los abrazos rotos che però non ha convinto in nessun modo la giuria. Ha destato scalpore soprattutto in Spagna la querelle tra il regista e un critico cinematografico del quotidiano "El Pais". Secondo Almodovar da anni la sua opera è osteggiata sulle colonne del prestigioso giornale da Carlos Boyero.
    (http://trovacinema.repubblica.it/)


    NELLA PELLE DI ALMODOVAR - INTERVISTA



    mercoledì 21 settembre 2011 di Ilaria Ravarino

    Metti una mattina con Pedro Almodóvar. Caffè e pasticcini in terrazza, un affaccio mozzafiato su Roma, una giornata calda, pigra e clemente. Lui, il Maestro, si presenta puntuale in camicia a fantasia maculata e grandi occhiali da sole che, educatamente, si toglie per salutare la stampa. Lo seguono i suoi attori, il figliol prodigo Antonio Banderas tornato a recitare per lui dopo 20 anni, e la minuta Elena Anaya: ma gli applausi sono tutti per il regista spagnolo. In sala c’è un clima conviviale, quasi familiare, Almodóvar parla a ruota libera: «Fatemi domande in italiano, tanto lo capisco», dice. E poi ci ripensa: «Italiani e spagnoli sono sempre stati sicuri di potersi capire perfettamente, pur parlando lingue diverse. In effetti penso che le relazioni tra i nostri popoli si basino su questo, un eterno misunderstanding». È allegro Almodóvar, anche se il suo La pelle che abito, pellicola inaspettatamente dark passata al Festival di Cannes e al cinema dal 23 settembre, ha diviso la critica. Tanti vorrebbero vederlo tornare alla commedia. Lui ci sta pensando. Ma prima, si capisce, vorrebbe lasciare al pubblico il tempo di «metabolizzare», come dice Banderas, la sua ultima creatura. Che presto arriverà anche in America: «So che questo è un film che sconcerta. Non giudicatelo appena usciti dalla sala. Portatevelo a casa, dormiteci sopra e vedrete che il giorno dopo ne avrete un’impressione diversa. E se non sarà così, non importa. Siate felici lo stesso».

    Lei è regista, sceneggiatore e produttore: i veri autori non hanno bisogno di supervisione?
    Almodóvar: Pensate che mi senta onnipotente quando giro un film? Certo che no. Anche in questo caso mi sono adeguato alle regole, ai vincoli e ai condizionamenti imposti dalla mia produzione. Sebbene possa sembrare un eccessivo accumulo di potere, io cerco di comportarmi con buon senso. Poi però ci sono degli ambiti su cui voglio decidere in totale autonomia, e questi ambiti sono innanzitutto il tono del film e il tipo di storia che voglio raccontare. Quindi anche il modo con il quale mi avvicino al genere e il modo con il quale, di solito, non ne rispetto le regole. L’aspetto visivo del film, le luci e i costumi, perché anche il colore di un vestito fa parte della narrazione. E la direzione degli attori, la musica da usare. Tutto questo non significa essere autoritario, ma avere le idee chiare. Quel che chiedo ai miei collaboratori è di accompagnarmi in tutti questi ambiti per portare a buon fine la mia visione. Il regista ha si autorità, ma anche responsabilità: se il film va bene, va male, se funziona o non funziona, me ne assumo io la responsabilità.

    Perché ha scelto di raccontare un tema così ripugnante, con un tono così freddo?
    Almodóvar: Questo film parla dell’abuso di potere, e un simile argomento non può che essere raccontato giocando con gli estremi. Però non lo definirei freddo, ma austero e sobrio. Ho evitato volontariamente di inserire elementi splatter e gore, perché sarebbero stati insostenibili: ho cercato piuttosto la sobrietà nell’interpretazione e nella messa in scena, e credo di aver ottenuto così un effetto ancora più potente. Oltre al tema dell’abuso di potere trovo centrale anche quello dell’istinto di sopravvivenza, rappresentato dal personaggio di Elena, e quello dell’identità.



    In che senso il suo film affronta il tema dell’identità?
    Almodóvar: Gli sviluppi della scienza, progressi fino a qualche anno fa inconcepibili, non ci consentono ancora di manipolare l’identità delle persone. L’identità è qualcosa che va oltre l’immagine, oltre il corpo, è intangibile e incorporea, resiste a qualsiasi manipolazione. Il messaggio del film per questo non è ripugnante, ma buono: ci dice che una persona non muta, nonostante viva sulla sua pelle cose terribili.

    Per gli attori come è stato lavorare con Almodóvar?
    Anaya: Più che un regalo è stato un sogno tornare con lui dopo Parla con lei. Ho capito subito che il personaggio che Pedro mi stava offrendo era una sfida e recitare un personaggio che lui aveva in testa da dieci anni è stato un onore. E questo nonostante Pedro abbia fama di essere esigente e duro con gli attori. È stata un’esperienza gratificante di cui sono orgogliosa e felice.
    Banderas: Qualunque cosa accada nella mia vita non potrò mai dimenticare cosa abbia significato per me lavorare con Pedro. È stato un regalo, come la maggior parte delle esperienze che ho vissuto con lui. Lui è stato l’uomo che ha rotto e che continua a rompere le regole del gioco cinematografico, che esce dagli schemi del cinema spagnolo tradizionale, che rischia, per questo, e a volte ne paga il prezzo. E ne è cosciente: sa bene che quel che propone al pubblico deve essere metabolizzato, non può essere accettato subito. Pedro in vent’anni non è cambiato, la sua è pura creatività e lo ritrovo adesso come allora intento ad esplorare, a spingersi in territori complessi. Recitare in questo film non è stato facile: la storia si muove in micromondi dettagliatissimi e tradurli in un’interpretazione credibile è stato alquanto impegnativo. Ma come dicevo è stato un grande regalo, che conservo nella parte più importante della mia casa: il mio cuore.

    Almodóvar è così esigente sul set?
    Almodóvar: Non credo di essere particolarmente duro. Ma sono convinto che osservare attentamente i propri attori sul set serva a non farli sentire ridicoli. Bisogna dargli indicazioni anche con durezza, perché osino di più e acquistino fiducia.
    Anaya: Pedro è famoso per come dirige i suoi attori. C’è stato un momento in cui mi ha detto: «Elena, a volte gli attori devono percorrere da soli un lungo corridoio, per poi affrontare il mondo reale. Ecco, in fondo a quel corridoio ci sono io». È stato sempre accanto a me sul set e io mi sono limitata a seguire le indicazioni che mi aveva dato a casa sua, nel corso del processo creativo.
    Banderas: Ho fatto 85 film nella mia carriera, ma mi lancio nel vuoto solo con lui. Sono contento del risultato perché per me è stato come scoprire un registro nuovo, far risuonare in me note che non pensavo di avere, esplorare un territorio sconosciuto. Girare un film non è andare in vacanza o fare un campeggio: è un lavoro, il che significa anche incontrare persone con idee diverse dalle tue. Ma i risultati che ottengo con Pedro sono sempre maggiori di quelli che ricavo lavorando con chiunque altro.



    Davvero non lo trova cambiato, dopo 20 anni?
    Banderas: Prima di tutto non è che io e Pedro in questi anni non ci siamo mai visti, anzi ci siamo frequentati da amici. Forse l’ho trovato un po’cambiato in ambito professionale, nel senso che è diventato più minimalista nella forma, più pulito dal punto di vista concettuale, più profondo e serio nei contenuti. Capisco che film come Donne sull’orlo di una crisi di nervi o Volver facciano parte di una corrente che piace al grande pubblico, ma per me pellicole come Legami, La legge del desiderio o questo ultimo film sono i territori più interessanti della sua cinematografia: è qui che Pedro si sporca le mani, crea veramente, salta nel vuoto senza rete. È in film così che dilata la sua personalità, e questa è la sua grandezza.

    Cosa ne pensate della chirurgia estetica?
    Banderas: Nel film la chirurgia plastica è solo un dettaglio, è il mestiere del mio personaggio. Non è che non voglia parlare di questo argomento, ma per me non è la chirurgia la parte più importante della storia. È molto più affascinante l’esplorazione della sottile linea che nel mio personaggio divide lo psicopatico dall’artista: cosa fa quando uno schermo lo separa dalla sua creazione? Prova immediatamente il desiderio di saltarci dentro. Ecco, per me questa è una metafora della creazione artistica. Credo che più che innamorarsi del personaggio di Elena, lui si innamori della sua stessa opera: infatti mentre giravo le ultime scene del film pensavo a Leonardo da Vinci, e a cosa avrebbe provato se fosse andato a letto con la Gioconda. Morboso? Sì, un po’...
    Almodóvar: Per me invece il tema della chirurgia è importante. In Spagna si dice che il viso è lo specchio dell’anima, ma ormai non è più così. Ora con la chirurgia si possono modificare i tratti del viso a volontà: non dico che sia un bene o un male, perché dipende da come la si usa, ma quel che è certo è che l’identità oggi non passa più per la pelle. La storia stessa del film nasce dalla storia vera di un chirurgo spagnolo, una stella della chirurgia plastica diventato uno sperimentatore di trapianti di volto, genere in cui oggi la Spagna è pioniera. Solo che nel mio film la sperimentazione è condotta da un uomo che indaga confini machiavellici, senza pensare agli effetti che i suoi test avranno sulla persona per cui l’operazione si trasformerà in una condanna terribile.



    A quali film si è ispirato?
    Almodóvar: Quasi tutti i riferimenti ad altri film sono frutto di riflessioni che ho fatto a posteriori. Durante la lavorazione mi sono naturalmente imbattuto in alcuni fantasmi della storia del cinema, Frankenstein o La donna che visse due volte di Hitchcock, o Occhi senza volto. Fantasmi cui ho dato il benvenuto, perché risuonassero nella mia storia. Ma non ho mai pensato di girare “alla maniera di”. Si tratta di influenze che ho subito, nel tempo, da spettatore.

    Che ne pensa dell’abuso della chirurgia plastica tra i divi del cinema?
    Almodóvar: Se facessi un film d’epoca, chiederei all’attrice di arrivare al provino con un naso corrispondente all’epoca che ho scelto. Intendo: se mi si presentasse con un nasino da ventesimo secolo, sarebbe anacronistico. Esattamente come scegliere il mobile sbagliato per una scena. Le direi: scusa, ma con questo naso è impossibile. Per fortuna io faccio film contemporanei, quindi che i nasi siano ritoccati o meno c’è posto per tutti. Certo, io cerco volti che corrispondano alle storie: qui per esempio c’è Marisa Paredes, che porta nel film le sue belle rughe. Ma il fenomeno della plastica in America è fin troppo diffuso: ho visto in copertina su Vanity Fair le donne di Elvis Presley, c’era la figlia e la nipote... giuro che la nipote sembrava più vecchia della nonna. Ecco, se dovessi fare una commedia a Los Angeles cercherei solo operate, anzi disperate, anzi donne disperate per trovare i soldi per operarsi. Sono certo che farei un casting meraviglioso.

    Pensa che sarà candidato all’Oscar?
    Almodóvar: Si saprà il 28, quando la Commissione spagnola deciderà i tre film che correranno per la candidatura. Speriamo...

    Prossimi progetti?
    Almodóvar: Ne ho tantissimi. La mia scrittura è più simile a quella di un romanziere che a quella di uno sceneggiatore. Scrivo cinque o sei storie insieme che mi accompagnano per anni, e alla fine ne scelgo due, quelle su cui sono andato più avanti. Le due che ho per le mani adesso sono entrambe molto mediatiche, quindi preferirei parlarne fra qualche mese. Quando in Spagna cammino per la strada - attività che ormai è il mio unico sport insieme al fare l’amore, anche se accade sempre meno - la gente mi chiede spesso di tornare alla commedia. Ecco. Forse una delle due storie cui sto pensando potrebbe essere proprio una commedia.




    Filmografia

    Regista e sceneggiatore

    Folle... folle... folle Tim! (Folle... folle... fólleme Tim!) (1978), cortometraggio
    Salomé (1978), cortometraggio
    Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio (Pepi, Luci, Bom y otras chicas del montón) (1980)
    Labirinto di passioni (Laberinto de pasiones) (1982)
    L'indiscreto fascino del peccato (Entre tinieblas) (1983)
    Che ho fatto io per meritare questo? (¿Qué he hecho yo para merecer esto?) (1984)
    Matador (1986)
    La legge del desiderio (La ley del deseo) (1987)
    Donne sull'orlo di una crisi di nervi (Mujeres al borde de un ataque de nervios) (1988)
    Légami! (¡Átame!) (1990)
    Tacchi a spillo (Tacones lejanos) (1991)
    Kika - Un corpo in prestito (Kika) (1993)
    Il fiore del mio segreto (La flor de mi secreto) (1995)
    Carne tremula (Carne trémula) (1997)
    Tutto su mia madre (Todo sobre mi madre) (1999)
    Parla con lei (Hable con ella) (2002)
    La mala educación (2004)
    Volver (2006)
    Gli abbracci spezzati (Los abrazos rotos) (2009)
    La pelle che abito (La piel que habito) (2011)
    Gli amanti passeggeri (Los amantes pasajeros) (2013)

    Produttore

    Folle... folle... folle Tim! (Folle... folle... fólleme Tim!) (1978), cortometraggio
    Donne sull'orlo di una crisi di nervi (Mujeres al borde de un ataque de nervios) (1988)
    La mala educación (2004)
    Gli abbracci spezzati (Los abrazos rotos) (2009)
    La pelle che abito (La piel que habito) (2011)
    Storie pazzesche (Relatos salvajes) (2014)




    Premi e riconoscimenti

    Premi Oscar
    2000: miglior film straniero - Tutto su mia madre
    2003: migliore sceneggiatura originale - Parla con lei
    1989: Nomination miglior film straniero - Donne sull'orlo di una crisi di nervi
    2003: Nomination miglior regista - Parla con lei
    Golden Globe
    2000: miglior film straniero - Tutto su mia madre
    2003: miglior film straniero - Parla con lei
    1989: Nomination miglior film straniero - Donne sull'orlo di una crisi di nervi
    1992: Nomination miglior film straniero - Tacchi a spillo
    2006: Nomination miglior film straniero - Volver
    2009: Nomination miglior film straniero - Gli abbracci spezzati
    2011: Nomination miglior film straniero - La pelle che abito
    European Film Awards
    1988: miglior film giovane - Donne sull'orlo di una crisi di nervi
    1999: miglior film - Tutto su mia madre
    2002: miglior film - Parla con lei
    2002: miglior regista - Parla con lei
    2002: miglior sceneggiatura - Parla con lei
    2006: miglior regista - Volver
    2004: Nomination miglior regista - La mala educaciòn
    2004: Nomination miglior film - La mala educaciòn
    2004: Nomination miglior sceneggiatura - La mala educaciòn
    2006: Nomination miglior film - Volver
    2009: Nomination miglior regista - Gli abbracci spezzati
    Festival di Cannes
    1999: premio per la miglior regia - Tutto su mia madre
    2006: premio per la migliore sceneggiatura - Volver
    1999: Nomination Palma d'oro - Tutto su mia madre
    2006: Nomination Palma d'oro - Volver
    2009: Nomination Palma d'oro - Gli abbracci spezzati
    2011: Nomination Palma d'oro - La pelle che abito
    Premi Goya
    1989: migliore sceneggiatura originale - Donne sull'orlo di una crisi di nervi
    1989: miglior film - Donne sull'orlo di una crisi di nervi
    2000: miglior film: Tutto su mia madre
    2000: miglior regista - Tutto su mia madre
    2003: miglior film - Parla con lei
    2007: miglior film - Volver
    2007: miglior regista - Volver
    David di Donatello
    1989: miglior regista straniero - Donne sull'orlo di una crisi di nervi
    2000: miglior regista straniero - Tutto su mia madre
    Premi BAFTA
    2000: miglior regista - Tutto su mia madre
    2000: miglior film in lingua non inglese - Tutto su mia madre
    2003: migliore sceneggiatura originale - Parla con lei
    2003: miglior film in lingua non inglese - Parla con lei
    2012: miglior film in lingua non inglese - La pelle che abito
    National Board of Review of Motion Pictures
    1988 - miglior film straniero - Donne sull'orlo di una crisi di nervi
    2000 - miglior film straniero - Tutto su mia madre
    2002 - miglior film straniero - Parla con lei
    2006 - miglior film straniero - Volver
    British Independent Film Award
    1999: Miglior film in lingua straniera - Tutto su mia madre
    Satellite Award
    1999: miglior film in lingua straniera - Tutto su mia madre
    2002: miglior film in lingua straniera - Parla con lei
    2002: miglior sceneggiatura originale - Parla con lei
    2006: miglior film in lingua straniera - Volver
    2009: miglior film in lingua straniera - Gli abbracci spezzati
    Premi César
    1993: miglior film straniero - Tacchi a spillo
    2000: miglior film straniero - Tutto su mia madre
    Festival internazionale del cinema di Berlino
    1990: Nomination Orso d'oro - Légami!
    New York Film Critics Circle Awards
    1988: Miglior film straniero - Donne sull'orlo di una crisi di nervi
    1999: Miglior film straniero - Tutto su mia madre
    2004: Miglior film straniero La mala educaciòn
    Broadcast Film Critics Association Awards
    2000: Miglior film straniero - Tutto su mia madre
    2009: Miglior film straniero - Gli abbracci spezzati
    Chicago Film Critics Association
    1999: Miglior film straniero - Tutto su mia madre
    Guldbagge Award
    2000: Miglior film straniero - Tutto su mia madre
    Los Angeles Film Critics Association
    2000: Miglior film straniero - Tutto su mia madre
    2003: Miglior regista - Parla con lei
    London Film Critics Circle Award
    2006: Miglior film straniero - Volver
    Bangkok International Film Festival Award
    2002: Miglior film - Parla con lei
    San Diego Films Critics Society Award
    2002: Miglior film straniero - Parla con lei
    Vancouver Film Critics Circle Award
    2002: Miglior film in lingua non inglese - Parla con lei
    2006: Miglior film in lingua non inglese - Volver
    Phoenix Film Critics Society Award
    2009: Miglior film straniero - Gli abbracci spezzati
    2011: Miglior film straniero - La pelle che abito
    Florida Film Critics Society
    2011: Miglior film straniero - La pelle che abito



    .
    -
     
    Top
    .
  2. gheagabry
     
    .

    User deleted


    .

    "Una commedia sofisticata, molto sentimentale. Qualunque stramberia appare verosimile se implica dei sentimenti. L'emozione sentimentale è sempre il miglior veicolo per raccontare qualunque storia. E l'allegria, ovviamente, lo stavo dimenticando. Perché da una commedia, di qualunque tipo essa sia, deve traspirare allegria"
    (Pedro Almodovar)


    Donne sull'orlo
    di una crisi di nervi



    Titolo originale Mujeres al borde de un ataque de nervios
    Lingua originale spagnolo
    Paese di produzione Spagna
    Anno 1988
    Durata 90 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Genere commedia
    Regia Pedro Almodóvar
    Soggetto Pedro Almodóvar
    Sceneggiatura Pedro Almodóvar
    Produttore Pedro Almodóvar
    Fotografia José Luis Alcaine
    Montaggio Josè Salcedo
    Musiche Bernardo Bonezzi
    Scenografia Félix Murcia
    Costumi José María De Cossío, Humberto Cornejo

    Interpreti e personaggi

    Carmen Maura: Pepa
    Antonio Banderas: Carlos
    Julieta Serrano: Lucía
    Rossy de Palma: Marisa
    María Barranco: Candela
    Kiti Manver: Paulina Morales
    Guillermo Montesinos: tassista
    Chus Lampreave: portinaia
    Eduardo Calvo: padre di Lucía
    Loles León: segretaria
    Ángel de Andrés López: poliziotto
    Fernando Guillén: Iván
    Juan Lombardero: Germán
    José Antonio Navarro: poliziotto
    Ana Leza: Ana
    Javier Bardem: pony express

    PREMI

    1989 - Premio Oscar
    Nomination Miglior film straniero (Spagna)
    1989 - Golden Globe
    Nomination Miglior film straniero (Spagna)
    1989 - British Academy Film Award
    Nomination Miglior film straniero (Spagna)
    1989 - Premio Goya
    Miglior film
    Miglior attrice protagonista a Carmen Maura
    Miglior attrice non protagonista a María Barranco
    Miglior sceneggiatura originale a Pedro Almodóvar
    Miglior montaggio a Josè Salcedo
    1988 - European Film Awards
    Miglior film giovane a Pedro Almodóvar
    Miglior attrice a Carmen Maura

    1989 - David di Donatello
    Miglior regista straniero a Pedro Almodóvar



    Donne sull'orlo di una crisi di nervi (Mujeres al borde de un ataque de nervios) è un film del 1988 scritto e diretto da Pedro Almodóvar, liberamente ispirato da La voce umana di Jean Cocteau.

    TRAMA



    Pepa, una doppiatrice cinema-
    tografica, abbandonata da Ivan, suo collega ed amante, non sopportando l'idea di rimanere sola nell'appartamento pieno di ricordi, chiede a un'agenzia di affittarlo. Intanto, avendo avuto dalle analisi la prova di essere incinta, cerca in tutti i modi di comunicarlo a Ivan, per il quale prepara un gaspazco pieno di tranquillanti e sonniferi. Intanto si trova costretta ad offrire ospitalità a Candela, un'amica ricercata dalla polizia per aver dato asilo ad un terrorista sciita. Poco dopo nell'appartamento giunge la moglie di Ivan, Lucia, la quale, già ospite di una clinica psichiatrica, recuperate lucidità e memoria, è intenzionata ad uccidere il marito perché venti anni prima l'aveva abbandonata dopo la nascita di Carlos, il loro unico figlio che, nel frattempo, è sopraggiunto con la fidanzata Marisa con l'intento di affittare l'abitazione di Pepa. In questo trambusto si inseriscono sia due poliziotti decisi ad interrogare Candela che l'operaio dei telefoni chiamato riparare l'apparecchio che Pepa ha gettato dalla finestra...

    ...recensione...



    Fantastico film del grande regista spagnolo Pedro Almodovar, uscito nelle sale nel 1988 ma decisamente attuale, Donne sull’orlo di una crisi di nervi, commedia quasi tutta al femminile, indaga il mondo dei sentimenti delle donne. I personaggi vengono catapultati in situazione a volte decisamente fuori dal comune, ma come dice lo stesso regista quando si tratta di sentimenti anche ciò che può sembrare più assurdo in realtà appare verosimile. La storia si svolge quasi interamente nell’arco di ventiquattro ore all’interno dell’appartamento della protagonista, Pepa, interpretata dall’eccellente Carmen Maura, che comparirà in molti altri film di Almodovar, proprio come parecchi degli altri attori presenti nel film. In un susseguirsi di scene ai limiti della realtà, nell’appartamento di Pepa si intrecciano le vite di Candela (Maria Barranco), amica di Pepa, di una coppia di fidanzati, Carlos (Antonio Banderas), figlio di Ivan (Fernando Guillen) ex amante di Pepa, e Marisa (Rossy De Palma), di due poliziotti, di un avvocato e infine persino di Lucia (Julieta Serrano), moglie legittima di Ivan.

    Particolarità di questa amara e divertente commedia è costituita da personaggi comuni che si ritrovano immersi in situazioni paradossali, inverosimili e ricche di comicità. Proprio come in molti altri film di Almodovar, i protagonisti seppur sfidati ad affrontare problematiche importanti, quali l’abbandono o la solitudine riescono sempre a superare le situazioni, magari non sempre al meglio, ma impegnandosi, a volte con leggerezza, tirando fuori tutta la forza che solo in veri momenti di disperazione esce fuori. Il film vinse ben cinque premi Goya come miglior film, migliore attrice protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale e miglior doppiaggio, ottenendo tra l’altro vari riconoscimenti a livello europeo tra cui un David di Donatello per la miglior regia straniera.

    Per più di dieci anni il regista ha lavorato nella compagnia telefonica nazionale spagnola, dopo la chiusura della scuola di cinema che frequentava dovuta alle restrizioni della politica franchista, e lui stesso considera il film come un feroce attacco ai telefoni e alle segreterie telefoniche che aiuterebbero i bugiardi. Più volte Carmen Maura distrugge il telefono e getta la segreteria dal terrazzo dopo i messaggio di Ivan sapendo che stava mentendo nel dirle che sarebbe partito da solo, ma lei conoscendo la sua voce meglio di chiunque altro, lavorando insieme a lui, non poteva certo farsi ingannare.

    Il tema del doppiaggio nel film é molto importante perché simboleggia sia la finzione nel cinema che quella nella vita reale, dove le donne che devono costantemente combattere per affermarsi in una società maschilista, soffrono sempre più di nevrosi dovute alle bugie e ai tradimenti di uomini vili ai quali però sembrano non poter rinunciare. Come nella maggior parte dei suoi film, Almodovar indaga in modo colorito questo mondo dei sentimenti e nevrosi femminili, senza però dimenticare le sue origine di regista del post-franchismo che racconta realtà marginali e soprattutto criticando la chiesa e la religione in modo asprissimo. Nei primi minuti del film infatti, quando Pepa sta lavorando in sala di doppiaggio, si vede sul monitor che sta doppiando la pubblicità di preservativi, e nello spot durante un matrimonio il prete che benedice i giovani sposi ad un certo punto si avvicina alla ragazza e le consiglia di proteggersi dandole un preservativo. Il modo in cui il regista critica la società è abbastanza forte, ma allo stesso tempo molto ironico.

    I personaggi strampalati che incontra Pepa, tra cui il tassista, sempre lo stesso, che ha la passione per la tappezzeria leopardata, il mambo ed un taxi super accessoriato (dalle riviste in vendita, ai prodotti per l’igiene personale), altro non sono che caricature della realtà nella quale viviamo, e Pepa stessa, che tra gli altri sembra la più “normale”, si é creata sul suo bellissimo terrazzo una piccola arca di Noé, con piante e animali non propriamente domestici come galline ed oche. Insomma tutto appare veramente colorito e colorato. In effetti la fotografia nel film é abbastanza riconoscibile e tipica dei film di Almodovar, ricca di colori sgargianti che rispecchiano le anime “calienti” dei personaggi e un po’ della Spagna in generale. Situazioni sopra le righe, protagonisti strambi o che vivono situazioni strampalate e inverosimili, questo é Almodovar e questa é la realtà nella quale viviamo, in fondo non siamo un po’ tutti sull’orlo di una crisi di nervi?
    (www.cinefilos.it/)


    .
    .
     
    Top
    .
1 replies since 6/6/2015, 14:40   176 views
  Share  
.