ANG LEE

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. gheagabry
     
    .

    User deleted


    ANG LEE



    Ang Lee (李安; Pinyin: Lǐ Ān; Pingtung, 23 ottobre 1954) è un regista e sceneggiatore taiwanese.
    Dopo essersi diplomato nel 1975 al National Taiwan College of Arts, Lee decide di trasferirsi negli Stati Uniti nel 1978, alla ricerca di fortuna. Ottiene il diploma in teatro all'Università dell'Illinois e si iscrive a quella di New York, dove si è laureato in cinematografica.
    Ha portato sullo schermo i riti e le tradizioni propri del suo Paese. Autore poliedrico, sempre attento all’analisi del rapporto tra modernità e tradizione, ha continuato nel nuovo millennio a muoversi con intelligenza tra i generi e tra diverse soluzioni produttive.
    Il suo film d'esordio è Pushing Hands, che narra le vicende di un ex-maestro di Tai chi che va a vivere a New York con la famiglia del figlio. L'anno seguente, il suo film successivo, Il banchetto di nozze, vince l'Orso d'Oro al Festival di Berlino. Queste due opere, insieme alla seguente, Mangiare bere uomo donna, che ottiene una nomination all'Oscar 1994, costituisce una sorta di trilogia denominata Father knows best.
    Nel 1995 dirige l'adattamento cinematografico di Ragione e sentimento, tratto dal libro di Jane Austen; la pellicola conquista addirittura sette nomination all'Oscar, un Golden Globe come "miglior film" e, nuovamente, l'Orso d'Oro a Berlino.
    Il film seguente è il drammatico Tempesta di ghiaccio, sull'insoddisfazione di due famiglie americane al tempo dello scandalo del Watergate, al quale segue Cavalcando con il diavolo, dedicato alle vicende della Guerra di secessione americana.



    Nel 2000 è la volta di La tigre e il dragone, un wuxia, ovvero un film d'arti marziali, visionario, ambientato nella Cina del XIX secolo. Il film riscuote un ottimo successo, sia di pubblico che di critica, e diventa all'epoca il film non in lingua inglese con il maggior incasso della storia del cinema. Gran parte di questo successo è dovuto alle coreografie acrobatiche del maestro Yuen Wo Ping (anche autore dei combattimenti di Matrix). La pellicola vince l'Oscar ed il Golden Globe come "miglior film straniero".
    La sua produzione seguente è un vero kolossal, sull'onda della mania per i film dedicati ai supereroi, scoppiata dopo il primo Spider-Man, Hulk (2003), che non riscuote, però, il successo sperato.
    Nel 2005 torna al successo con un film delicato come I segreti di Brokeback Mountain, un lungometraggio romantico dedicato all'amore omosessuale di due cowboy. Il film vince il Leone d'Oro al miglior film alla 62ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e numerosissimi altri premi, tra cui 3 Premi Oscar e 4 Golden Globe 2006; tra questi, Lee si è aggiudicato anche il Golden Globe per il miglior regista e l'Oscar al miglior regista.
    A soli due anni di distanza, nel 2007, torna ad aggiudicarsi il Leone d'Oro per il miglior film con Lussuria - Seduzione e tradimento alla 64ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Dopo aver diretto Motel Woodstock, basato su un romanzo autobiografico di Elliot Tiber, è Presidente di Giuria alla 66ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
    Il 24 febbraio 2013 vince il suo terzo Oscar, in questo caso come migliore regista per Vita di Pi, vincitore nella serata di ben 4 Oscar.



    Filmografia

    Regista

    Pushing Hands (Tui shou) (1992)
    Il banchetto di nozze (Hsi yen) (1993)
    Mangiare bere uomo donna (Yin shi nan nu) (1994)
    Ragione e sentimento (Sense and Sensibility) (1995)
    Tempesta di ghiaccio (The Ice Storm) (1997)
    Cavalcando col diavolo (Ride with the Devil) (1999)
    La tigre e il dragone (Wo hu cang long) (2000)
    Hulk (2003)
    I segreti di Brokeback Mountain (Brokeback Mountain) (2005)
    Lussuria - Seduzione e tradimento (Se, jie) (2007)
    Motel Woodstock (Taking Woodstock) (2009)
    Vita di Pi (2012)

    Sceneggiatore

    Pushing Hands (Tui shou) (1992)
    Il banchetto di nozze (Hsi yen) (1993)
    Mangiare bere uomo donna (Yin shi nan nu) (1994)
    Shao Nu xiao yu (1995)
    Tortilla Soup (2001)
    Produttore[modifica | modifica wikitesto]
    La tigre e il dragone (Wo hu cang long) (2000)
    Vita di Pi (2012)




    Premi e riconoscimenti

    Festival internazionale del cinema di Berlino
    1993 Orso d'oro Il banchetto di nozze
    1996 Orso d'oro Ragione e sentimento

    1996 - National Board of Review of Motion Pictures
    Miglior regista Ragione e sentimento

    - BAFTA
    1996 Miglior film Ragione e sentimento
    2001 Miglior regista La tigre e il dragone
    Miglior film in lingua non inglese La tigre e il dragone
    2006 Miglior regista I segreti di Brokeback Mountain

    - Academy Awards
    2001 Oscar al miglior film straniero La tigre e il dragone
    2006 Oscar al miglior regista I segreti di Brokeback Mountain
    2013 Oscar al miglior regista Vita di Pi

    2001 - Directors Guild of America Award
    Miglior regia La tigre e il dragone

    2001 - Premio Golden Globe
    Miglior regista La tigre e il dragone

    2001 - Independent Spirit Awards
    Miglior film La tigre e il dragone
    Miglior regista La tigre e il dragone

    2005 - Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
    Leone d'oro I segreti di Brokeback Mountain

    2006 - Critics' Choice Award
    Miglior regista I segreti di Brokeback Mountain

    2006 - Directors Guild of America Award
    Miglior regia La tigre e il dragone

    2006 - Premio Golden Globe
    Miglior regista I segreti di Brokeback Mountain

    2006 - Independent Spirit Awards
    Miglior regista I segreti di Brokeback Mountain

    2006 - National Board of Review of Motion Pictures
    Miglior regista I segreti di Brokeback Mountain

    2007 - Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
    Leone d'oro Lussuria - Seduzione e tradimento

    2013 - AACTA Awards
    Miglior regista Vita di Pi





    ...un intervista...

    Lei, signor Lee, come si pone davanti a questi dilemmi?

    «Io sono per l’equilibro di ying e yang. Non so se ci sia qualcosa o qualcuno al quale si possa far risalire il Tutto. Penso però che questo dualismo sia interessante. Già il fatto di dibatterne, eleva lo spirito umano. Non sono quel tipo di persona che dice in modo semplicistico: “Credo nella natura”. Non siamo animali, siamo esseri intelligenti. E, proprio come tali, cerchiamo di dare un senso all’esistenza. Come? Io penso che lo facciamo creando significati. E’ per questo che inventiamo storie. Senza questi racconti, che servono per narrare la nostra esistenza e capirla, saremmo forse depressi, pazzi, brutali, anche scemi. Credo nel dualismo, nella natura che è caos e nell’uomo che la ordina. Anche con la propria umanità, gentilezza, compassione, empatia».

    Quello che cerca di fare Pi che non uccide la tigre ma cerca di dominarla senza abbatterla.

    «Infatti. Ma la vera domanda è: non la uccide per ideologia, perché lui è vegetariano? O non la uccide per istinto? Forse, se uccidesse la tigre ucciderebbe se stesso, visto che rimarrebbe ancor più solo e abbandonato. Ecco, questo è il mistero del film. Ma la cosa che mi ha affascinato di questo libro è proprio l’apertura del racconto, il cosiddetto storytelling. Che focalizza il tema della salvezza lasciando allo spettatore la chiave per interpretare il racconto secondo il proprio punto di vista, invocando i concetti del rispetto e della tolleranza. Penso che sia per questo motivo che in America l’hanno introdotto come libro di studio nei licei».

    “Vita di Pi” è un film complesso che ha l’ambizione di essere per famiglie.

    «Non ho pensato al target di riferimento, se devo essero sincero, ma quando abbiamo fatto le prime proiezioni sono stato molto contento che, non solo i genitori, ma anche i ragazzi avessero risposto positivamente alle suggestioni del film. Che è complesso, perché denso di domande sulla vita e la morte, dunque le domande fondamentali che muovono ogni tipo di narrazione. Magari, evitate di portare i bambini sotto i nove anni. Perché la Natura non è idealizzata ma mostrata per quel che è: qualcosa si sublime e spaventoso allo stesso tempo. Ma posso dirle una cosa visto che è italiana?».

    Prego.

    «Sono molto curioso di sapere come reagirà il pubblico italiano a “Vita di Pi”. Perché voi avete il Vaticano ma avete avuto anche Fellini…che strano mix!».

    (Elena Martelli, L'Huffington Post - Pubblicato: 20/12/2012)

     
    Top
    .
  2. gheagabry
     
    .

    User deleted


    “Mangiare bere uomo donna. Cibo e sesso.
    Desideri fondamentali dell’uomo. Non se ne può fare a meno.”
    (proverbio cinese)


    MANGIARE BERE UOMO DONNA



    Titolo originale yǐn shí nán nǚ
    Paese di produzione Taiwan, USA
    Anno 1994
    Durata 123 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Genere commedia, drammatico
    Regia Ang Lee
    Soggetto Ang Lee, James Schamus e Hui-Ling Wang
    Sceneggiatura Ang Lee, James Schamus e Hui-Ling Wang
    Fotografia Jong Lin
    Montaggio Tim Squyres
    Musiche Mader
    Scenografia Fu-Hsiung Lee

    Interpreti e personaggi

    Sihung Lung: Chu
    Yu-Wen Wang: Jia-Ning
    Chien-lien Wu: Jia-Chien
    Kuei-Mei Yang: Jia-Jen
    Doppiatori italiani
    Giulio Platone: Chu

    Premi

    National Board of Review Awards 1994: miglior film straniero
    Kansas City Film Critics Circle Awards 1995: miglior film straniero


    TRAMA


    Talpei, il più celebre cuoco di Formosa, Maestro Chu, ha tre figlie. La maggiore, Jia-Jen, che insegna chimica, nonostante siano passati nove anni, è ancora innamorata dell'ex fidanzato Li Kai, anche se un collega, insegnante di ginnastica, Ming-Dao, comincia ad interessarla. Cristiana battista, è turbata da anonime lettere d'amore. La seconda, Jia-Chien, una donna in carriera in una compagnia aerea, ha la sorpresa di vedere giungere dall'Europa, come nuovo superiore, proprio Li-Kai, ma non ne fa cenno alla sorella, con la quale i rapporti non sono idillici, come del resto con il padre, che l'ha allontanata dagli amati fornelli. Ha saltuari ma appassionati incontri con l'ex fidanzato Raymond, ed ha anche investito i risparmi in un appartamento con l'ex fidanzato che si rivelerà una truffa. La minore, Jia-Ning, che studia e lavora in un fast-food, finisce per soppiantare l'amica Rachel nel cuore del fidanzato che costei trascura, Guo Lun. Chu vive per la cucina, sia nei raffinati pranzi domenicali con le figlie, che nel ristorante gestito dall'amico Wen. Prepara gustose merendine scolastiche per la piccola Shan-Shan, figlia di Jin-Rong. La madre di quest'ultima, signora Liang, di ritorno dagli Stati Uniti, non disdegnerebbe un legame col celebre cuoco, che stordisce con le sue chiacchiere. Improvvisamente Wen ha un malore e viene ricoverato in ospedale, dove Jia-Chen sorprende il padre nel reparto cardiologia e si preoccupa a sproposito. Viene a sapere da Li-Kaj che Jia-Jen si è inventata la storia d'amore con lui. Jia-Ning, che aspetta un figlio da Guo-Lun, va a vivere con lui. Jia-Jen, chiaritasi con Jia-Chien, sposa Ming-Dao e anche lei lascia la casa paterna, dove resta la seconda, che ha, dopo aver sfiorato l'amore con Lin-Kai ed essersi resa conto dell'egoismo di Raymond, rinunciando ad un incarico ad Amsterdam per restare vicino al padre che ha sposato Jin-Rong ed aspetta un erede.

    ...recensioni...


    Dettagli. Strette inqua-
    drature. Branchie. Viscere. Gesti sapienti condotti da sapienti mani. Sono quelle del Maestro Chu, cuoco straordinario, capace di tramutare ogni pietanza in un tripudio di colori e combinazioni di sapori. Vedovo, padre di tre figlie, tutte con vite sentimentali complicate, per le quali, ogni rigorosa domenica, prepara deliziosi banchetti. Banchetti che nel tempo diventano riti che stancamente si rinnovano a tavola. Una tavola diventa il luogo del sapore e del confonto, della comunicazione e della frattura. L’acqua bolle, l’olio frigge, il brodo è quasi pronto. Coltelli, taglieri, penne, piume, carpe, carni, ripieni, farina, guantiere fumanti, zuppe di melone, germogli di piselli in salsa d’anatra, anatra laccata, costolette agrodolci, ravioli di granchio imbandiscono una tavola in cui si moltiplicano portate su portate, che diventano sintomo di un amore che cerca e trova la via del gusto per esprimersi.
    La macchina da presa segue con attenzione i movimenti di Chu che precisi prendono posto in una tradizionale cucina cinese. Una cucina di casa che diviene specchio pronfondo, intimo e domestico, della cucina di un importante ristorante di Taipei, quello per cui ha lavorato tanti anni e che lo ha reso celebre nel mondo della ristorazione cinese gourmet.
    Nonostante il suo senso del gusto lo stia abbandonando, il cibo continua ad essere la sua lingua, soprattutto tra le mura di casa. Chu tra le pietanze cerca di sciogliere l’incomunicabilità tra sé e le tormentate figlie e nel cibo tramanda loro la propria cultura, passione e tradizione. Chu comunica attraverso il cibo. I sentimenti non vengono espressi con le parole, ma con i gesti, con l’esaltazione dei sensi, con le abbondanti pietanze segno inequivocabile di un abbondante bisogno di amare.
    Il titolo proviene infatti da un antico proverbio cinese che descrive le necessità della vita. “Mangiare bere uomo donna. Cibo e sesso. Desideri fondamentali dell’uomo. Non se ne può fare a meno.”
    Mentre Maestro Chu cucina, la vita, che sembra scorrere uguale e monotona da tempo, per sè e per le sue figlie, sterza e lo sorprende. L’amore diverrà la portata principale. Il piatto inatteso che tutto sconvolge e che tutto risveglia, papille gustative comprese.(Sara De Bellis)


    Mangiare bere uomo donna è il terzo lungometraggio di Ang Lee e il secondo passato sui nostri schermi dopo il pluripremiato Banchetto di nozze 1992. Sceneggiatore prima che regista, il taiwanese Lee sembra non smettere mai di ricordarcelo, e per un’altra volta ci offre un film dalla forte struttura narrativa e dalla accuratissima costruzione dei dialoghi. Certo la commedia si presta particolarmente bene ad essere tessuta, tramata e parlata, e Lee si dimostra a proprio agio nei territori che al genere sono più consoni. E va a scegliersi, come microcosmo da cui snodare tutto il resto, un ambito veramente inesauribile: la famiglia, con tutte le implicazioni in essa insite, dall’incontro-scontro tra generazioni alla delicata definizione dei ruoli interni. In questo senso Mangiare bere uomo donna è un film su tutto. Parla di tutto. Anche di cibo e bevande, certamente. E di sesso. Solo che per tutto il film non si mangia granché, si beve poco, e di sesso ce n’è pochissimo, almeno in una certa accezione del termine.
    Il cibo scandisce ritualmente l’andamento del film, ma solo come elemento centrale di un rito interrotto. Allo spettatore come ai personaggi Lee offre soltanto i preliminari, ossia l’elaborata preparazione delle vivande. E per questo che l’analogia portante di questo film non vuol essere tanto quella che lega il mangiare al vivere bensì quella secondo cui la vita sarebbe un eterno preparare, un eterno cucinare. I cibi sono lì, davanti ai nostri occhi, soltanto per essere allestiti, trasformati (di un’intensità quasi religiosa sono i momenti che seguono i passaggi dall’animale vivo - il pollo, le rane, i pesci - all’animale imbandito e decorato, una sorta di rito di passaggio della catena esistenziale), da gustare con lo sguardo e con la parola: ecco passare in rassegna prelibatezze dai nomi fantasiosi ed evocativi, cibi fritti saltati stufati bolliti dorati caramellati che soddisfano sinesteticamente ogni percezione, tranne quella gustativa.
    E soddisfano anche il senso dell’udito, perché è anche nel nome che si concentra l’essenza di un piatto, e anche la sua magia: quando Maestro Chu viene chiamato d’urgenza al ristorante per rimediare allo scempio delle pinne di pescecane spappolate, ecco che si mette in pratica l’abracadabra, e il Maestro entra in azione. Con lo sguardo fisso sul calderone di poltiglia marronastra Chu si fa signore delle parole, una via di mezzo tra il Prospero shakespeariano (ma poco greenawayano) e il Topolino apprendista stregone, e pronuncia il suo incantesimo, che consiste essenzialmente in un semplice cambio di nome: non più pinne di pescecane, ma fantasia di ali di drago!
    (...) Il titolo del film non è semplicemente una citazione da uno dei dialoghi, ma una vera e propria dichiarazione programmatica. I quattro segmenti che lo compongono sono segmenti autonomi, ognuno un nucleo generatore di storie e narratività. Ma ciascuno di essi non può considerarsi autoconcluso, né può vivere solo di forza propria. Il loro significato e la loro ragion d’essere emergono solo nella combinazione e nel continuo spostamento, proprio come accade per le pedine di un gioco di ruolo. Da questo punto di vista Mangiare bere uomo donna vive proprio all’interno di queste giustapposizioni, di questi movimenti di persone e oggetti. E la maestria di Lee sta proprio in questo, nel non limitarsi cioè al semplice esercizio di stile, ma nell’individuare nel gioco delle parti un’autentica sincerità d’ispirazione. Non a caso i quattro elementi principali non sono degli enti astratti ma proprio le componenti necessarie e fondamentali su cui si costruisce la concretezza stessa della vita. C’è un cuore che pulsa dietro le esercitazioni del regista, il film è un organismo vivente che tende a un respiro e a una dinamicità della conduzione del racconto e della ripresa che non è mai freddezza. La sequenza movimentata e vertiginosa dell’arrivo di Maestro Chu nelle cucine del ristorante, con la m.d.p. che insegue, precede, spinge e invita il personaggio a raggiungere il suo posto nel gioco già “imbandito” che senza di lui non può cominciare, è emblematica a riguardo. Lo stesso si può dire per tutte le altre sequenze relative alla preparazione dei cibi, che già dai titoli di testa si sottopongono all’obiettivo prima di tutto come oggetti di una continua manipolazione. Ovvero, come ingredienti. Ma sono ingredienti veri, cibi innumerevoli (più di cento portate, ha assicurato il regista) e autentici (preparati sul set da uno staff di grandi cuochi cinesi) che si offrono al nostro sguardo e al nostro appetito con genuino realismo.
    Dice ancora Lee a proposito del suo film: «Nel fare Mangiare bere uomo donna l’ho preparato per il pubblico proprio come ogni cuoco preparerebbe un gran pasto; e se qualche volta gli ingredienti possono sembrare in conflitto tra di loro, questo avviene solo momentaneamente cercando di far crescere sempre più il gusto dello spettatore e di tenere sempre viva la sua sorpresa, fino a che il cibo come insieme non si mescoli in una armoniosa creazione». Fare un film come cucinare, dunque. E cucinare come vivere. Anche se, come lo stesso Chu sottolinea a un certo punto, non è mai la stessa cosa, perché nella vita – e nel cinema! – non sempre si riescono a trovare tutti gli ingredienti al momento giusto. Mentre in cucina sì. Almeno nella cucina di Maestro Chu.
    (Alessandra Di Luzio, Cineforum n. 340 - 12/1994)
     
    Top
    .
1 replies since 22/5/2015, 20:20   47 views
  Share  
.