MICROBI e VIRUS. LA STORIA SCRITTA DA LORO

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  1. gheagabry
     
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    LA STORIA PARALLELA SCRITTA DAI MICROBI



    Non c’è solo la storia scritta dai grandi personaggi, strateghi e generali che mobilitavano eserciti per abbattere i nemici e controllare il mondo. C’è stata e c’è tuttora una storia parallela, non meno importante e cruenta, scritta da esseri quasi invisibili, i microbi. E che raramente finisce nei libri e nei manuali scolastici, a parte quelli di storia della medicina, ovviamente. Le “campagne militari” dei batteri ci sono tornate alla mente pensando agli allarmi sull’epidemia di influenza suina, o messicana, di poco successivi a quelli sulla presunta pandemia di aviaria degli scorsi anni, fortunatamente fallita.
    In questi ultimi anni i giornali hanno incolpato fra l’altro la globalizzazione, che permette a un virus di spostarsi in aereo tra i due emisferi in poche ore, tanto che nessun Paese può dirsi immune dall’eventuale contagio. Ma la globalizzazione c’è sempre stata e i microbi hanno sempre viaggiato allegramente a bordo di soldati, cavalieri, missionari, caravelle, velieri, veicoli militari. La famosa peste di Atene del 430 a.C. arrivò dall’Etiopia. I Romani conobbero, loro malgrado, il morbillo, quando giunse in Italia “a bordo” delle truppe che tornavano dalla Siria. La peste che devastò Costantinopoli nel 542 contribuì in modo decisivo al crollo dell’Impero romano di Oriente, non meno delle calate dei barbari.
    Cristoforo Colombo e i successivi esploratori e conquistatori delle Americhe non portarono nel nuovo mondo solo armi sconosciute e cavalli, ma anche i microbi di influenza, morbillo, vaiolo, varicella, contro i quali gli indigeni erano senza difese dato che nel continente tali virus non esistevano. Si stima che il 90 per cento degli Indiani d’America fu sterminato da questi agenti infettivi e non dalle armi degli Europei. In cambio, gli indigeni americani regalarono agli Europei la sifilide.
    Oggi gli aerei hanno solo accelerato un processo antico come il mondo. Non metteremo mai un batterio sulla copertina del nostro giornale, ma ricordiamoci che un nuovo vaccino può essere un’arma di difesa più importante di una batteria antimissile.

    Giorgio Rivieccio



     
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  2. gheagabry
     
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    Bebe Vio posa per Anne Geddes per il vaccino contro la meningite






    Protagonisti degli scatti di Anne Geddes sono atleti delle Paraolimpiadi e non, ritratti senza protesi, testimonial della campagna di Gsk Win for meningitis. Tra loro, ecco anche Bebe Vio, 19 anni, da Venezia, fresca campionessa paraolimpica di fioretto, colpita dalla malattia nel 2008 e costretta all'amputazione di gambe e avambracci.

    Saliva, starnuti, baci, scambio di posate, condivisione di alimenti: si trasmette cosi' la meningite batterica, malattia non frequente ma molto aggressiva, al punto che una persona su dieci, tra chi si ammala, muore, e tre riportano conseguenze permanenti. Evitarla e' possibile grazie ai vaccini e gli antibiotici servono per i casi di emergenza.
    I BATTERI che provocano la meningite sono il meningococco, il pneumococco e l'emofilo. Albergano nelle alte vie respiratorie (naso e gola), spesso di portatori sani e asintomatici. La presenza non e' in se' indice di malattia e la trasmissione avviene da persona a persona attraverso secrezioni respiratorie, ma questi batteri fuori dell'organismo sopravvivono solo per pochi minuti.
    I SINTOMI sono inizialmente difficili da riconoscere e per questo spesso la diagnosi arriva tardi. Nelle prime 10 ore compare febbre e stato simil influenzale. Successivamente il mal di testa diventa forte, compare rigidita' muscolare e la febbre diventa alta. Dopo circa 20 ore si presentano sintomi gravi come perdita di conoscenza, convulsioni, macchie sul corpo.
    Le ETA' PIU' A RISCHIO di contrarre l'infiammazione del membrana che riveste cervello e midollo (meninge), sono bimbi piccoli e giovani under 25, per via delle maggiori situazioni di socializzazione che favoriscono il contagio.
    La PROGNOSI in genere e' complicata, soprattutto tra i neonati. Nel 10% dei casi la malattia e' rapida e acuta, e porta al decesso in poche ore. Solo il 50-60% guarisce completamente, mentre il 30% sopravvive riportando conseguenze gravi, come protesi acustiche o degli arti, cicatrici invalidanti, problemi alla vista.
    L'INCUBAZIONE E PROFILASSI CON GLI ANTIBIOTICI Dura 10 giorni, nell'ambito di questo periodo si puo' fare la profilassi, ovvero una terapia antibiotica specifica: piu' e' precoce, maggiori le probabilita' che la malattia guarisca. La contagiosita' e' comunque bassa, e i casi secondari sono rari anche se possono dare origine a focolai epidemici. Evitare la malattia e' possibile grazie ai VACCINI, disponibili per adulti, anziani e bambini. Ci si puo' vaccinare contro meningite da Haemophilus influenzae di tipo B, per le forme causate dallo pneumococco e dai ceppi A, B, C, Y, W 135 del meningococco. Tra questi ceppi quello piu' diffuso e' il B ma quello che ha fatto piu' parlare e' lo C, che nel 2016 in Toscana ha fatto registrare 24 casi, tra cui 4 deceduti. "Tutti con eta' superiore ai 10 anni perche' in Toscana il vaccino e' stato introdotto tra quelli obbligatori dal 2005 per tutti i nuovi nati", commenta Alberto Villani, responsabile Malattie Infettive del Bambino Gesu' di Roma.



    www.ansa.it


    meningite-3

    Alcuni autori suggeriscono che già Ippocrate potrebbe essersi reso conto dell'esistenza della meningite,[5] e sembra che il meningismo fosse già noto ai medici di epoca pre-rinascimentale come Avicenna. La descrizione della meningite tubercolare, allora chiamata "idropisia nel cervello" (cioè accumulo di liquidi sierosi nell'encefalo), è spesso attribuita al medico di Edimburgo Sir Robert Whytt e a uno scritto apparso postumo nel 1768. Tuttavia il legame con la tubercolosi e il suo agente patogeno non fu riconosciuto fino al secolo successivo.
    Sembra che l'epidemia di meningite sia un fenomeno relativamente recente. Il primo focolaio epidemico di una certa importanza fu registrato a Ginevra nel 1805. In seguito sono state descritte molte altre epidemie in Europa e negli Stati Uniti, mentre la prima segnalazione di un'epidemia in Africa è del 1840. Nel corso del XX secolo le epidemie africane sono divenute molto più comuni, a partire da una grande epidemia che colpì la Nigeria e il Ghana tra il 1905 e il 1908.
    Il primo rapporto relativo a un'infezione batterica come causa di meningite si ebbe per merito del batteriologo austriaco Anton Weichselbaum che nel 1887 descrisse il meningococco. I primi studi erano unanimi nel riportare un'elevata mortalità da meningite, con punte oltre il 90%. Nel 1906 lo scienziato statunitense Simon Flexner sviluppò un approccio terapeutico a partire da un antisiero (un siero contenente anticorpi specifici e ottenuto dal sangue di animali precedentemente inoculati con antigeni specifici della meningite) prodotto dai cavalli. Il trattamento ebbe successo e la mortalità per la forma meningococcica della malattia fu marcatamente ridotta. Nel 1944, la penicillina era considerata molto efficace nel trattare la meningite e, con l'introduzione dei vaccini alla fine del XX secolo, si è avuto un netto calo di casi dovuti all'agente patogeno Haemophilus.



    Edited by gheagabry - 20/9/2016, 18:27
     
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  3. gheagabry
     
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    Dalle piante una 'fabbrica' di vaccino antipolio




    Le foglie delle piante possono essere trasformate in una preziosa 'fabbrica' di vaccino contro la poliomelite: ci è riuscito un gruppo di ricercatori, guidati dal John Innes Centre di Norwich e finanziati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sviluppando un nuovo metodo facile, veloce ed economico, che potrebbe trasformare la produzione di vaccini, ed essere usato anche contro altri virus, come Zika ed Ebola.

    Come spiega lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, gli studiosi hanno fatto crescere, nelle foglie di una pianta parente del tabacco, delle particelle molto simili al virus della polio: una 'copia autentica' all'esterno, ma 'vuota' dentro e non in grado di replicarsi. Queste particelle virali, in altre parole, si comportano come il virus vero, stimolando il sistema immunitario a rispondere, ma senza causare un'infezione da poliomelite, come può accadere con gli attuali vaccini che hanno il virus attenuato. L'Oms è infatti alla ricerca di vaccini alternativi in cui non sia necessario usare virus vivi.

    A questo risultato i ricercatori ci sono arrivati 'dirottando' il metabolismo della pianta, in modo da trasformare le sue foglie in 'fabbriche' di vaccino antipolio. I geni che contengono le informazioni per produrre queste particelle virali sono state 'infiltrate' nei tessuti della pianta, che così hanno iniziato a riprodurle in grandi quantità servendosi delle proprie proteine. Negli esperimenti fatti in laboratorio il poliovirus-copia ha prevenuto la malattia negli animali, rendendoli immuni, aprendo così potenzialmente la strada a vaccini per l'uomo prodotti dalle piante. Inoltre l'analisi della struttura in 3D di queste particelle virali ha mostrato che sono quasi identiche al virus della polio.

    "E' una tecnologia molto promettente. Spero che non sia troppo lontano il futuro in cui potremo produrre i vaccini nelle piante", commenta George Lomonossoff, coordinatore dello studio. Questa tecnologia non è infatti limitata solo al virus della polio, ma può essere usata per sviluppare vaccini contro molti altri virus, oltre che anticorpi come quelli impiegati nella terapia per il cancro. "Potenzialmente può essere usata per realizzare vaccini contro le epidemie emergenti, come Zika ed Ebola", continua Lomonossoff. Le piante hanno poi il vantaggio di crescere rapidamente e hanno bisogno solo di luce solare, terra, acqua e anidride carbonica per crescere: il che rende questa tecnica economica e a bassa tecnologia, anche se restano alcuni problemi da risolvere, come quello della produzione su larga scala.

    RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

     
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    Cosa accadrebbe se gli antivaccinisti trionfassero?
    Possiamo saperlo osservando quello che è successo a Samoa


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    Il Paese dell’Oceania, con un tasso di vaccinazione solo al 31%, è stato colpito da un’epidemia di morbillo, che ha già causato 53 morti. Per lo più bambini.
    L’isola remota nell’Oceano Pacifico non ha mai avuto elevate coperture vaccinali: gli antivaccinisti l’hanno fatta da padroni e alcuni alfieri di questa scellerata tendenza, come un rampollo dei Kennedy, l’hanno visitata per diffondere la disinformazione. Oltre a questo, nel 2018 due bambini sono morti subito dopo la vaccinazione contro il morbillo, parotite e rosolia a causa di un tragico errore di due infermiere, che al posto dell’acqua hanno usato per diluire il vaccino liofilizzato un anestetico scaduto. Le due infermiere sono andate a processo, si sono dichiarate colpevoli, sono state condannate a cinque anni di galera a testa, ma questo non è servito a fermare la disinformazione degli antivaccinisti che hanno continuato a diffondere il terrore presso i genitori. Risultato: il tasso di vaccinazione è sceso al 31%.

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    Un’epidemia di morbillo
    Samoa è molto remota, ma non abbastanza per il virus che può viaggiare grazie a persone apparentemente sane, che sono in grado di trasmettere l’infezione. E, infatti, il morbillo è arrivato.

    Risultato: quasi 4 mila casi di morbillo con 53 morti, dei quali 48 bambini sotto i 4 anni. Le autorità hanno già sbarrato le scuole e bandito i bambini da tutti i luoghi pubblici, ma adesso faranno di più. Gli uffici statali saranno tutti chiusi nei giorni del 5 e del 6 dicembre e tutti gli impiegati statali saranno impiegati per aiutare una massiccia vaccinazione di più persone possibile. L’epidemia prima o poi si fermerà, ma intanto 53 persone sono morte e nessuno le riporterà in vita e chi ha riportato danni permanenti se li terrà per tutta la vita.

    Tutto questo si sarebbe potuto evitare se la copertura vaccinale contro il morbillo fosse stata adeguata.

    Insomma, con la salute non si scherza. Se non si vaccina la gente muore, e a morire sono i più deboli e i più piccini. Chi chiede la libertà di non vaccinare chiede la libertà di causare una catastrofe di queste dimensioni.



    di Roberto Burioni
    4 Dicembre 2019, www.medicalfacts.it/
     
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